LE TRE TESTE DELL’IDRA
LE TRE TESTE DELL’IDRA
L’idra della partitocrazia, proprio come quella della leggenda, ha davvero più teste: quando gliene tagli una, in questo caso Renzi (terzo premier scelto di fila da Napolitano per gli elettori), va avanti la seconda, Mattarella, dando tempo di ricrescere alla prima, e difendendo dal voto popolare la terza testa della partitocrazia, ossia l’illegittima maggioranza della camera, frutto di legge incostituzionale.
Per vincere l’idra, bisogna tagliarle via tutte insieme, proprio come fece Eracle con l’idra di Lerna (che aveva ben nove teste), nella sua seconda fatica. Cioè bisogna (anche se non basta) che la futura maggioranza, se alternativa, induca Mattarella ad abdicare. Con la moral suasion, naturalmente. Per ragioni di merito, ma anche di legittimità, cui sotto accennerò.
Anche Napolitano era una testa dell’idra. Approssimandosi la fine della sua presidenza, mise a Palazzo Chigi una nuova testa, cioè Renzi, che poi a sua volta ha scelto e fatto votare Mattarella. Così L’idra ha sempre almeno due teste attive.
Le teste dell’idra ora stanno lavorando per neutralizzare la volontà popolare espressa col chiaro voto referendario, per ritardare il ritorno alle urne e portare avanti un governo politico replica del precedente, con Boschi (“se vince il no, mi ritiro”), Lotti e tutti i più screditati, per trascinare il Paese verso nuove situazioni e verso la maturazione dei vitalizi dei parlamentari, cioè settembre.
E le due camere hanno votato la fiducia a un governo che si presenta come intenzionato a durare finché avrà la loro fiducia vitaliziesca ed esercitando pieni poteri politici, comne se godesse della fiducia popolare, mentre si è visto il contrario.
Il voto popolare ha costretto Renzi a defilarsi, ma Renzi aveva messo sul Quirinale Mattarella a portare avanti il suo programma e riciclare lui stesso in caso di caduta. Ora infatti Mattarella gli sta dando il tempo di farsi conferire un nuovo mandato con le primarie del suo partito per potersi ripresentare a capo del centro sinistra nelle prossime elezioni politiche, come candidato premier, benché Renzi stedsso abbia, come la Boschi, promesso di ritirarsi dalla vita politica in caso di sconfitta referendaria. Ma è un mentitore professionale.
La cosa più grave è che Mattarella fa tutto ciò senza essere realmente egli stesso legittimato come presidente della Repubblica, perché è stato eletto da una maggioranza parlamentare non corrispondente a una maggioranza elettorale, e frutto di una legge incostituzionale, e ora per giunta sfiduciata direttamente dal popolo. E Mattarella ha mandato tale governo a farsi legittimare da quella medesima maggioranza incostituzionale di un parlamento di nominati dalle segreterie partitiche, e che quindi rappresenta queste stesse, più che gli elettori.
Ecco perchè, se si vuole ridare legittimità e legittimazione allo Stato, bisogna non solo rinnovare le camere con elezioni generali, ma anche sostituire Mattarella con un presidente della Repubblica eletto in modo pienamente legittimante da un parlamento pienamente legittimo – che potrebbe essere, in linea di principio, lo stesso Sergio Mattarella, se da qui ad allora non avrà trasgredito troppo la Costituzione.
Ma da dove vengono la vitalità inesauribile dell’idra e il suo attaccamento al potere? La risposta è nella sua agenda, l’agenda dei governi della partitocrazia degli ultimi infausti decenni: procurare il trasferimento ai capitali forti stranieri delle industrie e delle banche strategiche italiane, spartendosi quanto possibile del resto e liquidando ogni spazio di indipendenza nazionale.
14.12.16 Marco Della Luna