CAPITALISMO ESTINTIVO

CAPITALISMO ESTINTIVO

Il recentemente scomparso filosofo Costanzo Preve affermava (e anch’io lo ho scritto) che il probabile fattore della rottura del presente sistema capitalistico-finanziario arriverà (prima o poi, ma inevitabilmente) in forma di reazione della stessa natura umana (adattabile, ma non infinitamente comprimibile) alle sempre più dure trasformazioni delle condizioni di vita che il detto sistema e i suoi mercati impongono. Trasformazioni che non apportano maggiori investimenti, migliori produzioni, né stabilità con piena e stabile occupazione, né un progresso e superiore civiltà, ma una individualistica lotta quotidiana per la sopravvivenza nella competizione a 360° e nella precarietà, in un eterno presente, amorale e destoricizzato, di crescenti diseguaglianze economiche e giuridiche – praticamente, all’homo homini lupus o al bellum omnium erga omnes di hobbesiana memoria, cioè a una condizione a-sociale, in cui tutto e tutti sono merce compravendibile (ora anche l’ovocita, con l’utero per la vendita di figli già fatti con caratteristiche a richiesta – prezzi fino a $ 140.000). L’unico diritto inviolabile è quello del capitale a realizzare profitto  – vedi TTIP – e a tale diritto tutte le costituzioni devono adeguarsi. Tutto ciò che non è mercificabile è un’opportunità di profitto perduta, e chi resiste alla mercificazione è nemico, quindi estremista, pericolo pubblico: minaccia i Mercati. La globalizzazione e mercificazione senza limiti investono sia l’uomo che il territorio: nella loro logica, le persone, come le terre, sono sfruttate finché rendono, poi abbandonate e sostituite.

In fondo, il meccanismo del profitto, quindi del potere, si regge sulla sua capacità di creare e collocare, cioè smerciare, crescenti quantità (milioni di miliardi in controvalore) di “assets”, che sono simboli di ricchezza monetaria, privi di valore proprio, come se fossero ricchezza effettiva, e il cui ammontare è oramai decine di volte superiore, in termini di valore nominale, a quello dei beni reali esistenti. E’ una piramide rovesciata che deve continuare a crescere per non cadere. Quando scricchiola, cioè quando i mercati vacillano, la gente va in panico, perde risparmi e lavoro, così si creano le condizioni per dirle: “se volete uscire dalla crisi, dovete accettare riforme in favore dei mercati: tagli dei diritti dei lavoratori, dei risparmiatori, dei pensionati, dei malati, dei consumatori; aumento del potere della finanza.” La gente accetta o subisce le riforme, e in cambio i banchieri centrali iniettano denaro gratuito nelle banche, per tirar su i mercati, con poche briciole che ricadono nell’economia reale; allora i governi millantano che ci sia una ripresa dovuta alle loro illuminate riforme, e che si deve quindi continuare su questa strada.

Le suindicate trasformazioni sono la diretta, logica, inevitabile e constatabile applicazione del principio del capitalismo finanziario, di un mondo imperniato sul denaro e sulle transazioni contabili-elettroniche. Sono trasformazioni mal compatibili con gli equilibri ecologici e con i bisogni oggettivi dell’uomo, soprattutto in fatto di stabilità, di sicurezza, di programmabilità esistenziale, di ambiti di non-mercificazione, di non-competitività, di solidarietà. Per non parlare dei diritti politici e del primato della decisione politico-democratica sugl’interessi di breve termine propri del bilancio e dei mercati e della società di mercato. Quindi trasformazioni radicalmente peggiorative.

Preve ed io, nel fare l’anzidetta ottimistica previsione sulla reazione della natura umana a un sistema sbagliato, trascuravamo però un elemento fondamentale, proprio di questa stessa natura umana: il sistema capitalistico-finanziario domina incontrastato il genere umano non perché sia imposto dall’esterno, ma proprio perché esso, grazie alla sua capacità di creare dal nulla a costo zero e senza limiti i mezzi monetari (simboli di ricchezza reale, dotati di potere d’acquisto in quanto accettati o imposti per legge, ma non ricchezza reale), nonché di distribuirli, è il sistema che, più di ogni altro possibile sistema, è capace di attrarre e comperare consenso e collaborazione; altrimenti detto, che più di ogni altro è in grado di appagare l’avidità (acquisitività) degli uomini (e delle loro organizzazioni: aziende, partiti, chiese, istituzioni). Quindi appare il più democratico di tutti, ancorché sia essenzialmente oligarchico. E può bandire come illiberale, irrazionale ed estremistica qualsiasi posizione che lo contesti nelle fondamenta.

Ossia, questo sistema mette l’uomo in corto circuito con sè stesso e lo brucia, assieme al suo ecosistema, perché per un verso lo attacca e disgrega radicalmente, mentre per l’altro verso irresistibilmente lo seduce, compiacendolo specificamente in quel suo desiderio di ricchezza (appagabile mediante simboli monetari), che è quello che mette insieme e organizza stabilmente la quasi totalità degli uomini, spingendoli a ogni sacrificio (proprio e altrui!) per procurarsi il denaro, il quale è anche il mezzo principale con cui procurarsi altro denaro, cioè con cui le organizzazione lucrative ottengono successo e condizionano la società. In queste caratteristiche funzionali, l’avidità è diversa dagli altri desideri, come quello sessuale o di vendetta o di giustizia o di sapere o di salute. Il singolo, individualmente o in piccoli gruppi, può non essere dominato dalla logica del profitto, e può capire che la società finisce male se si lascia guidare da questa logica, ma è impossibile che la società nel suo complesso si sottragga a questa logica, perché è la logica degli scambi, della remunerazione, e di ogni grande organizzazione (infatti i tentativi di organizzare un’opposizione politica su grande scala si dissolvono tutti, appunto perché l’organizzare stabilmente e su vasta scala è guidato e sorretto dai valori di scambio). E, ogniqualvolta il mercato finanziario fallisce, la soluzione è che ci vuole più mercato e più finanziarizzazione.

Perciò è verosimile che il sistema capitalistico-finanziario prosegua nel trasformare l’uomo e la società, e si faccia sempre più penetrante nella vita, fino a distruggere l’umanità e il suo ecosistema con la collaborazione degli umani stessi – o meglio, che, magari sotto la scientifica guida di una piccola élite, il genere umano, facendo sempre più violenza a sé stesso per soddisfare sempre più la propria sete di guadagno, arrivi ad annientarsi o quasi, risolvendo con ciò il problema ecologico. E’ possibile che la specie umana faccia, insomma, col suo capitalismo finanziario globalizzante, la fine su scala globale che precedenti forme di capitalismo fecero fare agli indigeni nei territori coloniali da occupare e sfruttare: l’estinzione di massa. Eppure questo processo viene proprio dall’interno dell’uomo, dalla sua natura, cioè dall’avidità come costante empirica del volere-agire umano, da come questa ha strutturato i rapporti socio-economici. Le avidità dei singoli, le individuali ricerche della felicità, interagendo tra loro sul piano organizzativo della società, creano condizioni ambientali di vita degradanti e distruttive per gli stessi singoli su scala globale. Altroché vizi privati che si trasformano in pubblici benefici!

L’homo sapiens si sta comportando, col meccanismo finanziario che genera una quantità potenzialmente infinita di ricchezza monetaria, esattamente come il topo di laboratorio con gli elettrodi infissi direttamente nei centri cerebrali del piacere, il quale prende ad azionare freneticamente e incessantemente la leva che gli manda la scarica, trascurando di mangiare e di bere, finché non muore. Quel meccanismo dà non solo piacere, ma anche dipendenza, perché, quando rallenta, le borse e i ratings crollano e si profila la catastrofe: i mercati esigono che la leva sia azionata ancora più intensamente, sempre più intensamente… Pertanto è oggettivamente improbabile che il genere umano arrivi a fermare questo meccanismo, a interrompere il corto circuito che lo sta bruciando.

L’improbabilità che questo sistema, con le sue tendenze, venga cambiato da una forza alternativa, è rafforzata dal fatto che esso ha eliminato praticamente i principali possibili fattori di rivolgimento (la borghesia colta e ascendente, la ricerca scientifica indipendente dal capitale, i giovani dotati sentire sociale e capacità di lotta); e che, in aggiunta, attraverso la globalizzazione, la stretta interdipendenza dei vari paesi, la diffusa presenza di presidii militari statunitensi, nonché attraverso la dissoluzione degli stati parlamentari rappresentativi e indipendenti, esso ha fatto sì che, diversamente dal passato, nessun singolo paese possa decidere di cambiare rotta, ad esempio come fece la Francia con la sua rivoluzione repubblicana in un contesto mondiale monarchico. Ha fatto sì che non possa avvenire che un paese decida di uscire dal modello neoliberista del capitalismo finanziario e che realizzi un diverso modello socioeconomico (ad esempio, impostato sulla sovranità monetaria, sull’economia reale, sullo stato sociale, sulla protezione mediante i dazi, sulla proibizione dei derivati finanziari).

Se  a far ciò prova un paese “avanzato”, viene facilmente boicottato dall’esterno e ricondotto alla ragione e ad accettare un premier banchiere; se prova un paese arretrato, gli viene imposta con le armi la “democrazia” di esportazione.

Però il rischio che una qualche nazione “avanzata” cerchi di ribellarsi, viene eliminato alla radice dal fatto stesso che le nuove generazioni, crescendo in un ambiente di precarietà, competizione e lotta per la sopravvivenza quotidiana, oltreché spesso senza uno stabile nucleo familiare, non stanno facendo quelle esperienze di comunitarietà, che sono la matrice del sentimento e della volontà morali. Quindi crescono perfettamente omologate a un mondo anomico e senza valori diversi da quelli di scambio e di godimento utilitario individuale. E già nel presente stadio di disgregazione della società, con la precarizzazione dei redditi e l’estromissione di ampie fasce di lavoratori, si è ottenuto che la gente sia presa dai problemi di sopravvivenza individuale a breve termine, e non si interessi più ai problemi e ai progetti collettivi di medio e lungo respiro, cioè alla politica (decaduta in Italia a scandalismo e tribalismo saccheggiatore), quindi di fatto si allinei al sistema vigente e alle riforme che esso esige.

Alcune brevi considerazioni aggiuntive:

1-Sì, il modello di sviluppo neoliberista e globalizzato porta effettivamente a un modo di vivere e di sentire con le caratteristiche sopra indicate, cioè a un mondo assolutamente indesiderabile e degradato, anche a prescindere dalle sue crisi recessive. Ossia non è razionalmente desiderabile. I propugnatori di questo modello, e soprattutto quei personaggi istituzionali che non avvertono la gente di ciò a cui esso porta, o sono poveri sciocchi, o sono opportunisti in mala fede.

2-Realizzando pessime condizioni di vita, esso spingerà l’uomo a ripensare dalle fondamenta sè stesso, i rapporti sociali e la realtà. Può spingere anche a una scelta di ritiro, di ascesi, di neomonachesimo, analogamente a come spinse al monachesimo il crollo delle condizioni materiali e morali di vita seguito alla caduta dell’impero romano. Può spingere molti a staccarsi dal sistema, ad andare off the grid, sviluppando autosufficienza, per sottrarsi al condizionamento sistemico e a una moltiplicazione di dipendenze che destruttura l’uomo e lo annega in un’immanente ansia da impotenza e precarietà, in una sensazione di essere in balìa di un sistema per lui incontrollabile e ostile.

3-Togliere stabilità, tutele e fette di salario ai lavoratori dipendenti sta avendo effetti nocivi sulla civiltà e sull’economia (perché ha colpito la domanda interna), ma era inevitabile non solo perché la globalizzazione e i vincoli di bilancio costringono a recuperare competitività tagliando i costi del lavoro, bensì anche perché le facoltà cognitive (attenzione, capacità e/o volontà di capire istruzioni scritte, etc.), l’impegno e la correttezza della gran parte dei lavoratori dipendenti erano grandemente decaduti per effetto di decenni di diritti senza doveri (anche nella scuola); non escludo che ciò sia stato programmato ed eseguito (con la collaborazione dei sindacalisti) proprio per poter arrivare a schiacciare i lavoratori dipendenti come classe sociale.

4-Parlando di avidità come costante della natura umana, non intendo ovviamente fare un’affermazione ontologica sulla natura umana, ma semplicemente e fattualmente affermare che la ricerca di guadagno è ciò in cui la gran parte delle persone dedica la gran parte delle sue energie e capacità.

5-Poiché qualche lettore ha frainteso, ribadisco che il capitalismo finanziario è incentrato sulla creazione (tendenzialmente infinita, realizzata con metodi contabili-elettronici, sganciata da valori reali) e distribuzione di mezzi monetari, cioè di simboli di ricchezza, non di ricchezza reale (beni e servizi); mentre, molto diversamente (anche ai fini degli investimenti e dell’occupazione) il capitalismo industriale e agricolo era incentrato sulla produzione e vendita di beni e servizi reali – quindi aveva interesse ad aumentare la produzione, i consumi, i percettori di reddito, cioè alla crescita, alla distribuzione di ricchezza reale.

07.02.16 Marco Della Luna

 

 

 

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6 risposte a CAPITALISMO ESTINTIVO

  1. EmmE scrive:

    Buongiorno Marco, Buongiorno a tutti,
    grazie mille per questi pensieri e scritti assolutamente fertili e strutturanti, portano ben al di là dell’aridume diffuso che impedisce di pensare e immaginare diversamente.
    Non mi cruccio per l’ineluttabilità del crollo ma per il generico ignorarlo e le inevitabili sofferenze: considerarlo come se dovesse riguardare solo altri, altrove.
    Con i migliori saluti
    EmmE

  2. ahfesa scrive:

    Caro avvocato e stimati lettori
    (pare ce ne sia uno nuovo, benvenuto),

    devo ricredermi il Renzi ha sempre detto la verità quando ci parlava di « solida ripresa ». Difatti per cominciare non si possono tacere i recenti enormi progressi statistici dove per meglio quantificare il presente e futuro portento, dopo i proventi di droga truffe e prostituzione, si inseriscono indispensabili articoli come i leggins ed i tatuaggi tra il paniere dei beni su cui calcolare le variazioni del costo della vita. Che poi la casa sia sempre prezzata al solito 9,48% tutto compreso (affitti, tasse mutui, manutenzioni ecc.) e che gli oneri »dell`accoglienza » e conseguenti « risorse » non vi figurino punto é ovviamente un dettaglio senza importanza. E come pure il continuo crollo dei mercati finanziari dove « solidissime » istituzioni hanno perso in un mese il 40% (ottimistico) del loro valore e si prospettanio scenari da incubo, come e peggio del 2008 e del 2011, é parimenti macrospopico segno di « ripresa ». Difatti tra i risparmiatori la vasellina scorre a fiumi, appunto per meglio far penetrare i multiformi ed ogivali oggetti in cui la predetta, appunto solidissima, ripresa si estroflette. Lapalissiana conseguenza sarà l`estensione della meraviglia all`agonizzante mercato dei beni reali, con tutto il conseguente gioioso eurocarico di gabelle, punizioni e relative cacce agli evasori ed ai populisti. Ed anche per loro sarà una grande « ripresa ».
    Ma ovviamente poichè é scritto che « non di solo pane vive l`uomo » é doveroso celebrare degnamente sempre la « ripresa » con una giusta apoteosi dell`omosessualità e della « diversità » in ogni sede, persino nei concorsi canori. Ed il tutto con lautissimi cachet ai prestigosi « testimonials » che appunto della « ripresa » hanno fatto non solo una fine arte, ma anche « solida » fonte di prestigio e lucro.
    E dunque corroborati da cotali modelli i nostri governanti mica si occupano di piccolezze e miserie come la rovina incombente delle nostre già tarlatissime istituzioni finanziarie, la paralisi della giustizia affogata nelle mafie e nella corruzione, il sovverimento dell`eguaglianza sostanziale della legge, il dilagare della criminalità una volta solo impunita, oggi anche premiata e protetta a spese delle vittime, bensì dibattono con teatrale pompa appunto di « ripresa » sotto forma di unioni civili, gender ed altre dotte legislazioni. Che il paese sia divenuto (tra l`altro) « cuscinetto » (nuova dizione EU per indicare il pozzo nero) dell`immigrazione clandestina e forzata di massa, é cosa da populisti e sfaccendati, neanche da paragonare ad un vitale e gordiano nodo che appunto affligge la materia su cui i nostri Grandi ed Onniscienti Governanti devono legiferare.

    Mi spiego. Il dilemma é antico. Infatti Cassio Dione (che non era populista) ci informa che persino l`imperatore Elagabalo, che di « riprese » si intendeva moltissimo, era afflitto da cotale problema.
    Ovvero la « natura » o se si preferisce la nostra costruzione biologica ci ha forniti di organi riproduttori che noi definiamo « maschili e femminili » ma che in sintesi sono fondati sul principio della copulazione meccanica tra due organi uno a forma prominente e l`altro a forma cava. Ora se l`atto riproduttivo avviene tra individui dotati dei predetti organi, comunque si proceda tutto va bene, ma ritenendo oramai cosa lecita, normale, anzi auspicabile il connubio more uxorio tra individui dotati dello stesso tipo di organo riproduttore (notate che non parlo di sesso essendo detto concetto oramai superato) ne discende che l`atto riproduttivo divenga fisicamente impossibile. È invece possibile il congiungimento carnale sia ricorrendo ad altri orifizi corporali (per questo si parla di sodomia attiva, passiva ed orale) oppure di idonee attrezzature posticce nel caso di rapporti omosessuali tra individui dotati di organi riproduttivi cavi.
    Ma generare é impossibile. Tanto che il povero Elagabalo giunse a promettere metà dell`impero (che, pure decadente, era sempre parecchio) a quel medico che fosse riuscito ad aprirgli una vagina per poter copulare e riprodursi.
    Ma anche oggi a meno di non ricorrere a complicati interventi chirugici molto invasivi e di dubbio risultato, resta il problema.
    Ed é grave jattura (ben peggio della catastrofe politica, finanziaria ed economica oramai alle porte) poichè se si leggittima il connubio omosessuale more uxorio é evidente che il poter generare diviene requisito indispensabile. Almeno dal punto di vista materiale e giuridico.
    Ma non avendo ancora trovato il medico di Elagabalo occorre trovare altri meno invasivi e dolorosi accorgimenti.
    Io non solo per compiacere i dotti accademici della Crusca, ma anche per parlar più chiaro evitando capziosi neologismi britannici, definisco il problema come generazione per mezzo altrui. Pratica questa per altro antichissima e persino biblica : difatti la schiava poteva generare in vece della moglie leggittima se questa fosse per sua disgrazia sterile, come capitò ad Agar che generò Ismaele per conto di Abramo essendo Sara monentaneamente sterile.
    E quindi niente di più bello di permettere con opportuna e naturalmente complicatissima legge, alle coppie omosessuali di far generare un discendente da una terza persona, forzatamente dotata di organo riproduttivo femminile ed inseminata a piacere. Ovvero dal partner che invera la componente una volta definita « virile » oppure da tutte e due se tale aspetto non é noto o definito, oppure per imparzialità dal seme di un`estraneo, magari il cugino furbo.
    E fin qui va benissimo, ma codesta pratica creerebbe alemno due problemi : a) gli omosessuali sarebbero avantaggiati potendo (a seconda del censo e delle entrature) scegliersi il figlio/a ideale, come pure rifiutare (con opportuni cavilli legali che la complicatissima legge certo permetterà) quello che una volta nato loro non piacesse, tutte cose impedite alle coppie « naturali » b) resta un mistero quali saranno gli effetti morali, sociali ed umani sui nuovi nati educati in tali situazioni (eh sì perchè appunto non siamo solo strumenti di piacere e mercato, ma anche esseri umani, per fortuna secondo me)

    Un`astuta giornalista (laureata in filosofia e non più giovanissima) in tema ha inscenato una divertente dimostrazione contattando tramite un sito web (a pagamento ovviamente) dedicato, una coppia di omosessuali milanesi (per l`anagrafe credo maschi) i quali presentatisi in importante piazz con un`auto di gran lusso, con parole capziose stavano tentando di convincere la giornalista (che credevano persona ingenua, disponibile ed opportunamente bisognosa) a prestarsi come madre meccanica (e naturalmente a disconoscere la creatura come la legge vigente le consente) ovviamente senza alcun compenso salvo il rimborso delle spese mediche. E naturalmente la rinuncia al compenso era motivata da ragioni « morali ».

    A me la cosa ha fatto non rabbia ma disperazione e tanta paura. Certo peerchè senza addentrarmi in complicate e personali remore morali, derivate dalla mia modesta educazione, certamente sbagliata, ma nella quale io credo ancora fermamente, se si comincia ad affermare il principio che si possono fare (e rifiutare) i figli a piacere e pure immetterli in ambienti già dubbi solo per come si sono creati, da lì il passo della soppressione legale degli indesiderati (magari a cominciare da chi non la pensa come noi) diventa molto prossimo.

    Ma qui arriviamo molto vicino alle idee dell`Omino coi Baffi. Vero che gli omosessuali li spediva in vacanza, ma non li faceva uscire dal camino, anzi di solito li faceva kapò, con licenza di soddisfarsi ovviamente.
    Tutto questo a me fà molta paura, molta di più della crisi finanziaria ed economica. E difatti tutte le grandi disgrazie dell`umanità sono nate proprio dalla corruzione delle menti e dalla legittimazione di idee demenziali. Tanto che senza voler far il bachettone a Sodoma e Gomorra il Padreterno ci ha mandato senza tanti complimenti il fuoco e pure se Lot che era un buon diavolo non lo voleva. E pure sua moglie che voleva metter becco nella faccenda ci é rimasta di sale.

  3. enrico scrive:

    La Redenzione sara’ molto dolorosa soprattutto per gli onesti e i senza potere , Qualcuno tempo fa disse : Gli Ultimi Saranno I Primi , si ma prendere le Mazzate.

  4. ahfesa scrive:

    Caro avvocato e stimati lettori
    (o magari faccio prima scrivere « caro avvocato ed Enrico »)

    il ragionamento esposto é vero formalmente, mo io avrei qualche obbiezione.

    Difatti é certamente esatto condensare il discorso nella semplicissima affermazione secondo la quale essendo qualcuno riuscito a disgiungere l`offerta di moneta da quella dei beni reali, é conseguente che questo qualcuno controllando la moneta dispone di mezzi illimitati per far il prezzo di qualsiasi bene e/o strumento finanziario (o di distruggerlo) come pure può premiare o punire a piacere chiunque., sia esso persona, organizzazione, governo.

    Ma cotale situazione eisteva anche nella compianta Unione Sovietica, dove parimenti l`offerta di moneta era avulsa da quella dei beni. Solo che il meccanismo era invertito considerando al contrario il controllo assoluto della produzione di beni e servizi strumentale a quello della moneta. Quindi i gerontocrati cooptati al Cremlino realizzavano i loro piani quinquennali obbligando sia con la forza militare, che con lo spionaggio e la delazione, che con l`indottrinamento i felici comapgni a lavorare per produrre quanto previsto. La moneta contava poco sia perchè poteva essere a piacere svalutata o confiscata dai capi, sia perchè anche disponendone ,sovente il senza potere non trovava i beni da acquistare. Esercito, partito e oraganizzazioni di spionaggio e gestione del consenso controllavano ogni aspetto della vita dei sudditi, tanto che o ci si conformava o si andava in vacanza in comodo gulag a tagliar foreste o costruir dighe, oppure si raggiungeva subito l`eterno riposo. I giovani dalla culla erano sottratti ai genitori naturali e rigidamente indottrinati e la famiglia era parimenti cancellata come pericolosa fonte di devianza sociale. E difatti venivano esaltati i figli che denunciavano i genitori o le mogli che spedivano in vacanza i mariti. L`educazione dei figli era cosa del partito e la loro sorte già decisa in tenera età, magari da un inconsapevole tratto di penna di un anonimo supervisore. Ma questo granitico e perfetto sistema, che pareva dovese non solo sfidar i secoli, ma pure espandersi a tutto il mondo, in realtà presentava alcuni difetti esiziali, tanto evidenti che erano rappresentati da molti « dissidenti », che però non sono stati creduti fino a quando il colossale carrozzone ha cominciato a dissolversi nel nulla. Ovvero quando i gerontocrati decidevano i sudditi dovevano lavorare. Ma lavorare a legnate in cambio di un salario da fame e senza futuro. Naturalmente l`iniziativa e la capacità dei subalterni erano punite, sia perchè fonte di discredito verso colleghi e supervisori, sia perchè viste come sovvertitrici. Ed i più capaci per vivere dovevano diventar furbastri, ovvero rispettare rigorosamente nella forma le prescrizioni esistenti, ma anche e sempre meno segretamente, procurasi altre « attività collaterali » ovviamente illegali e sulla carta punite con pene esorbitanti, per poter vivere. Tanto che il fenomeno col tempo é diventato generale e persino tollerato.
    Ma questa situazione ha cominciato a generare sprechi spaventosi, inefficienze assurde e naturalmente corruzione debordante. Così i gerontocrati a forza di ukase imponevano la produzione di miriadi di carri armati, che ovviamente sulla carta erano puntualmente realizzati, ma nella realtà o non funzionavano essendo stati malamente prodotti, oppure semplicemente non esistevano, ma costavano egualmente, anzi addirittura consumavano benzina e munizioni.
    E così facendo si é arrivati al punto che i gerontocrati potevano sì comandare a piacere e punire a discrezione, ma non erano più in condizione di essere obbediti per la semplice ragione che mancavano fisicamente le risorse per accontentarli. E quindi é arrivato il giorno in cui, con generale e tacito consenso, i vari intoccabili ed onnipotenti santoni sono stati silenziosamente spediti in una comoda casa di riposo ed al loro posto sono comparse facce nuove che da un giorno all`altro hanno realizzato subito e quasi tranquillamente, quello che prima era ritenuto fantascienza. E l`epocale « rivoluzione » non si é affatto realizzata mediante sovvertimento militare o per presa di coscienza ideologica delle masse, ma semlicemente per la carenza di mezzi che rendeva fisicamente impossibile il continuare come prima. Tanto che persino gli altri dirigenti e beneficiati del passato regime (salvo rare eccezioni) hanno dovuto farsene una ragione per evitar appunto guai peggiori. Ed i più furbi tra loro hanno approfittato del nuovo per far quella carriera che altrimenti sarebbe stata loro preclusa. Il simpatico Putin ne é esempio vivente.

    L`attuale sistema é simmetricamente eguale, ovvero realizza il controllo sociale totalitario non con i beni reali ma con la moneta. Ed é un`innovazione cospicua. Difatti il regime sovietico per affermarsi ha necessità di immediata violenza fisica, sia per sovvertire il governo precedente, sia per assicurarsi il controllo dei beni e dei mezzi di produzione. Quindi deve fisicamente appropriarsi delle cose dei sudditi. Qui invece l`esproprio é lento, a gradini e surrettizio tramite la moneta scarsa. Ovvero il suddito prima é decurtato nel patrimonio e reddito per effetto di subitanea crisi finanziaria che inevitabilmente diventa anche econimica, poi punito da leggi fiscali, poi privato del reale controllo dei propri beni tramite pretestuose norme « antievasione » e di « globalizzazione ». Impoverito e terrorizzato é poi espropriato dei suoi diritti prima economici poi civili ed infine politici. Ma la « proprietà privata » la « libera iniziativa » e la « democrazia elettiva » e le varie forme di governo sono formalmente immutate. Però ognuno vede che gli effetti sono eguali a quelli sovietici. E naturalmente anche le conseguenze esiziali come spreco, inefficienza e corruzione. Quindi prima o poi per mancanza di risorse fisiche i capi, benchè con moneta illimitata e legalmete onnipotenti non potranno più essere obbediti dai sudditi, nemmeno dai più ingenui e volonterosi.
    Qualcuno potrebbe obbiettare che in realtà le risorse reali che sostengono il presente regime potrebbero non mancare mai, poichè se da un lato sono bruciate dai difetti endemici, dall`altro si liberano causa l`estinzione dei sudditi per fame e disagi. Ma ciò non é vero poichè per scelta oramai irrevocabile degli attuali decisori, i sudditi autoctoni che scompaiono per miseria sono più che ampiamente compensati dai nuovi arrivi di immigrati predatori, il cui ingresso é stato voluto proprio per meglio controllare e punire gli indigeni. Ma questi nuovi personaggi sono abituati ai disagi, ai regimi brutali ed alla violenza. E sono loro stessi violenti riponendo il loro benessere soltanto nella speranza di predare i più deboli abitanti dei luoghi occupati. Oramai il loro numero e la ricchezza acquisita (ovviamente in beni reali perchè questi saggiamente della carta colorata hanno poca fiducia), nonchè le protezioni loro accordate li rendono non solo inamovibili, ma anche pronti ad ulteriori conquiste, soprattutto economiche e politiche. L`inevitabile reazione degli attuali leaders, che ovviamente come sta già accadendo di colpo abbandoneranno l`atteggiamento buonista essendo minacciata casa loro, creerà ulteriore caos, costi e spreco di risorse, che se possibile accelererà la fine del regime.

    Ma attenti che non sono rose e fiori, poichè prima di tutto é facile che per arrivare ad un giusto cambiamento ci vogliano decenni e secondariamente la redenzione sarà molto dolorosa soprattutto per gli onesti ed i senza potere.
    Io ultrasessantenne sono p.e. convinto che difficilmente arriverò a vedere l`uscita da questo tunnel sempre più buio, fetido e spaventoso.

  5. enrico scrive:

    Questo Articolo piu di ogni alto da Lei Scritto chiarisce perfettamente lo stato in cui ci troviamo e ci troveremo in futuro , in breve Siamo fottuti .L’ ipotesi di emigrare altrove quindi salta pure essa ( valida solo come forma provvisoria).Non mi resta che augurarle Buona Domenica

    • fabio6864 scrive:

      mi trovi assolutamente d’accordo.
      8 anni fa sono andato a vivere in Irlanda, ne ho ricevuti dei benefici, io e la mia famiglia abbiamo aperto la nostra mente, e pensavo di essere fuori dalla morsa che si avverte nel vivere in Italia.
      Oggi mi rendo conto che puoi alleviare la pressione, ma non eliminarla, praticamente ovunque si va, si è parte di un meccanismo, non se ne può uscire fuori, e sarà sempre peggio

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