UN BANCO DEL LAVORO E DEI PRODOTTI PER SALVARE L’ECONOMIA

“L’Italia ora è virtuosa e rispettata” – dicono ai bimbi scemi – ma pil, domanda interna, occupazione e investimenti vanno a fondo. Il governo dice che occorre una cura-shock per rilanciarli, per abbattere il cuneo fiscale e le tasse sul lavoro, ma non ha i soldi per farlo. Allora, in attesa di un’impossibile solidarietà tedesca (o europea, che dir si voglia), o si mette a stamparli, uscendo dall’Euro; oppure li rapina dai conti correnti e in generale dal risparmio dei cittadini, deprimendo ulteriormente la domanda e aumentando la fuga delle aziende.

Fortunatamente vi è una terza via: il governo istituisca DI CORSA  un banco, un consorzio, un’agenzia nazionale o più agenzie regionali che organizzino il pagamento (parziale)  del lavoro dipendente (e magari anche autonomo) mediante vouchers, ossia diritti di prelievo su un monte di beni e servizi messi a disposizione da imprese private e da enti pubblici. Un mercato regolamentato e controllato di baratto multilaterale che genera e usa i buba: buoni-baratto. Il datore di lavoro paga il dipendente, in parte, con un voucher spendibile per l’acquisto su una grande varietà di beni e servizi messi a disposizione di tutte le aziende che partecipano. Concetto analogo – ma sviluppato – ai noti tickets per i ristoranti, che sono spendibili anche al bar e al supermercato, e dati in base ai giorni lavorati. Giuridicamente, sono titoli di credito ad ottenere beni o servizi, quindi non sono moneta. Hanno circolazione pattizia e non forzosa (non inmposta dalla legge). Quindi sono compatibili con Maastricht e tutto il resto. Il voucher ovvia all’inconveniente del baratto, ossia che se tu ed io vogliamo fare un baratto dobbiamo avere contemporanemante da scambiare beni del medesimo valore e che interessino a entrambi.

Praticamente il governo, se non ha le palle per rompere con l’Eurosistema, invece di rapinare la gente, organizzi e garantisca un sistema di permute di lavoro e beni/servizi. I vouchers possono essere modulati su esigenze diversificate: ad es., possono comprendere o no, a seconda che il lavoratore ne abbia o no bisogno, l’alloggio o l’autovettura. In tal modo si consentirebbe ai lavoratori di soddisfare le loro esigenze vitali, e alle imprese di collocare i loro prodotti e servizi. Si sosterrebbero domanda e consumi, abbattendo i costi e il cuneo fiscale, perché i vouchers avrebbero un trattamento di vantaggio.

Sviluppo possibile e logico: in una seconda fase, i vouchers potrebbero divenire titoli di scambio non solo tra fornitori di lavoro e fornitori di beni/servizi, ma anche tra fornitori di beni/servizi e altri fornitori di beni/servizi, compresa la pubblica amministrazione, attraverso una camera di scambio-compensazione multilaterale. Ad esempio, la ditta che fornisce semilavorati metallici alla fabbrica di cucine riceve un voucher di 100.000 unità che può usare, in parte, per pagare i dipendentin, in parte per pagare l’energia elettrica; mentre la fabbrica di cucine vende cucine ricevendo in pagamento, per una parte, vouchers, e per il resto moneta. Nasce un circuito di circolazione dei vouchers, che possono venire riutilizzati indefinite volte.

In tal modo si creano mezzi di pagamento esattamente corrispondenti a beni e servizi reali (compreso il lavoro), quindi mezzi di pagamento non inflativi, sostitutivi del liquido mancante nel sistema, che vanno ad aumentare gli scambi e a consentire i pagamenti dei debiti anche fiscali e previdenziali, prevenendo insolvenze, fallimenti, emigrazioni, licenziamenti, delocalizzazioni, riducendo il fabbisogno di credito bancario (che ora non viene erogato per mancanza di liquidità, appunto), e stimolando consumi e investimenti, nonché provvedendo a cibo, vestiario, mobilia, alloggio e trasporto per la gente. Senza rubare altri soldi ai cittadini e fermando l’avvitamento fiscale in atto. E favorendo, ovviamente, i produttori locali e nazionali.

Ricordo che sono 20 mesi che la produzione cala. Non prendere misure idonee, cioè di ricostituzione della disponibilità monetaria, dimostrerebbe definitivamente una volontà distruttiva dei governanti verso il Paese, che li qualificherebbe come nemici pubblici a tutti gli effetti.

Se politicanti e istituzioni sono troppo incapaci o asserviti agli interessi stranieri per fare quanto sopra, si muovano i sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro.

12.06.13 Marco Della Luna

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16 risposte a UN BANCO DEL LAVORO E DEI PRODOTTI PER SALVARE L’ECONOMIA

  1. Io sostengo che una parte dei lavoratori tedeschi sta meglio, perché ha trovato un lavoro uscendo dalla disoccupazione (il tasso di occupazione è salito di 7.2 punti), i restanti a fronte di un salario reale lordo stagnante, hanno un potere d’acquisto aumentato, grazie a minori imposte sul reddito. è vero che la Merkel ha aumentato l’IVA,e che l’aumento dell’IVA rosicchia potere d’acquisto, facendo salire i prezzi, che a loro volta comprimono il salario lordo reale. Però dal post sappiamo che il salario lordo reale è fermo nel periodo in questione, quindi non è sceso. L’effetto dell’IVA implicitamente lo abbiamo già considerato, guardando alle retribuzioni lorde reali e non nominali, e non serve computarlo una seconda volta. Se anche avessi torto su questo punto, la riduzione dell’imposta sui redditi è molto più significativa dell’aumento dell’IVA. L’IVA sui beni normali è stata alzata dal 16 al 19, ciò che costa 100 più IVA costa quindi 119 anzichè 116, con un rialzo del 2.5%, per molti beni vi è l’aliquota ridotta http://it.wikipedia.org/wiki/Imposta_sul_valore_aggiunto#Aliquote_IVA . La riduzione dell’imposta sul reddito è stata dal 23.9% al 15% sullo scaglione più basso, dal 53% al 45% sullo scaglione più alto. Ad un lavoratore a basso reddito su 100 euro ne restano in tasca 85 anzichè 76.1, con un aumento di quasi il 12%. Per quanto riguarda il peggioramento dei servizi pubblici in Germania,lascio a te l’onere della prova. Io so solamente che il PIL è salito più della spesa pubblica, facendo scendere il rapporto tra spesa e PIL.

  2. Silver Price scrive:

    La differenza con qualsiasi altro dettagliante è che l’agenzia di viaggio non acquista il pacchetto per poi rivenderlo al cliente. Essa si limita ad acquistarlo soltanto quando il cliente ha deciso l’acquisto finale. In altre parole l’agenzia di viaggio non ha alcun magazzino “scorte”; quindi, necessita di un investimento relativamente inferiore rispetto ad altre attività di vendita al dettaglio e, proprio perché non è obbligata a vendere prodotti che ha già acquistato, acquista una posizione di teorica imparzialità tra imprese turistiche e cliente, anche se cercherà di concentrare le vendite su operatori che le assicurino affidabilità e, quindi, maggiori speranze di soddisfazione del proprio cliente e più vantaggioso trattamento commerciale. Il patrimonio dell’agenzia di viaggi è costituito dal suo “portafoglio clienti”, al quale fornisce tutta una serie di servizi per accattivarsene la simpatia: prenotazione di alberghi, consulenza e servizio di biglietteria, noleggio, assicurazioni ecc.

  3. Enrico scrive:

    Se da un lato affermiamo che i governi sono i servi dei poteri finanziari , come possiamo pensare che questi governi possano realizzare quanto suggerito che va nella direzione giusta per il paese e non per la finanza , mi sembra una contraddizione con quanto denunciato sui reali obbiettivi dei potenti .Il cambiamento deve avvenire da chi subisce il potere , quindi giusto divulgare le conoscenze per rendere dotti i cittadini ma poi necessita la realizzazione di un movimento che raccolga le adesioni dei cittadini e pianificare azioni di cambiamento altrimenti restiamo nel nulla.

  4. Enrico scrive:

    La trovo una idea geniale che gli industriali dovrebbero tenere in seria considerazione come possibile soluzione e quindi farsi sentire e promuovere azioni di conseguenza .lascerei i sindacati che quelli sono dei fottuti venduti , restiamo nella realtà\’.

  5. Enrico scrive:

    La trovo una idea geniale che gli industriali dovrebbero tenere in seria considerazione come possibile soluzione e quindi farsi sentire e promuovere azioni di conseguenza .lascerei i sindacati che quelli sono dei fottuti venduti , restiamo nella realtà’.

  6. Cleo N. Rollins scrive:

    La CNA di Roma ha stipulato un accordo in partnership con We Exchange, società che ha realizzato in Italia,un nuovo modello di business basato sullo scambio di beni servizi e prestazioni professionali tra aziende.

  7. Pingback: Lavori? Ti pago in natura: beni e servizi, anziché soldi | Informare per Resistere

  8. Ethan May scrive:

    Si moltiplicano le iniziative che mirano a convivere con la crisi dei nostri tempi e che siano allo stesso tempo in grado di tracciare delle vie alternative al modello precostituito. Se per un verso la crisi economica colpisce gravemente la gente e inevitabilmente finisce col modificarne abitudini e maniera di vivere, per un altro, riesce anche ad aguzzare l’ingegno e sollecitare la creatività di chi vuole invece reagire ricercando delle soluzioni per alleviarne il peso. In tal senso, proprio dalla volontà di attivarsi per la comunità nasce l’idea di Dropis; un mercato sociale e un sistema attraverso il quale scambiare beni e servizi senza fare ricorso alla moneta, in altri termini una forma “tecnologizzata” di baratto.

  9. Antica quanto il mondo, o per meglio dire quanto il mondo degli uomini, la forma di scambio o baratto è sempre stata una realtà. Dalla condivisione di culture e tradizioni tra comunità, anche lo scambio di oggetti e servizi è sempre stato tacito punto di incontro. Nella realtà odierna, dopo la frenetica era del consumismo in una rigogliosa economia, paghiamo lo scotto della crisi in piena decadenza. Lo shopping, ben diverso dalla spesa quotidiana e l´acquisto di beni di consumo, è considerato una forma di svago. Visitare negozi, esplorare centri commerciali e passeggiare lungo le vie ricche di boutique e vetrine, può essere terapeutico e socialmente utile nel conoscere ed incontrare gente. Il baratto o swap dall´inglese scambio con azione di barattare o swapping, si propone sul web a tutti i cibernauti come alternativa ad un freddo ed impegnativo shopping on-line. Inoltre il baratto, ai giorni nostri, può rivestire un valore educativo in quanto forma di circolazione o riciclo sostenibile di beni e oggetti. Detto ciò eccoci quà, pochi soldi in tasca ma con la stessa voglia di sempre nel socializzare e conoscere gente. Se ritenete importante continuare a fare il vostro lavoro perchè dimenticati dal sociale, che ci ha costretti disoccupati o quasi, scambiate i vostri servizi con altri, e continuate a sentirvi vivi. Se gli oggetti accumulati in una vita possono come per magia cambiare il loro aspetto e continuare ad esistere regalandovi nuove emozioni, perchè no ? Ben venga barattatili !!! Lo sforzo e l´impegno è quello di mettervi a disposizione un semplice strumento gratuito dove poter barattare oggetti pubblicando le loro foto in vetrina. Descrivere quello che sapete fare e ciò di cui avete bisogno specificando le vostre richieste per poter barattare servizi. Fatto ciò, a voi la possibilità di inventarvi la modalità di scambio più precisamente BARATTO.

  10. Si moltiplicano le iniziative che mirano a convivere con la crisi dei nostri tempi e che siano allo stesso tempo in grado di tracciare delle vie alternative al modello precostituito. Se per un verso la crisi economica colpisce gravemente la gente e inevitabilmente finisce col modificarne abitudini e maniera di vivere, per un altro, riesce anche ad aguzzare l’ingegno e sollecitare la creatività di chi vuole invece reagire ricercando delle soluzioni per alleviarne il peso. In tal senso, proprio dalla volontà di attivarsi per la comunità nasce l’idea di Dropis; un mercato sociale e un sistema attraverso il quale scambiare beni e servizi senza fare ricorso alla moneta, in altri termini una forma “tecnologizzata” di baratto.

  11. Antonio scrive:

    L\’unico antidoto alla crisi è il baratto! Segnalo a tal proposito il sito http://www.mangrow.net dove utenti di tutto il mondo possono scambiare servizi.

  12. Antonio scrive:

    L’unico antidoto alla crisi è il baratto! Segnalo a tal proposito il sito http://www.mangrow.net dove utenti di tutto il mondo possono scambiare servizi.

  13. ahfesa scrive:

    L`idea é tecnicamente buonissima ed é già stata esposta nel suo libro.

    Ma – come lei ha sempre giustissimamente affermato – oramai l`applicazione e l`interpretazione del diritto (e di quanto ne consegue) é a senso multiplo a seconda di chi sia l`attore o il convenuto (come nell`ancien régime del resto). Temo che in chi comanda effettivamente (BCE/Bruxelles ecc.) prevarrà l`aspetto sostanziale. Ovvero i c.d. “buoni di scambio” é verissimo che propriamente non sono moneta, ma potrebbero facilmente essere usati come tale, se sistema bancario e governo nazionale dessero un tacito e benigno assenso. Ora io escludo che la BCE si presti rinunciando di fatto all`assoluto privilegio di emissione, base unica e monolitica del suo potere economico e politico. Un pochino come Austriaci, Lussemburghesi e Svizzeri, per non parlare dei poveri ciprioti e sloveni, prima illusi e poi duramente bastonati, un tempo considerati pacifici ed operosi paesi, ed adesso trasformati in ricettacoli di furfantirei di ogni crimine (si dice che Himmler fosse uno svizzero travestito e Eichmann fosse originario del Lussemburgo) e quindi duramente puniti economicamente, politicamente e discriminati giuridicamente come indegni dell`umano consesso. Ma chiunque sa che la ragione non é fiscale, potendo le varie nazioni interessate facilmente esigere le imposte dovute dai propri cittadini e pure più rapidamente e con minori costi, quanto invece quella di distruggere validi concorrenti indipendenti sul piano economico e bancario, per rafforzare il monopolio assoluto BCE/FMI/FED, almeno nel mondo occidentale.

    Ovviamente i costi sui senza potere (non per gli amici protetti) di queste belle trovate li vediamo tutti e saranno sempre piû pesanti e punitivi, ovviamente non solo in quei paesi ma in tutti gli altri. Basta solo notare l`amenità che i “salvatissimi e miracolati” greci, la cui economia é data in “netta ripresa” dalla stampa allineata, deve però sorprendentemente chiudere la televisione di stato, non solo perchè potrebbe diffondere idee non gradite, ma anche perchè non ci sono più i soldi per erogare il servizio pubblico. Quindi l`informazione ai “privati” sempre però deferenti ed allineati ovviamente! Moriremo di fame con le nostre famiglie se non ci ribelleremo!

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