EMOZIONI DEL MORIRE

Non è mai troppo presto – perciò continuiamo la nostra breve serie di istruzioni per il trapasso, prendendo in esame l’aspetto emotivo.

Il trapasso è un processo in cui si scatenano, dal nostro interno, fortissime e conturbanti emozioni commiste a vivide apparizioni visive, cenestetiche, e in minor misura uditive e olfattive. Esse tendono a travolgere anche emotivamente il morente. Non a caso la preghiera cristiana per i defunti invoca per essi tranquillità: l’eterno riposo dona a loro Signore, splenda ad essi la luce perpetua, riposino in pace, amen. Molti insegnamenti esoterici per il trapasso trattano la gestione di tale stato emotivo e percettivo. Per padroneggiarlo, bisogna costruire il carattere lavorando, pertanto, principalmente sulla propria emotività e sulla propria capacità attentiva. Questo oggi è molto impopolare e arduo, non solo da fare ma persino da concepire e da accettare, a causa del condizionamento mentale a cui siamo sottoposti sin dalla prima infanzia. E che dobbiamo invertire.

La nostra società basata sul continuo incremento del fatturato, cioè del prodotto interno lordo, necessario per sostenere il pagamento degli interessi sull’enorme mole del sempre crescente debito pubblico e privato, si regge forzatamente sul consumismo, che alimenta il fatturato. Inevitabile quindi che ci troviamo bombardati di stimoli al desiderio di comperare, godere, consumare, spendere. Messaggi pubblicitari come “lasciati emozionare”, che invitano appunto ad aprirsi agli stimoli emotigeni, sono anche propri della informazione e delle intrattenimento per il grande pubblico, tanto nei contenuti verbali, quanto nelle immagini e nei suoni o musiche che li accompagnano.

 Il tutto è incalzante e tende ad assumere e controllare dall’esterno la vita emotiva e motivazionale della popolazione, che quindi viene educata e condizionata a porsi in modo passivo e ricettivo rispetto sia agli stimoli che alle emozioni, a prenderli come dati di realtà indipendenti e rispetto ai quali non ci si mette a reagire, a lavorarci sopra, a prendere distanze prospettiche, perché ciò sarebbe una rinuncia alla pienezza della vita e al diritto alla spontaneità, alla libertà. Tu vivi in quanto ti stai eccitando o stai scaricando l’eccitazione. Se l’eccitazione finisce, è un male e devi prendere qualcosa che te la faccio a tornare o che ne faccia tornare gli effetti, come il buon Viagra.

Parallelamente alla passività verso le emozioni e le loro cause, il sistema ci educa alla passività rispetto all’attenzione, ci spossessa o meglio ci atrofizza la capacità di dirigerla, focalizzarla, sostenerla. Lo fa assuefacendoci ad essere intrattenuti dalla televisione, dai videogiochi e simili strumenti di intrattenimento, e quale, mentre li usiamo o meglio ci facciamo usare da essi, si impossessano della nostra attenzione, la guidano la attaccano a questo o a quello, la collegano alle emozioni, ci somministrano scariche di interesse, di piacere, chimicamente di dopamina, tali che per qualità, intensità e varietà prevalgono su quelle che riceviamo dalla vita reale; il risultato è che, soprattutto nelle ultime generazioni’che sono cresciute davanti a questi piccoli diabolici schermi, non si sviluppa la facoltà di padroneggiare la propria attenzione, e lo vediamo poi a scuola nella incapacità di seguire con attenzione l’insediamento per più di 10/15 minuti consecutivi – incapacità che ormai è un dato acquisito per la didattica, anche in ambito universitario.

A questa perdita di facoltà attentiva è associata anche una perdita della capacità mnemonica e di quella del pensiero logicamente articolato, consequenziale. Vi sono approfondite indagini sperimentali, neuropsicologiche, di questo graduale scadimento cognitivo. Il compito è trasformare la passività in capacità di azione e di padroneggiamento, o mastery.

Già il prendere consapevolezza di quanto sopra è abituarsi ad accorgersi di tutte le occasioni e le forme in cui tale scadimento si produce e si traduce, è un buon inizio di un percorso di ristrutturazione del carattere per coloro che vogliono prepararsi al grande evento. Ma qui, per procedere in modo concreto, devo raccontare un fatto personale.

Io vissi, intorno ai 4 anni un episodio illuminante e molto formativo. I miei genitori mi avevano dato un minuscolo giocattolino che mi piaceva molto e con cui giocavo facendolo galleggiare nel lavandino. Inavvertitamente aprii lo scarico e Il giocattolino cadde giù. Invano tentammo, prima io e poi mia madre, di recuperarlo. Ricordo che mi disperai fino alle lacrime perché vivevo la cosa come una grande perdita, irrimediabile. Poi il tempo passò, venne l’ora di pranzo, poi di un riposino, e alle 15:00 circa mia madre mi portò secco a fare la spesa. Mentre rincasavamo, intorno alle 16, si rivolse a me e mi disse di non disperarmi perché la sera sarebbe tornato mio padre e avrebbe svitato lo scarico del lavandino per recuperare Il giocattolino. Io sul momento rimasi sorpreso perché non sapevo a che cosa collegare questo suo dire. Poi mi sovvenne dell’episodio della mattinata e mi ricordai delle emozioni che avevo provato, così intense e travolgenti, totalizzanti. Mi meravigliai assai nel confronto tra il mio stato attuale, indifferente, e quello di allora, esasperato, accorgendomi che quello stato emotivo, che sembrava solido e permanente mentre lo vivevo, non esisteva più, al punto che me ne ero dimenticato. Mi accorsi insomma che gli stati emotivi sono momentanei anche se tali non paiono, che vanno e vengono, o meglio che si entra e si esce in essi e da essi. Bene, Il passo successivo è chiedersi se e come si possa operare volontariamente questo entrare ed uscire. E abbiamo le risorse per farlo.

In questo campo, gli insegnamenti, anzi le scuole, non si contano, dalla psicologia cognitiva sperimentale indietro indietro fino alla filosofia applicata dei Greci e agli insegnamenti buddhisti e induisti. Qui mi limito a indicare quella che secondo me è l’essenza che accomuna tutti questi insegnamenti, essenza che il buddhismo tibetano esprime con la parola bardo, che significa intervallo, e che noi potremmo assimilare, con riferimento alle marce di un’automobile, al folle. L’intervallo è quello tra due stati mentali, tra il sonno e la veglia o la veglia e il sonno, tra un pensiero e un successivo pensiero, tra il focalizzare l’attenzione sull’esterno e il dirigerla verso l’interno, e via discorrendo. Il pregio del bardo è che esso è un momento di coscienza non concettuale in cui appare la non solidità, intesa come non permanenza e sussistenza indipendenti dalla mente, di tutti i fenomeni, dalle apparenti cose materiali alle emozioni. Cogliere consapevolmente il bardo, nella sua fugacità, esige una certa pratica in cui il lavoro sull’ attenzione, sulla visualizzazione e sulla respirazione, quest’ultima adoperata come regolatore emotivo, svolge un ruolo fondamentale; ma capita di coglierlo anche fuori di una pratica meditativa mirata, allorquando la nostra mente riposa in se stessa, cessa di protendersi verso l’esterno, verso il passato, verso il futuro e resta nella propria identità cristallina. Ciò avviene per esempio in momenti di spossamento o spaesamento, di rilassamento dopo un fortissimo stress, di disperazione totale che ci libera dallo stesso desiderio di esistere. Allora sentiamo la fluidità e inconsistenza del tutto, noi compresi, ed è quella è la porta maestra per uscire dalla turbolenza emotiva.

Perché mai -mi chiederete- oberarsi di tutto questo lavoro, quando si deve morire? Ovviamente, citando col vero titolo del Libro egiziano dei morti, “per uscire alla luce del giorno”.

26.01.2023 Marco Della Luna

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FIABE DEVIANTI per una civiltà in rovina

FIABE DEVIANTI

Per una civiltà in rovina

(Aurora Boreale, Dicembre 2022 [email protected])

Albert Einstein diceva che se vuoi che tuo figlio cresca intelligente, devi leggergli fiabe. E che se vuoi che cresca più intelligente, devi leggergli più fiabe.

Nel caso di questo libro, si tratta di fiabe destinate a bimbi e adulti insieme. Bimbi e adulti che oggi sono uniti, e più o meno eguagliati, dalla medesima bisogna esistenziale: assimilare la realtà odierna senza rigettare la vita o esser da questa rigettati.

Nel suo affascinante saggio sulle fiabe, Il mondo incantato, Bruno Bettelheim, noto psicanalista sopravvissuto ai Lager nazisti e morto suicida, esplora la loro funzione pro-evolutiva: le fiabe classiche fanno vivere ed elaborare ai bambini, in un modo avventuroso e simbolico, per loro comprensibile e non traumatico, i passaggi e i problemi che scandiscono lo sviluppo psichico in senso freudiano: la fase orale, la fase anale, la fase fallica con l’Edipo, la fase genitale del formarsi per formare una famiglia e lavorare produttivamente, inserendosi nella società e nelle regole. Ciascuna fase con i suoi specifici confitti, pericoli, complessi; le sue fissazioni, fantasie, conquiste.

Ma oggi quella società, quella cultura, quella morale, quella normalità, presupposte dalle fiabe classiche e da Freud stesso, sono tramontate. Quell’ordine di valori, certezze, ruoli e identità è stato travolto. I riferimenti, i capisaldi sono venuti meno. E’ tempo di fiabe che guidino a prepararsi per sopravvivere in un mondo disorientante e caotico, che vive la sua stessa dissoluzione, e che, per risorgere, abbisogna di eroi di un altro Ordine. 

Dal livello quotidiano sino a quello escatologico, il macrocosmo – e il microcosmo non meno – brulica di ossimori, di contraddizioni, di assurdo. Recepirne qualche parte, senza esplodere, nella propria identità personale e sociale, trasformando i primi in sublime, le seconde in mistero, e il terzo in speranza, credo sia buona parte della crescita dell’individuo e della civiltà. Maturità è anche aumento della propria capacità di sostenere l’esposizione alle contraddizioni, alle dissonanze cognitive ed emotive. Anche qualora vi paia  che leggere queste fiabe ai vostri figli non rispetterebbe i loro

tempi di crescita, somministrategliele egualmente, dato che i loro tempi di crescita ormai non li rispetta niente e nessuno – e spero per loro che l’abbiate capito!

Queste fiabe sono molto avventurose, popolate dai demoni dei dubbi basilari, intramontabili persecutori dell’essere umano: Bene o male? Dio o diavolo? Tragico o ridicolo? Realtà o inganno? So o non so? La mamma mi ama o mi odia? Mi dà la vita o la morte? E io amo od odio? E tu mi stai salvando o mi stai distruggendo?

O forse l’inganno sta proprio nel fare noi simili distinzioni, nel credere in simili alternative? Sono fiabe rigorosamente ambientate – com’è nella migliore tradizione delle fiabe – fuori dal tempo e in un mondo dalla tecnologia medievale, e popolato dal sovrannaturale e dalle sue creature.

Il dischiudersi della realtà sovrannaturale non trascende né svilisce la realtà e il pensiero ordinari, ma li mette in crisi e in moto, iniziaticamente, e favorisce un adattamento dell’eroe, adattamento ora rivoluzionario, ora minimalista o – se vogliamo – minimalesco, ma sempre traguardante.

Anzi, non di rado l’ordinario si ribella e si mette a competere col sovrannaturale,

rimandandogli la patata bollente. In tali occasioni l’eroe conquista, attraverso un salto di maturazione, la propria cittadinanza in entrambe le dimensioni, la propria autonomia di giudizio e una libertà di azione.

Conquista il mondo, ma non tanto in senso letterale, quanto come spazio esistenziale: amebicamente, con ogni sorta di mezzo, impara ad estendere i confini dell’area di significanza della propria esistenza: crea incominciando da dove Prometeo fu incatenato, da quella brulla rupe del Caucaso…

E così questo eroe – quasi sempre un bimbo o una bimba – insorgendo dalla pura e angosciata contemplatività, procede e ascende attraverso avventurose ricerche ed esperienze micro- e macrotraumatiche, mini- e maxiiniziatiche: ma verso quale meta? Verso quale scoperta, culminazione o entelechia? Neppure io so dirlo. Il dubbio resta parte del fine, come il Libro più oscuro resta quello della Rivelazione .

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15.01.23 Marco Della Luna

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GUARDATE QUESTO MIO ARTICOLO DEL 01.09.14:

UCRAINA: LA GUERRA EUROPEA DEGLI IDIOTI PERICOLOSI

Pubblicato il 01/09/2014 da admin

UCRAINA: LA GUERRA EUROPEA DEGLI IDIOTI PERICOLOSI

Le menti geostrategiche di USA e UE avevano già convincentemente manifestato il loro livello di intelligenza e lungimiranza nelle campagne di pacificazione, stabilizzazione e democratizzazione di Iraq, Afghanistan, Libia, Egitto. In Siria mesi fa stavano per aiutare gli insorti jihadisti bombardando l’esercito siriano, e ora, costretti dai fatti, aiutano l’esercito siriano bombardando i jihadisti.

Mentre le fabbriche licenziano e chiudono e l’economia comunitaria si contrae perfino in Germania, e mentre si avvicina un freddo inverno, le sullodate menti si lanciano in una campagna di sanzioni, dirette a parole contro la Russia, ma nei fatti contro le imprese, i lavoratori, i consumatori dell’Europa Occidentale. Penso alle ditte che, a seguito delle sanzioni, non possono più esportare verso il più grande paese del nostro continente. Quindi vanno a gambe all’aria. Con le sanzioni in vigore ad oggi e con le contromisure russe, l’Italia rischia 800.000 posti di lavoro e, solo di esportazioni agroalimentari, perde 200 milioni, cioè il 24%.  L’UE perderà circa 5 miliardi.

Qual è il fine degli illuminati strateghi? Indurre Mosca a decurtarci i prodotti energetici per costringerci ad affidarci ai fornitori USA, così da aumentare anche la nostra sudditanza politica verso Washington, e con un passaggio per forti rincari, che si tradurranno in maggiori costi per riscaldarsi, per viaggiare, per fabbricare?

Dopo che la loro geniale e felicissima guerra in Libia (voluta da Londra e Parigi, appoggiata da Washington, e a cui Berlusconi fu spinto a partecipare da Napolitano) ci ha privato di quella preziosa fonte alternativa, in cui avevamo investito molto, è logico che adesso puntino a privarci anche del fornitore russo, per metterci completamente in pugno a quello americano.

Intanto – ripeto – è assodato che queste stupide sanzioni ci stanno facendo perdere punti di pil e guadagnare punti di disoccupazione.

Ma per distrarre l’opinione pubblica dai veri problemi, dalla depressione economica, da chi fa gli affari sulla pelle delle nazioni, da chi si mangia i diritti della gente – per distrarre gli europei dal problema dei conflitti oggettivi e interni di interessi all’UE, tra paesi dominanti (Germania in testa) e paesi subalterni,  si costruiscono conflitti esterni e nemici esterni, meglio se con connotazioni morali e ideologiche. E’ una costante storica.

Non meno balorda è la motivazione delle sanzioni medesime. Le menti strategiche dei nostri leaders, dopo aver inglobato nella NATO e armato contro la Russia diversi paesi dell’area ex-sovietica, anche nel Caucaso e nella zona altaica, fino all’Afghanistan, ora vorrebbero estendere la NATO all’Ucraina, portando i loro missili a poche centinaia di chilometri da Mosca. E’ pensabile che Mosca accetti ciò senza combattere? Che accetti un accerchiamento che le arriva sotto casa? Quanto vogliamo tirare questa corda? Non è meglio, non è più sicuro, magari, creare uno Stato-cuscinetto nel Donbass, libero da armi strategiche? Non è meglio lasciare alla Russia le sue tre provincie storiche ed etniche, piuttosto che rischiare una guerra nucleare, o anche solo un ulteriore tracollo economico?

Infatti, la Russia rivuole semplicemente indietro le sue tre provincie, che da secoli sono abitate in maggioranza da russi, e che Krushev, a tavolino, aveva passato amministrativamente all’Ucraina nel 1953, in un contesto che rendeva pressoché indifferente questo passaggio. E’ chiaro che i recenti rivolgimenti in Ucraina hanno cambiato le carte in tavola, che è emersa e si sta consolidando una forma di nazionalismo ucraino il quale, verso la minoranza russa, va dal non amichevole all’ostile, e che politicamente si estende dal liberismo capitalista al fascismo. Santa Julia Timoshenko, celebrata leader filoeuropea ed eroina della democrazia di Kiev, è stata intercettata mentre diceva di voler eliminare i separatisti russi con le armi nucleari. Dopo questo, e dopo le stragi che sono state consumate, come si può onestamente pensare a una pacifica convivenza della minoranza russa con la maggioranza ucraina entro il medesimo Stato e sotto il medesimo governo?

La divisione umana che si è aperta è incolmabile e insanabile; meglio prenderne atto, e tracciare un confine che metta fine alla guerra e alle carneficine, prima che prenda corpo il fenomeno che già è iniziato, ossia dei volontari stranieri, perlopiù di estrema destra, che vanno a combattere in Ucraina contro i comunisti russi, e che, a differenza dei soldati ucraini, non si fanno scrupolo di sparare anche sui civili, identificandoli come nemico etno-ideologico. Si aggiungono i mercenari e i contractors occidentali, i mercenari delle multinazionali USA che supportano Kiev, assieme a neonazisti svedesi. Combattenti francesi, americani, serbi, polacchi, israeliani, britannici, etc., già versano il loro sangue, perlopiù  per motivi ideali, soprattutto a difesa dei russi. Hanno formato una brigata sotto il nome “United Continent”.

Stanno così risvegliandosi gli odii atavici e tradizionali del Vecchio Continente, complicati, oltre che dalla stupidità dei vari fanatismi, dalla contrapposizione ideologica e dalla valenza di lotta paneuropea contro l’invadente presenza del capitalismo americano.

Una deriva, questa, di cui i cauti media non ci informano, ma che è ovviamente assai pericolosa, che tende a coinvolgere altri paesi e a far evolvere un conflitto etnico locale in qualcosa di incomparabilmente peggiore e che può portare all’uso di armi nucleari in Europa, quindi a conseguenze mortifere o persino peggio che mortifere anche per noi dell’Europa occidentale.

La guerra di Ucraina è già adesso una guerra europea. Assomiglia alla guerra civile spagnola. Ma a differenza di quella, tocca direttamente una superpotenza nucleare.

Perciò ripeto: basta sanzioni idiote contro la Russia, tracciare un confine per separare le opposte forze armate, porre fine alla guerra, lasciare alla Russia ciò che è della Russia, e prendersi pure il resto. Ma senza piazzarci armi strategiche.

01.09.14 Marco Della Luna

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TAVOLOZZA DELLE CRISI

l’Italia che prima fa un trattato di amicizia con la Libia e pochi mesi dopo, su ordine di Washington, partecipa alla sua conquista militare, è un buon esempio del tipo di indipendenza che avrebbe l’Ucraina e per cui ci stiamo impegnando in una guerra pure comandata da Washington e che non solo ci costa moltissimo ma ci espone anche a un annientamento nucleare.
Con tutti i prestiti e gli armamenti che riceve, l’Ucraina si indebita fino al collo verso gli Stati Uniti. Già le corporations americane hanno preso il controllo dell’Agricoltura e di altre risorse. Quando avranno preso il controllo di tutto, il loro burattino Z tratterà la pace il nome dell'”indipendenza” nazionale, e i nostri pagliacci dei media e delle istituzioni applaudiranno a questa nuova vittoria della democrazia.

Giorgia si legittima a governare proclamando incrollabile fede nella NATO e nel bacino, ossia nei due grandi strumenti di dominio sociale e di profitto industriale: gli armamenti e i farmaci, unibili nel nome FARMAMENTI. Il governo Meloni parla molto di nazione. Che cosa sono le NAZIONI, dopotutto? In quanto stati, sono politica, cioè inganno, corruzione, sopruso. In quanto popoli, sono masse emotive, ottuse, suggestionabili, irrazionali, cioè il complemento della politica.


Credo fermamente nella scienza. Nella scienza dell’uso del denaro per produrre verità scientifiche utili a fare più denaro. Sull’onda del successo del covid, in tutto il mondo gli scienziati, opportunamente finanziati, si stanno scatenando per ingegnerizzare virus sempre più letali. Uno ha già ucciso il 80% delle cavie, riferisce la virologa Ilaria Capua. È così che verrà risolto il problema della sovrappopolazione, dell’inquinamento, dell’esaurimento delle risorse. Non mancherà qualche nuova fuga da quei laboratori.

Giorgia ha iniziato a parlare di una cosa che potrebbe davvero mandare all’aria l’Unione Europea in quanto fa capire a tutti concretamente che la politica internazionale consiste in sopraffazione e sfruttamento spietato del più debole, e non delle frottole idealistiche e valoristiche strombazzate dalle istituzioni per imbonire la gente. Cioè Giorgia ha tirato fuori la realtà del Franco coloniale francese o CFA, una moneta controllata da Parigi e che Parigi ha imposto a 14 paesi africani sue ex colonie per depredarli di gran parte delle loro ricchezze naturali e del loro reddito nazionale, nonché per dirigere la loro politica pagando i loro politici. Con questa e altre forme di sfruttamento, la Francia contribuisce grandemente a impoverire gli africani e a spingerli verso l’emigrazione, che essa naturalmente vuole scaricare sulla serva Italia. Spero che questa realtà di feroce imperialismo, che smentisce i valori e i principi vantati dall’ipocrita governo parigino, diventi di dominio e dibattito pubblici in tutto l’Occidente.
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=3288884564764489&id=100009289347107&sfnsn=wiwspwa
Anche perché è chiaro che la Francia, attraverso l’Unione Europea, da molto tempo sta applicando il medesimo imperialismo anche ai cugini africani, cioè agli italiani.
La Francia, estromessa dall’Algeria, voleva rifarsi prendendosi con la guerra la Libia col suo petrolio ed estromettendo l’Eni, e a questo scopo ordinò alla serva Italia di aiutarla contro i propri interessi nazionali. Esortato da Napolitano, Berlusconi obbedì. Ma la Libia, così destabilizzata, attrasse la Turchia, la Russia, gli Emirati, e la Francia se l’è preso dove speriamo le piaccia. Purtroppo, destabilizzando la Libia, ha scatenato l’emigrazione verso la serva Italia, a cui oggi non perdona di tentare una difesa dei propri confini.
Farsi carico dei problemi demografici di un continente di un miliardo di persone, saccheggiato da cinesi francesi e americani, non è umanitario, è coglionitario. Ho verificato, ha ragione il governo italiano: il diritto internazionale non obbliga gli stati ad accettare nei propri porti sbarchi di persone salvate in mare. Per legge bisognerebbe stabilire che non ha diritto ad essere salvato chi volontariamente si mette in condizione di pericolo. Altro principio giuridico generale deve essere che gli stati e le multinazionali che, con le loro iniziative commerciali e militari, causano i flussi migratori, devono farsi carico di questi flussi accogliendoli e sostenendo le spese, e non scaricando questo onere su altri paesi. È un principio del tutto analogo a quello, già in vigore, che chi causa è inquinamento va a debito dei rimedi adesso. E, implicando l’ammissione di attività lucrative che spingono la gente a lasciare la sua terra, alimenterà il disagio e il dibattito pubblici.





Essere di sinistra nel mondo odierno significa: primo, difendere la quota di reddito nazionale che va ai lavoratori contro la pretesa del capitale finanziario di prendersi tutto il reddito disponibile; secondo, difendere l’indipendenza delle istituzioni pubbliche dal capitale finanziario che vuole guidare da fuori attraverso il rating e il ricatto sul debito pubblico; terzo, difendere i cittadini e le loro libertà contro il controllo elettronico e la schedatura da parte dello stato e della grande industria nonché contro la manipolazione biologica; quarto, difendere le comunità e il tessuto sociale contro le migrazioni prodotte dall’imperialismo economico e dallo sfruttamento da parte delle multinazionali sia nel terzo mondo che altrove; quinto, smascherare e combattere l’imposizione del pensiero unico che sostiene e legittima tutte le suddette aggressioni all’uomo, alla libertà e alla comunità.

L’attuale inflazione è dovuta a scarso afflusso di materie prime e semilavorati a causa di guerra, pandemia, insufficienze strutturali, e si combatte rimuovendo queste strettoie con investimenti mirati. I banchieri centrali invece aumentano il costo del denaro, come se fosse dovuta a eccesso  di domanda. Così mantengono la causa dell’inflazione e ottengono il risultato di aumentare i costi di produzione, aumentare quindi i prezzi, scatenando al contempo la recessione. Cioè ottengono la decrescita infelice che hanno sempre voluto.
Colpire la piccola e piccolissima impresa e il lavoro autonomo con tasse, prescrizioni, restrizione del credito è sempre stata la linea dei politici italiani da Andreatta in poi  – non perché di sinistra, ma perché venduti al capitale straniero. Il lobbying è lì per questo.

 Per portarci ad accettare, anzi a desiderare di non avere più beni di proprietà, colpiscono la casa e l’automobile con sempre nuove tasse e imposizioni di spese per adeguamenti cosiddetti ecologici. È il progetto del great reset: non avremo più niente e saremo tutti felici.
Deindustrializzare l’Italia attraverso il blocco dei cambi detto euro e le regole di bilancio, così da prenderle i migliori fattori produttivi, aziende, capitali, tecnologia, cervelli, e insieme farne la discarica dell’immigrazione non gradita prodotta dallo sfruttamento neocolonialista dell’Africa: questo è l’obiettivo comune di Francia e Germania, che ha ispirato e condotto il processo di cosiddetta integrazione europea.
I traditori che ci hanno governati hanno reso la nostra economia dipendente da quella tedesca in modo che non possiamo liberarci da coloro che ci stanno facendo questo. Perciò la soluzione non è uscire dall’Unione Europea ma emigrare dall’Italia.

Verso che paese?

Non lo so.

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ABANO – CONFERENZA 04.11.22 – HOTEL ALEXANDER PALACE

LA CRISI E’ VOLUTA?

Non si poteva trovare un momento più opportuno per un convegno come sugli errori intenzionali che creano crisi. In verità non sono errori, appunto perché sono intenzionali, ma manovre di ingegneria sociale finalizzate essenzialmente a due obiettivi: primo, estrarre ricchezza della società e concentrarla nelle mani dei decisori e di coloro che questi rappresentano, cioè principalmente la grande finanza globale; secondo, creare le condizioni di allarme e sgomento pubblico (cioè incapacità di capire e reagire) per far passare riforme che assicurino un miglior controllo e sfruttamento della popolazione. Riforme presentate come soluzione alla crisi esistente e prevenzione di crisi future, ma che tali non sono e che, dopo aver operato più o meno lungo sottotraccia, affiorano producendo nuove crisi e consentendo così la prosecuzione della strategia degli ingegneri sociali.

Questa strategia, come ho spiegato nel mio libro Oligarchia per Popoli superflui, del 2010, sta realizzando, passo dopo passo, oltre a una progressiva concentrazione della ricchezza con pari diffusione della povertà, nel lungo termine una gestione zootecnica della società, sostanzialmente quanto preconizzava negli anni 30 il sociologo tedesco Max Horckheimer. Cosa ora resa possibile dalla tecnologia.

Esempi di errore intenzionali, operazioni di ingegneria sociale, sono i seguenti.

L’Euro, che, come blocco degli aggiustamenti fisiologici dei cambi delle monete senza condivisione dei debiti pubblici, produce automaticamente indebitamento estero, deindustrializzazione dei paesi meno efficienti (Italia), fuga di aziende, capitali e cervelli da essi verso i paesi più efficienti – come ampiamente previsto e preannunciato da molti economisti.

Il mercato dell’energia, che è stato progettato per agganciare i prezzi al consumo di imprese e famiglie a una borsa finanziaria speculativa, onde consentire al cartello dei providers, che pagano i politici, di guadagnare spropositatamente ai danni della società.

La riforma bancaria del 1995 con abolizione della divisione tra banche di speculazione e banche di credito e risparmio, fatta per consentire ai banchieri di depredare i risparmiatori e scaricare le perdite sulla società con la crisi del 2008.

L’intervento pubblico su tale crisi: fatto coi soldi del contribuente, ma senza reintrodurre la predetta divisione, in modo da consentire la ripetizione dell’operazione suddetta, che sta avvenendo.

 Ci si stupisce di questa realtà, cioè che lo Stato venga usato per ingannare e defraudare la gente, perché emotivamente si resiste a guardare in faccia l’evidenza: no democrazia, no trasmissione dal basso all’alto, speculatori truffatori che guidano la politica, Stato che viene usato per servirsi della gente anziché per servirla. 

È ora di capire che l’ordinamento socio politico non è una grande famiglia ma un’azienda che sfrutta le risorse, anche quelle umane, per arricchire chi la gestisce a spese di coloro che sono gestiti.

È ora di capire che la partecipazione popolare politica al potere non funziona. Gli eletti del popolo si vendono professionalmente.

Contro questa realtà, la stessa rivoluzione sarebbe inutile: storicamente non avvengono cambiamenti, riforme, la rivoluzione dal basso, per effetto del coordinamento popolare. Nemmeno con le rivoluzione, che sempre hanno peggiorato le condizioni di vita dei popoli, oltre a farne morire buona parte, dalla rivoluzione francese a quella iraniana. Le rivoluzioni popolari ottengono solo di cambiare il padrone. La struttura e i rapporti non cambiano.

I cambiamenti nell’organizzazione socio politica avvengono invece per effetto di due principali fattori: cambiamenti geofisici, climatici e innovazioni tecnologiche, come la stampa, la radio, la bomba atomica. Le recenti innovazioni tecnologiche consentono un capillare controllo sociale in tempo reale quindi la riorganizzazione della società come allevamento informatizzato, con un fortissimo aumento del divario tra base e apice della società.

Sempre con uno sguardo alla storia, faccio presente che via via che la tecnica mette a disposizione del potere nuove e più potenti armi di controllo e sfruttamento della popolazione, il potere subito le pone all’opera; e la tecnica ora gli dà la possibilità di realizzare un controllo zootecnico, cioè anche biologico, anche genetico, sulla gente.

Faccio infine presente che, alla fine del secolo scorso, è avvenuta una rivoluzione socio-politica. Mentre Fino alla metà circa del secolo il potere politico era suddiviso territorialmente tra diversi stati e i meccanismi di potere e ricchezza richiedevano alle elite governanti di ciascuno stato di mantenere un rapporto di solidarietà interessata con il territorio e la popolazione di quello stato, nella seconda metà del secolo scorso l’automazione, l’intelligenza artificiale, la globalizzazione dell’economia e del potere politico hanno prodotto una radicale trasformazione, nel senso che oggi ormai il potere si è geograficamente unificato, per lo meno agli apici, e non ha più bisogno di singoli popoli specifici o di grandi masse di lavoratori, consumatori, combattenti, coloni. I popoli sono diventati intercambiabili, sostituibili, quindi superflui come pure i loro rispettivi territoriali. Era pertanto inevitabile che i popoli, particolarmente i lavoratori, perdessero forza di partecipazione e di contrattazione, quindi anche diritti e quote di reddito in favore del capitale finanziario dominante, che produce la cultura e il paradigma interpretativo unico ormai difficilmente contrastabile, perché chi lo contrasta o critica viene emarginato, oscurato, criminalizzato. 

04.11.22 Marco Della Luna

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PASTORIZIA POLITICA

PASTORIZIA POLITICA

L’ordinamento sociale nasce dal gregge. All’inizio abbiamo il pastore padrone di poche pecore, da cui prende il latte, la lana e gli agnelli per il suo consumo e per venderli. Poi il gregge aumenta e il pastore padrone si dota di cani. Poi acquisisce più greggi e assolda servi pastori, quali li gestiscono con l’aiuto dei cani, nonché mungitori e tosatori. Nell’ordinamento sociale, i servi pastori sono i politici, i cani sono i magistrati, i mungitori e i tosatori sono gli agenti del fisco.

Poi il padrone insegna alle pecore a parlare, leggere, scrivere, in modo che siano più produttive, e incarica personale intellettuale per farle crescere nella persuasione che tutto sia legittimo e per il loro bene e voluto da loro. A questo scopo, inoltre, concede alle pecore la facoltà di votare per eleggere i pastori. E via via che la scienza mette a disposizione sostanze per migliorare la quantità e la qualità della carne, della lana e del latte, gliele somministra attraverso i veterinari, di solito facendosi pagare. Il patto sociale è quello che lega padrone, pastori, cani, intellettuali, veterinari e ha come oggetto le pecore.

Quando vuole ristrutturare la sua azienda, il padrone induce una crisi in un gregge, oppure mette un gregge contro l’altro, oppure li unisce in un unico recinto. Le pecore non sanno che, il giorno che venga meno la richiesta della loro carne, della loro lana, del loro latte, sarebbero messe in liquidazione.

8.10.2022  Marco Della Luna

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SFIDUCIA NELLO STATO: VALIDE RAGIONI

Al fondo, il movimento No-vax e il movimento Iononpago (la bolletta) sono espressioni della maturata  sfiducia della gente verso lo Stato. La gente ha visto che lo Stato è gestito da una classe politica e burocratica che sostanzialmente si vende al miglior offerente, solitamente straniero, che la assolda per estrarre dalla popolazione e dal Paese risparmi, reddito, aziende pregiate, mercati interessanti (dopo aver fatto chiudere le imprese nazionali che li occupano), senza alcun riguardo nemmeno  per la salute della gente, riducibile a cavie per grandi esperimenti biologici.

I politici di professione promettono mari e monti agli elettori, durante le campagne elettorali; poi però applicano la loro regola aurea: passata l’elezione, gabbato l’elettore. E si vendono per tradire gli interessi del Paese.

Che le cose funzionano così lo stiamo vedendo molto chiaramente nella vicenda energetica: Per decenni hanno lavorato metodicamente allo scopo di creare le condizioni giuridiche e materiali  necessarie a produrre gli enormi profitti speculativi, finanziari e commerciali, che ora i loro mandanti  stanno realizzando sulla pelle della gente. Hanno bloccato l’estrazione del gas in Italia per rendere l’Italia più dipendente dai fornitori esteri; hanno abbandonato il sistema dei contratti di lungo termine a prezzo fisso con i fornitori per affidare il prezzo agli speculatori sui futures del borsino di Amsterdam; hanno interrotto gli acquisti dalla Russia per passare a forniture che costano almeno il quadruplo dalla Cina e degli Stati Uniti. Per giunta hanno creato una situazione di carenza che fa chiudere le aziende nazionali a vantaggio della concorrenza estera, e da far accettare la moltiplicazione dei prezzi. I buffoni brussellini hanno posto il cap al prezzo del gas russo, quando questo già non arriva più. Tutta la politica energetica italo-europea è stata progettata per sabotare: I pannelli solari che risultano antiecologici oltre che antieconomici, sovvenzionati solo per un business finanziario, comprati in Cina, e che scaricano i costi sulle bollette; Le pale eoliche che sono perfettamente inutili, oltre che costose, perché non danno un apporto costante né prevedibile alla rete. E ora le auto elettriche, altamente antiecologiche, costosissime, malservite, inaffidabili e molto pericolose in caso di incidente o di incendio. l’Unione Europea le impone mandando fuori produzione le auto a motore termico e così annientando 35.000 posti di lavoro in Europa, mentre non esiste nemmeno la capacità di produrre tutta l’energia elettrica necessaria a ricaricare le centinaia di milioni di nuove automobili elettriche che dovrebbero sostituire le attuali, per non parlare delle  colonnine di ricarica. Chi ci guadagna? La Cina e gli altri produttori dei materiali necessari e dei motori elettrici.

Altra prova che non ci si può fidare dello Stato è la storia delle frodi e delle bancarotte bancarie, per le quali le condizioni giuridiche sono state create con la riforma del 1995 (la banca  universale) e nelle quali molti banchieri si sono arricchiti e hanno arricchiti i loro compari e poi lo stato ha coperto tutto, persino i nomi eccellenti  di coloro che avevano ricevuto prestiti enormi senza garanzie e poi non rimborsati. E intanto il risparmiatori sono stati defraudati, i lavoratori bancari hanno perso il posto, le imprese sane hanno perso il credito, i danni sono stati spalmati sul contribuenti. Sono stati assolti gli uomini del crack  del Monte dei Paschi. Così è salva anche l’immagine di Colui che, contro il parere di Bankitalia, consentì loro di comperare la banca Antonveneta a scatola chiusa con un buco di 17 miliardi a beneficio di banchieri spagnoli. Egli addirittura è stato accreditato come salvatore della patria.

Insomma, la gente sente che questo Stato della buropartitocrazia e dei suoi burattinai stranieri è diventato qualcosa da cui essenzialmente bisogna  guardarsi e difendersi, sottraendosi innanzitutto alle sue pretese e cercando di rifarsi con ogni mezzo dei danni che esso, con la frode o con la forza, causa alla popolazione, nel mentre che le taglia i servizi pubblici in quantità e qualità e le aumenta tasse e bollette e controlli, configurandosi sempre più fortemente come Stato estrattivo e di sorveglianza. Come sostanzialmente un’azienda posseduta dal grande capitale apolide, un’azienda che alleva e gestisce la popolazione tosandola, mungendola e macellandola nell’interesse di questo medesimo capitale, il quale, per legittimarsi agli occhi della gente, le fa eleggere ogni tanto un certo numero di figuranti, già ben consapevoli, molto prima di candidarsi, di che cosa poi dovranno fare, di chi li remunererà, di che sorta di giustizia li controllerà.

04.09.22 Marco Della Luna
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L’ECONOMIA DEGLI STATI DA LIQUIDARE

L’ECONOMIA DEGLI STATI DA LIQUIDARE

Lo Stato sano raccoglie i tributi (prelevando in tutto o in parte il surplus dai cittadini e dalle imprese) e li investe infrastrutture, servizi, forze armate; tali investimenti aumentano la produttività e il prodotto interno, stimolano gli investimenti privati, e di conseguenza aumentano il gettito fiscale e i nuovi investimenti. Questo è il funzionamento virtuoso e progressivamente espansivo dello Stato sano.

Ma in tale funzionamento teorico interferiscono fattori umani inevitabili:

– le classi dominanti che raccolgono i tributi rubano parte di essi per arricchirsi;

– e non si curano molto di investire bene il restante, destinandone parte ad arricchire compari e sostenitori;

-a cascata, tutti i dirigenti che eseguono gli investimenti e le spese pubblici tendono a rubarne una parte;

-inoltre, i componenti delle classi dirigenti si sottraggono alla tassazione usando la loro posizione di potere, e, accorgendosene anche le classi subalterne cercano di evadere il fisco.

Alla fine, la quantità di risorse investita sarà notevolmente inferiore a quella raccolta, cioè tolta alla società civile con le tasse, sicché il circolo virtuoso ed espansivo risulterà molto indebolito o assente o addirittura invertito.

Quando le suddette ruberie, evasioni ed elusioni fiscali, congiunte agli scandali di corruzione e alla scarsa qualità degli investimenti, dei servizi e della amministrazione in generale, producono insuccesso economico e scontento sociale, la classe dominante può usare parte dei tributi raccolti  per comperare direttamente il consenso mediante erogazione di benefici clientelari diretti in sostituzione delle esecuzione di investimenti utili: pensioni fasulle, impieghi fasulli, reddito di cittadinanza. 

Se le entrate tributarie non bastano a finanziare questa campagna di acquisto, le classi dirigenti possono finanziarla ricorrendo all’indebitamento pubblico, e così peggiorando le cose strutturalmente e in prospettiva.

Un’altra fonte di finanziamento aggiuntivo dello Stato, sono la conquista militare, il colonialismo o imperialismo, e il saccheggio o prelievo di tributi dai territori sottomessi e altresì lo sfruttamento dei loro abitanti come schiavi o lavoratori sottopagati.

La Roma antica si finanziò ampiamente in questo modo per tutta la fase di conquista ed espansione, cioè fino a circa al 100 dopo Cristo. La sua era un’economia molto dipendente dallo sfruttamento degli schiavi acquisiti con le guerre di conquista.

Lo Stato antico romano incominciò ad entrare in crisi finanziaria, cioè ad avere difficoltà nel sostenere le spese dell’apparato amministrativo, delle opere pubbliche e dell’esercito, quando finì la fase espansiva, quindi l’afflusso di ricchezze e schiavi dai popoli via via sottomessi, e ancor più quando Roma iniziò a dover pagare i popoli barbarici sui suoi confini affinché non invadessero e razziassero i suoi territori.

Gli storici hanno ricercato la causa per la quale il sistema economico e commerciale dell’Impero Romano non sopravvisse all’Impero stesso e non si evolvette in modo costruttivo e conservativo del suo livello, con le sue meravigliose infrastrutture (strade, ponti, porti, acquedotti, bonifiche), ma crollò quasi completamente comportando la fine dei commerci di lungo raggio, dei grandi mercati, della civiltà urbana, assieme a un drastico calo demografico – crollo da cui l’Europa iniziò a risollevarsi soltanto verso il Trecento. L’hanno ricercata e l’hanno trovata proprio nel fatto che lo Stato Imperiale aveva sviluppato un apparato amministrativo e militare enorme e insostenibile, una nobiltà e un clero parassitari (esentati dalle imposte), mentre la sua economia, basandosi sullo sfruttamento dei popoli sottomessi, sul lavoro schiavistico o servile e sulle rendite del latifondo italico (assai mal coltivato), era intrinsecamente, strutturalmente bloccata, isterilita nella produttività,  e incapace di evolversi; al contempo, l’apparato statale ricorreva a una pressione fiscale soffocante per l’economia produttiva. Pertanto lo Stato imperiale, il suo sistema parassitario e la sua economia strutturata per servirlo. dovevano morire e liberare il campo affinché poi, nel corso di circa otto secoli, ripartendo da livelli bassissimi, un nuovo e vitale sistema economico potesse costituirsi.

Oggi, per la prima volta nella storia, in Italia, ricorrono insieme tre condizioni precise: il numero di cittadini che non lavorano ha superato ampiamente il numero di cittadini che lavorano; l’accesso ai consumi opulenti ha raggiunto una larga parte della popolazione; l’economia è entrata in stagnazione e la produttività è ferma da vent’anni, in arretramento rispetto a quella degli altri paesi avanzati. Questi tre fatti, documentabili dati alla mano, a cui va aggiunta una distruttiva pressione fiscale simile a quella del tardo Impero, hanno ispirato Luca Ricolfi nel suo recente saggio La società signorile di massa in cui descrive l’Italia come appunto una società signorile di massa – la descrive sostanzialmente come un sistema socio- economico bloccato, degradato nel suo apparato scolastico e nel corpo docente, incapace di progettare e realizzare una propria evoluzione. Bloccato, aggiungo io, perché il consenso politico, il voto ‘democratico’, in esso si ottiene mediante la difesa e conservazione di posizioni di rendita ormai diffuse, popolarizzate. A causa di questo fattore, a cui si aggiungono altri fattori come la sua posizione di paese vassallo sancita dagli accordi di pace con gli USA a seguito della capitolazione del 3 Settembre 1943 e aggravata entro l’UE, l’inguaribile arretratezza e dipendenza economica del Meridione, la specializzazione della classe dirigente nazionale nel rubare dai trasferimenti di ricchezza dal Nord al Sud che tolgono al Nord le risorse per investimenti e innovazione competitiva, le migliori forze intellettuali e imprenditoriali che emigrano, l’Italia semplicemente non può essere risanata, non ha futuro proprio, è in declino irreversibile e non ha dato segni di ripresa dal 1992. Questo è il razionale per cui l’Italia è stata posta in liquidazione, con Maastricht, l’Euro, la BCE, il Six Compact etc., nel senso che le sue parti valide vengono rilevate da capitali stranieri, con la complicità di politici italiani e comunitari. Tutti i partiti lo sanno, anche quello del “Credo”, anche quello dei Fratelli, quindi recitano e fingono quando promettono il rilancio del Paese: lo fanno per poter partecipare alla sua liquidazione servendo lo straniero e ricevendo il loro giusto tornaconto.

27.08.22  Marco Della Luna

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LA FIAMMA DEL DUCE E DEL CATTIVO PROGRESSO

CONSERVATORI, PROGRESSISTI E TOTALITARISTI

Roger Scruton, filosofo britannico recentemente scomparso, definiva lo spirito conservatore come quello che è consapevole delle cose buone e funzionanti del sistema sociale storicamente dato, e che vuole preservarle, sia pure non rigidamente ma con riforme e correzioni, da attuarsi senza compromettere gli equilibri e rispettando i tempi fisiologici; per contro, lo spirito progressista, che nasce con l’Illuminismo tradotto e imposto politicamente nella rivoluzione francese, rifiuta organicamente, nel suo complesso, il sistema sociale storicamente dato e lo vuole sostituire d’un tratto con uno nuovo, concepito e progettato razionalmente secondo suoi criteri e obiettivi ideologici, ora laici, ora religiosi.

A questa doppia definizione di Scruton, che mi trova consenziente, aggiungo un elemento di fondamentale importanza, ossia che l’idea progressista di cambiare complessivamente il sistema attraverso un’azione dall’esterno e rapida, cioè sostanzialmente rivoluzionaria, con un sistema diverso, progettato razionalmente o teologicamente, è frutto di una concezione ingegneristica dell’azione politica e ancora più profondamente dell’idea che il corpo sociale sia sostanzialmente una macchina, una costruzione su cui si possa intervenire dall’esterno o dal disopra, con operazioni di ristrutturazione rapida, così come si interviene per esempio su un un edificio, od oggi su un computer, in cui si possono sostituire le schede di hardware, la ventola, i programmi, per farlo funzionare diversamente e meglio. Il computer può essere fermato, spento, e non muore, non reagisce, non si oppone, non soffre quando lo apri e cambi le schede o i programmi. Anche le menti degli uomini sono trattate, da questi ingegneri sociali, come rapidamente ristrutturabili, per creare l’uomo nuovo attraverso l’indottrinamento e la propaganda – idea che sempre accompagna tali progetti -: l’uomo rivoluzionario, comunista, fascista, nazista, maoista, castrista, islamista… 

Al contrario di ciò che suppone la suddetta concezione ingegneristica, la società, essendo qualcosa di vivo e funzionante, che non puoi spegnere o fermare, e che ha esigenze, emozioni e volontà, ed essendo anche infinitamente più complessa e imprevedibile del più complesso dei computers, reagisce resistendo, soffrendo e contrattaccando a un’azione di ristrutturazione, e anche se riesci a eseguire il tuo piano, le reazioni continuano, spesso impreviste, spesso distruttive, e praticamente mai ottieni quello che ti prefiggevi, solitamente il risultato è un grande danno per la collettività, immensa sofferenza, come si è avuto a seguito di tutte le grandi rivoluzioni (laiche e religiose), che hanno avuto un seguito di carestie, terrore, guerre civili ed esterne, declino economico, senza peraltro mai cambiare la struttura piramidale, cioè oligarchica, della società. Senza mai dare il potere reale al popolo (ancor meno a Dio) né produrre benessere e sicurezza per la collettività.

Aggiungo ancora che, per vincere la resistenza e la reazione del corpo sociale alle innovazioni sistemiche che i progressisti, i rivoluzionari vogliono attuare a tappe forzate, questi ultimi devono ricorrere non soltanto all’autoritarismo e alla repressione, ma anche al totalitarismo, ossia all’inculcamento di un pensiero unico ideologico e olistico (nel senso di abbracciante tutti gli aspetti della vita e della realtà), col paraocchi, di supporto alla loro agenda, all’indottrinamento e alla manipolazione mentale. Queste sono misure che inibiscono e bloccano quella spontaneità, la varietà e libertà intellettuale e spirituale, assieme all’imprevedibilità, che insieme sono la matrice del progresso e della creatività culturali. Tutte le grandi fasi di crescita culturale e artistica hanno in comune un buon livello di libertà, varietà e spontaneità, mentre dove si affermano il controllo autoritario e un pensiero unico obbligato con valori imposti e la censura verso valori e idee divergenti, si assiste a un irrigidirsi dogmatico e sterile del pensiero. E l’uomo nuovo? L’uomo nuovo prodotto dall’educazione totalitaria è sempre uno storpio col paraocchi, un mutilato mentale, spesso uno psicopatico.

La storia, col conforto della psicologia sociale, conferma quindi la bontà e il realismo della concezione conservatrice così come rappresentata da Scruton, costituente l’autentico pluralismo e antitotalitarismo (antifascismo, anticomunismo, etc.). Peraltro, soprattutto e sempre più ai nostri giorni, le rapide, forzate e complessive sostituzioni sistemiche non vengono soltanto dall’applicazione ‘progressista’ di modelli ideologici, ma anche dalla forza delle cose, dalle innovazioni tecnologiche che cambiamo i modi di vivere e di produrre, quindi anche le strutture socio-politiche e i mores, con una velocità e una violenza che non rispettano i tempi fisiologici, quindi traumatizzano il corpo sociale.

Il totalitarismo, il pensiero unico obbligato mediante silenziamento, oscuramento, emarginazione, delegittimazione, criminalizzazione dei diversamente pensanti e parlanti (ad esempio rispetto alla dottrina liberista o genderista), assieme al superfinanziamento e alla canonizzazione culturale del pensiero allineato, viene vistosamente adoperato anche dall’odierna dirigenza progressista globale, europea, italiana (mentre ipocritamente condanna come male assoluto i totalitarismi precedenti) al fine di inculcare rapidamente un modello sociale, culturale, economico rivoluzionario nel senso suddetto, che sradichi quello in cui siamo cresciuti, basato su cose fasciste come la famiglia, la maternità, la paternità, la patria, il passato, le tradizioni. Un nuovo modello che io definisco zootecnico perché applica alla gestione delle masse i principi che si applicano alla gestione degli animali di allevamento, e basato essenzialmente sulla concentrazione oligarchica e privata del potere, della conoscenza, del controllo, dei monopoli; e altresì sulla riduzione degli esseri umani a numeri omogenei privi di identità storica, sessuale, etnica e di capacità di resistenza politica e culturale. Individui resi, mediante la tecnologia, completamente trasparenti e tracciabili alle istituzioni che li governano in remoto. Atomi umani completamente amorfi e passivizzati. Il senso complessivo di questa rivoluzione progressista progettata dalle élite globali, detta NWO, è, in essenza, semplificare e perfezionare la loro pratica di gestione della popolazione, anzi sovrappopolazione terrestre, applicando i più avanzati frutti della scienza, mentre “i limiti dello sviluppo” si avvicinano rapidamente ed esigeranno interventi radicali.

Gli araldi e promotori più attivi di questa rivoluzione progettato e calata dall’alto, cioè i progressisti liberal-democratici, sono naturalmente assai enfatici nell’additare al pubblico allarme cose come la fiammella tricolore (rappresentante quella ardente sul sarcofago del Duce a Predappio) che persiste nel simbolo di un partito ancora non ben allineato come loro al vigente progressismo occidentale, ma che presto si adeguerà, se vuole restare al governo.

14.08.22 Marco Della Luna

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CINQUE METODI PER SALVARE IL MONDO

CINQUE METODI PER SALVARE IL MONDO

Pensatori di tutte le epoche si sono ingegnati per formulare un metodo idoneo a risolvere i guai del mondo e dell’uomo.

A parte  da coloro che confidano in un intervento divino, e da coloro che ritengono che le cose stiano andando bene così oppure al contrario che il mondo sia inevitabilmente spacciato, i metodi di salvazione del mondo si distinguono in base al grado in cui mettono in discussione la realtà del mondo stesso che vogliono salvare.

A un primo livello, stanno i metodi moderati, riformisti, che ritengono che i mali e le crisi siano risolvibili mediante aggiustamenti dell’esistente, correzioni e regolamentazione dei processi in corso. Essi falliscono perché, essendo ogni società oligarchica, gli oligarchi che fanno le riforme le fanno del proprio interesse, che di regola comprende lo sfruttamento della popolazione generale.

A un secondo livello, troviamo i metodi rivoluzionari, come quello marxista, secondo cui per salvare la società bisogna rovesciare la sua struttura oligarchica, ossia i rapporti di forza tra lavoratori e capitalisti. L’applicazione dei metodi di questo tipo fallisce sempre perché si riproducono i rapporti oligarchici di sopraffazione e oppressione, non più attraverso l’economia ma attraverso la gerarchia politica, in quanto al padrone del capitale si sostituisce il padrone dello Stato.

A un terzo livello stanno i metodi che obiettano che le rivoluzioni hanno sempre prodotto disastri e che i problemi collettivi non si risolvono se non si evolvono le coscienze dei singoli, sviluppando una consapevolezza ecologica, di insieme e di valori trascendenti l’egoismo individualista. Ma il grado di evoluzione delle coscienze individuali non si traduce in un’evoluzione corrispondente dei comportamenti aggregati, come ben sapevano gli antichi Romani: senatores boni viri, senatus mala bestia.

A un quarto livello stanno i metodi che, preso atto di quanto sopra rilevato, osservano che quindi, per salvare il mondo, bisogna bonificare anche la mente e il subconscio collettivi. Ma come?

A un quinto livello stanno i metodi che osservano che la radice dei mali sociali sta nel fatto che il mondo, la realtà, è sentita e pensata come un bene limitato, dunque l’interesse di ciascuno è conquistarne quanto più possibile togliendolo agli altri, e questo scatena automaticamente conflitti competitivi, anche perché gli altri uomini stessi sono parte del mondo da conquistare e sottomettere e controllare; quindi la logica di questo paradigma di realtà porta alla competizione per manipolare, sottomettere e dominare le altre persone, riducendole a cose, a commodity. Ne consegue che la soluzione dei mali del mondo presuppone che si lavori per non vivere più la realtà come un qualcosa di materiale e limitato, e che non si concepisca più se stessi come bisognosi di conquistare una realtà esterna e limitata. Presuppone cioè una messa in discussione totale della realtà propria e del mondo, mentre gli altri metodi tendono a conservare tale paradigma di realtà – interamente il primo, e gli altri a calare.

Sostanzialmente, questo quinto metodo è in consonanza col buddhismo, che fa presente che il mondo quale lo stiamo vivendo, il samsara, è come tale non salvabile, sicché la via consiste nel trascenderlo, lasciando andare tutto ciò che non può che andare.

Questa è una verità che pochi hanno la forza mentale di guardare in faccia.

06.08.22

Marco Della Luna

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PROGRAMMA ELETTORALE DEL PARTITO CHE NON C’E’ PER ELEZIONI CHE NON CONTANO

PROGRAMMA ELETTORALE DEL PARTITO CHE NON C’E’ PER ELEZIONI CHE NON CONTANO

Prioritario e preliminare:

restituire la libertà e la privacy ai cittadini abolendo e proibendo ogni forma, pubblica o privata, di credito sociale, di tracciamento e profilamento di opinioni, di pagamenti, spostamenti, acquisti, transazioni e depositi bancari, nei confronti delle persone fisiche non esercenti attività di impresa. Altresì abolire e proibire ogni forma di violazione della sovranità biologica delle persone fisiche e ogni restrizione all’uso della valuta legale.

Primo: istituire una commissione strategica che valuti permanentemente la convenienza di obbedire all’Unione Europea rispetto al disobbedire ed uscirne, elaborando e aggiornando piani per questa seconda opzione. Definire che i principi fondamentali della Costituzione prevalgono sempre sulle norme internazionali e che è possibile solo una limitazione della sovranità nazionale a parità di condizioni e non la sua cessione. Non partecipare ad iniziative di pressione politico-strategica verso altri paesi, che possano esporre la Repubblica ad attacchi nucleari.

Secondo: riformare la contabilità bancaria in modo da far affiorare i profitti da creazione di moneta scritturale e portarli a tassazione (circa 220 miliardi all’anno di gettito fiscale aggiuntivo) , onde risanare le banche e le finanze pubbliche nonché generare risorse per investimenti utili.

Terzo: studiare la possibilità di creazione di risorse monetarie addizionali extra Euro quali gli Scott, ossia simboli di compensazione tributaria trasferibili.

Quarto: permettere l’ingresso nel territorio nazionale solo a soggetti legittimati sulla base dell’utilità nazionale, di accordi internazionali ovvero, entro predefiniti contingenti, di qualificabilità effettiva per l’asilo politico, respingendo anche in mare tutti gli altri e non portando sul territorio nazionale coloro che volontariamente e tal fine si mettono in condizioni di essere bisognosi di soccorso. Espellere fisicamente dal territorio nazionale i soggetti ivi illegittimamente presenti.

Quinto: investire prioritariamente nell’assetto idrogeologico, nella ricerca scientifica e tecnologica, nell’istruzione di qualità, nella pubblica igiene, nella produzione di cibo salutare, nelle infrastrutture civili. Investire nella ricerca di tecnologie energetiche verdi  efficienti anziché in impianti verdi inefficienti ed economicamente insostenbili.

Sesto: ridurre la tassazione sugli immobili in modo di far ripartire l’economia e di ridare agli immobili la capacità di fungere da garanzia per ottenere credito bancario.

Settimo: ridurre il cuneo fiscale ed elevare i salari.

Ottavo: ridurre l’apparato burocratico e sopprimere gradualmente gli impieghi improduttivi.

Nono: allestire scuole di riqualificazione professionale gratuita, percorsi di formazione pagati per apprendisti, e abolire il reddito di cittadinanza.

Decimo: elevare le pensioni minime e quelle di invalidità.

Undicesimo: istituire salari differenziati in base al costo della vita delle varie aree del paese.

Dodicesimo: riformare la Costituzione differenziando tra una camera eletta con sistema maggioritario uninominale e deputata a votare la fiducia ai governi e le leggi ordinarie da una parte, e dall’altra parte un senato eletto con sistema proporzionale puro, non soggetto a scioglimento anticipato, deputato ad eleggere il presidente della Repubblica e a votare le leggi costituzionali, le leggi riguardanti il sistema elettorale e la cittadinanza, le riforme della Costituzione, le ratifiche dei trattati internazionali concernenti la sovranità nazionale.

Tredicesimo: separare le carriere dei magistrati giudicanti e dei magistrati inquirenti; rendere effettivi la presunzione di innocenza, la personalità della colpa penale, l’onere di completezza nella contestazione delle accuse, l’onere della prova. Proibire ai magistrati l’accettazione di incarichi professionali da parte di soggetti diversi dallo Stato.

Luglio 2022

Marco Della Luna

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IPOCRISIA E RUSSOFOBIA

IPOCRISIA E  RUSSOFOBIA

La politica, sia nazionale che internazionale, viene raccontata all’opinione pubblica in modo ingannevole, in termini molto censurati, idealistici e legalistici, che poco hanno a che fare con la realtà di ciò che viene fatto e gli scopi per cui viene fatto.

Coloro che detengono il potere politico (oggi sostanzialmente le élites finanziarie internazionali, le grandi famiglie bancarie) prendono le loro decisioni, comprese le guerre dirette e delegate, non certo per il bene comune, bensì allo scopo di aumentare i propri privilegi, il proprio potere e la propria ricchezza, a spese anche dei propri cittadini. Dalle guerre, come dalle crisi economiche e da quelle pandemiche, infatti, le classi dominanti escono sempre arricchite, e le classi dominate sempre impoverite, anche quelle dei paesi vincitori – si pensi alla I GM. Per loro, il popolo è strumento, materiale di consumo, carne da cannone. E le crisi sono opportunità di profitto, di speculazione; perciò non le evitano ma anzi spesso le provocano. Da ogni crisi bellica, economica e ora pure sanitaria, escono uscite più ricche e più potenti.

Anche se la morale e la legalità non c’entrano con le loro scelte, i decisori politici, ovviamente, controllando i mass media, danno a credere che le loro decisioni siano ispirate da motivi ideali, morali, di giustizia. Dipingono se stessi come tutori del bene, della civiltà, delle libertà, della democrazia, della legalità internazionale. Dipingono il nemico di turno come l’opposto di tali valori. Se dicessero la verità, la gente sarebbe poco disponibile a combattere, a morire, a subire bombardamenti, privazioni e supertassazioni per loro. Non ci sarebbe alcuna gloria. Cito Bertold Brecht:  Quando si tratta di marciare, chi guida la marcia è il nemico. La voce che vi comanda è la voce del vostro nemico, Chi parla di nemico, quello è il nostro nemico, In battaglia, il vostro nemico sta dietro di voi.

L’anzidetto tipo di propaganda è naturalmente in opera anche in favore della partecipazione al conflitto russo-ucraino, rappresentato come una lotta difensiva di un soggetto buono, sovrano, democratico, contro uno cattivo, crudele, imperialista, e non come reazione a un’operazione trentennale espansionistica del capitalismo occidentale, il quale  inoltre si arricchisce con la produzione degli armamenti e la speculazione sulle materie prime e l’inflazione, a danno dei suoi cittadini. Esisterà anche una contrapposta propaganda di Mosca, ma io non la conosco.

La rappresentazione in chiave emotiva e moralistica del conflitto suscita inevitabilmente sentimenti di odio verso la parte additata come cattiva. Sentimenti di odio reciproco si stanno sviluppando, non dal 24 febbraio scorso ma da prima del 2014, tra russi e ucraini. Se tra voi si trova qualche russo e qualche ucraino, raccomando loro di rinunciare a questo odio, nel loro stesso interesse, perché odiarsi tra popoli vicini danneggia entrambi. In Italia, nonostante l’impegno del governo e dei mass media, non si sta diffondendo un odio contro i Russi o la Russia; assistiamo invece a una curiosa polarizzazione tra coloro che hanno preso a odiare Putin come un tiranno sanguinario, e coloro che lo considerano un eroe o un santo votato a sconfiggere il nuovo ordine mondiale, cioè l’ordine dei cattivi padroni del mondo. Io non giudico Putin perché per giudicarlo bisognerebbe conoscere i suoi piani, e io non li conosco.

I popoli hanno sempre interesse ad evitare la guerra; ma è difficile per loro opporsi ai guerrafondai, perché essi decidono le guerre e altre crisi (finanziarie, commerciali, migratorie, ora anche pandemiche) per un proprio tornaconto, e hanno il potere di avviarle e di giustificarle, controllando i mass media. Ciò che i popoli possono fare, allora, è respingere il loro story telling mistificante e ipocrita, e non lasciarsi manipolare dalla loro campagna di istigazione all’odio verso altri popoli e di demonizzazione dei loro leaders. Il recente vertice Nato in Spagna si è concluso con la dichiarazione di impegno a difendere gli interessi e le libertà occidentali, ossia del capitalismo occidentale, in tutto il mondo. Ha cioè proclamato che useranno la forza militare a questo fine in modo sistematico, non solo contro la Russia. Bene, noi possiamo rispondere dicendo: vi abbiamo sgamati; quindi, caro Biden, cara Ursula, caro Stoltenberg, caro Di Maio, riprenditi il tuo story telling e mettitelo là, dove volevi metterlo a noi.

Passo ora ad analizzare brevemente la mistificazione della propaganda atlantista sul conflitto in Ucraina.

Primo: essa fa una censura della storia, in quanto presenta questo conflitto come iniziato il 24.02.22 e  non come episodio di una competizione per il potere globale, che continua sin dalla guerra fredda.  E si tace dei fatti del 2014, in modo che non si veda e non si capisca la continuità e concatenazione degli eventi, che iniziano, almeno nel dopo-URSS, con persecuzioni ed eccidii di russi residenti in Ucraina, soprattutto nel Donbass e a Odessa. Ricordo la ex premier Juljia Timoshenko che incitava a bruciare con armi atomiche tutti i russi.

In secondo luogo, la propaganda vuole spiegare il conflitto in termini di violazione di norme etiche e giuridiche, di buoni e di cattivi, mentre in politica ognuno si sforza di farsi percepire come rispettoso della legge e della morale, ma nessuno in politica si lega le mani col reale rispetto della legge e della morale. Se lo facesse, la sua capacità di azione e di competizione sarebbe ridotta ed egli verrebbe rapidamente sopraffatto dai concorrenti. Lo diceva già Niccolò Machiavelli oltre 500 anni or sono. E in effetti anche le potenze occidentali, USA in testa, hanno sempre e regolarmente violato le norme legali e morali per perseguire la loro politica di potenza e profitto economico. Pensate solo all’Iraq: per mettere mano sul suo petrolio, costruirono false prove di armi di distruzione di massa, di legami con Al Quaida, con l’attacco alle Torri Gemelle. Dopo l’invasione, si scoprì che le prove erano false, ma il petrolio iraqeno è rimasto sotto controllo USA, come pure il business della ricostruzione. Mission accomplished. E pensate anche ad altre guerre illegittime, condotte a fini di potere geostrategico, contro Serbia, Afghanistan, Libia. Insomma, nessuno è legittimato a giudicare gli altri, perché il più sano ha la rogna. La politica internazionale si fa così.

In terzo luogo, la presentazione mediatica della crisi ucraina si basa sull’assunto che l’Ucraina sia un paese indipendente e sovrano. Non lo è, come non lo è l’Italia, che, 75 anni dopo la fine della II GM, è ancora occupata da oltre 100 basi USA e in politica estera obbedisce ciecamente agli USA, partecipando a guerre di aggressione, del tutto incostituzionali, come quelle contro Serbia, Libia, Iraq, anche contro il proprio interesse, come avviene con le stesse, attuali sanzioni antirusse, che nuociono molto più all’Italia che alla Russia.  L’Ucraina è un paese vassallo, o satellite, degli USA. E Zelensky non è un eroe della libertà, è un personaggio costruito da Washington, e arricchito da Washington. Ma in realtà neanche gli USA sono indipendenti e sovrani, perché i fili della politica li tirano oggi coloro che tirano quelli della moneta, del credito e del rating, ossia la grande finanza, le grandi famiglie dinastiche bancarie, nel senso che i governi e i parlamenti devono seguire le loro direttive, fare le loro riforme, altrimenti quelle tagliano il rating e non comperano i titoli del debito pubblico, sicché i bilanci saltano. Ne consegue che gli stati oggi rappresentano la grande finanza,  non i popoli.

In quarto luogo, la presentazione mediatica della crisi ucraina si basa sull’assunto che esistano paesi democratici, come noi e l’Ucraina, e paesi non democratici, come la Russia. In realtà la democrazia, ossia il governo dal basso, non esiste, tutti i paesi sono dominati da oligarchie detentrici delle ricchezze, del potere, delle tecnologie, dei mass media, anche se alcuni regimi sono più permissivi e meno brutali, e altri più autoritari e violenti. Nel mondo reale, per ‘democrazia’ si intende che il popolo viene portato ad accettare ciò che viene deciso dai governanti, spesso a porte chiuse, da soggetti non eletti e non responsabili né politicamente né giuridicamente, come dichiaratamente avviene nella UE e nella BCE. In quanto all’Ucraina, il regime di Zelenski, già prima del 24 febbraio, aveva sciolto diversi partiti di opposizione e limitato sostanzialmente la libertà di stampa, quindi si connotava come autoritario e illiberale più o meno come viene descritto quello di Putin.

La russofobia verrà sempre più intensamente coltivata da una strategia che mira a neutralizzare come competitor globale la Russia per organizzare un mondo unipolare, che non sarà, anzi già non è, un mondo con i caratteri storici dell’Occidente, ossia libertà e dignità dell’individuo, stato di diritto, pluralismo, garanzie, partecipazione. Si sta già strutturando come un mondo orwelliano, transumano, di azzeramento dei predetti caratteri europei, di controllo e manipolazione tecnocratica delle persone ridotte a cose. L’implementazione dello stato orwelliano è guidata dalla Cina, con la sua sorveglianza biometrica e il suo sistema di punteggio sociale di obbedienza. E col commercio di organi espiantati ai detenuti. L’UE segue a ruota, con la sua identità digitale, l’abolizione del contante, il tracciamento di tutto e tutti, il controllo sulle informazioni. Questo è il futuro che ci preparano i nostri leaders sedicenti democratici. Questo ìè il vero pericolo.

Vedo una caratteristica comune ai popoli russo e ucraino. Una caratteristica che li unisce, e che si oppone profondamente alla politica orwelliana di riduzione delle persone a cose senza individualità e senza storia. Una caratteristica radicata nella religiosità di una buona parte di loro. Un mio amico, Mario Marchisio, di Torino, poeta e teologo, circa 10 anni fa era deluso dallo svuotamento spirituale e dottrinale della chiesa cattolica e dalla sua deviazione morale. Lo indirizzai alla chiesa russo- ortodossa di Torino, dove avevo un’amica. Là Mario mi ha riferito di aver trovato ciò di cui era alla ricerca: un percorso di purificazione ed elevazione, vita comunitaria,  ricca dottrina, e soprattutto il senso della comunione e partecipazione attiva con l’Assoluto, con Dio, e della sua presenza indefettibile, liberatrice e dignificante in ogni uomo. Questo tipo di coscienza, che oggi l’Occidente materialistico vuole spegnere, è incompatibile col progetto transumanista, di totale manipolazione dell’uomo. E l’uomo che vive se stesso come unito all’Assoluto, non è piegabile a quel progetto.

Discorso tenuto a Bergamo il 16.07.22 

Marco Della Luna

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DELIRIUM SAPIENS

DELIRIUM SAPIENS

Abbiamo un’alta inflazione perlopiù dovuta alla speculazione e alla ostacolata circolazione delle merci, che sta contribuendo alla concentrazione della ricchezza.

Abbiamo anche una tendenza alla recessione, che ha ridotto di circa la metà le prospettive europee di crescita per quest’anno, ma le avrebbe più che azzerate se non ci fosse la residua spinta della forte crescita dell’anno scorso.

Abbiamo una gigantesca e sempre più instabile piramide rovesciata finanziaria, fatta di debito pubblico e privato, di azioni, di derivati, gonfiata per oltre 10 anni mediante denaro immesso nell’economia speculativa senza riguardo a quella produttiva.

Abbiamo i cicli dell’economia produttiva sconvolti dalla dinamica dell’economia speculativa, che non ha ormai veri e propri cicli ma procede a strappi distruttivi.

In questa situazione, restringere il credito e alzare i tassi quasi certamente non solo aggraverebbe la recessione, con ripercussione di lacerazione sociale, ma renderebbe insostenibile il suddetto giga debito (che si regge sulla capacità dei redditi di pagare gli interessi) e farebbe scoppiare la sua bolla, con conseguenze catastrofiche.

La tradizionale ricetta per uscire da situazioni di recessione congiunta a inflazione prescrive di fare massicci investimenti pubblici infrastrutturali per aumentare la produttività, la produzione, l’occupazione, il reddito. Però questi investimenti dovrebbero essere a debito, quindi sono di dubbia fattibilità per molti paesi, inoltre non è detto che funzionino, e in ogni caso occorrerebbero circa 2 anni per individuare gli interventi, fare i progetti con i confronti tra costi e benefici, affidare gli appalti e avviare i cantieri.

Ricordo che ciò veniva già pragmaticamente ricordato nei mesi precedenti 11 settembre, dopo che erano falliti tutti gli stimoli fiscali alla stagnante economia negli Stati Uniti. E si aggiungeva che l’unico grande investimento pubblico che possa partire rapidamente è la guerra. In effetti l’11 settembre fece partire questo tipo di investimento, da cui partì una nuova bolla immobiliare e finanziaria destinata a scoppiare nel 2008. E così nel 1940 fu la guerra a fare uscire gli USA dal collasso del 1929.

Dal punto di vista delle oligarchie dell’Occidente e pure del resto del globo, una soluzione valida, che potrebbe metterle tutte d’accordo, sarebbe allora quella preconizzata da George Orwell in 1984, ossia stabilizzare una condizione di guerre multiple in giro per il mondo, che legittimi e faccia accettare a tutti i popoli l’adozione di una economia di guerra a tempo indefinito, con una gestione a comando delle risorse con la possibilità di imporre razionamenti, controlli, soppressione del contante, monetazione e finanziamenti decisi in sede politica, assieme a una forte irreggimentazione sociale, un forte controllo dell’informazione, una forte imposizione di un pensiero politico unico con criminalizzazione e discriminazione dei dissenzienti, un sostanziale unanimismo filogovernativo delle forze politiche, come già vistosamente abbiamo ora, in particolare in Italia. Questo assetto consentirebbe di far ‘capire’ e quindi accettare alla gente ciò che le élites vogliono, nonché di prevenire e reprimere la protesta e l’organizzazione della resistenza anche sindacale. Quadro significativamente simile a quello delle guerre incessanti di 1984: sono guerre croniche, tra pochi grandi blocchi che dominano tutto il pianeta, senza un esito risolutivo, che consentono alle élites di potere il controllo di tutte le risorse e di tutte le informazioni e anche di tutti i diritti. Consentono di imbonire e insieme galvanizzare la popolazione con una rappresentazione propagandistica della realtà, una riscrittura aggiustata del passato storico.

Realizzare un simile sistema di controllo sociale ed economico potrebbe permettere di evitare un collasso economico finanziario e quindi anche una crisi di consenso e di obbedienza popolare, cioè evitare la resa dei conti.

Questo nell’immediato, mentre nel breve periodo, in combinazione con la gestione delle pandemie e delle campagne vaccinali, esso potrebbe portare alla soluzione del problema ecologico e dell’esaurimento delle materie prime, mediante la graduale sostituzione dell’attuale economia e di una finanza basate sui consumi ad alto assorbimento di materie prime e di energia con alte emissioni inquinanti, sistema a cui si potrebbe sostituire uno basato sul consumismo di farmaci e vaccini, che hanno un basso impatto ambientale e che quindi darebbero luogo a un consumismo sostenibile, capace di assorbire gran parte del reddito disponibile della grande maggioranza della popolazione, resa (anche mediante la manipolazione mediatica), farmaco-dipendente e vaccino-dipendente, quindi immunodepressa, perennemente impegnata nella difesa della propria salute, distratta dai problemi socio-economici e incapace di ribellione.

In parallelo si sta sviluppando un sistema di società sorvegliata e regolata mediante punteggio sociale ossia di obbedienza, già ampiamente attuato in Cina, dove l’accesso ai servizi e diritti pubblici è condizionato a un comportamento conforme a regole poste dai possessori dello Stato e delle istituzioni, con una forte riduzione della spontaneità, della libertà, quindi della imprevedibilità dell’uomo.

Arrivati a una tale punto, si sarebbe soltanto a un passo dalla soluzione del problema demografico, perché la popolazione sarebbe ormai sotto una gestione di tipo zootecnico.

Credo che questa sia la linea evolutiva più probabile perché più in linea con il tornaconto delle oligarchie dominanti e con le possibilità offerte dalla tecnologia. E insieme la più idonea a risolvere la crisi ecologica che oramai incalza anche attraverso le alterazioni climatiche.

Tale linea evolutiva potrebbe essere spezzata da ben possibili catastrofi climatiche che comportino una forte riduzione della popolazione, oppure da una guerra mondiale nucleare e/o comprendente ampio uso di super virus e super batteri in funzione genocida. Anche di tali patogeni vi è ampia disponibilità.

Insomma, per una via o per l’altra, il ristabilimento di un equilibrio attraverso una massiccia distruzione è inevitabile, a meno che si introduca un fattore soprannaturale.

25.06.22 Marco Della Luna

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GIUSTIZIA RIFORMATA PER LE MULTINAZIONALI

GIUSTIZIA RIFORMATA PER LE MULTINAZIONALI

I cinque referendum per la riforma della giustizia hanno raccolto un grande consenso dei votanti ma l’indifferenza dell’80% dell’elettorato. La palla  della riforma è tornata ai politici.

Nonostante molte riforme già fatte negli scorsi decenni, ciascuna con grande enfasi, la giustizia italiana rimane da Africa nera a causa dell’inveterata prassi e mentalità del potere in Italia. Il caso Palamara, nei suoi versanti letterario e giudiziario, ha mostrato anche a chi non è del mestiere come la magistratura è caratterizzata da gruppi di controllo massonici, da partecipazione a comitati di affari, da partigianeria politica ed ideologica spesso apertamente dichiarata soprattutto dai magistrati sedicenti democratici, e in ogni caso accettata all’interno della categoria come un dato di fatto stabilizzato. Ovvero la categoria accetta che non si applica il principio della neutralità e terzietà dei magistrati. Ossia che è di parte, che è finta. E Mattarella non ha sciolto il CSM quando doveva farlo per contrastare quel cosiffatto sistema.

Quand’anche la maggioranza dei magistrati non condivida questa mentalità e prassi in modo attivo, in ogni caso la subisce, perché i magistrati corretti, non partigiani e non massoni, proprio per questo non raccolgono e concentrano potere sugli altri magistrati, mentre i magistrati scorretti e massonici, ammanicati con la politica e gli affari, lo raccolgono e lo concentrano, quindi finiscono automaticamente per comandare su quelli ‘sani’, come abbiamo potuto verificare. Nessuna possibile riforma potrebbe migliorare le cose e risanare la giustizia, appunto perché si tratta di una mentalità e di una prassi divenuta habitus generale. La magistratura è irriformabile, proprio come l’Unione Europea.

E allora, una volta posto ed acquisito che non è oggettivamente possibile avere una giustizia più giusta, che tipo di riforma possiamo fare, a che cosa possiamo puntare per soddisfare i requisiti posti dall’Unione Europea per darci i soldi del cosiddetto PNRR?

Ebbene, possiamo riformare puntando non all’impossibile risanamento della giustizia, ma a una sua maggiore efficacia e rapidità nel decidere e chiudere le controversie sul modcello della instant lottery. Ossia, data l’impossibilità di avere una giustizia giusta, possiamo puntare ad avere una giustizia veloce, sbrigativa. E questo è ciò che hanno fatto le riforme dal 2012 in poi, col diminuire le possibilità di controllo sulle sentenze in sede di appello e di cassazione, in modo da consentire più arbitrio e più rapidità ai giudici di merito, di dare più definitività alle sentenze di primo grado, giuste o ingiuste che siano. Nelle ultime riforme, in questo senso, addirittura si consente al giudice civile di merito di procedere come meglio crede, cioè liberandosi dalle pastoie poste delle regole di garanzia processuale anche in fatto di prove. Sempre in questo senso, si parla di abolire l’appello civile. Tutto ciò faciliterà e allargherà il mercato delle sentenze.

Insomma, realisticamente, si punta ad avere una giustizia spiccia, probabilmente ancor più ingiusta, però rapida, con forti penali per chi perde, in modo da scoraggiare il ricorso alla giustizia dei non ricchi, perché chi sa di non avere avvocati e amici idonei, spesso si asterrà, prevedendo di aver già perso e che sarà condannato a somme enormi, anche se ritiene di avere buone ragioni. E’ una giustizia riformata per i grandi capitali, per le multinazionali che devono rilevare i settori economici in cui tasse, crisi e lockdown hanno fatto strage di piccole imprese nazionali, e che perciò faranno grandi investimenti, sicché hanno bisogno di sentirsi sicuri nelle aule di giustizia.

La recentissima assoluzione in massa di tutti gli imputati dello scandalo MPS e dello scandalo banca Etruria è un valido segnale di rassicurazione per i grandi capitali di rapina, una riforma che dimostra che siamo già su questa buona strada. Che sappiamo stare al nostro posto in Europa.

19.06.22 Marco Della Luna

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POTENZE TERRENE

POTENZE TERRENE

Il mondo odierno è dominato dalla (pare) inarrestabile ascesa della superpotenza cinese, che guida lo sviluppo economico, scientifico, tecnologico, militare, e la globale svolta autocratica e autoritaria di tutti i sistemi di potere del mondo. Non mostra significativi punti deboli o destabilizzanti. È anche un gigante finanziario e manifatturiero. Ha una popolazione enorme, sottomessa, disciplinata, su cui l’oligarchia al potere esercita un penetrante e incontrastato dominio e controllo, nel perseguire l’espansionismo e la supremazia mondiale. E’ il prototipo dello Stato zootecnico totale.

Abbiamo anche una ex superpotenza, smembrata e ristretta, la Russia, con una piccola capacità manifatturiera, un piccolo PIL, forze armate convenzionali non molto convincenti, forze strategiche nucleari di primo ordine ma non mantenibili a lungo data la modestia dell’economia, una popolazione pari a un decimo di quella cinese, un punto di forza nella estensione geografica, un altro nella ricchezza di materie prime, e un terzo nella capacità di sopportazione del suo frugale popolo. La Russia sta giocando le sue ultime carte per non completare la parabola declinante fino a cader vassalla della Cina o di Washington, ma già ora riesce a protrarre la campagna ucraina solo grazie al sostegno cinese. Se riesce a tener duro, potrebbe riuscire a destabilizzare l’Occidente, inducendo una crisi finanziaria, alimentare e migratoria nonché fratture nell’UE.

Abbiamo ancora una superpotenza in declino relativo, gli USA, che mantiene un primato militare e un’egemonia monetaria, ambedue in declino; sarebbe già decaduta, se non servisse come piattaforma tecno-militare alla grande finanza globale, la quale però potrebbe sostituirla con la Cina; intanto ha perduto gran parte della capacità produttiva, sostiene la spesa militare e per i consumi stampando dollari e indebitandosi, soffre un continuo scadimento nel livello di istruzione e disciplina della popolazione soprattutto rispetto alla Cina nonché di lacerazioni sociali insanabili entro il sistema liberista; è indebitata fin sopra la testa, si regge finanziariamente attraverso una politica imperialista spinta, mercé continue guerre dirette e per procura; ora soprattutto tenta di resistere al sorpasso da parte di Pechino portando nella propria zona di controllo i paesi dell’Europa orientale con lo strumento della NATO, nonché coltivando la guerra delegata in Ucraina e la politica delle sanzioni in modo tale da legare al proprio carro l’acefala Europa occidentale assieme alla sua potenza industriale e tecnologica, col renderla dipendente dal suo shale gas (poi magari anche i loro OGM, data la crisi alimentare) e col tagliare i suoi legami commerciali e industriali con la Russia e la Cina. L’assedio, la provocazione e la guerra di logoramento alla Russia erano già pianificati oltreoceano anni fa dal Rand Institute col piano Overstretching and Unbalancing Russia. Ma, anche ammesso che questa manovra vada in porto, non basterà a fermare il sorpasso in atto. Solo una guerra di distruzione su larga scala potrebbe farlo.

Vi è infine la medio-grande potenza atomica indiana, non in grado di competere direttamente nel grande gioco del potere ma in grado di manovrare e influenzare gli equilibri secondo i suoi disegni. Mantiene una certa forma democratica, un buon rispetto dei diritti e delle libertà della persona, una radicazione culturale e spirituale profonda nel proprio grande passato.

Ovviamente, quando parlo di Cina, Russia, USA e India intendo le loro rispettive oligarchie dominanti, non i rispettivi popoli.

In questo gioco, come in tutti i giochi politici nazionali e internazionali, ciò che conta, ciò che agisce, sono i rapporti di forza e gli interessi reali, non i principi morali e affettivi o ideologici, adoperati invece come strumenti di propaganda e manipolazione. Poco contano anche le norme internazionali, se non come strumenti di consolidamento e legittimazione delle conquiste operate con la forza, perché di fatto, quando serve, le regole vengono regolarmente scavalcate. Neanche conta la democrazia, che nella realtà non esiste, essendo ogni società dominata e guidata dall’alto, soprattutto le società tecnologicamente avanzate. Non esiste nemmeno la sovranità e l’indipendenza dei paesi, perché perlopiù questi sono sottomessi e vassalli all’una o all’altra delle grandi potenze. E in ogni caso tutti gli stati ‘liberi’ dipendono per il loro finanziamento e funzionamento dalla comunità bancaria internazionale, dai suoi circuiti e dal suo rating. Anche la libertà individuale e i diritti civili e politici sono evanescenti, perché se in un paese vengono limitati in un modo più visibile e grossolano, in altri paesi vengono limitati i modi più sottili ma più penetranti, attraverso i mass media, la propaganda, la emarginazione di chi non si allinea col pensiero prescritto.

E’ facile dar da bere al popolo teledipendente narrazioni idealistiche per coprire le motivazioni reali degli interventi di politica estera. Di fronte a due soggetti, individuali o nazionali o etnici che si combattono, l’opinione pubblica infatti è portata a identificarsi con uno dei due che ritiene aggredito, nel giusto, buono, contro l’altro che ritiene aggressore, nel torto, malvagio. A sentire come proprio amico il primo, e nemico il secondo. Ad estendere le supposte qualità morali del capo di ciascuna delle due parti all’intero popolo. Quindi ad accettare sacrifici per sostenere l’una contro l’altra. Salvo accorgersi, nel tempo, di quanto tale aiuto gli costa e di quanto gli speculatori si arricchiscono su di esso.

 Nella realtà, al contrario, le lotte tra soggetti politici si fanno per interessi e prescindono dalle supposte qualità morali degli uni e degli altri. Il regime ucraino non è meno oppressivo, illiberale e autoritario di quello russo. E i regimi occidentali, che cavalcano la pandemia per portare avanti i loro progetti di identità e manipolazione bio-digitali della loro popolazione, con le loro prassi di condizionamento mentale e culturale, con le loro strategie economiche programmaticamente deflattive e depauperanti per la popolazione generale, tendono a qualcosa di peggiore della Russia attuale e di perlomeno di equivalente alla dittatura cinese.

Per concludere degnamente, ricordatevi: di fronte a due litiganti, l’unico atteggiamento razionale è fare il terzo che ne approfitta, evitando però azioni che possano scatenare conflitti pericolosi per se stessi.

02.06.22 Marco Della Luna

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