GODERSI LO SPETTACOLO DELLO SCONTRO ISTITUZIONALE
A la guerre comme à la guerre. Per la stagione primavera-estate, si sta caricando uno scontro tra poteri dello stato pari a quello che portò alla deposizione e all’arresto del Duce. Una circolare del Ministero degli Interni avrebbe già allertato gli uffici Digos che per maggio in Italia potrebbero arrivare i Caschi Blu. Dopo l’ultimo, insoddisfacente incontro con Napolitano, Berlusconi ha cambiato metodo: visto che la linea di ricerca dell’intesa e del far buon viso, da lui perseguita finora, non paga, anzi lo porta a soccombere, ha adottato la linea dell’attacco, della forza e della rottura, del giocarsi tutto per tutto. Scelta razionale alla luce dei rovinosi risultati della linea precedente e del fatto che l’età gli lascia pochi anni per la politica attiva. O la va o la spacca. Non ha niente da perdere. Anche se non porterà a voti di sfiducia o a condanne penali, il caso Ruby, se non contrastato da un violento contrattacco, lo costringerà a dimettersi perché lo sta già facendo apparire un uomo osceno, moralmente impresentabile e da evitare (shunned) in ambito internazionale, una faccia da cui neanche un paese come l’Italia può più farsi rappresentare..
Il suo piano di intervento sul potere giudiziario è di scontro con l’Anm, la sinistra, il centro, Napolitano, la Consulta: riforme dura del CSM, delle intercettazioni, dell’ordinamento giudiziario, del processo, della Consulta, accusata di essere ora composta prevalentemente di uomini di estrema sinistra (8), di sinistra (4), con pochissimi (3) giudici moderati. Riforme motivate dicendo che chi comanda nella casta dei magistrati abusa dei poteri per condizionare la politica e rovesciare la volontà dei cittadini per mettere al potere la sinistra, quindi attaccando lo stereotipo popolare “magistratura = legalità”, ma anche quello “potere dello stato = legalità”, e minacciando così di delegittimazione la generalità delle poltrone istituzionali e dei privilegi.
Ma riforme che, implicando modificazioni della Costituzione, quindi un lungo iter parlamentare e maggioranze impegnative, non potranno giovargli, se non in parte minore, nella fase che si aprirà in Aprile, ossia nella fase in cui da un lato inizierà il suo processo per concussione e prostituzione minorile, con la possibile condanna; e dall’altro lato i parlamentari neoeletti avranno maturato la pensione e gli altri benefici, quindi potranno togliergli il voto, tanto più che in estate non si vota, quindi, in caso di crisi, si farebbe un governo-ponte.
Quale dunque la funzione pratica di questa iniziativa riformatrice? Probabilmente quella di provocare uno scontro istituzionale palese, cioè tale che tutti i contendenti – partiti, Anm, Pm, tribunali, Napolitano, Corte Costituzionale – saranno costrette ad apparire come parti, fazioni, in lizza, anziché poteri vergini, neutri, super partes. Berlusconi, circa la Corte Costituzionale, che sarebbe competente a risolvere il conflitto tra poteri dello Stato – tra governo / parlamento e potere giudiziario – ha già detto che è quasi tutta rossa, quindi non è neutrale, non è legittimo giudice. Forse dirà pure che la nomina di molti giudici di sinistra è avvenuta grazie a qualcuno che doveva sdebitarsi con certi gruppi di magistrati che l’avevano salvato da un certo scandalo. Insomma, anche la Consulta è stata tirata giù dal suo piedistallo di neutralità, e senza bisogno di attingere dagli archivi del Partito Radicale per documentare suoi supposti comportamenti politicamente orientati e lesivi della Costituzione. In quanto a Napolitano, il suo passato apparentemente filo-stalinista, il suo apologo dell’invasione sovietica dell’Ungheria, le sue critiche a Dubcek, sebbene lontani nel tempo, possono essere strumentalizzati per scriditare la sua persona politica e morale, quindi pure ogni sua iniziativa. Inoltre l’amico Putin, disponendo degli archivi del Kgb e del Pcus, avrà fornito a Berlusconi le informazioni e le carte utili su tutti gli ex-comunisti. Infine, per distruggere la credibilità morale e legale della magistratura, Berlusconi potrebbe semplicemente affidare ai suoi mass media la divulgazione dei dati oggettivi contenuti nei di libri-inchiesta sui magistrati, come quelli di Misiani e di Livadiotti, e l’opinione pubblica percepirebbe la categoria dei magistrati come analoga o peggiore di quella dei politici, e sicuramente come inidonea a tutelare la legalità e la verità. Queste le linee generali di una possibile campagna di propaganda berlusconiana.
Attaccate e sfidate, le forze avverse o subiranno, e allora saranno allora schiacciate e ridimensionate, domate; oppure contrattaccheranno, con esternazioni delegittimanti del Colle, con azioni di piazza delle sinistre, con provvedimenti d’assalto e rivelazioni alla stampa dei PM antisilvio e dei loro “pentiti a orologeria”. Napolitano potrebbe anche, senza attendere un voto di sfiducia, emettere un decreto di revoca di Berlusconi, nominando un altro premier. O un decreto di scioglimento delle Camere, come secondo alcuni avrebbe già minacciato di fare.
Tali scenari consentirebbero a Berlusconi di fare appello diretto al popolo e portarlo nelle piazze, denunciando l’azione di un fronte eversivo antidemocratico, che vuole privare i cittadini dei loro diritti e andare al governo per depredarli col fisco. Il governo, eletto dal popolo sovrano, dovrebbe quindi prendere provvedimenti anche materiali “a difesa della democrazia”. Tra i suoi consiglieri si parla della possibilità che i ministri degli interni, della difesa, del tesoro e della giustizia ordinino rispettivamente a PS, Carabinieri, GdF e Polizia penitenziaria di non prestare più servizio di scorta o di assistenza ai magistrati, e di non mettere a loro disposizione nemmeno i rispettivi veicoli; i magistrati quindi avrebbero le unghie spuntate, anzi dovrebbero restarsene in casa per sicurezza. Contemporaneamente, partirebbe una campagna mirata di informazione dell’opinione pubblica sulla magistratura, eventualmente su Napolitano, e su altri.
Per evitare uno scontro di tale portata, che potrebbe portarli a perdere i loro privilegi e il loro prestigio, gli avversari di Berlusconi forse verrebbero a compromessi in via preventiva. Il che ci priverebbe, ovviamente, di un grande spettacolo di lotta tra fazioni istituzionali, oltre che della possibilità di vedere qualche cambiamento in questo paludoso paese.
Se avremo la ventura di essere spettatori di un bello scontro istituzionale in grande stile, sapremo però anche che le fazioni in campo si scontrano, forse, per interessi loro propri, o dei loro mandatari, e non per il bene della popolazione. Infatti, il fatto che due fazioni si combattano con contrapposte accuse, non implica che una abbia ragione e l’altra torto, che l’una difenda la legalità, la giustizia, la democrazia, la collettività, e l’altra per contro le minacci. Tanto meno implica che una rappresenti il bene, o il nostro bene, e l’altra l’opposto. Tutte le parti in campo – i vari partiti politici, il parlamento, il potere giudiziario – hanno svolto e svolgono le loro funzioni in modo pessimo, tutte contribuendo al dissesto e al declino del paese. Tutte si sono fatte e si fanno i loro interessi di bottega coi pubblici poteri e mezzi di cui dispongono, e continuano a comportarsi come sempre anche mentre il paese affonda, senza curarsi dei cittadini, perché finché a loro va bene, non hanno bisogno di preoccuparsi. La contesa è sulla spartizione e sull’ordine di beccata, per dirla in termini etologici. Sperare che la vittoria di una sulle altre possa risanare il sistema, è pura ingenuità, contraria ai fatti. Nel mio recente articolo, Spolpare: il business di questa fase, ho spiegato che politica e “giustizia” in Italia non possono essere altro che quello che sono adesso, perché la situazione complessiva dell’Italia non lo consente: in un sistema-paese vecchio, deteriorato e tarato come quello italiano di oggi, l’unico business comparativamente conveniente, è quello di andare a prendere alla gente la ricchezza già prodotta e accumulata, e non certo quello di investire per produrne di nuova – cosa che conviene invece fare in altri paesi con condizioni oggettive più idonee a questo fine, magari investendo in essi anche i soldi tolti all’Italia. In Italia, di conseguenza, la funzione politica consiste essenzialmente nell’agevolare e mimetizzare questa operazione di prelevamento di ricchezza mediante i poteri e i crismi giuridici e morali dello stato, mentre il potere giudiziario avrà il primario compito di regolare e consentire l’esecuzione di tale operazione ad alcuni gruppi, evitando di indagare le loro operazioni; e al contempo di impedirla ad altri, tenendoli sempre sotto tiro, anche con pretesti, e offrendoli alla gogna mediatica quando opportuno; in tal modo, esso potrà anche ritagliarsi la quota propria di privilegi – sempre più larga, ovviamente. E’ il tipo di business fondamentale di una società – nel nostro caso, il business del “prelevare” – che determina le caratteristiche delle sovrastrutture politiche e giudiziarie, configurandole in modo funzionale a sè stesso.
Ciò posto, effettivamente, sin dal suo primo governo nel 1994, un forte coordinamento di magistrati ha operato contro Berlusconi con straordinario impegno, straordinario spiegamento di mezzi, straordinario ricorso a mezzi di sputtanamento, generoso sacrificio dell’immagine internazionale del paese (pubblica notifica di avviso di garanzia durante il G8 di Napoli). A che scopo lo fa? Che cos’è Berlusconi di speciale? Che cosa ha fatto di diverso dagli altri?
In realtà, Berlusconi ha fatto sostanzialmente le medesime cose degli altri in quanto ad affarismo privato e di partito; a rapporti con Chiesa, Mafia, USA; come gli altri, non ha fatto riforme né rimediato al declino nazionale; non ha toccato i poteri e gli interessi dei magistrati né dei capitali stranieri; nel 2005 stabilì di nazionalizzare la Banca d’Italia, ma poi non l’ha fatto; insomma, non ha modificato né seriamente minacciato i rapporti di interesse nazionali e internazionali. Si è comportato come tutti gli altri, salvo qualche provvedimento in favore delle sue aziende e delle sue difese processuali.
Ridicolo pensare che i pm lo perseguitino perché “comunisti” – anche se qualcuno di loro viene dal vivaio del vecchio PCI; ridicolo pure pensare che lo facciano per ragioni etiche: la persecuzione è iniziata quando ancora non si parlava di minorenni, ma soprattutto feste di sesso e droga sono l’ordinario nell’alta società, e i pm, se volessero moralizzare perseguendo veri reati, indagherebbero su molte altre cose, ben più gravi, di uno stato in cui di legale e costituzionale c’è ben poco, e nel cui parlamento la cocaina è popolarissima. Perseguirebbero i sistematici falsi nella raccolta di firme elettorali, anziché insabbiarli – vedi il recente caso delle elezioni amministrative della Lombardia, con le falsità nella raccolta delle firme, vanamente denunciato dai Radicali (guarda caso, la fazione vincente è legata alla Compagnia delle Opere, cioè all’imprenditoria che ruota intorno al Vaticano). Ma ancor prima farebbero pulizia nel loro stesso ordine, prendendo doverose notizie di reato, a bizzeffe, dalla saggistica che tratta degli abusi della casta giudiziaria.
Berlusconi, di diverso dagli altri leaders politici ha che, essendo dotato di mezzi propri, non deve chiedere soldi al grande capitale privato per il suo partito e le sue campagne elettorali, quindi non è pilotabile come gli altri. Però questa sua indipendenza non si è tradotta in azioni significative, e poteva giustificare la persecuzione giudiziaria in occasione dei suoi primi governi, ma non quella odierna. C’è chi pensa che la campagna giudiziaria contro di lui sia istigata da Rupert Murdoch e finalizzata a eliminarlo per rilevare le sue reti televisive. Ma Mediaset è così piccola cosa rispetto all’impero di Murdoch, che l’ipotesi appare irrealistica, seppur non impossibile. Si deve ancora ricordare che Berlusconi scese in campo e fondò Forza Italia quando i pm di Mani Pulite avevano praticamente eliminato tutti i partiti popolari tradizionali diversi dal PCI, cui si diceva fossero collaterali, e che di fatto stavano mandando al potere per eliminazione della concorrenza. Berlusconi ruppe loro le uova nel paniere. Però la politica non è vendetta, perciò non è realistica l’ipotesi che la persecuzione per quel fatto séguiti oggi a distanza di tanti anni, anche se l’odio personale inevitabilmente rimane.
Tra tante riforme mancate, c’è solo una cosa concreta, oggettiva e importante, che Berlusconi ha fatto, e che tocca grandi equilibri di interessi: South Stream, l’oleodotto con cui la Russia può esportare petrolio verso l’Italia e altri paesi europei senza passare per paesi controllati da USA, Germania e le Sette Sorelle. Anche L’Unità è contraria a South Stream. In concorrenza coll’oleodotto Nabucco, che invece passa per tali paesi ed è sostenuto da Berlino e Washington. E in effetti Berlusconi viene molto biasimato per i suoi rapporti con Putin. Tuttavia, anche qui si può obiettare qualcosa, ossia che South Stream inizialmente fu voluto da Prodi, ma brevemente.
Vi è però in un’ipotesi esplicativa complessivamente diversa, ossia che le sinistre, fiancheggiate dai predetti magistrati, demonizzino e attacchino costantemente Berlusconi per far intendere alla gente la politica come crociata morale e di legalità contro un Cattivo, così da evitare che la gente capisca che la politica è affarismo, e che si interessi al merito, ossia a come i politici, e la sinistra in particolare, gestiscono la cosa pubblica – ossia in modo inefficiente, molto corrotto, e con metodi di controllo sociale del tutto illiberali e inaccettabili. Le sinistre hanno bisogno di un Berlusconi per giustificare se stesse come baluardo della democrazia contro chi la minaccia, mentre sul piano affaristico fanno i loro comodi. Senza un Berlusconi, apparirebbero nella loro miseria di basso affarismo locale, collateralismo alla speculazione finanziaria e totale mancanza di progetti per il paese. E la “giustizia” italiana apparirebbe per quello che è: a livello di Africa nera, inefficiente, autoreferenziale, corrotta, come la descrivono alcuni rapporti diplomatici americani divulgati da Wikileaks – molto lontana dalla grandezza epica e nobiltà di fini che la ammantano mentre combatte Berlusconi e la corruzione.
Ma anche Berlusconi ha bisogno che la lotta politica, il teatrino della politica, sia presentata all’opinione pubblica in termini di contrapposte crociate sul piano dei grandi valori, in cui la sinistra lotta contro di lui per la legalità e la democrazia, mentre egli lotta contro la sinistra per la libertà e la democrazia. Cioè, ha anch’egli bisogno che la contrapposizione politica appaia come una lotta morale e di grandi principi, per coprire ciò che i politici fanno realmente. La persona comune che si interessa di politica, percependo la politica come scontro di grandi valori e princìpi, o di grandi personalità, reagisce identificandosi con una delle contrapposte fazioni e coi suoi valori e il suo leader (se ce n’è uno di spicco). Aderendo e votando secondo questi meccanismi mentali, irrazionali, non andrà a indagare criticamente quale sia l’effettiva azione sia del partito cui aderisce, sia degli altri; non verificherà se essa sia conforme a come esso si presenta, e se corrisponda ai suoi concreti e personali interessi e valori. Tutto ciò nasconde la verità, ossia, in sintesi, nello Stato italiano non sussiste alcun potere o forza meritevole di credito, capace e interessato a fare qualcosa per il paese.
Insomma, secondo questa iupotesi interpretativa, l’accanimento giudiziario contro Berlusconi è indispensabile sia alla sinistra e al partito dei magistrati interventisti, che alla stessa destra: berlusconismo e antiberlusconismo, i Santoro e i Belpietro, il loro modo di contrapporsi, alternarsi e combattersi, di creare capri espiatori degli insuccessi e del malandare, sono un’esigenza del sistema di potere, per mantenere la gente nell’illusione e per conservare il potere su di essa, per farsi accettare nonostante la sua pessima qualità, chiunque governi.
Ma, grazie a Ruby, a Lele Mora, Berlusconi stesso e a molti altri, il conflitto dei poteri, il loro reciproco delegittimarsi, il processo dei pm al premier per concussione e prostituzione minorile, il controprocesso del premier ai pm per eversione e abuso di intercettazione, stanno proprio ora sulla ribalta internazionale, nel disprezzo e nella derisione di tutto il mondo – proprio mentre lo Stato italiano, col suo Presidente della Repubblica, col suo premier e molte altre figure istituzionali, manda in scena le celebrazioni del centocinquantenario della c.d. unità d’Italia – centocinquant’anni di storia vergognosa e fallimentare. Lo Stato italiano, le sue istituzioni e la sua fondazione – fatta con violenza e brogli, e dovuta principalmente a interessi e interventi britannici e francesi – nella mente della gente di tutto il mondo si assoceranno con la realtà di questo stesso Stato: il marcio, gli abusi, le inefficienze generalizzate.
Il fatto che la gente di tutto il mondo veda che cos’è lo Stato italiano, e rida a lungo di esso, come sta facendo da mesi con questa storia di Ruby, e come ha fatto più volte negli ultimi anni con storie analoghe e con storie dei rifiuti campani, delegittima lo Stato italiano e legittima, rendendone tangibili e provate le giuste ragioni, le aspirazioni dei popoli che vogliono liberarsi da esso e dal complessivo degrado che esso impone. Sostiene quindi il processo di liberazione, che necessiterà del riconoscimento internazionale, se e quando si andrà oltre la tappa costituita dal c.d. federalismo.
Del resto, se vale il principio che un governo che non ha la maggioranza politica per governare e fare le riforme debba dimettersi; e se vale il principio che un parlamento che non riesce ad esprimere un governo funzionante debba essere sciolto; che cosa si dovrà fare, allora, di uno stato che da vent’anni è bloccato, perde colpi, sprofonda nei debiti e non riesce a recuperare, a produrre una maggioranza e un governo capaci di rilanciarlo, pur provando tre leggi elettorali e molte diverse maggioranze? Si potrà solo constatare che è uno stato che non funziona e che va sciolto, prima che distrugga tutta la ricchezza e il futuro della sua popolazione. Si deve dire che è l’ora di staccare la spina.
23.02.11