CINQUE METODI PER SALVARE IL MONDO
CINQUE METODI PER SALVARE IL MONDO
Pensatori di tutte le epoche si sono ingegnati per formulare un metodo idoneo a risolvere i guai del mondo e dell’uomo.
A parte da coloro che confidano in un intervento divino, e da coloro che ritengono che le cose stiano andando bene così oppure al contrario che il mondo sia inevitabilmente spacciato, i metodi di salvazione del mondo si distinguono in base al grado in cui mettono in discussione la realtà del mondo stesso che vogliono salvare.
A un primo livello, stanno i metodi moderati, riformisti, che ritengono che i mali e le crisi siano risolvibili mediante aggiustamenti dell’esistente, correzioni e regolamentazione dei processi in corso. Essi falliscono perché, essendo ogni società oligarchica, gli oligarchi che fanno le riforme le fanno del proprio interesse, che di regola comprende lo sfruttamento della popolazione generale.
A un secondo livello, troviamo i metodi rivoluzionari, come quello marxista, secondo cui per salvare la società bisogna rovesciare la sua struttura oligarchica, ossia i rapporti di forza tra lavoratori e capitalisti. L’applicazione dei metodi di questo tipo fallisce sempre perché si riproducono i rapporti oligarchici di sopraffazione e oppressione, non più attraverso l’economia ma attraverso la gerarchia politica, in quanto al padrone del capitale si sostituisce il padrone dello Stato.
A un terzo livello stanno i metodi che obiettano che le rivoluzioni hanno sempre prodotto disastri e che i problemi collettivi non si risolvono se non si evolvono le coscienze dei singoli, sviluppando una consapevolezza ecologica, di insieme e di valori trascendenti l’egoismo individualista. Ma il grado di evoluzione delle coscienze individuali non si traduce in un’evoluzione corrispondente dei comportamenti aggregati, come ben sapevano gli antichi Romani: senatores boni viri, senatus mala bestia.
A un quarto livello stanno i metodi che, preso atto di quanto sopra rilevato, osservano che quindi, per salvare il mondo, bisogna bonificare anche la mente e il subconscio collettivi. Ma come?
A un quinto livello stanno i metodi che osservano che la radice dei mali sociali sta nel fatto che il mondo, la realtà, è sentita e pensata come un bene limitato, dunque l’interesse di ciascuno è conquistarne quanto più possibile togliendolo agli altri, e questo scatena automaticamente conflitti competitivi, anche perché gli altri uomini stessi sono parte del mondo da conquistare e sottomettere e controllare; quindi la logica di questo paradigma di realtà porta alla competizione per manipolare, sottomettere e dominare le altre persone, riducendole a cose, a commodity. Ne consegue che la soluzione dei mali del mondo presuppone che si lavori per non vivere più la realtà come un qualcosa di materiale e limitato, e che non si concepisca più se stessi come bisognosi di conquistare una realtà esterna e limitata. Presuppone cioè una messa in discussione totale della realtà propria e del mondo, mentre gli altri metodi tendono a conservare tale paradigma di realtà – interamente il primo, e gli altri a calare.
Sostanzialmente, questo quinto metodo è in consonanza col buddhismo, che fa presente che il mondo quale lo stiamo vivendo, il samsara, è come tale non salvabile, sicché la via consiste nel trascenderlo, lasciando andare tutto ciò che non può che andare.
Questa è una verità che pochi hanno la forza mentale di guardare in faccia.
06.08.22
Marco Della Luna