FIDARSI E’ BENE…
FIDARSI E’ BENE…
Come ci sentono i governanti, in rapporto a se stessi? Come propri simili, oppure come cose? Hanno una percezione empatica, hanno un’inibizione dal farci del male come noi l’abbiamo nei confronti del prossimo e degli animali di affezione?
La questione suddetta è della massima importanza, soprattutto in un’epoca in cui i detentori del potere dispongono di un potere tecnologico immenso e crescente, e pressoché incontrastabile, nei confronti del popolo. E in cui essi stanno usando estesamente tale potere per riorganizzare la società e la nostra vita, su scala locale e su scala internazionale, quantomeno nell’area di egemonia angloamericana, per far fronte ad asserite esigenze sia ambientali che economiche che difensive. Pensiamo alla eliminazione del contante e delle automobili a motore termico, alla città dei 15 minuti e a tutte le restrizioni alla libertà di circolazione, compreso il prospettato lockdown climatico. Alla somministrazione obbligatoria di nuovi farmaci con effetti mutageni su RNA e DNA, o contenenti nanomacchine. Pensiamo all’introduzione di controlli capillari in tempo reale, all’internet delle cose e delle persone. Tutti questi condizionamenti della vita personale possono essere accettati soltanto se il rapporto tra detentori del potere e la gente comune è caratterizzato, nella sua storia, da empatia, rispetto, coscienziosità, moralità.
La predetta questione deve pertanto essere posta al pubblico dibattito, perlomeno sui social media, dato che i mass media mainstream hanno interesse a non sollevare dubbi disturbanti per i manovratori. E la risposta ad essa va ricercata innanzitutto nella storia, nello studio delle vicende fattuali in cui governi e altri decisori hanno condotto operazioni in cui la salute e la vita delle popolazioni loro sottoposte erano in gioco.
Una breve disamina di alcune vicende storiche, che ho condotto nel mio saggio Psicologia Politica Applicata (Arianna, 2025), mostra comportamenti che danno una risposta negativa a quella domanda. I vari governi interessati a decisioni di grande impatto sulla vita delle popolazioni, decisioni se entrare o non entrare in guerra, sono ricorsi all’inganno, ai pretesti per giustificare la scelta bellicista, e non hanno avuto riguardo per la vita dei loro cittadini. La storia mostra altresì che la costruzione di quegli inganni e la conduzione di operazioni spietate sono state possibili grazie al fatto che la gran parte delle persone obbedisce agli ordini dell’autorità anche quando questi sono contrari alla morale e alla legge, come evidenziò Morgan Stanley col suo famoso esperimento del 1961, in quanto si sentono deresponsabilizzate e “anestetizzate” dallo stesso fatto di allinearsi col potere. Quindi non è da attendersi l’azione protettiva di “freni”, bilanciamenti e controlli interni al sistema – sia che si tratti di militari, magistrati o poliziotti, sia che si tratti di sanitari o altri tecnici o di giornalisti.
E’ invece da attendersi una cooperazione tra i grandi gruppi di capitale e i governi nonché le altre istituzioni formalmente pubbliche – dove i grandi gruppi capitalistici hanno il comando, perché sono i soggetti senza i cui finanziamenti (acquisto di titoli di stato, sovvenzioni dirette) non possono funzionare i governi e le altre istituzioni.
Oggi esaminiamo materiale ufficiale riguardante un caso recente, quello della vaccinazione di massa contro il Covid. Si tratta del VI Rapporto AIFA del 27.05.21 – un rapporto stilato mentre si elaboravano le imposizioni vaccinali per molte categorie di lavoratori. (Testo ufficiale AIFA.gov.it scaricare Qui).
Il rapporto fa previsioni sugli effetti avversi dei vaccini, per le varie categorie di soggetto (sesso, età) e per il numero di dosi. Alle pagg. 25 e 26 troviamo tabelle da cui risulta che quelli del Governo Draghi per la prima dose si aspettavano 2.034 morti nella fascia 30-69 anni e 13.511 morti nella fascia 70+ solo nella prima settimana. Nella seconda settimana invece si aspettavano 4.069 morti nella fascia 30-69 anni e 27.022 morti nella fascia 70+. Per la seconda dose invece si aspettavano 660 morti nella fascia 30-69 anni e 10.127 morti nella fascia 70+ solo nella prima settimana. Nella seconda settimana si aspettavano invece 1.319 morti nella fascia 30-69 anni e 20.255 morti nella fascia 70+. Quindi il totale di ciò che si aspettavano è di ben 54.697 decessi causati dal vaccino nelle prime due settimane. E senza considerare gli Open Day, tutte le reazioni avverse gravi di medio termine (che ora vediamo in termini di trombosi, cardiopatie, malori improvvisi, turbo-tumori) e gli effetti a lungo termine tutt’ora ampiamente da vedersi, soprattutto sotto forma di malattie degenerative e neurologiche.
Il Governo Draghi, il ministro Speranza, e l’AIFA, tennero nascoste alla popolazione tutte questa informazioni, mentre richiedevano la firma di una dichiarazione di consenso informato e in relazione ad essa le somministravano rassicurazioni sull’efficacia immunizzante e sull’innocuità dei vaccini. Al tempo l’efficacia immunizzante non risultava, e in seguito essa è risultata assente. Però intanto 70 miliardi sono passati dalle casse dell’UE a quelle delle ditte fornitrici. La menzogna governativa circa l’efficacia immunizzante è poi stata smentita dal Ministero della Salute con la Circolare del 27/09/2023, dall’ EMA il 18/10/2023, e dall’ AIFA il 19/07/2024; peraltro, l’indicazione per la prevenzione del contagio non è mai stata scritta sulla scheda tecnica autorizzata di tali farmaci, né vi eras un’autorizzazione provvisoria ad usarli a fine preventivo, cioè come vaccini. Tanto per illustrare il grado e la complessità dell’inganno ordito dal governo.
Il numero degli effetti avversi dichiarati da AIFA dopo le vaccinazioni è risultato una piccola frazione di quello previsto. Come spiegare questa circostanza? Ipotizzando un errore gigantesco dei nostri esperti? O con il fatto che le segnalazioni di tali eventi avversi venivano bloccate dal sistema informatico, come molti hanno riferito, evidentemente? Ricordiamo che il rapporto in esame fu tenuto nascosto per alquanto tempo. Probabilmente l’AIFA, temendo che la diffusione di quelle previsioni “uccidesse il vaccino” (così i suoi vertici si esprimevano) provvide a porre forti filtri per le segnalazioni. Il personale sanitario fu incoraggiato a fare, nei casi di effetti avversi, diagnosi in altre direzioni, anche in caso di morte. Di fatto, gli esami necroscopici, prescritti dalla legge, sono stati generalmente omessi. Ma i numeri effettivi, multipli di quelli dichiarati dal Governo, risultano dalla extramortalità e dal confronto coi dati di altri paesi, come gli USA.
Se facciamo un passo indietro, all’anno 2020, troviamo la famosa direttiva governativa della tachipirina e vigile attesa, con intubazione e ventilazione forzata in caso di insufficiente ossigenazione del sangue, e con l’ulteriore direttiva di non fare autopsie. Ora sappiamo che la tachipirina aggravava l’infiammazione mentre la vigile attesa la lasciava progredire, e che la ventilazione forzata, forzando i polmoni ostruiti da coaguli, li danneggiava inutilmente, provocando la morte in moltissimi casi. Il divieto di autopsie nascondeva la natura della malattia (i coaguli) e i perniciosi effetti della tachipirina e della ventilazione forzata. Questo insieme di prescrizioni difficilmente è interpretabile come una somma di sfortunati errori, soprattutto se si considera che la direttiva fu mantenuta a lungo persino dopo che fu stata resa nota la sua nocività.
Nella vicenda non solo della campagna vaccinale, ma di tutta la gestione della pandemia, abbiamo un’intensa interazione tra il capitale di Big Pharma e le istituzioni politiche: il capitale privato finanzia e indirizza l’OMS, mette una capo-lobbysta di Big Pharma a capo della European Medical Agency, tratta informalmente prezzi e forniture con la presidente della Commissione Europea, che è moglie di un membro della CDA di Pfizer, e ora si trova indagata, per questi suoi rapporto, in due procedimenti penali. Una grande quantità di denaro è stata inoltre investita in modo da incentivare le diagnosi di Covid e le vaccinazioni, remunerando miratamente medici e strutture sanitarie.
Di fronte a questi dati, che rinviano all’interazione capitale privato-profitto politico, appare insufficiente l’approccio etico e psicopatologico per capire, prevedere e riconoscere simili fenomeni – e pericoli. Nonché per difendersi da essi. Sicuramente non si può prescindere da un saggio come Ponerologia politica: per una scienza sulla natura del male studiata nella sua dimensione politica (Political Ponerology: A Science on the Nature of Evil Adjusted for Political Purposes) dello psichiatra e scienziato sociale Andrzej Łobaczewski (“ponerologia” deriva dal greco “poneròs”, ossia “malvagio”), ma il paradigma dominante in siffatte vicende non è l’etica né la psicopatologia, bensì la logica del capitale, dell’impresa, dell’azienda, che oramai si è impossessata delle istituzioni pubbliche, rendendole di fatto suoi strumenti privati.
In conclusione, è la struttura economica del sistema in cui viviamo, a costituire la fonte del pericolo, col suo controllo sulle istituzioni pubbliche nazionali e internazionali. La disponibilità psicologica dei politici, degli amministratori, dei sanitari e del personale di giustizia a eseguire certe operazioni estreme, o a coprirle, può essere frutto tanto di una devianza patologica quanto della della normalità psicologica dell’uomo, ma non è il fattore determinante.
31.12.24
Marco Della Luna