CONSIGLI AD OGNI FUTURO GOVERNO
È anticostituzionale imporre, come fanno i nostri governanti, l’uso di strumenti bancari di pagamento diversi dalla moneta legale, ossia dall’Euro contante, per eseguire qualsivoglia pagamento. Assegni circolari e bancari, carte di credito e di debito, bonifici e giriconto sono promesse di pagamento di denaro, ma non sono essi stessi denaro, non sono valuta legale, sono creati privatamente da banche private, quindi non possono legalmente, costituzionalmente, sostituire la valuta legale, il contante, le banconote.
Ma vi sono considerazioni più ampie da fare a questo riguardo.
L’emissione della moneta, l’ampliamento e la riduzione della liquidità a disposizione dell’economia e della società, sono atti di alta politica economica, implicanti l’esercizio della sovranità politica. nelle sue varie componenti, quindi devono essere riservati a chi rappresenta il popolo sovrano.
Le economie sviluppate sono accomunate dal problema di finanziare, se non vogliono implodere, il gap tra il valore dei redditi e quello della produzione (ossia di consentire ai produttori di vendere i loro prodotti e proseguire nella loro attività). Il sistema bancario ha propinato loro soluzioni drogate, efficaci a breve, ma a lungo termine distruttive, insostenibili, come la finanza derivata, i subprime loans.
In questa finanza di derivazione, che già nel 2005 capitalizzava ben 11 volte il p.i.l. mondiale, ogni emissione di liquidità nel mercato, meglio ancora se coinvolgente soggetti finanziariamente inaffidabili perché evidentemente e programmaticamente insolventi, diviene guadagno per chi smercia questi derivati – e potenziale rovina per chi li accetta. Una sorta di roulette russa. Organizzata e gestita sotto la vigilanza delle ‘Autorità Monetarie’ e di quelle che ‘sorvegliano’ i mercati finanziari.
Tali titoli a scoppio ritardato, i credit derivatives, coi loro alti tassi attraggono i fondi previdenziali, che li acquistano in massa spingendoli ulteriormente all’insù, fino a creare una massa di carta straccia avente valore nominale, anche nei bilanci, oramai multiplo di tutta la ricchezza reale esistente sul pianeta, e che perciò ha scavato una incolmabile voragine sotto tutte le borse del mondo e sotto gli investitori, compresi i fondi previdenziali.
Ritornando al tema monetario, l’inizio di ogni possibile cammino di risanamento finanziario e di rilancio economico si trova nella presa di coscienza del fatto che, oggi, il denaro, tutta la liquidità, è creata attraverso operazioni di indebitamento:
-dello stato verso gli acquirenti, perlopiù banche, dei titoli del debito pubblico emessi e ceduti contro denaro contante, il quale costituisce circa l’8% del money supply;
-dei clienti verso il sistema bancario nelle varie operazioni di finanziamento, per il restante 92%.del money supply.
Precisamente, il money supply oggi si compone di:
-uno 0,16% circa costituito dal conio, ossia dalle monete metalliche, emesse dallo Stato al costo industriale;
-un 8% circa costituito dalle banconote, emesse a costo quasi nullo dalle banche centrali, e da esse venduto alle altre banche e allo Stato a un prezzo pari al valore nominale (con un guadagno prossimo quindi al 100%);
-un restante 90% circa costituito da promesse di pagamento di moneta legale (banconote) emesse dalle banche sotto varie forme: assegni circolari, lettere di credito, fidejussioni, certificati di deposito, etc. – emesse a costo pressoché nullo perché coperte non da oro o da valuta legale, ma dai depositi e dalle promesse di pagamento (con garanzie) preliminarmente apportati dai clienti delle banche stesse.
A questo riguardo si tenga presente che, quando un cliente chiede a una banca un mutuo di 100, ciò che avviene è che la banca riceve dal cliente una promessa di pagamento di 100 in linea capitale, più diciamo 60 di interessi, più una garanzia ipotecaria o di altro tipo; e in cambio dà al cliente una propria promessa di pagamento, ossia un assegno circolare, una lettera di credito, un bonifico, una garanzia. Tali promesse di pagamento non sono coperte da denaro contante, da oro o da altre riserve.
Orbene, l’emissione di questa promessa di pagamento, quale che sia la sua forma, alla banca costa zero, non comporta alcuna diminuzione del suo patrimonio – anche se contabilmente la banca registra un’uscita patrimoniale.
Quindi, nelle operazioni di erogazione di credito, le banche realizzano un utile immediato pari al valore del capitale e dell’interesse, garantito dall’ipoteca o dal pegno. Ma su questo enorme utile la banca non paga tasse, perché non lo dichiara, facendo figurare un’uscita patrimoniale irreale. E’ vero che essa, dando al cliente quella sua promessa di pagamento, dà al cliente una corrispondente quantità di potere d’acquisto – ma questo potere d’acquisto non è creato dalla banca – esso dipende dal fatto che la promessa di pagamento è validata dalle altre banche, nel reciproco interesse, quindi è accettata dal mercato
In tal modo si è instaurato un sistema nel quale:
-l’offerta di moneta (tassi, condizioni, quantità del credito) non è regolata da un libero mercato, ma da scelte politiche del cartello od oligopolio bancario-creditizio, che controlla le banche centrali;
-questo sistema bancario privato, ampliando o restringendo il money supply, esercita il potere sovrano di indurre espansioni e contrazioni dell’economia, anche a fini politici;
-lo Stato, senza alcuna ragione economica, regala il valore capitale delle banconote, oltre agli interessi sui titoli di credito che deve cedere in pagamento delle banconote medesime, alla banca centrale di emissione; e fa pagare il prezzo del tutto al contribuente col pretesto del pagamento del debito pubblico assurdamente generato in tale modo, che viola il principio della sovranità popolare, in quanto di fatto trasferisce la sovranità monetaria alla banca centrale – che è di proprietà privata;
-le banche in realtà non erogano mutui, non prestano denaro (questo è ciò che si fa credere), che del resto non hanno nemmeno, e che non esiste (il denaro contabile è infatti il 92% del totale, quindi non è possibile che sia coperto da denaro contante, legale); ma, in cambio di una promessa di pagamento di interessi e di rimborso del (mai prestato) capitale, si limitano a emettere promesse di pagamento di valuta legale, le quali sono accettate come denaro in pagamento dal sistema bancario stesso, ma rappresentano valuta legale contante che non esiste se non in minima e trascurabile parte (gli assegni circolari sono scoperti);
-le banche, dai loro clienti, incassano quindi il rimborso di somme che non hanno mai erogato, e interessi si queste somme; i loro margini di profitto sono dunque enormi, intorno al 90%;
-perciò esse guadagnano in potere di acquisto già mediante la stessa concessione di pseudo-mutui a soggetti insolventi e possono permettersi di cedere a catena, scontandoli fortemente, i relativi contratti, generando così l’enorme massa instabile della finanza derivata;
-tale essendo il sistema di produzione di moneta e di credito, la spesa pubblica a deficit (per guerre, welfare, investimenti, infrastrutture, spese correnti, etc.) opera come strumento automatico per trasferire ricchezza dalla società al sistema bancario;
-né le banche centrali, né le altre banche, dichiarano gli utili che realizzano – le prime col vendere le banconote al loro valore nominale, le seconde col farsi rimborsare prestiti che non hanno erogato; e ciò perché alle banche si applicano regole contabili di comodo, dette International Accounting Standards, elaborate pro domo sua dai contabili della grande finanza; da qui il fiume di ricchezza occulta, cui dianzi accennavamo;
-sugli utili non dichiarati, ovviamente, non pagano le tasse;
-poiché ogni forma di liquidità, eccettuato il conio, viene prodotta attraverso la contrazione di un debito pubblico e privato gravato da interesse che periodicamente si aggiunge al capitale originario, in ogni momento la quantità di liquidità esistente è sempre inferiore al totale del debito; quindi il debito del sistema verso le banche è matematicamente inestinguibile;
-le banche, peraltro, non producono ricchezza reale in cambio della ricchezza di cui si impossessano nel modo suddetto – quindi trattasi di ricchezza, di potere d’acquisto, che esse sottraggono nascostamente alla società attraverso l’uso del potere di emettere le banconote e di erogare credito – potere concesso, anzi donato loro dallo Stato con un atto politico;
-le banche sono divenute, dunque, un soggetto imprenditoriale dominante .in senso sia economico che politico, realizzando una radicale sovversione dei principi costituzionali primari di sovranità popolare, di fondamento sul lavoro, di eguaglianza, di tutela del lavoro e del risparmio.
Questo sistema monetario, creditizio e bancario è quindi ingannevole, incostituzionale, antisociale. Perciostesso, a chi voglia applicare la Costituzione vigente e la stessa legge ordinaria, esso offre la possibilità di rapidi ed efficaci interventi. Una norma che restringa l’uso del denaro legale in favore del denaro virtuale bancario privato, in questo scenario di onnipotenza bancaria privata, sarebbe la riprova della dipendenza diretta dagli interessi bancari del governo, dei suoi ministri, dei suoi partiti di falsa sinistra e falsa socialità.
Applicando le osservazioni di realtà economica e giuridica testé svolte circa la creazione della liquidità da parte del sistema bancario e l’occultamento dei relativi redditi, lo stato dovrebbe quindi sottoporre a revisione i criteri contabili adottati sia dalle banche commerciali, che dalla banca centrale, che da se stesso. In tal modo lo stato farebbe immediatamente emergere un imponibile tale, da fornire le risorse per il rilancio dell’economia e della società, e in particolare:
– Per ridurre la pressione fiscale;
– Per attuare spesa pubblica qualificata, ossia mirata ad infrastrutture, insegnamento, ricerca scientifica e tecnologica;
– Per interventi a sostegno delle famiglie che, sempre più numerose, stanno perdendo la casa a seguito del rincaro dei tassi d’interesse e della perdita del potere d’acquisto dei redditi;
– Per interventi a sostegno delle piccole aziende minate dall’entrata in vigore degli accordi interbancari detti Basilea II, accordi che dispongono la riduzione o la chiusura delle linee di credito a quelle imprese che non siano in grado di aumentare le garanzie concesse alle banche.
Si tratterebbe in sostanza di rilanciare il paese e la legalità costituzionale nonché fiscale, riducendo i profitti netti delle banche dal 90 al 45%, ma salvando, al contempo, il sistema stesso, quindi tutelando gli stessi interessi delle banche – amenoché queste, nella loro strategia, li vedano meglio realizzabili attraverso il passaggio per uno sfascio profondo.