LA CONSULTA DEI NOMINATI
La Corte Costituzionale dovrà presto giudicare sulla costituzionalità o incostituzionalità dell’Italicum, la controversa riforma elettorale di Renzi, che, assieme alla riforma costituzionale in corso, abolendo la separazione dei poteri, concentra nelle mani del capo del governo molti poteri dello Stato, anche quelli di garanzia e di sorveglianza sul governo, in aggiunta al dominio sul suo partito e alla facoltà di scegliersi i parlamentari formando le liste. Praticamente, siamo all’autocrazia dichiarata.
In questi giorni Renzi sta mercanteggiando tra i parlamentari per far eleggere tre (o almeno due su tre) giudici costituzionali scelti da lui tra esperti che già si sono dichiarati favorevoli all’Italicum, in modo di assicurarsi che la Corte Costituzionale dichiarerà che l’Italicum è costituzionale. E’ come se uno dei contendenti di un processo si scegliesse come giudici del medesimo processo coloro che promettono di dare ragione a lui. Ma l’ambiente parlamentare è notoriamente un foro di mercanteggiamenti, di scambi, di spartizioni, di lottizzazioni, di consociativismo, e non certo di rappresentanza degli interessi nazionali.
A questo punto, se Renzi riuscirà a fare eleggere giudici-amici, il futuro e probabile giudizio di costituzionalità in favore della sua legge elettorale sarà un giudizio contrario ai principi fondamentali di diritto e di decenza. Con una Corte Costituzionale composta di giudici nominati dal premier grazie al voto di una maggioranza parlamentare illegittima (perché dovuta a un premio di maggioranza già giudicato incostituzionale dalla stessa Corte) di un parlamento di nominati, il giudizio di costituzionalità sull’Italicum sarà non soltanto una memorabile presa per il sedere, ma sarà lo sputtanamento finale delle istituzioni, del quale in effetti si sente fortemente il bisogno, per poter finalmente ricominciare a ragionare da zero, da una bella tabula rasa.
01.12.15 Marco Della Luna