SE UN POLO LAVA L’ALTRO
Nei prossimi mesi finalmente accerteremo se è fondato un sospetto, una sensazione, un’ipotesi sottesa al crescente astensionismo elettorale e probabilmente anche alla crescente emigrazione qualificata dall’Italia. L’ipotesi, che sembra condivisa da molti, si basa sulle seguenti osservazioni.
Berlusconi e Bossi hanno chiesto di governare per fare, il primo, la rivoluzione liberale, e, il secondo, la rivoluzione federale. Hanno governato per circa 10 anni su 15 anni e non hanno fatto né l’una né l’altra. Il paese è più burocratico, inefficiente, centralista, fiscalmente pesante ed energeticamente dipendente di prima. Cervelli, capitali e tecnologie emigrano. La tanto promessa riforma della giustizia non è stata mai fatta. La riforma federale si è ridotta a federalismo fiscale, ossia a un parziale trattenimento dei tributi nelle regioni che attualmente li danno a Roma per il Sud assistito – ma i decreti attuativi sono ancora incompleti e tutto è in ogni caso rinviato a fra sei anni, cioè forse a mai più, data la rapida e turbolenta evoluzione, che in poche settimane può cambiare presupposti ed esigenze. Intanto, con la legge “Roma Capitale” votata anche dalla Lega, Roma Ladrona si pappa fior di miliardi tolti al lavoro dei padani, esattamente come continua a fare la Regione Sicilia, madre di tutti gli sprechi. Dopo tante promesse mancate e tanti anni di governo, Bossi ormai ha bisogno di andare all’opposizione per poter dare ad altri la colpa del mancato rispetto delle promesse. Se non va all’opposizione, rischia di apparire non più credibile alla parte attenta della sua base elettorale. Analogamente, B. è poco credibile come liberale, date le sue origini nel craxismo, e ancora meno come personificazione delle virtù del Nord, dati i soldi che ha ricevuto dalle forze sicule, sia come imprenditore che come fondatore del suo partito, e data pure la sua dipendenza dai voti siculi. Anche B. ha quindi interesse a trovare un colpevole dei suoi mancati adempimenti. Se il Fli non fosse nato da sé, bisognava che qualcuno glielo inventasse.
La sinistra ha chiesto di governare per risolvere il “conflitto di interessi”, ossia per stabilire per legge l’incompatibilità tra la posizione di duopolista dell’informazione di Silvio B. e l’incarico di governo. Ha governato, e non ha fatto nulla in tal senso. Ha rispettato gli interessi politici e imprenditoriali di B. Non gli ha tolto il terzo canale. Ne ha consentito la ricandidatura e la rielezione. Ha chiesto di governare per modernizzare il paese, e il paese è più obsoleto che mai. Ha chiesto di governare per tutelare i ceti produttivi, e ha tutelato a loro spese quelli finanziari, parassitari, speculativi, mantenendo la tassazione di favore per le rendite finanziarie, molto più bassa di quella sui redditi da lavoro. Ha legittimato la proprietà privata e il controllo in parte straniero sulla Banca d’Italia. Non ha risolto il conflitto controllori-controllati tra le banche proprietarie della Banca d’Italia. Ha privatizzato banche e imprese nazionali a prezzi di favore. Ha smantellato e ceduto a capitale straniero quasi tutta la grande industria nazionale, con la sua capacità di ricerca e innovazione. Dopo aver ripudiato il suo precedente, e fallito, modello socioeconomico, ossia il marxismo, ha abbracciato il suo opposto, ossia il globalismo finanziario competitivo, neodarwiniano, che poi pure è fallito, e che si è rivelato estremamente distruttivo per le classi lavoratrici e deboli, ma vantaggiosissimo per quelle elitarie. Quindi la sinistra italiana (escluse le frange rimaste marxiste o no global) ha fatto una politica contraria al bene della sua base elettorale e contraria ai suoi valori di facciata. Di tutti i suoi inadempimenti, ha poi sempre scaricato la colpa sul berlusconismo.
Dati questi fatti, è legittimo ipotizzare che tra i due poli sia in corso una manfrina: ciascuno rispetta gli interessi dell’altro e gli eserciti delle sue clientele, nessuno tocca le caste (le caste, in fondo, sono loro); nessuno riforma gli assetti di interesse profondi del paese, né le sue inefficienze; nessuno cerca di cambiare la struttura per cui la politica mantiene il Sud nell’arretratezza onde avere un pretesto per spogliare il Nord e usare quei soldi per arricchirsi e mantenersi al potere a dispetto dei suoi fallimenti. Ciascun polo usa la fiducia che gli dà la sua base elettorale per barattare il tradimento degli interessi delle classi che finge di voler tutelare, contro vantaggi per i suoi capi e loro sponsors. B. potrà uscire dalla politica attiva sapendo che i suoi figli conserveranno le loro reti e le loro frequenze – ciò in cambio del fatto che, dopo tanti anni di mancate promesse, e dopo un’uscita di scena tra scandali alquanto degradanti, consegnerà, come da intese, il paese alle sinistre per molti anni. Chiamiamola “concertazione dell’alternanza”. Analogamente, i capi della Lega, passando all’opposizione e svolgendo, nella misura e nelle forme consentite, la funzione di sindacalisti del Nord e di inerti quanto altisonanti cantori dell’aspirazione padana all’indipendenza entro un’Italia oramai definitivamente centralista, assistenzialista, meridionalista e meridionalizzata, conserveranno per sé e per i loro cari figli le posizioni che tutti si sono saputi meritare. La crisi di governo, e ancor più le elezioni politiche, possono essere un diversivo utile a tutti per sviare l’emotività della gente dai mali reali, economici, sociali, che si stanno acuendo ora (con chiusure aziendali, disoccupazione, tagli alla spesa pubblica, calo delle entrate pubbliche, aumento del deficit pubblico ed estero) e divamperanno nella prossima primavera. Ciascun polo incolperà l’altro polo di tutto ciò e chiederà, ancora una volta, di essere mandato al governo per rimediare, fingendo di avere quel potere politico-economico che oramai nessun governo occidentale ha più, perché la sovranità economica è in mano ad altri organismi (BCE, FED, BIS, IMF, WTO, WB), quelli che “pisciano in testa ai politici”.
Un polo lava l’altro, dunque? Votare è tempo perso? Resta solo da emigrare? Questa è l’ipotesi che i prossimi mesi metteranno alla riprova dei fatti.
17.11.10