TREMONTI E I CRETINI
TREMONTI E I CRETINI
Pagare canoni di locazione in contanti è lecito. Fiscalmente illecito è non dichiarare i canoni che si sono percepiti nell’anno fiscale precedente. Quindi Tremonti non ha commesso illeciti pagando in contanti canoni a Marco Milanese. Semmai Marco Milanese può averne commesso uno, se non ha dichiarato quanto gli ha pagato Tremonti, e un altro, se non ha dichiarato alla questura la cessione di fabbricato a Tremonti (quando si dà un’abitazione in locazione o la si vende, bisogna dichiarare alla Questura o al Comune a chi la si è locata o venduta – è una norma antiterrorismo). Ma se lo scopo del trovarsi un alloggio riservato in Roma (e solo in Roma, perché la sua casa di Pavia è pubblicamente nota) è quello, appunto, di disporre di un alloggio riservato, allora sarebbe un controsenso segnalarlo in questura e registrare il contratto all’ufficio del territorio.
Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Tremonti, come ministro dell’economia, è costantemente al centro di trattative, tensioni, decisioni interne e internazionali che toccano gli interessi di molti soggetti, soprattutto della grande finanza, che hanno un’alta capacità di penetrazione e infiltrazione in tutte le istituzioni, compresa la Guardia di Finanza, sia attraverso persone, che attraverso strumenti di spionaggio elettronico. E’ quindi ovvio e doveroso che il ministro debba stare in guardia e pernottare, dormire, soggiornare, esclusivamente tra persone e in luoghi di cui ha il controllo e verso cui nutre fiducia in base alla sua personale, diretta ed esperienziale conoscenza. E’ irrazionale pretendere che si debba sentire al sicuro da spionaggio soltanto perché si trova in una caserma e tra persone in uniforme, anche a prescindere dal fatto che pare vi sia qualche generale della Guardia di Finanza che lo vuole sabotare od ostacolare.
La situazione economico-finanziaria italiana in particolare, ma in generale dell’Europa, degli USA e del Giappone, è pericolante. Si fanno manovre socialmente pesanti, che producono risultati minimi o nulli. Le cause strutturali del problema dell’indebitamento inarrestabile e paralizzante che attanaglia quasi tutto il mondo, cioè l’uso della moneta-debito e della fiat currency come merce, non vengono nemmeno nominate all’opinione pubblica. Si fanno interventi palliativi e dilatori, niente più, come quello sul debito USA, per mantenere in funzione il sistema in essere. In Italia, a ciò si aggiunge il fatto che il consenso politico-elettorale si basa sul mantenimento di privilegi e sprechi che schiacciano sempre più il sistema-paese e lo spingono nell’arretratezza, non solo nella recessione. Questo consenso va a una classe politica incompetente e fallimentare rispetto a quella dei paesi concorrenti, e che non può tagliare quei privilegi e sprechi perché perderebbe il suo potere e i suoi redditi.
Quindi Tremonti, come ogni possibile ministro dell’economia italiano, ha spazi di azione minimi, stretto com’è tra il limite inferiore posto dall’impossibilità di tagliare quei privilegi e sprechi, il limite superiore posto dall’impossibilità di modificare il meccanismo genetico dell’indebitamento, e il limite posteriore posto dal fatto che la sovranità monetaria e il potere di direzione finanziaria sono stati ceduti, rispettivamente, alla BCE e all’UE. Ciò che può fare, in queste condizioni, un ministro dell’economia italiano, è cercare di evitare il peggio, ossia che l’Italia, magari spinta dagli USA, “salti” prima della Francia e degli stessi USA. Perché per “saltare” salteranno tutti, nel senso che tutti sono oramai nell’impossibilità di rimborsare il debito pubblico. Ma se l’Italia riuscirà a tener duro finché altri paesi importanti siano in condizioni di dover “saltare” assieme ad essa, allora potrà fare massa con questi e negoziare termini meno rovinosi per il proprio default o ristrutturazione o come lo si vorrà chiamare, ossia potrà partecipare alla progettazione di un nuovo assetto finanziario globale. Però i cultori del moralismo cretino preferiscono occuparsi della pigione pagata da Tremonti in contanti, senza pensare al male che fanno al paese indebolendo il suo ministro dell’economia proprio in questo delicatissimo frangente.
Tremonti, come ministro dell’economia, ha realizzato poco, oltre a tenere a galla la barca; la sua ultima manovra, oltre che poco efficace e poco credibile, è molto ingiusta, anche perché taglia spesa sociale e mantiene privilegi fiscali alle proprietà e alle aziende commerciali degli enti ecclesiastici. Ma Tremonti non ha arrecatro al sistema paese i danni profondissimi e forse irrimediabili di un Prodi, di un Ciampi, di un Visco o di un Amato, ed è stato l’unico a denunciare i disastri cagionati dalla privatizzazione della sovranità monetaria e dalla gestione dell’economia globale da parte di un’oligarchia irresponsabile.
01.08.11 Marco Della Luna