TAGLIACASTA: UNA LEGGE CONTRO LA PARTITOCRAZIA
«DISEGNO DI LEGGE
PER IL CONTRASTO DELLA PARTITOCRAZIA IN ITALIA
PREAMBOLO
Considerato
1)Che la Repubblica è stata ridotta in gravissime condizioni finanziarie ed economiche dalla gestione del suo ceto politico, nel corso di decenni, e attraverso molteplici maggioranze di governo che hanno compreso praticamente tutte le forze politiche;
2)Che la colpa di tale situazione appare condivisa dall’intero ceto politico, e che anche coloro che, tra gli uomini politici, non abbiano una colpa commissiva diretta, hanno nondimeno una colpa partecipativa alla partitocrazia;
3)Che l’azione della partitocrazia, responsabile della suindicata situazione della Repubblica, si connota per la generalità della pratica del peculato, della corruzione, del voto di scambio – pratiche raggruppate sotto la denominazione di ”consociativismo”
4)Che lo strumento elettorale è risultato inidoneo a liberare il paese da tale partitocrazia e che la medesima appare in grado di perpetuarsi indefinitamente, mentre non appare capace né intenzionata a porre rimedio alla situazione critica del paese;
4)Che pertanto urge provvedere all’allontanamento della partitocrazia, nelle persone che la compongono, dalla Repubblica e dai suoi pubblici uffici nonché dalla sua vita politica;
Tutto ciò premesso, si delibera
TESTO DI LEGGE
ART. 1 – Non costituiscono illeciti penali, civili o amministrativi, e non sono fonte di alcuna responsabilità, le condotte previste come illeciti penali dalle vigenti leggi, in quanto commesse sul territorio della Repubblica nei confronti di partiti politici o di persone che ricoprono o hanno ricoperto le cariche di segretario o funzionario di partito politico italiano, di membro del parlamento o del governo italiano, di parlamentare o di consigliere regionale o delle province autonome, nonché di presidente delle medesime o di regione.
ART.2 – Le predette condotte costituiscono illeciti e sono fonte di responsabilità solo in quanto colpiscano altre persone rispetto alle predette, o in aggiunta alle predette, e limitatamente ai danni a queste persone.
ART. 3 – La presente legge non comporta aumento di spesa per l’erario.
ART.4 – La presente legge entrerà in vigore fra tre giorni da oggi .»
Questo futuribile testo di legge, che qualcuno mi ha passato, naturalmente è una boutade, perché il Parlamento italiano non varerà mai, ovviamente, una simile legge; esso però esprime una realtà non meno ovvia, e il popolo italiano, nel proprio interesse, teoricamente, potrebbe garantire l’immunità agli autori degli atti suddetti, una volta che abbia cacciato l’attuale ceto politico.
Molto più fattibile, e assolutamente incruenta, ma diretta alle tasche di Lorsignori, è un’altra possibilità di contrasto popolare alla casta partitocratica, che qui di seguito propongo. Essa può essere realizzata con poca spesa da qualsiasi gruppo dotato di una semplice organizzazione, nei seguenti termini:
Premesso sempre che ogni e ciascun politico è corresponsabile, per partecipazione, dei danni cagionati da tutta la partitocrazia, e che è dunque personalmente tenuto a risarcirli, propongo di costituire – naturalmente all’estero, affinché sia al sicuro – un’anagrafe di tutti i politici e dei loro familiari, con indicazione dei loro beni patrimoniali immobili, mobili registrati, quote di società, e – in quanto possibile – conti correnti e depositi bancari. E di rendere poi noto a tutti che quei beni sono tutti destinati al risarcimento dei danni cagionati dalla partitocrazia al popolo italiano. E che quindi, dalla pubblicazione dell’anagrafe in poi, il popolo italiano, come pure possibili compratori stranieri, considererà invalidi e inefficaci tutti gli atti dispositivi di quei beni (cioè la loro vendita o locazione, la loro sottoposizione a pegno o ipoteca, etc.). In tal modo chiunque volesse comperare quei beni, o prenderli a garanzia di un prestito, saprebbe di rischiare che il suo acquisto o la sua garanzia sia invalida. Di conseguenza, i beni dei politici sarebbero svalutati. Anche le banche dove hanno conti correnti o altri rapporti attivi saprebbero che, qualora dessero corso a un bonifico – per esempio – dovrebbero poi rifonderlo al popolo italiano, una volta che questo abbia cacciato la casta.
Una simile azione ammonitrice verso il ceto politico sarebbe assai opportuna specialmente ora, perché la coalizione che andrà al governo, quale che sia, avendo una fiducia popolare fresca e un’emergenza da gestire, preleverà molte risorse dai cittadini e dal patrimonio pubblico e sarà indotta dalla stessa struttura clientelare di produzione del consenso ad usare quelle risorse non per risanare il paese ma per comprare consensi ed arricchirsi.
Disponendo così di molte risorse, potrà restare abbastanza a lungo al potere – presumibilmente fino a che siano maturate condizioni tali da spingere l’Italia fuori dall’Euro. Tali condizioni potranno consistere in un crollo del sistema creditizio, in una forte recessione, in un insostenibile differenziale di andamento del pil rispetto ai paesi euroforti.
09.11.11 Marco Della Luna