KRIEG HEIL AND FUCK EUROPE!
(800 MILIARDI CONTRO DI NOI)
“Fuck Europe!” sbottò Victoria Nuland, Segretario di Stato, parlando al telefono col suo ambasciatore a Kiev nel 2014, durante il régime change della CIA in Ucraina, quando gli USA dovevano scegliere il nuovo leader di quel paese. Il senso profondo e recondito di quelle due paroline può emergere a breve. Ecco come.
Non esiste alcuna minaccia russa all’Europa e non può esistere. I Russi sono 145 milioni su 17,5 milioni di chilometri quadrati pieni di risorse naturali, noi 500 milioni su 5 milioni di chilometri quadrati poveri di risorse naturali. I Russi stanno arginando l’espansione della NATO (Dollaro, Davos, Blackrock, Vanguard, Monsanto) che ha assorbito tutti i paesi fino ai loro confini. Washington nel 2014 ha fatto un régime change a Kiev per togliere la neutralità dalla costituzione Ucraina e mobilitare Kiev contro Mosca, e ha istigato una campagna ben documentata contro i russi di Ucraina. Ad oggi si è presa tutte le risorse naturali di questo paese.
Con Trump è andata al potere la fazione del capitalismo industriale, meno legata all’idea dell’unipolarismo globale, meno aggressiva di quella theo-con-woke finanziaria, e sta cercando di sistemare le cose evitando che appaia l’ennesima sconfitta militare degli USA, e cercando di portare a casa dall’Ucraina quanto più possibile economicamente col ristabilire, di intesa con Mosca, razionali confini delle rispettive zone di influenza.
Mentre il processo di pace avanza, l’UE e il Regno Unito, rimasti feudi di Davos, della finanza speculativa parassitaria, che prospera rapinando la società civile mediante la creazione seriale di bolle e la gestione della loro implosione, mette i bastoni nelle ruote aizzando Zelensky a non cedere un palmo di territorio e promettendogli armi. Provoca con ogni mezzo la Russia (anche con l’insulto di paragonarla agli invasori nazisti) per suscitare un clima di allarme, con cui far accettare alla popolazione, ormai da oltre tre anni quotidianamente bombardata dalla propaganda preparatoria, l’enorme e improduttiva spesa di 800 miliardi per armamenti.
Ma a disposizione di tutti stanno sufficienti elementi per capire che l’evocazione della minaccia di invasione russa è solo un pretesto e una montatura propagandistica per legittimare un gigantesco trasferimento di ricchezza dalla società civile all’elite bancaria. E una profonda trasformazione degli stati e della stessa UE in senso orwelliano e militarista, di una società della sorveglianza, ossia dello spionaggio e censura sui cittadini. Gli 800 miliardi per il riarmo sono quegli stessi che la scorsa estate Draghi invocava che si investissero per rilanciare l’Europa scongiurandone la decadenza. Allora gli si diceva di no, ora si è trovato come dire di sì. Chi ci guadagnerà direttamente sarà l’industria degli armamenti statunitense, britannica, tedesca e francese, e un poco anche quella italiana. Soprattutto quella tedesca: la Germania, in piena recessione, per il proprio interesse nazionale, alla faccia della coerenza, abbandona la regola rigorista, il “vietato indebitarsi”, che fino a ieri, sempre nel proprio interesse nazionale, imponeva agli altri stati dell’UE al costo di mandarli in rovina e far morire la gente di fame e di mancanza di cure sanitarie. Ora pro domo sua la rovescia e lancia la regola opposta: indebitarsi senza limiti. E così, mentre Frau Ursula proclama che dobbiamo prepararci alla guerra, la decotta Volkswagen risorgerà ricostruendo le Panzerdivisionen. Krieg Heil! Bundeskanzler Merz però non dimentichi che, per ripetere il successo del passato, bisogna anche reintrodurre i MEFO.
Il grosso guadagno però sarà fatto attraverso l’emissione di derivati finanziari sui titoli pubblici che saranno emessi per sovvenzionare ReArm Europe – 5, 6.000 miliardi, probabilmente, che finiranno nelle tasche dei soliti noti.
Dato il livello di indebitamento generale, solo una piccola parte degli 800 miliardi sarà finanziabile con emissione di debito pubblico, il resto sarà finanziato con prelievi forzosi dai conti correnti, eventualmente compensati con war bonds, e nuove tasse. I vertici predatori dell’Unione Europea e di singoli stati membri insistono sulla necessità di rendere operativi, investendoli a rischio, i 10.000 miliardi di depositi bancari degli europei. Esiste una procedura attraverso cui possono eseguire il prelevamento aggirando il legislatore dei singoli stati, cioè senza bisogno di far emettere dei singoli stati una legge che introduca il prelievo come legittima tassa. Ma i depositi bancari sono depositi irregolari, cioè la proprietà dei soldi depositati passa alle banche depositarie nell’atto stesso del deposito, quindi non sono soldi di proprietà dei depositanti, i quali hanno semplicemente un credito corrispondente verso la banca depositaria, ma questa a sua volta non ha una copertura per questi suoi debiti verso i depositanti, se non dell’ordine del 2 per mille. Quindi sono soldi che in realtà non esistono, sono debito. E’ tutto un giro di carta, di simboli. Ciò non di meno, il prelievo dai conti correnti, più la restrizione del credito necessaria per contenere le spinte inflative e già cominciata, più la nuova tassazione, congiunte ai tagli alla spesa pubblica non militare, e al prelievo dai conti correnti e/o all’imposizione dell’acquisto di bonds per il riarmo, produrranno recessione, sfiducia, aumento delle insolvenze, quindi dei fallimenti e delle vendite all’asta, anche in congiunzione alla demolizione dell’Industria automobilistica europea e alla svalutazione del patrimonio immobiliare per effetto delle direttive Net Zero, la cui attuazione pochi potranno permettersi. E, sgonfiatosi l’allarme Russia, gli eurocrati lanceranno, come nuovo allarme, quello del debito pubblico, divenuto enorme per le passate necessità difensive. Già, perché le spese per le armi hanno di speciale che, se le armi non vengono usate, arrugginiscono, quindi risultano uno spreco. E ciò è un incentivo ad usarle, oppure a fomentare conflitti altrove per poterle esportare. Intanto però la spesa crea ulteriore debito pubblico, senza creare maggiore capacità di reddito con cui ripagarlo assieme agli interessi.
E’ dal 2000 che vanno avanti producendo programmaticamente una bolla dopo l’altra e cavalcando poi le loro crisi, finanziarie e non – da ultime, le bolle dei vaccini e quella green – sempre col medesimo esito: maggiore concentrazione di ricchezza, maggiore diffusione della povertà. Per l’appunto, l’obiettivo dei davosiani è permanentizzare lo stato di crisi, così da poter permanentizzare da una parte (a beneficio della finanza speculativa) le iniezioni di moneta nei mercati finanziari, e dall’altra (a spese della popolazione generale) le strette creditizie e i prelievi fiscali e parafiscali per tenere a freno l’inflazione da iperemissione monetaria.
In tale scenario, i predetti soliti noti, coloro che, nel frattempo, si saranno arricchiti con la spesa per gli armamenti e l’emissione dei derivati finanziari su tale spesa, potranno rastrellare, a prezzi stracciati, beni reali (pubblici e privati) dai paesi europei che essi stessi stanno mandando in recessione. Questo è il mandato di Ursula, Merz, Macron, Starmer. Un mandato che li ha uniti e ha messo nell’angolo Giorgia. Sarà un nuovo, gigantesco trasferimento di ricchezza dal popolo all’élite, realizzato grazie a una martellante campagna allarmistica e bellicistica che oggi viene portata avanti a tambur battente da tutti i mass media del mainstream e dalle istituzioni, con simultaneo silenziamento e oscuramento delle proteste popolari e intellettuali. Tutta la nostra classe politica è precettata a stare al gioco, pena la squalifica, come per Georgescu in Romania. Si noti che i tedeschi, dopo 80 anni di cottura dei loro cervelli mascherata da lotta al nazismo e al razzismo, hanno scelto come loro cancelliere Merz, uomo dell’élite bancaria, precisamente dei Rothschild, che sono storicamente istigatori di guerre e finanziatori dei contrapposti eserciti. Andrà tutto bene. Per loro. E anche per Washington, il cui primario problema è prevenire che l’Europa si integri economicamente e strategicamente col suo partner naturale, la Russia, ricchissima di risorse naturali. Tale integrazione sarebbe la fine dell’egemonia USA. Quindi bene che l’Europa si armi contro la Russia.
La variante, è che la guerra europeista con la Russia scoppi veramente, o anche solo virtualmente, e che Washington debba venire nuovamente a salvare l’Europa. E proprio questo potrebbe essere il piano di Washington, nel senso che essa potrebbe ripetere ciò che ha fatto già due volte con l’Impero Britannico: in cambio del salvataggio, si è fatta cedere, in due tranches, gli assets dell’Impero, prendendo Londra nella sua zona di influenza, nel suo Impero. Non c’è due senza tre. Questa volta potrebbe prendersi tutti gli assets europei e asservire l’economia europea ai bisogni della sua. A questo proposito, faccio notare come le odierne affermazioni di Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene hanno suscitato un esagerato clamore, mentre mi pare che nessuno abbia notato la cosa veramente importante che ha detto, ossia che l’articolo 5 del trattato della NATO non impegna affatto i paesi firmatari a entrare in guerra al fianco di quello di essi che sia stato attaccato, ma dà semplicemente a ciascun membro la facoltà di agire come meglio crede. Dà cioè agli Stati Uniti la facoltà di intervenire se e come credono in caso di aggressione a un paese europeo. Non lì impegna minimamente. La funzione della NATO è questa: creare l’apparenza di una alleanza e di una copertura nucleare USA, per lasciare invece Washington libera di scegliere, al momento critico, se intervenire o non intervenire a seconda che voglia esporsi o non esporsi in proprio a una reazione nucleare russa. Eventualmente anche di mandare all’attacco l’Europa, per poi esigere da essa, come condizione per intervenire a salvarla, una grossa contropartita economica.
Fuck Europe!
20.3.2025 Marco Della Luna