POLITICA, CORRUZIONE, TASSAZIONE
POLITICA, CORRUZIONE, TASSAZIONE
Quando qualcuno della classe governante o dei suoi media parla alla gente di evasione fiscale, omette di ricordare che le tasse si giustificano in quanto spese per il pubblico interesse. Invece alla gente si parla di tasse come se fossero dovute a prescindere dall’uso effettivo che i governanti ne fanno, solo perché l’apparato statuale le pretende. Ovviamente!
Il comportamento gestionale è guidato, generalmente, dalla ricerca del massimo profitto.
Per l’imprenditore il guadagno, o profitto, è dato dal totale dei ricavi realizzati meno il totale dei costi sostenuti per l’attività aziendale. Perciò razionalmente tende a ridurre i costi e/o ad aumentare i ricavi.
Il gestore della cosa pubblica, dal ministro al sindaco al burocrate, non è diverso da un imprenditore: la sua azienda è il ministero, il comune, l’ente previdenziale, etc. I suoi ricavi sono dati prevalentemente dalle tasse, dalla vendita di beni pubblici, etc. I suoi costi sono dati da ciò che deve spendere per dare al paese servizi e opere pubbliche. Quindi, in generale, tende a tassare quanto più possibile e a tagliare al massimo le spese per la gente. Ovviamente tasserà meno la sua base elettorale e i suoi sponsors imprenditoriali. E non taglierà le spese pubbliche da cui mangia di più e che gli portano più voti.
Corollario: se gli evasori si mettessero a pagare le tasse, la classe dirigente ruberebbe più tasse, sicché non ci sarebbe miglioramento della finanza pubblica, ma solo aumento dei profitti della casta. Lo slogan “pagare meno, pagare tutti” è un inganno.
Le ultime spese che il gestore della cosa pubblica taglierà, sono proprio quelle più inefficienti per il pubblico interesse, quelle dove si ruba di più, perché sono quelle che più di tutte finiscono nelle tasche sue e dei suoi associati, clienti e sostenitori. Quelle con cui compera più consensi clientelari per compensare quelli perduti a causa della sua cattiva gestione. Taglia invece quelle che corrispondono al puro interesse collettivo. Parimenti vende i beni e le aziende pubblici sottoprezzo, perché più gli ‘acquirenti risparmiano, più lo pagano. Il politico o burocrate che ha più successo è quello che, rubando di più, può comperare più consensi e supporti, oltre a intascare di più.
Se quanto sopra provoca una crisi, la crisi viene sempre gestita dalla classe politica, quindi la crisi è un’opportunità per la politica. Questa è la ragione per cui falliscono le spending reviews.
Appositi circuiti bancari internazionali, anonimi e praticamente inviolabili dalla magistratura, come Euroclear e Clearstream, sono a sua disposizione per occultare e riciclare tutti i profitti.
Il fatto che i governanti italiani, rispetto a quelli tedeschi, fanno costare le stesse opere e servizi pubblici un 33% in più, e che sono opere e servizi di qualità molto inferiore, dimostra che i nostri governanti rubano moltissimo, e che questo rubare moltissimo è il carattere generale della politica e della burocrazia italiane, le quali quindi con certezza non possono gestire bene la cosa pubblica. Sono arrivate a un livello altissimo di sfruttamento del Paese, un livello che il Paese può sostenere solo consumando le sue scorte.
Al contempo, la casta ha preso il controllo dei meccanismi elettorali, così che impedisce di essere sostituita per via elettorale. Le riforme di Renzi – Italicum e nuova costituzione – blindano perfettamente il sistema di dominio perché danno al capo del partito di maggioranza, non democraticamente eletto, la nomina del Capo dello Stato, il controllo sulle camere, sul governo, sugli organi di garanzia, compresa buona parte della Corte Costituzionale e del CSM, su quasi tutta la spesa pubblica (quindi i profitti politico-burocratici e i sussidii ai mass media): il padrone del Paese.
Con questa nuova costituzione, il premier avrebbe potuto agevolmente impedire la divulgazione delle vicende giudiziarie penali che riguardano il babbo suo (Carige), quello della ministra Boschi (Etruria), il compagno della ministra Guidi, il soccorritore del governo Verdini… cioè trattasi di riforma pensata anche per permettere alla partitocrazia di nascondere la sua base affaristica.
Essendo materialmente impossibile sostituire questa casta per via rivoluzionaria, e non essendo prevedibile un intervento dall’estero per rimuoverla (essa anzi astutamente si mette al servizio degli interessi stranieri), l’alternativa è semplice: andarsene o subire.
Per queste ragioni oggettive e confermate dai fatti, non ha senso l’aspettarsi moralità non simulata dalla politica, dalla pubblica amministrazione, dalla burocrazia – esattamente come non lo ha prescriverla all’imprenditoria privata. Non ha senso l’aspettarsi che dalla casta venga il risanamento dell’apparato.
14.04.16 Marco Della Luna