RIMINI: LA FAVO-LETTA CONQUISTA IL POPOLO DI CL

                                                                 RIMINI: LA FAVO-LETTA CONQUISTA IL POPOLO DI CL

Analisi critica delle false spiegazioni di un merkeliano fedele

 Come sempre fanno le istituzioni e quasi sempre la politica, nei loro discorsi a Rimini ieri (uno registrato, l’altro dal vivo), Napolitano e Letta, contro il loro stesso motto “parlate il linguaggio della verità”, hanno spiegato al popolo di CL la crisi e “come uscirne” in termini emotivi, soggettivi, infantili, fasulli. E il popolo di CL, impreparato e irrazionale, ha bevuto, ha applaudito, anzi è stato conquistato.

 Immaginate una città colpita da tassi elevatissimi di tumori, con la gente che emigra o manda via i figli per sfuggire al cancro. L’alta incidenza di tumori è causata dai pesticidi degli agricoltori che finiscono in falda, dall’asbesto emesso da una grande industria americana, dalla diossina emessa da una grande industria svizzera, dai metalli pesanti emessi da una grande fonderia tedesca, dal nanoparticolato emesso da un inceneritore di una municipalizzata gestita da mafia e politici corrotti. Le autorità cittadine sanno che le cause sono quelle, non hanno fatto nulla per rimuoverle perché sono condizionate dai capitali americani, svizzeri, tedeschi, mafiosi e perché dipendono dal voto degli agricoltori per restare in carica. Quindi ai cittadini non menzioneranno nemmeno pesticidi, diossina, nanoparticolato, metalli pesanti – niente che possa nuocere al business; non diranno che le cause sono sempre lì, quindi la moria di cancro continuerà, salve normali fluttuazioni; ma taceranno le cause. Non diranno: “se l’inquinamento non cesserà, interverremo di forza per rimediare”; bensì diranno: “in passato sono stati fatti gravi errori e non siamo stati diligenti; ora la musica è cambiata; abbiamo sviluppato una consapevolezza igienica e ambientale e alimentare; nella logica del dialogo con i nostri partner stranieri e coi capitali internazionali stiamo elaborando nuove regole; l’uscita dal cancro è a iniziata; guai a chi interromperà il processo di uscita.” E la gente, rassicurata, applaude. E continua a riempire i cimiteri.

 Analogamente, i discorsi di Napolitano e di Letta, in linea con Merkel, Barroso, Van Rompuy e i loro progetti, hanno taciuto al pubblico i meccanismi reali e tecnici che producono la presente incessante recessione economica. Meccanismi a livello globale e di Euro, ben noti a tutti gli economisti e ai giornalisti economici e a loro stessi, Napolitano e Letta. Meccanismi – ripeto – tecnici, che riguardano la moneta, il credito, la loro creazione, i difetti strutturali del Sistema Europeo delle Banche Centrali, gli sbilanci commerciali internazionali, la insostenibilità e non rimborsabilità dei debiti aggregati del mondo, la prospettiva di global meltdown, la deindustrializzazione e la fuga di capitali, aziende e lavoro qualificato da paesi come l’Italia.

Al posto dei meccanismi reali, tecnici, oggettivi, per distrarre la gente dalla comprensione della realtà, e per fornirle una spiegazione dei fatti in termini politicamente gestibili, i due hanno lanciato la solita profumata nube di concetti emotivi-soggettivi, di catch-words e parole ad effetto, per portare le menti del pubblico dal piano raazionale-empirico a quello irrazionale-emotivo: l’incontro, la solidarietà, i valori, i diritti, l’Europa, l’integrazione, il salmo ottavo, la centralità del cittadino, gli italiani ce la faranno – Letta non ne ha dubbi – perché hanno il culto del tempo, della terra, della bellezza, e i muretti a secco dei contadini sardi, costruiti anche per la bellezza (mentre la realtà è che da decenni gli italiani hanno devastato e deturpato sia esteticamente che geologicamente il territorio, mentre lasciano crollare i monumenti – vedi Pompei). L’Europa – infine –  deve aprirsi all’immigrazione giacché nacque essa stessa extracomunitaria perché il personaggio mitologico Europa, da cui il nostro continente prende il nome, era una principessa fenicia,

Ma siamo pazzi? Ma che serietà è questa? Ma quanto è intontito il pubblico? Un premier con queste tirate di fronte a 3,5 milioni di disoccupati, a un pil a – 2% e a un debito pubblico sempre crescente, andrebbe semplicemente accompagnato immediatamente alla porta, così come gli egiziani hanno recentemente scacciato Morsi (anche se Morsi, a differenza di Letta, era stato democraticamente eletto dal popolo).

 L’Italia “sa che si può uscire dalla crisi” – dice Letta. Sì, ma, a parte il culto del bello, non dice come si esca, in termini operativi. Concretezza, zero. Descrizioni di come procedere, zero. Egli sa che l’uscita dalla crisi “è a portata di mano”, se si guarda avanti anziché indietro. Io so, e Letta sa, che ciò è falso, che non si esce dalla crisi, anzi che non c’è una “uscita”, perché non c’è un ‘di fuori’ della crisi, perché i fattori di crisi strutturali non sono stati nemmeno intaccati, ma permangono immutati, sia in ambito globale (buco nero del debito, squilibri delle bilance dei pagamenti, banche e credito in mano alla finanza predatrice delle maxi-bolle e mega-frodi), sia nell’Eurozona (erronea struttura dell’Eurosistema), sia nel contesto nazionale (altissimi livelli di parassitismo, spreco, inefficienza, arretratezza scientifico-tecnologico-infrastrutturale). Fattori che spingono non solo nella recessione ma verso punti di rottura sistemici. Ed è veramente un insulto ai disoccupati, ai precari e agli esodati prospettare come inizio della ripresa un lieve aumento dell’export ottenuto recuperando competitività con l’abbattimento dei salari e dei diritti dei lavoratori – quindi solo momentaneo.

 Letta ha inoltre affermato che la crisi sarebbe iniziata negli USA coi mutui subprime e sarebbe essenzialmente dovuta a un sovraindebitamento delle famiglie e delle imprese, poi pure dello Stato. Un sovraindebitamento che si poteva evitare, e che è stato eseguito perché si credeva che avrebbe giovato a tutti e fatto crescere l’economia più del debito. Tutto ciò è falso. La crisi viene da lontano, è dovuta a molti fattori strutturali, in parte già accennati, e non è, in realtà, una crisi, un incidente di percorso. Vi sono state diverse crisi precedenti, come quella della e-economy del 2000, come manifestazioni visibili a tutti di processi destabilizzanti legati a molteplici fattori: la finanziarizzazione dell’economia, la competizione degli investimenti finanziari che hanno tolto liquidità a quelli produttivi, il processo di indebitamento globale – che non era e non è evitabile, non è un’opzione, ma è dovuto al fatto stesso che tutta la moneta che noi usiamo (quella delle banche centrali e quella delle banche commerciali) è ottenuta come prestito, quindi con pari generazione di debito gravato da interesse composto; e ciò comporta che il totale del debito aumenta continuamente rispetto al totale della moneta, e che quindi bisogna continuamente creare nuova moneta e nuovo debito per pagare gli interessi sul debito esistente, e che pertanto il pil deve continuare a crescere altrimenti si ha un meltdown finanziario.

 Oggettivamente falsa è quindi pure l’altra affermazione di Letta, ossia che l’errore del passato sia stato di finanziarsi a deficit, indebitandosi. Falsa, innanzitutto perché tutto il denaro, tutta la liquidità è creata indebitandosi, da quando si è adottata nel mondo la moneta debito – dunque non è possibile non indebitarsi, se non cambiando tipo di moneta, senza debito, proprietaria – possibilità che Letta non menziona, né la menziona il Colle. Falsa anche perché non è vero che indebitarsi sia sempre sbagliato. Se un’azienda o uno stato si indebitano per dotarsi di un impianto, di un’infrastruttura, che producono un reddito superiore al costo di rimborso del debito, allora indebitarsi è bene. E’ ovvio! Si pensi al deficit spending del New Deal. Certo, se tutta la spesa pubblica viene gestita dal parassitismo incompetente della casta… Del resto, quasi tutte le imprese vengono costituite prendendo soldi a prestito da banche o soci o investitori azionari od obbligazionari. Falsa, ancora, perché, salvo mettersi a stampare denaro in proprio attraverso una zecca pubblica, come può lo Stato italiano finanziare investimenti se non a credito, trovandosi in una situazione in cui il Paese ha perso e sta perdendo la sua liquidità a causa della fuga dei capitali e dell’impoverimento dei redditi? L’alternativa, e probabile scopo di Letta, è far cassa col vendere o svendere al capitale straniero ciò che rimane dopo la stagione delle privatizzazioni di Prodi, l’altro discepolo del mai troppo lodato Beniamino Andreatta.

Spiegazioni economiche, quelle scodellate dal premier, tutte fasulle, quindi, come fasulla è persino la sua identità regionale: Letta si spaccia per toscano, ma è notoriamente siciliano, o sardo-siculo. Del resto, che cosa potrebbe fare, per reggere il suo posto di premier, se non raccontare continuamente un mito, una favoLetta, per mimetizzare la realtà?

 Letta ha detto che la crisi, nata negli USA dai prestiti troppo facili, ed estesasi poi all’Europa, sarebbe stata rapidamente guarita negli USA, a differenza che in Europa, perché gli USA, a differenza dell’Europa, hanno un’unica autorità federale centrale prende le decisioni unitariamente e rapidamente; e una banca centrale, che assicura il finanziamento del debito pubblico impedendo il default e tenendo bassi i tassi di interessi. Orbene, innanzitutto è falso che la crisi negli USA sia stata guarita: c’è stata una modesta ripresa dell’economia reale e una forte ripresa degli indici di borsa, drogate da un’enorme spesa a deficit e da un’enorme iniezione di denaro da parte della banca centrale, entrambe a beneficio essenzialmente della finanza, quindi a costruzione di nuove bolle, e non dell’economia reale. Permane intanto e cresce il gigantesco scompenso del debito estero USA. Inoltre, Letta ha callidamente sottaciuto che, prima dell’adozione dell’Eurosistema, molti economisti avevano ammonito che questo avrebbe causato disastri ai paesi periferici, proprio perché, a differenza del sistema USA, mancava di elementi essenziali: a)una vera banca centrale che assicurasse sempre l’acquisto dei titoli del debito pubblico, così di prevenire assolutamente il default e contenere i rendimenti; b)l’unità del debito pubblico tra gli Stati, che prevenisse attacchi speculativi separati ai vari Stati; c)un bilancio e un fisco federali che redistribuissero gli avanzi commerciali tra i vari Stati, impedendo che i meno competitivi sprofondino nell’indebitamento, nella deindustrializzazione, nella fuga dei cervelli.

 Un premier economista culturalmente onesto, fedele al motto del linguaggio della verità, e leale al paese che governa, avrebbe innanzitutto parlato di questo e spiegato come mai, se si sapeva che, dati quei difetti dell’Eurosistema, sarebbe successo quello che poi è successo, non si sono corretti e non si correggono nemmeno ora quei difetti. Avrebbe spiegato gli interessi che sono stati e restano dietro a queste scelte, a questa trappola. Avrebbe detto: “Prometto che se quei difetti non saranno corretti entro 6 mesi, farò questo e questo contro gli interessi che si oppongono.” Del resto, quando ha ricordato come Kohl, al tempo della riunificazione, a tutela della dignità di tutti i tedeschi, impose il cambio 1 a 1 tra il Marco della RFT e quello della RDT, contro i pareri tecnici che indicavano un cambio al massimo di 1 a 2, Letta si è dimenticato di dire che quel cambio politico, il costo della dignità di tutti i tedeschi, fu scaricato soprattutto sugli italiani, come gli ricorda La Stampa di oggi.

Altrettanto Letta si è dimenticato di dire che, nella presente crisi dei debiti pubblici, la BCE ha prestato soldi a tassi irrisori ai banchieri-speculatori franco-tedeschi per comperare titoli del debito greco ad alto rendimento (prezzo effettivo molto inferiore al nominale) e alto rischio, per poi ricomprarli dai medesimi banchieri sul mercato secondario al prezzo nominale! E che il governo italiano ha contratto debiti per 50 miliardi circa finanziare quel riacquisto a beneficio dei medesimi banchieri! Analogamente, Letta ha dimenticato di dire che i predetti difetti strutturali dell’Eurosistema hanno prodotto e ancora producono un ampliamento della divaricazione tra economie forti (tedesca) e deboli (italiana), in un loop che si alimenta da sé, e una maggiore contrapposizione di interessi, e che capitalisti ed elettori tedeschi sono quindi sempre più diffidenti verso l’Italia e gli altri paesi periferici, e che sia la Merkel che il suo antagonista socialdemocratico dichiarano, nelle loro campagne elettorali, di voler difendere gli interessi tedeschi imponendo la continuazione del “rigore” ai paesi eurodeboli.

Si è dimenticato di dire, il “nostro” premier, che, in questa situazione, è utopistico prospettare più Europa, più integrazione, più unione. Si prospetta invece più prevaricazione, più approfittamento, più impoverimento. Ha un bel dire che siano finiti austerità e compiti a casa: la Germania non è d’accordo, vuole imporre ulteriore rigore a noi e anche imporre alla BCE di alzare i tassi di interesse per sterilizzare una tendenza inflativa che, dovuta alla sovrabbondanza di denaro in Germania, minaccia i redditi e i risparmi dei tedeschi (la BCE comanda a Roma ma è condizionata dalla Bundesbank); perciò sta intimando alla BCE di alzare i tassi e stringere il rubinetto – cosa che già oggi affonda la nostra borsa e soprattutto le nostre banche, e in generale dimostra ad abundantiam il conflitto di interessi, le opposte esigenze, di Germania e Italia; e dimostra come le Germania impone le sue esigenze in danno dell’Italia e di altri paesi inferiori, con un senso del rispetto e della solidarietà degno del suo grande passato. E dato che anche la Fed pare voglia stringere i rubinetti, si profila un crollo del settore finanziario in quanto viene meno la domanda. Inoltre, il deficit italiano per quest’anno vola verso il 3%, forse oltre – quindi è ben possibile che la procedura pi infrazione si riapra, se non si stringono i cordoni. Il “basta austerità” è quindi una sparata velleitaria, propagandistica. O forse Letta si riferisce al fatto che ormai si parla di una sforbiciatura (haircut) anche al debito pubblico italiano, di una sua ristrutturazione. Questa sì, che darebbe un poco di possibilità di spesa pubblica aggiuntiva – ma possiamo ben immaginare dove finirebbe, quella spesa, tra le tante bocche politiche da sfamare per tenere unita la ampia maggioranza di governo, fatta di partiti che si reggono, oggi più che mai, sull’intercettazione clientelare della spesa pubblica, e che a questa sacrificano ogni altro obiettivo. E su questo sistema di parassitismo Letta non ha fatto alcun intervento, pur avendo promesso mari e monti, ed essendo stato messo su per quello (anche). E in effetti che può fare, dato che dipende da partiti e da una burocrazia che vivono proprio di quello?

 Per finire, Letta, invocando il ritorno dell’”alta politica”, ha imputato gravi colpe nella crisi alla finanza sregolata che ordisce bolle e panic selling e rating strumentali… giustissimo, ma è proprio quella finanza che oggi tira i fili dei governi, delle istituzioni, che rovescia i governi eletti e manda i governi commissariali… che cosa potrà fare Letta contro di essa, per imbrigliarne gli appetiti e la rapacità? La sua promessa di imporle regole non è utopistica, è ridicola, o – peggio – una presa per i fondelli. altrimenti, perché non ha reintrodotto, tanto per cominciare, il Glass-Stegall Act, ovvero il suo equivalente italiano, abolito nel 1999 proprio per consentire le maxitruffe bancarie? Perché non ne parla nemmeno? Letta sa bene che può sparare a salve contro i padroni della finanza globale, ma se solo accennasse a qualcosa contrario ai loro interessi, lo farebbero cadere in men che non si dica.

 Tirando le somme, la narrazione-spiegazione economica propinata da Letta si rivela una ben congegnata, ma facilmente smontabile, dissimulazione della realtà a scopo di ottenimento del consenso popolare, che in effetti egli ha ottenuto dal popolo presente, appunto perché è riuscito a manipolarlo, a fargli bere la favoLetta, approfittando della sua impreparazione e disinformazione.

 Per essere culturalmente e politicamente onesto, per essere leale al suo paese, un premier italiano, oggi, dovrebbe denunciare al popolo gli errori e le colpe nell’architettura monetaria e finanziaria europea, e chiedere il sostegno del popolo per esigere dai partners-avversari europei la loro correzione o, in mancanza, per togliere l’Italia da una condizione ingiusta e dannosa, con i passi e gli strumenti che ho indicato e sviluppato negli ultimi miei saggi: I signori della catastrofe, Traditori al governo e Cimit€uro.

 Marco Della Luna, 19.08.13

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7 risposte a RIMINI: LA FAVO-LETTA CONQUISTA IL POPOLO DI CL

  1. Vi sono quattro grandi ragioni per cui l’Italia dovrebbe privatizzare tutto e subito – cioè avviare immediatamente un processo credibile di cessione dei propri asset, articolato su un cronoprogramma noto in anticipo e di estensione grossomodo pari alla restante parte della legislatura. Primo: privatizzare è un modo di completare la liberalizzazione dei mercati, perché – in presenza di un quadro regolatorio pro-competitivo – rende contendibili sia le quote di mercato, sia i diritti di proprietà sugli asset. Secondo: privatizzare contribuisce a delineare meglio il confine tra il pubblico e il privato, rimuovendo i conflitti di interesse e costringendo i fenomeni corruttivi più o meno spinti alla patologia dell’illegalità, piuttosto che alla fisiologia della gestione pubblica. Terzo: le privatizzazioni sono anche un modo per fare piazza pulita di sussidi ed extraprofitti che comportano dei trasferimenti da alcune categorie di consumatori (o contribuenti) ad altre. Anche a causa dell’opacità che le contraddistingue, noi tendiamo ad accettare da imprese pubbliche livelli di inefficienza e spreco che non tolleriamo da imprese private. Quarto: le privatizzazioni servono a dare un forte segnale di attenzione al debito pubblico che, nel mezzo di una cosa nota come “crisi del debito sovrano”, non è proprio l’ultima delle priorità. Naturalmente quest’ultimo punto non va inteso come alternativa, ma come necessario complemento, a una seria revisione della spesa: non solo vogliamo abbattere il debito, vogliamo anche impedire di trovarci tra qualche hanno nella stessa situazione, ripetendo gli errori degli anni Novanta.

  2. Enrico scrive:

    Sig Monti : Definire signore una persona che si ritiene responsabile non secondario delle sorti del nostro paese e’ falso ed ipocrita Il termine signore viene dato a una persona perbene che nella sua posizione provvede al bene comune.Impariamo ad utilizzare termini corretti . Io avrei utilizzato Merdaccia ma non per offendere ma solo per esprimere un sentimento verso un soggetto del genere.

  3. Enrico scrive:

    La “signora” Berlinguer non ha avuto mai necessità’ di pensare ci hanno pensato i capi della banda a provvedere per Lei … Alla faccia della questione morale . Ad ogni modo quando sarete pronti a organizzare le piazze con ghigliottine e cappi fatemelo sapere.

  4. ahfesa scrive:

    Testé illuminato dal faro del telegiornale della sig.ra Berlinguer, non posso esimermi da due doverose precisazioni:
    a) La sig. ra Kyenge ha dichiarato a Riace che la terra é di tutti, sottintendendo ovviamente la libertà di domicilio per chiunque senza formalità alcuna. Giusto, ben detto, i vicini di Rosarno sono fulgido esempio di cotale principio applicato appunto all`agricoltura intensiva. Ora se la signora fosse un ministro di culto non avrei obiezioni al suo dire, salvo che l`applicazione concreta sarebbe di difficile realizzazione per ragioni di scarsità di risorse. Ma – almeno per adesso – la signora é solo un ministro della Repubblica Italiana e temo che l`aspetto pratico delle di lei prese di posizione (come ministro ovviamente) debbano fare premio su quello ecumenico. E si suppone anche che cotali affermazioni debbano esser fatte a giusto vantaggio di TUTTO il popolo italiano. Ora mi par evidente che ciò non sembra essere, per cui concordo con l`avvocato che la sig.ra ministra rappresenti un cospicuo anticorpo a favore di chi su cotali affermazioni avrebbe dirimenti disaccordi. Ahimé procedendo di questo passo non basteranno più i licenziamenti in tronco, i dimissionamenti, le retrocessioni in serie Z ed i rinvii a giudizio per oltraggio e diffamazione per placare gli animi dei dissenzienti.
    b) Ho visto l`ennesimo accorato servizio sulla solita impresa, che pur con conti in ordine, sbaracca dal nostro paese. Solo stavolta lo fa alla luce del sole senza traslochi notturni all`insaputa dei dipendenti. Ahimé neppure i cessi vogliono più fabbricare in Italia. E naturalmente la colpa é di oscuri, anonimi e lontani “padroni” esteri che per il loro profitto finanziario cambiano aria. Giusto sono dei cattivoni. Ma come mai sono così anonimi ed irraggiungibili con tutte le leggi sulla trasparenza che il sig. Monti l`Ocse ed il G20 hanno messo in piedi. O forse valgono solo per noi comuni contribuenti oramai legati alla cassa con la catena e l`anello al naso, ed per quei tali no anche se hanno sede nel civilissimo Delaware governato dal duro punitore di evasori internazionali Obama? E poi non serve esser ministro per capire che proprio tutti stupudi i sudditi non sono. Persino noialtri. Come si fa a lavorare ed a metter denaro buono quando si deve retrocedere allo stato il 70% degli incassi (per imposte, contribuzione sociale e tributi indiretti) e ciò anche se poi a fine anno i clienti non ci hanno pagato e magari pure contabilmente si é perso. Niente di strano che chi può scappi e magari proprio in quei posti tanto vituperati dai nostri capi. Ma sono i soli che ci rimettono. Come mai la sig. Berlingur non ci pensa?

  5. lelamedispadaccinonero.blogspot.it scrive:

    articolo a dir poco INATTACCABILE

    un\’analisi perfetta…

    una piccola precisazione però devo farla, a tali meeting la platea è composta da un buon 90% di gente che vive grazie alla politica il restante 10% (magari di parere contrario rispetto ai vari interlocutori) preferisce tacere in quanto sarebbe come combattere i mulini a vento.
    Concludo dicendo che non mi scandalizzo vedendo quei cerebrolesi che applaudono alla carica di turno, è semplicemente normale che essi lo facciano per ovvi motivi di opportunismo…

    lelamedispadaccinonero.blogspot.it

  6. lelamedispadaccinonero.blogspot.it scrive:

    articolo a dir poco INATTACCABILE

    un’analisi perfetta…

    una piccola precisazione però devo farla, a tali meeting la platea è composta da un buon 90% di gente che vive grazie alla politica il restante 10% (magari di parere contrario rispetto ai vari interlocutori) preferisce tacere in quanto sarebbe come combattere i mulini a vento.
    Concludo dicendo che non mi scandalizzo vedendo quei cerebrolesi che applaudono alla carica di turno, è semplicemente normale che essi lo facciano per ovvi motivi di opportunismo…

    lelamedispadaccinonero.blogspot.it

  7. ahfesa scrive:

    Caro avvocato, vedo che anche lei affoga la comune e sempre più arrabbiata impotenza davanti al disastro incombente nel puntiglioso (ed un pochino prolisso, mi perdoni) confronto tra l`evidente ed il “diversamente” evidente gabellato dai nostri capi di tutti i colori.
    Consenta anche una premessa altrettanto granitica: il popolo di CL da SEMPRE applaude tutti gli oratori, salvo espresso ordine contrario. E persino dai tempi in cui il simposio era meno famoso e si teneva a Pesaro. Ed applaude sia nel caso neppur comprenda lontanamente il forbito dire dell`oratore (come certi discorsi del Grande Prof. Buttiglione quando era in auge o del compianto Don Giussani) e sia persino quando punto gli garba. Difatti é cosa astuta e produttiva sempre compiacere il potente pro tempore, poichè se ben adulato (e magari non obbedito nella sostanza) potrebbe mitigare le sue pretese. Adesso il nuovo signore terreno ultimo ed assoluto é diventato straniero, invece della nomenklatura DS-PSI-PCI prima e berluscones poi (eh sì perché anche Lui con l`amico Bettino a Rimini di applausi ne ha presi tanti). Ma ciò poco importa perchè anche il papa é straniero da molto tempo.
    Nel merito ahimé non serve affannarsi ed ingolfarsi in complicate esegesi. Basta fare il discorso della mia domestica (seconda media ed assunta a libro contro la sua volontà)- Non scherzo. Difatti la signora che con un marito cassintegrato e due figlioli a scuola (oltre la terza media) deve arrivare a fine mese, mi rappresenta un dire lapalissiano. Ma come, prima c`erano i berluscones cattivi e prima di loro il CAF che ha spennato lo stato ed i beni degli onesti peggio del vigile di quartiere con gli ambulanti in regola e senza protezione. Poi é Napolitano é diventato presidente all`americana (o sudamericana) ed impipandosene della costituzione su ordine dei nuovi padroni ha messo Monti che da bravissimo esattore ci ha portato via quel poco che restava ed ha messo sul lastrico i senza potere, togliendo loro anche la possibilità di lavorare per produrre altro reddito. Tanto che si devono inventare tasse inevadibili ovviamente, che si pagano anche se non si guadagna nulla come quelle sulla casa. Ed a fronte di questa spremitura che si é avuto? Peggio che niente. Difatti nonostante pagamenti e sacrifici dei soliti, il debito aumenta, il lavoro diminuisce, le imprese serie chiudono o scappano e le pretese di tassatori e banchieri diventano sempre più esose. Come quel tale che accusato da altri interessati di essersi dato alla bella vita é stato messo sotto tutela per pagare i creditori e dopo essere stato curato dal prof. Monti & Successori si trova senza patrimonio, senza lavoro, ma con più debiti di prima nonostante i grandi pagamenti effettuati.

    Ecco l`evidenza della rovina. altro da dire non c`é. Ci sarebbe invece da fare ed andar per strada tutti (tanto tra poco saremo senza stabile occupazione) e cacciare a legnate chi ci sgoverna a questa maniera, senza tanti riguardi per nessuno. E men che meno per certe oraganizzazioni internazionali fasulle e bugiarde.

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