LA MARGINALE IMPORTANZA DELLA POLITICA VISIBILE

LA MARGINALE IMPORTANZA DELLA POLITICA VISIBILE

Mentre gli animi si infuocano sulle manovre politiche in corso per il nuovo governo, definito da alcuni “dei cialtroni voltagabbana al servizio dello straniero”, voglio gettare una secchiata d’acqua fredda su quelle fiamme, col far presente che, rispetto alla politica alta e segreta, che pianifica e decide a porte chiuse tacendo gli obiettivi che persegue, tutta quest’altra politica bassa, palese, narrata e recitata al grande pubblico, consiste solo di ricadute, di conseguenze e di atti esecutivi della politica vera, con minimi margini di libertà.

I temi di cui la politica palese parla all’opinione pubblica, quelli di cui si occupano i politici bassi, visibili, sono aspetti superficiali e di scarsa rilevanza, privi di valore strutturale, non comprendono le cause dei processi generali in corso, che del resto stanno ben oltre la capacità di azione della politica palese. I politici bassi, dediti a tatticismi, spartizioni e obiettivi ristretti, presentano queste loro mosse come se fossero fondamentali e decisive, così come i loro programmi elettorali e i loro provvedimenti esecutivi o legislativi, ma non lo sono. Ultimamente, quale nuovo cavallo di battaglia, hanno introdotto nel dibattito pubblico l’importante tema, ben noto da oltre un secolo in sociologia, della struttura oligarchica della società, ossia del bipolarismo popolo-élite in luogo del bipolarismo destra-sinistra; ma lo hanno presentato in modo illusorio, come cioè se tale struttura fosse un’anomalia correggibile, e non una costante universale ineluttabile, connaturata all’organizzarsi stesso della società.

La politica palese, per il pubblico, come pure i media mainstream, nel suo teatrino dibatte di millesimi in più o in meno che si possono fare di deficit sul PIL; controverte su dove prendere e dove ricollocare altri millesimi sul PIL tra sanità, pensioni, investimenti, sgravi o aggravi fiscali per lavoratori o imprese o proprietà immobiliari; discute anche di gestione della pressione migratoria, di diritti civili consolatori come l’eutanasia, la droga, il matrimonio e l’adozione da parte di coppie omosessuali, l’affitto di utero e la fecondazione eterologa. Non parla dei processi generali che generano i problemi.

Se si va a un livello immediatamente più profondo di fattori strutturali, si capisce quanto quel dibattito politico per il grande pubblico sia secondario e, nella sua pretesa di importanza, illusorio. Al livello più profondo di quello di cui dibatte la politica palese nelle sedi istituzionali, ma ancora superficiale, si trovano fattori strutturalmente molto più potenti, come gli effetti recessivi e deindustrializzanti dell’euro, effetti visibili a tutti, e dei quali i partiti nostrani, erroneamente ritenuti sovranisti, populisti e antisistema, parlavano prima di andare al governo contemplando la possibilità di uscire dall’euro, mentre subito dopo hanno dichiarato fedeltà ad esso senza condizioni, rivelandosi con ciò non sovranisti né populisti, ma sottomessi ai gestori dell’UE: quando si hanno incarichi istituzionali, certi principi e certi dati di realtà bisogna rinnegarli. Così è avvenuto con Syriza in Grecia e Podemos in Spagna: si sono omologati.

Sovranisti, per ora, sono invece lo UKIP e il Brexit Party, che enunciano chiaramente: nessuno meglio può governare il nostro Paese, che il suo stesso popolo attraverso un sistema democratico parlamentare nazionale; il Paese deve avere la sovranità dei propri confini, della propria legislazione, della propria giurisdizione, dei propri rapporti anche economici con gli altri; nel 1974 entrammo in una CEE che era solo un’unione doganale, ma che poi è divenuta politica, e che ora, come UE, è in mano ad autocrati non eletti e non responsabili, prevalentemente tedeschi. Avete mai udito un leader ‘sovranista’ nostrano proclamare, come Nigel Farage, “we want our country back”?

Ma anche questo livello, come dicevo, è superficiale e non va alle cause profonde. Parla delle cose che da un lato rientrano negli schemi cognitivi della popolazione generale, cioè delle cose che la gente comune può capire, può accettare come verosimili in base alla sua esperienza diretta e alla narrazione generale di realtà che ha assimilato, e che dall’altro non disturbano i veri interessi in gioco, manovratori dell’industria culturale che produce e adatta i predetti schemi e narrazioni. Entro questi limiti da essa posti, è ammesso fare gli antisistemici. Se appena esci da essi, il linguaggio prodotto dall’industria culturale ti marchia come “estremista”, “complottista”, ti isola, ti delegittima. E allora, se ambisci a governare, ritorni nel recinto: “ci teniamo l’euro, restiamo in Europa, accettiamo la legge della finanza e dei mercati”.

A un livello più profondo, leggermente più serio quindi mai o quasi mai proposto al pubblico dalla politica, si trovano tematiche quali la intenzionale, dolosa pianificazione dell’uso dell’euro e dei suoi effetti nocivi per alcuni paesi a vantaggio della Germania, e l’analisi della stessa costruzione europeista come concepita (dalla politica alta che decide a porte chiuse) per questo fine. Si trovano pure fatti come l’imperialismo e il neocolonialismo cinese, francese, statunitense, con il land grabbing e la rimozione dei popoli locali, come causa della marea migratoria dall’Africa verso l’Europa, della quale noi dovremmo farci carico a vantaggio dei suddetti paesi ‘amici’. Si trovano inoltre temi e quali la pratica inestinguibilità del debito pubblico di quasi tutti i paesi, Italia inclusa; la tendenza nazionale italiana, dopo 27 anni di declino, ad almeno altri 25 anni alla perdita di efficienza comparata; la sostituzione etnica (afro-islamizzazione) congiunta alla fuga di cervelli, capitali e imprese; gli ingravescenti effetti di una coesione nazionale mantenuta e mantenibile solo spogliando Veneto e Lombardia del loro reddito (quindi della capacità di investimento e innovazione) per integrare il reddito di una Roma e di un Meridione storicamente dimostratisi incapaci di crescere nonostante gli aiuti. Da qui il tema di valutare lo scioglimento dell’Italia in alternativa a un percorso diretto alla rovina. Tutte cose di cui nelle istituzioni, almeno di fronte all’opinione pubblica, non si dibatte.

A una maggior profondità, quindi a una maggior lontananza dalla notiziabilità popolare e dalla pubblica dibattibilità politica nelle istituzioni, mentre è un tema essenziale per impostare il discorso politico in modo sensato, si trova il problema dei rapporti gerarchici tra le potenze (stati ma anche potentati bancario-finanziari), il problema delle sovranità limitate. Si trova in particolare la questione pratica di se e quanta libertà di autodeterminazione politica resti all’Italia dopo la resa incondizionata all’arsenale del capitalismo nel 1943, in relazione alla perdurante occupazione militare USA con 130 basi circa in tempo di pace, in relazione alla costrizione dell’Italia a partecipare (a sue spese e contro i propri interessi) all’illegale guerra contro prima contro la Serbia e poi contro la Libia; e in relazione all’appartenenza all’UE e all’Eurosistema, ambedue a guida franco-tedesca, e che fanno gli interessi del grande capitale franco-tedesco, con capacità di coartare sino al golpe la politica interna italiana, come fecero nel 2011 con l’impennata politicamente decisa dello spread, e come hanno bissato nel vittorioso contrasto al governo gialloverde (mediante la stretta dei vincoli finanziari, la minaccia di nuova impennata dello spread, la promessa di allentamento dei vincoli per l’europeista Conte bis).

E’ divenuto manifesto, ma non se ne parla in parlamento, il fatto che un paese che non controlla la propria moneta è diretto politicamente da chi gliela fornisce, cioè dai banchieri. Si è constatata la capacità di UE, BCE, agenzie di rating di prescrivere coercitivamente (con la minaccia di impedire il finanziamento del debito pubblico) all’Italia e ad altri paesi deboli politiche e riforme socio-economiche favorevoli al grande capitale finanziario di tipo liberista, recessivo, sperequante, in contrasto con l’art. 3 della Costituzione e altri.

Tale capacità pone il tema della illusorietà dei principi fondamentali della Costituzione nazionale alla luce del reale ordinamento e funzionamento gerarchico internazionale, che, attraverso i vincoli esterni dei trattati europei, azzera il suo carattere sociale e keynesiano per mettere il Paese al servizio del capitalismo finanziario apolide: niente governo del popolo (democrazia, art. 1, 1° comma) ma dei capitali; niente sovranità nazionale (art. 1, 2° comma); niente primato del lavoro; niente perseguimento dell’eguaglianza sostanziale (art. 3); niente equa e dignitosa retribuzione n(art. 36); niente subordinazione dell’impresa privata all’interesse collettivo (art. 41) ; niente intervento pubblico keynesiano per uscire dalla depressione e dalla disoccupazione; quindi mancano i presupposti per la legittimazione del potere politico delle istituzioni. Queste sono le tematiche della post-democrazia ampiamente analizzate e illuminate da audaci giuristi come Luciano Barra Caracciolo, da valenti sociologi come Luciano Gallino, e da illuminanti filosofi come Costanzo Preve e Diego Fusaro, al quale ultimo, con la sua martellante presenza mediatica e con i suoi scritti divulgativi, è riuscita l’unica impresa rivoluzionaria del dopoguerra, ossia sfondare la muraglia di censura culturale (costruita dalla falsa sinistra) portando davanti al naso del grande pubblico la spiegazione cristallina del processo globale generale entro il quale viene inscenata la politica bassa, per il grande pubblico – ossia di che cosa è e che cosa fa il sistema liberal-finanziario, di come entro di esso non è possibile realizzare politiche diverse da quelle che esso comanda, nonché dell’ipocrisia delle forze presentate e presentantisi come di sinistra o progressiste, cioè in Italia soprattutto del PD, le quali in realtà siano traditrici del socialismo (che è essenzialmente difesa dei lavoratori contro lo sfruttamento dei capitalisti finanziari) al servizio dell’élite bancaria: forze impegnate a passare e a far accettare ai loro sprovveduti elettorati i desiderata antisociali di tale élite in un processo di generale dissoluzione dei legami sociali e culturali e per produrre una massa globale, amorfa, di abitatori ignavi, passivi e numeriformi della Terra.

Queste tematiche ci sospingono a livelli ancora più profondi nella ricerca delle cause vere e possibilmente ultime delle vicende socio-economiche, cause che ho affrontato dapprima (Euroschiavi, Cimiteuro, Traditori al governo, Sbankitalia, I signori della catastrofe) in ambito monetario con lo studio del vigente monopolio privato e irresponsabile della creazione dei mezzi monetari, della loro distribuzione, della fissazione del loro ‘costo’ (tasso di interesse), etc.; nonché degli effetti di tale monopolio sulla politica e sulla società, soprattutto in relazione:

a) al fatto che la moneta imposta è una moneta indebitante, che dà luogo a un indebitamento pubblico e privato che, per ragioni matematiche, non può essere estinto e continua a crescere, anche perché il reddito da creazione monetaria non viene contabilizzato e sfugge così alla tassazione;

b) alla conseguenza che tale tipo di moneta, nel lungo termine, grazie all’indebitamento inarrestabile, sta portando tutto e tutti, come debitori insolventi, nel dominio dei monopolisti monetari, azzerando la dimensione pubblica della politica e dello stato;

c) ai falsi dogmi con cui i detti monopolisti nascondono o legittimano il predetto processo, innanzitutto quello della scarsità e costosità della moneta.

Portare tali temi nel pubblico dibattito non è fattibile perché la gente comune (intenta al suo particolare in ottica di breve termine) non li capirebbe, ma soprattutto perché renderebbero manifesta l’impotenza della politica bassa, palese, e dello stesso stato; e altresì perché darebbero luogo a discussioni disturbanti la fede popolare (e il consenso) verso la falsa narrazione economica che legittima tutte le scelte di fondo finalizzate agli interessi dell’oligarchia che le formula a suo beneficio. E il non porli nel pubblico dibattito rende questo dibattito sterile, avulso dalla realtà, quindi non pericoloso per il potere costituito.

I predetti fattori causativi, di genere monetario, pur costituendo verosimilmente il fondo economico delle cause che stiamo ricercando, rinviano a ulteriori e più radicali processi di tipo sociologico (che ho trattato in Oligarchia per popoli superflui), ossia al fatto che le masse, i popoli, come strumenti di produzione di potere e ricchezza per le oligarchie, ormai sono divenuti superflui (quindi impotenti poiché privi di potere negoziale, ma anche ridondanti, eliminabili) per effetto della concentrazione globale del potere e della smaterializzazione-automazione dei processi produttivi e bellici. E ora la possibilità tecnologica (esplorata nel mio ultimo saggio, Tecnoschiavi) di gestirli in modo zootecnico, ossia non più semplicemente attraverso leve economiche e psicologiche (quelle esposte in Neuroschiavi), ma entrando nei loro corpi, nel loro dna, e modificandoli biologicamente e geneticamente, soprattutto attraverso una manipolazione attuata per via legislativa (somministrazione forzata a generazioni di bambini di sostanze dagli effetti non chiari e non garantiti), avvia la decostruzione ontologica dell’essere umano, della specie homo, e la sua completa riduzione a strumento, merce, cosa illimitatamente formattabile, disponibile, fungibile.

In Tecnoschiavi cerco anche di lumeggiare il fondo ultimo da cui derivano i suindicati processi storici, ravvisandolo nella stessa concezione, o meglio nello stesso vissuto (erroneo, illusorio) che l’uomo ha della realtà, dell’essere, del rapporto tra pensiero e mondo; e indico quello che ritengo l’unica possibile via o fonte di liberazione.

06.09.19 Marco Della Luna

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2 risposte a LA MARGINALE IMPORTANZA DELLA POLITICA VISIBILE

  1. ahfesa scrive:

    Accade che tutti I beneficiati dalla Grazia Sovrana, debbano rendere all`Autocrate debita visita di ringraziamento. Stringente convenienza esige che il Fortunato, sia in obbligo di esternare I sensi della sua imperitura riconoscenza ed inconcussa lealtà, mentre il Grazioso Sovrano, accetterà con degnazione, non senza più o meno garbatamente indicare quale dovrà essere la condotta del beneficiato verso superiori ed inferiori conseguenti alla sua nuova situazione.

    Ora al caso vi sono stati personaggi I quali, sapendo di meritare e di essere rispettati per le loro doti personali e non per la nuova fortuna acquisita, hanno moderato la loro deferenza, permettendosi di far notare all`Autocrate che mai loro avrebbero rinunciato alla propria indipendenza di giudizio, anche se questa dovesse far loro perdere il favore sovrano.
    Ne sono esempi Tommaso Moro, cancelliere di Enrico VIII, che scientemente ci rimise la testa proprio per non assecondare azioni del suo sovrano che non condivideva, o Sir Archibald Campbell I duca e X conte di Argyll. Egli più fortunato, poco condividendo la politica del suo re Giacomo II, si teneva volontariamente lontano dalla corte. Espressamente richiamato, il re lo rimproverò bonariamente per la sua assenza e gli domandò se non sentisse la mancanza della vicinanza al suo re. L`allora conte rispose con atteggiamento modesto, ma davanti a tutti, che come persona onorata si sentiva re in casa propria, anche se sapeva che non tutti I re sono per contro persone onorate in casa loro.

    Temo di pasta assai differente sia il nostro prof. Conte (che io chiamerò da oggi Bisconte). Anche lui oggi rende obbligata visita di ringraziamento. Difatti da un lato magnifica l`acquisita “importanza” dell`Italia, ovviamente grazie a lui, dall`altro temo avrà attitudine assai diversa a contatto con gli Dei del Nuovo Valhalla nei neocarolingi palazzi.
    Io se dovessi modestamente in questa evenienza dar un consiglio al mio nuovo reggitore, mi avvarrei del diritto di citazione. E sceglierei non già un ignorante e rozzo santone del sovranismo, ma un principe dei radical-chic, ovvero il compianto prof. Eco il quale ci aveva chiaramente edotti sulla natura dei “semplici” e dei “dotti” e si chi dovesse poi comandare ed obbedire.

    Ovvero io gli direi: “Ma gavte la nata!”

    “È torinese. Significa levati il tappo, ovvero, se preferisci voglia ella levarsi il tappo. In presenza di persona altezzosa ed impettita, la si suppone enfiata dalla propria immodestia, e parimenti si suppone che tale smodata autoconsiderazione tenga in vita il corpo dilatato solo in virtù di un tappo, che infilato nello sfintere, impedisca che tutta quella aerostatica dignità si dissolva, talché invitando il soggetto a togliersi esso turacciolo, lo si condanna a perseguire il proprio irreversibile afflosciamento, non di rado accompagnato da sibilo acutissimo e riduzione del superstite involucro esterno a povera cosa, scarna imagine ed esangue fantasma della prisca maestà”

    Il Pendolo di Foucault. U.Eco pag 399 – Bompiani 1988

  2. ahfesa scrive:

    @sig. Matta – Emigrazione
    Concordo con lei. Emigrare senza entrature, mezzi, permessi stavolta regolarissimi, conoscenza della lingua ed usi locali, o specialissime doti é molto difficile e poco remunerativo, salvo l`avere sfacciata fortuna o essere molto versati in attività illegali organizzate. Se poi si aggiunge l`età oltre i 35 anni e la pratica di un mestiere obsoleto secondo il nuovo progresso, emigrare diventa una punizione. Inoltre é inutile, salvo l`andare in luoghi lontani tipo USA, Canada, Australia, Sud America, poichè nell`ambito UE o stati satelliti, (Svizzera Novergia ecc.) la giurisdizione é sempre la stessa ed anche se si emigra si é sempre incatenati al fisco del proprio paese d`origine.
    Quanto al « salvare i migliori » temo sia molto aleatorio, poichè in barba dell`ecumenismo di facciata, anche per uno bravisismo diventa difficile superare l`establishment locale e pure se non formato da « migliori ».

    Nel merito :

    In generale (lo diceva anche Machiavelli) é esatto che qualunque governo, tenda ad enfatizzare argomenti di facciata privi di reale importanza ed a trattare con il massimo riserbo le questioni capitali. E ciò perchè il popolo bue in ogni epoca e stato si può comprar per poco e spremere poi tanto.
    Ma tale normale attitudine, volta ad agevolare l`arte del governo, diviene un imperativo irrinunciabile, quando comandano collaborazionisti portatori di interessi altrui, o comunque capi privi di reale consenso popolare.
    Due esempi preclati : il fantasista di Arcore si comprò plebiscitariamente il popolo bue promettendo l`abolizione dell`imposta sulla prima casa, pochi spiccioli per la maggiorparte dei contribuenti, compensata poi da altri ben più pesanti aggravi fiscali a seguito di ruberie, sprechi e cuccagne sue e degli accoliti. Oppure il Grande Presidente Renzi, che regalò coi soldi dello stesso contribuente (e neppure a tutti) l`elemosina di 80 euro mensili (un caffè e biscottino al giorno), comprandosi in cambio le elezioni europee (oltre alle banche di papà) e imbonendo per far quella tale « riforma costituzionale » che per grande grazia del Dio dei Ciucchi il popolo bue ha fatto saltare e pure cacciando malamente il saltimbanco.

    Adesso ci risiamo. Difatti il Bisconte per prima cosa, neppure ancora incoronato, proclama come vitale ed indilazionabile necessità, il supporto con lauto soprassoldo agli asili nido. Strano perchè di figli gli italiani ne fanno sempre di meno, salvo le « risorse » naturalmente, che poi saranno quelli che beneficeranno, magari con qualche trucchetto, della nuova regalia.
    Ma tranquilli che tra breve si riattaccherà con lo jus soli, i diritti di figliazione degli omosessuali, a ciò ingiustamente impediti da Madre Natura, il femminicidio, la libera assunzione di droghe, la aprità di genere in ogni umana attività, ecc. ecc. ecc. per finire con la solita amnistia per « svotare » le carceri strapiene, nonchè comode depenalizzazioni che si traducono poi in durissime punizioni ai più deboli messi alla mercé di malfattori oramai professionali quanto impuniti. E ad euristico completamento ovviamente si arriverà alla LOTTA ALL`EVASIONE, accomapagnata dal proclama (oramai risibile) PAGARE TUTTI PER PAGARE MENO. Qui giù « presunzioni » « inquisizioni » « avvisi amichevoli » « fatturazioni ad imposta istantanea » »manutenzioni dalla base imponibile » e chi più ne ha più ne metta.
    Ed anche saranno varate complicatissime misure per « salvaguardare » « »semplificare » il risparmio, la circolazione sicura dei capitali e pagamenti, la riservatezza personale, le pratiche burocratiche ed amministrative ecc., tutte cose se non dannose, almeno prive di effetto reale, non di rado « suggerite da Berlino/Bruxelles ma che di sicuro si tradurranno in maggiori costi ed ulteriori complicazioni per i soliti senza potere.

    Se il buon giorno si vede dal mattino, temo siamo messi molto, ma molto male.
    Anche perchè oramai il popolo bue ha raggiunto, mercè la disinformazione e la diseducazione, un livello tale di furbastra condiscendenza, che i nostri capi si permettono affermazioni palesemente immorali, false ed illegali, però gabellate come la summa delle virtù.
    Basta pensare all`indegno spettacolo della fiducia al Bisconte ed al mare di falsità e corbellerie proclamate e pure chiosate con deferenza dai media che non dicono mai fake. Ed é ovvio che i nostri capi attuali se ne guardino bene dal trattare i veri problemi del nostro paese : inezie tipo l`euro sempre più punitivo, il ficscal compact strangolatorio, la deindustrializzazione, la distruzione inarrestabile del commericio privato, la distruzione e la svendita del patrimonio immobiliare, l`oramai quotidiana intromissione di potentati stranieri nelle nostre questioni interne, per finire poi con l`immigrazione, la gestione del « risorse », e l`oramai conclamata sudditanza italiana.
    Tutte questioni queste che semplicemente non sono trattabili dai nostri capi né in pubblico e neppure in privato, poichè esulano dalle loro capacità e competenze.

    Parliamoci chiaro. Siamo messi come bulgari e rumeni ai tempi del bel regime sovietico. Chi fosse il capo non contava. Quanto rubasse neppure. Che nel mondo ci fosse crisi o prosperità era lo stesso. Comandavano i gerontocrati di Mosca. Per i « proletari » c`era solo miseria e silenzio, pena severe ed oscure sanzioni. Adesso abbiamo i tedeschi, camuffati da burocrati UE. Il resto é lo stesso.
    Un piccolo esempio. I verdecornuti leghisti hanno vinto le elezioni europee in Italia (non in Europa). Il diritto di rappresentanza avrebbe imposto che la compagine dei rappresentanti italiani a Bruxelles tenesse conto di detti risultati. Invece non solo la lega non ha perso niente, salvo sberleffi, ma tutto é spudoratamente andato a chi invece quelle elezioni ha perso. Ovvio sono quei cambiamenti « mentali » di cui parlavo. Ma attenzione che anche per i « vincitori » c`è il trucco. Difatti al posto del « Giorgetti » a Bruxelles ci é andato il Conte Gentiloni tra pifferi e tamburi e pure per succedere (in premio per la « correzione ») al terribile Moscovici. Che bello adesso abbiamo il santo in Paradiso ! Ed invece é solo fumo, perchè la furbissima (non furbastra come noi) Von der Leyen ha lasciato la carica nominale, ma ha modificato le deleghe, passando quelle dirimenti, mica di certo al papalino comunista rifatto e pentito, bensì al sano ed affidabile Dombroskis, il quale naturalmente ci farà veder sorci verdi come prima. Ed il Gentiloni pure batterà le mani e noi pagheremo.

    Quindi a mio modesto avviso, mettendo da parte i sofismi autocommiseratori, dobbiamo prepararci ad un periodo temo molto lungo di miseria e resistenza. Emigrare (salvo averne le opportune possibilità) non serve.
    Per una volta ha ragione il berluscones Sallusti quando cita Eraclito da Efeso : Senza la speranza non si può trovare l`insperato. Quindi come fecero i poveracci che si sorbirono la meraviglia del socialismo reale per decenni, occorre preparsi alla resistenza, pacifica, ma ferma, non trascurando alcuna possibilità per inceppare il meccanismo e fregare i capi che per primi vogliono imbrogliare noi. E naturalmente non credere neppure per scherzo ad una parola di quanto ci gabellano direttamente o tramite i media che non dicono fake.

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