ILLUSIONI MULTIPOLARI
Il mondo descritto da Orwell in 1984 è un mondo multipolare, composto da poche grandi potenze in permanente guerra tra di loro, concertata da un livello di “sovragestione”. Questa multipolarità e questa guerra continua servono a imporre e a mantenere in tutte quelle potenze un unico e medesimo modello sociale, cioè lo stato di controllo sociale orwelliano, attraverso la continua mobilitazione (propaganda, restrizioni etc.) richiesta dalle guerre, che non sono guerre “genuine”, bensì sono concordate tra i governanti delle varie potenze, i quali operano di intesa tra loro in guisa da mantenere stabile il controllo.
Può benissimo essere che l’attuale insieme di conflitti, col multipolarismo verso cui si dirige il mondo, e da cui molti si aspettano grandi cose, sia in realtà organizzato per servire proprio a questo scopo: realizzare un tecno-totalitarismo cinese dappertutto, giustificando la sua instaurazione con apposite guerre senza fine, più o meno combattute. Se Orwell potesse parlarci, credo che ci suggerirebbe che già ciò cui assistiamo in questi mesi, ossia gli allarmi, le minacce e i preparativi di guerra, sono orchestrati tra Washington, Mosca, Pekino e Bruxelles, e che i rispettivi leaders stanno concertando tra di loro come realizzare le guerre e il caos già descritti in 1984 come strumento per distruggere il vecchio ordine e arrivare all’ordine mondiale descritto in quel libro. Quindi… trust the plan, if you still can!.
Ma c’è anche un progetto di nuovo ordine globale alternativo a quello orwelliano sopra descritto: è quello definibile Green, già da tempo portato avanti dalle élites finanziarie, articolato in automazione, deindustrializzazione, intossicazione generale con farmaci-cibi-irrorazioni (vedi la recente impennata dei tumori giovanili e dell’extra-mortalità), eliminazione del 90% della popolazione siccome ormai superfluo, società aristocratica servita da uno stuolo di servitori in parte robotici, in parte transumani. Il lancio di un piano di riarmo occidentale da finanziarsi con l’emissione di bonds e la creazione di prestiti, una manovra mirante a puntellare il pericolante sistema bancario, soprattutto statunitense, ad ogni costo. Del resto, a questa élite basteranno poche decine di milioni di persone sia in America che in Europa.
Prevedo la fine del capitalismo, sia perché esso non riesce più a rilanciarsi e ormai sopravvive mercé continue iniezioni di nuova moneta nonché fagocitando la sua periferia, come tutti gli imperi declinanti, sia perché un potere totalitario fondato sulla tecnologia funziona zootecnicamente, perciò non necessita di capitalismo né di mercato, né di consumatori nel mercato, e ancor meno della loro consenziente e operativa adesione.
Dagli USA nel frattempo mi arrivano curiose voci che interpretano lo strano incidente di Baltimora come un tassello di questo secondo progetto di élite finanziaria. La nave, comandata da un ucraino, notoriamente difettosa nella propulsione a seguito di una precedente collisione, eppure autorizzata a navigare in quelle condizioni, stava uscendo dal porto e procedeva con rotta esatta, ma all’ultimo momento ha deviato e colpito il ponte. Le mie fonti reputano che la nave abbia abbattuto il ponte per i seguenti motivi:
1)Il ponte era vecchio e da sostituire, e la pubblica amministrazione non aveva i soldi per farlo, circa 4 miliardi; adesso la ricostruzione sarà pagata dalle società assicuratrici, le quali si rifaranno spalmando il costo sulla clientela mediante un ritocco dei premi – praticamente, la sostituzione del ponte verrà pagata con un prelievo para-tributario.
2)Gli USA soffrono di una emorragia di moneta, sia perché la loro bilancia commerciale è pesantemente passiva, sia perché molti preferiscono investire fuori dagli USA, dove gli investimenti sono più redditizi. Il porto di Baltimora è un porto prevalentemente di importazione soprattutto di automobili; ponendolo fuori uso per molti mesi si limitano le importazioni e si migliora la bilancia commerciale; le esportazioni verranno invece dirottate sui grandi porti di Virginia e New Jersey, nei quali avranno la priorità sulle merci in entrata.
Fondate o no che siano queste tesi, il dato di fatto è che gli oligarchi dell’Occidente non riescono più a puntellare il sistema saccheggiando territori di conquista: la Russia non cede l’Ucraina, alcune nazioni africane stanno sloggiando la Francia e accogliendo i russi, le risorse petro-metanifere al largo di Gaza ancora non sono state prese. Parte della spesa pubblica dei paesi EU è sostenuta dalla Francia conferendo al sistema monetario europeo gli introiti monetari che sottrae alle sue ex colonie. Ma ora questo saccheggio è sempre più contrastato.
In conseguenza di quanto sopra, per sostenere il corso del Dollaro e dell’Euro, per tenere alto il loro valore nominale e quello dei propri strumenti finanziari, per evitare una crisi di insolvenza pubblica e privata, per reggere un debito pubblico fuori controllo mediante continue creazioni monetarie moderando però l’inflazione, l’élite sacrifica l’economia reale con alte tasse e alti tassi di interesse, e taglia quei settori produttivi della manifattura e del commercio su cui non ha controllo diretto (ad es., tassa al 3% le multinazionali al 60 le piccole imprese e gli autonomi nazionali, per farli chiudere).
Non bastando nemmeno questo, non bastando cose come l’attacco predatorio alla casa mediante l’imposizione di irragionevoli e costosissimi efficientamenti energetici che costringeranno a svendere ad investitori speculativi internazionali, essa ora ricorre all’economia pianificata di guerra, costruendo il pericolo di un’invasione russa, e con tale economia può permettersi di distogliere risorse al welfare e agli investimenti destinandole alle multinazionali degli armamenti. Tutte misure idonee a depopolare, a scoraggiare il lavoro, l’occupazione, la riproduzione, perché in un mondo commercialmente globalizzato, per mantenere i livelli di occupazione e produzione, il corso delle monete occidentali dovrebbe abbassarsi al livello di quello dello yuan e della rupia.
In passato il nemico era uno stato che attaccava il nostro stato. Oggi il nemico che ci attacca non è uno stato bensì un sistema finanziario squilibrato e autocratico, che controlla i governi e che li usa, anche provocando guerre, al fine di alimentarsi e sostenersi a spese di tutto il resto. È questo il nemico che, all’interno dell’Occidente, attacca la nostra privacy, la nostra libertà, il nostro lavoro, il nostro reddito, i nostri risparmi, la nostra salute – mentre all’esterno dell’Occidente questo medesimo nemico attacca i paesi che non gli si sottomettono, usando come principale strumento la Nato. Se devo dare un volto a questo nemico, è il volto dei Rothschild, Rockefeller, Soros, Fink, Christine Lagarde, e di Ursula von den Lügen.
31.03.24 Marco Della Luna