LIBRO: “LE CHIAVI DEL POTERE” – KOINE’ 2003
Le Chiavi del Potere,
ovvero l’arte di legittimarsi con l’illegalità e di restare per sempre ricchi, innocenti e democratici – Pag. 256, € 14
ORDINABILE PRESSO Koiné Nuove Edizioni, Via della Grande Muraglia 95, 00144 ROMA – Tel. 06-5224280
Estratto dal Capitolo II:
Cap. II
FISCO, STATO, PATTO SOCIALE
Concetti fondamentali
Incominciamo con concetti fondamentali, che riguardano non solo l’Italia, bensì lo stato in generale. Che cos’è uno stato? All’università si studia che lo stato è costituito dall’unione di territorio, popolo e sovranità. Ciò non è affatto vero.
Come dimostra la storia del Basso Impero Romano e di tutta la Repubblica Italiana, l’essenza dello Stato, quella che resiste fino all’ultimo, quando il resto cade a pezzi, è la riscossione e la spartizione (tra i governanti) del gettito fiscale
tutto il resto, soprattutto le pretese etiche e ideologiche, ossia ogni spiegazione dello stato e della politica non centrata sul movente egoistico dell’agire umano, è strumento, camuffamento morale, fumo negli occhi per gli ingenui. La dialettica politica visibile è sovente niente più che l’arte di sviare l’attenzione della gente da ciò, soprattutto mediante l’ideologia e la morale di copertura, opportunamente mistificate e strumentalizzate (nazionalismo, solidarismo, religione, etc., così da ottenere la collaborazione e il consenso.
Lo stato origina dalla riuscita attuazione di una periodica riscossione fiscale su uno stabile insieme di soggetti da parte di un altro insieme di soggetti – e ad essa si riduce nei momenti di grave decadenza. Lo stato è lo strumento mediante cui il secondo insieme di soggetti si mantiene al potere, si auto-legittima e si arricchisce a spese del primo insieme di soggetti. Le istituzioni sono sempre quelle cose, che stanno al punto terminale del flusso tributario.
Il Sovrano lega a sè – questo è il patto sociale – i suoi vassalli – a diritto quindi definibili suoi pari, contrattualmente parlando – col renderli beneficiari del gettito fiscale a condizione che sostengano il suo potere sui sudditi; i quali, al contrario di quanto si insegna, non sono e non possono esser parte o soggetti del patto sociale, proprio perché questo si basa su un privilegio concesso a loro spese. Essi sono, sempre, l’oggetto del patto sociale – quindi non devono sapere di esserlo, altrimenti potrebbero ribellarsi, o non collaborare. Da qui l’essenzialità di imbonirli con miti, mistificazioni di legittimità e di moralità e di doverosità. Ogni regime richiede consenso e collaborazione della gente per funzionare.
I termini ‘destra’ e ‘sinistra’, in senso politico, come si dirà meglio in seguito, denotano rispettivamente le mistificazioni basate sul trascendente (dio, patria, nazione, razza, onore, re, fedeltà: destra) e sull’immanente (eguaglianza, libertà, solidarietà, socialismo – ideali legittimatori della ribellione all’oppressivo regime dei ‘padri’ e dei ‘padroni’ e ai suoi ‘falsi’ valori trascendenti: sinistra). Questi miti funzionano perché vulgus vult decipi. Ciò rende possibile la democrazia e preziosi i produttori-gestori di miti. Anche di questo si parlerà approfonditamente in seguito.
Altrimenti detto, lo stato è un quid bipolare, dove un polo è costituito dalla banda dei prenditori-beneficiari delle tasse, pattiziamente coalizzato da tale vantaggio; e l’altro polo, dal gregge dei contribuenti (e dei prestatori coatti di lavoro). Quando in una popolazione si forma tale bipolarismo, allora possiamo dire che essa si è costituita in stato.
Perciò è, o era, insufficiente, quindi sbagliata, l’analisi che portava Karl Mordechai alias Marx alla individuazione di una contrapposizione di base in termini di classe capitalista e classe operaia:
al vertice della ‘catena alimentare’, come beneficiario ultimo del frutto del lavoro altrui, non sta il capitalista o l’imprenditore, bensì il percettore-manipolatore dei tributi, dei beni, del lavoro altrui, ossia l’establishment statale, anche e tanto più se lo stato è comunista
ciò almeno fino a tempi recenti: oggigiorno, con la compiuta internazionalizzazione del capitale, che controlla gli stati da posizioni esterne e soprastanti ad essi, o addirittura li assimila, è possibile che lo scenario marxiano di escatologia intermedia (ossia, della fine del capitalismo) si avveri. Ma per ora quanto detto sopra toglie gli altri due pilastri del marxismo: la legge della concentrazione del capitale e il principio della lotta di classe.
E quanto più alto percentualmente è il prelievo fiscale (o di beni e lavoro, per regimi comunisti) e il reddito redistribuito da uno stato, rispetto al reddito prodotto dal popolo, tanto più forte, intenso e penetrante è il suo dominio sul popolo stesso, e tanto più pericoloso diviene per la classe dirigente farsi sostituire al potere.