SE GLI EUROSCHIAVI SI RIBELLANO …

 

INTERVISTA

 

Il nuovo saggio economico-politico Marco Della Luna, €uroschiavi (Arianna Macroedizioni, 2005 – 2006), ha fatto centro. Ha venduto migliaia di copie con la prima edizione (mediamente un saggio, in Italia, vende circa 1.500 copie), ed è alla seconda edizione, aggiornata e ampliata. La tesi centrale del libro si può così riassumere: il sistema bancario privato, con la copertura dello Stato, ogni anno attraverso le tasse e altri mezzi defrauda i cittadini di centinaia di miliardi di Euro, ed è questa appunto la prima causa dei nostri mali economici e dell’eccessiva pressione fiscale.

 Ma vi è di più: da questo libro-bomba, il 25 Aprile scorso è sorta un’associazione, il Comitato di Liberazione Monetaria (www.colimo.org), che sta raccogliendo migliaia di aderenti e che si prefigge nientemeno che una radicale riforma monetaria con un risparmio per la collettività di circa 90 miliardi di Euro l’anno e di far pagare le tasse alle banche. E’ così, avv. Della Luna?

 

Sì. Il governo potrebbe, se solo volesse, invece che rimettere le mani nelle tasche dei lavoratori, immediatamente, risparmiare circa 90 miliardi di Euro l’anno. Il che significa tagliare le tasse, non tagliare i servizi, fare infrastrutture, ricerca, innovazione. Ma questo è solo l’inizio. Lo Stato può e deve recuperare migliaia di miliardi di Euro dalla Banca d’Italia e dai suoi azionisti privati. Praticamente tutto il debito pubblico, che è di circa  € 1.500 miliardi.

 

E perché il governo non lo fa?

 

Beh, è guidato da uomini del sistema bancario…. Il governo precedente aveva iniziato a farlo con la nazionalizzazione della Banca d’Italia.

 

Una cosa per volta, per favore… da dove vogliamo cominciare?

 

Dal disavanzo di bilancio, o deficit, dello Stato. E’ il problema più impellente, secondo il governo, la BCE e la Commissione Europea. Il deficit di bilancio si ha quando le uscite sperano le entrate. Lo Stato spende più di quanto incassa. Quest’anno, il deficit è del 4% circa.

Lo Stato finora ha colmato questo deficit comprando denaro dalla banca centrale di emissione, la Banca d’Italia (che ora è inserita nel Sistema Europeo delle Banche Centrali) e pagandolo con titoli del debito pubblico gravati di interesse (a carico dello Stato, ovviamente). Anno dopo anno, questa emissione di titoli del debito pubblico per comperare denaro da Bankitalia ha prodotto un debito pubblico pari al 106 % del p.i.l. Ossia, l’enorme indebitamento pubblico dell’Italia nasce così: un anno il 3, un anno 5, un anno l’8%… tutti si sono sommati, e ora abbiamo un indebitamento del 106%. La media europea è il 60%. La BCE, le società di rating, la Commissione Europea ci ‘impongono’ di ridurre il deficit entro il 3% e il debito al 60%. Da qui tasse a non finire che hanno ammazzato l’economia (grazie anche alla globalizzazione), quindi hanno depresso il p.i.l., quindi hanno peggiorato il rapporto deficit/p.i.l., e via così, in una spirale di autodistruzione.

 

Fin qua tutto è chiaro. E voi che cosa proponete?

 

Per cominciare, che lo Stato smetta di pagare il denaro alla Banca d’Italia al valore facciale. Che smetta, per es., di darle un bot da 100 Euro più gli interessi per una banconota da 100 Euro che a Bankitalia costa 0,3 centesimi a produrla. Che gliela paghi 0,4 centesimi o che se la stampi in proprio – come stampava i biglietti di 500 Lire e come conia in proprio gli spiccioli. Automaticamente il disavanzo sparirebbe.

 

Ma ciò non causerebbe inflazione, anzi, svalutazione della moneta?

 

No, perché la quantità di moneta circolante non aumenterebbe. Diminuirebbe solo l’indebitamento pubblico. Quindi diminuirebbero le tasse. E, siccome le tasse sono costi che si scaricano sul prezzo dei prodotti e dei servizi, il potere d’acquisto della moneta sarebbe protetto, anche qualora la minor pressione fiscale aumentasse la domanda di beni e servizi – una domanda che oggi è molto debole, e che andrebbe sostenuta per rilanciare l’economia, come tutti gli economisti dicono. Perché, vedete, noi non abbiamo una tendenza inflazionistica, che consiste in una situazione in cui la domanda cresce più dell’offerta di beni e servizi, quindi il denaro perde valore. Noi abbiamo una situazione opposta, in cui la domanda ristagna o si abbassa perché la pressione fiscale e tariffale fa salire i costi dei beni e dei servizi e produce così sfiducia nella gente e perdita del potere di acquisto. In altre parole, l’economia soffre di scarsità di denaro, non di eccesso. Ogni commerciante ve lo può confermare!

 

Ma Bankitalia garantisce il valore delle banconote, le copre con oro, le cambia in oro se mi presento a un suo sportello… quindi è giusto che lo Stato, noi, gliele paghiamo.

 

Quella è la menzogna che si fa credere alla gente e agli imprenditori, per coprire i traffici incostituzionali con cui si derubano i lavoratori, i risparmiatori, i pensionati, i contribuenti. Bankitalia non copre e non garantisce affatto le sue banconote. Né lo fa la BCE o la Federal Reserve Bank Corporation col Dollaro. E non le converte in oro. Si limita a stamparle, a stampare pezzi di carta, e a farseli pagare dallo Stato, ossia da noi, dai contribuenti, mille volte quel che le costa stamparle, in modo che guadagna enormemente a nostre spese, senza produrre alcunché, sottraendo quindi alla gente potere d’acquisto. Ci si chiede dov’è andato il potere d’acquisto che abbiamo perso nel passaggio all’Euro. Ebbene, è andato nelle tasche dei soci delle banche che emettono l’Euro.

 

Mi scusi, ma se non è la banca di emissione a garantire il valore della moneta, chi lo garantisce?

 

Era vero fino agli anni ’20 del secolo scorso. La copertura aurea non serve e non si usa da decenni. Oramai tutti sanno che il valore della moneta è dato dalla produzione e scambio dei beni e dei servizi – dalla forza dell’economia. Dal lavoro, ultimamente, e dal consumo. Ossia, il valore della moneta, dell’Euro per esempio, dipende dal lavoro e dal consumo della gente, del popolo che lo usa. Ecco perché è ingiustificato che lo Stato paghi il valore della moneta alla Banca d’Italia, che la emette. Bankitalia si limita a stampare la carta, le banconote. Il valore glielo diamo noi. Però, attraverso lo Stato e le tasse, i proprietari di Bankitalia ci costringono a pagarlo a loro.

 

Però la Banca d’Italia è dello Stato, quindi i suoi profitti rimangono allo Stato, o no?

 

No. In violazione dell’art. 3 proprio statuto, Bankitalia è proprietà di banche private e assicurazioni private al 95%; solo il 5% è dell’Inps. In testa le Assicurazioni Generali col 44%. I profitti dovrebbero essere ‘girati’ quasi interamente allo Stato, ma non risultano come attivo in bilancio perché vengono pareggiati mediante l’iscrizione al passivo il valore della moneta circolante (ciò vale anche per la BCE), come se la banca emittente fosse tenuta a cambiare la moneta in oro a richiesta del portatore, ma ciò non è più, dal 1929 circa. Quindi i profitti non vengono girati allo Stato.

 

E dove finiscono?

 

Il presidente del Comitato di Liberazione Monetaria, ing. Argo Fedrigo, ha ripetutamente mostrato in televisione una dichiarazione di una banca delle Cayman Islands che indicava di tenere presso di sé due conti segreti della Banca d’Italia. Fedrigo sostiene che quello sia uno dei canali di esportazione dei suoi profitti. Ha esortato la Magistratura a indagare e si emesso a disposizione. Ma esistono molti canali per far sparire e riapparire i soldi intorno al mondo: le indagini su Clearstream ed Euroclear avevano iniziato a farli ‘emergere’. Tra parentesi: i soldi della mafia, del narcotraffico, dei mercanti d’armi, delle tangenti, etc., non circolano certo per le banche normali. Esistono servizi appositi in paradisi bancari esenti da ogni indagine. Quando i governanti ci raccontano che certe norme sulla trasparenza bancaria  sono necessarie per combattere il riciclaggio del denaro sporco della mafia, mentono – sanno benissimo che non è là che si ricicla il grande denaro sporco. Lo scopo di quelle norme è quello di spiare il patrimonio del cittadino per spolparlo meglio in favore …

 

… dei proprietari di Bankitalia?

 

Indovinato! Lei ha vinto una verifica fiscale premio sui suoi conti correnti. Se pubblica questo articolo, poi, ne avrà altre. Congratulazioni. Ancora un punto: è illegale che Bankitalia sia di proprietà privata, perché l’art. 3 del suo Statuto stabilisce che essa deve essere di proprietà pubblica almeno al 51% e che le sue quote possono essere cedute solo a enti pubblici. Ebbene, quando l’Iri ha privatizzato le tre banche di interesse nazionale, proprietarie di quote di Bankitalia (Bnl, Comit e Crit), ha lasciato che queste quote finissero in mano di privati. Anzi, ultimamente la Bnl è stata comperata da Paris Bas, una banca francese – la quale, come prima mossa, ha chiuso la direzione centrale della Bnl a Roma. Ora comanda Parigi.

 

Chi era presidente dell’Iri al tempo di quelle privatizzazioni?

 

Romano Prodi.

 

Quindi non c’è da sperare che il Governo Prodi cerchi di porre rimedio a quegli ‘errori’, che cerchi di recuperare la sovranità monetaria, tutte quelle centinaia di miliardi, che nazionalizzi Bankitalia…

 

Matematicamente impossibile. Infatti, ha immediatamente arrestato il processo di nazionalizzazione avviato con la riforma fatta dal governo precedente e ha fatto molte altre cose per le banche e contro la gente, contro i lavoratori, soprattutto. Il Governo Prodi, in effetti, è un governo di alti esponenti delle banche d’affari internazionali, della Goldman-Sachs in particolare. Vuole che scenda nei dettagli biografici dei vari personaggi?

 

Meglio di no, oggi ho già vinto un’ispezione fiscale, non mi va di prendermi anche una querela. La probabilità di essere processati aumenta in proporzione al quadrato dell’avvicinamento alle verità scomode e nascoste, al nucleo del sistema.

 

Senta, le verità che le ho detto finora sono solo il 10%, in termini di denaro…. c’è una verità che vale il restante 90%, e che Le garantisco che può scrivere senza rischio di querela. Parola di avvocato. La vuole o non la vuole?

 

Spari.

 

Solo il 10% circa del denaro circolante è costituito da banconote (in gergo, M 0). Il restante 90% di ciò che si usa per tenere in banca, per comprare, vendere, pagare, è costituito da denaro o moneta ‘scritturale’, ossia da conti correnti, assegni circolari, lettere di credito, carte di credito, bonifici e simili, creati dalle banche attraverso, appunto, scritture contabili, e senza copertura in denaro, se non minima. Le banche creano questo ‘denaro’ virtuale praticamente dal nulla, a costo zero per loro, sfruttando le garanzie apportate dal cliente, ma se lo mettono nel patrimonio loro, e poi lo prestano ad interesse!

Per esempio, se Lei chiede un mutuo di centomila Euro in banca per ristrutturare la Sua casa, la banca le prende la casa in garanzia, poi le apre due conti: un conto attivo con la disponibilità di € 100.000, e un conto passivo su cui segna 100.000 più gli interessi e le spese, ma non le dà contanti, non sostiene alcuna spesa né corre alcun rischio. Si limita a fare accrediti elettronici. Le dà assegni per € 100.000 con cui Lei paga l’impresa e la Bucalossi. Poi Lei pagherà gli interessi e rimborserà il capitale col denaro frutto del Suo lavoro, supponiamo in tutto € 130.000. In questo modo, la banca ha aumentato il proprio patrimonio di € 130.000 senza darLe altro che impulsi elettronici e pezzi di carta. Si è presa il Suo lavoro. Lei ha lavorato per la banca. Anni.

 

Ma quegli assegni circolari per € 100.000, la banca li ha emessi…. e li dovrà pagare a un’altra banca… quindi il suo utile non è 100.000, ma 30.000.

 

No, perché le banche tra loro compensano gli assegni. Non vi è alcun passaggio di denaro. A loro non costa nulla creare impulsi elettronici… Guardi, consideri le banche come un sistema, come un insieme: una banca Le dà assegni circolari per € 100.000, Lei li spende e questi assegni vanno a finire su conti correnti di altre banche, ossia ritornano nel sistema bancario, che quindi, nel suo complesso, non tira fuori nulla. Poi Lei, pagando gli interessi e rimborsando il capitale, immette nel sistema bancario 130.000 Euro, che costituiscono il valore del suo lavoro. E di questo valore le banche si impossessano. E siccome non producono alcun bene, il loro aumento di ricchezza, ossia di potere di acquisto, si traduce in una pari perdita di potere di acquisto da parte dei cittadini e dei lavoratori. I banchieri costituiscono l’economia parassitaria, che ha conquistato politicamente il monopolio della creazione del denaro (sia vero che virtuale) e ne approfitta per trasferire nel proprio patrimonio la ricchezza creata dall’economia produttiva.

 

E tirando le somme, che cosa abbiamo?

 

Ricordando le parole scritte nel 1828 dal presidente Andrew Jackson, se la gente, soprattutto i disoccupati e quelli che hanno i beni all’asta, sapesse il marcio della realtà, farebbe una rivoluzione alla francese entro un giorno e per molti uomini politici la salvezza sarebbe solo nella fuga, oppure in un’altra esaltante vittoria al pallone come quella che ha recentemente unificato gli Italiani, come ha detto ultimamente un altro presidente, Giorgio Napolitano. Abbiamo che il potere di creare il denaro, sia contante che scritturale, ossia la sovranità monetaria, in Italia, è esercitato da banchieri privati nel proprio interesse e a spese del lavoro, mentre l’art. 1 della Costituzione stabilisce che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Sul lavoro, non sul parassitismo e sull’appropriazione della ricchezza prodotta dai lavoratori. Uno Stato che finge di lottare contro l’evasione fiscale, mentre attua il sistematico saccheggio dei lavoratori e dei risparmiatori in favore della finanza privata, producendo recessione, povertà, disoccupazione e precarietà, è uno Stato radicalmente contrario ai principi fondamentali della Costituzione italiana. Contrario quanto lo poteva essere lo Stato fascista.

 

Ah, ecco, ci siamo, il Fascismo… appunto la vostra associazione ha un nome che ricorda il Comitato di Liberazione Nazionale. Ma, per finire, che cosa proponete?

 

Proponiamo, innanzitutto, che si attui la Costituzione. Che si esegua una seria revisione dei conti della Banca d’Italia e dei suoi azionisti, per fare emergere i loro effettivi redditi derivanti dalla creazione e vendita della moneta, Che la sovranità monetaria sia esercitata dal popolo attraverso lo Stato, il quale solo potrà emettere il denaro ufficiale, e lo creerà senza indebitare sé stesso o altri soggetti. Le enormi somme così risparmiate e le somme che si recupereranno facendosi restituire dai finanzieri privati i loro illeciti guadagni, andranno a finanziare le infrastrutture, la ricerca, il welfare e la riduzione della pressione fiscale.

 

A chi vi rivolgete?

 

Innanzitutto a chi produce, ai lavoratori, dipendenti e autonomi. Ai pensionati e pensionandi. Ai giovani e ai disoccupati. Agli studiosi e ai politici. E particolarmente alla Chiesa, per invitarla ad approfondire queste problematiche e a pronunciarsi attraverso il suo Magistero, contro l’usura e lo sfruttamento del lavoro altrui, sulla scia delle encicliche Vix pervenit e Quadragesimo anno. Ho messo a punto, e sto sottoponendole, un documento riassuntivo sui temi di etica cattolica della moneta e del credito. Vi sono stati rilevanti segnali di interesse e di volontà di agire. Vedremo.

 

C’è un appuntamento con la gente?

 

Il 7 Ottobre, al Congresso Nazionale di Fiera di Primiero.

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Avvocato, autore, scrittore
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3 risposte a SE GLI EUROSCHIAVI SI RIBELLANO …

  1. RENATO scrive:

    SONO DIVERSI MESI CHE STO’ SPEGANDO AI CLIENTI DELLO STUDIO L’ IMMENSO IMBROGLIO CHE SI CELA DIETRO LE QUINTE DELLA BANCA D’ ITALIA E DEI PORCI EBREI CHE LA CONTROLLANO, PREGANDO DI DIFFONDERE AD ALTRI LA REGOLA DEL SIGNORAGGIO BANCARIO E DI NON CREDERE AFFATTO AL BUFFONE POLITICO DI TURNO CAPACE IN MODO SPICCATAMENTE PROFESSIONALE DI MENTIRE AL POPOLO ITALIANO SPUTANDO AD OGNI LATO DELLA NOSTRA DIMENTICATA PATRIA. IO STO FACENDO LA MIA PARTE E CHE ALTRI FACCIANO LO STESSO FINO IN FONDO A QUESTA STRADA. BUON LAVORO.

    • admin scrive:

      A Malorgio: Per il proprietario della banca, il fallimento della banca non è una perdita (come sarebbe per un industriale maufatturiero il fallimento comportante la effettiva perdita del suo stabilimento) perché la banca non ha un capitale proprio, o meglio lo ha, ma fortemente negativo. Il suo vero asset è la licenza di banca e la membership nella comunità bancaria (onde il riconoscimento reciproco che i pezzi di carta emessi, anche se scoperti, sono come denaro vero). Un asset rigenerabile a coswto zero. Anzi, i fallimenti delle banche, delle società finanziarie etc. sono utili alla comunità bancaria in quanto distruggono il credito che esse hanno venduto – previa cartolarizzazione e coriandolarizzazione – a risparmiatori e fondi di investimento e pensionistici.

    • admin scrive:

      BANCA CENTRALE SOVIETICA Da diverse fonti risulta che essa, unico soggetto autorizxzato ai rapporti finanziari con l’estero quindi tramite obbligato dei commerci esteri dell’URSS, era stata affidata alla comunità bancaria capitalista; e che sia stato l’accordo con gli angloamericani su questo principio a far sì che questi definanziassero gli eserciti bianchi che stavano vincendo la guerra contro i rossi, consentendo a questi di acquisire il dominio sulle Russie. Così Ellen Brown , in Web of Debt, pag. 224: «There were actually two Russian revolutions. The first, called the February Revolution, was a largely bloodless transfer of power from the Tsar to a regime of liberals and socialists led by Alexander Kerensky, who intended to instigate political reform along democratic lines. The far bloodier October Revolution was essentially a coup, in which Kerensky was overthrown by Vladimir Lenin with the support of Leon Trotsky and some 300 supporters who came with him from New York. Born Lev Bronstein, Trotsky was a Bolshevik revolutionary who had gone to New York after being expelled from France in 1916. He and his band of supporters returned to Russia in 1917 with substantial funding from a mystery Wall Street donor, widely thought to he Jacob Schiff of Kuhn Loeb. Trotsky’s New York recruits later adopted Russian names and made up the bulk of the Communist Party leadership.
      Why was a second Russian revolution necessary? The reasons are no doubt complex, but in The Creature from Jekyll Island, Ed Griffin suggests one that is not found in standard history texts. He observes that Trotsky and the Bolsheviks received strong support from the highest financial and political power centers in the United States, men who were supposedly “capitalists” and should have strongly opposed socialism and communism. Griffin maintains that Lenin, Trotsky and their supporters were not sent to Russia to overthrow the Tsar. Rather, “Their assignment from Wall Street was to overthrow the revolution.” In support, he quotes Eugene Lyons, a correspondent for United Press who was in Russia during the Revolution. Lyons wrote:
      Lenin, Trotsky and their cohorts did not overthrow the monarchy. They overthrew the first democratic society in Russian history, set up through a truly popular revolution in March, 1917.
      They represented the smallest of the Russian radical movements …. But theirs was a movement that scoffed at numbers and frankly mistrusted multitudes …. Lenin always sneered at the obsession of competing socialist groups with their “mass base.” “Give us an organization of professional revolutionaries,” he used to say, “and we will turn Russia upside down.”
      Within a few months after they attained power, most of the tsarist practices the Leninists had condemned were revived, usually in more ominous forms: political prisoners, convictions without trial and without the formality of charges, savage persecution of dissenting views, death penalties for more varieties of crime than any other modern nation.
      Lenin, Trotsky and their supporters kept Russia in the hands of a small group of elite called the Communist Party, who were largely foreign imports. The Party kept Russian commerce open to “free trade,” and it kept the banking system open to private manipulation. In 1917, the country’s banking system was nationalized as the People’s Bank of the Russian Republic; but this system was dissolved in 90 contradicting the Communist idea of a “moneyless economy.” Edward Griffin writes:
      In 1922, the Soviets formed their first international bank. It was not owned and run by the state as would he dictated by Communist theory hut was put together by a syndicate of private hankers. These included not only former Tsarist bankers, but representatives of German, Swedish, and American banks. Most of the foreign capital came from England, including the British government itself. The man appointed as Director of the Foreign Division of the new bank was Max May, Vice President of Morgan’s Guaranty Trust Company in New York.
      In the years immediately following the October Revolution, there was a steady stream of large and lucrative (read noncompetitive) contracts issued by the Soviets to British and American businesses… U.S., British, and German wolves soon found a bonanza of profit selling to the new Soviet regime.»

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