ORA SI SALVI MPS

ORA SI SALVI M.P.S.

 (N.B.: questo è l’articolo corretto e completo, accidentalmente avevo inserito una versione non definitiva)

Nel settore bancario italiano si moltiplicano i segni di illiquidità. Alcuni primari istituti hanno quasi completamente sospeso le erogazioni di credito. I corsi azionari vanno male o malissimo. Corrono voci che in ottobre o novembre sia probabile un credit crunch tale da precipitare l’economia in una recessione nera e da minacciare i depositi. E’ in corso uno sforzo di ricapitalizzazione. Particolarmente inquietante, per la contraddittorietà esplosiva dei dati, è la situazione di MPS: + 348% dei profitti (dichiarati), ma per contro: sospensione delle erogazioni di mutui, picchiata delle azioni, tagli radicali in tutte le spese, tagli dal 20 all’80% della componente variabile dei premi di produttività per impiegati e quadri dirigenti, ma prima auto-aumento fino a circa del 30% dello stipendio fisso  dei dirigenti centrali (in modo da compensare per sè soli la successiva riduzione del premio variabile), assunzioni di giovani impiegati impreparati a tempo e con salari di fame, un miliardo di debiti verso Esatri per trading elusivo (Sole24Ore del 21.06.11), altissimo tasso di contenzioso con la clientela (contenzioso prevalentemente incorporato con Antonveneta, che fu pagata 9 mld (con un prestito obbligazionario subordinato e con un aumento di capitale quando le quotazioni azionarie erano ben più alte delle attuali) e ne valeva forse la metà. E il peso dell’interrogazione parlamentare sul discutibilissimo collocamento di Casaforte; e il 67,2% di rincaro in un anno del CDS ; e  le facilitazioni proposte ai dipendenti per l’adesione al prossimo aumento di capitale… ma come si fa a chiedere l’adesione di chi hai bistrattato tagliandogli  lo stipendio mentre membri del CDA della Banca vendono i diritti  ( Il Sole 24 Ore 25-06-2011 )?  E voci (non verificabili) di trenta tecnici informatici di Intesa-San Paolo all’opera nella sede centrale senese, mentre la Fondazione MPS, per far cassa e poter così aderire all’aumento di capitale del M.P.S., ha venduto 2,2 mld di azioni privilegiate (che, una volta vendute, per statuto, sono divenute ordinarie, facendo crollare il prezzo in borsa), e ciò  tramite una molto discussa banca speculativa americana accusata di operazioni antisociali su larga scala e di specifiche colpe nel disastro greco, ed a  cui sono state assegnate proprio quelle azioni MPS – ma le fondazioni, ontologicamente aventi scopo benefico, non dovrebbero evitare dipendenze o cointeressenze con…?

Insomma, fatti e dati incoerenti, contraddittori, suggerenti dubbi e sospetti anche su quel + 348%, che, congiunti all’emissione privilegiata, il mercato ha tradotto in un crollo dell’azione MPS ai minimi storici con perdita del 90% sui massimi. Guai se MPS dovesse cedere, se si avviasse un bank rush, o una discesa del rating con una ascesa ulteriore dei tassi di rifinanziamento. Dato il peso strategico di MPS, avremmo un effetto valanga. Un tale rischio va prevenuto dal potere pubblico e semipubblico, anche a costo di un’ispezione e, al limite, di un commissariamento, che però sicuramente non sarà necessario, come non sarà necessario – ma, se lo fosse, il governo dovrebbe intervenire – un sostegno della mano pubblica, anche a spese del contribuente, perché nel suo interesse! E’ prioritario prevenire che, in autunno, in una crisi accentuata di liquidità bancaria che potrebbe partire dagli istituti in parola, il blocco del credito si congiunga a una campagna di rientri dei crediti aperti, in una tenaglia mortale per l’economia di questo già malmesso e demonetizzato paese, soprattutto se non interviene un terzo quantitative easing a differire la crisi.

Date la gloriosa antichità, la dimensione, l’importanza di MPS per il sistema-paese, e dato che dubbi e segni di illiquidità attraversano gran parte del sistema bancario nazionale, ma si concentrano sull’istituto toscano, è in favore di esso che bisogna concentrare gli sforzi. Quindi è impellente, è di primario interesse nazionale, che BCE, BDI e CONSOB intervengano, nelle rispettive competenze, per dissipare quei dubbi, per fare le verifiche del caso e, all’esito, dichiarare che quel + 348% è reale, che nell’attivo sono  stati  contabilizzati i crediti  effettivi e non voci di cartolarizzazioni appoggiate a società veicolo non cedute in quanto utilizzabili come garanzia per  emissioni obbligazionarie, che non si è registrato come liquidità gli anticipi sul portafoglio (fatture, ri.ba.) , ossia che la banca non ha fatto e non intende fare creazione di mezzi monetari a livello di filiali; che non sono spostate ad esercizi futuri spese competenti a questo esercizio;  che non esiste contenzioso sommerso (sofferenze non dichiarate) dannoso per il  bilancio. E anche che la scelta dei dirigenti centrali di finanziare gli aumenti dei propri stipendi con tagli a quelli di quadri e impiegati (cui spettava invece un aumento, sempre se è vero il + 348% di utile ) sia una normale scelta di sfruttamento dei subordinati da parte di chi detiene il potere, e non esprima, piuttosto, la valutazione che il gioco stia per saltare e che pertanto convenga raschiare il raschiabile finché è possibile. Durante questo intervento di controllo, per ovvie ragioni, è opportuno che Mussari stia fuori da Bankitalia.

A un livello più profondo, sociologico, le strategie in atto impongono ulteriori elementi di riflessione.

I tagli dei premi di produttività mentre la produttività è aumentata hanno costituito uno shock per il personale bancario, abituato a rapporti non apertamente iniqui e violenti coi propri vertici. Quei tagli tagliano quindi anche il legame di appartenenza, il senso di essere tutti colleghi, di formare un organico. E’ una rottura psicologica. Ora c’è il vertice, che si è nettamente separato dalla base (inclusi in questa i quadri) con un atto, appunto, iniquo, tale da far percepire a livello viscerale, dai dipendenti, che non vi è solidarietà o giustizia a guidare i rapporti, e che essi sono oramai assets impersonali, beni strumentali, nella logica del capitalismo assoluto (Mussari stesso aveva detto che, senza Dio, non vi è etica). I grandi sindacati generalisti, al solito, non si sono opposti, e anche quelli dei bancari hanno fatto poco e concluso zero. La base non si è ribellata. Ha subito. Ora dunque è chiaro e accettato che i rapporti, se devono continuare, continueranno su quella nuova base.

Primarie banche italiane, come lo stesso MPS, hanno in atto una campagna di sostituzione del personale esperto, formato, maturo (incoraggiato ad andarsene mediante scivoli e accompagnamenti) con personale giovanissimo, sottopagato (intorno agli 800 Euro al mese), con contratti brevi senza adeguata formazione, o meglio con formazione sommaria fatta di pochi slogan e tecnicismi da venditore, focalizzata al collocamento dei “prodotti” voluti dai vertici, ossia, innanzitutto, a)contratti con alto upfront per la banca; b)assets tossici di cui la banca vuole liberarsi. Per non perdere il lavoro, il dipendente si sforza di vendere a tutti i costi senza curarsi della onestà del “prodotto” e della sua corrispondenza al profilo del cliente, e viene frequentemente trasferito per evitare che si incontri con i clienti che si sono fidati di lui e che sono rimasti delusi.

Tale campagna procede in parallelo con una campagna di centralizzazione e proceduralizzazione informatiche: oramai i titolari di filiali non decidono più erogazioni di mutui o condizioni di rapporto, in quanto tali richieste di affidamento sono valutate dalla Direzione Generale tramite processo informatico (Pef) elaborato nelle Filiali e qualsiasi condizione in deroga a contratti standard è sottoposta ad un iter di valutazione da parte degli organi esterni competenti in modo da esautorare la figura del Titolare, storicamente strategica nella fidelizzazione della clientela. I funzionari sono così livellati al basso, in linea con quanto detto sopra. E in generale è livellato al basso l’elemento umano, mentre viene elevato quello della rete informatica e delle procedure standardizzate. Quindi, il senso della ristrutturazione sembra essere quello di avere dipendenti di basso costo e bassa competenza, quel poco che sanno tutto rivolto alla vendita, gestiti e coordinati centralmente da una rete informatica mediante programmi  guidati, una sorta d’intelligenza artificiale autonoma operante su input specifici ben predefiniti che sembra proprio andare a sostituire la professionalità, la mente pensante  di funzionari qualificati.

A che pro sostituire il personale qualificato con quello non qualificato? I vantaggi sono plurimi: costa meno, è meno tutelato, è più ricattabile (con minacce di non rinnovo del contratto o di demansionamento o di trasferimento), ha meno scrupoli morali nel vendere i prodotti più lucrativi per la banca, è mentalmente e comportamentalmente standardizzato (replicanti). Gli svantaggi, in termini di qualità e concorrenza del servizio, sono annullati dal fatto che, tra le banche, non c’è competizione, ma coordinamento, cartello, spartizione del mercato. Se peggiorano il servizio tutte o quasi di concerto, nessuna perde in termini concorrenziali, perché la clientela non ha praticamente scelta. E nessuna perde in termini di quota di mercato, per la medesima ragione. Il conflitto di interessi delle banche che sono anche socie della banca centrale, non è soltanto per il fatto che sono al contempo controllate e controllanti, ma anche per il fatto che le banche centrali da loro partecipate tendono a essere usate come strumento di lottizzazione del mercato.

Considerazione finale: se il sistema bancario si sta ristrutturando nel modo sopra descritto, vuole dire che si prepara ad operare in un mercato e in una società molto più grami e degradati di quelli attuali, anche in termini di livello di legalità e di funzione giudiziaria. Avremo una banca fatta di un Olimpo dirigente d’apparenza (l’Olimpo vero è quello degli azionisti di riferimento, che dettano i loro voleri al scd), che dirige telematicamente un’orda amorale, mutevole e aggressiva di venditori esasperati di “prodotti” equivoci, sempre alla corda per farsi rinnovare il contratto a termine. 

28.06.11

AVVERTENZA: INVITO I LETTORI AD EVITARE ESPRESSIONI OSCENE OD OFFENSIVE, QUALI CHE SIANO I LORO SENTIMENTI VERSO LE FIGURE DEI BANCHIERI. NON SONO GRADITI, E SARANNO CANCELLATI, COMMENTI INGIURIOSI O TURPI.

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8 risposte a ORA SI SALVI MPS

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  2. mario scrive:

    caro avvocato, forse mi ha frainteso. non auspico che mps fallisca; riflettevo semplicemente che, considerato che queste banche (non solo italiane) sono fallite de facto e si mantengono in piedi solo grazie ai giochi di prestigio di bce e fed, quando la situazione precipiterà troveranno il modo per salvarle coi soldi pubblici, magari finiranno per nazionalizzarle (come successo negli usa) o chissà le daranno in carico alle poste… ovviamente, lungi dal confiscare le quote dei grandi azionisti, si tratterà di salvare appunto queste…

    ps. ma davvero hanno chiuso del tutto il credito? neanche i mutui? se lei avesse ragione altro che recessione…

  3. Eliseo scrive:

    Consiglio saggio e misurato di Admin: Paghino i responsabili, non i risparmiatori. Sentenza giusta.
    Dubito tuttavia che nella pratica ciò possa essere effettuato data la rete di connivente protezione e l’insufficiente statura etico morale di chi dovrebbe porre in atto tali misure.

  4. mario scrive:

    bah, che mps fosse fallita è evidente da un pezzo (è stata l’unica a prendersi i tremonti bonds) ma il resto non sta mica messo meglio… eheh se si salva mps poi unicredit chi la salva? gheddafi se lo sono giocato…

    per me se proprio ci tengono a non far saltare tutto saranno costretti alla nazionalizzazione dell’intero sistema bancario… in fondo non si spende neanche molto, basta attendere che le azioni di queste banche del c… vadano quasi a zero. poi si torna a stampare le lire e tutto va a posto 🙂

    • admin scrive:

      Caro Mario, pensi ai 35.000 dipendenti di MPS, alle circa 75.000 persone che essi mantengono direttamente, alle altre decine di migliaia a cui pagano la pensione coi loro contributi, o cui danno lavoro con i loro consumi. Pensi alle aziende che sarebbero trascinate nel fallimento del Mps. pensi ai rispermiatori che perderebbero i loro averi, alle famiglie che perderebbero la casa… sarebbe l’inizio di una valanga incontentenibile. Meglio che il Governo confischi le quote azionarie dei grandi azionisti privati responsabili di questa gestione, a titolo di risarcimento, e col controvalore risanare il glorioso Mps.

  5. Eliseo scrive:

    Gentile Avv. Della Luna,
    Lei ha ragione. É necessario sapersi controllare. Alle volte, ahimè, l’indignazione e tale che a qualcuno può sfuggire un’espressione offensiva, mentre in questi casi é certamente opportuno limitarsi ai soli fatti documentati e dimostrabili per evitare successive accuse di oltraggio e diffamazione.
    Ma come mantenere la calma di fronte ai disastri provocati dalle banche, società private, cioé con fini di lucro, che si camuffano da enti pubblici benemeriti? Come mantenere l’aplomb di fronte a pratiche (censura) che spingono alla rovina e alla guerra intere nazioni, poiché é proprio grazie a tali pratiche che la finanza internazionale trae i maggiori profitti? Alcuna forma di lotta deve pur essere intrapresa, penso io. Non possiamo servire Dio e Mammona (il denaro) allo stesso tempo, n’est ce?
    Ad ogni modo chiedo scusa. Sono sicuro che lei deve aver sofferto pressioni di ogni tipo per aver detto la verità nei suoi brillantissimi e coraggiosi saggi e articoli in materia di economia politica e emisione monetaria.

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  7. Elisabetta scrive:

    Domanda…. e chi salva noi da Mps?

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