DIGNITA’ E VELLEITA’

DIGNITA’ E VELLEITA’

Come salvare le riforme economico-fiscali del governo

Il Decreto Dignità, incontestabile come affermazione morale, incontra lo sfavore del mondo imprenditoriale e può avere effetti controproducenti sull’occupazione perché fa aumentare il costo del lavoro e i vincoli per gli investitori (ossia, per i capitalisti). Anche il reddito di cittadinanza, già ridotto da tempo a sussidio di disoccupazione, e assieme ad esso la flat tax, già spezzata in due aliquote, sembrano rinviati a quei soliti tempi migliori che non si sa quando arriveranno.  Così i rivoluzionari progetti economici del nuovo governo minacciano di svaporare contro i vincoli della realtà esterna, e di tradursi in delusione e scontento. Quei progetti sono stati lanciati nella campagna elettorale senza fare i conti con l’oste, e ora possono diventare un boomerang.

Vi è una via per evitare questo flop. Il primo passo è far capire alla gente che ciò impedisce la realizzazione di quei progetti, come pure di un ancora più importante piano di investimenti infrastrutturali per il rilancio della produttività e dell’occupazione, sono gli stessi principi imposti come cardini dell’attuale sistema economico-finanziario globale (prima ancora che europeardo). E’ a tali principi che devono essere rivolte, pertanto, la pubblica attenzione, la critica scientifica, la denuncia sociale ed etica, e l’azione politica riformatrice.

Primo principio: la funzione, che è politica e sovrana, quindi pubblica, di creare la moneta, cioè il capitale finanziario, è esercitata da soggetti privati, come pure quella di collocarla e di stabilire rating, tassi etc., e ciò viene fatto secondo la loro privata convenienza di profitto, senza responsabilità verso l’interesse generale.

Secondo principio: i capitali e le merci e le imprese si spostano più o meno liberamente intorno al mondo, perlopiù senza barriere daziarie o di contingentamento; questo pone i lavoratori dei paesi occidentali in concorrenza con quelli di paesi che applicano condizioni di sfruttamento radicale dei lavoratori anche in fatto di previdenza e di antiinfortunistica; contemporaneamente, l’immigrazione di massa li pone altresì in concorrenza con una mano d’opera pronta a svendersi nel loro stesso paese.

Terza caratteristica: i paesi dell’area del dollaro e in ogni caso l’Italia sono sottoposti a un modello economico finanziarizzato, basato a) sulla  rincorsa dell’attivo primario del bilancio pubblico, che si scarica sui contribuenti, sui servizi pubblici, sugli investimenti; b)sulla rincorsa dell’attivo della bilancia commerciale (sulla competizione nelle esportazioni),  e insieme sulla difesa di un alto rapporto di cambio; e le due cose si scaricano sui salari, imponendone la riduzione per mantenere la competitività in ambito internazionale, con conseguente depressione della domanda interna; inoltre, realizzare avanzi primari significa che lo Stato toglie dall’economia più denaro di quanto ne immette, ossia che abbassa il livello di liquidità, quindi di solvibilità.

Con queste premesse, è ovvio che non si possano fare i provvedimenti fiscali e gli investimenti necessari e utili, nel medio termine, per la crescita, perché i vincoli di bilancio e il rating (condizioni di finanziabilità dei governi, fissate sul brevissimo termine) non lo permettono.

Ovvio è altresì che il capitale finanziario e gli imprenditori validi si dirigano verso verso le imprese e paesi in cui la loro rimunerazione è maggiore perché sono i più efficienti nella produzione, oppure perché consentono uno sfruttamento più radicale dei lavoratori e la libera esternalizzazione sulla società e sull’ambiente delle componenti nocive del processo produttivo (infortuni, inquinamento…); sicché, se per legge lo Stato, in nome della dignità e della stabilità del lavoro, introduce vincoli o tutele che rendano meno interessante per il capitale investire in quelle industrie e in quel paese, il capitale defluirà da quelle Industrie da quel paese lasciando disoccupazione.

Perciò se si vuole tutelare effettivamente sia la dignità del lavoro che i livelli occupazionali, che l’ambiente, è indispensabile cambiare i tre suddetti principi, incominciando con il recupero da parte degli Stati della sovranità monetaria per assicurare loro il rifornimento di moneta (la capacità di pagare sempre il proprio debito e di finanziare il proprio bilancio facendo gli investimenti necessari alla crescita e di pagare il debito pubblico), sottraendoli al ricatto monetario dei banchieri speculatori privati internazionali e ai golpi mediante spread.

Bisognerà inoltre creare barriere protezionistiche contro la concorrenza sleale in modo che i lavoratori del proprio paese non si trovano esposti alla concorrenza di lavoratori sottoposti a condizioni schiavistiche in paesi in cui il capitale riesce a scaricare completamente sulla popolazione generale e sull’ambiente le proprie esternalità.

In terzo luogo, bisognerà cambiare il modello generale dell’economia sopra descritto, mirato sui surplus commerciali, anche perché la rincorsa di tale surplus è in se stessa illogica dato che la somma dei saldi delle bilance commerciali è ovviamente zero.

 

Come primo passo per recuperare la sovranità monetaria, e ridare liquidità al sistema (qualora non si arrivi direttamente alla fine dell’Eurosistema o a una sua radicale e benefica riforma, suggerisco al governo l’introduzione di un mezzo monetario nazionale interno, una sorta di seconda moneta (ma non denominata come moneta), emesso magari da una rete di banche appositamente costituite, che lo creano prestandolo (come avviene con le normali banche di credito) ma lo accreditano non su un conto proprio, bensì su un conto dello Stato, e poi lo prendono a prestito dallo Stato a modico interesse per prestarlo ai clienti applicando un interesse maggiore.

Quella sopra da me delineata è una campagna innanzitutto culturale, di informazione e comunicazione generale – e nella capacità di comunicazione abbiamo due eccellenze: una in Salvini e un’altra, in generale, nelle Stelle. In secondo luogo, deve diventare una campagna europea e possibilmente non solo europea,  e a questo fine ben si presta l’iniziativa salviniana della Lega delle Leghe. Se non si riesce a informare-comunicare all’opinione pubblica e a internazionalizzare questa campagna, i suddetti progetti economici verranno soffocati e resi velleitari dalle stesse dimensioni della dottrina economica mainstream – e Mattarella, con Tria, traghetterà l’Italia attraverso una brevissima stagione “populista” per consegnarci  nelle mani di Macron-Rothschild, di Soros e della Merkel o di chi per lei.

06.07.18 Marco Della Luna

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1 risposta a DIGNITA’ E VELLEITA’

  1. ahfesa scrive:

    Caro avvocato e stimati lettori,

    Le argomentazioni rappresentate sono ineccepibili. Difatti anche agli analfabeti é palese che indipendentemente dalle persone il vigente governo, nel corrente contesto europeo, mai riuscirà neppure ad iniziare l`attuazione il suo programma ed é per conseguenza condannato o a soccombere, o ad appecoronarsi alla Tzipras. Via di mezzo non ce n`é poichè a Berlino, per evidenti ragioni di « contagio », possono permettersi soltanto un governo in dissenso che duri pochi mesi (Tzipras 6) e poi o si allinei, naturalmente scontando una dura e lunga punizione sui sudditi per dissuaderli in futuro, oppure sia repentinamente sostituito mediante un colpo di stato di palazzo del tipo Monti/Berlusconi. Naturalmente con a seguire la stessa dissuasiva e duratura stangata sui senza potere, con gran seguito di tassatori ghignanti e di delatori prezzolati, per far capir bene chi comanda e chi obbedisce.

    Ed é anche giusta la soluzione proposta dall`avvocato : non potendo fare, non per cattiva volontà, bensì per costrizione, rendere palese cotale sudditanza ed abuso, al fine di guadagnare tempo, mantenere il consenso e sperare come diceva Manzoni in un « amico stendardo nel deserto del duplice mar ».

    Io spero ardentemente che la nostra liberazione incominci, ma purtroppo vedo due spaventosi ostacoli.

    a) circa ottanta anni fa l`Europa era egemonizzata da certi personaggi, combinazione anche loro tedeschi, che non facevano mistero di voler comandare da padroni assoluti in principio su tutto il continente e poi magari estendere il loro assoluto potere sul mondo intero. Questi soggetti, Hitler, Göbbels, Göring, Ribbentrop, Himmler, per citare i più presentabili, avevano ad evidenza l`aspetto ed il modo di esprimersi di esaltati, sociopatici, megalomani, folli esprimenti concetti avulsi dalla realtà e dal comune buon senso, eppure erano riveriti e considerati « grandi statisti » non solo in Germania o nei paesi satelliti, ma anche nelle civilissime Francia, Inghilterra, Stati Uniti e persino dal Vaticano. Tanto che chi ne parlava male ed evidenziava la palese pericolosa follia di tali personaggi era tacciato di presunzione elitaria, di incompetenza politica, e curiosamente proprio come oggi, di essere contro il progresso e l`inevitabile trasformazione del sistema politico ed economico vigente. E curiosamente chi cercava di fuggire davanti alle evidenti violenze e spogliazioni « dei grandi statisti » era respinto, ai confini e non di rado accusato di simulazione e riconsegnato ai propri carnefici. Churchill che come credo con moltissimi altri vedeva la spaventosa catastrofe avvicinarsi era privato di qualsiasi peso politico e tacciato di assoluta imbecillità o esagerazione. Oggi, fatte le debite differenze epocali, di metodo di dominazione (euro/UE/FMI al posto delle strumtruppen) e personali (la signora Merkel ci affama, usa la polizia tributaria ed i Quisling, ma per adesso non ha ancora la Gestapo e le camere a gas) siamo nella stessa situazione, con i media preminenti che supportano fino al ridicolo e giustificano fino alla demenza decisioni, previsioni e politiche ad evidenza contrarie ad i più elementari interessi dei sudditi. Quindi in cotale contesto diventa spaventosamente difficile per un « goveno dissenziente » propagandare le sue evidenti ragioni ed il perchè e per quali ingiuste costrizioni, non riesca a realizzare il proprio programma. Vero, il governo ha buoni (non grandi) comunicatori, ma ci vogliono i quattrrini ed i palcoscenici mediatici su cui esternare, i dotti riconosciuti (o presunti tali) che forniscano supporti dottrinali, ma tali risorse sono sfortunatamente al momento monopolio ben custodito a vantaggio del nemico.

    b) Carlo Alberto nel 1848, visto lo sconquasso generale che stava travolgendo l`Impero Austriaco, i suoi satelliti e persino la liberale Francia di Luigi Filippo, pensò di aver trovato la propria fortuna credendo di poter capeggiare l`emancipazione dall`Austria a naturalmente vantaggio dei Savoia, semplicemente contando sul consenso dei « patrioti » e di quella parte delle masse da loro mobilitata. Nossignore. La guerra si fa e si vince coi quattrini, con la potenza economica che vanifica le perdite sul campo, con ancora più quattrini per indurre i potentati nemici a cambiare bandiera e premiare i propri generali, politici ed industriali. Con gli inni, gli eroi ammazzati, e gli assalti alla baionetta si arriva poco lontano. Se ne accorse a Novara davanti a Radetzky che mica era nè un genio, né un patriota, ma pur essendo l`amante di una lavandaia, aveva tutte quelle altre cose. E finì i suoi giorni, il Carlo Alberto naturalmente, in triste esilio ad Oporto. Adesso, sempre fatte le debite differenze epocali siamo nella stessa situazione : ovvero Salvini & Sodali si illudono che l`affermazione elettorale (poi vanificata in gran parte da sistemi di formazione dei governi manipolati e dai vari trattati capestro internazionali) ed il consenso delle masse possa indurre Bruxelles e Berlino a più miti consigli. È pia illusione fino a quando i soldi, la macchiana per fare i soldi e quanto ne consegue sarà ben saldamente nelle mani dei soliti. Il popolo bue, state tranquilli che solo davanti ad un Monti (che poi é solo un bravo contabile) si appecorona in un amen ed é il primo a tirare le ouva marce al salvini accusandolo di razzismo e al Di Maio, spernacchiandolo perchè non é riuscito a mantenere tutti gratis.

    In conclusione ahimé, come ho detto prima ci vuole un secondo Cavour, un nuovo Napoleone III (magari anche convinto da una novella Virginia Oldoini, contessa di Castiglione, antesignana di tutte le lobbiste) e naturalmente da un redivivo Sir John Temple Visconte di Palmerston, che aprì i cordoni della borsa facendo avere al Re Galantuomo i danari : i soli che come dice Machiavelli procurano onore, forza, gloria e successo inverati in tanti monumenti equestri nelle italiche piazze.
    E ahimé come vedete davanti a tanti onusti personaggi il Salvini ed il Di Maio sono un po`pochino.

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