LA FIAMMA DEL DUCE E DEL CATTIVO PROGRESSO
CONSERVATORI, PROGRESSISTI E TOTALITARISTI
Roger Scruton, filosofo britannico recentemente scomparso, definiva lo spirito conservatore come quello che è consapevole delle cose buone e funzionanti del sistema sociale storicamente dato, e che vuole preservarle, sia pure non rigidamente ma con riforme e correzioni, da attuarsi senza compromettere gli equilibri e rispettando i tempi fisiologici; per contro, lo spirito progressista, che nasce con l’Illuminismo tradotto e imposto politicamente nella rivoluzione francese, rifiuta organicamente, nel suo complesso, il sistema sociale storicamente dato e lo vuole sostituire d’un tratto con uno nuovo, concepito e progettato razionalmente secondo suoi criteri e obiettivi ideologici, ora laici, ora religiosi.
A questa doppia definizione di Scruton, che mi trova consenziente, aggiungo un elemento di fondamentale importanza, ossia che l’idea progressista di cambiare complessivamente il sistema attraverso un’azione dall’esterno e rapida, cioè sostanzialmente rivoluzionaria, con un sistema diverso, progettato razionalmente o teologicamente, è frutto di una concezione ingegneristica dell’azione politica e ancora più profondamente dell’idea che il corpo sociale sia sostanzialmente una macchina, una costruzione su cui si possa intervenire dall’esterno o dal disopra, con operazioni di ristrutturazione rapida, così come si interviene per esempio su un un edificio, od oggi su un computer, in cui si possono sostituire le schede di hardware, la ventola, i programmi, per farlo funzionare diversamente e meglio. Il computer può essere fermato, spento, e non muore, non reagisce, non si oppone, non soffre quando lo apri e cambi le schede o i programmi. Anche le menti degli uomini sono trattate, da questi ingegneri sociali, come rapidamente ristrutturabili, per creare l’uomo nuovo attraverso l’indottrinamento e la propaganda – idea che sempre accompagna tali progetti -: l’uomo rivoluzionario, comunista, fascista, nazista, maoista, castrista, islamista…
Al contrario di ciò che suppone la suddetta concezione ingegneristica, la società, essendo qualcosa di vivo e funzionante, che non puoi spegnere o fermare, e che ha esigenze, emozioni e volontà, ed essendo anche infinitamente più complessa e imprevedibile del più complesso dei computers, reagisce resistendo, soffrendo e contrattaccando a un’azione di ristrutturazione, e anche se riesci a eseguire il tuo piano, le reazioni continuano, spesso impreviste, spesso distruttive, e praticamente mai ottieni quello che ti prefiggevi, solitamente il risultato è un grande danno per la collettività, immensa sofferenza, come si è avuto a seguito di tutte le grandi rivoluzioni (laiche e religiose), che hanno avuto un seguito di carestie, terrore, guerre civili ed esterne, declino economico, senza peraltro mai cambiare la struttura piramidale, cioè oligarchica, della società. Senza mai dare il potere reale al popolo (ancor meno a Dio) né produrre benessere e sicurezza per la collettività.
Aggiungo ancora che, per vincere la resistenza e la reazione del corpo sociale alle innovazioni sistemiche che i progressisti, i rivoluzionari vogliono attuare a tappe forzate, questi ultimi devono ricorrere non soltanto all’autoritarismo e alla repressione, ma anche al totalitarismo, ossia all’inculcamento di un pensiero unico ideologico e olistico (nel senso di abbracciante tutti gli aspetti della vita e della realtà), col paraocchi, di supporto alla loro agenda, all’indottrinamento e alla manipolazione mentale. Queste sono misure che inibiscono e bloccano quella spontaneità, la varietà e libertà intellettuale e spirituale, assieme all’imprevedibilità, che insieme sono la matrice del progresso e della creatività culturali. Tutte le grandi fasi di crescita culturale e artistica hanno in comune un buon livello di libertà, varietà e spontaneità, mentre dove si affermano il controllo autoritario e un pensiero unico obbligato con valori imposti e la censura verso valori e idee divergenti, si assiste a un irrigidirsi dogmatico e sterile del pensiero. E l’uomo nuovo? L’uomo nuovo prodotto dall’educazione totalitaria è sempre uno storpio col paraocchi, un mutilato mentale, spesso uno psicopatico.
La storia, col conforto della psicologia sociale, conferma quindi la bontà e il realismo della concezione conservatrice così come rappresentata da Scruton, costituente l’autentico pluralismo e antitotalitarismo (antifascismo, anticomunismo, etc.). Peraltro, soprattutto e sempre più ai nostri giorni, le rapide, forzate e complessive sostituzioni sistemiche non vengono soltanto dall’applicazione ‘progressista’ di modelli ideologici, ma anche dalla forza delle cose, dalle innovazioni tecnologiche che cambiamo i modi di vivere e di produrre, quindi anche le strutture socio-politiche e i mores, con una velocità e una violenza che non rispettano i tempi fisiologici, quindi traumatizzano il corpo sociale.
Il totalitarismo, il pensiero unico obbligato mediante silenziamento, oscuramento, emarginazione, delegittimazione, criminalizzazione dei diversamente pensanti e parlanti (ad esempio rispetto alla dottrina liberista o genderista), assieme al superfinanziamento e alla canonizzazione culturale del pensiero allineato, viene vistosamente adoperato anche dall’odierna dirigenza progressista globale, europea, italiana (mentre ipocritamente condanna come male assoluto i totalitarismi precedenti) al fine di inculcare rapidamente un modello sociale, culturale, economico rivoluzionario nel senso suddetto, che sradichi quello in cui siamo cresciuti, basato su cose fasciste come la famiglia, la maternità, la paternità, la patria, il passato, le tradizioni. Un nuovo modello che io definisco zootecnico perché applica alla gestione delle masse i principi che si applicano alla gestione degli animali di allevamento, e basato essenzialmente sulla concentrazione oligarchica e privata del potere, della conoscenza, del controllo, dei monopoli; e altresì sulla riduzione degli esseri umani a numeri omogenei privi di identità storica, sessuale, etnica e di capacità di resistenza politica e culturale. Individui resi, mediante la tecnologia, completamente trasparenti e tracciabili alle istituzioni che li governano in remoto. Atomi umani completamente amorfi e passivizzati. Il senso complessivo di questa rivoluzione progressista progettata dalle élite globali, detta NWO, è, in essenza, semplificare e perfezionare la loro pratica di gestione della popolazione, anzi sovrappopolazione terrestre, applicando i più avanzati frutti della scienza, mentre “i limiti dello sviluppo” si avvicinano rapidamente ed esigeranno interventi radicali.
Gli araldi e promotori più attivi di questa rivoluzione progettato e calata dall’alto, cioè i progressisti liberal-democratici, sono naturalmente assai enfatici nell’additare al pubblico allarme cose come la fiammella tricolore (rappresentante quella ardente sul sarcofago del Duce a Predappio) che persiste nel simbolo di un partito ancora non ben allineato come loro al vigente progressismo occidentale, ma che presto si adeguerà, se vuole restare al governo.
14.08.22 Marco Della Luna