COMUNITARISMO E REALISMO

Comunitarismo e Realismo

Il comunitarismo, il modello socio-politico propugnato dal sociologo Ferdinand Tonnies, è in astratto desiderabile perché appare un tipo di organizzazione politica e culturale che rispetta le diversità, le identità, le autonomie le libertà dei singoli e dei gruppi o popoli, costituiti e viventi come organismi coscienti e cultori di un proprio bene comune, quindi solidali, etici, in contrasto con il tipo di organizzazione socio politica ed economica che si sta realizzando, fortemente accentrante e omogeneizzante, individualistica e competitiva: Malthus, Darwin… Ma il fatto che l’organizzazione che si sta realizzando ha queste ultime, indesiderabili caratteristiche e non quelle opposte, non è accidentale, bensì conseguenza di fattori facilmente riconoscibili e straordinariamente potenti. In pratica, sta avvenendo una evoluzione del metodo di controllo sociale dovuta allo sviluppo tecnologico, il quale oggi consente alle poche persone che lo hanno a disposizione di organizzare il governo della popolazione in modo zootecnico, interamente controllato, senza quasi più spazi per spontaneità e libertà di scelte, tanto meno autonomie, analogamente a come avviene con bestiame allevato in stalla. Il genere umano già ora si ritrova suddiviso in recinti di contenimento e di gestione più e meno differenziata, recinti che sono gli ex Stati nazionali, entro i quali gli esseri umani vengono monitorati e gestiti praticamente in tutto, dall’alimentazione ai farmaci ai trasporti all’istruzione agli spostamenti ai consumi, attraverso smart grids, reti di distribuzione e controllo di servizi essenziali, reti centralizzate nelle mani di pochissimi grandi gruppi multinazionali che si muovono al di sopra dei governi. Il famoso trattato commerciale transatlantico Ttip sarà un notevole passo avanti in questo senso e verso la completa mercificazione di tutto. I legami solidaristici, comunitaristici, i valori legati alle comunità naturali e locali, compresa la famiglia, vengono sistematicamente dissolti  o svuotati, resi insignificanti. Non è solo la fine di modelli sociali e politici tradizionali, è la fine della civiltà occidentale e dell’umanità occidentale.

Il dominio sociale nell’antichità era basato sulla manipolazione religiosa, sulla forza, sull’intimidazione. In tempi più recenti, anche a causa dell’affievolimento del senso etico religioso (affievolimento necessario a sostenere i consumi e i profitti industriali), si è affermato lo strumento di controllo sociale finanziario, soprattutto l’indebitamento: Stati, aziende, classi sociali, famiglie, sono comandabili col bastone bancario.

Oggi il dominio sociale è però sempre più attuato mediante strumenti principalmente tecnologici, si avvale di grandi capacità di sorveglianza e tracciamento di persone, beni, attività; ma anche mediante la costruzione di dipendenze rigide da reti di distribuzione monopolistiche. La stessa crisi economica è stata indotta in modo deliberato, programmaticamente, e viene mantenuta anche se si potrebbe uscirne con strumenti monetari disponibili, perché essa è uno strumento di realizzazione del sistema di controllo zootecnico della specie umana, in quanto consente di fare vivere la gente nell’insicurezza e della povertà, creando false e artificiose scarsità, soprattutto monetarie, così da renderla disponibile ad accettare, come condizione per ritrovare un poco di sicurezza e benessere, riforme politiche costituzionali tecnocratiche e un sistema di sorveglianza, tracciatura e condizionamento,  a cui essa altrimenti farebbe resistenza. Insomma, l’astuzia del sistema adopera ai propri fini anche la sofferenza che il suo modello genera.

Questo tipo di organizzazione sociale è per sua natura globale e standardizzante, è il modello universale odierno. Il vero progetto politico  dei nostri tempi, è la sua realizzazione, non la ricerca illimitata del profitto, il quale ormai conta poco in sé, anche perché ha perso significato: oggi è un dato essenzialmente contabile, che viene generato mediante la creazione di strumenti finanziari elettronici, quindi il sistema bancario lo può produrre in modo praticamente illimitato, ad libitum, mediante giochi di scritturazioni elettroniche reciproche: un procedimento in cui lavoratori e consumatori, cioè i popoli, non servono praticamente più, sicché non serve più rispettare le loro esigenze esistenziali né ottenere il loro consenso: sono divenuti superflui e fungibili, non hanno più forza di contrattazione, come spiegavo nel mio saggio del 2010, Oligarchia per popoli superflui. Interessa essenzialmente perfezionarne la gestione anche in funzione di gestire un ecosistema planetario che si avvicina a punti di rottura.

In conclusione, il quadro evolutivo del mondo reale rende irrealizzabile il progetto comunitarista e in generale ogni progetto che presupponga ampi spazi di scelta per la popolazione generale e che ponga barriere alla penetrazione della sorveglianza e della gestione all’interno sia delle società che delle singole persone, nonché ogni progetto di tipo orizzontale, ossia di potere partecipato e dal basso, che, per sua natura, contrasta con il fine primario della dominazione verticale. Essenzialmente, la libertà di cui la gente ha goduto fino ad oggi o fino a ieri, era la libertà delle galline quando erano allevate all’aperto nei pollai e potevano muoversi e razzolare liberamente, beccare i sassolini e le foglioline che cadevano nel recinto – cioè prima della tecnologia per allevarle al chiuso, in batteria, con alimentazione, illuminazione, temperatura, ormoni, vaccini e antibiotici erogati in modo computerizzato.

Tutto questo, restando nel campo dell’ingegneria sociale, cioè senza parlare dell’ingegneria genetica sul genoma umano, che pure è già iniziata e che indubbiamente avrà un crescente e minaccioso peso sulle condizioni di vita generali, assieme alla biometria. Il sogno di ogni dittatore – controllare il mondo ma anche ogni singolo uomo dalla sua scrivania in tempo reale – è reso realizzabile dalla tecnologia.

In un simile quadro, in cui è praticamente certo che la vita umana verrà degradata e resa pessima, indegna di essere vissuta, mentre non ci sarà possibilità di resistenza efficace, è sempre più chiaro che un progetto realistico e razionale è necessariamente un progetto di rinuncia e distacco di tipo buddhista o stoico, che includa anche la preparazione psichica e filosofica al suicidio, ad esser pronti a sfuggire da attacchi e oppressioni insopportabili. Ossia, è giunto il tempo di progettare non la prosecuzione della vita, non la sua riproduzione, non il suo miglioramento, ma la sua ultimazione, la sua liquidazione, la sua estinzione consapevole e volontaria. L’orrore per ciò che sta avvenendo all’uomo impone il mutamento delle mete esistenziali, la scelta di obiettivi possibili seppur diversi da quelli usuali. È tempo di prepararsi ad andarsene. È tempo di prendere coscienza pratica che effettivamente desiderio e attaccamento sono causa di sofferenza e oscurità. È il tempo in cui tormentosamente finiscono i piaceri, e la gioia può rinascere dallo sciogliersi degli attaccamenti e dal lasciar andare le identificazioni tutte, assieme a tutte le paure, a tutte le nostalgie.

21.04.15 Marco Della Luna

P.S. Devo due repliche al commento di Ahfesa:

1)Il buddhismo non è una religione (se non a livello popolare – ma a livello popolare tutto diventa religione, anche il calcio), e non ha una prospettiva terrena (intramondana), perché ritiene che la natura propria della mente sia beatitudine e luce, e insegna a realizzarla.

2)E’ vero che ogni sistema di potere, storicamente, si è guastato ed è morto, quindi probabilmente anche quello in via di consolidamento oggi è destinato a finire un domani; ma è anche vero che i sistemi di potere possono durare decenni e secoli, occupando e degradando la vita di intere generazioni; quindi è opportuno prepararsi una via di fuga, non escluso il suicidio.

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9 risposte a COMUNITARISMO E REALISMO

  1. enrico scrive:

    Alla sig.ra o sig.na Katerina , non sia troppo dura con lUmanita’ , uscire dalla Gabbia non è per tutti ,troppe le Paure che ci assalgono , Speriamo solo in coloro che sono più temerari.

  2. Katerina scrive:

    E’ un ottimo articolo ! Fra tanti messaggi in web, pieni di speranza e ottimismo, questo è molto realista e disilluso. Si, è anche triste e cupo, ma contemporaneamente ironico e rassegnato davanti a quello che l’umanità si merita, purtropoooo ! Cari saluti a Marco – Katerina

  3. ahfesa scrive:

    Caro avvocato,

    Quando andavo al catechismo per fare la prima comunione (2° elementare) naturalmente avevo la suora più severa come insegnate, tale madre Ilde che a volte usava il righello sulle mani invece del Veni Creator per illuminare le nostre menti. Io non andavo male, ma una cosa non la capivo proprio : ovvevo che cosa fosse lo Spirito Santo. E siccome non mi é mai piaciuto restare nell`ignoranza bombardavo la suora di domande sull`argomento. Finchè una volta la madre Ilde stufa di essere interrotta mi disse testualmente : « Lo Spirito Santo é l`amorevole forza attiva di Dio che muove il creato, é vero Dio ed é simboleggiata da una colomba, come si vede nell`abside di san Pietro (c`era la figura sul libro di catechismo). E giù una bella righellata sulle mani per farmi capire che era l`ultima e definitiva risposta.
    Io restavo dubbioso ma non volevo altre bacchettate e mi contentavo. Ma ad una delle ultime lezioni improvvisamente comparvero in aula il prevosto e l`arcivescovo in persona. Dopo i saluti ed i gloria di rito ci fu la ovvia interrogazione e naturalmente – a caso – io fui lo sfortunato prescelto. E che cosa mi domandò il futuro papa Paolo IV ? Ma naturalmente che cos`era lo Spirito Santo. Ed io recitai la spiegazione della madre Ilde, ma con una mia piccola deduzione ovvero : » Lo Spirito Santo é l`amorevole forza attiva di Dio che muove il creato, é vero Dio ed é vero animale. » Al che mons. Montini, imperturbabile (la madre Ilde ed il prevosto erano invece diventati di tutti i colori) mi chiese spiegazione ed io con la certezza del giusto davanti al potente replicai che lo Spirito Santo era certamente anche « vero animale » perchè raffigurato come una colomba sull`abside di San Pietro, « come appunto mi ha spiegato la madre Ilde e si vede sul libro del catechismo ». Il cardinale lodò la mia buona memoria e non aggiunse altro. Ci furono però due conseguenze : la madre Ilde cessò l`insegnamento divenne la conservatrice dell`orto delle consorelle e quando lo stesso card. Montini ci amministrò la prima comunione due domeniche dopo, tenne un insolito, complicato e lungo sermone guarda caso sullo Spirito Santo.
    Dunque avvocato mi sono permesso di narrarle questa mia esperienza per farle comprendere come io mi contenti del suo dire in merito al buddismo, non sognandomi neppure con i miei precedenti di imbarcarmi in una complicata discussione su piccoli e grandi veicoli e sul perchè chi ha raggiunto il nirvana debba o meno sottrarsi alla metempsicosi.

    Invece torno, sia pure incidentalmente sul secondo punto. Difatti anche Renzida vero guitto di terz`ordine ha raggiunto il nirvana tributario. Ovvero ha trovato l`apparentemente impossibile sistema per aumentare il carico dei tributi (ovviamente sempre sugli stessi oggetti e soggetti passivi) senza edittalmente accrescere gli stessi. Mica cosa da poco perchè può dire addirittura di aver ridotto le tasse facendo invece pagar di più ai cittadini. Due trovate in tema le conosciamo già. Ovvero il 730 « precompilato » detto anche pizzo di stato, dove il contribuente per avere il miraggio dell`esenzione dai controlli deve rinunciare a detrazioni stranamente « dimenticate » dal fisco e quindi alla fine pagar di più, oppure avvalersi di quanto escluso, ma pagar un professionista (e subire controlli come prima) che é lo stesso. L`altra fantasia é l`insieme delle c.d. clausole di salvaguardia, dove il contribuente é in ogni caso punito perchè qualora non si raggiungesse un certo gettito automaticamente scattano nuove imposte, ovviamente proporzionali ed indirette, quindi generali, recessive e punitive. Ma il « nirvana » si raggiunge con il combinato disposto di due accorgimenti apparentemente fatti per agevolare i contribuenti e che invece vengono usati come capestri. Ovvero la traslazione sistematica del carico tributario dallo stato agli enti locali i quali ovviamente, lugni dall`economizzare veramente, per compensare quanto lo stato toglie loro aumentano i tributi locali (o tagliano i servizi) e la c.d. spending review che lungi dal colpire gli sprechi evidenti quali gli emolumenti assurdi, le pensioni da sicumera da ancien régime, gli enti inutili ecc.. non trova di meglio che tagliare la detrazioni fiscali a favore dei normali contribuenti onesti, come se questi non fossero già spremuti. Ovvero per dirla come Lagrange il limite del rapporto « demenziale » : dire di tassar di meno per incassar di più.
    Ma questi trucchi oltre che puerili, insultanti per gli onesti ed evidenti non servono a niente, perchè rappresentano nella migliore delle ipotesi un travaso passivo di ricchezza da un comparto all`altro dello stesso sistema. Dico « passivo » perchè il complicato e sempre più astruso meccanismo di estorsione é pure costosissimo nel suo funzionamento e brucia poi gran parte della ricchezza spremuta. In compenso i contribuenti sono sempre più concussi e sempre meno in grado di produrre ricchezza.
    Ed é evidente che il continuo uso di cotali meccanismi non fà altro che accelerare il collasso del sistema. Altro che ripresa. Come i greci : difatti qualcuno si é scordato che prima delle loro elezioni si diceva che la Grecia era « uscita dalla crisi » mentre adesso la si sta strangolandoperchè alla fame perchè rifiuta altri strani« salvataggi e e regali ».
    Quindi data per ineluttabile la necessità di resistenza ed adeguamento alla situazione presente (a meno di gesti definitivi, rispettabilissimi, ma che io sconsiglio) la mia personale preoccupazione non é tanto un`uscita tramite rinuncia/autosoppressione, bensì il modo per cercare di salvare la prosaica pellaccia nello sconquasso spaventoso che potrebbe venire quando il colossale castello di menzogne crollerà. Allora temo l`autosoppressione sarà l`ultimo dei problemi essendo la nostra esistenza già ad immediato e purtroppo in molti casi definitivo rischio.
    E per immaginare la fine non occorre fare strane previsioni apocalittiche : é semplicissimo : sempre più sudditi, progressivamente oberati da sempre più stringenti restrizioni, non saranno più in grado di sostentarsi. Chi non ha mezzi che viva o muoia, di certo non mantiene altri e men che meno il governo. Chi ancora ha qualche bene cercherà di occultarlo e di creare (come é sempre esistito nei regimi totalitari) dei mercati clandestini che inevitabilmente sottrarranno risorse al governo. Ciascuno dietro un`obbedienza ignava e formale, cercherà di aggirare le norme punitive. Nessuno come sta già ampiamente succedendo, crederà più nelle direttive dei capi e si cercherà di fare resistenza passiva per incepparle. E quando questi comportamenti divengono generali, neppure la bomba atomica degli ayatollah salverà i nostri capi.
    Per far un paragone da 25 aprile oggi mi sembra di vivere in una Salò economica con sempre i tedeschi per padroni ed oppressori. E nonostante i Kappler, i Pavolini, i Kesselring, la X Mas nessuno collaborava e credeva ai repubblichini ed ai tedeschi se non con la canna del mitra alla schiena. E siccome non si poteva ammazzar tutti quelli che sembravano onnipotenti per i secoli alla fine hanno dichiarato indecoroso fallimento.

  4. enrico scrive:

    Il Dott. Della Luna pone in evidenza in Questo Articolo come la classe Dominante attraverso anche la evoluzione tecnologica procede indisturbata nel controllo totale delle popolazioni in modo zootecnico . Le popolazioni tutte restano coinvolte , le persone sanno di star male ,posti di lavoro persi ,paure ed incertezze dominano la nostra esistenza, ma la maggioranza non riesce a capire la Natura Vera del Male esattamente come un medico di fronte a una Patologia sconosciuta ,si rimane impotenti incapaci di reagire .Se il maggior profitto delle classi Dominanti non è più un problema quale è il vero obbiettivo oltre la riduzione del genere umano ,l’annullamento delle Coscienze ? Esistono motivi a Noi del tutto sconosciuti che vanno oltre il Dominio perverso di questi Soggetti ? Se possiamo comprendere la riduzione del genere Umano perché annullare le Coscienze sia individuali che collettive solo per dominarci meglio o qualcos’altro .Credo che ci siano troppe cose che non sappiamo e a Pelle mi pare che Questi abbino fretta di raggiungere i propri obbiettivi .

  5. ahfesa scrive:

    Caro avvocato,

    In merito alle sue osservazioni mi permetto a mia volta di precisare :

    1) Ha ragione. Mi sono espresso male . Il buddismo é un insieme di regole di vita. Ovvero ; « Due estremi ci sono, asceti, dai quali deve star lontano chi ha rinunciato al mondo. Quali sono questi due ? L`uno é la dedizione al godimento dei piaceri ; questa é bassa ignobile, volgare, indecorosa, inutile. L`altro é la dedizione al martirio di sé medesimo ; questa é penosa, indecorosa, inutile. Senza cadere in questi due estremi , il Tathagata (v. Buddha) ha trovato o asceti, la via mediana che apre gli occhi e la mente, che scorge alla quiete, all`intuizione alla chiaroveggenza al nirvana. (…..) È questa nobile via composta da otto parti, retto modo di pensare, retta aspirazione, retta parola, retta azione, retto mezzo di guadagnar la vita, retto sforzo, retto ricordo, retta concentrazione. (cfr Samyutta LVI, 11). Invece concordo solo parzialmente sul secondo rilievo. Difatti il buddismo non mi sembra interessato alle questioni escatologiche ed al destino del mondo e dell`uomo nell`aldilà, se non in via incidentale poichè il raggiungimento del nirvana interrompe il ciclo della metempsicosi. Lo scopo di Budda é unicamente sconfiggere il dolore che affligge l`umana condizione. Esattamente i 5 aggregati che determinano l`attaccamento all`esistenza : nascita à dolore, vecchiezza é dolore, malattia é dolore, morte é dolore, dolore é separazione da ciò che piace ed unione a ciò che dispiace. A riprova la famosissima parabola al monaco Malunkyaputta (Majjhima, 63) « È come se un uomo fosse stato colpito da una freccia abbondantemente spalmata di veleno, e i suoi amici e parenti volessero procurargli un medico o un abile chirurgo ; ma il ferito dicesse « Non voglio che mi sia estratta la freccia prima di aver saputo se colui che mi ferì appartiene alla casta dei guerrieri o dei brahamini, qual é il suo nome, la sua statura, il suo colorito…………… Costui morirebbe prima di saperlo. La vita religiosa non dipende dal fatto che il mondo sia finito o infinito eterno o no. Sia vera questa o quella opinione, restano sempre nascita, vecchiezza, morte, per l`estinzione delle quali io divulgo i miei insegnamenti. »
    2) Qui invece semplicemente abbiamo due opinioni rispettabilissime, ma differenti. Lei pur conscio che l`attuale sistema sia destinato a scomparire (nessuno conosce quando e come), preoccupato che il tempo necessario sia troppo, pensa prima all`emigrazione e poi al suicidio.
    Io Invece, magari anche per minor stoicismo, preferisco aspettare difendendomi come posso, anche accettando il rischio di estiguermi (non per mia volontà) prima della liberazione. E pure forse peccando di ottimismo, credendo che il tempo di attesa sia poi non lunghissimo in causa delle evidenti distonie dell`attuale situazione.
    Entrambe le opinioni sono validissime, anche se la sua (perdoni) non mi pare in sintonia con il buddismo, che come detto non approva la « dedizione al martirio » A meno che (ma é mia personale opinione) la scomparsa volontaria e violenta di qualcuno non costituisca un esempio così forte da provocare appunto la fine repentina dell`ingiusto sistema.

    • admin scrive:

      AD AHFESA: 1)Esistono molti buddhismi; Lei si riferisce a quello Hinayana, mi pare; altri buddhismi, quelli Mahayana, insegnano la natura autentica della mente, la cui realizzazione è la meta della pratica, nei suoi diversi e alternativi metodi – una meta trascendente il vivere nel(l’identificazione) mondo-corpo.
      2)Le due opzioni, cioè rinuncia/suicidio e attesa/sopravvivenza, non sono alternative, ma successive, nel senso che si può benissimo praticare la seconda finché le condizioni di vita non divengono insopportabili, sicché si passa alla seconda. Il punto è che, per poter passare alla seconda quando opportuno, bisogna prepararsi prima.

  6. ahfesa scrive:

    Caro avvocato e stimati lettori prossimi a dura tassazione,

    devo premettere la mia scarsa cultura in scienze sociali e la mia assoluta mancanza di attitudine in quelle di comunicazione.
    Difatti io faccio parte della generazione nata alla fine della guerra, I cui genitori avevano potuto verificare il tragico contrasto tra le roboanti e capziose promesse del passato regime (destinato a durare per secoli) e la realtà pratica della vita comune in tempo di pace ed ancor peggio in quello di guerra, in cui la certezze propinate da capi veramente da quasi tutti obbediti e creduti infallibili ed onnipotenti hanno trovato spaventosa smentita a spese di ognuno. Quindi sono stato educato a privilegiare il contenuto ed il valore intrinseco del mio dire e delle mie azioni, piuttosto che la forma con la quale manifestarli. Anche se ciò potrebbe spiacere a chi mi ascolta. Esattamente il contrario di quanto si insegna oggi, dove la “forma” fà certamente premio sulla sostanza. E così patenti nullità assurgono ad incarichi di vitale responsabilità e/o godono dell`assoluto favore delle masse solo in causa del loro modo di vestire, di parlare e persino per I loro vizi, che il comune, ma non visibile buon senso, valuterebbe depravati e disgustosi. Come pure si insegna alla futura classe dirigente che non conta affatto che le decisioni da attuare raggiungano nella realtà lo scopo dichiarato, quanto invece servano solo a perpetuare il potere ed I privilegi dei decisori e loro sodali, senza però creare opposizione nei sudditi paganti interessati. Il grado di successo e di capacità del dirigente é misurato in quanto più tardi e senza proteste I sudditi si accrorgano di essere stati imbrogliati, cosicchè una nuova “vera” azione salvifica possa spremerli e tacitarli ancora una volta.

    Fatta questa astrazione capisco come l`avvocato cerchi di trovar sollievo in alcune proposizioni del buddismo, unica religione che non ha escatologia. Difatti Siddharhta Gautama aveva per caso appreso di vivere in un sistema religioso-politico-sociale immutabile basato sul clima e la regolazione delle acque. Era vigente da quando l`uomo aveva memoria di sé ed era immutabile. Nessun essere vivente ricco o povero, potente o suddito, poteva sfuggirvi. Ogni uomo aveva desideri irrealizzati, invecchiava, soffriva malattie, ingiustizie e calamità natuali ed infine moriva. Davanti a questo tragico destino Siddhartha non si preoccupa dell`aldilà e della religione professsata che per lui può essere qualunque, ma cerca un sistema puramente terreno per sfuggire alla sofferenza-. Ed a suo avviso lo trova nel “nirvana” ovvero nell`assoluta astrazione dai desideri umani che elimina la sofferenza ed interrompendo la metempsicosi libera l`uomo anche dalla morte. E difatti sembrerebbe giusto il credere che se ciascuno si disinteressasse completamente di quanto accade essendogli indifferente ogni umana attività, compresa la morte per inedia, certamente smetterebbe di soffrire.

    Ma io non sono d`accordo. E mica perchè credente di altra fede, bensì per semplici considerazioni pratiche che in parte ho esposto anche altrove.
    Innanzitutto la storia ha ampiamente dimostrato che nessun sistema geopolitico umano é immutabile, anzi più la storia progredisce più la durata diviene breve. Pensate al comunismo che a quelli della mia età tanti “illuminati” hanno in passato gabellato come infallibile ed eterno, anzi che inevitabilmente si sarebbe esteso su tutta la terra, ed invece in meno di 80 anni é miseramente scomparso, almeno nella sua forma canonica. Come pure potenze economico-militari come l`impero britannico si sono dissolte in pochi anni, benchè vittoriose di guerre e ricchi di risorse illimitate.
    Ancora più l`ordine imposto é oppressivo, più deve coartare e peggio governa creando lui stesso I presupposti della propria fine. Per andar sul facile pensate ai nazisti.

    Certo Hitler aveva la Gestapo ed I lager, oggi esiste la più civile ma non meno micidiale oppressione informatica. Difatti con la scusa di farci progredire e di “semplificare” I nostri capi ci impongono I c.d. comportamenti tracciabili che in estrema sintesi annullano (come era nei sogni dei compianti Himmler ed Heydrich) ogni forma di privacy. Ma il difetto é che nonostante I privilegi ed I trucchi neppure I capi stessi riescono a sfuggire alla loro stessa forma di oppressione. Ed allora cominciano appunto a comportarsi in maniera irrazionale e persino ingenuamente contraria ai loro stessi interessi. Pensate solo alle complicate sicumente che usano I nostri signori a Bruxelles per mantenere il loro potere. Pensate alle loro leggi e decisioni, certamente sempre più dure, ma anche sempre più contrarie al buon senso e più costose. E difatti nonostante l`oppressione fiscale sempre più punitiva le stesse entrate dei governi descrescono. La moneta unica principale capestro per punire I sudditi é sempre più traballante tanto che é messa in periodica difficolta da nullità come gli svizzeri, e nonostante le continue punizioni e trattati capestro imposti agli stessi.
    Come anche non promette bene la resurrezione di fantasmi del passato come l`antagonismo tra panslavismo e pan germanesimo e le tensioni sempre più evidenti tra paesi sudditi al sud e paesi padroni al nord d`Europa.

    Nossignore io credo che ad un certo momento il colossale castello imploderà semplicemente perchè verranno a mancare I mezzi reali per la sua sussistenza. Come pure tutti I gli spauracchi di debiti cartolari e “rating/spread” basati sul nulla si dissolveranno perchè di colpo sarà evidente che sono solo scritture contabili virtuali senza nessun vero riscontro nella realtà. Esattamente come di colpo gli stssi russi 26 anni fa si sono resi conto che la loro Unione Sovietica era un colossale carrozzone basato su una sempre più debole e scoperta intimidazione.

    Però va anche detto che questi cambiamenti sia pur inevitabili sono raramente indolori. Difatti se non creano guerre o rivoluzioni sanguinose, possono anche portare pesanti sconvolgimenti nella vita di milioni di innocenti. Pensate al crollo dei regimi comununisti dell`est europeo. Milioni di lavoratori che prima avevano un`occupazione di sopravvivenza garantita dallo stato sono stati costretti all`emigrazione, mentre moltissime anime nere della repressione di regime o sono state tranquillamente riciclate nei nuovi governi o hanno trovato lucrosissimi impieghi in agenzie di sicurezza straniere, sia pubbliche che private.
    Infine vi é un`ultima verità: prima la massa dei sudditi comincia a reagire, meno gravi sono le conseguenze del cambiamento. E qui tutti capiscono che noi saremo tra gli ultimi a muoverci e sempre sperando che altri (come accaduto in passato) vengano a liberarci, naturalmente a loro spese, senza compenso e magari anche per farsi derubare dai furbastri nostrani.

  7. admin scrive:

    Ad Enrico: immagino che i temi dell’ultima parte siano suggestivi e attraenti, attraenti da morire… ma come trattarli con le parole? le parole sono un mezzo troppo superficiale per queste cose…

  8. enrico scrive:

    Trovo l’ultima parte del commento descritta in modo troppo superficiale , vista la delicatezza del Tema Pregherei il Dtt. della Luna di volerci dedicare un maggiore approfondimento Grazie.

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