ROMPERE IL MONOPOLIO MONETARIO-CREDITIZIO

ROMPERE IL MONOPOLIO MONETARIO-CREDITIZIO

L’ALTERNATIVA AI SACRIFICI INUTILI ESISTE

Il decreto legge risanatore del 12 Agosto è un palliativo strutturalmente errato e impotente, depressivo, socialmente dirompente. La forte e compatta opposizione che esso giustamente suscita può costringere il governo Tremonti a far qualcosa all’altezza dell’intelligenza del suo capo. Per riuscirci, però, ha necessità di costringerlo a confrontarsi con la causa vera dei mali finanziari in cui ci dibattiamo.

 I disastri della borsa e dell’economia reale, e i fallimenti delle ricette di risanamento e rilancio, i declassamenti, il debito pubblico a 1.900 miliardi, il crollo del 12,5% del gettito tributario a giugno, ancora non sono bastati: ancora si finge di non vedere il problema di fondo, ossia che il mondo vive in un regime di monopolio (cartello bancario) della moneta (del money supply), comprendente anche le banche centrali (Fed, BCE etc.), e che questo, come tutti i monopoli dei beni necessari, tende a ottenere, in cambio del proprio prodotto, il massimo dal mercato del prodotto stesso, cioè  tutto il reddito prodotto nel mondo. E persegue questo scopo mediante il farsi pagare il denaro, l’indebitare, il raccogliere interessi. Il punto di equilibrio di tale sistema è quando ogni reddito è destinato al servizio del debito e ogni asset alla garanzia del servizio. Con governi e legislatori come ostaggi-garanti-esecutori di questa destinazione, sotto permanente minaccia di downgrading da parte delle agenzie di rating del medesimo cartello monopolista, e di rifiuto di acquistare i loro titoli. Quindi è ovvio che la BCE, in questa fase, arrivi a commissariare Grecia, Italia e altri paesi. Era tutto prevedibile e scontato.

Ovvio e inevitabile, dunque

a) che il denaro prodotto dal monopolista (a costo zero: fiat money, monrta fiduciaria, nessuna copertura o convertibilità in valore) sia un denaro (come meglio vedremo) che genera un debito infinitamente ed esponenzialmente crescente a carico di tutta la società: il debito costituisce ulteriore bisogno-domanda del bene prodotto dal monopolista, quindi aumenta il valore di questo bene rispetto a tutti gli altri beni, ne rende più pressante il bisogno, sicché la gente, le imprese, gli stati, sono sempre più dipendenti, oramai anche per la sopravvivenza quotidiana, dal monopolio monetario-creditizio, e fanno, danno, subiscono e promettono oramai qualsiasi cosa pur di ottenerne quanto basta per l’immediato – si sono abituati a vivere con l’acqua alla gola;

b) che l’esponenzialmente crescente peso di questo indebitamento progressivamente ed inarrestabilmente erode tutti i redditi e tutti i patrimoni, costringendo a crescenti trasferimenti degli uni e degli altri, anche via tassazione, a favore del settore finanziario-speculativo che esercita la sovranità monetaria; questo trasferimento è costante da decenni e porta con se riforme delle norme sul lavoro, sul bilancio, sul welfare;

c) che nessuna misura di tassazione o di risparmio o di efficientizzazione dell’economia o della pubblica amministrazione può conseguire più di un sollievo sempre più breve dal peso dell’indebitamento e delle devastazioni che esso comporta: ciò che i governi vanno da anni deliberando, comprese le manovre agostane di Tremonti, è semplicemente ingiusto e sterile, perché niente sortisce effetto stabile se non si comincia con l’eliminazione del monopolio.

Il fine connaturale del cartello monopolista della moneta, oltre ovviamente a preservare (con mezzi accademici, politici, militari) il proprio monopolio della creazione, distruzione e fissazione del tasso d’interesse della moneta, è quello – ribadisco – di ottenere, in cambio del proprio prodotto (o in pagamento degli interessi e del debito) tutto il valore disponibile prodotto da ogni altro soggetto economico – il che comporta anche l’acquisizione di potere politico, come oggi palesano gli atti con cui i banchieri centrali prescrivono la politica a governi e parlamenti, e coi quali riformulano l’ordinamento sociale in funzione di tale fine. Se ciò che osserviamo oggi sono semplicemente gli sviluppi avanzati della tendenza intrinseca del monopolio, la novità del 2012 è che adesso il cartello monopolista è venuto allo scoperto, ossia viene divulgato il fatto che esso impartisce direttive ai governi in difficoltà finanziarie – i c.d. commissariamenti. Quindi per la prima volta il cartello monopolista, attraverso BCE e FMI, assume, davanti all’opinione pubblica, la responsabilità politica, sostanzialmente, di essere un super-governo tecnico. Si espone al biasimo e alle conseguenze  e alle possibili reazioni politiche di ciò che potrà conseguire all’adozione delle sue ricette. Questa è la novità di oggi: il padrone ci mette la faccia, a costo di far capire che governi e parlamenti sono solo teste di legno. E che il Trattato di Maastricht è una farsa, laddove stabilisce che la BCE non debba dare direttive alle istituzioni politiche. La BCE sta facendo l’unità politica dell’Europa intorno al fine di trasferire stabilmente molto reddito al settore finanziario (stabilmente, nel senso di non fare default e mettere in crisi il sistema internazionale di questi trasferimenti).

La leva di comando del monopolio sui governi è semplice: “se non fai le cose che ti dico, ti abbasso il rating con le mie agenzie di rating e non ti compero più i titoli del debito pubblico con la mia banca centrale (BCE) – quindi ti faccio saltare.” Ciò che rimane implicito è che il debito pubblico, con la sua spinta al rialzo, deriva dal fatto che il monopolio esercita il potere politico e sovrano di creare denaro a costo zero dal nulla, impadronendosi del potere d’acquisto corrispondente, e lo presta agli stati a interesse, creando così in capo agli stati il bisogno di ulteriori prestiti per pagare gli interessi, all’infinito. Quindi il monopolio crea il bisogno e la crisi a proprio beneficio, e poi lo sfrutta per assumere la guida politica degli stati.

In questo regime monopolista sovrannazionale e non-regolato dalla politica, ma regolante sulle istituzioni pubbliche, la funzione del denaro e del credito, ovviamente, non è la piena attivazione dei fattori di produzione, non è la produzione di ricchezza, non è nemmeno la massimizzazione del profitto, né la stabilità dei prezzi, ma il potere, il dominio economico, politico e sociale, nonché quello scientifico/culturale. Il monopolio si concentra soprattutto sugli obbiettivi di irrigidire ed esasperare la domanda di liquidità/credito (massimizzare il bisogno, la mancanza, la scarsità) e di impedire che qualche stato si sottragga alla dipendenza dal monopolio. Perché la dipendenza rigida e stringente di tutti verso il fornitore-creditore monopolista conferisce a questi il potere assoluto, ma anche l’impunità e il diritto di “fare la morale” alle istituzioni. Quindi il monopolio ha bisogno che i popoli, finanziariamente ed economicamente, stiano con l’acqua alla gola, che siano in crisi, in difficoltà – in un’emergenza permanente, seppur mutevole nelle espressioni.

Ricordiamo che la medesima comunità bancaria mondiale che, da un lato, produce e sfrutta le bolle-truffe finanziarie, dei derivati, dei mutui subprime, dei falsi bilanci greci, dall’altro lato esprime i vertici e forgia la politica delle banche centrali che fanno le analisi, prescrivono le ricette, commissionano i governi, dettano le politiche ai parlamenti, fanno direttamente le politiche economiche avendo ricevuto la sovranità finanziaria e monetaria (Maastricht), e minacciano di far saltare gli stati che non obbediscono declassando i loro bonds mediante le agenzie di rating da essa posseduta e non comperandoli più.

Quanti fallimenti di manovre e riforme finanziarie ci vorranno ancora, quanti crolli di borsa e sacrifici sociali, quanti default e quanti commissariamenti di governi, prima che si capisca che è sbagliata, non corrispondendo alla realtà, la concezione di fondo della moneta, del debito, della finanza, dell’economia? Che le analisi, le ricette, gli interventi, i sacrifici falliscono perché non tengono conto dell’esistenza e della logica del monopolio monetario privato-irresponsabile (consacrata dal Trattato di Maastricht, dallo statuto di BCE, Fed, Bis) e si basano su una concezione errata della realtà, quindi è inevitabile che falliscano e non risolvano i problemi? Che bisogna riconsiderare il fondo delle cose senza preconcetti scolastici?

Alcuni paesi – ovviamente – hanno problemi propri, peculiari, di inefficienza, corruzione, ma il problema mondiale è il debito, pubblico e privato, che comporta alte tasse e alti interessi passivi, e sottrae liquidità all’economia, inducendo così insolvenze, defaults, disinvestimenti, disoccupazione, cali della domanda interna, rincari generalizzati.

E questo debito, pubblico e privato, con i suoi effetti suddetti, cresce inarrestabilmente, nonostante i sempre più frequenti interventi di contenimento e risanamento: è dagli anni ’80 che sento fare manovre di risanamento del debito pubblico, e che esso continua a crescere, anzi si è impennato proprio da quanto, col fine dichiarato di contenerlo, è stata fatta la riforma che l’ha moltip0licato, ossia il divorzio Tesoro-Bankitalia.

E non cresce linearmente, ma esponenzialmente, perché i mezzi monetari vengono tutti creati mediante operazioni di addebitamento – cioè in pratica vengono tutti dati a prestito, gravati di un debito ad interesse composto, che fa sì che il totale del debito sia più alto, e divenga sempre più alto, con andamento esponenziale, rispetto alla totalità del money supply, drenando quindi dall’economia una esponenzialmente crescente quota del reddito per il pagamento degli interessi.

L’indebitamento è oramai fuori controllo, come dimostrano i fallimenti di ogni tentativo di arrestarlo, o meglio come dimostra il fatto che i vari tentativi falliscono sempre prima. E le bolle mobiliari e immobiliari non sono accidenti, bensì sono prodotto inevitabile dell’uso del denaro-debito (della necessità di distruggere l’eccedenza del credito-debito sul money supply), tuttavia, pur succedendosi molto velocemente, non riescono più a mantenere il funzionamento del sistema.

Bisogna insomma rivedere il fondo delle cose per capire il rapporto tra moneta e debito.

(In Italia, bisognerebbe inoltre aprire un dibattito sul divorzio BdI-Tesoro, causa principale dell’impennata incontenibile del pubblico indebitamento, assieme alla spesa assistenzialistica finalizzata a prevenire la saldatura, negli anni di piombo, tra protesta operaia del Nord e protesta dei diseredati del Sud. Il Giappone, che ha un debito pubblico più che doppio del pil, non subisce attacchi speculativi ai suoi t-bonds, perché la sua banca centrale compera i titoli invenduti. In Italia (e in altri paesi) bisognerebbe ripristinare i vincoli di portafoglio che aveva un tempo la BdI.)

Le ricette anticrisi, che falliscono ma arricchiscono sempre determinati livelli, producendo una concentrazione della ricchezza e dei redditi in tutto il mondo, e l’immiserimento dei ceti medi, vengono da un soggetto interessato, dal settore bancario mondiale, dalle sue scuole di economia e dai suoi ingegneri finanziari. Arrivano attraverso le banche centrali, come Fed, BCE, BoE, BoJ. E attraverso la banca centrale delle banche centrali, la BIS. E’ stupido presentare siffatte analisi, critiche, richieste, ricette, come l’espressione dell’”Europa”. Sono l’espressione di un soggetto interessato. Precisamente, controinteressato, rispetto al resto della società globale, e soprattutto verso i produttori di ricchezza, i risparmiatori, i pensionati, i giovani.

La liquidità in assoluto è troppa, è un multiplo di quanto dovrebbe essere, ma si concentra nel settore speculativo: non investe e non consuma. Ma è insipiente dire che il mercato sia drogato da troppa liquidità.  La ricorrente ricetta del monopolio bancario, comprendente le banche centrali, di curare la crisi mobiliare e la recessione con iniezioni di moneta, il c.d. quantitative easing, produce brevi fiammate di borsa, seguite da profondi e persistenti cali o crolli. E da nessun beneficio per l’economia reale. Infatti, tali immissioni vengono fatte dalle banche centrali, a controllo e (spesso anche, come la Fed) a proprietà privata (di finanzieri) in favore degli speculatori (cioè delle stesse banche che esprimono la direzione delle banche centrali). E il settore speculativo dà rendimenti più elevati e rapidi del settore produttivo, soprattutto ai grandi soggetti che sono in grado di influenzare i mercati finanziari dall’esterno (con l’insider trading, l’aggiotaggio, il vantaggio conoscitivo, il condizionamento sui governi). Il settore speculativo fa così concorrenza, da decenni oramai, al settore produttivo, e lo sta de-monetizzando e costringendo a competere sulla redditività di breve, mediante politiche di disinvestimenti, licenziamenti, tagli della qualità, della formazione, della ricerca, della produzione, per perseguire la massimizzazione non del profitto totale, ma del saggio di profitto.

Le politiche fiscali possono essere utili, quindi, solo se abbassano la redditività del settore speculativo rispetto a quello produttivo. Ma per riuscire in questo necessitano di essere globali (perché la piazza speculativa è delocalizzata, apolide) e da esser precedute da una revisione delle regole di contabilità bancaria, che consentono massicci occultamenti di ricavi e utili realizzati nell’erogazione del credito, nel senso più volte indicato negli scritti miei e di altri (v. Euroschiavi e La Moneta Copernicana), le cui analisi e previsioni stanno ricevendo la più dura delle conferme. Però anche questo sarà insufficiente, se si continuerà a consentire che una moneta fiduciaria, prodotta a costo zero e senza garanzia/convertibilità, in regime di monopolio privato non regolato, venga trattata come merce. Qualsiasi passo in questa direzione presuppone che si interrompa l’azione finanziaria e politica dei monopolisti (grandi famiglie finanziarie e bancarie, direttori delle banche centrali) ossia che i governi (via G8 e servizi di sicurezza) dispongano il loro arresto e la segregazione in un regime del tipo di Guantanamo, per prevenire che essi si oppongano in qualsiasi modo, e che abbiano contatti con l’esterno. Non si può pensare che l’orso consegni la sua pelle su garbata richiesta, foss’anche con voto popolare. Si tratta di riforme possibili solamente se, prima, si abbatte il potere del monopolio. E questo orso è molto più pericoloso e organizzato dei terroristi islamici, veri o supposti. Quindi le mezze misure non servirebbero.

Ma come riorganizzare il sistema monetario e bancario, dopo l’eliminazione del monopolio? Ne La Moneta Copernicana (Nexus 2008), scritto assieme a Nino Galloni, ho delineato l’alternativa all’attuale sistema basato sulla distruttiva moneta-debito e sul monopolio privato della funzione monetaria:

“Avremo lo Stato che, attraverso un suo organo di regolazione del money supply – organo costituzionale, tecnico-economico, meglio configurabile come quarto potere dello Stato, e per quanto possibile super partes e indipendente monitorerà in continuo la situazione monetaria ed economica nazionale e internazionale, accertando di quanta liquidità abbisogni il paese per impiegare o sviluppare al meglio i propri fattori produttivi (sui criteri per stabilire questo ‘meglio’ ritorneremo presto), e vigilerà soprattutto affinché non si producano situazioni di demonetazione, ossia di insufficienza della moneta disponibile rispetto al fabbisogno, che causerebbe un rischio di deflazione e recessione.

Quest’organo darà conseguenti disposizioni a un dipartimento del Ministero del Tesoro di creare ed immettere nel mercato la quantità di moneta ritenuta opportuna, o di ritirare quella che risulti in eccedenza (mediante prelievi fiscali, vendite di beni pubblici comprese riserve auree, vendite di valute estere, etc.).

Verrà così creata tutta la moneta, ossia tutto il money supply: sia quell’8% che oggi è costituito da moneta legale (cartamoneta e monetine), sia quel 92% che oggi è costituito da moneta scritturale delle banche; il money supply consisterà tutto di moneta legale, la quale sarà affiancata solo da moneta complementare, essendo alle banche proibita la creazione di liquidità. Il Ministero del Tesoro emetterà la moneta, per una parte, sotto forma di monete metalliche, per una parte sotto forma di cartamoneta, per il resto sotto forma di annotazioni contabili (informatiche o anche su supporto cartaceo). Registrerà l’importo di ogni emissione tra le entrate tributarie.

Per disposizione costituzionale, vincolerà in bilancio la spesa del valore delle emissioni a impieghi produttivi (investimenti, infrastrutture, etc.) – ossia tali da generare un aumento di ricchezza reale a copertura dell’importo dell’emissione, onde prevenire tensioni inflative.

Le uscite diverse dagli investimenti produttivi saranno coperte da entrate non derivanti dall’emissione di moneta.

L’immissione della nuova moneta avverrà attraverso:

-investimenti diretti

-erogazioni di mutui a banche di credito e altri soggetti.

-sovvenzioni alla produzione.

In tal modo, lo Stato eserciterà la funzione sovrana e politica di creare denaro prelevando potere d’acquisto dalla nazione e spendendo e investendo nell’interesse di essa senza indebitarla né tassarla; e le banche non creeranno più moneta contabile (e debito infinito), non preleveranno più tasse occulte dai cittadini e dalle imprese, ma svolgeranno la funzione loropropria di intermediari del credito: raccoglieranno il denaro prendendolo a prestito dai risparmiatori e dallo Stato, pagando loro un tasso di interesse che sarà stabilito dal mercato, e lo presteranno ai loro clienti a tassi e condizioni che saranno stabiliti, a loro volta, dal mercato. Guadagneranno sullo spread, sulla ‘forbice’. Le banche presteranno quindi solo il denaro che esse effettivamente hanno in proprietà ho hanno ricevuto in prestito (mutuo) dai depositanti; di conseguenza, non vi sarà più riserva frazionaria, ma riserva totale. Certamente, in un simile sistema sussiste il rischio che la sovranità bancaria,tolta formalmente alle banche e trasferita allo Stato, venga nuovamente privatizzata, nel senso che lo Stato stesso è ‘privatizzato’, ossia oggetto di possesso e lottizzazione partitocratica o a corporate takeover. Ma a questo rischio si opporrebbe la chiarezza oramai fatta, la conoscenza diffusa, circa i meccanismi fondamentali della moneta e il loro impatto su economia e società. Diverrebbe, cioè, impossibile continuare a ingannare e a governare con l’inganno il mercato, gli operatori economici, i contribuenti, come lo si sta facendo ora.” (pag. 127 ss).

41 Werner, 2005, 258.

142 Zarlenga, 663 ss., propone una riforma analoga.

139 Così raccomanda Anche Zarlenga, 657

140 La principale obiezione di merito alla creazione del denaro da parte dello Stato in funzione di pagare le proprie spese, è che essa si tradurrebbe, per ragioni di demagogia, in un’espansione monetaria incontrollata e inflazionistica. A questa obiezione, oltre a richiamare quanto già detto, si può replicare:

-in primo luogo, che il sistema attuale è in ogni caso peggiore, perché lascia a un sistema bancario privato la possibilità  di compiere un’espansione dei mezzi monetari incontrollata, destabilizzante, e destinata ad attività speculative delle banche stesse;

-in secondo luogo, che una creazione eccessiva di liquidità da parte dello Stato può essere prevenuta con vincoli costituzionali e con l’affidamento della regolazione a un organo indipendente dai partiti politici; e, ancor più, con la divulgazione della conoscenza di quello che oggi rimane, per quasi tutti, il segreto della moneta.

Raccomando al governo Tremonti, prima di lasciarsi sconfiggere, marginalizzare o rottamare dagli eventi e dai poteri forti, di spiegare alla gente, e soprattutto al serttore produttivo, come stanno veramente le cose, quale è la causa dei mali in cui ci dibattiamo – ossia il monopolio privato irresponsabile di credito e moneta. Il momento è giusto perché molti si interessino, capiscano, e si muovono in modo tale da consentire una riforma decente anzichè il proseguire di un processo distruttivo che porta solo alla disperazione.

13.08.11 Marco Della Luna

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10 risposte a ROMPERE IL MONOPOLIO MONETARIO-CREDITIZIO

  1. Gerardo scrive:

    Una notte un uomo non riusciva a dormire, si girava e rigirava ansioso nel letto accanto all’amata moglie che vedendo il marito soffrire chiese:
    “Pasquale come mai non riesci a dormire e sei così ansioso?”
    e Pasquale:
    “Tengo un problema grande e non so cosa fare per risolverlo”
    e la moglie preoccupata:
    “Un problema???Grave? Cosa è successo?”
    e Pasquale:
    “Domani devo pagare la cambiale a Nicola e non tengo neanche i soldi per pagare il rinnovo e gli interessi”
    “Davvero!!!!”
    esclamò la moglie che di tutto punto si alzò ed andò nell’altra stanza prese il telefono e chiamò Nicola nel cuore della notte poi tornò a letto e disse al marito:
    “Dormi caro perchè ora il problema non è più tuo che non puoi pagare ma è di Nicola che sà di non poter riscuotere”.

    Tre song e putient: o pap, o re e chi nun ten nient…..

  2. Brumik scrive:

    Sebbene la prima parte di questo articolo abbia la leggerezza di un’incudine (laddove MDL utilizza una prosa esageratamente ampollosa per esprimere concetti che potevano benissimo essere spiegati con terminologia più diretta – non più banale!), devo ammettere che nel suo insieme contiene diversi spunti di riflessione.

    Diversamente dall’A., io non credo che il c.d. “organo di regolazione del money supply” da lui auspicato possa comportarsi in modo più onesto dell’attuale sistema delle Banche Centrali. Così come non condivido nessuno dei tre sistemi con cui pensa di effettuare l’emissione di nuova moneta, perché nessuno dei tre contiene la necessaria garanzia per evitare clientelismi.

    Capisco che l’organizzazione di un sistema monetario-creditizio basato sull’estrema onestà degli attori non sia cosa da poco, però vedo che l’A. trascura un fatto molto importante ch, se riattivato, possa funzionare da contrappeso nel caso in cui il “nuovo sistema” prenda pericolose derive.
    Si parla tanto di “sovranità popolare” sulla gestione della moneta, ma in realtà al cittadino non è stato lasciato alcun mezzo per intervenire sulle distorsioni, se non l’illusione che col rito “democratico” delle votazioni possa davvero cambiare qualcosa.

    L’unico modo efficace perché il popolo possa riacquistare realmente il potere che a parole gli viene garantito dalla Costituzione è il ritorno al GOLD STANDARD: cioè ridargli la possibilità di convertire in “oro fino” e ad un prezzo prefissato ed inalterabile la cartamoneta in suo possesso. Con questa potente leva di condizionamento il cittadino che perde la fiducia nel sistema per le malefatte dei governanti può mettere al riparo i suoi averi riportando all’emittente la “carta” che gli è stata spacciata per “moneta” in cambio di una commodity il cui valore intrinseco è universalmente riconosciuto.

    Questo sistema, accompagnato da una riserva frazionaria al 100%, pur non raggiungendo la perfezione assoluta (cosa che non è data in questo mondo), è l’unico che possa ridare dignità al cittadino e onorabilità alla nazione di appartenenza. Ogni altra soluzione che preveda l’intervento diretto o indiretto dello Sato, specialmente negli “affari monetari” gestiti con la creazione di moneta a “costo nullo”, per sua stessa natura non può garantire la sovranità popolare tanto sbandierata.

    (Faccio notare ai lettori di questo blog che durante i recenti moti in Tunisia, la moglie del presidente Ben Ali non è scappata via con una valigia piena di “dinari tunisini” in cartamoneta, ma con un forziere contenente una tonnellata e mezzo di lingotti d’oro!)

    Quelli che non sono convinti di quanto più sopra suggerito, ma che comunque vogliono saperne di più, possono consultare il sito [www.]mises.org, dove potranno godersi la gioia di aver scoperto una scuola di economisti onesti, gli “austrians”, che da più di un secolo hanno elaborato la teoria dei cicli economici per prevenire i suoi “boom and bust” e che vanno auspicando la responsabilità e la libertà dell’individuo nei suoi scambi “win-win” coi suoi simili in un mercato libero dalle devastanti interferenze dei governanti.

    Attenzione! Il sito della Scuola Austriaca di Economia è il più odiato dai keynesiani irriducibili e dai politici in genere (lascio a voi la soddisfazione di scoprire il perché), e questo fatto non può che fargli onore.

    — Michele

  3. gianni scrive:

    Avvocato, guardi questo film-capolavoro di divulgazione sul sistema monetario, e se crede, lo inserisca nel suo blog.

    http://www.youtube.com/watch?v=2oy4Q0INXZo

  4. frizzle fry scrive:

    d’accordo su tutto. senza ombra di dubbio.
    la domanda è tanto semplice quanto stupida:
    il problema sono le banche giusto?
    allora perchè non chiudiamo tutti i nostri conti correnti?
    si fa default? siamo già in default.
    ma cosi facendo per una evidente reazione a catena TUTTI andrebbero in default. o no?

  5. gianni scrive:

    RICATTO ALL’ITALIA!

    Lettera a tutti gli Italiani: riprendiamo in mano la nostra vita e il nostro Paese.

    La lettera di Draghi e Trichet al Governo italiano non è pubblicabile, perchè altro non è che un ricatto.
    Il ricatto è molto semplice: o accetti le condizioni che ti dettiamo noi (BCE), o noi (BCE) non ti compriamo i buoni del tesoro e ti facciamo fallire.
    Facciamo un passo indietro e le cose saranno ancora più chiare.
    Come è stato anche pubblicamente sottolineato (ad esempio, da Bersani), i fondamentali dell’Italia non sono assolutamente peggiori di un anno fa e non giustificano un attacco speculativo.
    Perchè lo si fa?
    Per due ragioni: la prima è l’eliminazione di Berlusconi (qualunque altro tentativo di scalzarlo è infatti fallito); la seconda è appropriarsi della ricchezza pubblica rimasta all’Italia e gradualmente anche di tutta quella privata (calcolata a spanne in otto trilioni di euro).
    Evidentemente Berlusconi era, ed è, di ostacolo a questo.
    Quindi, ad arte, è stata pilotata la sfiducia verso la capacità dell’Italia di rimborsare il debito (grazie alla complicità delle agenzie di rating controllate dalla stessa grande finanza internazionale).
    E così sono maturate le condizioni del ricatto.
    Ricatto, che, si badi bene, non sarebbe possibile se l’Italia non avesse alienato in toto la propria sovranità economica con il trattato di Maastricht, il più grande golpe bianco che la storia ricordi.
    L’Italia ha, infatti, ceduto anche la propria sovranità monetaria, cioè non può più finanziarsi emettendo moneta in proprio, come dovrebbe uno Stato Sovrano e così come recita la stessa Costituzione.
    Se il nostro Paese potesse battere liberamente moneta, non potrebbe fallire e nessun ricatto sarebbe esercitabile dalla finanza internazionale, i cui interessi sono rappresentati da istituzioni fuori dal controllo democratico come la BCE, sulla quale, secondo la lettera di Maastricht, nessun governo – e quindi nessuna Nazione e nessun popolo – può avere ingerenza.
    È chiaro adesso, come funzione il sistema?
    È chiaro il disegno della dittatura europea, attraverso la quale le grandi banche internazionali ci governano ricattandoci, al solo fine di impossessarsi assolutamente di tutto?
    È chiaro che o ci riprendiamo in mano il potere, o perderemo tutto e torneremo indietro di secoli?
    Che altro ci vuole a smuovere questo Popolo che mai, sottolineo mai, ha fatto una rivoluzione?
    Credete che i patrimoni dei genitori siano eterni, o che i vostri privilegi non verrano comunque toccati?
    Siete degli illusi.
    Oggi è il momento di fare fronte comune e costringere i nostri rappresentanti istituzionale a:
    Ripudiare il debito pubblico.
    Riapproprarsi della sovranità monetaria e battere nuovamente moneta attraverso una propria banca centrale pubblica (e non privata come la cosiddetta “Banca d’Italia”).
    Riformare integralmente il sistema bancario, nazionalizzandolo e imponendo una riserva frazionaria del 100% (ad oggi è solo del 2%, ecco perchè le banche falliscono: prestano denaro che non hanno). Il sistema bancario deve diventare un’agenzia di servizi che che eroghi credito, questo deve essere il suo scopo e non il profitto.
    Uscire dall’Unione Europea.
    Ripristinare politiche protezionistiche a tutela dei prodotti e dell’economia italiana.

    Con l’augurio che questa lettera faccia il giro d’Italia e serva ad unirci. Ora o mai più.
    Noi, e non le Banche, siamo i padroni del nostro destino.

  6. michele scrive:

    Signori buongiorno,vorrei ricordare tutti voi che condivido in pieno cio’ che il DR Della Luna ha scritto, oramai sta venendo a galla sempre di piu’ che buona parte dei vertici dei governi a cominciare dai ministro dell’economia o del capo del governo spagnolo o tedesco son del GRUPPO BILD-EMBERG;l’associazione segreta e dagli scopi segreti che a detta di Daniel Estulin ha la capacita la logistica e le risorse per colpire stati e singole persone nel senso vero della parole; e’ cioe’ sia con colpi militari oppure mettendo a soqquadro le loro economie.
    Di tutto questo come scrive DAVID ICKE nel suo utlimo libro IL RISVEGLIO DEL LEONE,A PAG 119,a quanto pare usano dei computer sofisticatissimi collegati all’intelligenza artificiale che son in grado di prevedere le operazioni dei singoli investitori e di giocare la speculazione in modo esemplare senza che nessuno dia peso di dove arrivino cosi’ lontano questi guadagni.
    In tutto questo bisogna ricordare che buona parte di questi leader son tutti massoni e son inquadrati in associazioni segrete dove spiccan molti satanisti che dal canto loro son convinti di dominare l’entita’ che cercan di evocare mentre come ben sappiamo e vero’ il contrario!
    A mio modesto parere si dovrebbe prender in considerazione L’islanda (paese senza esercito) che a spese loro dopo esser stati cannibalizzati si son uniti in piccoli comitati non partitici e han costretto il governo a dimettersi;indicendo elezioni dove hanno escluso i partiti ed i loro iscritti,dopodiche hanno votato contro il rimborso del debito creato da banchieri e politici e attraverso l’Inter-pol hanno fatto spiccare mandati di cattura internazionali per i banchieri coinvolti nella truffa.
    Vi auguro che anche voi vi teniate sempre piu’ informati su coloro da cui ci facciamo dominare e vi suggerisco tre le vostre letture quella presentata precedentemente da me anche se essa non sara’ determinante per la comprensione di tutti i livelli di conoscenza.

  7. ws scrive:

    caro Pellifroni in una situazione conflittuale senza la disponibilita’ di tutte le risorse primarie si puo’ essere facilmente costretti dalle “sanzioni ” e dai blocchi dell’ avversario ad operazioni avventuristiche e quindi suicide.
    Fu infatti la guerra economica a spingere la francia napoleonica e ben due volte la germania ( e pure il giappone ) ad operazioni di totale conflitto armato rivelatesi sempre perdenti.

  8. marco giacinto Pellifroni scrive:

    Per ws: non è detto che sia indispensabile per uno Stato esser dotato di tutte le risorse primarie; basta essere degli abili accrescitori di valore alle materie prime, come infatti l’Italia è sempre stata, prima di darsi all’outsourcing, sulla scia degli USA. In tal caso il valore della sua divisa sarà monitorato dalla bilancia commerciale con l’estero. Purchè la duvisa, beninteso, sia compito dello Stato emetterla, senza debito, e non di una banca centrale privata.

  9. ws scrive:

    eccellente analisi, con conclusioni purtroppo solamente teoriche.
    Solo uno stato dotato di tutte le risorse primarie ( come la russia di stalin ) o un gruppo di stati complessivamente dotati di tutte le necessarie risorse ( come lo schema fascista della “cooprosperita’ “) possono rompere il cappio dell’ usura, sebbene poi nessuno finora ci sia mai veramente riuscito.
    il fascismo alla fine e’ stato spazzato via come “male assoluto” ed in russia attualmente ricomandano i plutocrati

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