AVVENTURE FUORI DALLA COSTITUZIONE

Ruini ha detto, e Casini recepito, che “l’Italia ha bisogno di stabilità” – ossia, tradotto dal linguaggio curiale, che la CEI vuole che per ora Berlusconi non cada. Per ora. Anche la Consulta gli ha dato spazio per tirare avanti verso la prescrizione dei processi sinora intentati contro di lui. Solito metodo italiano, di derivazione curiale,  di mediare e tamponare i problemi senza  risolverli, lasciandoli accumularsi irrisolti. Metodo non privo di vantaggi, ma che ha portato ad avere un sistema-paese bloccato e stagnante.

Che si può fare, con i mezzi predisposti dalla Costituzione, se Berlusconi viene sfiduciato e non si dimette? O se Napolitano non scioglie le Camere, ma nomina al suo posto uno della sua propria parte politica, cioè della sinistra, la parte che ha perso  le elezioni e non ha quindi legittimazione popolare? E’ un golpe? Adiamo l’arbitrato della somma Corte Costituzionale sul conflitto tra i poteri dello Stato, oppure scendiamo in piazza per difendere la democrazia repubblicana, oppure ancora fuggiamo oltre confine, lasciando un liberatorio vaffa alla Repubblica delle Banane, nel Centocinquantesimo dell’Unità?

La recente, se non ancora pendente, crisi della maggioranza governativa ha dato vita e profondità a dibattiti giuridici e politologici su natura, ruolo e poteri (discrezionali, liberi o vincolati) del Capo dello Stato nelle crisi di governo, in ordine alla revoca del capo del governo sfiduciato, alla nomina di un nuovo capo del governo, alla legittimità di un governo del presidente della Repubblica (con fiducia delle camere) o puramente elettorale (senza fiducia delle camere), nominati dal Quirinale per cambiare la legge elettorale attraverso una maggioranza ad hoc e limitata, e poi andare al voto.

Il dibattito è anche o soprattutto in  relazione alla possibilità che Berlusconi, se sfiduciato dalle camere e posto di fronte a un simile comportamento di Napolitano, resista obiettando che ciò sia un’eversione della Costituzione e un atto per mandare al governo quelli che han perso le elezioni, contro la sovranità popolare che ha indicato lui come capo del governo. Potrebbe dire: “Napolitano ha un passato antidemocratico: comunista dal 1948, cioè da quando il PCI era sottoposto a Stalin, nel ’56 giustificò l’occupazione sovietica dell’Ungheria e non ha mai fatto autocritica. Ora, di nuovo, antidemocraticamente, cerca di rovesciare la volontà popolare uscita dalle urne nel 2008 per mettere su uno della sua parte politica, pur sapendo che non ha legittimazione popolare. Se  nomina un capo del governo che non ha la fiducia delle camere, al solo fine di sostituire il mio governo con uno gradito a lui, col quale andare alle elezioni.”

Queste tesi sarebbero giuridicamente fondate. Se il Presidente della Repubblica nomina un governo con l’intento di farlo governare senza fiducia delle camere, anche solo per un limitato periodo di tempo – cioè fino alle elezioni – trasforma la forma di governo da parlamentare a presidenziale, quindi commette il reato di alto tradimento, e dovrebbe essere arrestato immediatamente anche da semplici cittadini di buona volontà.

Per evitare di commettere tale reato, nel caso che una o ambo le camere sfiduciassero Berlusconi e questi si dimettesse, Napolitano, a norma degli artt. 88-94 Cost., deve, come minimo, astenersi dal sostituire il governo Berlusconi con un governo diverso che non abbia la fiducia delle camere. Cioè deve mandare il nuovo governa alle camere, e se queste non gli danno la fiducia, revocarlo, rinominare Berlusconi e i suoi ministri, rimandarlo davanti alle camere, e, in caso di nuova sfiducia, scioglierle, oppure sciogliere quella di esse che non gli abbia dato la fiducia.

Come minimo, dicevo: perché si può sostenere – anche se è opinabile – che la legge elettorale vigente, facendo esprimere agli elettori la scelta del capo della coalizione, ossia sostanzialmente del candidato premier, comporti una legittimazione-investitura democratica personale ed esclusiva del detto candidato alla carica di capo del governo, sicché egli non può essere sostituito se non attraverso un nuovo voto popolare. Se il Presidente della Repubblica nomina un altro al suo posto, viola l’art. 1, 2° Comma, della Costituzione, ossia il principio di sovranità popolare, e commette il reato di alto tradimento. Le obiezioni giuridiche a tale tesi sono le seguenti: a) La legge elettorale lascia agli elettori di indicare non il candidato premier, ma il capo della maggioranza; quindi non vi è investitura popolare al premierato; quindi il Presidente della Repubblica può legittimamente nominare premier una persona diversa; b)La legge elettorale è una legge ordinaria, di rango inferiore alla Costituzione; quindi non può istituire un vincolo al potere di scelta e nomina del premier, che gli assegna l’art. 92 Cost; c)Anche se è il popolo a indicare il futuro premier, e anche se è il popolo a detenere la sovranità in base all’art. 1 Cost., il popolo può esercitare la sovranità solamente “nelle forme e nei limiti della Costituzione”, quindi, anche se sceglie il premier e la maggioranza, è legittimo che il Presidente della Repubblica nomini premier un’altra persona, e il popolo deve accettarla.

A tali obiezioni si può facilmente replicare con semplici osservazioni, rispettivamente: a)Anche se la dizione della scheda elettorale parla di scelta del capo della maggioranza e non del capo del governo, è chiaro che l’elettore esprime la scelta del premier, e la volontà elettorale popolare è la volontà sovrana, per la Costituzione; b)Se la legge elettorale, quantunque ordinaria, fa emergere la volontà popolare, questa deve prevalere sui giochi di palazzo e sulle preferenze del Presidente della Repubblica, perché è la volontà del legittimo sovrano; e la norma che riconosce che il popolo sovrano prevale su ogni altra che la contraddica; c)Una volta che  si è riconosciuto, come i costituenti riconobbero nell’art. 1 Cost., che la sovranità appartiene al popolo, porle limiti è contraddittorio: la volontà del popolo è il fondamento della legittimazione; del resto, quando mai il popolo, o noi popolo oggi vivente, ha accettato limitazioni alla propria sovranità, o autorizzato altri a imporgliele, irrevocabilmente?

Vediamo ora un diverso scenario: Berlusconi viene sfiduciato dalla Camera ma non dal Senato, non si dimette, e invita Napolitano a sciogliere la Camera e ad andare al voto solo per essa. Oppure viene sfiduciato da ambo i rami del parlamento, e si rifiuta di dimettersi dichiarando che lo fa per impedire a Napolitano di sovvertire la Costituzione mettendo su il governo dei non eletti anziché andare al voto. Cioè Berlusconi non si dimette per non avallare un colpo di stato. Alcuni costituzionalisti, erroneamente, ritengono che, in tale caso, la Costituzione, artt. 92, 93, 89, Napolitano potrebbe nominare un nuovo governo e far controfirmare al nuovo premier il decreto di revoca di Berlusconi dalla carica di presidente del consiglio dei ministri. Errano, o forse meglio cercano di spingere le cose in senso politicamente gradito alla loro parte, perché è ovvio che non vi possono, costituzionalmente, essere due premier in carica al medesimo tempo, e il nuovo premier non può entrare in carica, giurare, e controfirmare un decreto dfel vecchio premier, mentre questo stesso è ancora in carica. La sola via d’uscita costituzionale sarebbe lo scioglimento delle camere, col premier uscente che rimane in carica fino alla costituzione delle nuove camere. In realtà, la Costituzione non prevede e non regola questo e altri casi di conflitto tra organi costituzionali. Non prevede tutti i possibili scenari, sicché è possibile che si arrivi a qualche impasse, a uno stallo, a un deadlock, assai pericolosi se concomitanti a crisi economiche o di coesione politica, sociale, etnica del paese – cioè se concomitanti a una situazione come quella presente e ingravescente dell’Italia. In linea logico-giuridica, tali situazioni pongono fine al funzionamento costituzionale, ossia alla legittimazione del potere, quindi producono una crisi di sistema, cioè la morte dell’ordinamento giuridico, l’uscita in un territorio non costituzionalmente regolato, e l’apertura della possibilità della fondazione di un novello ordinamento: avventure extracostituzionali.

In effetti, di nessuna costituzione, come sistema di regole di legittimazione e regolamentazione del potere,  si può pretendere che sia assoluta e perfetta, e che sia in grado di prevedere ogni possibile evenienza e di regolamentare la soluzione di ogni conflitto e disfunzione dei suoi organi. Si deve quindi riconoscere che un ordinamento costituzionale possa spezzarsi irrimediabilmente. Eppure questa idea sembra terrorizzare molti, o meglio è usata per indignare o allarmare o spaventare molti. “Con questa legge / con questo premier / con questa sentenza, siamo fuori dalla Costituzione”; “Chi discrimina gli omosessuali, è fuori dalla Costituzione”; etc.

Certi costituzionalisti però sostengono che da tali situazioni di stallo, nel sistema costituzionale italiano e in altri simili, si possa pur sempre uscire legittimamente mediante atti atipici, ossia passaggi non previsti né espressamente consentiti dalla Costituzione, ma nondimeno legittimi, grazie al fatto che la Costituzione prevede organi di potere “neutro”, super partes o non di parte, non politici, che come tali potrebbero compiere gli atti idonei a riportare il funzionamento dell’ordinamento entro le previsioni costituzionali. Questi organi sarebbero il Presidente della Repubblica, i presidenti delle camere e il potere giudiziario, soprattutto la Corte Costituzionale, che ha, tra gli altri, il potere di decidere sui conflitti di competenza tra i poteri dello Stato (art. 134 Cost.). Quindi il Presidente della Repubblica potrebbe, ad esempio, revocare il premier e, in caso di resistenza, farlo arrestare, e la Corte Costituzionale decidere sulla legittimità di tale atto. Il Presidente della Repubblica, come Capo dello Stato e personificazione dell’unità nazionale, in continuazione giuridico-funzionale della figura del re, e legittimatore di ultima istanza degli atti del potere. In effetti, nella rottura di sistema prodotta dalla caduta del Fascismo, il Re Vittorio Emanuele III funse da elemento di continuità dello Stato italiano, soprattutto verso l’estero, verso gli Alleati: infatti firmò la resa per tutti gli Italiani, oltre che per lo Stato.

Questo ragionamento è infondato per diverse ragioni. Innanzitutto, in Italia, oramai è divenuto palese che non vi sono poteri neutri e non di parte: Presidenti della Repubblica, delle camere, magistrati,  CSM, e persino la Corte Costituzionale, fanno politica, si schierano, picconano, hanno interessi, partecipano al gioco delle parti, eliminano interi partiti politici, fanno guerra di bande, compiono ordinariamente forzature e talora abusi per favorire questa fazione o danneggiare quell’altra. La letteratura investigativa sulle caste della politica e della giustizia ha oramai dissolto l’illusione – almeno, per coloro che leggono. In secondo luogo, l’idea stessa di un organo continuatore dello Stato dopo la rottura della legittimazione costituzionale del potere, è incompatibile con una democrazia repubblicana (negli USA, ad esempio, il Presidente non è capo dello Stato, perché in democrazia Capo dello Stato può essere solo il popolo sovrano).  Ma, ancor prima di questa considerazione, vale un’altra: se i costituenti avessero pensato a un simile meccanismo residuale, basato sui poteri neutri che assumono la direzione politica, quindi derogante ai principi fondamentali della forma di governo, se l’avessero voluto, l’avrebbero istituito e regolato in modo chiaro e definito, onde evitare abusi.

In quanto ai c.d. poteri neutri, se guardiamo più tecnicamente alla realtà del loro comportamento, vediamo che sono poteri soprattutto di interdizione, deterrenza e delegittimazione politiche, esercitati non di rado con logica e interesse di parte, mascherati come poteri di garanzia e protetti dal tabù delcriticare apertamente il modo in cui vengono usati, chiamando le cose col loro nome,  e dal dovere di fingere che siano ciò che sulla carta dovrebbero essere: è pericoloso denunciare apertamente abusi e faziosità di presidenti della repubblica e di magistrati. Vi sono norme penali speciali a tutela della loro “reputazione”, che proteggono, in loro, la facciata di legittimità del sistema – quella facciata che costituisce la legittimazione di ultima istanza, quella a cui si ricorre per salvare l’apparenza di credibilità e decenza dello Stato quando il comportamento dei politici e delle istituzioni la mette in pericolo e il popolo inizia a non crederci più. Il presidente della repubblica italiano ha specifici strumenti di potere in tal senso, conferitigli dalla Costituzione, art. 87 e 88: egli, con le sue esternazioni e con i messaggi alle camere, può gettare discredito su personaggi politici sgraditi, su magistrati sgraditi, su inchieste giudiziarie sgradite e che lo  riguardano, può istigare azioni politiche e giudiziarie contro vari obiettivi, può bloccare altre iniziative politiche. I suoi poteri di interdizione e delegittimazione comprendono anche la possibilità di rimandare le leggi alle camere, o di rifiutarsi – con critiche mirate – di promulgare un decreto legge. Può, in certe situazioni, mettere in crisi una maggioranza, o salvarla. Nel compiere tali atti di delegittimazione, è molto efficace, perché la sua parola appare cadere dall’alto, da un’altezza al di sopra delle repliche e delle parti, quasi un verbo divino. Ma non lo è, ovviamente, anche se il presidente della Repubblica è scelto tra persone di intelligenza e cultura molto superiori alla media dei politici, quindi solitamente dice cose spiccatamente più intelligenti. Il fatto stesso che nessuno gli ribatta, o quasi, indica però anche che i suoi poteri sono temuti. Egli dispone di un personale numeroso e costosissimo (circa 845 dipendenti) – cosa che non si giustifica con le sue funzioni costituzionalmente esplicitate. Il Quirinale ha compiti che vanno oltre il dichiarato, e non sono solo domestici, ma anche internazionali. Però la sua funzione principale è quella di difendere l’apparenza di legalità del sistema, ossia di intervenire con censure, appoggi, interferenze, minacce, per moderare la lotta politica tra le fazioni e i partiti in campo – inclusa la magistratura – in guisa che non trasmodino, non lascino cadere la maschera,  e, nella foga delle loro interessate e spesso sconce contese, non travolgano le istituzioni al punto che il popolo volti loro le spalle e faccia loro fronte.

Chiusa la parentesi sui “poteri neutri”, ed escluso che si possa ricorrere a una loro azione “creativa” per evitare di uscire dalla legalità costituzionale, non resta che accettare  la realtà, ossia che possono prodursi situazioni che rompono la legittimazione costituzionale, che le pongono fine e che si formi una nuova struttura di legittimazione del potere – così come storicamente è avvenuto con altre costituzioni e altri ordinamenti. E ci sono due buone ragioni, oltre al fatto che queste cose ogni tanto avvengono, per non temere la possibile uscita dalla legalità costituzionale, ossia: a) non siamo mai stati nella legalità costituzionale; b) essa non può esistere oggettivamente.

            Vediamo la prima. Se confrontiamo l’ordinamento prescritto dalla Costituzione con l’ordinamento reale del potere in Italia, la c.d. costituzione reale, constatiamo che quest’ultimo non solo è molto lontano dal primo, ma che è in diretta opposizione, come potrebbe esserlo l’ordinamento fascista o sovietico. Se riteniamo che la Costituzione formale sia il criterio di legittimità, allora lo Stato italiano reale va combattuto e abbattuto, e possiamo legittimamente resistere al suo potere, perché è uno stato contrario ai principi di fondo della Costituzione del 1948 e successive modifiche. Innanzitutto, la sovranità monetaria, economica e finanziaria, strumento base per fare politica, è in mano a un cartello oligopolista mondiale di banchieri privati, che dettano le condizioni operative dei governi e per la loro sopravvivenza finanziaria (il rating).. Tale cartello, nelle sue varie articolazioni (BIS, BCE, FMI etc.) è addirittura sottratto ad ogni controllo politico e persino giudiziario. Quindi al popolo è tolta una parte essenziale di sovranità – una parte specificamente incidente sull’economia, sul lavoro: il monopolio privato delle moneta e del credito pone i lavoratori, dipendenti e autonomi, in una una posizione di soggezione ai banchieri monopolisti. Ciò è in diretta opposizione ai due principi essenziali, superiori a ogni altro, della Costituzione: la sovranità popolare e il fondamento sul lavoro della Repubblica. Abbiamo così una totale contrapposizione del sistema reale ai valori e ai principi della Costituzione, e nessun presidente della Repubblica, pur avendo giurato fedeltà alla Costituzione, lo denuncia. A questo punto sarebbe superfluo continuare. Diciamo solo che, in secondo luogo, anziché una democrazia rappresentativa con rappresentanti scelti dal popolo, abbiamo un parlamento nazionale di uomini nominati dai segreterai-proprietari dei partiti politici, i quali non hanno democrazia né trasparenza interne. Quindi non abbiamo una democrazia rappresentativa, non abbiamo uno Stato legittimato democraticamente. Vogliamo aggiungere che almeno ¼ dei parlamentari sono espressi da collegi a controllo mafioso e che quindi le maggioranze dipendono tutte da patti con le mafie? Che circa 1/3 dei parlamentari sono drogati e ricattabili? Che corruzione e clientelismo sono il metodo con cui si è eletti e nominati? Che la “giustizia” è tra le peggiori al mondo, a livello di Africa nera?  Il ruolo del capo dello stato e dei suoi “magici” poteri è quindi, anche, quello di massimo ed estremo tutore di un’illusione di legalità, di conformità alla Costituzione formale e legittimante.

.

Se siamo da sempre al di fuori della Costituzione formale e della sua legalità, e siamo ancora qui a teorizzare su di essa e le sue violazioni, vuol dire che possiamo resistere anche in questa apparentemente anomica condizione, comunque la vogliamo definire. Invero, uina costituzione reale c’è, ha le sue regole perlopiù non scritte o perlomeno non divulgate, e funziona – in modo distruttivo, nel lungo termine – ma funziona. Solo che, come tutte le costituzioni reali, è molto distante da quella formale, con cui si copre e camuffa come può. In fondo – e qui siamo al punto b) di cui sopra – che cos’è mai una costituzione, un ordinamento giuridico? Da dove nasce e in che consiste, se non dal rispetto popolare del fatto, della situazione di fatto, di rapporti di potere e sfruttamento preesistenti? La popolazione generale si persuade, o meglio si abitua a comportarsi conformemente a una situazione di rapporti di potere-potenza, fino a sentire tali comportamenti di conformazione, di compliance, come dovuti, moralmente e legalmente. La gente si abitua facilmente a considerare legittimo il potere da cui dipende e i suoi ordini,  anche se dall’esterno questo può sembrare arbitrario o ingiusto: si pensi a come i cittadini  degli stati totalitari sentono come legittimi ordini di torturare o di sterminare. O a come gli impiegati tendono a considerare come intrinsecamente legittimo  ogni ordine del superiore che ha potere su di loro, o la prassi consolidata del loro ufficio, anche quando sono contrari alla legge. La gente associa la sanzione negativa ai comportamenti disobbedienti e la sanzione positiva a quelli obbedienti: in tal modo si attua un condizionamento del comportamento che porta a una condotta di rispetto delle regole poste, indipendentemente dal problema della loro legittimità.  La fonte del diritto è l’abitudine e l’imitazione-imitazione degli altri, o meglio, la sensazione di legalità e doverosità che viene prodotta dall’abitudine, dalla pratica, di comportarsi secondo determinati schemi condivisi. Non è una (inesistente) diversa qualità del diritto rispetto al fatto. Non è una coerenza logico-giuridica del sistema formale, ma il grado di condizionamento e ottemperanza della condotta della popolazione. Come anche enuncia il celebre teorema di Goedel, nessun sistema di regole può fondare se stesso, può legittimarsi da sé: ha bisogno di un fatto, di una forza esterna, che non fa parte di esso, e che quindi non è regola, non è diritto, ma fatto. Il diritto non si distingue, quindi, e non può distinguersi, dal fatto. Il potere non può distinguersi oggettivamente dalla forza. La distinzione c’è, però è puramente soggettiva, ossia nella percezione (illusoria) della gente, nel suo credere o sentire che tale differenza sussista, nel conformarsi – e psicologicamente la percezione di legalità del sistema non è derivata dalla riflessione tecnico-giuridica sulla coerenza del suo modello normativo e sul rispetto di esso da parte del corpo sociale e dei poteri costituiti, bensì deriva dall’abitudine a conformarsi (il comportamento plasma la cognizione). La pretesa di una “aseità” del diritto – ossia, che il diritto, il potere “giuridico” si differenzi per qualità dal potere di fatto, dalla forza, e che quindi aggiunga  – è una ingenuità, oppure una mistificazione per proteggere gli interessi costituiti della “legalità” al potere.

Che tale illusione cada, che la gente mangi la foglia, che perda il residuo rispetto  verso le istituzioni, rendendo gli Italiani ingovernabili proprio mentre ci si prepara a colpirli nei risparmi con una tassa patrimoniale per sostenere la finanza pubblica contenendo il tasso sul debito pubblico mediante una politica fiscale più pesante, come raccomandato il 13.01.11 da Trichet, mentre al contempo si tasgliano servizi e “diritti” vari, e mentre i Tunisini danno l’esempio di come un popolo si può ribellare con successo al suo pianificato impoverimento, questo è il vero azzardo legato alla possibile rottura costituzionale nello  scontro tra Berlusconi e i suoi avversari, neutri e non.

14.01.11

Marco Della Luna

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14 risposte a AVVENTURE FUORI DALLA COSTITUZIONE

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  2. Roby scrive:

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    Commento da Roby
    Inserito: 31 agosto 2010, 12:46

    Rispondo a @ Luca @ Alfio @Brumik

    Una piccola premessa.
    Io sono apolitico, per scelta, e non sono anarchico. Ho ricevuto un educazione cristiana-cattolica. Conosco abbastanza bene la Bibbia, l’jo studiata da giovane. Non sono massone e neanche praticante di società segrete di qualsiasi tipo. Sono ricco, libero ed indipendente. Questa è la mia forza. Amo la natura umana. Per mestiere creo e gestisco sistemi d’impresa a livello europeo. Quindi dal mio punto di vista, e torno a sottolineare il mio punto di vista non è assoluto, ma è la somma di fatti accaduti ed osservati filtrate dalle mie intuizioni personali posso affermare che l’Italia non ha nessuna speranza. Qui mi riferisco a l’Italia come sistema-paese, non come popolo italiano. Però vi ricordo che un sistema esiste perchè ci sono degli “attori del sistema” attivi. Quindi un sistema esiste solo se le persone (gli attori del sistema) giocano un ruolo attivo. Se queste persone non giocano quel ruolo il sistema non ha diritto di esistere. Ultima cosa il sistema, qualsiasi sistema deve essere misurabile.
    Se ogni individuo, avesse la capacità di discernere un pensiero oggettivo, dal suo sistema di credenze/opinioni e analizzasse/misurasse il sistema Italia, scoprirebbe che ci sono dei grossi problemi che non hanno soluzione, o meglio la soluzione c’è ma per farla breve il gioco non vale la candela, quindi è meglio lasciare a questi problemi a loro stato e “naturale” decorso.

    Il sistema è più forte dell’individuo, sempre. Se quell’individuo prova a riformarlo dall’interno, le possibilità di successo sono improbabili, ma non impossibili. L’improbabilità è legata al fatto che chi è attivo in un sistema, per scelta o per imposizione, deve rimanere in continua “allerta” (come fa l’avv. Dell Luna) ma questa attività cognitiva richiede un quotidiano e costante lavoro personale/individuale che gran parte della popolazione non è capace. La conseguenza è che l’Io delle Persona si fonde con l’Io del Ruolo/Sistema a cui si è assoggettato per “sentirsi” vivo. Nella gran parte della popolazione italiana l’io della persona è uguale l’io del ruolo, ma non per scelta volontaria ma per semplice accettazione, anzi ignorante accettazione della “realtà del sistema”. Se osservate le popolazioni nordiche scelgono di rispettare il sistema, contestano le sue regole, sono soggetti attivi per scelta, ma poi nella vita privata sono meno condizionabili rispetto al popolo italiano. Questo è un fatto! Hanno sistemi più avanzati di vita che influenzano l’io delle persona ed in ultimi analisi anche il suo patrimonio genetico. A tal punto che se il sistema è disegnato/progettato bene l’io della persona che si assoggetta al’io del ruolo/sistema può migliorare il suo patrimonio genetico. O non evolvere, vedi popolo italiano.

    Il sistema italiano è progettato male, per motivi storici/culturali e “genetici”.

    E’ inutile che vi ribellate al sistema, ma riprendetevi il vostro io personale. Liberatevi dall’io-ruolo imposto dalla “cultura italiana, imposto dal cultura del sistema veicolata attraverso i media. Scegliete altri sistemi di vita più avanzati. Perchè il sistema Italia è morto. Non perchè lo volgio o desidero, ma perchè è così. Non sprecate energia per combattere un gigante impazzito, costa troppo in termini energetici: emigrate. La scissione è un opzione, ma non sperate, non accadrà. Purtroppo, non accadrà.

    Gli immigrati saranno la salvezza dell’attuale sistema Italia, prenderanno il posto dei soggetti attivi che hanno scelto di emigrare. Per quelli che rimangono saranno domati dalle forze dell’ordine e schiacciati dal sistema.

    Il sistema Italia nel progetto globale, non vale un cazzo. Dal punto di vista economico è utile perchè la sua geografia offre dei porti per entrare nell’Europa del Nord. E non che i porti preoccupatevi saranno dati in gestione a società estere asiatiche ed arabe.

    Se avete letto il libro dell’avv. Della Luna – del quale ho la massima stima, anche se non lo conosciuto personalmente – posso affermare che ha fatto molto per analizzare e stimolare il dibattito nazionale. Ma secondo me la reazione è stata minima, non è causa sua, ma vostra ( @ Luca @ Alfio @Brumik…)

    Distinti saluti,
    Roby

    Commento da Luca
    Inserito: 31 agosto 2010, 20:42

    Ciao Roby, complimenti per il tuo commento. Si vede che è di cuore e quindi molto sentito.
    Ho tutti i libri di Della Luna, tranne “Il Codice di Maya” e “La moneta copernicana”.
    Quando scrivi che “L’improbabilità è legata al fatto che chi è attivo in un sistema, per scelta o per imposizione, deve rimanere in continua “allerta” (come fa l’avv. Dell Luna) ma questa attività cognitiva richiede un quotidiano e costante lavoro personale/individuale che gran parte della popolazione non è capace.“, dici cose sagge e che ho sperimentato nel mio piccolo.
    Infatti non si può vivere in perenne allerta, tutto questo – continuando con il tuo discorso che si sviluppa più in là della tua frase prima menzionata – comporta anche frustrazione e, alla fine, rassegnazione.

    Ma lo sai qual è il fatto? è che essendo italiano, ho a cuore la mia Nazione, mi dà fastidio che continui a stare in mano a zimbelli ( politici ) del genere ( qualunque essi siano ) dalla nascita della Repubblica fino ai giorni d’oggi ( diciamo che dopo Mani pulite la situazione si è peggiorata. Questa è la mia sensazione ).
    Mi dà fastidio come, a causa di “politici” del genere, si sia evoluta la popolazione italiana, sempre a caccia di sotterfugi, del pensare al proprio orticello e bassezze del genere.

    Emigrare? E’ da un po’ che ci stò pensando. Il tutto, se si dovesse realizzare, lo farei all’anno nuovo. Ora non posso. Ma l’idea è sempre più forte.

    Ancora complimenti per il tuo commento, veramente.
    Un saluto.

    Luca

    Commento da Roby
    Inserito: 1 settembre 2010, 11:44

    Rispondo @Luca

    Commento da Roby ( a l’articolo dell’ Avv. “Inganno, Depressione e Corruzione”)

    Inserito: 21 maggio 2010, 14:15

    avv. Della Luna scrive “Quindi, se non scoppia la rivoluzione, non perdiamo nulla, tranne il truculento e inverosimile spettacolo del popolo che sfoga la sua indignazione sulle piazze, facendo in pezzi ministri, onorevoli e senatori, boiardi di Stato e tutti gli altri da cui crede di essere stata ridotta in miseria”

    La rivoluzione può accadere da parte delle fasce deboli, è molto probabile che accada nelle grossa città da parte degli immigrati, il cittadino si vergona (per un questione di “dignità”) subisce, o chi ha la possibilità e la forza psicologica e culturale emmigra.

    Quello che sta per accadere, e che gli immigrati che che vengono dai paesi poveri saranno quelli che pagheranno il debito pubblico insieme ai cittadini che hanno “scelto” di non muoversi. Quindi dal punto di vista sociale si formerà una nuova stratificazione sociale più che basata sul reddito, dal mio punto di vista, sarà basata sulla capacità di auto-istruirsi. Quindi fasce di popolazione istruite e benestanti e fasce debole povere (hanno accesso beni di prima necessità) ma povere di istruzione, per motivi culturali. Se scapo dall’Africa per venire in Italia, avrò sicuramente un qualità di vita superiore a quella del paese precedente, male che vada c’è la Caritas. Quindi nonostante la crisi resisterò il più possibile in Italia, o in altri paesi della UE. Io che vivo in Italia sarò in competizione con l’emmigrato, quindi o mi adagerò ad uno stile di vita austero e povero, legato ai fattori contingenti, oppure mi auto-istruisco però da quel momento di le mie opzioni di scelta aumentano e se non trovo realizzazione in uno stato, ed ho coraggio, emigro. La contrazione economica porterà che i poveri vanno a lavorare nei paesi come l’Italia, i ricchi italiani vanno all’estero a vendere le loro risorse professionali perchè piu’ remunerati. Quindi quello che accdrà nei prossimi 10 anni una migrazione di massa dei ricchi auto-istruiti nei paesi con economia più moderna o stabile o i in via di sviluppo, ed i poveri emmigrati lavorare nei paesi in crisi, come schiavi. Però con condizioni di vita migliori rispetto al paese di provenienza.
    Il signoraggio, purtroppo rimane, anche se forze contrarie stanno lavorando per cambiarlo ( ma ci vorranno parecchi decenni, e forse di più), e lo scensario mondiale per i prossimi 30 anni sarà una classe sociale di emigrati di lusso e cittadini poveri. I richhi saranno sempre in movimento, mentre i poveri poco istruiti saranno duri a lavorare per il sistema. Trieste realtà, ma purtroppo, penso che sarà così.

    Cordiali saluti,
    Roby

    Commento da Roby
    Inserito: 21 maggio 2010, 14:23

    dicevo auto-istruirsi perchè il sistema didattico non evolverà, e quindi bisognerà accedere alla formazione provata e allo studio personale.

    Lo stato, a causa della crisi non investirà sulla formazione istituzionale.

    Quindi il ricco si auto-istruirà il più possibile per apprendere e migliorare la capacità cognitiva per interpretare i scenari che saranno liquidi per molti anni, a causa dell’immigrazione di massa e alla nuove forse sociali e politiche che si formeranno che cambieranno le regole del gioco. Dato che questo periodo di transizione durerà per molti anni, l’unico modo per muoversi con “sapienza” e furbizia e auto-istruirsi perchè l’apparato statale didattico sta andando verso la fine della sua funzione istituzionale. E’ il suo sapere sarà utile solo agli emmigrati dei paesi poveri inseriti nel nostro sistema, per loro, evoluto e di benessere. E dove riceveranno un bel lavaggio di cervello istituzionale!

    Cordiali saluti

    Commento da Roby
    Inserito: 1 settembre 2010, 11:50

    @ per Luca altri miei post in questo blog

    Commento da Roby
    Inserito: 24 luglio 2010, 18:19

    Il problema tra Nord e Sud Italia, e’ un problema “inventato” dai politici e’ sfruttato bene, bene per mantenere il potere politico, sia al Nord che al Sud. Al sud garantendo aiuti, e al Nord incentivando gli investimenti al sud, oppure sfruttando la manodopera locale, ed emigrata. Creando un ciclo inarestabile, mafia, lavoro nero, sviluppo industriale del nord, maggiore debito pubblico, pressione fiscale. Se ci pensate bene, entrambi i poli hanno gudagnato “qualcosa” e perso molto a danno, di chi? Degli elettori e contibuenti: cittadini italiani…
    Il problema, dal mio punto di vista, non si puo’ risolvere ne’ con la politica, ne’ con la divisone dell’Italia. Cioe’ non ci sono le risorse, e soprattutto le forze sociali-economiche interne per risolvere questo “problema”. In realta’ la soluzione e’ nel problema. Se ci fosse una cultura comune italiana in entrambi i poli, il problema non esisterebbe. Ma questa cultura, non esiste e non e’ mai esistita. Quindi la soluzione e’ nel problema perche’ parlare di nord e sud e’ come dire parlare di una Italia divisa e non unita. Quindi significa riconoscere ed “accettare” politicamente e culturalmente una realta’ ontologica. E’ cosi’. Punto e basta. Quindi e’ un problema costruito. L’Italia unita e’ una invenzione COSTITUZIONALE. E da questa invezione si creato il problema, che e’ poi e’ stato istituzionalizzato e confezionato bene, bene da tutti i politici di turno: fascisti, comunisti, missini, democristiani, leghisti, forza italia, e via dicendo. Se io fossi un politico parteciperei al questo gioco per raccogliere i voti inventando il partito della Nuova Italia, dove Nord e Sud esistono com stati federali autonomi, chiaramente come sempre, governata e controllata da Roma. Detto cio’ vorrei aggiungere e consigliare a tutti, come ho fatto in questo blog in altri post d, di emmigrare dall’Italia in massa. Il perche’ lo scitto e’ spiegato alcuni post provando a descivere brevi scenari socio-economici. Sono italiano e mi dispiace dire queste cose, ma le realta’ purtroppo di questo paese, e’ molto negativa. Ripeto molto negativa. Pensate al futuro dei vostri figli, l’Italia non ha futuro economico. C’e qualche speranza nel Nord Italia, vicino ai porti in quanto sono e saranno venduto ai Cinesi che per forza entrare in Europa via mare e devono passare per forza per l’Italia, quindi l’indotto di quella parte d’Italia avra’ qualche speranza. Per il resto l’italiano medio e’ ignorante: non parla e scrive l’inglese e non ha capacita’ di autoorganizzazione socio-politica come altri paesi del Nord Europa, e di investimento oltre all’immobile, pero’ e’ un grande risparmiatore. Poi questo paese subira’ l’arrivo di immigrati Africani disperati, molti usano il nostro paese, se ci riescono, come bridge (ponte) per andare in Svezia, Olanda, Germania e Uk. Dove pero’ in questi paesi le politche di immigrazione sono piu’ restrittive. La maggior parte degli italiani non ha nozioni di macroecnomia, e di finanza quindi non riescono a cogliere il problema del debito pubblico italiano (economia strutturalmente debole) e politica monetaria della BCE e della impossibilita’ dell’Italia a resistere a lungo, e quindi inevitabilmente fare una operazione di meacartolarizzazione di almeno 200 mild € per in 40 anni per uscire dal buco nero. Quindi vuol dire privatizzare TUTTO. Eliminare gran parte della pubblica amministrazione, privatizzare anche scuole e sanita’, trasporti insomma apririe il mercato al libero mercato. Questo non lo dico io, o lo deisdero e’ gia’ in atto. Da un bel po’, soltanto che i media non parlano di questo. Io sono cristiano-cattolico, ma la Chiesa placca gli animi ricordando a tutti i cattolici e credenti che riusciamo a superare la crisi pregando e cambiando etica individuale e sociale, rivolta all’aiuto dei meno sfortunati, ad accogliere gli immirati e pengando le tasse per uscire tutti insieme, scusatemi la parola, dalla merda. Bene vi ricordo che l’Italia e’ un paradiso geografico, gli italiani un popolo bellissimo, ma non ha sistema. Non c’e’ cultura di sistema, non e’ nel patrimonio GENETICO-BIOLOGICO e quindi culurale. Ora queta crisi/contrazione economica la superano solo i paesi con una cultura di sistema. Perche’ il sistema puo’ reggere alla pressione, l’individuo singolo, no. Gli Italiani sono creativi, ma mancano di disciplina e sistema come singoli e societa’. E’ nella loro vita gli unici esempi di sistemi che seguano con passione sono le squadre di calcio. Per il resto non sanno, e non hanno modelli nazionali. Fortunati sono quelli che magari hanno lavorato all’estero in qualche multinazionale dove e’ una la cultura sistema/squadra e’ prassi quotidiana. La scuola e l’universita’ sono abbandonate alla loro triste fine, escluso quelle private: Bocconi, Luiss ed altre minori. Dovete avere il corraggio per il vostro progetto di vita, per il futuro dei vostri figli e della vostra famiglia di emigrare. Pianificando con i vostri questo decisione importante, difficile, ma vitale per la vostra vita. Vi ricordo che Polizia non riceve la paga per gli starordinari da mesi informatevi, e anche alcuni corpi felle forze armate, la Gdf guardia della finanza e’ ancora indenne da questi tagli pubblici. Questi sono segnali di sofferenza strutturale importanti, che chiramente non si scrive, e non se ne parla nei media. Per quei pochi che hanno energia e risorse finanziarie consiglio di lasciare l’Italia. Quando? Il piu’ presto possibile. La vita e’ bella, va vissuta e goduta fino in fondo, pensando sempre che c’e’ una soluzione o una opzione di scelta per decidere. E se non vedete l’opzione createla: emmigrazione di massa. Buona Fortuna! W gli Italiani

    Commento da Roby
    Inserito: 1 settembre 2010, 11:56

    ultimo post per @Luca

    Commento da roby
    Inserito: 15 luglio 2010, 21:25

    germania ha i conti ha posto, l’economia e’ in crescita.
    Paesi del Nord Europa, con monarchia costituzionale.
    Svizzera, stabile e’ in crecita.
    Paesi in via di sviluppo: Brasile, Asia.
    Valutare anche alcuni paesi dell’est: Polonia e Slovacchia.
    No Italia, Spagna, e paesi del sud Europa.
    Usa solo in alcune zone in forte crescita: Silicon Valley, Denver, Seattle.
    Valutare anche il Canada.

    Commento da Giacomo
    Inserito: 2 settembre 2010, 8:10

    Ottimo articolo, lo condivido completamente, inclusa la parte relativa alla migrazione dal sud al nord dell’italia. Un disastro di proporzioni bibliche.

    Pingback da Realismo e immigrazione, di Marco della Luna – Politica in Rete Forum
    Inserito: 2 settembre 2010, 8:12

    […] […]

    Commento da Alfio200
    Inserito: 9 novembre 2010, 10:48

    @ Roby

    Ho letto il tuo commento in ritardo, per cui mi limito a qualche osservazione. Se lo leggerai e risponderai, vedrò di essere più specifico.

    Ti apprezzo come persona colta e intelligente e condivido molte delle tue oservazioni, ma certe tue conclusioni, nascono a mio avviso, da cerebralismi astratti e utopistici, privi di qualsiasi riscontro o dimostrazione concreta.

    Tu continui a scrivere che gli extracomunitari pagheranno il nostro debito pubblico al posto degli italiani che emigreranno. Emigreranno dove e per fare cosa? Certo, emigreranno gli imperenditori, ma quanti? Qualche decina, qualche centinaio, diciamo pure qualche migliaio…e gli altri? Vorresti dire che i metalmeccanici, i manovali, la moltitudine di laureati disoccupati (e assolutamente impreparati rispetto agli standard del resto del mondo sviluppato) andranno all’estero a lavorare. Cosa intendi? Che andranno in Romania o Cina per lavorare con le tariffe di quei paesi, mentre rumeni e cinesi verranno a lavorare in Italia? Certo, potresti dire che i nostri lavoratori migreranno verso paesi dove verranno pagati di più (Germania, Francia, Stati Uniti), ma dimentichi che anche quei paesi hanno una discoccupazione vicina al 10%. E ancora, perchè gli extracomunitari dovrebbero venire a lavorare da noi se in quei paesi sono pagati meglio? Quindi, tu ipotizzi una migrazione congiunta di italiani ed extracomunitari verso Germania, Francia e Stati Uniti che hanno di loro una disoccupazione del 10%??!! Come farranno questi paesi ad assorbire questa forza lavoro proveniente dall’esterno? Ha senso? No.

    Stimandoti per la cultura e l’intelligenza che dimostri, mi permetto un consiglio:
    lascia la retorica e prendi in mano il calcolatore che ti darà un solo responso, ovvero…per un paese che ha un 10%, anzi, secondo gli ultimi dati, un 11% di disoccupazione, gli extracomunitari sono solo ed escusivamente un costo aggiuntivo (per non parlare degli altri problemi che mette bene in evidenza Della Luna).

    P.S.: Di recente è trapelata, non certo sulle prime pagine dei principali giornali, questa notizia: “Il costo della società multirazziale per la Francia è pari al costo dell’Italia per il Mezzogiorno”. Pensa che noi sommeremo i costi della società multirazziale a quelli del Mezzogiorno!!

    Commento da Roby
    Inserito: 21 dicembre 2010, 5:03

    rispondo @ Alfio200

    ….condivido le tue critiche e aggiungo che non penso di avere ragione, ma ho solo esposto il mio punto di vista, o meglio la mia analisi ed un possibile macroscenario. Quello che descrivo non e’ quello che desidero, anzi vorrei tutto il contrario, di cio’ che ho scritto. L’Italia forse, forse, solo se la classe politica va a quel paese. Sono dei vecchi inutili, paraculi, mantenuti, senza mestiere. Bravi a parlare e sparare un sacco di sciocchezze. La gente dovrebbe rifiutare la classe politica italiana attuale. Per il loro bene. Il popolo italiano e’ proprio cosi masochista??? Ma che siamo cosi stupidi???

    Cordiali saluti,
    Roby

    Cordiali saluti
    Roby

    Commento da Roby
    Inserito: 21 dicembre 2010, 5:12

    ….mi auguro che Marco Della Luna entri in politica. Non e’ una provocazione, ma un sincerio augurio per l’Italia. Perche’ se un persona ha le capacita’ e il talento, non vedo perche’ non lo mette in gioco per il bene comune. Se crede ad un nuovo paradigma. Oppure volete al governo Grillo??? O un conduttore televisivo o meglio un calciatore??? Anzi mettiamo, in stile americano, un bodybuilder italiano al gioverno. Non vi piace l’idea?
    Cordiali saluti,
    Roby

  3. Mr.Excel scrive:

    Sono Mr.Excel, un legittimo, usuraio di fiducia. Diamo a prestito
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    il prestito.

  4. FABIO PUPULIN scrive:

    Buoanasera, ci siamo conosciuti personalmente nel settembre 2008 a Portogruaro (VE), in occasione di un dibattito da sul Signoraggio da me organizzato e di cui lei era il relatore. Abbiamo anche cenato assieme al ristorante, e devo dire che ho trascorso un paio d’ore molto istruttive in sua compagnia.
    Continuo a seguirla attraverso i suoi articoli ed i suoi libri.
    Le scrivo nello spazio riservato ai commenti all’articolo anche se ciò che voglio chiederle esula dal tema dell’articolo in questione.
    In altri suoi precedenti articoli lei parla di “messa in sicurezza della biosfera” da parte delle elites, ma a quanto mi risulta da altre fonti e letture, pare che più di “messa in sicurezza” si tratti di un tentativo (o molto più di un tentativo) di manipolare la biosfera per scopi non propriamente filantropici. A quanti tramonti con il cielo color rosa (dovuto al particolato di alluminio in sospensione) stiamo assistendo ormai? Volevo chiederle chiarimenti e delucidazioni in proposito. Che queste operazioni di “irrorazione clandestina” siano direttamente o indirettamente collegate con il dato di cui abbiamo discusso durante la cena: “tra dieci anni (ora 8) popolazione mondiale meno 40%?”
    La ringrazio per l’attenzione e spero di poter discutere di altri temi interessanti con lei.
    Un cordiale saluto.
    Fabio Pupulin

  5. Brumik scrive:

    Scuola
    ——-
    Che io sappia nelle scuole attuali insegnano ben poco di intelligente e fuori dal coro. Per quanto riguarda le scienze macroeconomiche di quel poco raccontano solo le teorie di Keynes.
    Non può che essere così perché la dottrina di questo signore permette ai governanti – notoriamente ingordi – di concentrare vieppiù nelle loro mani il potere della redistribuzione della ricchezza e di mettere in pratica il “deficit spending”. Da che mondo è mondo i detentori del potere non hanno mai amato il loro sudditi, specialmente nei regimi democratici, e non vedo per quale ragione dobbiamo aspettarci che nelle “loro” scuole statali vengano indicate delle alternative all’attuale sistema monetario.
    Tenendo ben presente la fregatura dell’Euro, ognuno di noi dovrebbe già essersi vaccinato contro tutto ciò che gli viene magnificato dai palazzi…

    Tunisia
    ——–
    La moglie del presidente Ben Ali non è scappata all’estero con una valigia piena di “dinari tunisini” di grosso taglio, ma con un bauletto contenente una tonnellata e mezzo di lingotti d’oro.
    Se i reggenti fuggono all’estero portandosi via il metallo prezioso, perché mai non lo dovrebbe fare il cittadino comune, schifato di come i banchieri e i governanti gli distruggono i suoi sudati risparmi?

    Mutuo
    ——-
    L’esempio del mutuo con 30mila euro di interessi su un capitale di 100mila è stato fatto da Marco della Luna nell’articolo-intervista. Io ho ripreso quei valori non per dire quanto siano più o meno realistici, ma per esprimere le mie divergenze sulle sue conclusioni. In ogni caso, se per puro sfizio uno volesse applicare il metodo di ammortamento alla “francese” ad un mutuo di 100mila euro, T.A.N. 5%, durata 10 anni e rate annuali, vedrà che alla sua estinzione gli interessi pagati sono vicini ai 30mila euro.

    Ritorno all’oro
    —————-
    La letteratura su come ritornare al gold standard non manca. Basta andarla a cercare di proposito senza aspettare che qualcuno del regime ci dia l’indirizzo. Io non voglio qui descrivere i particolari tecnici sul come procedere, né farmi interprete degli illustri maestri che ne hanno indicato le modalità. Mi limito a segnalare alcuni dei loro scritti lasciando il piacere della scoperta al lettore interessato.

    – “How privatized banking really works” – Carlos Lara – da pag. 263
    – “The mystery of banking” – Murray Rothbard – da pag. 261
    – “To save our economy from destruction” – Murray Rothbard

    Citazioni
    ———-

    Forse non tutti sanno che il tanto osannato John Maynard Keynes ha scritto anche:

    “… government may secretly and unobserved, confiscate the wealth of the people, and not one man in a million will detect the theft.”

    E definì il gold standard come un “barbarous relic”.

    (Cosa che piacque molto ai politici e ai banchieri. E già questo dovrebbe metterci in allarme…)

    Michele Brunati

  6. Germano Milite scrive:

    Gentile Dott. Della Luna
    Sono un giornalista professionista e le scrivo qui perchè non sono riuscito a reperire i suoi contatti telefonici e, volendola invitare ad un collegamento telefonico durante la mia trasmissione radiofonica “Il Massacro”, ho bisogno urgente di parlare con lei.
    La trasmissione, in onda su Radio Prima Rete Stereo (www.radioprimarete.it), sarà infatti registrata questo venerdì dalle 19 alle 20:30. Il tema tratta sarà in primis il signoraggio ma, ovviamente, ci occuperemo anche di analizzare le ragioni della crisi globale.
    La mia mail è [email protected] ed il mio numero è 3331814573

    Spero di poter ricevere presto una sua positiva risposta.
    Distinti saluti
    Germano Milite

  7. rinus scrive:

    Dalla rivista”Idee per l’Europa dei popoli”: persino Milton Friedman era a favore della riserva obbligatoria al 100%da parte delle banche ordinarie e che la crescitadella circolazione monetaria doveva essere proporzionalealla crescita dell’economia reale,con un tasso moderato del 2% annuo per sostenere e stimolare la produzione e i consumi.
    Questa teorie trovarono valido sostegno soprattutto nel constatare che mentre tutto il mondo era in recessione,uno dei pochissimi Paesi come l’Italia si trovava con l’economia in espansione. Si comprese che ciò era dovuto all’emissione monetaria diretta praticata dalla Stato italiano. Ad essere precisi,l’emissione monetaria diretta praticata dallo Stato era iniziata circa 50 anni prima regnante Umberto primo. Che come si sa fu ucciso in un agguato anarchico( guarda caso cosa successa ad altri fautori della Zecca di Stato)

  8. Simone scrive:

    A Brumik
    Hai scritto le banalità che insegnano a scuola.
    La Sovranità monetaria va allo Stato, ma non gli stati comprati (creati?) dalle banche che abbiamo ora, corrotti e inefficienti.
    Peggio non può andare, il peggio lo stiamo vivendo ora.
    Non potevi che chiudere con la faccenda della convertibilità in oro. Nel mondo circola una quantità di denaro credo 10.000 volte (forse di +) superiore al valore di TUTTI i beni materiali esistenti, oro compreso….la convertibilità è un’altra illusione per chi non ha capito la funzione del denaro.
    Leggiti Auriti.
    P.s. un mutuo da 100.000 euro 30.000 di interessi? Ottimista…La gente normale nei tempi che si può permettere il rimborso ne paga 50-60.000 se paga in fretta, il doppio nei tempi più lunghi.

  9. Brumik scrive:

    ——-
    SU QUESTO SITO MI RICORDO DI AVER LETTO QUALCHE GIORNO FA UN’INTERVISTA A MARCO DELLA LUNA A PROPOSITO DEL SUO LIBRO “EUROSCHIAVI”. MI ERO PREPARATO QUESTO INTERVENTO PER “POSTARLO”, MA ORA NON TROVO PIÙ L’ARTICOLO DI RIFERIMENTO. PER CHI FOSSE INTERESSATO LO INSERISCO QUI, ANCHE SE FUORI POSTO.
    ——-

    Devo dire che questo articolo impostato sull’intervista è molto più snello e gradevole alla lettura rispetto a quello intitolato “Avventure fuori dalla costituzione”. Se i futuri articoli di Marco Della Luna (MDL) fossero improntati sulla scorrevolezza del presente, la lettura e la comprensione ne guadagnerebbero indubbiamente. Dopo questo suggerimento, che non vuol essere in invito alla banalità ma alla concisione, entro nel merito del tema trattato.

    Avendo letto “Euroschiavi” ed avendo condiviso la quasi totalità delle argomentazioni e delle idee ivi contenute, non posso fare altro che riconfermare il mio giudizio positivo su quanto MDL va scrivendo in ordine al perverso meccanismo del signoraggio e della riserva frazionaria, fonti di infinite tribolazioni per tutti noi cittadini.

    Ci sono però alcuni passaggi che non mi sento di condividere appieno.

    MDL scrive che “automaticamente il disavanzo sparirebbe” e la “moneta circolante non aumenterebbe” se lo stato si mettesse a stampare in proprio la cartamoneta anziché comprarla dalla banca centrale pagandola al valore facciale gravato dagli interessi.

    Sull’automatica sparizione del disavanzo non posso che essere d’accordo perché ciò mi sembra una tautologia. Ognuno di noi farebbe quadrare il bilancio familiare senza problemi se solo potesse stampare le banconote che a fine mese gli mancano al pareggio.

    Sul fatto che la moneta circolante non aumenti ho forti perplessità. La storia ci insegna che se uno stato dovesse coprire il disavanzo con i soldi stampati ex novo, anche se a costo zero, la quasi totalità di questi denari andrebbe comunque a coprire attività improduttive. Un apparato statale, soprattutto se democraticamente eletto, per definizione non può evitare di spendere sempre più quattrini per perpetuare il consenso del popolo. La gigantesca struttura burocratica che ne deriva, oltre ad essersi protetta gli stipendi da ogni possibile rovesciamento dei mercati, trae il suo sostentamento dalla spremitura della società produttiva. Questo è un dato assodato che ognuno di noi può verificare quotidianamente.

    Dunque, i soldi stampati dallo stato andrebbero inevitabilmente a finire nelle tasche della classe parassitaria e sperperati in attività a bassa efficienza e alto clientelismo. L’entità dello spreco di denaro pubblico può essere misurata dalla cifra raggiunta dal debito. Qui da noi le “grandi opere” faraoniche iniziate e mai finite che rappresentano la mala gestione delle risorse ci vengono segnalate ogni sera, non dalle opposizioni che sono conniventi, ma dai programmi televisivi di intrattenimento come “Striscia” e “Le iene”.

    Essendo lo stato per sua stessa natura un player anomalo del mercato, non può impegnare i capitali in modo efficiente perché non è in grado di valutare la redditività di un investimento attraverso il calcolo economico.

    Faccio un esempio. Un imprenditore privato può stabilirle senza errori se una sua iniziativa è stata redditizia o meno perché può calcolare quanto ha speso per l’acquisto delle materie prime e quanto ha ricavato dalla vendita dei suoi prodotti. Questo calcolo lo può fare anche a priori per scegliere tra le diverse alternative quella che può garantirgli il rendimento più alto. Se non è sufficientemente bravo, col tempo accumulerà così tante perdite che sarà costretto a dichiarare fallimento e ad uscire dal mercato.

    D’altra parte invece, un apparato statale che nelle sue spese risente dei prezzi di mercato, ma si procura le entrate tramite la tassazione coatta, non può effettuare in nessun modo il conto economico di convenienza. Tale impossibilità di calcolo rimarrebbe immutata anche se decidesse di stampare in proprio la cartamoneta o aumentasse il proprio conto corrente coi “blips” elettronici. Contrariamente ad un imprenditore privato, uno stato non è in grado di scegliere quale può essere la migliore tra le diverse opzioni di spesa, e quindi i danari estorti ai cittadini non possono che finire in uno sperpero continuo. L’unico “conto economico” che la classe politica può fare coi soldi delle tasse o con gli stampati della sua tipografia è quello di stimare quanti voti può fruttare un certo appalto dato a Tizio piuttosto che a Sempronio.

    All’opposto di quanto afferma MDL, se il denaro di nuovo conio non ha come corrispettivo la produzione di beni o servizi “utili alla comunità” – e quello creato dallo stato per le ragioni sopra esposte non ne può avere se non in minima parte – la massa monetaria aumenta della stessa misura e crea inflazione.

    Per quanto riguarda l’esempio del mutuo chiesto per la ristrutturazione della casa, vorrei precisare che, quando i 100mila euro di capitale vengono rimborsati, anche le riserve della banca diminuiscono di tale importo. Dunque non vanno ad aumentare il “patrimonio”, come afferma MDL. La banca si troverà all’attivo solo l’ammontare degli interessi, che nel caso ipotizzato sono i 30mila euro. Qualcuno li definisce come “compenso di mediazione”, ma io non condivido tale definizione.
    Vorrei anche sottolineare che la cosa più grave sta nel perverso meccanismo della riserva frazionaria per cui ogni prestito può dare inizio ad una lunga catena di altri prestiti creati sul nulla, e tutti insieme fanno aumentare la massa monetaria circolante. Questa è la principale la causa dell’inflazione che col passar del tempo si tramuta in un aumento **generalizzato** dei prezzi.

    Per una spiegazione più esauriente di ciò che viene contabilizzato in banca a fronte di un prestito e della sua restituzione rimando il lettore all’eccellente articolo di Robert P. Murphy reperibile all’indirizzo “http://mises.org/daily/4499”.

    Quale ulteriore precisazione devo dire che non è vero che il mutuatario ha lavorato per anni e anni al solo beneficio della banca, come afferma MDL. La quota capitale, cioè i 100mila euro dei 130mila che vengono restituiti, finisce nell’aumento di valore della casa ristrutturata. Ciò vuol dire che il mutuatario ha “lavorato per la banca” solo per la quota interesse.
    Se avesse avuto un po’ più di pazienza e avesse accantonato negli anni la cifra occorrente, avrebbe pagato la ristrutturazione coi propri mezzi senza indebitarsi. (Questo vale soprattutto per lo stato e non solo per le faccende del privato cittadino!)

    Con la concessione del mutuo la banca si è trasformata in una “macchina del tempo” perché ha proiettato il soggetto nel futuro facendo in modo che potesse godere da subito la sua casa ristrutturata senza dover aspettare degli anni per mettere assieme la somma occorrente. Questo balzo nel tempo gli è venuto a costare 30mila euro.

    Per quanto riguarda il ripristino della sovranità del popolo sulla moneta, e di conseguenza sull’economia, la soluzione non è quella di delegare allo stato la stampa delle banconote, come suggerisce MDL. In questo caso il popolo cambierebbe solo il tiranno senza mai poter uscire dalla sua condizione di sudditanza. Diventerà “sovrano” solo quando riuscirà ad ottenere di nuovo la **convertibilità in oro** delle banconote. Questo ritorno all’oro non solo impedirà la speculazione sulla divisa, ma agirà soprattutto come deterrente contro le malefatte dei banchieri e dei governanti. Il timore che il popolo, stufo delle vessazioni, possa presentarsi agli sportelli con la “cartastraccia” e andarsene poi con le monete d’oro sarà talmente elevato che li terrà lontani da ogni velleità di imbroglio.

    C’è poi da chiedersi se il popolo sia veramente meritevole di tale potere…

    Michele Brunati

  10. rinus scrive:

    Data l’età ,più vecchio di me, e dato che ha ville e miliardi in giro per il mondo, mi dico perchè il Berluska non si tira indietro e lasci che sia Tremonti a portare avanti la baracca ? Cambio al vertice e senza scosse .La Lega appoggia ed il presidente eletto con 24 000 voti di scarto sarebbe a posto con la sua coscienza. Tanto diciamola tutta, basta leggere qualche giornale svizzero per capire cosa pensano realmente di noi. Stimatissimi saluti

  11. ws scrive:

    Questa esauriente discussione dei bizaninismi politico-costituzionali poggia su due ” ovvieta’ ”
    1)Se non c’e una maggioranza in parlamento si vota e i governi ” preelettorali ” DEVONO fare solo l’ ordinaria amministrazione lasciando le decisioni al nuovo parlamento.
    2) i PdR non e’ neutro , e’ stato eletto dalla sua ” parte” e cerchera’ comunque di sostenerla ed imporla al peggio con un governo ” transitorio” che imponga forzature anche senza avere la maggioranza a legittimarle .
    E sara’ l’ ennesimo “colpetto di stato” di una serie che vediamo fin dai tempi di mani pulite .. ma i ” colpetti di stato ” lo stato lo indeboliscono , come si puo’ vedere dalla caduta di questo paese incominciata in quella data.
    Quindi ” lorsignori ” stiano attenti ,l’ uso arbitrario del potere non dura a lungo

  12. Eliseo Malorgio scrive:

    Nell’attuale congiuntura italiana, che potrebbe sfociare in tumulti popolari, vi sarebbe spazio per un golpe autoritario?
    Personalmente non sarei sfavorevole ad una tale soluzione, sempre che un eventuale dittatore fosse un uomo politico della tempra di un Jefferson o di un Jackson, presidenti americani del secolo 19 che ebbero la forza di sfidare, almeno per un periodo di tempo, la prepotenza dell’oligopolio dell’emissione monetaria.

  13. bruno scrive:

    Egregio Dott. Della Luna condivido gran parte del suo articolo anche se non sono d’accordo con lei con la premessa, ossia che ci sia qualcuno che voglia realmente far cadere Berlusconi. Ritengo che nessun politico attualmente voglia questo, ci si sta limitando ad assistere a quello che è ormai inevitabile: la consumazione fisica, morale e politica di Berlusconi. Ormai è un lento declino l’hanno capito tutti e non sarà necessaria nessuna vera o presunta guerra di poteri per risolvere questa questione. Berlusconi cadrà logoro a fine legislatura o per una spallata della lega non appena riterrà che continuando il mandato governativo andrà a fondo con il cavaliere.

    Cordiali saluti

    Bruno

    • admin scrive:

      A Bruno: Qualcuno che lo voglia far cadere vi è, ma non prevale, è quasi-marginale. Nel complesso, lo si lascia andare avanti a logarsi come si logorerebbe chiunque si spendesse sul sistema-paese Italia, o a lavare il capo all’asino, o a trivellare l’acqua.

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