IL CANTIERE DEL PENSIERO UNICO

IL CANTIERE DEL PENSIERO UNICO

Uno dei più cospicui fenomeni del nostro tempo è il gigantesco e industrioso cantiere del pensiero unico globalizzato – con i suoi committenti, architetti, sacerdoti guardiani – che serve a rendere prevedibili e direzionabili i comportamenti sociali nel mondo super-accelerato e conflittuale in cui viviamo.

Il capitalismo finanziario globale, manovrando l’industria culturale (entertainment compreso), che esso in buona parte possiede, ha creato un’ortodossia, un pensiero obbligato, mainstream, scientifically correct, che, a prescindere dall’esame del merito degli argomenti, delegittima, isola o criminalizza – cioè praticamente scomunica, espelle dalla società conformata –  non solo il pensiero divergente dall’ortodossia, ma la stessa libera indagine scientifica, economica e storiografica, al riguardo di alcune cose fondamentali per indirizzare secondo i suoi piani il corso della trasformazione della società. Queste cose sono: certe vicende storiche, certi aspetti dell’economia, i crimini di guerra commessi dagli USA, l’integrazione europea, l’euro, l’immigrazione, l’islam, le diversità etniche, l’identità sessuale; e, da ultimo, le asserite efficacia e innocuità dei vaccini obbligatori. A questi dogmi ufficiali si aggiungono le verità nascoste-negate, come è stata a lungo quella  delle foibe, e come ancora sono quelle dell’uso di armi proibite contro i civili italiani da parte degli Alleati (compresi i giocattoli e le penne esplosivi per mutilare e accecare i bambini).

Su queste cose sono state costruiti protected beliefs, credenze protette, nel senso che il dissenso rispetto all’ortodossia, e la stessa libera indagine scientifica e storica di quelle credenze, sono sanzionati con la delegittimazione morale, il boicottaggio della carriera, la discriminazione amministrativa, l’esclusione dei media, dall’insegnamento, dall’editoria, quando non anche da conseguenze penali punto. I dati di fatto in contrasto con l’ortodossia vengono taciuti all’opinione pubblica, soprattutto nei campi chiave per l’orientamento del pensiero e della sensibilità collettivi, della concezione generale della realtà, del consenso politico, della legislazione e della giurisdizione.

Inoltre, la ricerca scientifica è condizionata, limitata e incanalata attraverso il controllo finanziario della stampa specialistica, delle università, della ricerca, dell’editoria.

Si è così ottenuto una sostanziale limitazione della libertà di ricerca, di insegnamento, di informazione pubblica, che previene grande parte del possibile dissenso.

L’imposizione di un’ortodossia è incompatibile con la scienza, perché la scienza procede proprio per continua revisione, verificazione, falsificazione, ed è incompatibile con l’indiscutibilità. L’ortodossia serve a proteggere dal controllo scientifico le credenze che sostengono posizioni di privilegio e sfruttamento. Il sistema oggi dominante, cioè il capitalismo finanziario, ha la sua ortodossia e i suoi guardiani.

Le posizioni politiche che mettono in luce e contestano il trend di progressivo trasferimento dei redditi e della ricchezza dai lavoratori alla finanza improduttiva sono tutte etichettate, dalla grande comunicazione, come populiste-estremiste, se non peggio, mentre sono definiti di sinistra partiti, come il PD in Italia, difendono la concentrazione dei redditi e del potere politico nelle mani dei grandi banchieri, quando non sono addirittura diretti da figli di banchieri molto discutibili o addirittura incriminati.

L’uomo non è una grande risorsa per i suoi ideali di giustizia, verità, libertà: pur di non guardare in faccia la realtà e non doversi addossare responsabilità, la maggior parte della gente adotta credenze assurde, rinuncia alla libertà, arriva a pagare, a stordirsi, a compiere cose degradanti, a rinunciare alla libertà. Coloro che vorrebbero suscitare un movimento rivoluzionario e moralizzatore attraverso la diffusione della conoscenza di decisivi aspetti della realtà, sono illusi, essi stessi rifuggono da guardare in faccia altri aspetti decisivi della realtà, ossia le predette caratteristiche dell’uomo.

I cleri di molte civiltà si arricchivano e acquisivano potere politico facendo credere al popolo che, per far sì che gli dèi mandassero la pioggia e proteggessero dalle pestilenze e dalle carestie, bisognasse fare grandi donazioni in sacrificio ai templi e obbedire ai grandi sacerdoti. Oggi, la credenza istituzionalizzata, cioè la religione, della scarsità della moneta e della indispensabilità per gli Stati di indebitarsi per finanziarsi, svolge una funzione analoga.

Bene spiega Diego Fusaro, col suo breve saggio Pensare Altrimenti, che il capitalismo finanziario, per realizzare se stesso, ossia il proprio sistema di profitto, in modo ottimale, ha necessità di farsi pensiero totalitario, unico, quindi di eliminare ogni identità umana differenziale e ogni valore diverso da quelli di scambio, così come ogni vincolo morale, comunitario, etnico, culturale, spirituale e ogni concezione alternativa dell’uomo e dell’ordinamento esistente, perché ostacolerebbero la onnimercificazione e la immediatezza del business, che vuole che ogni qualità sia riducibile a quantità, e che tutto e tutti siano costantemente disponibili on line per le operazioni di mercato (e di sorveglianza), in un processo di omogeneizzazione e riduzione del qualitativo al quantitativo che ammette solo i flussi di scambio, non i soggetti che se li scambiano; e che ha un effetto ultimamente entropizzante e mortifero, cioè nullificante (illumina l’accostamento che Fusaro fa di questo processo all’avanzare del Nulla che divora il fantastico mondo del famoso film La Storia Infinita).

Per compiere tale eliminazione, ha pianificatamente portato avanti, soprattutto nei c.d. gloriosi 30 anni della grande crescita e redistribuzione economica apparentemente democratica, la demolizione della consapevolezza di classe attraverso il consumismo: col quale le classi subalterne hanno assimilato i valori di quelle dominanti e si sono moralmente neutralizzate nonché politicamente castrate.

Al contempo, ha portato avanti la demolizione, relativizzazione, inversione dei valori e delle istituzioni tradizionali assieme a un complesso processo di censura e tabuizzazione del dissenso, del pensiero diverso (circa le cose che contano, soprattutto degli scopi dell’esistenza), delle stesse parole che servono per esprimere la critica al capitalismo finanziario. Imperialismo, colonialismo, plutocrazia, conflitto servi-padroni, sono vocaboli fondamentali per rappresentarsi le operazioni e le realtà del nostro mondo (un mondo in cui le guerre di conquista per il petrolio e altre risorse, soprattutto statunitensi e francesi, e per l’imposizione del dollaro come moneta obbligata degli scambi di materie prime, vengono legittimate come esportazione della democrazia, lotta al terrorismo e tutela dei diritti dell’uomo). Parole necessarie anche per concepire e comunicare un dissenso dal modello che le esprime – per esempio, per dire: “Codesta non è esportazione umanitaria della democrazia, è esportazione della plutocrazia al fine di prendersi il petrolio”. Quindi quelle parole sono state tolte dalla comunicazione per l’opinione pubblica, e sostituite con altre parole opportunamente scelte. E’ un’operazione analoga a quella della neolingua (newspeak) orwelliana in 1984: invertire il significato delle parole, restringere il lessico per ridurre i concetti e le idee e produrre così il consenso al sistema.

A questi strumenti di gestione del pensiero si aggiungono i lanci mirati di milioni e milioni di mails, tweets e altri messaggi per condurre campagne di criminalizzazione, di allarmismo, di ottimismo dirette a manipolare la mente e il comportamento collettivi, in ambito politico, finanziario etc. Con quest’arma ci si può liberare di intellettuali dissenzienti e delle loro idee o rivelazioni, come pure  di concorrenti commerciali e politici, creando l’apparenza che la società stessa, democraticamente, li condanni o ne diffidi, mentre si tratta dell’attacco di un singolo soggetto, moltiplicato per milioni mediante strumenti tecnologici. Richiamiamo qui anche la ormai quasi completa e condizionante dipendenza della stessa ricerca scientifica – che non è scientifica se non è libera – dal finanziamento del capitalismo privato e del settore militare. Le conseguenze di tale dipendenza sono note e terribili nei campi sanitario ed alimentare.

Con l’ideologia gender, introdotta sin dal 1996 anche attraverso l’Unione Europea, persino dati di fatto biologici, come la dualità dei sessi, vengono negati e tabuizzati in quanto dati di natura, immodificabili, e convertiti in convenzioni-costruzioni volontarie, ossia in prodotti, così da creare il mercato dei trattamenti per sviluppare un gender o l’altro o ambo o nessuno (mi riferisco sia a trattamenti ormonali per sospendere la sessuazione nei fanciulli rinviandola a quando potranno scegliere se diventare maschi o femmine, sia ai condizionamenti psicologici per indurre identificazioni e prassi di “gender” divergenti dall’appartenenza sessuale biologica).

La “destra del capitale” (come la chiama Fusaro), dalla sua posizione di infrastruttura (in senso marxiano), si serve di una censoria “sinistra del costume” (ottusa o mercenaria) che è stata allocata negli spazi e gli organi “culturali” (sovrastruttura) per oscurare, delegittimare, criminalizzare e attaccare, talvolta persino con la violenza fisica, i critici strutturali del modello capitalista suddetto, vantandosi antifascista ma di fatto esercitando, in modo tipicamente fascista, o più esattamente totalitario-autoritario-violento,  la proscrizione e repressione dei critici del sistema, senza confronto nel merito ma semplicemente mediante accuse di immoralità, estremismo, populismo o irrazionalismo, nonché di fake news. Ma questo metodo non sempre funziona: le votazioni politiche del 4 Marzo 2018 hanno dimostrato che larga parte dell’elettorato ha rigettato la propaganda istituzionale pro-immigrazione e pro-eurocrazia.

I miei saggi demistificano soprattutto i dogmi fondanti del sistema capitalistico, della sua legittimazione giuridica e del consenso ad esso: quello della oggettiva scarsità-costosità della moneta, quello dell’efficienza-esistenza del libero mercato, quello della virtuosità della spesa pubblica e della riduzione dei debiti nazionali – i quali di fatto sono mediamente cresciuti, non calati, per effetto delle regole fiscali comunitarie. Ma siccome queste sono una credenza protetta, non possono essere messe a confronto col loro fallimento di fatto.

La popolazione, in grande maggioranza, tende ad adattarsi cognitivamente, moralmente ed emotivamente allo stato di fatto della realtà, ai rapporti di potere effettive, come pure spiega Fusaro citando Etienne de la Boétie, sostanzialmente perché pensare l’ingiustizia del potere che si subisce rende il subirla più afflittivo e tormentoso, senza apportare vantaggi.

 

Grazie a tutto quanto sopra indicato, l’industria culturale del capitalismo finanziario (analogamente ma assai più efficacemente di ogni altro totalitarismo precedente, teocratico, comunista o fascista che fosse) ha costruito e imposto una sua ortodossia, ha fabbricato un consenso-legittimazione democratico-giuridico (nel che nuovamente si palesa che i principi di democrazia e legalità sono impotenti)  e ha ottenuto che il logos dissenziente (la consapevolezza dell’ingiustizia-illogicità-contradditorietà-infelicità del sistema in atto, e della progettabilità di sistemi diversi) possa costituirsi e circolare solamente tra pochi intellettuali indipendenti, marginali al potere, e non possa estendersi a formare un movimento politico consistente ed efficace.

Del resto, una consapevolezza dissenziente diffusa e un ampio movimento politico di contestazione del sistema capitalistico-finanziario, quand’anche si costituissero, non avrebbero la capacità di produrre altro che qualche attrito, qualche difficoltà in più per quel sistema, cioè non avrebbero la possibilità di cambiarlo con un altro; e ciò sia perché la capacità repressiva del medesimo, col suo apparato mediatico-militare-istituzionale, è immensa; sia perché la quota di potere reale messa in gioco nelle votazioni popolari è minima; sia e soprattutto perché il ridetto sistema, come spiego in vari miei saggi (Oligarchia per popoli superflui, Oltre l’agonia), è di gran lunga più capace che ogni altro sistema di legare a sé le persone, le aziende, i governi, in quanto più di ogni altro sistema produce e distribuisce mezzi monetari, cioè il motivatore universale, quella cosa per ottener la quale quasi tutti fanno quasi tutto; e per giunta produce i mezzi monetari con operazioni contabili che indebitano verso di esso, con interesse composto, le persone, le aziende, i governi (denaro-debito). Così abbiamo che il re è nudo, ma la gente non reagisce.

Quindi, nel finanziare il corpo sociale, cioè nel dargli volta per volta il denaro di cui questo necessita per funzionare, al contempo lo indebita verso di sé, creandogli la necessità di prendere ulteriore denaro a prestito (oppure di alzare il prelievo fiscale) per pagare gli interessi passivi, in un processo di indebitamento crescente (c.d. “debito infinito”), che lo rende crescentemente dipendente dai produttori della moneta, cioè dai vertici del sistema capitalistico-finanziario. E’ un fattore matematico ineliminabile. E questa dipendenza è divenuta non solo economica, nel tempo, ma anche politica, emana le direttive, detta le leggi, ed è il fondamento del potere politico dei Geldgeber (datori di denaro), o più esattamente Geldmacher (produttori di denaro – è questo il core business del settore bancario), sulle nazioni indebitate.

 

Siamo evidentemente in presenza di un piano politico di lungo termine, ovviamente non dichiarato e non proposto al pubblico dibattito né menzionato o menzionabile nei programmi elettorali dei partiti politici. Un piano di indebitamento progressivo a fine di potere politico e di esautorazione delle istituzioni pubbliche. Un piano che si basa sul fatto che gli utenti del credito (cittadini, aziende, amministratori, politici) si accontentano di risolvere il problema finanziario immediato col richiedere e ottenere un nuovo finanziamento, volta dopo volta, e non considerano l’effetto cumulativo macroeconomico del finanziarsi ripetutamente a credito nel lungo e lunghissimo periodo, mentre proprio questo effetto è l’obiettivo del piano di esame. Un piano che viene nascosto, dai suoi stessi esecutori, dietro i precetti della lotta al debito pubblico, dell’avanzo primario e della virtuosità di bilancio – precetti la cui applicazione ha infatti aumentato l’indebitamento pubblico verso la comunità bancaria internazionale, come volevano i loro fautori. Questo indebitamento, su scala mondiale, supera i 260.000 miliardi di dollari e da esso dei principali Paesi del “mondo libero” potrebbe liberarsi realizzando saldi attivi o in generale, se non esce dalla oggettivamente falsa concezione e pratica della moneta imposta dalla classe finanziaria dominante (come spiego in Cimiteuro, Euroschiavi, La moneta copernicana).

 

Insomma, il social control è l’obiettivo di fondo dell’oligarchia finanziaria globale, mentre il profitto monetario è solo uno strumento – del resto, non potrebbe essere un fine, dato che, come spiego altrove (Euroschiavi, Cimiteuro, Oltre l’agonia), la produzione di profitto monetario è una cosa che quell’oligarchia oggi può fare senza limiti oggettivi o vincoli con mezzi elettronico-contabili, mentre il gestire un mondo in preda a squilibri e conflitti crescenti è molto più impegnativo e richiede, appunto, il passaggio in corso dalla società finanziarizzata alla società amministrata zootecnicamente.

 

All’atto pratico, lo spazio di libertà degli uomini è sempre stato proporzionale alla loro capacità mentale e materiale di conquistarselo e difenderlo, ossia di resistere alla tendenza a controllarli e sfruttarli da parte del potere costituito. Ossia, la libertà individuale è un rapporto tra la forza di controllo dall’alto e quella di resistenza ad essa dal basso. Oggi la tecnologia sta moltiplicando la prima rispetto alla seconda in ogni campo, da quello della comunicazione a quello dell’elettronica, della biochimica, della manipolazione genetica per via farmacologica. Gli spazi di libertà vanno ad azzerarsi.

24.03.18 Marco Della Luna

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3 risposte a IL CANTIERE DEL PENSIERO UNICO

  1. ahfesa scrive:

    Spigolature governamentali – Le consultazioni

    Voi sapete che io amo I discorsi da bar, dove sovente il desiderabile si sostituisce al possibile e l`impossibile diventa per un attimo realtà.

    Dunque io sono personalmente convinto che all`astuto Notabile Siciliano, scelto ad hoc, che dovrebbe fare I nostri interessi, siano già da molto tempo pervenuti stringenti ordini da Berlino/Bruxelles e che quindi il suo compito sia il guardarsi da decisioni “creative” e soltanto sfiancare I contendenti, prendendosi tutto il tempo necessario, per arrivare ad un sano inciucione “non populista” dove (sempre per il bene del popolo bue) I ruspanti avversari antagonisti grilliti e verdecornuti possibilmente non entrino neppure per scherzo nella stanza dei bottoni, oppure se proprio si deve, abbiano solo condivisione di responsabilità (e perdita di voti) senza però potere reale.

    Difatti quelli che per primi hanno “mangiato la foglia” sono I pidini I quali, benchè ammosciati dopo le erezioni renziane e ridotti ai minimi termini, sperano in una mirabolante resurrezione alla “Schulz” e quindi mercé un europrodigio (sempre per il bene del popolo bue) si trovino di colpo in pole position tra I vincitori alla faccia naturalmente del voto popolare. Ma tutti sanno che lo stesso é espressione di ignoranti rincretiniti dalle “fake” e che quindi deve essere corretto da chi senza bisogno di inutili elezioni é preposto a comandare.
    Per questo il discretissimo ma severo Martina ha giustamente chiuso la boccaccia dei suoi esuberanti colleghi aspettando il momento di entrare in auge in pompa magna.

    Ed un`altro che é ben posizionato é il Fantasista di Arcore. Difatti per nulla turbato dall`esito non proprio felice delle urne, da formidabile venditore si é inventato il ruolo di “garante” o “sdoganatore” in coppia col furbastro Tajani, anche lui per nulla sconfortato dal fatto di non esser già a Palazzo Chigi, coi verdecornuti per zerbino, come già fu il suo méntore.
    Ovvero il fumo da vendere come granitico muro stavolta non al popolo bue, consiste nel divertente assunto che il Berlusconi (ovviamente ben contornato dei soliti decotti sodali, messi ai posti chiave) per puro “spirito di servizio” si spacci per “eurochaperon” del verdecornuto ruspante Salvini, davanti ai musi pesanti teutonici. Come dire non fateci caso perchè é un buffone come lo fu il “ministro delle riforme (federali)” Bossi ed é innocuo perchè sono io che faccio il bello ed il cattivo tempo e gli do le paghette se fà il bravo. Naturalmente il Tajani (tenedosi però ben stretto lo scanno che fu del simpatico Schulz) fà da cassa risonanza a Bruxelles per imbonire I tedeschi. Ai crucchi, sia pure con molti sani sospetti e debite misure deterrenti concordate (Bolloré), la cosa potrebbe giocare, perchè assicurererebbe loro il solito governo debole, ricattabile e senza legittimazione popolare reale.
    Ed un primo passo in questa direzione é già stato fatto con l`imbonimento quasi riuscito al senato, dove non potendo mettere il sicuro ma decotto Romani ci si é accontentati della Casellati, che é già in attitudine di trattare grilliti e verdecornuti come abitualmente ha fatto rimpiangere di essere nati ai molti mariti delle sue clienti, ovviamente dando una conseguente limata ai loro corrispondenti patrimoni famigliari.
    Quindi I berluscones si dedicano al delicato compito di essere nei fatti veri in perfetta sintonia col Notabile al fine di arrivare all`inciucione, e nell`apparenza di essere “per il centrodestra unito” accanto ai verdecornuti di via Bellerio, pronti a sganciarsi al momento opportuno. Ci vuol finezza politica, più che doppia addirittura strabica, nonchè denari (tanti) per arrivare al fine, ma questi credo abbiano entrambe le cose. E poi hanno il tacito appoggio del Notabile e di parte degli eurocapi.

    Invece quelli che stanno cominciando ad impantanarsi sono I grilliti. Difatti imbonire il popolo bue é questione di ben diretta e finanziata informatica, impastoiare I superburocrati creati e foraggiati (coi soldi del popolo bue naturalmente) dagli eurocapi é molto più complicato. Quindi messo il Fico al terzo scanno più alto e prese un po`di poltrone, lucrose, ma distanti dalla stanza dei bottoni dove non dimentichiamo siede sempre il papalino rosso-nero Conte Gentiloni, adesso il Di Maio tenta di fare il novello Machiavelli e per “dividere” I berluscones dai verdecornuti e tutti e due dai pidini lancia la “trovata” di un “contratto” di governo ohibò “alla tedesca” o con I verdecornuti predetti o coi pidini. (come se fosse la stessa cosa!!) Ma ovviamente inserisce l`astuta “finezza” di escludere I berluscones.
    La proposta é per il Di Maio molto ben piazzata: difatti se I leghisti mollano I berluscones e si fa un bicolore é ovviamente il Di Maio (magari già con I topoloni rosa di Bruxelles in tasca) a far vedere I sorci verdi ai verdecornuti che dovrebbero adattarsi ad un programma molto poco ben visto dai loro elettori nordici. Se invece ci stanno I pidini ancora meglio, perchè, ovviamente salvaguardando le prebende dei capi (come già si fece alla bancarotta del comunismo) il PD (ed I satelliti a sx) finirebbero fagocitati in un europolentone a 5S giallorosso.
    Però grosso ostacolo al gustoso progetto (che invece per noi popolo bue ha già un odore fortemente coprico, benchè ancora lontano) é che ai grilliti manca lo “sdoganatore” o “garante” che dir si voglia, poichè gli eurocapi non paiono mica tanto convinti del Di Maio, da solo, davvero al comando ed ancor meno dei furbastri che già sgomitano nel gruppo per la volata alle cuccagne.

    Infine tutti gli altri “cespugli” di ogni colore, adesso se ne stanno buoni per slanciarsi sul carro del vincitore (leggi aggregarsi all`inciucione “per responsabilità”) e mungere il più possibile.

    Io personalmente devo modestamente confermare quello che già vi dissi la volta scorsa: o euroinciucione telecomandato, variegato ed aromatizzato alla eurocacca (ipostesi al 75%), oppure se I “vincitori” (grilliti e verdecornuti) non vogliono trasformare il loro mandrillismo in onanismo (magari con masochismo e masturbazione pakistana), devono imporre al Notabile (lo so mica é facile) un bicolore “dissimulato”. Ovvero presentare un governo “politico” di legislatura, ma dopo una legge di bilancio compiacente verso Bruxelles ed al minimo punitiva verso il popolo bue, ed una CONTEMPORANEA e velocissima legge elettorale maggioritaria (hanno da soli I numeri, salvo campagne acquisti e l`avv. Casellati al senato), sbaraccare il carrozzone ed andare al voto SUBITO. Io credo vinceranno I grilliti, ma spariranno I berluscones, pidini & sinistrati e si formerà una vera opposizione con numeri e forza reale, per cercare di ristabilire un minimo di vero governo non telecomandato da Berlino.

    Purtroppo queste cose le sanno anche alla cancelleria e per questo sono scettico (ma al bar come ho scritto per un attimo l`impossibile diventa realtà) poichè ci vuole un`accortezza politica che né grilliti né verdecornuti temo neppure lontanamente possiedano. Cosa che al contrario abbonda nell`altro campo, oltre alla dirimente macchina per fare I denari a piacimento e senza costi.

  2. Sibilla Tiburtina scrive:

    Caro Avvocato e cari lettori
    Ah! Le Fake News!
    Ah! Lo scandalo di Facebook! una società privata che vende i dati dei suoi clienti!
    Vogliamo palare della NSA americana (National Security Acency) che da anni registra tutte le mail e le telefonate di tutto il mondo? E cosa dire dell’Agenzia delle Entrate che con la scusa della lotta al riciclaggio vuol sapere cosa compriamo al supermercato? Perché nessuno ne parla? E dove mettiamo la foglia di fico della ‘tutela della privacy’, equivalente del ‘certificato antimafia’?

    Le Fake news sono state create dai soliti ‘poteri forti’ per manipolare la gente, come spiega Marcello Foa nel suo libro “Gli stregoni della notizia”: la fonte principale delle notizie è quasi sempre governativa (Ansa, Reuter, comunicati stampa emessi dai governi) e infatti i giornali e i telegiornali sono l’uno la fotocopia dell’altro. Le notizie ‘vere’, non manipolate, vanno cercate altrove.

    Le notizie, fateci caso, sono sempre le stesse (il bollettino delle disgrazie), e si susseguono a ondate, con ritmo ciclico. Per un po’ di giorni si parla solo di attentati terroristici minimizzando sugli autori islamici; poi si passa ai ‘femminicidi’, stupri e violenze; poi arrivano le malattie come la Mucca pazza o Ebola; quindi la settimana delle baby gang; segue quella dei ‘disperati’ sui barconi; in tempo di elezioni rispunta l’immarcescibile pericolo fascista; poi c’è l’islam ‘religione di pace’ e il dovere dell’accoglienza, specie sotto le feste per farti sentire in colpa; si prosegue col debito pubblico, le ‘riforme strutturali’ perché ‘ce lo chiede l’Europa’ e naturalmente la ‘ripresa’, la ‘crescita’ e l’aumento dei posti di lavoro (e giù balle!); e poi si ricomincia da capo.
    La stessa compagnia di giro. I russi la chiamavano disinformazione, e ne erano maestri, ma hanno avuto dei buoni allievi, più subdoli.

    Si è creato un sistema di potere mafioso che taglia fuori (dall’economia, dalla cultura e da tutto il resto) chiunque osi pensarla in modo diverso; gli invitati a spartire la torta vengono selezionati in base all’obbedienza e alla mediocrità, e quindi a lungo andare i risultati si vedono. Un tempo era d’obbligo essere ‘di sinistra’, e anche essere ‘europeisti’, ma visto come stanno andando le cose anche queste gabbie ideologiche si sono rivelate insufficienti. Destra e sinistra sono concetti obsoleti e l’elettorato è diventato ‘fluido’, al di fuori delle ideologie. Lo zoccolo duro degli elettori fedeli al Partito, col pugnetto rosso, per ragioni demografiche è quasi estinto.

    Internet sembrava lo strumento ideale per controllare la pubblica opinione: è il panem et circenses di oggi, basta vedere come siano tutti attaccati ai telefonini, alle mail, al computer e anche alla TV; se non c’è la connessione sono persi. Tutti a guardare le cose più futili, a stordirsi col Grande Fratello e l’Isola dei Famosi, oppure con violenza, pornografia e droga, a scelta. Altra attività sono lo shopping e viaggi compulsivi, questo è il paese del Bengodi: basta andare, senza sapere neanche dove. “Cosa sarà che ti fa comprare di tutto anche se di niente hai bisogno…” cantava Lucio Dalla. Infatti nonostante le rosee statistiche ufficiali ed il lavaggio del cervello dei media, gli Italiani non sono affatto contenti e l’hanno dimostrato col voto.

    Nell’uso di Internet c’è stato infatti un imprevisto effetto collaterale: ha permesso di parlarsi anche a quelli come noi, per discutere di cose più importanti e scambiare opinioni, scoprendo che – per vie diverse – siamo giunti tutti alla stessa conclusione, quella che così bene ha spiegato l’Avvocato in questo articolo sul Pensiero Unico e anche il signor Ahfesa. Davvero “chi la fa l’aspetti”: raccolgono quel che hanno seminato e si spera vengano divorati da quello stesso mostro che hanno creato.

    Grazie a Internet – inaspettate solo per questi miserabili governanti, completamente accecati dall’arroganza del potere e distaccati dal mondo reale – sono arrivate quattro solenni ‘trombate’ di fila: Brexit, Trump, referendum di Renzi e adesso le elezioni italiane.
    Trombate che si erano già viste in tutta Europa: in Ungheria, in Olanda, in Austria, in Catalogna e persino in Germania: il popolo bue si è ribellato alla povertà imposta dalla finanza internazionale tramite il braccio armato dell’Unione europea.

    Consoliamoci, il popolo bue forse non è proprio così bue; fa finta di esserlo, un po’ come le donne iraniane che escono in pubblico col chador di nero, ma sotto sono (s)vestite come delle pornodive. Da una parte, un mondo di facciata apparente e falso, dall’altra quello reale accuratamente nascosto, la stessa differenza che passa fra quello che dicono i media e quello che ‘percepiamo’ noi.

    Questi ‘signori’ pensano di continuare come prima: far finta di nulla, come se nulla fosse successo, mentre i segnali del redde rationem sono ben chiari e per nulla confortanti.
    E allora, via con altre Fake news! Sono ‘armi di distrazione di massa’, perché la gente non si accorga di cose più serie, come l’utile di 4 miliardi di Bankitalia, guarda caso quegli stessi che ha perso Monte Paschi. O a continua svendita allo straniero dei principali asset nazionali, unita al massacro delle piccole attività imprenditoriali che hanno fatto la fortuna dell’Italia.

    Ormai tutti hanno capito che quelli che più strepitano contro le Fake news sono proprio quelli che le creano. Esempio principe? Le magnifiche sorti e progressive dell’Europa, cui ormai non crede più nessuno. Nel 2016, fiutando l’aria, l’Europa ha emesso un documento molto significativo, alla luce del quale si capiscono molte delle cose che avvengono in questi giorni: è l’atto di battesimo del Cantiere del Pensiero Unico.

    Si tratta della Risoluzione dell’Unione Europea del 23 novembre 2016, intitolata “Comunicazione strategica dell’Unione Europea per contrastare la propaganda contro di essa a opera di terzi”.
    (Consultabile on-line: http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-%2F%2FEP%2F%2FNONSGML%20TA%20P8-TA-2016-0441%200%20DOC%20PDF%20V0%2F%2FIT)

    Un documento stilato in puro burocratese alla vaselina. A parole, il mondo ideale, l’età dell’Oro prossima ventura. Ma tra le righe si capisce dove vanno a parare: le Fake news sono un pretesto per mettere il bavaglio alle opinioni non ortodosse. Il documento pone le premesse per l’instaurazione del Pensiero Unico con metodi surrettizi, più efficaci dell’Inquisizione o della Stasi. Se avete un po’ di pazienza, leggete in fondo in appendice i vari paragrafi: corrispondono in pieno agli argomenti delle ondate di notizie di cui sopra.
    E’ esattamente quel che stanno facendo ora: le news sono “fake” se favoriscono Trump o la Lega o i 5Stelle, ma sono “vere” se seguono e confermano il pensiero ortodosso, quello politicamente (e islamicamente) corretto. Due pesi e due misure per notizie e fatti graditi o sgraditi.

    L’Unione europea è un mostro di carta, non è mai esistita un’identità ‘europea’; basta chiedere “definisci l’interesse comune europeo” per capire che non esisterà mai. Mentre tuttora esistono gli interessi nazionali, e guarda caso quelli della Germania sono ‘più uguali’ degli altri, di quelli dei paesi ‘periferici’, ovvero di noi terroni d’Europa. L’unico modo per creare l’Unione europea è eliminare gli Stati nazionali, come si sta facendo da decenni sia con la leva economica che con quella dell’immigrazione. E far convergere gli interessi in un unico interesse comune, quello tedesco.

    L’Unione Europea fonte di ogni bene (fra virgolette le parole o le frasi originali tratte dalla Risoluzione).
    Secondo la Risoluzione europea, la contro-informazione sul web non è un modo alternativo di «informarsi da altre fonti», ma un cader preda della «disinformazione pilotata da nemici esterni» (la stessa cosa che insinua Obama quando accusa gli hacker i russi d’aver influenzato le elezioni americane) o «da nemici interni» (populisti, xenofobi ecc.).
    La disinformazione «è una minaccia alla nostra democrazia»: bisogna promuovere una «corretta informazione», rieducando i cittadini («alfabetizzazione del web»). Per proteggerli dal populismo si può «limitare il pluralismo dei media» in qualche misura, esercitando un «controllo strategico» con «scambio di informazioni» su chi la fa e la finanzia, «monitorando il web per identificare i disinformatori», chiuderne i siti, multarli, limitare il loro accesso ai media.
    I controlli sono in parte affidati a privati (come Facebook) ma anche agli Stati membri dell’Unione. Le piattaforme possono quindi essere usate dalla UE per conoscere le opinioni dei cittadini-sudditi e meglio sorvegliarli. Facebook è una piattaforma potentissima, ha un numero sterminato di utenti che forniscono gratis ogni genere di informazione su se stessi, i loro gusti e opinioni; forse non è un caso che recentemente Mark Zuckerberg sia sceso in politica come non è un caso che adesso sia stato messo alla gogna, tanto per fargli capire chi comanda. Ma forse è semplicemente una commedia: sono complici e conniventi – il poliziotto buono e quello cattivo.

    In realtà la Risoluzione europea è la prima a fare disinformazione quando afferma che «L’UE rappresenta un modello riuscito di integrazione che, nonostante la crisi, continua ad attirare paesi che intendono riprodurlo o diventarne parte… l’UE deve trasmettere un messaggio positivo sui suoi successi, valori e principi con determinazione e coraggio, e nelle sue argomentazioni deve passare all’attacco anziché rimanere sulla difensiva». Ma nessuno ci fa caso.

    Dietro il paravento «democratico e pluralista» della tutela della «corretta informazione» questa è semplicemente censura. Tutto ciò che va contro il Pensiero unico ortodosso e politicamente corretto può essere etichettato come propaganda e disinformazione o ‘fake new’. I dissenzienti possono essere additati al pubblico disprezzo e messi alla gogna coi marchi d’infamia doc del politicamente corretto: nazionalisti, populisti, identitari, omofobi, sessisti, xenofobi, islamofobi, razzisti, nazisti, fascisti, e adesso anche sovranisti.
    Tutto ciò ricorda qualcosa di tristemente noto nell’ex-Unione Sovietica: il reato di propaganda antisovietica o attività antisovietica, grazie al quale migliaia di innocenti furono internati nei gulag e nei manicomi, oppure espulsi.

    E’ bene ricordare che uno dei principi cardine dell’Unione europea è la dissimulazione delle reali intenzioni dei suoi costruttori. Jean Monnet (uno dei padri fondatori dell’UE – http://www.azquotes.com/author/36946-Jean_Monnet) teorizzava che:
    «Le nazioni europee devono essere guidate verso il Superstato senza che le loro popolazioni comprendano quanto stia avvenendo. Ciò può essere ottenuto procedendo per gradi successivi, ciascuno presentato come dovuto a motivi economici, ma che porterà irreversibilmente alla federazione».
    Diceva inoltre che:
    «la gente accetta i cambiamenti solo quando si trova in uno stato di necessità, e la riconosce soltanto in una situazione di crisi».
    Draghi infatti proclama che anche l’euro è «irreversibile»; e guarda caso la crisi è ormai cronica da dieci anni (quanto era lungo il tunnel in fondo al quale si vedeva la luce, come diceva Monti sette anni fa?).

    Jean-Claude Juncker (attuale presidente della Commissione europea – http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/eu/10967168/Jean-Claude-Junckers-most-outrageous-political-quotations.html.) ha spiegato il meccanismo:
    «Noi prendiamo una decisione, la mettiamo sul tavolo e vediamo che cosa succede. Se nessuno fa delle storie – perché la maggior parte della gente non capisce ciò che è stato deciso – continuiamo passo dopo passo fino a quando non si può tornare indietro».
    E riguardo alla crisi della Grecia ha detto: «Quando le cose diventano serie bisogna mentire».

    L’Unione Europea sta in pratica istituendo il reato di propaganda anti-europea e/o attività anti-europea, gabellandolo come lotta alle Fake news. Ma le Fake news che – assieme al ‘governo’ del Conte Gentiloni – ogni giorno ci ammannisce per mascherare la verità sono ormai talmente enormi da ottenere l’effetto opposto. Tuttavia la loro macchina di disinformazione resta potentissima, e riesce ancora a condizionare o ipnotizzare molte persone. Ma è solo questione di tempo, il sistema sta implodendo. Ci sono voluti 70 anni come per l’Unione sovietica.

    Vladimir Bukowski, esule e dissidente russo che fra i primi disse che l’EU era come l’Urss ha scritto (“L’Union Européenne, une nouvelle Urss?”, 2005, p. 174):
    «In base a Orwell sappiamo che il controllo del linguaggio equivale al controllo del pensiero.
    Bisogna difendere il nostro diritto a pensare e pubblicare liberamente e a riunirci come preferiamo».

    Smascherare il linguaggio politicamente corretto del Pensiero unico è il primo passo che stiamo facendo qui.

    APPENDICE: RIASSUNTO commentato della RISOLUZIONE DELL’UNIONE EUROPEA del 23 novembre 2016, intitolata:
    “Comunicazione strategica dell’Unione Europea per contrastare la propaganda contro di essa a opera di terzi”.

    (Consultabile in versione integrale on-line: http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-%2F%2FEP%2F%2FNONSGML%20TA%20P8-TA-2016-0441%200%20DOC%20PDF%20V0%2F%2FIT)

    1 – Per prima cosa la Risoluzione identifica i suoi ‘nemici’ sui quali far convergere odio e risentimento, addossando loro parte della colpa dell’attuale crisi: sono i nemici storici dell’Occidente, Putin e la Russia da una parte, l’Isis ed il terrorismo islamico dall’altra, che conducono una guerra ibrida mediatica e terroristica:
    Risoluzione, §. 12: «deplora, a tale riguardo, il sostegno della Russia alle forze anti-UE attive nell’Unione, con particolare riferimento ai partiti di estrema destra, alle forze populiste e ai movimenti che negano i valori fondamentali delle democrazie liberali». [ovvero: crea il primo nemico, la Russia].
    Risoluzione, §. 21: «sottolinea l’importanza per l’UE e gli Stati membri di cooperare con i fornitori di servizi dei social media per contrastare la propaganda dell’ISIS/Daesh diffusa attraverso i social media». [ovvero: crea il secondo nemico, l’Isis ed il terrorismo].
    Risoluzione, §. 3: «osserva che disinformazione e propaganda fanno parte della guerra ibrida…». Guerra militare e mediatica.

    2 – La Risoluzione demonizza quindi gli ‘euroscettici’, incapaci di vedere le magnifiche sorti e progressive programmate per loro dall’UE in nome del multiculturalismo, del dialogo e dell’accoglienza. Sottilmente osserva che oggi purtroppo i cittadini si fanno sedurre dalla propaganda e dalla disinformazione perché «la crisi ha portato un declino del pensiero critico nel pubblico, rendendolo più predisposto alla disinformazione e alla manipolazione». Il pubblico quindi non è in grado di capire, ed è bene che l’UE amorevolmente lo aiuti a conoscere la verità e lo riconduca sulla retta via.
    Risoluzione, §. G: «considerando che la crisi finanziaria e il progredire di nuove forme di media digitali hanno rappresentato gravi sfide per il giornalismo di qualità, portando a un declino del pensiero critico nel pubblico e rendendolo così più predisposto alla disinformazione e alla manipolazione». [ovvero: il pubblico è incapace di pensare con la propria testa quindi è meglio che non lo faccia, ci pensiamo noi].

    3a – L’UE deve contrastare la ‘propaganda nemica’ che la mette in cattiva luce. La Risoluzione specifica che si può farlo col bastone: reprimendo legalmente la disinformazione quando diventa «un appello all’odio nazionale, razziale o religioso… vietato per legge». Inoltre, in base al diritto internazionale, è possibile «limitare il pluralismo dei media in qualche misura».
    Risoluzione, §. F: «considerando che la propaganda a favore della guerra e qualsiasi appello all’odio nazionale, razziale o religioso che costituisce incitamento alla discriminazione, all’ostilità o alla violenza, sono vietati dalla legge, conformemente all’articolo 20 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici». [ovvero: qualsiasi opinione non ortodossa è proibita per legge].
    Risoluzione, §. A: «considerando che l’UE ha assunto l’impegno di guidare le proprie azioni in ambito internazionale, seguendo principi quali la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, come pure la libertà dei media, l’accesso all’informazione, la libertà di espressione e il pluralismo dei media, l’ultimo dei quali può, tuttavia, essere in certa misura limitato, come sancito dal diritto internazionale, nonché dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo; che gli attori di terze parti, il cui scopo è screditare l’Unione, non condividono gli stessi valori». [ovvero: bisogna limitare la libertà di informazione per evitare che l’Unione venga screditata da chi “non ne condivide i valori”, perchè automaticamente fomenta reati contro i Diritti dell’uomo].

    3b – E’ prevista anche la carota: bisogna fare contro-propaganda, avvalendosi della collaborazione dei media, «rafforzando il pluralismo, l’obiettività, l’imparzialità e l’indipendenza dei media all’interno dell’UE e nel suo vicinato».
    Risoluzione, §. 29: «sottolinea la necessità di rafforzare il pluralismo, l’obiettività, l’imparzialità e l’indipendenza dei media all’interno dell’UE e nel suo vicinato, includendo gli attori non statali, ad esempio sostenendo i giornalisti e lo sviluppo di programmi di rafforzamento delle capacità, destinati agli attori del settore dei media, in modo da favorire i partenariati e le reti di scambio di informazione, come ad esempio le piattaforme per la condivisione di contenuti, la ricerca nel settore dei media, opportunità di formazione e di mobilità per i giornalisti e tirocini presso i media con sede nell’UE, onde facilitare lo scambio di buone pratiche». [ovvero: bisogna formare e selezionare giornalisti allineati al Pensiero unico, con formazione e tirocini].

    3c – Bisogna promuovere «la comunicazione politico-istituzionale, ricerche svolte in ambito accademico e da gruppi di riflessione, campagne sui social media, iniziative della società civile, alfabetizzazione mediatica e altre azioni utili».
    Risoluzione, §. 3: «osserva che disinformazione e propaganda fanno parte della guerra ibrida; evidenzia pertanto la necessità di fare opera di sensibilizzazione e di dar prova di assertività tramite la comunicazione politico-istituzionale, ricerche svolte in ambito accademico e da gruppi di riflessione, campagne sui social media, iniziative della società civile, alfabetizzazione mediatica e altre azioni utili». [ovvero: insegnare un uso corretto del computer e usare i social media per influenzare l’opinione pubblica].

    4a – Per valutare l’efficacia di tali misure la Risoluzione raccomanda di effettuare una «Raccolta di dati e cifre sul consumo di propaganda…», avvalendosi di organi appositamente istituiti già da tempo, come il Centro di eccellenza delle comunicazioni strategiche della NATO (NATO StratCom COE). Si chiede inoltre una maggiore collaborazione e scambio di informazioni tra le parti: «le istituzioni dell’UE, gli Stati membri, i vari organismi della NATO e delle Nazioni Unite, le ONG e le organizzazioni di cittadini». [Queste sono agenzie di spionaggio istituzionalizzate, altro che Facebook!]
    Risoluzione, §. 2: «invita le istituzioni dell’UE a riconoscere che la guerra strategica e la guerra dell’informazione non costituiscono solo una questione esterna per l’UE, ma anche una questione interna, ed esprime preoccupazione per i numerosi intermediari di cui si avvale la propaganda ostile all’UE al suo interno; è preoccupato per la consapevolezza limitata, che caratterizza alcuni Stati membri, del fatto di costituire lo scenario e il pubblico di attività di propaganda e disinformazione; invita, a tale riguardo, gli attori dell’UE a rimediare alla mancanza di chiarezza e di accordo sulla definizione dei concetti di propaganda e disinformazione, a sviluppare una serie di definizioni condivise in cooperazione con gli esperti e i rappresentanti dei media provenienti dagli Stati membri dell’UE e a raccogliere dati e cifre sul consumo di propaganda». [ovvero: bisogna individuare e schedare coloro che favoriscono la propaganda ostile all’UE, raccogliendo dati e cifre su chi crede a tale propaganda].
    Risoluzione, §. 14: «considerando che, a seguito della dichiarazione del vertice NATO di Strasburgo/Kehl, che ha sottolineato la crescente importanza per la NATO di comunicare in maniera adeguata, tempestiva, accurata e reattiva in merito all’evoluzione dei suoi ruoli, dei suoi obiettivi e delle sue missioni, nel 2014 è stato istituito in Lettonia il Centro di eccellenza delle comunicazioni strategiche della NATO (NATO StratCom COE), il quale è stato positivamente accolto dalla dichiarazione del vertice NATO in Galles». [Spionaggio delle comunicazioni private, come l’NSA americano].

    4b – In particolare «è opportuno rafforzare sostanzialmente la cooperazione tra l’UE e la NATO nel campo della comunicazione strategica». Si invitano «gli Stati membri che esercitano la presidenza a turno dell’UE a includere sempre le comunicazioni strategiche nel quadro del loro programma, al fine di garantire la continuità del lavoro in materia».
    Risoluzione, §. 24: «accoglie con favore il piano d’azione in materia di comunicazione strategica; accoglie con favore la comunicazione congiunta sul “Quadro congiunto per contrastare le minacce ibride” e chiede l’approvazione e l’attuazione immediata delle proprie raccomandazioni; sottolinea che le azioni proposte richiedono la cooperazione e il coordinamento di tutti gli attori pertinenti a livello nazionale e dell’UE; è del parere che solo un approccio globale possa condurre a un esito positivo degli sforzi dell’UE; invita gli Stati membri che esercitano la presidenza a turno dell’UE a includere sempre le comunicazioni strategiche nel quadro del loro programma, al fine di garantire la continuità del lavoro in materia; si compiace delle iniziative e dei risultati della presidenza lettone al riguardo; invita il VP/HRa garantire una frequente comunicazione a livello politico con gli Stati membri nell’ottica di un miglior coordinamento delle azioni dell’UE; sottolinea che è opportuno rafforzare sostanzialmente la cooperazione tra l’UE e la NATO nel campo della comunicazione strategica; accoglie con favore l’intenzione della presidenza slovacca di organizzare una conferenza sul totalitarismo in occasione della Giornata europea della memoria delle vittime dei regimi totalitari». [ovvero: cooperazione con la Nato e altri organismi per favorire la comunicazione strategica, cioè spiare le comunicazioni private].

    5 – La lotta contro la disinformazione «va affidata alle competenti istituzioni dell’Unione», e quindi la Risoluzione prevede un «controllo delle fonti nell’ambito dei nuovi media digitali», e raccomanda di «monitorare attentamente le fonti di finanziamento della propaganda anti-europea».
    Risoluzione, §. C: «considerando che la libertà dei media, l’accesso all’informazione e la libertà di espressione sono i capisaldi fondamentali di un sistema democratico, in cui la trasparenza in materia di proprietà dei media e delle relative fonti di finanziamento rivestono un’importanza cruciale; considerando che le strategie volte a garantire un giornalismo di qualità, il pluralismo dei media e la verifica dei fatti possono dimostrarsi efficaci laddove i fornitori delle informazioni godano di fiducia e credibilità; che, nel contempo, è auspicabile una valutazione critica delle modalità di gestione delle fonti dei media che in passato siano state ripetutamente impegnate in strategie di disinformazione e inganno deliberati, soprattutto nell’ambito dei “nuovi media”, delle reti sociali e della sfera digitale». [ovvero: si decide chi può avere accesso ai media, anche controllando i finanziamenti della ‘propaganda ostile’].
    Risoluzione, §. 25: «chiede alle competenti istituzioni e autorità dell’UE di monitorare attentamente le fonti di finanziamento della propaganda anti-europea». [ovvero: chi le finanzia verrà identificato e si provvederà opportunamente].

    6 – Tutto ciò richiede fondi e mezzi, che la Risoluzione rende immediatamente disponibili: «Maggiori finanziamenti e pieno utilizzo degli strumenti esistenti, quali lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR), la PEV, il Media Freedom Watch (vigilanza sulla libertà dei media) per il partenariato orientale e il Fondo europeo per la democrazia (EED), ai fini della protezione della libertà e del pluralismo dei media».
    Risoluzione, §26: « sottolinea la necessità di maggiori finanziamenti per sostenere la libertà dei media nei paesi della politica europea di vicinato (PEV) nell’ambito degli strumenti dell’UE a sostegno della democrazia; invita, a tale proposito, la Commissione ad assicurare il pieno utilizzo degli strumenti esistenti, quali lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR), la PEV, il Media Freedom Watch (vigilanza sulla libertà dei media) per il partenariato orientale e il Fondo europeo per la democrazia (EED), ai fini della protezione della libertà e del pluralismo dei media». [ovvero: controllo delle opinioni usando gli strumenti esistenti per vigilare].
    Risoluzione, §. 6: «riconosce che l’UE deve considerare prioritari i propri sforzi di comunicazione strategica e che questi dovrebbero disporre di risorse rilevanti». [ovvero: sono disponibili tutti i soldi che volete, moltissimi].

  3. ahfesa scrive:

    Caro avvocato e stimati tassandi lettori,

    Tutti sanno che quando un`azienda vende prodotti scadenti, antieconomici a prezzi esorbitanti ed in principio sgraditi al pubblico, per esistere e magari anche prosperare deve fare con successo almeno una delle seguenti cose : a) istruire e gestire una rete di comunicazione che imbonisca i consumatori fino al rincretinimento e/o alla frode per indurli ad acquistare e strapagare cose che normalmente mai vorrebbero b) Avvalendosi di opportune entrature presso le autorità far approvare leggi e/o regolamenti oppure norme fiscali o ambientali che impediscano la diffusione dei prodotti della concorrenza senza interessare i propri c) ricorrere all`intimidazione verso la clientela ed i concorrenti.

    Non a caso nei compianti più recenti regimi totalitari i personaggi di fatto detentori dei maggiori poteri, dopo l`autocrate pro tempore ed i suoi favoriti, erano coloro incaricati del controllo della formazione del consenso e del controllo degli atti dispositivi normali dei sudditti a mezzo di organismi semisegreti e/o esentati da responsabilità giurisdizionali. Ovvero un tempo erano gli ideologi dogmaticamente ritenuti ortodossi ed i ministri della propaganda, nonchè i capi delle polizie segrete. Oggi sono i controllori dei media e degli strumenti di diffusione del pensiero e dei dati telematici (e delle immagini) ed i gestori delle varie polizie tributarie. Difatti, essendo chiaramente impopolari strutture come la Santa Inquisizione, la Stasi, il KGB o la Gestapo, i nostri reggitori sovranazionali apolidi preferiscono utilizzare entità, organizzazioni extraterritoriali tipo OCSE ed organi di polizia o burocratici, formalmente finalizzati alla repressione dei reati di criminalità economica, quali l`evasione fiscale, il riciclaggio, la gestione dei proventi di reato. Ma con la scusa di stanare « aggredire » e punire cotali criminali si raccolgono capillari informazioni su ogni singolo suddito e su qualunque suo atto dispositivo, pure se perfettamente lecito, si memorizzano ed aggregano dette informazioni in luoghi segreti e fuori giurisdizione e di fatto si annulla ogni forma riservatezza individuale sostanziale. E dunque l`autorità può in tempo reale e senza obbligo preventivo di giustificazione, vietare e/o rendere inefficaci tutti gli atti compiuti dai sudditi a lei sgraditi e naturalmente conoscendo gli stessi disporre poi gratificazioni o punizioni conseguenti. Ovvero applicare i principi cardini del Sant`Uffizio (presunzione di fatto assoluta di colpa e segreto senza rendiconto esterno) con la scusa di tutelare la « democrazia » ed il bene comune.
    Naturalmente cotale controllo poi é esteso a livelli successivi sempre più strigenti, obbligando altri corpi sociali e/o categorie di soggetti a diventare gratuitamente e continuamente strumenti di informazione ed azione per conto delle strutture centrali dedicate. Per esempio le banche ed ogni intermediario finanziario sono diventati agenzie fiscali mediate avendo (sempre con la scusa dell`evsione fiscale e del riciclaggio) l`obbligo di monitorare e rapportare in tempo reale ogni atto dispositivo (pure sempre perfettamente lecito) della clientela. I professionisti non hanno più come le banche alcuna forma né obbligo realmente tutelato di riservatezza e neppure i loro collaboratori che manipolano i dati della clientela. Anzi, sono fatti oggetto di responsabilità anche pesanti se non denunciano loro stessi i loro clienti. Esattamente come il difensore del costituito davanti al Sant`Uffizio che sotto pena scomunica (e molto altro più terreno e doloroso) aveva l`obbligo di denunciare il cliente se questi avesse ammesso colpe anche non inerenti alla materia del giudizio. E naturalmente si moltiplicano leggi a tutela dei wistlerblower, ovvero i delatori prezzolati di ogni tipo.

    Certamente questo non é che un elemento della nostra situazione di sudditi, poichè la manipolazione é coordinata, totale e si estende inesorabilmente su ogni aspetto della nostra vita e persino morte.
    Per esempio é di questi giorni la spaventosa « fuga di notizie » di Facebook. Io sono un ignorante reazionario che ha fatto la scuola serale, ma nei fatti narrati – ovvero che qualcuno si é in qualche modo appropriato dei file contenenti le vicende personali e parecchi dati sensibili di milioni di utenti « inconsapevoli » – non ci vedo niente di strano o eccezionale.
    Difatti nell`epoca dei campanili e delle comari, quando pure il saper leggere, scrivere e far di conto, mica era da tutti, ai bambini di ogni condizione la mamma insegnava (magari anche con qualche sberlotto) che i fatti propri e della propria famiglia non si dovevano raccontare a chiunque e men che meno in classe o all`oratorio. Il « brillante » che andava al bar sulla piazza della chiesa a contare le sue bravure a chiunque volesse ascoltare era considerato persona da poco ed inaffidabile. Il fortunato e l`abbiente imparavano presto che se volevano restare tali le loro vicende felici dovevano tenersele per loro e persino moderarsi con la moglie,la suocera ed il parente meno ricco. Anche il povero o chi era colpito dalla malasorte capiva bene che era meglio star zitto piuttosto che compiangersi in pubblico, poichè gli aiuti erano pochi ed i profittatori tanti.
    Allora oggi nel regno dell`informatica queste semplici regole di vita diventano ancora più stringenti, poichè la « condivisione » é anonima, incontrollabile e persino indelebile. Per esempio io non potrò mai esattamente sapere chi leggerà questo post, dove, quante volte e che uso ne farà. Né potrò mai esser sicuro (qualunque azione legale vittoriosa e mondiale intraprenda) che sia sparito dal web. Ed allora devo farmi carico di eventuali pernacchie e stare attento a render in mondo visione chi io sia, dove e come viva. Dunque poco mi stupisce che chi ha messo in rete i fatti propri per vanagloria, ingenuità, buonafede, solitudine, autogratificazione ecc., adesso scopra che quacun d`altro ci ha speculato sopra ed usato diversamente e magari illegalmente i suoi dati.
    Ma quello che spaventa é che lo scandalo per i media non populisti non risiede tanto nel « furto » dei dati stessi, nel loro stoccaggio, aggregazione e manipolazione di fatto segreta e priva di certa collocazione spaziale e temporale, bensì nell`uso degli stessi, il quale sorprendentemente é estremamente definito e limitato : ovvero l`elezione di Trump (il male assoluto), la Brexit (altro male meno assoluto perchè si sta cercando pare con successo rigirare la sedia sotto i britannici sederi) e naturalmente le oscure trame del Cremlino, così oscure che neppure i ben informati che non dicono mai « fake » sanno come e quali siano. Tutto il resto incluse le multinazionali della finanza credito, consumo, le varie agenzie fiscali e di controllo politico, pare che mai si siano avvalsi di detti dati « rubati » o se lo hanno fatto ciò é avvenuto in modo perfettamente lecito. Penso che anche il dr. Göbbels redivivo avrebbe avuto qualche remora a sfornare una bufala così grossa persino davanti alle intruppate legioni in camicia bruna.

    Come dicevo persino « Sorella Morte » viene disturbata. Difatti negli oscuri tempi del mondo « analogico e sovranista » gli anziani che erano prossimi a quel viaggio da cui non si ritorna, dicevano ai giovani che morire bene é facile, mentre viver bene é molto più difficile. Ed incece no, perchè adesso anche per lasciare questo mondo bisogna essere « connessi » e politicamente corretti. Ovvero in soldoni bisogna fare il « testamento biologico » l`opportuna comunicazione in rete, completa di immagini, tweet ed esequie digitali, e magari anche farsi sopprimere anzitempo, con elaborati semilegali rituali mediatici, perchè improduttivi e costosi per la previdenza sociale e per i parenti. O anche perchè si é giustamente stufi di vivere.

    Ma tutto questo potente, immanente, monolitico e coordinato sistema di sorveglianza e costrizione, contiene dei « bugs » ineliminabili ed esiziali. E più la costrizione diventa pesante, più la menzogna diventa scoperta ed improbabile, come per proprietà transitiva si deve ricorre ad un`ulteriore costrizione che deve essere poi giustificata da una più improbale menzogna. Fino al crollo del sistema. Diaftti vedete che il prof. Monti da salvatore onnisciente, oggi é considerato persino dai moderati un esattore implacabile per conto dei poteri forti. E quindi sempre comanda ed é temuto, ma politicamente é impresentabile.

    Io come ho detto altre volte ho conosciuto il socialismo reale sovietico degli ultimi anni, dove il compagno Breznev (ed i sempre meno probabili e geriatrici successori) dovevano per durare esercitare un controllo sempre più stringente punitivo e costosissimo sui sudditi e giustificarlo con le più sperticate e ridicole motivazioni. Ma la gente benchè ossequiente ed indrottinata sul piano formale ed ufficiale era in realtà già lontanissima dal credere e dare consenso attivo e reale alle cariatidi del Cremlino. Tuttavia temendo le varie polizie ed organizzazioni punitive derivate oltre alla minimale obbedienza pratica, si esternava una reverente e formale acquiscenza. Così non si trovava nessuno che esternasse chiaramente in pubblico la regola di comportamento generale ai cui tutti obbedivano di fatto ed anche e soprattutto nei gradi alti del potere : lo stato fà finta di pagarmi ed esige da me l`impossibile ed io faccio finta di lavorare e faccio l`impossible sempre per finta. E difatti a furia di « fare l`impossible » il carrozzone é imploso e nessuno ha mosso ovviamente un dito per puntellarlo.

    Qui siamo all`inizio di questo stadio di predecomposizione. Ovvero la gente comune (e non solo noi italiani del nord) non crede più all`UE ed ai suoi capestri, delatori e collaborazionisti, camuffati da « libertà & democrazia, lavoro e meno tasse » E neppure i giovani (salvo quelli privilegiati con la strada fatta da papà ovviamente) perchè, sempre per quelli fortunati, la libertà di movimento e di lavoro flessibile vuol dire fare il sottoccupato precario a Londra/Berlino con una laurea a pieni voti. O fare l` »industriale » in nero in Romania e/o Ucraina e col socio pigliatutto locale il cui avvocato commercialista si chiama Kalashnikov.
    Pochi giorni fa un autorevole giornale « non populista » affermava che oramai l`80% dei catalani é fedele a re Felipe ed alla UE. E ciò derivava su un sondaggio basato su interviste casuali ai passanti. Verissimo difatti dopo le legnate il governo dimissionato e commissariato, i capi indipendentisti in galera, i risultati delle elezioni ignorati ecc. chi volete che in pubblico, intervistato da « imparziali media germanici », tenendo famiglia, si dichiari per il Puigdemont, il quale curiosamente sarebbe stato messo in euroguardina sempre tedesca pochi giorni dopo.
    Ma basandosi poi il controllo e la coercizione su macchine informatiche ad intelligenza artificiale programmata mediante algoritmi basati su sondaggi formalmente corretti ma sempre più distanti dal vero causa omertà inconsapevole e collettiva, é inevitabile che i nostri apolidi reggitori comincino a commettere errori sempre più marchiani perdendo il contatto con la realtà dei sudditti. E questo lo si comincia a vedere anche nello scollamento comico tra i discorsi dei politici, anche dopo le elezioni, ed i pensieri reali dei cittadini.

    Attenzione quindi che come dice il proverbio dei tempi in cui si stava peggio : « Chi la fà l`aspetti ».

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