CIRCOLAZIONE FORZOSA PER LA VALUTA BANCARIA

CIRCOLAZIONE FORZOSA PER LA VALUTA BANCARIA:

PRIVATIZZAZIONE FINALE DELLO STATO

 

         Vi è nozione comune e acquisita alla base della moderna concezione dello Stato, ossia l’esistenza di tre poteri: legislativo, amministrativo e giudiziario. Solitamente questi poteri, i loro ambiti e la loro divisione vengono malintesi dai non giuristi, ma nondimeno essi sussistono, sono funzionalmente riconoscibili.

         Ma vi è un quarto potere istituzionale (il potere di informazione non è un potere istituzionale), di cui non si fa parola nei libri di diritto e nei dibattiti politici. E’ il potere di monetazione, il potere di indebitare Stato, governo e popolo verso di sé, di creare unilateralmente ricchezza a loro spese. Un cotale potere non poteva che restare nell’inconscio della democrazia, dalla Rivoluzione Francese in poi.  E al di sopra di ogni altro potere.        

        

         Il denaro, anticamente, era monete d’oro o d’argento, le quali avevano un valore non rappresentativo ma intrinseco, dato dalla quantità del prezioso metallo contenuto nella moneta stessa. In questa forma, il denaro era un bene.

         Successivamente, lo Stato impose un valore aggiuntivo a quello intrinseco (ad esempio, la moneta conteneva oro per 50, ma lo Stato imponeva un valore nominale di 100, risparmiando oro), e la differenza tra il valore nominale e quello intrinseco fu chiamata ‘signoraggio’: un ‘guadagno’ che il sovrano si creava unilateralmente col mero battere ed emettere moneta. Era una specie di tassazione anticipata. Il signoraggio induceva, ovviamente, inflazione. Il denaro, in questa forma, resta un bene per una parte del valore, quella dell’oro contenuto nella moneta.

         Ancora più tardi, le monete d’oro e d’argento furono rimpiazzate da fedi di deposito aureo. Ossia, i depositari dell’oro –solitamente orefici- emettevano buoni al portatore per determinate quantità di oro, buoni che davano diritto a ritirare ciascuno la quantità d’oro su di esso indicata. Questi buoni erano titoli di proprietà di determinate quantità di oro.

         Col passar del tempo, questi proto-banchieri si accorsero che non era necessario mantenere una copertura aurea totale del valore dei buoni emessi, perchè solo una piccola parte dei portatori si presentava a richiedere l’oro corrispondente ai buoni di cui era portatrice. Così prese ad emettere quantità di buoni con un valore nominale complessivamente multiplo di quello della riserva aurea, sicchè questa divenne frazionaria. Ma, con ciò, il buono non è più un buono, una fede di deposito, un titolo di proprietà; bensì è un titolo di credito: il portatore non è proprietario di una quantità di oro depositata presso l’emittente, ma –ben diversamente- ha il diritto di richiedere all’emittente una conversione del buono in oro. La pagabilità del buono dipende quindi dalla solvibilità dell’emittente.

Il successivo passo fu l’introduzione delle banconote convertibili in oro: su di esse stava scritto che, a presentazione della banconota, la Banca Emittente si impegnava a convertirle in oro in favore del portatore, attingendo dalla proprie riserve auree. In questa forma, il denaro è un titolo di credito al portatore, emesso dalla Banca Centrale, e l’oggetto di credito è la dichiarata quantità d’oro (bene fungibile). La copertura aurea restava frazionaria. La convertibilità non era però affatto assicurata, perchè sovente le Banche Emittenti rifiutavano la conversione per ragioni di interesse nazionale (così accadde massicciamente nel 1929).

         Nel 1971, l’amministrazione Nixon, per far fronte all’enorme debito pubblico prodotto dalle spese di guerra in Viet Nam, denunciò unilateralmente gli accordi di Bretton Woods e uscì dal gold standard: la Federal Reserve cessò di esser tenuta a convertire i Dollari in oro, e la convertibilità in oro fu abbandonata a livello mondiale (per inciso: questa è la colpa vera, per cui Nixon fu eliminato, non l’affare Watergate, che invece fu la pseudolegittimazione democratica del suo impeachement: rompendo l’ordine monetario mondiale, egli aveva destabilizzato i piani di molte società multinazionali). Da allora, sulle banconote non sta più scritto che la Banca Centrale le pagherà in oro a presentazione. Il denaro divenne un puro legal tender, mera moneta avente corso legale, ossia avente una validità e un valore accettati dallo Stato. Sulle banconote in Dollari statunitensi compare l’affermazione “This note is a legal tender for all debts, public and private”, ossia “Questo biglietto ha corso legale per tutti i debiti pubblici e privati”. Con questo passaggio, la quota di signoraggio sul valore nominale del denaro è divenuta del 100%.

Infine, sulle banconote in Euro non compare, invece, alcuna scritta, alcun impegno o dichiarazione di validità legale della Banca Centrale Europea. Ritorneremo su questo punto.

        

Orbene, se ci chiediamo: Che cos’è il denaro? la domanda può apparire superflua: che cosa sia il denaro, è ovvio. Lo sanno tutti. Tutti maneggiano i soldi. La domanda è superata dalla prassi, sembra. Ma l’ovvio nasconde una realtà profonda e determinante per la società.

 

         Diversamente da ciò che affermò Aristotele, il denaro non è una misura, nè un’unità di misura, del valore dei beni. Le misure e le unità di misura sono analoghe per natura e contenuto a ciò che misurano. Lo riproducono in una quantità fissa. Il righello riproduce un segmento di linea, ossia di lunghezza. Un misurino riproduce un volume, una quantità di spazio. Un peso per bilancia riproduce, contiene una quantità di peso. Un cronometro produce quantità di tempo. 25 ore sono una quantità di tempo. 25 Euro che cosa sono? Il denaro, invece, non è, non contiene, non produce alcunchè. Non misura alcunchè, perchè non ha alcuna corrispondenza ad alcuna proprietà oggettiva dei beni e dei servizi.

 

         Il denaro non è più una quantità di oro – l’abbiamo già osservato.

         Non è nemmeno più una misura di valore aureo, perchè l’Euro, come tutte le principali monete, da Bretton Woods in poi, non è convertibile in oro. Il portatore di una banconota non può presentarsi al suo istituto di emissione e richiedere di cambiarla in oro o in altro bene.

         Non è un titolo di credito, una carta-valore, e non lo era anche quando ancora si presentava come un pagherò cambiario, perchè nessuno deve ‘pagarlo’, e perchè una cambiale o un assegno, una volta pagati, perdono valore, mentre la banconota non perde mai valore.

E allora che cos’è?

Molto semplice: è niente, ovvero è un quid arbitrario, un significante senza significato. Anzi, no.

         Un importo monetario – ad esempio, € 100 – non è altro che un numero stampato su un biglietto dotato di specifici caratteri di riconoscibilità emesso da un monopolista dell’emissione, il che ne limita l’offerta e ne costituisce la scarsità.  Ma ciò equivale a dire che esso è una commodity a sè stante, una fra le molte, le cui proprietà oggettive specifiche sono l’essere accettata come mezzo di pagamento dagli Stati e da altri soggetti, l’essere frazionabile, l’essere omogenea, l’essere fungibile, l’essere conservabile, l’essere portatile e tascabile, l’essere quantificabile a vista, etc. (mentre le proprietà oggettive specifiche del rame, ad es., sono fisiche). E’ una commodity giuridica (diversa dalle commodities fisiche perchè costituita per legge; così come le persone giuridiche sono diverse dalle persone fisiche). Di questa commodity, come di tutti gli altri beni, compreso l’oro, il valore è determinato multifattorialmente  –nella logica di domanda e offerta e attraverso la forza dell’economia-  dal rapporto di scambio tra essa, le altre commodities del medesimo tipo (le altre divise: tot Yen per un Euro) o di altro tipo (il rame, il petrolio: tot Yen per una tonnellata di rame, tot per un barile di petrolio), gli altri beni non costituenti commodities (un quadro, un’autovettura, una certa casa). Essendo una commodity a limitata disponibilità (essendo, cioè, ‘scarso’, come, per es., il ferro, e a differenza dell’acqua di mare), il denaro ha un valore proprio, intrinseco anche come mera cartamoneta. Un valore, peraltro, variabile e, in astratto, persino azzerabile – proprio come quello di tutti gli altri beni. Propriamente, niente può avere un valore intrinseco, nel senso di assoluto, perchè ogni valore è relativo a una domanda, a un uso.

La vecchia moneta d’oro, come pure quella convertibile, risulta, ora, come avente un valore duplice, perchè è due commodities in una: commodity-moneta e commodity-oro.

E poichè queste due commodities hanno corsi, perlopiù, complementari (essendo l’oro un bene di rifugio quando il denaro si svaluta), l’accoppiamento di quelle due particolari commodities costituisce un binomio avente valore bilanciato e stabilizzante.

La fine della convertibilità aurea comporta non la perdita del valore intrinseco della moneta, ma la perdita di quel bilanciamento intrinseco, di quella proprietà stabilizzante.

        

         Veniamo alla genesi del denaro. Chi lo emette è la Banca Centrale. Essa ne è proprietaria. Ha il diritto esclusivo di emettere moneta.

Indi, lo cede alle altre banche a prestito, contro interesse.

Ma, si noti bene, la Banca Centrale, nel cederlo, non cede qualcosa che abbia un valore (l’abbiamo dianzi visto), nè si impegna a fare o dare alcunchè (non contrae alcuna obbligazione, non è tenuta a convertire il denaro in oro o a garantire che la massa monetaria sia e resterà coperta da un controvalore in oro o altro bene, nè che verrà mantenuta costante); nè trasferisce alcun proprio diritto al cessionario (infatti, il denaro non costituisce un titolo di credito verso terzi, come la cambiale-tratta). Eppure, per questa cessione priva di qualsivoglia valore, essa percepisce un interesse; e un interesse maggiore viene esatto dalle banche non centrali quando prestano il denaro ai clienti.

In essenza, ricevendo denaro, le banche non centrali e tutti gli altri soggetti contraggono un debito, ultimamente verso la Banca Centrale, in cambio di qualcosa che non ha valore. E’ vero che possono rimborsare quel debito usando, di nuovo, il denaro; ma ne devono sempre rendere più di quanto ne hanno ricevuto, a titolo di interesse. E questa quantità aggiunta la devono togliere ad altri.

Il valore del denaro, una volta uscito dalla Banca Centrale, è quindi un valore puramente indotto, ossia basato sull’imposizione legislativa (circolazione forzosa: la legge impone la valuta legale come mezzo non rifiutabile di estinzione delle obbligazioni) e/o sull’aspettativa, nutrita da chi lo accetta in cambio di un bene o di un servizio o di una promessa di rimborso, che esso verrà accettato da altri soggetti, coi quali intende avere rapporti patrimoniali. Ossia, io accetto di essere pagato, per le mie prestazioni professionali, in denaro, perchè mi aspetto che questo denaro verrà accettato dal mio panettiere, dal mio benzinaio etc. Ma questo denaro, che io ricevo e scambio, non è altro che carta stampata con un numero sopra. La mia aspettativa, e quella del panettiere e del benzinaio, inducono, o introducono, il valore. O lo spettro del valore. In questo senso, il valore del denaro non si capisce se non si vede il denaro come oggettivizzazione del tempo, del futuro (anticipazione di ciò che mi aspetto in cambio di esso).

Ciò che avviene quando la Banca Centrale batte moneta, è che essa produce ricchezza per sè stessa senza altra spesa, che il costo di produzione del denaro stesso – ricchezza che viene prelevata, tolta, avocata, dagli altri soggetti, dal popolo.

Questa ricchezza ha diverse componenti.

La prima componente, è il potere di costituire e aumentare autocraticamente, unilateralmente, il proprio potere di acquisto di beni e servizi mediante la produzione di ulteriore moneta (l’emissione, ovviamente, non avviene solo in modo cartaceo, ma anche e soprattutto in modo scritturale, ossia con l’accredito di somme su conti correnti). Essa si traduce nell’indebitamento di tutto il popolo, nel trasferimento di valore dal popolo a coloro che comandano la Banca Centrale, perchè, con l’emissione di nuovo denaro a parità di beni e servizi disponibili nel mercato, questi si procurano potere per acquistare una parte di quei beni e servizi, sottraendo per ciò stesso altrettanto potere di acquisto al resto della popolazione.

La seconda componente, è il potere monetario: aumentando la massa o l’offerta monetaria e modificando il tasso di sconto, è possibile variare il corso delle monete e creare svalutazione, recessione, oppure inflazione, etc. Onde un potere sociodinamico.

La terza componente, è il potere finanziario, che consente alla Banca Centrale di favorire o impedire iniziative politiche (non solo coi finanziamenti elettorali, ma anche con la serrata del capitale, ossia la chiusura dei crediti, che può mettere in ginocchio un Paese, esercitando così coercizione politica) e imprenditoriali (fino a produrre ristrutturazioni del mercato, come si ottiene sostenendo un’impresa specifica che fa dumping per mandare fuori mercato le imprese concorrenti, indi, rimasta sola, diviene monopolista).

 

         Da queste premesse, si capisce che il potere monetario-bancario viene prima, trascende, lo stesso principio del profitto e del mercato, perchè crea e sposta valore e potere senza bisogno di dare in cambio un corrispettivo; e si capisce perchè esso è il vero potere sovrano, dominante su quello politico, che da esso discende – si capisce perchè il mondo, da secoli, è dominato da un’oligarchia bancaria. E perchè questo dato di fatto, sebbene logico e semplice a capirsi, non sia spiegato nelle scuole nè dai partiti politici.

         La funzione dello Stato, in questa struttura dinamica, è essenzialmente quella di imporre, o indurre, il valore del denaro (denaro che, altrimenti, sarebbe solo carta stampata) e il monopolio della sua emissione in favore della Banca Centrale.

Ciò viene ottenuto coll’imposizione del corso legale forzoso, ossia coi seguenti mezzi:

a)     garantire il monopolio dell’emissione della moneta in favore della Banca Centrale;

b)    accettare per ogni pagamento, dovuto allo Stato (tributi, sanzioni etc.) quella medesima moneta, e quella sola;

c)     pagare ogni proprio debito (stipendi, pensioni, indennità etc.) solo con quella medesima moneta.

     Lo Stato, in questo sistema, si comporta come un generatore di energia in un circuito elettrico: crea una differenza di potenziale tra l’estremità che paga in moneta, e quella che si fa pagare in moneta; inoltre, trasmette al popolo la sensazione che il denaro sia un valore reale; ne consegue l’induzione di un flusso: la circolazione monetaria.

L’Euro si differenzia dalle monete tradizionali perchè, diversamente da queste, non reca alcuna scritta esprimente l’affermazione che sia valuta avente corso legale. E’ questo uno stratagemma giuridico delle istituzioni europee per preparare la giustificazione legale a non accettarlo più, in futuro e alla bisogna, come moneta di estinzione dei debiti pubblici?

 

La storia del denaro, dalla moneta aurea, attraverso il signoraggio, la convertibilità aurea, Bretton Woods, Nixon, fino all’anonimato dell’Euro, è fondamentalmente la storia dell’affrancarsi e del prevalere del potere monetario  rispetto a ogni altro potere.

L’indagine deve quindi dirigersi verso lo studio dell’organizzazione e del comando sulle Banche Centrali dei vari Paesi, e soprattutto sul rapporto di potere tra esse e i rispettivi governi. Ad esempio, la Banca Centrale Europea, come quella Italiana, si governa da sè, è indipendente dal governo nel decidere in fatto di emissione di nuova moneta e nel fissare i tassi di sconto – sostanzialmente, è comandata da grandi banchieri privati, che attraverso essa condizionano le istituzioni. Al contrario, la Bank of England è subordinata al governo britannico, e precisamente al Ministero del Tesoro. E forse è questa la non divulgata ragione, per la quale la classe politica britannica è restia ad aderire all’Euro. Aderire all’Euro significa nongià entrare in una grande famiglia di popoli europei -questo è l’argomento usato per entusiasmare i popoli-, bensì accettare la sovranità diretta di determinati gruppi privati sulla propria finanza, economia, società.

 

Come abbiamo visto, lo svuotamento del valore della moneta – prima quello intrinseco, poi quello giuridico, fino alla sua riduzione a mero numero stampato su carta filigranata – è avvenuto attraverso diversi passaggi, è stato graduale. Pochi si sono accorti di ciò che avveniva ogni volta. Nessuno, credo, ha rifiutato i Dollari dopo che su di essi è sparita la scritta “pagabile al portatore”. Nessuno si è accorto, che l’Euro ha perso persino la scritta “questa banconota ha corso legale”. Il sistema ha assorbito ogni singolo atto di svuotamento del denaro grazie al fatto che ciascuno di questi atti interveniva in una circolazione già esistente di denaro, dotata di una sua inerzia.

 

Ultimamente, i governi, e soprattutto i governi-fantoccio che rappresentano direttamente gli interessi bancari e che sono costituiti da uomini delle banche, stanno imponendo, gradualmente, con divieti e limitazioni all’uso della moneta legale (del contante), la circolazione forzosa non della valuta legale (dell’Euro, cioè), ma della valuta scritturale bancaria, del credito bancario (carte di credito, assegni, bonifici, etc.) in sostituzione della valuta legale. Che quindi cessa di essere valuta legale.

La valuta legale a circolazione forzosa è, oramai, quella prodotta direttamente, a costo zero, senza copertura, senza controlli pubblici, dai banchieri privati. Lo stato, che dona ai banchieri la potestà di emettere e di ritirare la valuta legale privata, è oramai loro diretta proprietà.

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5 risposte a CIRCOLAZIONE FORZOSA PER LA VALUTA BANCARIA

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  2. massimo scrive:

    Il denaro e’ una cosa sporca!!!!!! Lo dice anche la costituzione italiana implicitamente (articolo primo) che la ricchezza nasce dal lavoro e non dai soldi. Tutto il denaro del mondo insieme non ha mai spostato una paglia di un millimetro. Anche l’inconscio nella rappresentazione onirica assoccia il denaro alle feci, perche’ percepisce che il possesso del denaro ne implica il suo allontanamento da noi per averne un bene ……….. COME LA MERDA!!!!!!!! mEDITATE GENTE!

  3. LordBB scrive:

    la moneta se non compara beni, asset non vale un niente, ma il problema e’ che gli asset hanno un costo, che si fa sentire se non produce cashflow. Ma anche se producesse cashflow, se non c’e’ liquidita’ si rischia di perdere l’asset (casa, terreno, titoli, quadri…oro…). Quindi ora l’unica cosa da fare e’ accumualare liquidita’, essere molto liquidi, diversificate in conti diversi, valuta diversa (= diversa politica monetaria esempio: sterlina, dollaro e franco svizzero) accumulate liquidita’, cercate di vendere i vostri assets che non producono abbondante cashflow, e’ meglio rimanere liquidi. Perche’ siamo gia’ in credit crunch, e ‘ molte banche soffrono sul prestito interbancario, sono serio.
    LordBB

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  5. aniello scrive:

    Si, tutto chiaro, e adesso che facciamo????? Almeno potresti dire qualche nome e cognome di qualche azionista di bankitalia(se hai tutta la lista sarebbe anche meglio) poi si potrebbe pensare su cosa fare….!!!!!!

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