REALISMO E IMMIGRAZIONE

 

 L’immigrazione di massa è un trapianto di società, non semplicemente di singoli immigranti. Quando riceviamo un’immigrazione di massa da questo o quel paese, riceviamo non solo singole persone portatrici di caratteri e problemi individuali, bensì interi pezzi della società di quel paese – gruppi di persone che portano con sé, da i paesi di origine, i sistemi sociali, relazionali, morali, politici propri delle società di provenienza. Sistemi che tendono a modificarsi nell’interazione col nostro contesto sociale. Le modificazioni possono andare in vari sensi: verso la chiusura e la radicalizzazione etnico-religiosa, verso l’assimilazione alla nostra società, verso forme di ibridazione.

Per valutare realisticamente, sia in via preventiva-previsionale che in via consuntiva, gli effetti dell’immigrazione di massa che stiamo ricevendo, dobbiamo conoscere non solo l’impatto dei singoli immigrati, ma anche e soprattutto l’impatto dei loro gruppi associativi, delle loro comunità: verificare che tipo di culture, di pratiche e di sistemi sociali portano con sé le varie etnie che immigrano, e che effetti questi hanno sulla nostra società e sulla nostra economia. Dobbiamo verificare, quindi:

-se sono o non sono lesivi della sensibilità etica che costituisce il presupposto della coesione, dell’affidamento, della solidarietà sociale nostri (ad es., sottomissione della donna, mutilazioni genitali, mangiare cani e gatti);

-se sono intolleranti e aggressivi verso nostri diritti, principi, valori, credenze religiose;

-se impongano, con la forza o la minaccia o la corruzione, la tolleranza da parte della nostra società e delle sue istituzioni verso prassi legalmente illecite (ad esempio, corruzione o intimidazione delle Autorità affinché tollerino prassi di lavoro nero schiavistico,  sfruttamento di prostituzione, spaccio di droga); e se nel far questo siano appoggiati dal potere economico e politico della loro patria (come può essere il caso della Cina o di paesi da cui dipendiamo per il petrolio);

-se migliorano o peggiorano la sicurezza e l’ordine pubblico, il rapporto dei cittadini col territorio;

-se migliorano o peggiorano il senso civico, il rispetto complessivo delle regole, la fiducia in tale rispetto;

-se migliorano o peggiorano il funzionamento dei servizi pubblici, come la scuola, la sanità, i trasporti;

-se migliorano o peggiorano l’igiene pubblica (cioè se apportano malattie infettive nocive per la popolazione);

-quali costi e quali benefici danno, e a chi, e se il saldo è attivo o negativo; cioè:

-se gli immigrati vanno a soddisfare una domanda di lavoro che la popolazione autoctona non può soddisfare;

-se il lavoro che essi forniscono va a beneficio solo dei datori di lavoro, in quanto mano d’opera a basso costo, oppure si traduce in vantaggi per tutta la popolazione;

-se il lavoro a basso costo che essi offrono, in nero o regolarmente, comporta il licenziamento, la non assunzione,  l’abbassamento dei salari e la riduzione degli altri diritti dei lavoratori nazionali;

-se essi offrono, e in che misura, mano d’opera anche alla criminalità organizzata;

-in che misura versano i contributi, e in che misura lavorano in nero;

-in che misura lasciano i loro redditi in Italia, e in che misura li spediscono all’estero, diminuendo la ricchezza nazionale;

-in che misura, considerando anche i ricongiungimenti e i figli che generano, essi  gravano sulla finanza pubblica in termini di assistenza, pensioni, sanità, scuola, casa (molti enti pubblici pagano coi soldi dei cittadini l’affitto e le spese condominali di numerosi immigrati).

Dobbiamo essere consapevoli che quando importiamo centinaia di migliaia di marocchini o di albanesi o di nigeriani o di cinesi o di rom e sinti, importiamo interi  pezzi delle loro società, non semplicemente singole persone, e ce li mettiamo o lasciamo mettere nella nostra società. E’ un trapianto di società e culture, non (solo) di individui. Dobbiamo chiederci, ad esempio: com’è la società nigeriana? che pratiche, che valori, che problemi sanitari ha?  ne vogliamo un pezzo di 300.000 persone?

Quando si dibatte sull’immigrazione, si ignora questo quesito fondamentale, come pure un altro, ancor più generale: siamo una società salda, integrata, con un alto rispetto delle regole, che quindi potrà reggere l’immissione di grossi gruppi di altre culture, da integrare? I gruppi analoghi che sono già immigrati da tempo, che impatto hanno avuto sul nostro sistema?

Si dovrebbe cioè fare un lavoro scientifico di prospezione e ingegneria dell’immigrazione, che allo stato manca.

Ad esempio, Torino e Milano hanno avuto una immigrazione di massa dal Meridione negli anni 50-70, che ha trapiantato al Nord una società diversa da quella autoctona. Orbene, questo trapianto, che effetti ha avuto sulla società autoctona? Ha migliorato o ha peggiorato la qualità della vita, l’ordine pubblico, la sicurezza, la vivibilità del territorio, il rispetto delle regole, la moralità della pubblica amministrazione e della classe politica?  Ha impiantato nel Nord sistemi di potere tipici del Sud e indesiderabili? Gli effetti di tale immigrazione dal Meridione potevano essere preveduti e, in quanto indesiderabili, prevenuti, se si fossero presi in considerazione gli effetti che essa aveva avuto, ad. es., sulla società americana negli anni ’20 e ’30?

Queste verifiche vanno fatte in modo oggettivo e quantitativo, scevro da giudizi morali, ossia misurando e quantificando dati controllabili, senza nulla concedere ai pregiudizi in un senso o nell’altro, o ai preconcetti identitari.

Vanno altresì fatte distinguendo tra i vari gruppi etnici immigrati: albanese, rumeno, indiano, egiziano, marocchino, nigeriano, cinese,  etc. Se si accerta che un certo gruppo etnico immigrato ha il 90% della popolazione attiva impiegato in agricoltura e un basso tasso di criminalità, quello è un gruppo utile. Se si accerta che un altro gruppo etnico ha il 90% delle donne dedito alla prostituzione e il 90% degli uomini dedito ad attività illecite o ignote, quello è un gruppo nocivo per la società, e va trattato di conseguenza: blocco degli accessi e dei rinnovi dei permessi, espulsione efficace dei clandestini.

Lo Stato ha come ragion d’essere la rappresentanza e la tutela degli interessi e dei diritti della sua popolazione, sia pure collaborando, nei limiti delle sue risorse disponibili, alla gestione dei problemi globali, ed astenendosi dal violare i diritti universali dell’uomo se non in caso di emergenza. Lo Stato è dunque tenuto, nei confronti della sua popolazione, a fare le predette valutazioni, e regolarsi di conseguenza. Le valutazioni e i provvedimenti devono considerare innanzitutto le caratteristiche dei gruppi sociali nel loro insieme, e in seconda battuta i singoli individui. Ossia devono innanzitutto individuare statisticamente i fattori problematici delle varie categorie di immigrati, e adottare misure di ordine generale, cioè leggi; e, al secondo livello, si devono distinguere i casi specifici. Ad esempio, all’interno di un gruppo etnico complessivamente sano e non disturbante, si individua l’autore di un reato e, singolarmente e senza generalizzare, lo si processa, condanna ed espelle, con provvedimenti non generali, ma singolari (sentente, decreti, ordinanze). Oppure, all’interno di un gruppo etnico complessivamente nocivo, ci si apre a casi singoli di persone di accertabile innocuità e meritevolezza.

Ancora prima che sui gruppi già immigrati, è indispensabile fare accertamenti preventivi sulle società  da cui proviene o ci si attende un flusso migratorio verso il nostro paese: occorre accertare preventivamente quali caratteristiche abbia quella società e quella cultura in tutti i campi rilevanti: pratiche circa la violenza, le armi, livello di tolleranza; livello di igiene; concezione del lavoro; propensione al furto, alla rapina, allo sfruttamento del lavoro altrui; etc. Ciò per valutarne la prevedibile problematicità e istituire i filtri del caso, più o meno stretti. Pensiamo al caso di quelle società che sono caratterizzate dalla pratica della violenza, della guerra o guerriglia, tribale o religiosa o etnica, nelle quali la generalità delle persone, e magari anche i fanciulli, sono avviati all’uso delle armi, a combattere, uccidere e saccheggiare, a rubare o prostituirsi o spacciar droga. Il trapianto di pezzi di una tale società nella nostra è ovviamente indesiderabile, quantomeno per il fatto che l’immigrazione di numerose persone la cui principale competenza è l’uso delle armi fornisce ampia manovalanza alle già troppo forti organizzazioni criminali italiane – una manovalanza, per di più, avvezza ad ammazzare e a sfidare la morte.

Informazioni su admin

Avvocato, autore, scrittore
Questa voce è stata pubblicata in GENERALI. Contrassegna il permalink.

17 risposte a REALISMO E IMMIGRAZIONE

  1. Roby scrive:

    ….mi auguro che Marco Della Luna entri in politica. Non e’ una provocazione, ma un sincerio augurio per l’Italia. Perche’ se un persona ha le capacita’ e il talento, non vedo perche’ non lo mette in gioco per il bene comune. Se crede ad un nuovo paradigma. Oppure volete al governo Grillo??? O un conduttore televisivo o meglio un calciatore??? Anzi mettiamo, in stile americano, un bodybuilder italiano al gioverno. Non vi piace l’idea?
    Cordiali saluti,
    Roby

  2. Roby scrive:

    rispondo @ Alfio200

    ….condivido le tue critiche e aggiungo che non penso di avere ragione, ma ho solo esposto il mio punto di vista, o meglio la mia analisi ed un possibile macroscenario. Quello che descrivo non e’ quello che desidero, anzi vorrei tutto il contrario, di cio’ che ho scritto. L’Italia forse, forse, solo se la classe politica va a quel paese. Sono dei vecchi inutili, paraculi, mantenuti, senza mestiere. Bravi a parlare e sparare un sacco di sciocchezze. La gente dovrebbe rifiutare la classe politica italiana attuale. Per il loro bene. Il popolo italiano e’ proprio cosi masochista??? Ma che siamo cosi stupidi???

    Cordiali saluti,
    Roby

    Cordiali saluti
    Roby

  3. Alfio200 scrive:

    @ Roby

    Ho letto il tuo commento in ritardo, per cui mi limito a qualche osservazione. Se lo leggerai e risponderai, vedrò di essere più specifico.

    Ti apprezzo come persona colta e intelligente e condivido molte delle tue oservazioni, ma certe tue conclusioni, nascono a mio avviso, da cerebralismi astratti e utopistici, privi di qualsiasi riscontro o dimostrazione concreta.

    Tu continui a scrivere che gli extracomunitari pagheranno il nostro debito pubblico al posto degli italiani che emigreranno. Emigreranno dove e per fare cosa? Certo, emigreranno gli imperenditori, ma quanti? Qualche decina, qualche centinaio, diciamo pure qualche migliaio…e gli altri? Vorresti dire che i metalmeccanici, i manovali, la moltitudine di laureati disoccupati (e assolutamente impreparati rispetto agli standard del resto del mondo sviluppato) andranno all’estero a lavorare. Cosa intendi? Che andranno in Romania o Cina per lavorare con le tariffe di quei paesi, mentre rumeni e cinesi verranno a lavorare in Italia? Certo, potresti dire che i nostri lavoratori migreranno verso paesi dove verranno pagati di più (Germania, Francia, Stati Uniti), ma dimentichi che anche quei paesi hanno una discoccupazione vicina al 10%. E ancora, perchè gli extracomunitari dovrebbero venire a lavorare da noi se in quei paesi sono pagati meglio? Quindi, tu ipotizzi una migrazione congiunta di italiani ed extracomunitari verso Germania, Francia e Stati Uniti che hanno di loro una disoccupazione del 10%??!! Come farranno questi paesi ad assorbire questa forza lavoro proveniente dall’esterno? Ha senso? No.

    Stimandoti per la cultura e l’intelligenza che dimostri, mi permetto un consiglio:
    lascia la retorica e prendi in mano il calcolatore che ti darà un solo responso, ovvero…per un paese che ha un 10%, anzi, secondo gli ultimi dati, un 11% di disoccupazione, gli extracomunitari sono solo ed escusivamente un costo aggiuntivo (per non parlare degli altri problemi che mette bene in evidenza Della Luna).

    P.S.: Di recente è trapelata, non certo sulle prime pagine dei principali giornali, questa notizia: “Il costo della società multirazziale per la Francia è pari al costo dell’Italia per il Mezzogiorno”. Pensa che noi sommeremo i costi della società multirazziale a quelli del Mezzogiorno!!

  4. Pingback: Realismo e immigrazione, di Marco della Luna - Politica in Rete Forum

  5. Giacomo scrive:

    Ottimo articolo, lo condivido completamente, inclusa la parte relativa alla migrazione dal sud al nord dell’italia. Un disastro di proporzioni bibliche.

  6. Roby scrive:

    ultimo post per @Luca

    Commento da roby
    Inserito: 15 luglio 2010, 21:25

    germania ha i conti ha posto, l’economia e’ in crescita.
    Paesi del Nord Europa, con monarchia costituzionale.
    Svizzera, stabile e’ in crecita.
    Paesi in via di sviluppo: Brasile, Asia.
    Valutare anche alcuni paesi dell’est: Polonia e Slovacchia.
    No Italia, Spagna, e paesi del sud Europa.
    Usa solo in alcune zone in forte crescita: Silicon Valley, Denver, Seattle.
    Valutare anche il Canada.

  7. Roby scrive:

    @ per Luca altri miei post in questo blog

    Commento da Roby
    Inserito: 24 luglio 2010, 18:19

    Il problema tra Nord e Sud Italia, e’ un problema “inventato” dai politici e’ sfruttato bene, bene per mantenere il potere politico, sia al Nord che al Sud. Al sud garantendo aiuti, e al Nord incentivando gli investimenti al sud, oppure sfruttando la manodopera locale, ed emigrata. Creando un ciclo inarestabile, mafia, lavoro nero, sviluppo industriale del nord, maggiore debito pubblico, pressione fiscale. Se ci pensate bene, entrambi i poli hanno gudagnato “qualcosa” e perso molto a danno, di chi? Degli elettori e contibuenti: cittadini italiani…
    Il problema, dal mio punto di vista, non si puo’ risolvere ne’ con la politica, ne’ con la divisone dell’Italia. Cioe’ non ci sono le risorse, e soprattutto le forze sociali-economiche interne per risolvere questo “problema”. In realta’ la soluzione e’ nel problema. Se ci fosse una cultura comune italiana in entrambi i poli, il problema non esisterebbe. Ma questa cultura, non esiste e non e’ mai esistita. Quindi la soluzione e’ nel problema perche’ parlare di nord e sud e’ come dire parlare di una Italia divisa e non unita. Quindi significa riconoscere ed “accettare” politicamente e culturalmente una realta’ ontologica. E’ cosi’. Punto e basta. Quindi e’ un problema costruito. L’Italia unita e’ una invenzione COSTITUZIONALE. E da questa invezione si creato il problema, che e’ poi e’ stato istituzionalizzato e confezionato bene, bene da tutti i politici di turno: fascisti, comunisti, missini, democristiani, leghisti, forza italia, e via dicendo. Se io fossi un politico parteciperei al questo gioco per raccogliere i voti inventando il partito della Nuova Italia, dove Nord e Sud esistono com stati federali autonomi, chiaramente come sempre, governata e controllata da Roma. Detto cio’ vorrei aggiungere e consigliare a tutti, come ho fatto in questo blog in altri post d, di emmigrare dall’Italia in massa. Il perche’ lo scitto e’ spiegato alcuni post provando a descivere brevi scenari socio-economici. Sono italiano e mi dispiace dire queste cose, ma le realta’ purtroppo di questo paese, e’ molto negativa. Ripeto molto negativa. Pensate al futuro dei vostri figli, l’Italia non ha futuro economico. C’e qualche speranza nel Nord Italia, vicino ai porti in quanto sono e saranno venduto ai Cinesi che per forza entrare in Europa via mare e devono passare per forza per l’Italia, quindi l’indotto di quella parte d’Italia avra’ qualche speranza. Per il resto l’italiano medio e’ ignorante: non parla e scrive l’inglese e non ha capacita’ di autoorganizzazione socio-politica come altri paesi del Nord Europa, e di investimento oltre all’immobile, pero’ e’ un grande risparmiatore. Poi questo paese subira’ l’arrivo di immigrati Africani disperati, molti usano il nostro paese, se ci riescono, come bridge (ponte) per andare in Svezia, Olanda, Germania e Uk. Dove pero’ in questi paesi le politche di immigrazione sono piu’ restrittive. La maggior parte degli italiani non ha nozioni di macroecnomia, e di finanza quindi non riescono a cogliere il problema del debito pubblico italiano (economia strutturalmente debole) e politica monetaria della BCE e della impossibilita’ dell’Italia a resistere a lungo, e quindi inevitabilmente fare una operazione di meacartolarizzazione di almeno 200 mild € per in 40 anni per uscire dal buco nero. Quindi vuol dire privatizzare TUTTO. Eliminare gran parte della pubblica amministrazione, privatizzare anche scuole e sanita’, trasporti insomma apririe il mercato al libero mercato. Questo non lo dico io, o lo deisdero e’ gia’ in atto. Da un bel po’, soltanto che i media non parlano di questo. Io sono cristiano-cattolico, ma la Chiesa placca gli animi ricordando a tutti i cattolici e credenti che riusciamo a superare la crisi pregando e cambiando etica individuale e sociale, rivolta all’aiuto dei meno sfortunati, ad accogliere gli immirati e pengando le tasse per uscire tutti insieme, scusatemi la parola, dalla merda. Bene vi ricordo che l’Italia e’ un paradiso geografico, gli italiani un popolo bellissimo, ma non ha sistema. Non c’e’ cultura di sistema, non e’ nel patrimonio GENETICO-BIOLOGICO e quindi culurale. Ora queta crisi/contrazione economica la superano solo i paesi con una cultura di sistema. Perche’ il sistema puo’ reggere alla pressione, l’individuo singolo, no. Gli Italiani sono creativi, ma mancano di disciplina e sistema come singoli e societa’. E’ nella loro vita gli unici esempi di sistemi che seguano con passione sono le squadre di calcio. Per il resto non sanno, e non hanno modelli nazionali. Fortunati sono quelli che magari hanno lavorato all’estero in qualche multinazionale dove e’ una la cultura sistema/squadra e’ prassi quotidiana. La scuola e l’universita’ sono abbandonate alla loro triste fine, escluso quelle private: Bocconi, Luiss ed altre minori. Dovete avere il corraggio per il vostro progetto di vita, per il futuro dei vostri figli e della vostra famiglia di emigrare. Pianificando con i vostri questo decisione importante, difficile, ma vitale per la vostra vita. Vi ricordo che Polizia non riceve la paga per gli starordinari da mesi informatevi, e anche alcuni corpi felle forze armate, la Gdf guardia della finanza e’ ancora indenne da questi tagli pubblici. Questi sono segnali di sofferenza strutturale importanti, che chiramente non si scrive, e non se ne parla nei media. Per quei pochi che hanno energia e risorse finanziarie consiglio di lasciare l’Italia. Quando? Il piu’ presto possibile. La vita e’ bella, va vissuta e goduta fino in fondo, pensando sempre che c’e’ una soluzione o una opzione di scelta per decidere. E se non vedete l’opzione createla: emmigrazione di massa. Buona Fortuna! W gli Italiani

  8. Roby scrive:

    Rispondo @Luca

    Commento da Roby ( a l’articolo dell’ Avv. “Inganno, Depressione e Corruzione”)

    Inserito: 21 maggio 2010, 14:15

    avv. Della Luna scrive “Quindi, se non scoppia la rivoluzione, non perdiamo nulla, tranne il truculento e inverosimile spettacolo del popolo che sfoga la sua indignazione sulle piazze, facendo in pezzi ministri, onorevoli e senatori, boiardi di Stato e tutti gli altri da cui crede di essere stata ridotta in miseria”

    La rivoluzione può accadere da parte delle fasce deboli, è molto probabile che accada nelle grossa città da parte degli immigrati, il cittadino si vergona (per un questione di “dignità”) subisce, o chi ha la possibilità e la forza psicologica e culturale emmigra.

    Quello che sta per accadere, e che gli immigrati che che vengono dai paesi poveri saranno quelli che pagheranno il debito pubblico insieme ai cittadini che hanno “scelto” di non muoversi. Quindi dal punto di vista sociale si formerà una nuova stratificazione sociale più che basata sul reddito, dal mio punto di vista, sarà basata sulla capacità di auto-istruirsi. Quindi fasce di popolazione istruite e benestanti e fasce debole povere (hanno accesso beni di prima necessità) ma povere di istruzione, per motivi culturali. Se scapo dall’Africa per venire in Italia, avrò sicuramente un qualità di vita superiore a quella del paese precedente, male che vada c’è la Caritas. Quindi nonostante la crisi resisterò il più possibile in Italia, o in altri paesi della UE. Io che vivo in Italia sarò in competizione con l’emmigrato, quindi o mi adagerò ad uno stile di vita austero e povero, legato ai fattori contingenti, oppure mi auto-istruisco però da quel momento di le mie opzioni di scelta aumentano e se non trovo realizzazione in uno stato, ed ho coraggio, emigro. La contrazione economica porterà che i poveri vanno a lavorare nei paesi come l’Italia, i ricchi italiani vanno all’estero a vendere le loro risorse professionali perchè piu’ remunerati. Quindi quello che accdrà nei prossimi 10 anni una migrazione di massa dei ricchi auto-istruiti nei paesi con economia più moderna o stabile o i in via di sviluppo, ed i poveri emmigrati lavorare nei paesi in crisi, come schiavi. Però con condizioni di vita migliori rispetto al paese di provenienza.
    Il signoraggio, purtroppo rimane, anche se forze contrarie stanno lavorando per cambiarlo ( ma ci vorranno parecchi decenni, e forse di più), e lo scensario mondiale per i prossimi 30 anni sarà una classe sociale di emigrati di lusso e cittadini poveri. I richhi saranno sempre in movimento, mentre i poveri poco istruiti saranno duri a lavorare per il sistema. Trieste realtà, ma purtroppo, penso che sarà così.

    Cordiali saluti,
    Roby

    Commento da Roby
    Inserito: 21 maggio 2010, 14:23

    dicevo auto-istruirsi perchè il sistema didattico non evolverà, e quindi bisognerà accedere alla formazione provata e allo studio personale.

    Lo stato, a causa della crisi non investirà sulla formazione istituzionale.

    Quindi il ricco si auto-istruirà il più possibile per apprendere e migliorare la capacità cognitiva per interpretare i scenari che saranno liquidi per molti anni, a causa dell’immigrazione di massa e alla nuove forse sociali e politiche che si formeranno che cambieranno le regole del gioco. Dato che questo periodo di transizione durerà per molti anni, l’unico modo per muoversi con “sapienza” e furbizia e auto-istruirsi perchè l’apparato statale didattico sta andando verso la fine della sua funzione istituzionale. E’ il suo sapere sarà utile solo agli emmigrati dei paesi poveri inseriti nel nostro sistema, per loro, evoluto e di benessere. E dove riceveranno un bel lavaggio di cervello istituzionale!

    Cordiali saluti

  9. Luca scrive:

    Ciao Roby, complimenti per il tuo commento. Si vede che è di cuore e quindi molto sentito.
    Ho tutti i libri di Della Luna, tranne “Il Codice di Maya” e “La moneta copernicana”.
    Quando scrivi che “L’improbabilità è legata al fatto che chi è attivo in un sistema, per scelta o per imposizione, deve rimanere in continua “allerta” (come fa l’avv. Dell Luna) ma questa attività cognitiva richiede un quotidiano e costante lavoro personale/individuale che gran parte della popolazione non è capace.“, dici cose sagge e che ho sperimentato nel mio piccolo.
    Infatti non si può vivere in perenne allerta, tutto questo – continuando con il tuo discorso che si sviluppa più in là della tua frase prima menzionata – comporta anche frustrazione e, alla fine, rassegnazione.

    Ma lo sai qual è il fatto? è che essendo italiano, ho a cuore la mia Nazione, mi dà fastidio che continui a stare in mano a zimbelli ( politici ) del genere ( qualunque essi siano ) dalla nascita della Repubblica fino ai giorni d’oggi ( diciamo che dopo Mani pulite la situazione si è peggiorata. Questa è la mia sensazione ).
    Mi dà fastidio come, a causa di “politici” del genere, si sia evoluta la popolazione italiana, sempre a caccia di sotterfugi, del pensare al proprio orticello e bassezze del genere.

    Emigrare? E’ da un po’ che ci stò pensando. Il tutto, se si dovesse realizzare, lo farei all’anno nuovo. Ora non posso. Ma l’idea è sempre più forte.

    Ancora complimenti per il tuo commento, veramente.
    Un saluto.

    Luca

  10. Roby scrive:

    Rispondo a @ Luca @ Alfio @Brumik

    Una piccola premessa.
    Io sono apolitico, per scelta, e non sono anarchico. Ho ricevuto un educazione cristiana-cattolica. Conosco abbastanza bene la Bibbia, l’jo studiata da giovane. Non sono massone e neanche praticante di società segrete di qualsiasi tipo. Sono ricco, libero ed indipendente. Questa è la mia forza. Amo la natura umana. Per mestiere creo e gestisco sistemi d’impresa a livello europeo. Quindi dal mio punto di vista, e torno a sottolineare il mio punto di vista non è assoluto, ma è la somma di fatti accaduti ed osservati filtrate dalle mie intuizioni personali posso affermare che l’Italia non ha nessuna speranza. Qui mi riferisco a l’Italia come sistema-paese, non come popolo italiano. Però vi ricordo che un sistema esiste perchè ci sono degli “attori del sistema” attivi. Quindi un sistema esiste solo se le persone (gli attori del sistema) giocano un ruolo attivo. Se queste persone non giocano quel ruolo il sistema non ha diritto di esistere. Ultima cosa il sistema, qualsiasi sistema deve essere misurabile.
    Se ogni individuo, avesse la capacità di discernere un pensiero oggettivo, dal suo sistema di credenze/opinioni e analizzasse/misurasse il sistema Italia, scoprirebbe che ci sono dei grossi problemi che non hanno soluzione, o meglio la soluzione c’è ma per farla breve il gioco non vale la candela, quindi è meglio lasciare a questi problemi a loro stato e “naturale” decorso.

    Il sistema è più forte dell’individuo, sempre. Se quell’individuo prova a riformarlo dall’interno, le possibilità di successo sono improbabili, ma non impossibili. L’improbabilità è legata al fatto che chi è attivo in un sistema, per scelta o per imposizione, deve rimanere in continua “allerta” (come fa l’avv. Dell Luna) ma questa attività cognitiva richiede un quotidiano e costante lavoro personale/individuale che gran parte della popolazione non è capace. La conseguenza è che l’Io delle Persona si fonde con l’Io del Ruolo/Sistema a cui si è assoggettato per “sentirsi” vivo. Nella gran parte della popolazione italiana l’io della persona è uguale l’io del ruolo, ma non per scelta volontaria ma per semplice accettazione, anzi ignorante accettazione della “realtà del sistema”. Se osservate le popolazioni nordiche scelgono di rispettare il sistema, contestano le sue regole, sono soggetti attivi per scelta, ma poi nella vita privata sono meno condizionabili rispetto al popolo italiano. Questo è un fatto! Hanno sistemi più avanzati di vita che influenzano l’io delle persona ed in ultimi analisi anche il suo patrimonio genetico. A tal punto che se il sistema è disegnato/progettato bene l’io della persona che si assoggetta al’io del ruolo/sistema può migliorare il suo patrimonio genetico. O non evolvere, vedi popolo italiano.

    Il sistema italiano è progettato male, per motivi storici/culturali e “genetici”.

    E’ inutile che vi ribellate al sistema, ma riprendetevi il vostro io personale. Liberatevi dall’io-ruolo imposto dalla “cultura italiana, imposto dal cultura del sistema veicolata attraverso i media. Scegliete altri sistemi di vita più avanzati. Perchè il sistema Italia è morto. Non perchè lo volgio o desidero, ma perchè è così. Non sprecate energia per combattere un gigante impazzito, costa troppo in termini energetici: emigrate. La scissione è un opzione, ma non sperate, non accadrà. Purtroppo, non accadrà.

    Gli immigrati saranno la salvezza dell’attuale sistema Italia, prenderanno il posto dei soggetti attivi che hanno scelto di emigrare. Per quelli che rimangono saranno domati dalle forze dell’ordine e schiacciati dal sistema.

    Il sistema Italia nel progetto globale, non vale un cazzo. Dal punto di vista economico è utile perchè la sua geografia offre dei porti per entrare nell’Europa del Nord. E non che i porti preoccupatevi saranno dati in gestione a società estere asiatiche ed arabe.

    Se avete letto il libro dell’avv. Della Luna – del quale ho la massima stima, anche se non lo conosciuto personalmente – posso affermare che ha fatto molto per analizzare e stimolare il dibattito nazionale. Ma secondo me la reazione è stata minima, non è causa sua, ma vostra ( @ Luca @ Alfio @Brumik…)

    Distinti saluti,
    Roby

  11. Luca scrive:

    Un saluto a tutti voi che avete commentato questo articolo e che visitate il seguente sito.
    Lo scambio di idee, soprattutto se pacifico, è costruttivo e incoraggiante.

    Trovo il commento di Alfio200 molto ben strutturato, complimenti! Vai a prendere argomenti importanti e, dati alla mano, sotto gli occhi di tutti. Tranne di chi si riempie la bocca e ripete allo sfinimento che “gli immigrati sono una risorsa”.
    Certo, lo sono per chi …
    – li sfrutta ( in nero soprattutto, ma anche in regola. Contateci! );
    – li usa per abbattere i diritti acquisiti:
    – li usa per abbattere i costi ( come giustamente ricordato da Alfio200 );
    – li usa, pur se non dovessero metter piede in Italia, per delocalizzare perchè a “casa loro” – come dicono i grandi Amministratori Delegati – il salario è più basso ( grazie al cazzo, stanna dall’altra parte del mondo. E poi, paese che vai, costo della vita che trovi. ).

    Sono solo “cavalli di troia”. E purtroppo, coscienti o non coscienti di tutto questo, continuano a venire ( soprattutto via aerea – altro che sbarchi! ) e a complicare le cose. Visto, poi, il loro stile di vita totalmente l’opposto del nostro. Ed è ovvio che poi sorgono i dubbi che si è fatta Betta.

  12. Alfio200 scrive:

    @ Roby

    L’Italia (e la UE) ha un tasso di disoccupazione che si aggira intorno al 10% e la tendenza nei prossimi anni è destinata ad aumentare causa delocalizzazione delle imprese e crisi economica epocale.

    Uno Stato che ha un 10% di disoccupati ed importa (supponiamo) immigrati per un numero pari al 5% della sua popolazionae ottiene (matematicamente) una sola cosa: PORTARE I DISOCCUPATI AL 15%. Ovviamente, i disoccupati fruiscono comunque dei servizi sociali (sanità, già traballante, in testa) per cui, mentre gli introiti scendono, aumentano i costi per lo Stato, e di conseguenza il debito pubblico.

    Quella dei lavori che gli italiani non voglono più fare è semplicemnte una balla. Negli anni 60-70-80 il livello di benessere era di gran lunga superiore all’attuale eppure, in assenza di extracomunitari, non mancavano certo gli italiani che lavoravano nei cantieri o raccoglievano pomodori. Tra l’altro, cominciano ad arrivare dall’India un discreto numero di informatici. Questo non viene detto perchè sarebbe un po’ difficile rifilare la bufala che gli italiani non vogliono più fare gli ingegneri informatici!

    Gli extracomunitari producono, tra le moltissime altre cose negative, soltanto un abbassamento dei costi del lavoro (anche per gli italiani) ed aumentano la spesa pubblica. Delocalizzazione delle imprese (calo dei posti di lavoro) e immigrazione (aumento della disoccupazione e della spesa pubblica) costituiscono un cocktail micidiale.

  13. Brumik scrive:

    @ Roby

    Il debito pubblico non lo paghera` mai nessuno. Se hai letto i libri di Della Luna saprai sicuramente il perche`…

    E poi, non provi profonda VERGOGNA al solo pensare che qualcun altro debba pagare i nostri debiti?

  14. Roby scrive:

    Gentile Della Luna,
    mi scusi qualcuno dovra’ pure pagare il debito pubblico, e’ chi lo fa? Con l’immigrazione questo sara’ possibile non pensa?
    Lei pensa che Milano come citta’ dei servizi avanzati abbia creato valore e ricchezza? Milano e’ ricca grazie alla speculazione immobiliare e al mercato della formazione. Non sicuramente grazie a realta’ industriali. I giovani in gamba scappano, giustamente, all’estero. Allora le domando di nuovo che paga il debito pubblico, se non i giovani immigrati?

  15. Betta scrive:

    Bravo Marco. Come al solito, hai centrato il problema.
    Ma come si fa a “liberarsi” degli autisti dell’est che quando in Italia gli sequestrano la patente, nel giro di un paio di giorni ne hanno una nuova di trinca e riprendono a guidare, tanto a casa loro non verrà mai comunicato il “reato” commesso? Oppure di quegli altri lavoratori immigrati che, vuoi per non perdere il lavoro vuoi perchè provenienti da realtà dove le leggi sono molto piu’ permissive o diverse delle nostre, si prestano a fare cose che nessun italiano farebbe?
    Integrazione, integrazione…. ma come si fa soltanto a conversare con qualcuno che per il solo fatto che sei donna ti ritiene inferiore e di facili costumi perchè indossi un paio di pantaloni e una maglietta e non un velo nero lungo fino ai piedi con 40 gradi all’ombra? Se poi a questa persona tu, donna, devi dare pure degli ordini, sono problemi….

  16. Brumik scrive:

    Lodevole articolo. Bravo Marco.

    Mi sembra pero` che manchi della domanda piu` importante, e cioe`: “considerata la relativa esiguita`del nostro territorio ed il nostro modo di vivere che consuma le risorse naturali con voracita` esponenziale, abbiamo proprio bisogno degli immigrati? Non basta gia` la nostra densita` di popolazione per rovinarci l’esistenza?”.

    Anche se riuscissimo a trovare un’etnia perfettamente compatibile con la nostra perche` mai dovremmo riceverla qui da noi che abbiamo ormai tutti i posti esauriti e la gente in piedi?

    E poi qual e` la “nostra cultura” con la quale confrontare le altre? Quella del Nord tutta ingrunita sul lavoro e ibridata da tempo immemorabile con altre aliene, o quella del Sud tutta orientata a viver da cicala? Oppure il miscuglio indistinto ed incompatibile delle due?

    — Michele

  17. Luca scrive:

    Avvocato, quello che scrive dovrebbe essere ciò che un vero politico – e quindi una vera politica di immigrazione – dovrebbe porsi ogni volta che si lasciano entrare delle persone provenienti da altre nazioni. Ma da come si vede, vanno da altra parte.

    Credo che una politica del genere non sarà mai fatta fino a quando, nel nostro Paese, ci saranno “politici all’italiana”.
    Tra un’alzata di voce per accontentare chi è restio all’immigrazione di massa e una sviolinata di belle parole per accontentare chi è solidale in toto agli stranieri, l’Italia è sempre più invasa da persone che di integrazione non ne vogliono sentire parlare.

    Ovvio che c’è gente onesta e rispettosa e che quindi ha tutto il diritto di rifarsi una vita e vivere più serenamente, ma, come tutte le cose, ce ne un’altra che non fa giustizia della parte sana.

    Sono dell’idea che se non si pone mano a tutto questo scempio è perchè gli stranieri – soprattutto quelli che provengono da società l’opposto della nostra ( India, Bangladesh, ecc.. ), dove il rispetto dell’essere umano non è così sentito, dove il lavoro è semi-schiavistico e non si sa neanche cosa possano essere i diritti di chi lavora – vengono usati come “cavalli di troia” per l’abbattimento dei diritti del lavoratore e per l’appiattimento, verso il basso, della qualità lavorativa.
    Il tutto ad incominciare dai lavori in “nero”, dove pidocchi arricchiti ( esperienza personale ) grazie ai “negri” hanno fatto affari e tirano la giornata lavorativa ( sulla spalle dei “dipendenti”) fino ( ma anche oltre ) a 12 ore al giorno con la stessa paga.
    Per poi continuare sui posti in regola, dove, pur se vi sarà un Contratto Collettivo, sono dell’idea che anche lì lo sfruttamento sarà all’ordine del giorno. Tanto, chi si lamenta? Per non parlare se gli stranieri dovessero andare in lavorare presso qualche cooprativa. Anche qui ( esperienza personale ) c’è da piangere.

    Da come si vede, è una catena:

    – Prima lo Stato;
    – Poi le ditte e cooperative;
    – Successivamente dittarelle familiari ( ma non solo ) di pidocchi che, ignoranti come somari, sfruttano gli stranieri ( negando lavoro agli italiani ) per pura cupidigia nell’ammucchiare soldi ed eludere il fisco.

    Alla fine rimane l’italiano con le mani in mano e una gran rabbia.

    A tutto questo aggiungiamo pure che, se dovesse esserci un progetto a monte, oltre al discorso dell’abbattimento dei diritti del lavoratore, c’è pure l’idea dello sfaldamento della società. Il mescolamento di razze, una diversa dall’altra e in parte litigiose, potrebbe anche dare origine ad una società divisa, apatica e facilmente raggirabile.

    Un saluto e a presto.

    Luca

Lascia un commento