SALVARE LE BANCHE SENZA BAIL-IN

SALVARE LE BANCHE SENZA BAIL-IN

Il sistema bancario italiano è in pericolo. I patrimoni delle banche sono stati saccheggiati dalle speculazioni di hedge funds e dalla gestione partitocratico-clientelare-ladresca delle banche stesse, via fondazioni. Cioè è avvenuto grazie a una campagna di riforme del sistema bancario, compresa la banca centrale, voluta dall’UE (strumento del grande capitalismo non-italiano) in combutta con nostri illustri politicanti complici. A questa storia ho dedicato il saggio e-book Sbankitalia.

Fatto sta che oggi sono minacciati, anzi già intaccati, i risparmi e la possibilità di finanziare l’economia reale (la BCE, col suo quantitative easing, elargisce denaro a costo zero, sì, ma selettivamente alla grande finanza speculatrice e predatrice). La stampa estera descrive l’Italia come in bilico su un baratro. Mentre a Bruxelles, madre di ricette economiche rovinose, si mercanteggia e si ricatta per trovare una via d’uscita, viene paventato un effetto a catena con possibile esito letale per la stessa UE – il famoso break up.

Vi è una possibile soluzione che non comporterebbe il sacrificio distruttivo degli interessi collettivi attraverso una catena di bail-in e di azzeramenti del valore di azioni e obbligazione, congiunti a un ulteriore indebitamento pubblico, per finire col capitale straniero che rastrella le banche e le aziende italiane – quelle tali rimaste – col pretesto di salvarle, e si impadronisce completamente del Paese. Al medesimo traguardo si arriva anche indebitando ulteriormente il Paese salvando le banche con soldi pubblici, a debito. Per arrivare a questo, seguendo una via o l’altra, vi è un’alleanza tra la partitocrazia al potere in Italia e l’oligarchia finanziaria apolide (ma saldamente europeista e atlantista).

Questa soluzione consiste nell’adeguare le prassi contabili delle banche per adeguarle alla realtà economico-giuridiche dell’azione delle banche medesime, cioè al fatto che le banche commerciali creano la liquidità nell’erogare prestiti, quindi creano entrate di cassa, che oggi non vengono registrate, col risultato che vi sono fortissimi ricavi extracontabili e che il conto economico risulta molto peggiore di quello che dovrebbe essere, se fosse adeguato alla realtà. Se fosse adeguato alla realtà, le banche si risolleverebbero tutte.

Sempre più numerose pubblicazioni accademiche e persino istituzionali (questa è del FMI: http://www.imf.org/external/pubs/ft/fandd/2016/03/kumhof.htm ) evidenziano l’opportunità che le banche contabilizzino la creazione di moneta contabile che esse operano con l’atto di erogare prestiti o di eseguire pagamenti, e che presentino, nel bilancio, anche un cash flow statement.

Giustamente si è evidenziato che la banca, se crea moneta contabile (mediante il moltiplicatore monetario, la riserva o altro sistema), dovrebbe registrare l’entrata di questa moneta nella sua cassa, prima di registrare la sua uscita per l’erogazione di un prestito o di un pagamento. E’ lapalissiano.

La moneta contabile bancaria non è una rappresentazione di una moneta “vera” custodita altrove, ma è una massa monetaria che si AGGIUNGE alla moneta “vera” (ossia, legale: banconote) – anzi, costituisce il 92% della massa TOTALE.

Essa ha la natura giuridica di un debito, ossia di una promessa di pagamento della banca stessa (saldo attivo – per il cliente o il ricevente – di un conto corrente); quindi, a differenza della moneta propria, non estingue il rapporto debito-credito, quando viene data, ma lo trasferisce, ne cambia i soggetti. Però è di fatto accettata come se fosse moneta legale, quindi agisce come moneta (perché ha potere di acquisto e pagamento, è riserva di valore, è misura di valore).

 

Poiché la legge riserva la creazione di moneta legale, cioè di Euro, al SEBC, quella creata dalle banche ordinarie è moneta, ma non è moneta legale, anche se denominata come tale e contabilmente trattata come moneta legale, bensì promessa, come dicevo, di moneta legale. E’ una moneta parallela, volontaria. Quindi contabilmente andrebbe innanzitutto introdotta la registrazione differenziata tra moneta legale (€) e moneta bancaria (€V, euro virtuali).

 

Contabilizzare la creazione di valuta legale da parte della banca centrale, e di moneta creditizia da parte delle banche non centrali, pone il seguente primario problema: dato che in partita doppia ad ogni registrazione positiva (accredito) a favore di X deve corrispondere una registrazione negativa (addebito) a carico di Y, a carico di chi si dovrà fare la registrazione negativa? Cioè, da chi proviene il valore della moneta creata? E a che titolo avviene il prelievo?

E, secondo problema: che cosa sarà l’oggetto di questa registrazione?

 

Da molti anni mi pongo questo problema.

In un primo tempo proponevo come soluzione un trattamento contabile analogo a quello dell’acquisto a titolo non derivativo. Ma non è così, perché, nella creazione di moneta creditizia è essenziale il ruolo di altri soggetti (il mutuatario, il recettore della moneta creditizia), i quali, con l’accettazione della moneta bancaria, le conferiscono valore; quindi è un acquisto a titolo derivativo.

La risposta cui sono pervenuto, e che mi appaga, è la seguente: la banca (centrale e non) crea mediante scritturazione un simbolo di valore monetario composto da sigla della valuta legale seguita da un numero, e questo simbolo (che è cartaceo, nel caso della cartamoneta o dell’assegno circolare), al momento dell’erogazione del prestito (o della spendita ad altro titolo, ad es. per comperare qualcosa o per pagare gli stipendi), acquista valore attraverso l’essere accettato come moneta dal mutuatario che se ne riconosce debitore (o dal fornitore – incluso lo Stato o l’intermediario che vende titoli pubblici – o dal dipendente che si dichiarano tacitati del loro credito col ricevere quel simbolo).

Questo valore, questa accettazione, deriva dunque dal mercato, e contabilmente va perciò registrato come “addebito” al mercato (alla società), e il suo oggetto è non “moneta” né “credito”, bensì “potere d’acquisto”.

Il potere d’acquisto è la realtà economico-monetaria fondamentale, che però non viene contabilizzata! Sta alla moneta come il bosone di Higgs sta alla massa.

In sintesi, la banca crea il simbolo monetario e, nell’erogarlo a chi lo accetta, raccoglie potere d’acquisto, il quale, unendosi al simbolo, fa del simbolo moneta bancaria, contabile.

L’oggetto della registrazione va riconosciuto come “potere d’acquisto” (di pagamento).

L’addebito va fatto al mercato, alla società.

Il titolo, quantunque la cosa possa essere moralmente e politicamente dura da accettare – è l’esercizio di una signoria monetaria sulla società, detenuta ed esercitata dai banchieri (centrali e non); quindi è analogo all’imposizione tributaria (diretta): “prelievo indiretto di potere d’acquisto per signoraggio monetario sulla società”.

Quindi, nel conto economico si scriverà:

A)nel caso di creazione di valuta legale o contabile di 100 e di suo uso per acquisto di bonds (o altro)s:

“proventi da signoraggio monetario + 100”

“costo acquisto bond – 100”

“valore bonds acquisiti + 100”

 

B)nel caso di erogazione di un prestito di 100:

“proventi da signoraggio monetario + 100”

“erogazione prestito a mutuatario – 100”

“acquisizione credito verso mutuatario + 100”

 

Va ben chiarito:

a)questa creazione monetaria non è creazione ex nihilo né interna alla banca, perché avviene attraverso l’accettazione da parte di terzi, e soprattutto delle altre banche del sistema, che – reciprocamente e nel reciproco interesse – si accettano, accreditano e validano le rispettive creazioni monetarie come valuta legale;

b)le singole banche hanno la capacità di compiere questa creazione perché i soggetti del mercato dipendono e hanno necessità di servirsi del sistema bancario, quindi ciò che il sistema monetario accetta come moneta (ossia ciò che esso accredita loro se lo versano in una banca) vale come moneta anche per loro, a prescindere dal suo essere o non essere valuta legale, promessa di pagamento coperta o scoperta, etc.; in sostanza, i banchieri possono creare moneta (possono far accettare dal mercato come moneta i loro simboli creati a costo zero) perché sono costituiti in un cartello monopolista non contendibile di un servizio di pubblica e quotidiana necessità; il banchiere centrale è l’arbitro-moderatore di questo cartello, il quale ha il potere di determinare l’insolvenza della  propria clientela –imprese e famiglie –  così da incamerare o vendere i suoi beni reali;

c)il prelevamento di potere d’acquisto da parte della banca dalla società, dal mercato, è simile all’imposizione diretta, ma, a differenza di questa, non va a sottrarre in modo diretto, meccanico, necessario pari quantità di potere d’acquisto alla popolazione, in quanto questo prelevamento si traduca in un aumento della circolazione, nella attivazione di un potere d’acquisto non circolante.

 

L’idea di registrare il circolante monetario (sia la valuta legale della banca centrale, sia la moneta contabile bancario) come analogo al capitale sociale (equity), recentemente avanzata da alcuni, è un’assurdità sia giuridica che contabile, perché

a)la creazione di moneta è l’oggetto dell’attività economica della banca, quindi mettere la moneta creata dalla banca a capitale sociale sarebbe come mettere le automobili a capitale sociale della società che le fabbrica;

b)all’opposto del capitale sociale, in nessun modo il circolante (sia valuta legale, che moneta contabile) costituisce un debito della banca (centrale o non) verso i soci; la moneta bancaria è giuridicamente una promessa di pagamento di moneta legale al portatore; la valuta legale non è giuridicamente e patrimonialmente un debito in alcun senso;

c)il capitale sociale può essere aumentato o ridotto solo mediante apposita deliberazione assembleare, diversamente dalla creazione monetaria;

d)l’aumento di capitale sociale di una società per azioni può avvenire solo mediante emissione di azioni, diversamente dalla creazione monetaria;

e)essendo il capitale sociale una voce dello stato patrimoniale,  resterebbe da trovare un modo per registrare la creazione (o distruzione) di moneta nel conto economico.

08.07.16 Marco Della Luna

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3 risposte a SALVARE LE BANCHE SENZA BAIL-IN

  1. ahfesa scrive:

    OT Due parole sul tema del giorno: il razzismo.

    Per razzismo si intende quella teoria secondo la quale é possible associare in nodo univoco certi attributi comportamentali ed intellettuali alla tipologia biologica e/o alla provenienza geografica di un individuo. Ovvero il terrone é certamente un lazzarone, il siciliano un mafioso, il tedesco é prepotente. L`italiano suona il mandolino ed é un vigliacco e via discorrendo.

    Ora non serve esser antropologi e nemmeno aver la terza media malfatta, per capire come cotale teoria abbia scarsissimi fondamenti scientifici e razionali, ma piuttosto riposi su superstizioni, errori, ignoranza o tradizioni mal interpretate e accettate acriticamente. Oppure sia validamente supportata da certi soggetti, sanissimi di mente stavolta, per certe loro finalità politiche contingenti. Come per esempio in certi luoghi gli ebrei, che a Pasqua tutti sapevano che sacrificavano I neonati, potevano essere comodamente ammazzati ed I loro beni predati dai “vendicatori” cristiani. Quindi ”il razzismo, magari col pogrom” é cosa strettamente parente del diaboloco o dell`occulto. Difatti non di rado I “razzisti” (quelli veri) sono pure cultori di strane credenze e demenziali riti. Vedasi i cappucci I nomi di battaglia e le croci fiammeggiamti KKK.

    Ed anche il fondamento sociologico della stregoneria riposa sul razzismo. Difatti normalmente la “strega” é il soggetto diverso, non integrato, straniero, a cui l`ignoranza (o la comoda convenienza di certuni) attribuisce la causa di eventi negativi ed improvvisi che paiono inspiegabili nell`ambito di comunità isolate e culturalmente arretrate.

    Ed io quando si parla di queste cose cito il parere di un esperto. Ovvero don Alonzo de Salazar Frias, frate canonico plurilaureato, avvocato e terzo inquisitore al tribunale di Logrono vissuto tra la fine del 1500 e la prima metà del 1600.
    Diceva l`inquisitore (nel 1610 notate, ovvero quando da noi si bruciavano le streghe e si credeva negli untori) che potrebbe anche esistere la stregoneria nel senso della capacità di realizzare cose soprannaturali. Ma lui non l`aveva mai vista né ravvisata nei suoi inquisiti. E gli stessi, anche quando si dicevano stregoni, erano al massimo o dei folli indottrinati da altri folli, o allucinati da riti o sostanze inebrianti, o costretti ad attribuirsi tali colpe o dalla paura di un tremendo castigo o del linciaggio da parte dei concittadini.

    Ma la cosa più pericolosa e che l`inquisitore doveva reprimere duramente era la diffusione delle idee superstiziose ed ignoranti che portavano a credere poi in eventi immaginari ed a punirli come fossero reali. In altri termini dove non si parlava di streghe, steghe non ce n`erano e delle stesse se ne rideva.
    Il razzismo é a mio avviso la stessa cosa, salvo naturalmente la prova contraria.

    E non si deve far confusione con un singolo o una serie di atti discriminatori che sono e restano crimini comuni (se provati) da perseguire con le ordinarie forme della giustizia. E possibilmente in modo retto, rapido e riservato.

    E crimine comune é il fatto di Fermo e come tale deve essere trattato.

    Ma se si comincia a prospettare l`esistenza di una pratica oscura e difficilmente accertabile in termini oggettivi come il “razzismo” si rischia di metter in moto forze estremamente imprevedibili e pericolose.
    Ovvero gli inquisiti per razzismo o I sospettati “bianchi o indigeni” si sentono minacciati e lesi ingiustamente nei loro diritti. E quindi si arrbbiano e l`ira é cattiva consigliera.
    I “neri” o “profughi” si sentono corroborati nella loro diversità e dunque leggittimati a farla valere (anche sentendosi protetti da certi inopportuni atteggiamenti dell`autorità) e profittarne. Difatti a fermo sepolto in modo un pochino teatrale (con tutto il rispetto) il defunto già si parla di soldi. Comportamento questo antitetico con la necessità di integrazione e rispetto per gli indigeni e le loro leggi, religione ed usanze.

    Ed Il propagarsi sui due fronti di queste idee eguali e contrarie può aver conseguenze spaventose ed imprevedibili. Anche se magari – mia opinione certamente contestabilissima – questo potrebbe convenire alla sig. Kyenge che però stranamente parla di tutti I “negri” meno che quelli del suo paese di adozione e famiglia dove sembra che “le risorse” siano trattate come schiavi e pestati a sangue, per fatti provati e documentati.

    Come dicevo prima, a partire dai capi bisogna mantenre il buon senno e la valutazione oggettiva dei fatti e poi trarne in modo opportune le conseguenze.

    A meno che però I capi siano così disperati ed ingolfati nelle loro menzogne ed insuccessi, che si aggrappino a tali pretesti per distrarre il popolo ignorante.
    Cosa già successa in passato e con esiti spaventosi.

  2. ahfesa scrive:

    Caro avvocato ed immaginari lettori,

    Letto il post, umilmente credo che la soluzione sia assai più semplice, sia per enunciato che per attuazione, ma altrettando impossibile rispetto a quanto prospettato, causa palesi ed interessate resistenze dell`autorità preposta.

    Per cominciare é evidente – anche se il pensiero unico lo nega – che il rimedio proposto é inefficace : difatti si gabella che la crisi del sistema finaziario (nostro in primis, ma anche generale) sarebbe dovuta alla carenza di capitali. Quindi provvedendo gli stessi in qualche modo tutto si regolerebbe.
    Ciò é falso e persino dannoso.

    Difatti fino a prova contraria la crisi « sistemica » della istituzioni finanziarie é dovuta ad altre diversissime ragioni :
    a) Frode. Ovvero uso demenziale delle disponibilità dei depositanti per trarre profitti estremamente aleatori o per appropriarsi tramite artifici contabili e fiscali dei mezzi ricevuti. Il tutto con la complicità attiva ed interessata di politici, vigilanza, fisco e dirigenti bancari.
    b) Impiego del capitale proprio bancario e dei depositi in operazioni spericolate, ad importo dilatabile all`infinito, magari in buona fede, ma senza rispettare i principi elementari della tecnica bancaria. Il tutto per inverare assurdi parametri econometrici e contabili, che poi anche quando sono raggiunti si rivelano lontanissimi dalla realtà che vogliono raffigurare. Vedi rating, rapporti di debito, indici di deficit ecc…
    c) Ragione principale. Impossibilità da parte delle aziende di credito a svolgere il loro compito istituzionale, ovvero l`intermediazione tra il risparmio e l`investimento in attività produttive reali. E ciò a causa di regolamentazioni demenziali sovranazionali o addirittura di enti privati irresponsabili, che ostacololano o rendono impossibile ai prospettivi richiedenti di accedere al credito in condizioni di mercato e di reale possibilità di restituzione del capitale ricevuto e del realtivo servizio.
    d) Assenza di regolamentazione che specializzi il credito, obblighi alla correlazione tra fonti ed impieghi e separi nettamente il sistema bancario da quello assicurativo eda quello industriale a livello di proprietà ed investimenti nel capitale di rischio. Ovvero assenza di una legge bancaria sul modello Beneduce o Glass-Steagall se si preferisce.
    e) Impossibilità di gestire i singoli e diversi sistemi economici nazionali o comunque omogenei in base ai loro reali parametri vitali, sostituti da vincoli statistici, cambi fissi e regolamentazioni uniformi palesemente dannose.
    f) Tutti questi vincoli a cominciare dalla moneta unica, non rispondono ad esigenze economiche ma sono strumenti di potere ed oppressione al fine di garantire una certa egemonia geopolitica.

    Se P R I M A non si pone reale rimedio a cotali situazioni, qualunque ricapitalizzazione non solo é inutile, ma si trasforma in un ulteriore capestro. Esattamente come dare alcool puro da bere ad un ubriacone cronico per tacitarlo. Lo si farà anche star tranquillo in comodo coma etilico, ma non lo si cura, anzi lo si uccide.

    Quindi la prima cosa da fare operativamente é un generale ripensamento a livello internazionale dell`attuale sistema bancario/finanziario, ripristinando l`indipendenza e le diversità reali tra i vari componenti. Naturalmente potranno esistere regole uniformi, ma solo dove siano effettivamente applicabili senza creare asimmetrie e distorsioni.

    Ed inevitabilmente si deve arrivare a livello nazionale (o di gruppi di nazioni effettivamente omogenee) ad un propio banchiere centrale, ad una specifica legge bancaria a garanzia, ad una propria ed indipendente vigilanza e natualmente ad una propria moneta.

    Volutamente non vi annoio con i termini applicativi di questo programma salvo il dire a puro e non esaustivo titolo di esempio che se avessimmo la nostra moneta non esisterebbe neppure il problema delle sofferenze bancarie (qualunque ne sia la causa o la provenienza) perchè senza aggravio per il contribuente esse potrebbero essere assorbite dallo stato tramite il banchiere centrale. Esattamente come si fece nel 1933. Né si avrebbero problemi di spread e ricatti speculativi conseguenti, potendo lo stato emettere subito moneta per tacitare al valore nominale (e quindi senza tutti i sopracapestri dei vari « salvataggi » e « compiti a casa di montiana memoria » ) qualunque creditore. Ovviamente dati gli errori pregressi, le frodi e gli sprechi e le distruzioni di beni reali e potenziale produttivo operati il processo sarebbe non breve e non indolore. Ma il risultato sarebbe sicuro e non certo la sequela di promesse sempre più fasulle ed improbabili che i capi ogni giorno sempre più spudoratamente ci ammanniscono.

    Ma parlarne non serve poichè soltanto accettare in via teorica questi principi vorrebbe dire sconfessare tutto il colossale eurocarrozzone e capestri istituzionali collegati e naturalmente mandare a casa, magari con obbligo di rendiconto, quelli che oggi sono Dei intoccabili ed onnipotenti.

    No, temo noi saremo un`altra volta « salvati » e ne pagheremo poi duramente le conseguenze, fino a quando qualcuno ( non noi) avrà il coraggio di ribellarsi e stracciare gli iniqui trattati. (o come dico spesso sganciarsi dall`alleato)

  3. ahfesa scrive:

    Non ho letto il post, ma lo stesso si incrocia con un commento gié fatto che é in tema. Quindi, caro avvocato ed immaginari lettori, scrivo con riserva di integrare.

    Spigolature

    Nei felici tempi quando facevamo guerre di conquista un tale Monelli, emerito giornalista benché di regime, non riuscì a trattenersi sui nostri atavici vizi e scrisse un poemetto che tra l`altro diceva:

    …. quando la pugna diventa pugnetta ogni gerarca a partire s`affretta
    e se spira un alito di vento, ecco pretende medaglia d`argento….

    Considerazione questa granitica ed intramontabile alle nostre latitudini, e mica solo per cose militari. Difatti adesso I nostri emeriti soloni ai vertici dell` ABI si avvedono – ohibò – che il bail-in bancario sarebbe incostituzionale. Ma come, quando l`anno scorso fu approvato tra pifferi e tamburi, segno di inconcussa giustizia e garanzia “per il contribuente tenuto “indenne” dalle turlupinature finanziarie” nessuno di quei signori disse verbo ed approvò, con appecoronamento lucrosamente ricompensato.

    Peccato che ai predetti soloni pare sia sfuggito il piccolo dettaglio che l`istituto ispiratore dell`illuminato ripensamento, ovvero il solito MPS, conti oggi una capitalizzazione di borsa di circa (ottimistico) 800 milioni, a fronte di ripetuti aumenti di capitale negli ultimi tre anni pari a 8 MILIARDI. Ovvero tre anni fa esisteva una banca, il Paschi Siena, che aveva un certo patrimonio, il quale salvo falsi contabili da bancarottiere di paese sempre più evidenti, doveva avere un certo valore stimabile (secondo gli autorevoli esperti di allora) in circa 2 miliardi. Giudicando detto patrimonio insufficiente si sono messi in azienda appunto 8 miliardi di ghelli sonanti. Adesso ci si ritrova con 800 milioni malcontati.

    Non solo I predetti 8 miliardi mica ce li hanno messi I miliardari filantropi, I guru di Morgan Stanley o altri astuti invstitori, quali p.e. il sig. Montezemolo o I sigg. Agnelli. Manco per idea, ce li hanno nessi (ovviamente senza sapere o aver voce in capitolo) I contribuenti tramite la miracolosa cassa depositi e vari trucchetti del tesoro, ed I risparmiatori comuni I cui depositi sono stati utilizzati per I citati conferimenti.

    Ed I sigg. dell`ABI, il potente prof Padoan ed il fantasista Renzi si preoccupano mica per il Monte Paschi che sanno benissimo essere un cadavere bancario vivente, ed ovviamente neppure perchè ci hanno messo del loro o quello dei loro amici. Incece sono agitati per quell`elementare principio di contabilità che vuole che siano scritti in avere I debiti verso I risparmiatori per I depositi ed in dare l`investimento nel MPS ed in tante altre furbate similari come le banche moldave per Unicredit. Ora se il dare diventa carta igientica, in tal cosa si converte pure l`avere. Con la piccola complicazione che I “risparmiatori” in questo caso sarebbero il popolo bue nella sua quasi totalità che perderebbe ogni suo avere finanziario, dopo essere stato già ben inculato (scusate) sulla sua casa già svalutata e tassatissima. E questo potrebbe non piacere e dar luogo a qualche problemino più serio che una manifestazione di vecchietti pezzenti davanti ad un ben difeso palazzo govenativo.

    E la fifa é tanta che con rispetto parlando pare la merda liquida che trasuda dal sacco in cui é occultata. Tanto che persino I signori di Berlino/Francoforte cominciano ad invocare la ripetizione del miracolo dei pani e dei pesci (e degli euri).
    Eh sì perchè al solito Paschi Siena viene “chiesto” di bonificare in tre anni il proprio bilancio da un`inezia di 10 MILIARDI di crediti inesigibili (che forse gli ottimisti si illudono che valgano 100 milioni) a fronte di un`azienda che ha un valore di borsa netto di 800 milioni (malcontati) , inclusi I detti 10 miliardi che restano nell`attivo quasi a valore di libro. Come se si chiedesse ad un risparmiatore che solo ha 100 mila euri di obbligazioni Etruria di pagare subito ed in soldi sonanti 100 milioni. Ma neppure Gesù avrebbe voglia di far una tale miracolosa moltiplicazione. Anche perchè chi chiede il miracolo é un ladro che cerca di salvare la sua lucrosa poltrona ed il suo occultato maltolto.

    Robette queste che fanno parere le divertenti trovate dei giudici e dei bancari (non banchieri) di Bolzano peccatucci da educanda, che di sicuro non meritano neppure di disturbare l`amenità dell`Hotel Laurin.

    E che I nostri capi stiano perdendo il semplice buone senno e magari anche l`istinto di conservazione lo si evince in altre faccende apparentemente meno importanti. Come p.e. il caso di quel tale di Fermo che ha spedito anzitempo agli antenati un “profugo” di colore persino sfuggito a Boco Haram e naturalmente approdato ai nostri lidi gratuiti ed ospitali. Ovvero se si trattasse di un concittadino italico (magari anche meridionale ed in odor di mafia) ed ovviamente bianco che per motivi più o meno futili (come le discussioni condominiali che mi affliggono da decenni) picchia un altro italiano, sempre però bianco e magari padano ed involontriamente ne causa il decesso, nessuno, salvo la stampa locale nelle pagine interne, avrebbe da ridire. Invece trattandosi di “profugo” e “di colore” il caso diventa nazionale, tanto che I nostri pagatissimi parlamentari invece di occuparsi della nostra e della loro rovina imminente, interrompono ogni affare e pure si mettono a far gazzarra e ad insultarsi per meglio onorare il defunto.

    Ma quello che é terrificante é che personaggi che occupano cariche altissime si sono messi a trinciar pareri ed a minacciare punizioni coma a garantire premi SENZA MINIMAMENTE sapere come si siano svolti realmente I fatti e neppure interessandosi degli stessi, tanto che tranquillamente fanno esternazioni assolutamente difformi dalle prime evidenze degli stessi governativi organi inquirenti.

    Ciò fa molta paura perchè se il capitano ed il timoniere sono alla follia ciò é pericoloso anche con la nave su un mare calmo. In una tempesta la cosa diventa veramente mortale. E non solo per capitano ed ufficiali, ma anche per marinai, mozzi e persino per I clandestini ed il ladro di bordo, che son pur sempre sulla stessa barca.

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