ADDIO ALLA RAZZA
ADDIO ALLA RAZZA
Lo dicono i numeri: la razza bianca si sta estinguendo per denatalità, anche nella sua principale riserva, la Russia (ovviamente si parla di razze umane nello stesso senso in cui si parla di razze feline e canine o equine: il tipo di una razza sfuma in quello delle altre, quindi c’è continuità da una all’altra). Sembra che abbia maturato un certo disincanto verso la vita e fosche aspettative circa il futuro.
All’interno delle estinzione della razza bianca, sta avvenendo una seconda estinzione, forse più grave: l’estinzione della civiltà occidentale, creazione peculiare di una parte della razza bianca (diciamo essenzialmente dell’area greca, italica, franco-germanica e britannica). E’ l’unica civiltà che abbia concepito e in parte realizzato un pensiero scientifico e la consapevolezza dei suoi limiti, una filosofia razionale e critica, le idee di democrazia, di stato di diritto, di eguaglianza, di diritti individuali dell’uomo anche al dissenso. Questa civiltà sta estinguendosi per un generale imbarbarimento edonista e consumista, per il pensiero unico, per il declino dei suoi capisaldi, per l’effetto della globalizzazione, della finanziarizzazione della società e per la pesante immigrazione di massa da aree culturali immensamente distanti da essa e con caratteri generalmente opposti ad essa. Dato che l’empatia è direttamente proporzionale alla somiglianza, la minaccia della catastrofe ecologica, nella prospettiva dell’estinzione della nostra civiltà, ci angoscerà meno, appunto perché non colpirà gente simile a noi.
Di fronte all’incombente estinzione della razza bianca verrebbe da dire, in base al principio della tutela di tutte le razze e specie minacciate di estinzione e delle varietà, che bisogna tutelarla con tutte le misure necessarie, anche contro l’immigrazione.
Io la penso diversamente. In questo mondo che sta diventando una fogna avvelenata senza via d’uscita e che vede il tiranneggiare di una dominazione tecnologico-finanziaria disumana, estinguersi è un privilegio, è una liberazione, è un diritto che rivendichiamo. Lasciare questo mondo guastato all’avanzata di genti che lo accettano, anzi se lo vogliono proprio prendere, nonostante sia ridotto così. De gustibus non est disputandum. Certo, se avete figli, vi sarà dura da mandar giù. Dovremmo però imporre una cosa, anche con la forza: di essere lasciati estinguere in pace e con decoro, senza pressioni e intrusioni violente.
Intanto vediamo che la povera Pamela di Macerata era stata irretita da alcuni nigeriani membri della potente mafia tribale nigeriana che spaccia droga, prostituzione e altro, che opera alla luce del sole e indisturbata nelle nostre città, il che implica che essa dispone di complicità opportunamente comperate negli apparati dello Stato italiano, il medesimo che va a imbarcare i migranti sotto le coste libiche. Anzi, il fatto che più o meno tutte le mafie immigrate, africane e non, ma soprattutto africane, vengono lasciate agire perlopiù impunemente e vengono anche spesso protette censurando le notizie sui mass-media, non solo in Macerata ma generalmente in Italia, fa intendere chiaramente che il loro sbarco, la loro presenza e la loro attività in Italia (cioè il traffico di droga, di prostituzione, di organi) siano materia oggetto di accordi a livello politico nazionale e siano appoggiati dai capi dell’immigrazionismo organizzato, sia imprenditoriali, che politici, che religiosi.
Apprendiamo che il cadavere di Pamela era stato dissezionato con grande perizia tecnica da questi tribali nigeriani e che gli organi rilevanti per i sacrifici umani e per il pasto cannibalico rituale non sono stati ritrovati, anche se poi in qualche modo sono saltati fuori, secondo le fonti ufficiali, forse perché la gente non si inquieti troppo. Questi riti fanno parte del background culturale di quelle tribù nigeriane, in cui magia nera e affiliazione mafiosa e potere politico sono tutt’uno, e di molte altre tribù ed etnie africane (http://www.affaritaliani.it/cronache/mafia-nigeriana-ecco-come-opera-la-video-inchiesta-524116.html).
Intanto a Macerata si tiene una manifestazione in favore del meticciamento, e l’ONU rende noto il suo piano per la sostituzione del poco prolifico popolo italiani con il massiccio impianto di africani. Ma, dai sondaggi, pare che la popolazione italiana ormai presti poco credito a queste iniziative così politically correct. Sembra che gli italiani, ormai, non siano più felici di meticciarsi anche nella psiche e nei costumi con gli africani, ossia col tribalismo e l’islamismo. Fino a qualche tempo fa erano più ricettivi. Adesso sono divenuti in maggioranza afroscettici, oltreché euroscettici.
Nel lontano 2003 (Le chiavi del potere), scrivevo (ditemi se non sembra che io abbia il dono della preveggenza): « Riprendendo il discorso generale: affinché non si senta libero – libero di controllare l’uso del potere e del denaro pubblico – si fa anche vivere il cittadino nell’insicurezza fisica, attivamente importando criminalità soprattutto da Paesi extracomunitari, e non reprimendola, anzi incoraggiandola quando criminali o facinorosi si impossessano di interi quartieri o spadroneggiano in ampie zone geografiche, sotto gli occhi di tutti, espropriandoci del nostro territorio, mentre le istituzioni non intervengono nemmeno su denuncia dei cittadini. Si vuole che questi ultimi capiscano chiaramente che non sono cittadini, ma qualcosa di meno; e che la legge scritta c’è, ma essi non possono pretendere che chi ha il potere la faccia osservare (ricordiamo: il potere in Italia è sempre inteso come primario). “Voi cittadini pretendete di scegliere chi vi governa? Poveri scemi, ve lo facciamo vedere noi, che è vero il contrario: siamo noi, i vostri governanti, a decidere chi è cittadino e chi non lo è! Altroché democrazia! Noi vi riduciamo a un livello di dignità e diritti inferiori a quelli degli immigrati clandestini, e vi facciamo pagare le tasse per dare loro gratis alloggio e assistenza sanitaria mentre li togliamo a voi! E se avete soldi da buttare, provate pure a rivolgervi alla magistratura: tanto è più progressista di noi!” Così parla il Buonismo. In effetti, il principale problema politico nella globalizzazione, dalla parte del potere, è produrre e governare le masse di consumisti-lavoratori imbecilli richieste dall’economia e dal bisogno di consenso. Il genere umano è ridotto a mera componente del ciclo produttivo del profitto. I popoli che non si prestano più al buon funzionamento del ciclo, anche per scarsa prolificità e troppa criticità- ossia noi – vengono rimpiazzati con invasioni di immigranti e neutralizzati con l’assistenzialismo, la droga, il rimbecillimento televisivo, etc., in modo che non si accorgano e non si oppongano. Eutanasia. Ma chiamiamola ‘buonismo’…
Guardate le nuove generazioni: in larga parte menomate da un’educazione narcisizzante, che non insegna il governo dei propri impulsi quindi non forma all’indipendenza e all’applicazione; instupidite dalla televisione, dalla discoteca, da un uso dilagante di droghe; esistenzialmente fragilissime; istruite da una scuola penosamente inadeguata; giovani pieni di esigenze, schizzinosi, delicati, incapaci di sostenere privazioni e frustrazioni. Devono competere con immigranti che in larga parte sono spinti da fortissima motivazione ad affermarsi, sono disposti a sacrifici e disagi, capaci di rinunce e disciplina, ma anche di violenza – la quale fa spesso parte della loro storia di vita e di adattamento sin dalla nascita. Sono capaci di fare e sopportare cose che i nostri neanche si sognano. E fanno figli, figli, figli a non finire. Se si lascia che questa competizione inizi senza prima perlomeno attrezzarci e addestrarci, e attrezzare e addestrare i nostri figli, possiamo considerarci già sopraffatti, sconfitti e scacciati. Il problema non è la nostra superiorità, ma bensì la nostra inferiorità. Le esigenze del capitale e la ricerca del consenso hanno richiesto la coltivazione di personalità deboli e dipendenti dal consumismo, poco disposti alla rinuncia e al sacrificio. Hanno plasmato così i popoli dell’Occidente. Ma ora popoli così plasmati non rendono più, non vanno più bene. Hanno troppe pretese ecologiche, sindacali, assistenziali; non si riproducono; contestano; non comperano più come prima e la domanda interna langue malgrado i rimborsi fiscali. Vanno rimpiazzati. Dentro gli altri! E così si dice che gli altri entrano nell’interesse nostro, e che, inoltre, è nostro dovere morale accoglierli, mentre mettere in dubbio queste due verità è immorale e fascista…
E l’etologia, confermando la storia, ci avverte che l’uomo, una volta sciolto il suo legame col territorio, perde l’attitudine a difendersi e diventa remissivo, facilmente dominabile. Al cittadino si toglie il territorio sia lasciando imperversare nel suo ambiente la criminalità, che inibendogli la tutela della sua dimora (col punire l’autodifesa contro la criminalità entro le mura domestiche), che insidiandogli i diritti dominicali.»
12.02.18 Marco Della Luna