LA PSEUDO-COSTITUZIONE RENZIANA

LA PSEUDO- COSTITUZIONE RENZIANA

L’essenza della riforma costituzionale Renzi-Boschi è l’abolizione del costituzionalismo stesso e il ritorno a uno Stato autocratico, in quanto essa sostanzialmente sopprime, tutti insieme, in un unico colpo, i tre pilastri del costituzionalismo: la divisione dei poteri, la scelta popolare dei rappresentanti, la possibilità effettiva di un’opposizione. Quindi è qualcosa di più radicale di una riforma anti-democratica e anti-garantista.

Lo Stato costituzionale e di diritto si distingue dallo Stato autocratico (assolutista o dittatoriale) per tre elementi giuridici essenziali:

-la separazione e reciproca autonomia dei tre poteri dello Stato (esecutivo, legislativo, giudiziario o di controllo);

-la rappresentanza popolare (il popolo sceglie i propri rappresentanti);

-la possibilità di un’opposizione effettiva in parlamento e nel paese;

a questi tre elementi si aggiunge la necessità di una certa indipendenza dei mezzi di informazione.

Senza questi elementi, non si ha nemmeno una costituzione, se non di nome, bensì l’arbitrio del potere.

L’effetto strutturale della riforma Renzi-Boschi, combinata con la legge elettorale renziana detta Italicum, è l’abolizione dell’insieme di questi elementi, cioè la rottamazione dello Stato costituzionale. Questo punto essenziale sta sfuggendo al dibattito in corso: non si tratta semplicemente di una radicale riforma della Costituzione – che già come tale non sarebbe ammessa dalla Costituzione stessa, perché questa prevede solo la revisione (ossia l’aggiornamento, il ritocco) e non la ristrutturazione (art. 138), per la quale sarebbe necessaria la convocazione di un’assemblea costituente. Si tratta di molto più: si tratta dell’abolizione dello stesso principio fondante del costituzionalismo e dello Stato di diritto, garantista e rappresentativo. Un’abolizione che hanno realizzato tutti i dittatori, per divenire tali, iniziando – in epoca moderna – con Napoleone. Non puoi fare il dittatore se c’è un potere indipendente da te, che controlla la legittimità del tuo agire.

La riforma Renzi-Boschi riunisce nelle mani del premier la formazione e guida del governo (potere esecutivo), il controllo della Camera (potere legislativo) e la scelta degli organi di garanzia (potere di controllo). Inoltre, vanifica l’altro pilastro dello Stato moderno, ossia la rappresentanza del popolo, in quanto il Senato non è più elettivo, e 2/3 dei membri della Camera sono decisi dai segretari dei partiti mediante le liste bloccate, mentre il terzo residuo degli eletti è in parte determinato dal caso. Ancora – terzo elemento – in un siffatto parlamento, a liste bloccate e con forte premio di maggioranza, controllato dal premier, non può più concretarsi l’opposizione al premier stesso e all’esecutivo.

Con una norma che introduce la supremazia del governo sulle regioni, e precisamente col nuovo art. 117, anche il bilanciamento “federale” da parte delle autonomie regionali viene eliminato. Questa norma ricalca la riforma costituzionale compiuta da Hitler nel 1933, poco dopo l’ascesa al potere, e nota come Gleichschaltung (“coordinamento”). Hitler aveva riunito in sé il controllo del parlamento e del governo centrali, ma non controllava i parlamenti e i governi dei Laender federali, che spesso si opponevano alla sua politica. Quindi varò una riforma che li sottometteva alle decisioni dello Stato centrale, così da realizzare la Gleichschaltung, ossia l’allineamento. In questo modo la concentrazione dei poteri dello Stato nelle mani del capo dell’esecutivo e del partito dominante si completa; democrazia e pluralismo sono eliminati.

E’ insomma completamente eliminata la struttura giuridico-costituzionale dello Stato moderno, di diritto, rappresentativo, democratico. La Camera diventa un organo ripetitivo del governo, senza autonomia, quindi praticamente inutile ai fini democratici. Così come il Senato. Quindi, ribadisco, non siamo nemmeno nell’ambito del concetto di riforma o anche di rovesciamento o anche di abolizione funzionale della Costituzione del 1948: siamo all’abolizione della stessa costituzionalità come modernamente intesa.

Sul piano economico, aggiungiamo che il premier di questo nuovo Stato, controllando il potere legislativo, quello esecutivo e molti organi di controllo, sostanzialmente ha in mano tutti i principali centri di spesa pubblica, di finanziamento pubblico, di informazione pubblica, ossia le fonti di consenso, di clientela, di sponsorizzazione. Dato che diviene l’unico soggetto che può comperare tutto il consenso che gli serve, senza competizione, per resistere all’opposizione politica nel Paese, la sua posizione politica diventa inattaccabile dal basso, democraticamente, tranne che in caso di eventi tanto catastrofici per la nazione, da vanificare quegli strumenti di raccolta di consenso.

 

L’esigenza di abbreviare l’iter legislativo e di assicurare stabilità alle maggioranze, tagliando inciuci e ricatti partitici nonché spese eccessive, può essere soddisfatta senza sacrificare rappresentatività popolare e garanzie, riformando la Costituzione come segue:

una Camera dei Deputati, di 300 membri, eletta ogni 4 anni (salvo scioglimento anticipato) con sistema “stabilizzante” (maggioritario o meglio con voto trasferibile, secondo il modello australiano), la quale vota la fiducia, le leggi di bilancio, le leggi ordinarie; il premier nomina e revoca i ministri;

un Senato della Rappresentanza e delle Garanzie, di 300  membri, eletto con sistema proporzionale puro su base regionale per metà dei suoi membri ogni 3 anni, non soggetto a scioglimento anticipato, competente in via esclusiva  per le revisioni della Costituzione, le leggi costituzionali, le leggi in materia di cittadinanza, elezioni, giustizia, limitazione di sovranità, nonché per le commissioni d’inchiesta, l’impeachment, la revoca delle leggi ordinarie (ovviamente con opportune maggioranze qualificate); elegge il Presidente della Repubblica, un terzo della Consulta e del CSM, gli organi di garanzia e controllo, i vertici della Rai.

Si è ormai capito, infatti, che leggi come quelle elettorali e quelle che, ratificando trattati internazionali, limitano o trasferiscono la sovranità, sono vere e proprie parti della costituzione di uno Stato. Insomma, il Senato, rappresentando fedelmente il corpo elettorale, è giustamente competente per i controlli, le garanzie e le regole del gioco; non essendo soggetto a scioglimento anticipato, non è ricattabile dal premier. Per le altre materie è competente, in via esclusiva, la Camera. Il premier, disponendo di una maggioranza ragionevolmente stabile e certa, e potendo nominare e revocare i ministri, è più libero e meno frenabile nella sua azione.

Peraltro (e lo spiega bene il giudice Luciano Barra Caracciolo nel suo recente saggio Euro e (o?) democrazia costituzionale: La convivenza impossibile tra costituzione e trattati europei, Dike Giuridica ed.), già nei decenni scorsi, in nome dell’Europa e dei mercati, profonde trasformazioni costituzionali erano state introdotte surrettiziamente, soprattutto in materia di politica economico-sociale, di moneta, di banche. Tali riforme sono consistite nel togliere gradualmente quote di reddito, diritti e potere da cittadini, lavoratori, utenti, onde trasferirli al capitale finanziario e ad organismi non eletti e non responsabili verso la gente, verso gli elettori: UE, BCE, FMI, WTO. Sono così stati praticamente svuotati, con leggi ordinarie di ratifica dei trattati (europei ma non solo), gli articoli 1, 2, 3 c.2, 36, 38 c. 2, 41 c. 2, 47 e altri della Costituzione attraverso il sistematico abuso dell’art. 11 Cost., che consente solo limitazioni della sovranità, e non cessioni; e le consente solo per scopi di pace e di giustizia, e solo a condizioni di parità. L’art. 11 è stato sistematicamente applicato in modo illegittimo per cedere sovranità anziché limitarla, e al di fuori dei casi predetti.

Queste riforme non hanno affatto apportato i miglioramenti di Pil e occupazione che promettevano, nei molti paesi in cui sono state attuate. Il loro scopo era un altro, e riguardava non l’economia, ma il modo di inquadrare e gestire i popoli. La riforma costituzionale Renzi-Boschi è soltanto una tappa, per quanto cruciale, di un lungo percorso di sovvertimento della Costituzione del 1948 e dei suoi principi, verso la realizzazione di un tipo di costituzione, di società e di persona radicalmente diversi. Una nuova concezione del diritto e del potere politico, che si viene realizzando su scala globale, e che comporta il livellamento al basso delle classi intermedie, la precarizzazione delle classi popolari, l’esclusione della sua partecipazione alle scelte politiche, la concentrazione del potere, del reddito, della tecnologia di punta in una classe elitaria globale. Lo scenario italiano attuale ha due poli emergenti: da un lato abbiamo una situazione economica strutturalmente grave, con tendenze sfavorevoli soprattutto perché la produttività (efficienza) arretra rispetto ai paesi competitori, mentre il debito pubblico cresce. Dall’altro lato, abbiamo il combinato della riforma costituzionale ed elettorale detta Italicum. Un combinato che concentra tutti i poteri – legislativo, esecutivo (spesa pubblica) e di controllo, cioè di garanzia – nelle mani del segretario del partito di maggioranza relativa. Questi, prendendo anche solo in teoria il 22% dei suffragi, può ottenere il controllo delle camere, del governo, delle commissioni anche di garanzia, delle authorities, dei vertici della Rai. Nomina il presidente della Repubblica, i giudici costituzionali e i componenti del CSM (le quote c.d. “laiche”). Cioè il premier nomina gli organi che dovrebbero controllare e controbilanciare il premier stesso. In più, quale segretario del partito, forma le liste elettorali bloccate del suo partito, cioè decide chi si candida e con quali chance. Quindi i parlamentari eletti hanno un vincolo di mandato (cosa vietata dalla Costituzione), ma non nei confronti degli elettori, bensì del segretario del partito. Tutto ciò costituisce un ritorno massiccio e deciso a prima della separazione dei poteri statuali, cioè a un modello di Stato di tipo assolutistico di oltre due secoli fa. Probabilmente ce lo chiedono i mercati, l’Europa, gli investitori. Già ora il presidente della Repubblica Mattarella è un nominato. Un nominato del Primo Ministro, ratificato da un parlamento di nominati, un parlamento eletto con una legge elettorale già dichiarata incostituzionale da una Corte di cui era membro lo stesso Mattarella! Renzi lo ha scelto unilateralmente e ha comunicato il nome della sua scelta all’ultimo momento persino al suo partito. Ovviamente non è possibile che un siffatto presidente svolga una funzione di controllo e contrappeso rispetto al capo del governo.

Fino a ieri, la divisione dei poteri dello Stato sembrava un principio cardine, oramai scontato e indiscutibile, indispensabile ai fini della legittimità dello Stato, un’acquisizione definitiva e irreversibile della democrazia occidentale; ma evidentemente non era così, almeno in Italia: con le riforme del Senato e della legge elettorale, il nostro premier è riuscito a rovesciare il lavoro di Montesquieu, a ritornare a una struttura statuale come prima della rivoluzione francese. La tesi fondamentale esposta nel suo celebre trattato Lo spirito delle leggi, pubblicato nel 1748, è che può dirsi libero solo quell’ordinamento in cui nessun governante possa abusare del potere a lui affidato. Per prevenire tale abuso, occorrono contrappesi e controlli, occorre che “il potere arresti il potere”, cioè che i tre poteri fondamentali siano affidati a persone od organi differenti, in modo che ciascuno di essi possa impedire all’altro di esorbitare dai suoi limiti e debordare in tirannia. La riunione di questi poteri nelle medesime mani, siano esse quelle del popolo o del despota, annullerebbe la libertà perché annullerebbe quella “bilancia dei poteri” che costituisce l’unica salvaguardia o “garanzia” costituzionale in cui risiede la libertà effettiva. “Il potere corrompe, il potere assoluto corrompe assolutamente”: è partendo da questa considerazione che Montesquieu elabora la teoria della separazione dei poteri. Tecnicamente, perciò, Renzi sta ripristinando lo schema ordinamentale dell’ancien régime. Si è fatto controllore di sé stesso. Ricordiamo che l’espansione dei poteri del Duce incontrava la limitazione data dalla presenza del re a capo dello Stato, il quale non era scelto, ovviamente, dal Duce ed era al di sopra del suo raggio d’azione, tanto è vero che il Re lo fece arrestare nel 1943. Il premier che esce dalla riforma renziana non avrà tale limitazione, perché nominerà egli stesso il Capo dello Stato. Ma dove sono, oggi, i liberali, i democratici, i costituzionalisti, i filosofi, i politici, gli intellettuali, quelli che hanno ampio accesso ai mass media e che fino a ieri si riempivano la bocca di antifascismo, costituzione, resistenza, garanzie? Dove sono i fieri magistrati che dimostravano con la Costituzione sotto il braccio togato? Perché tacciono di fronte alla concentrazione dei poteri in un’unica persona, di fronte all’abolizione dei controlli e dei bilanciamenti? Perché non insorgono come facevano in passato per molto, molto meno? Se non ora, quando, vostro Onore? O sono cambiati gli ordini di scuderia? Ciò che sta avvenendo, e a cui tanti si sono già allineati, è che, in previsione di una situazione economica e sociale sempre peggiore e tale da generare forti tensioni e forse rotture, viene costituito, con la massima precedenza, un apparato statalista autocratico e bloccato, per garantire alla buro-partitocrazia parassitaria e corrotta le sue rendite, le sue poltrone, le sue impunità anche nel disastro nazionale; e insieme per garantire il dominio sul Paese ai grandi interessi finanziari stranieri, con la possibilità di completare l’estrazione o l’acquisizione degli asset nazionali e dei mercati nazionali ancora appetibili attraverso il controllo del suo governo e del suo capo di Stato. In Italia e in altri paesi deboli e arretrati, il capitalismo finanziario globale sta instaurando regimi autocratici, non condizionati dal basso, al fine di usarli per imporre, rapidamente e senza possibilità di opposizione, leggi e riforme strumentali ai suoi interessi e al suo potere, come il famigerato TTIP, oggi in gestazione. I poteri forti, la cosiddetta Europa del Bilderberg e di altri simili organismi, hanno capito che le inveterate caratteristiche sociologiche italiane non consentono il risanamento morale, la legalità e l’efficienza. Non provano nemmeno a metterci le mani. Si sono convinti che per governare e spremere questo Paese ci vuole invece proprio il suo autoctono, tradizionale regime buro-partitocratico, con i suoi poteri collegati. E lo hanno perfezionato, stabilizzato, costituzionalizzato, ponendo tutto nelle mani del segretario del partito forte, controllore di sé stesso internamente, ma controllato da loro esternamente

2 Giugno 2016                  Marco Della Luna

 

 

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2 risposte a LA PSEUDO-COSTITUZIONE RENZIANA

  1. ahfesa scrive:

    Caro avvocato e stimati lettori

    Due parole su due argomenti di attualità.

    Il « Mein Kampf ». Come la pensi su certe idee lo sapete, ma devo una necessaria precisazione. Tutti sanno che l`uomo definito normale ha una sufficiente dose di buon senso, intelligenza e libero arbitrio per distinguere tra bene e male ed agire di conseguenza. Tuttavia per i comuni mortali la teoria é assai diversa dalla pratica. Ovvero se tutti si comportassero come dovrebbero e prendessero le giuste decisioni le galere e le leggi (avvocati giudici e poliziotti compresi) dovrebbero essere pochissime e destinate ad un`esigua minoranza di deviati. Invece l`immoralità (sovente autolesionista) la corruzione, la delinquenza e la cupidigia furbastra (altrettanto autolesionista) sono fatti correnti che anzi in qualità e quantità oramai superano i comportamenti corretti. Tanto che gli onesti o semplicemente chi é onesto perchè non é capace di far il delinquente, sono alla mercé dei furfanti grandi e piccoli non potendo trovare ristoro in uno stato ed in una giustizia che sovente ha il volto dei furfanti stessi.
    Ne consegue quindi che in teoria chiunque potrebbe pubblicare qualunque cosa Mein Kampf compreso, come qualunque ragazzina potrebbe circolare in abiti ed atteggiamenti provocanti dovunque senza alcun rischio. Purtroppo però sia la diffusione di certe idee che la pratica di certi comportamenti, ancorchè lecitissimi, nella realtà generano conseguenze assai negative sia per i diretti interessati che per la collettività, quindi non per bigottismo conservatore, ma solo per prudenza ed autoconservazione credo sia piu prudente astenersene.
    Ed anche perchè, al caso specifico, l`editore de Il Giornale che ha avuto la bella pensata l`ha posta in essere solo per vender il suo foglio e far più quattrini e non certo perchè sia poco o tanto interessato alle idee del compianto Führer ed alle loro conseguenze.

    La Brexit. Per adesso i saggi onniscienti ed onnipotenti europeisti ed i loro altrettanto ben farciti amici ci hanno fatto balenare ogni sorta di terrificante evenienza nel caso gli elettori del Regno Unito decidessero di lasciare il tarlato, oppressivo e sempre più costoso e punitivo eurocarrozzone. Però (per adesso) non sono ancora arrivati a prospettarci il ritorno della peste nera del 1348 o l`inevitabile invasione degli extraterrestri cattivissimi, profittando gli stessi della divisione dell`Europa un tempo felicemente unita. O forse vorrebbero farci balenare tale minaccia, ma se ne astengono perchè qualcuno potrebbe obbiettare che l`Europa benchè ad oggi ferreamente unita a guida germanica, sia già invasa dai simpatici migranti tutti in età fertile e militare, nullafacenti e di religione islamica.

    Ma quello che dovrebbe far meditare il popolo bue, ed in particolare i discendenti di Guglielmo il Conquistatore e magari anche quelli dello sconfitto Aroldo, é che sorprendentemente gli imbonitori di Bruxelles/Berlino e loro impiegati, ci minacciano con eventi tanto spaventosi quanto nebulosi ed aleatori, e per contro non riescono a dirci le meraviglie a cui la felice Unione potrebbe condurci. Forse perchè i fatti smentiscono tutti i giorni le loro promesse ? – può darsi ma in tema di balle elettorali ogni cosa dovrebbe valere, soprattutto se si dispone del 95% della copertura mediatica e tanto altro ancora.

    Ma i supporters di Berlino e dell` »alleato fraterno » Mr. Obama non dovrebbero aver niente da temere, poichè io credo fermamente per molte ragioni che i Britannici resteranno all`ovile. E magari – come ho già giustamente anche se facilissimamente inferito – al caso le cose non andassero davvero come imposto, pardon sperato, si attuerebbero opportuni correttivi « alla greca » o « all`austriaca » per far tornare convenientemente i conti. E se qualcuno, certamente « populista » « evasore » e magari anche pedofilo, non fosse contento potrebbe far anche ricorso davanti a quel giudice che sa benissimo quale sentenze sia meglio proclamare e quali invece evitare « per il bene comune ».

    Tuttavia devo però avvertire il popolo bue dei senza potere (di cui per altro faccio parte) che come minimo la « strabiliante » vittoria dei NO (= remain) avrà per loro almeno due durissime conseguenze, anche se non parte in causa.
    a) L`avvento di una speculazione selvaggia su valori mobiliari e materie prime che inevitabilmente premieranno i soliti e puniranno gli altrettanto soliti risparmiatori senza potere. Situazione questa che sta già manifestandosi sui mercati e che proprio nel previsto caso di vittoria europea sarà più dura e punitiva.
    b) Ovviamente i Britannici hanno già messo le mani avanti cautelandosi qualunque sia l`esito della votazione, beneficiando in ogni caso di esenzioni e reale sovranità decisonale rispetto a Berlino. Invrce noi sudditi mediterranei assieme ai merdosi svizzerotti, sareno sotterrati dalla rinnovata prepotenza germanica che con la sola scusa della « grande vittoria » (come in Austria e prima in Grecia appunto) ci sotterreranno di legnate, tasse e nuove e più dure imposizioni.

    Ma scommetto che il venerdì dopo la votazione il popolo bue scenderà in strada per batter la mani alla sua stessa rovina. Ovviamente vorrei aver cannato pronostico ed essere sotterrato di pernacchie, ma temo di vedere molto giusto purtroppo.

  2. ahfesa scrive:

    Caro avvocato e stimati lettori,

    A mio modesto avviso la c.d. « riforma » costituzionale non é evento fine a sé stesso, ma si inquadra in un preciso programma non certo ideato e gestito dai nostri governanti che sono unicamente semplici esecutori a loro proprio rischio.

    Ovvero é volontà politca vincente ed a noi imposta l`abolizione per svuotamento delle sovranità nazionali, la cancellazione sostanziale dei diritti e delle garanzie civili, politiche ed economiche individuali e la creazione di un apolide e nebuloso « nuovo ordine » . Lo stesso é basato su entità sovranazionali inverate da soggetti ed organi privi di scadenza, di obbligo di rendiconto, con membri cooptati e non scelti con vere elezioni o chiare procedure, al fine di esercitare il potere assoluto garantito dalla facoltà di porsi sempre ed ovunque al di sopra della legge che per conseguenza non é più eguale per tutti.

    Inoltre il « nuovo » proponendo ed imponendo mi sembra invece assai antico. Ovvero é a tutti evidente che l`Europa (per fortuna) é una canea di popoli e nazionalità irrimediabilmente diversissime tra di loro. Alcune sono addirittura inconciliabili, vuoi per clima, lingua, cultura e costumi, vuoi per evoluzione storica e sociale.
    Dunque l`imposizione di un`entità sovranazionale per altro con poteri totali, ha come condizione necessaria ma non sufficiente l`instaurazione di un governo assoluto e fortissimo che possa arrivare al controllo di ogni singola manifestazione della vita dei singoli. E ciò si invera solo a mezzo di un capo carismatico universalmente riconosciuto ed obbedito per meriti o per terrore, oppure mediante l`instaurazione di un goveno altrettanto coattivo che sia in grado di controllare fisicamente ogni atto dei sudditi senza potere. E la via più economica per giungervi (escluso il capo carismatico di cui non si dispone) é copiare il feudalesimo. Esso é un sistema perfetto dove ogni individuo ha una sua collocazione e che é stato in grado di riciclarsi rimanendo sostanzialemente immutato per secoli. Apparentemente complesso il meccanismo é invece semplicissimo. Due sono i principi base : a) ogni inviduo ha dalla nascita un suo stato fisso e garantito nell`ordine sociale ed allo stesso é educato ed obbligato b) non essendo un singolo soggetto in grado di controllare e sapere tutto, a seconda del grado in cui é collocato ha facoltà di delegare parte del suo potere a soggetti di rango inferiore a lui legati da un patto personale di reciproco interesse. Ovvero il superiore delega parte del suo potere sgravandosi da compiti difficili o sgraditi. L`inferiore deve fare l`interesse del superiore per mantendere la fetta di potere che ha ricevuto, ma può anche liberamente usare le sue attribuzioni a suo personale vantaggio ed a sua volte delegarle ad altri di rango subalterno. Fino ad arrivare ovviamente alla stragrande maggioranza dell`umanità che deve obbedire e produrre solo per essere lasciata in vita.

    E così esiste Bruxelles che tramite cooptati esercita poteri assoluti. Parte degli stessi sono delegati ai singoli governi nazionali, anch`essi oramai imposti e mutati di fatto a piacere in caso di inefficienza. I governanti locali delegano a loro volta ad altri cooptati a livello nazionale e regionale, fino al piccolo don Rodrigo locale che opprime con la sua fettina a volte minima di potere diventato arbitrario. E tutti fatta salva l`obbedienza ai superiori sono liberi di spremere a piacere gli inferiori. Fino a scendere ai sudditi senza potere e diritti che vivono e muoiono per obbedire.

    Ma primo difetto esiziale di ogni stato sovranazionale é l`esistenza di un`etnia dominante (che sovente é parte fondamentale nella crazione dell`entità stessa) che inevitabilemnte tende ad imporre a tutti le proprie persone, leggi, interessi e punizioni. Pure esiste inevitabilmente un`altra etnia che essendo di forza simile tende a soppiantaree sabotare quella pro tempore dominante. Ed infine sempre esistono nell`unione forzata aree e popoli particolarmente disagiati o afflitti da patologiche situazioni economiche e sociali che generano solo passività ed impedimenti agli altri consoci.
    Cotali eventi obbligano il governo centrale ed i suoi delegati ad essere sempre più oppressivi e rapaci per coprire i costi e le inefficienze che tali sitazioni ordinariamente generano. E l`unica possibilità di sopravvivenza del generale e sempre più impedito carrozzone comune é l`avere la possibilità di far pagare al resto del mondo i costi insanabili della sua stessa esistenza. È il caso di tutti gli imperi dai Romani agli Asburgo agli USA.

    Quindi se si esamina il problema delle renziane « riforme » in cotale prospettiva si realizza che esse non sono altro che un passo obbligato. Difatti un parlamento ed una magistratura indipendente sarebbero grave iattura, in quanto inevitabilemnte portatrici degli interessi locali e nazionali ed una reale garanzia contro gli abusi dell`esecutivo. E così pericolose corbellerie come il « federalismo » (quello vero ovviamente) o l`imposizione fiscale basata sulla ricchezza (diretta e progressiva) e non sulle cose (indiretta e proporzionale, sogno di Bruxelles) sono da evitare assolutamente perchè sarebbero un severo ostacolo ai monopoli ed alla cristallizzazione sociale. E come la peste nera si devono fuggire libere elezioni dove chiunque potrebbe candarsi. Difatti tutti sanno che in tal guisa potrebbero arrivare dei pericolosi « populisti » « evasori » nella stanza dei bottoni.

    Niente di meglio invece che il potente nasca e resti sempre tale ed il servo egualemente. Si assicura la stabilità sociale, la tranquillità nel governo, l`obbedienza supina, deferente e duratura. E se qualcuno non é contento può avviare biblici e costosssimi ricorsi alle varie corti sovranazionali, aventi poteri inappellabili e giudici inamovibili, irresponsabili, di certa fede e sentenze, ovviamente protetti e pagati come nababbi.

    Resta un solo dettaglio : come nella fattoria di Orwell i tedeschi, pardon i porci – quelli più eguali degli altri – avevano messo in piedi tutto il perfetto meccanismo ma gli necessitava qualcuno che esercitasse per loro la forza coattiva, evitando la spiacevole e pericolosa evenienza di sporcarsi le mani e prender dei rischi.

    E quindi i gegnacci di Bruxelles hanno inventato la solidarietà sovranazionale totale che si manifesta nella conveniente e lucrosissima immigrazione incontrollata. Ovviamente non nei loro paesi però. A parte i predetti favolosi profitti (sempre a spese dei senza potere) si é creata una forza lavoro disponibile ed alternativa che tramite « il libero mercato » ben conculca i diritti dei lavoratori indigeni. Ed anche una massa protetta di opportuni disturbatori che contribuiscono al controllo dei senza potere mediante la paura. Ed il passo successivo sarà l`inserimento di immigrati, ben scelti e pagati, nelle forze armate e di sicurezza sovranazionali. Esattamente come il Re Sole che sapendo di essere odiatissimo dai sudditi nonostante il soprannome, si faceva difendere dagli svizzeri ed i moschettiri li metteva a far soltanto le cose di cui poi due secoli dopo narrerà Dumas.

    Sapute queste semplici verità il popolo bue voterà di conseguenza e non avrà a dolersi della propria totale rovina se metterà la crocetta nel posto sbagliato. Montesquieu diceva che il governo degli unomini é di tre tipi. O quello dell`onore esercitato dai re e dai nobili. O quello del terrore esercitato dai tiranni. O quello della virtù esercitato dai governi repubblicani. Ma come diceva Archibald Campbell III duca di Argyll tutti i sudditi onorati sono dei re, ma non tutti i re hanno onore e mai alcun tiranno. Di conseguenza se dal governo della virtù si vuol passare a quello dell`onore o del terrore il popolo bue corre dei grossi rischi.

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