SIGNORAGGIO, BANCHE CENTRALI, POTERE

SIGNORAGGIO, RISERVA FRAZIONARIA,

BANCHE CENTRALI DI EMISSIONE

 

Il signoraggio è la rendita che il soggetto che crea moneta realizza dal creare moneta, ed è pari al valore dei beni e dei servizi che egli ottiene in cambio della moneta che ha emesso, detratti i costi di produzione della moneta medesima.

 

La moneta metallica reca o recava l’indicazione della quantità di metallo pregiato contenuta in essa. Il valore di scambio è dato, appunto, dalla quantità di questo metallo. Per emettere moneta è quindi fondamentale il dominio delle miniere. I re si interessano di conquistare i distretti minerari auriferi e argentiferi.

Col tempo, già in epoca romana, vediamo che gli Stati incominciano a emettere monete metalliche il cui valore nominale, ossia quello indi­cato su di esse, supera il valore del metallo in esse contenuto. Ad esempio, in un primo tempo abbiamo una moneta contenente venti grammi d’oro, denominata come Dieci Soldi. Poi lo Stato, per rispar­miare oro, conia una moneta identica, con l’indicazione di valore ‘Die­ci Soldi’, ma contenente solo dieci grammi d’oro. Lo Stato usa tuttavia questa moneta per pagare i suoi debiti (la mercede di operai e soldati, per esempio) contandola e facendola accettare come Dieci Soldi, almeno finché non si svaluta. In questo modo, guadagna il 50% del valore nominale – nel senso che risparmia il 50% del costo d’oro nel pagare i propri debiti. Pagare un debito pari a venti grammi d’oro gli costa solo dieci grammi d’oro. Questa differenza tra costo di produzione del denaro e valore nominale del denaro dicesi ‘signorag­gio’. Oggi che il denaro non è più coperto da oro e ha quindi un costo di emissione trascura­bile, il ‘signore’ che lo emette – ossia, le banche centrali – realizza un signoraggio pari quasi al 100% del valore stampato sul denaro stesso, senza mettere in esso alcun valore reale. In tal modo, realizza un ricavo pari all’importo del denaro emesso, però, con un falso economico, non riporta questo ricavo in bilancio nel conto dei profitti e delle perdite, così non dichiara questo utile e non lo deve rimettere allo stato né vi paga sopra le tasse.

D’altronde, il valore, ossia il potere di acquisto del denaro (la domanda di esso) non è conferito dalla copertura aurea né da chi lo crea (stampa), ma dal mercato che domanda quel denaro. Così come il valore dei un biglietti di un concerto venduti a 20 Euro l’uno non è conferito dal tipografo che stampa su ciascuno di essi la scritta “Euro 20” ma dagli organizzatori, dal compositore, dagli strumentisti, dal direttore.

            Se io sono il sovrano di una nazione, e per legge riservo a me il diritto esclusivo di emettere moneta, tutti avranno bisogno, ossia dovranno domandare e accettare la moneta da me emessa, perché la moneta è indispensabile a un’economia di scambi. Perciò io potrò usare la moneta che emetto per pagare tutte le mie spese (forniture, stipendi, investimenti, costruzioni; acquisti di terreni e aziende, etc.), per concedere prestiti a interesse e per arricchirmi – insomma, per comperare i beni e i servizi presenti sul mercato e prodotti da altri, anche se io non produco alcun valore.

            Se il costo che sostengo per produrre questa moneta è praticamente nullo, come nel caso che io emetta cartamoneta (banconote), posso impadronirmi dell’economia nazionale senza fatica e senza rischio, comperando beni, aziende, terreni, lavoro, etc., in cambio di carta stampata. I banchieri contemporanei si trovano in questa situazione.

Altrimenti detto: il denaro è uno strumento assolutamente indispensabile all’economia di scambio, alla vita quotidiana, e ha però un costo di produzione quasi nullo, puramente tipografico; il valore gli è conferito dalla domanda di denaro stesso, che a sua volta viene dalla vivacità dell’economia, degli investimenti, della produzione, degli scambi; perciò il popolo, e per esso lo stato sovrano, dovrebbe emetterlo in proprio a costo nullo (come fa oggi con le monete metalliche, e come faceva l’Italia coi biglietti di stato di £ 500, e come fecero Lincoln, Garfield e Kennedy coi Dollari, finché non furono ammazzati) anziché prenderlo in prestito a interesse, come invece fa, producendo il debito pubblico. Ma proprio perché il denaro è un bene indispensabile, il sovrano toglie al popolo, ossia allo stato, il potere di emetterlo e lo usurpa per sé in via esclusiva, in modo di poter imporre a tutti quelli che hanno bisogno di denaro, compreso il popolo sovrano (lo stato) e le imprese (che danno al denaro il suo valore) un prezzo, appunto il signoraggio  -un prezzo per giunta enorme e ingiustificato, pari al valore nominale del denaro stesso – a proprio egoistico e antisociale vantaggio. Così si mette in condizione di poter comperare, a costo zero per sé, il lavoro, le imprese e i prodotti degli altri. Il sovrano, il titolare del potere, è colui (i banchieri privati) che si è impadronito di questo potere monopolistico, togliendolo ai veri produttori di ricchezza e sovrapponendosi a governi e parlamenti, come fa con la BCE in base al Trattato di Maastricht. La lotta per conquistare e mantenere questo potere è l’essenza strutturale e profonda, conosciuta a pochissimi, della politica e dell’economia. L’establishment si regge sul fatto che essa è ignota e invisibile a quasi tutti.

 

 

 

La riserva frazionaria è la pratica per cui a)le banche emettevano banconote per un valore non pari al valore delle riserve auree di copertura, ma multiplo di esso; b) le banche erogano credito per un valore non pari alle loro riserve di banconote e titoli di stato, ma multiplo di esso (moltiplicatore bancario, che va fino a 60 volte con gli accordi di Basilea II). Entrambe queste forme di riserva frazionaria producono signoraggio per le banche.

 

Le origini di queste pratiche sono antiche. In epoca tardo-medioevale, si diffuse la pratica di depositare l’oro e l’argento in custodia presso gli orefici, anziché portarli su di sé. Gli orefici rilasciavano fedi di deposito, attestanti che Tizio aveva deposi­tato presso l’orefice Caio una certa quantità di oro. Tizio, quando do­veva eseguire un pagamento, supponiamo, di una data quantità di la­na, consegnava al venditore, come pagamento, fedi di deposito per un valore pari al prezzo della lana. Il venditore della lana diveniva, con ciò, portatore della fede di deposito e, con ciò stesso, proprietario dell’oro ad essa corrispondente, e poteva o ritirare l’oro presso l’orefice, oppure, a sua volta, dare la fede di deposito in pagamento di qualche bene o debito o servizio. La fede di deposito è il titolo di proprietà del­la cosa depositata. Precisamente, è un titolo di proprietà al portatore, ossia conferisce la proprietà al suo possessore, chiunque sia.

Presto gli orefici si avvidero che, mediamente, solo un decimo del totale dell’oro depositato presso di essi veniva ritirato. Essi incomin­ciarono, quindi, un’attività creditizia molto lucrativa: se un orefice possedeva dieci chilogrammi d’oro, poteva prestare ai suoi clienti un controvalore non di dieci chilogrammi, ma di cento, lucrando l’interesse su questo controvalore di cento. Precisamente, prestava ‘note di banco’, ossia banconote cartacee (cartamoneta), sui cui era enunciato un valore e l’impegno di convertire la banconota in oro per quel valo­re.

Anche gli Stati emettevano cartamoneta, o ‘biglietti di Stato’, re­canti la promessa di conversione in oro a richiesta. In seguito l’emissione di cartamoneta passò, quasi completamente, dagli Stati alle Ban­che Centrali, come si spiegherà più avanti. Dal 1944 solo il Dollaro rimase convertibile in oro e fungeva d riserva alle banche centrali del resto del mondo, al posto dell’oro (Bretton Woods). Nel 1971 Nixon abolì la convertibilità del Dollaro in oro, e ora nessuna moneta importante dà il diritto al portatore di esigere che la banca che la emessa la cambi in oro. Il denaro è solo carta o impulsi elettronici.

Le banconote degli Euro non sono convertibili in oro né coperte da oro né recano alcuna scritta del tipo ‘Pagabile a vista al portatore’. Ep­pure sono domandate, accettate, apprezzate. Perché? Io accetto da un cliente Euro in pagamento delle mie prestazioni professionali perché so che gli Euro che incasso adesso dal cliente saranno accettati, domani, dal benzinaio, dal ristoratore, dal libraio, dall’erario. E questi li accetteranno perché, a loro volta, sanno che anche i loro fornitori, in seguito, li accet­teranno in pagamento. Insomma, il valore di una moneta dipende dalla domanda/accettazione di quella medesima moneta in un dato mercato, in rapporto alla disponibilità od offerta di quella moneta. Se tutti potes­simo stampare banconote in Euro, l’Euro perderebbe il suo valore o po­tere di acquisto, perché la sua offerta aumenterebbe enormemente. Nes­suno accetterebbe più l’Euro in pagamento del proprio lavoro o dei pro­pri beni: sarebbe più semplice, per lui, stampare Euro in casa.

 

 

La banca centrale come istituto di emissione è una banca speciale, a cui lo Stato attribuisce in via esclusiva, togliendolo a sé quindi al popolo, il diritto-potere sovrano di emettere la moneta legale nel paese, e sovente anche altre prerogative. Così sono la Federal Reserve Bank Corporation, la Bank of England, e un tempo erano così la Banca d’Italia e la Bundesbank.

 

Già in epoca tardo-rinascimentale gli Stati (regni di Spagna, Francia, Inghilterra), per le loro spese di guerra, opere pubbliche, etc., emettevano troppo denaro, troppi biglietti di stato, in rapporto alle ri-serve auree che possedevano e ai loro introiti; perciò essi fecero ripe­tutamente bancarotta, ossia insolvenza (parziale o totale, temporanea o definitiva, sul capitale, sugli interessi o su ambo) nei confronti dei loro creditori (banchieri toscani, genovesi, poi anche tedeschi e olan­desi). Successe allora, dalla fine del XVII secolo in poi, una vera rivo­luzione del sistema di potere e della struttura dello Stato, la quale con­figura lo Stato come oggi noi lo troviamo. Successe, in sostanza, che le aristocrazie regnanti nei vari Paesi europei si allearono con i banchie­ri creditori di questi Paesi, fondarono banche private in società con lo­ro e trasferirono in queste banche il potere sovrano di emettere dena­ro – potere che prima veniva esercitato dallo Stato, dal Re. Lo trasferi­rono a queste banche in via quasi sempre, esclusiva – ossia queste banche divennero monopoliste dell’emissione del denaro e del suo prestito, ciascuna nel suo Stato. La prima a sorgere, sotto la pressione del cre­scente indebitamento dello Stato per le guerre in corso, fu la Bank of England, nel 1694, sotto Guglielmo III di Orange; essa acquisì le prero­gative suddette nel corso di pochi lustri dalla sua fondazione.

L’importanza di questa trasformazione è unica nella storia dell’umanità. Essa è la più grande e, soprattutto, la più stabile di tutte le rivoluzioni. La rivoluzio­ne francese è poca cosa, al confronto con essa. Persino l’URSS aveva una banca centrale gestita privatamente da un finanziere ebreo americano.

Basti pensare che, prima di questa trasformazione, il sovrano che spende soldi per costruirsi una reggia sfarzosa o per fare una guerra con cui allargare i propri dominii, indebita lo Stato, ossia sé stesso, verso le banche; mentre, dopo di essa, è il sovrano stesso, assieme ai suoi soci finanzieri, a fungere da banchiere verso lo Stato, attraverso la sua Banca Centrale, e a prestare soldi allo Stato (al popolo) per fare le medesime cose nell’interesse del sovrano e dei suoi soci. Quindi, grazie a questa rivoluzione, il sovrano, quando fa una guerra per au­mentare la propria potenza (e quella della classe dirigente che lo so­stiene), non solo fa la guerra senza più indebitare sé stesso, ma grazie ad essa va a credito di capitale e interesse verso lo Stato e i cittadini per le spese di guerra. Ossia, può fare i propri interessi a spese del popolo, eppergiunta guadagnandoci sopra. Guadagna indipendente­mente da chi vinca la guerra. Si produce una triangolazione tra oligar­chia, Stato e nazione: l’oligarchia, per arricchirsi e consolidare il pro­prio potere, indebita lo Stato verso di sè onde prelevare al popolo col pretesto del debito pubblico. La spesa pubblica (dalla guerra all’assistenzialismo) e il debito pubblico che da essa origina, diventano un inesauribile affare per il sovrano e i suoi soci. Anche perché il debito pubblico dà il pretesto allo Stato per imporre alte tasse, quindi crea per i governanti opportunità di arricchirsi maneggiando molto dena­ro dei cittadini, distribuire molto denaro per comperare consensi e clientele, nonché alzare i tassi d’interesse e mandare in rovina per de­biti molte imprese e rilevare così per poco le loro aziende e proprietà.

Questo business è l’essenza stessa della politica come praticata da allora ad oggi perlomeno in Occidente. Ovviamente, nessuno ne parla.

In questo modo la classe governante dei vari Paesi si distacca dalla nazio­ne e dissocia i propri interessi e le proprie fortune da quelli della nazione stes­sa, rendendoli indipendenti e perlopiù contrapposti. I suoi interessi vanno a collocarsi e a muoversi su un piano sovranazionale, al di sopra dei confini territoriali e dei popoli che governa e degli Stati attraverso cui li governa. Gli Stati si riducono a strumenti, attraverso i quali essa fa i propri interessi. L’oligarchia finanziaria di un dato Paese, assumen­do e scambiando partecipazioni azionarie nelle banche di altri Paesi, può trovarsi in situazioni in cui il suo interesse economico è addirit­tura contrario a quello della nazione che governa, e convergente con quello di una nazione ‘nemica’ – proprio come l’interesse economico dell’amministratore delegato della società x, che è concorrente della società y, se egli ha (in proprio o attraverso la moglie) una forte parte­cipazione nella società y, può essere di mandare in rovina la società x per aumentare i profitti e il valore della società y, o trasferire la pro­duzione e la clientela dalla società x alla società y, se il personale del­la società x si fa troppo esigente e contestatore. Ciò spiega come la fa­miglia di un presidente degli Stati Uniti d’America che, col pretesto di inesistenti arsenali di distruzione di massa, lancia guerre contro «i ter­roristi» può essere alleata in affari con famiglie arabe di cui diversi membri finanziano il terrorismo con i profitti del petrolio. E spiega gli strani affari intercorsi tra capitalismo americano e Germania hitleria­na anche durante la Seconda Guerra Mondiale.

La dissociazione degli interessi delle classi dirigenti dei vari Paesi dagli interessi dei rispettivi Paesi ha fatto sì che, da un lato, gli inte­ressi delle classi dirigenti si siano svincolati dai rispettivi territori e tendessero a diventare sovranazionali, globali; e che, dall’altro, sia di­venuto necessario per le classi dirigenti mentire, nascondere ai popo­li da esse governate questi interessi dissociati e divergenti e i veri sco­pi dell’azione dei governi – nasconderli costruendo tutta una falsa rappresentazione della realtà, della struttura del potere, degli interes­si e degli scopi autentici; e facendo di questa falsa rappresentazione oggetto di propaganda, di indottrinamento, di insegnamento attra­verso le scuole e i mass media – in modo che la gente ci creda, si adat­ti, ne accetti le condizioni, credendo di conoscerle realmente.

D’altronde, col consolidamento del potere sovrano delle banche centrali, il potere politico veniva strutturalmente trasferito dallo Stato al sistema bancario privato, di cui lo Stato diveniva mero esecutore; pertanto diveniva possibile la­sciare che il popolo avesse una formale rappresentanza nello Stato – rappresen­tanza che non avrebbe avuto, infatti, potere reale. Nasce così la democrazia rap­presentativa – nascono i parlamenti, la cui funzione primaria, storica­mente, è appunto quella di approvare le leggi finanziarie e i bilanci del governo, ossia le leggi che consentono al governo di indebitare la na­zione verso la banca centrale, di prelevare tasse ed eseguire spese.

E qui sta l’utilità psicologica del sistema parlamentare rappresen­tativo per il potere finanziario. Infatti, quando il parlamento eletto dal popolo in propria rappresentanza approva le leggi finanziarie che au­torizzano il governo a contrarre debito pubblico e ad esigere tasse per pagarne capitale e interessi, il popolo, l’elettorato, è indotto a credere che la cosa sia fatta nel proprio interesse dai suoi propri rappresen­tanti, e sente quindi come legittima, in linea di principio, l’imposizione delle tasse per pagare il debito pubblico, non rendendosi conto che si tratta di una mera truffa ai suoi danni e a vantaggio di un’oligarchia che non appare nel suo ruolo reale e non manifesta i suoi veri interessi e sco­pi e profitti. La funzione del cosiddetto diritto di voto non è di consen­tire al popolo di scegliere che lo governerà, ma di farlo sentire vincola­to alle scelte del potere, responsabile di esse, tenuto ad accettarle come legittime e fatte nell’interesse collettivo. Il voto politico è quindi, nella realtà, l’inverso di quello per cui viene gabellato: non diritto, ma catena psicologica, l’accettazione di un meccanismo di indebitamento.

Le battaglie tra gli opposti schieramenti politici sono sostanzialmen­te una messa in scena tra concorrenti che gareggiano (quando non si mettono d’accordo) tra loro nel portare consenso popolare e obbedien­za al potere vero e ai suoi interessi, i quali non si manifestano, in cambio della possibilità di arricchirsi rubacchiando qua e là e raccogliendo tangenti varie. Giustamente si parla, quindi, di teatrino della politica.

Per quanto riguarda il problema della guerra e della pace, voglia­mo far notare che, grazie alla rivoluzione monetaria sopra descritta, i proprietari delle Banche Centrali – famiglie reali, governanti e finan­zieri – possono arricchirsi, in particolare, attraverso ogni guerra, an­che se lo Stato di cui sono cittadini o regnanti la perde. Infatti, si ar­ricchiscono attraverso l’indebitamento del loro Stato e del popolo del loro Stato nei confronti delle loro banche. Poiché, inoltre, il capitale fi­nanziario non ha una patria, è nomade, ‘footloose’ (per esso i Paesi so-no commodities, materie prime – esso si trasferisce sempre nei luoghi dove ha più convenienza a stare), e poiché può collegarsi e concen­trarsi in modo indipendente dal territorio e dai confini nazionali, esso si è ben presto internazionalizzato: le banche centrali dei vari Paesi hanno come azionisti-proprietari banche private anche straniere, e che, a loro volta, sono proprietà di azionisti di diversi Paesi.

La comunità dei grandi finanzieri non ha caratteri nazionali, è al diso­pra dei confini politici e dei conflitti bellici. Per essa, gli uni e gli altri costi­tuiscono, di volta in volta, opportunità o limitazioni ad attività affaristiche.

Non è improbabile la situazione che un Paese X sia in guerra con un Paese Y, e che le banche centrali di entrambi i Paesi siano controllate dai medesimi azionisti internazionali, che hanno suscitato la guer­ra stessa per aumentare le proprie ricchezze a spese dei popoli di X e di Y, nonché il loro potere finanziario e politico su di essi. Naturalmente questi due popoli, che tra loro non si conoscono, saranno spinti ad odiarsi dalle rispettive propagande e a credere di combattere, cia­scuno, per la giustizia, per la libertà, per la democrazia, etc.

In tempo di guerra, gli Stati contraggono fortissimi prestiti presso le banche, e la gente accetta ciò perché la necessità di difendersi viene prima di tutto. Ma la gente non sa quanto questo indebitamento costi, e non solo in termini di interessi passivi. Inoltre, il trasferimento del potere e del tornaconto economico-politici dal rapporto col territorio (con la nazione, col popolo) al piano sovra-territoriale del dominio monetario, della proprietà delle banche e dei titoli del debito pubblico, consente – specialmente da quando la finanza internazionale è stata telematizzata e il denaro nonché gli al­tri valori mobiliari si spostano intorno al mondo con un semplice click del mouse – la centralizzazione del potere effettivo nelle mani di una ristretta cerchia di soggetti.

            Marco Della Luna

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Avvocato, autore, scrittore
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8 risposte a SIGNORAGGIO, BANCHE CENTRALI, POTERE

  1. Edoardo Vinicio Melaragna scrive:

    Io sono un Uomo Libero . . . L ( ENORME ) . Le assicuro che questo ha un costo salatissimo , ma , e’ una scelta di Vita : inderogabile. Io dipendo da una entita’ superiore alla quale porgo deferenza. Comunque Lei e’ una persona di spessore e le rendo merito. Credo che i massimi sistemi siano in capo ad altre entita’ macro . Nel micro , come diceva il buon Voltaire: ognuno custodisca il suo giardino e lo curi . Ma non in un concetto di chiusura , bensi’ per una armonia interiore e di esempio. Osservo ed apprezzo , sempre , in ogni ambito , le persone che sanno stare al proprio posto . Probabilmente questo e’ divenuto un paese , anche di tanti palloncini gonfiati. Lentamente si sgonfieranno e gia’ e’ in itinere la opera. Vedra’ che lentamente si tornera’ alla normalita’ , senza precludere , tutto cio’ di buono e di progresso si e’ conquistato. Work in progress. . . e mai come ora bisogna essere desti . E le persone positive devono sapere del loro valore che e’ patrimonio personale e sociale. E chi vuol ridere , rida , ma siamo tanti ! ! !
    Ad majora.
    Edoardo V Melaragna

  2. LordBB scrive:

    @ Edoardo

    autodeterminati = vuol dire avere un progetto di vita

    autodeterminati e cittadini di un paese= vuol dire scegliere consapevolmente di spendere il proprio tempo in una nazione per realizzare il proprio progetto di vita.

    Lei e’ autodeterminato Edoardo? O solo “nazionalizzato”?
    LordBB

  3. LordBB scrive:

    @ Edoardo,
    io ho servito l’Italia per 1 anno, potevo fare il volontariato, ma ho scelto di fare il militare. Diciamo che io non ero operativo, in quanto ero “inquadrato” nella fanfara militare e e quindi ho visto e girato parecchie caserme d’Italia quando ero un ingenuo giovane alpino ….una delusione su tutti i fronti…marescialli imboscati, ufficiali che si mettevano in malattia….disorganizzazione su tutti i fronti. E in piu’ il senso sano di nazionalismo, l’orgoglio di essere parte di un nazione innesistente. Mi ricordo ancora quando suonavamo l’inno nazionael nessun “civile” allora lo sapeva cantare….: politici, sindaci. Gli unici erano gli ex-combattenti (onore a loro).

    Io ho rispetto dei simboli, anche quando non rappresentano i miei valori.

    Se un popolo si autodetermina, fa squadra si integra al sistema vince.

    E non mi venga dire cose del tipo si stava bene quando c’era Mussolini, perche’ quella era dittatura….militare.

    Le destra italiana, non ha niente in comune storicamente ed attualmente con la destra anglossasone. Perche’ sollevo questo argomento? Perche’ ho si accetta un sistema-paese: iniziando a rispettare le regole. Ad esempio in Uk esistono politiche di immigrazione chiare e rispettate. In Italia non esistono regole chiare, le politiche di immigrazione e poi non funzionano.

    Una cosa importante un insieme di individui autodeterminati e poi consapevolmente integrati in un sistema-paese, sono un ricchezza immensa per una nazione sovrana.

    L’Italia attira disperati…la Geramania, la Francia, il Canada, l’US persone con obiettivi, sogni, progetti di vita.

    Ora lei dice l’Italia agli Italiani….non l’auguro all’Italia, perche’ altrimenti non avra’ le risorse umane per pagare il debito pubblico….sempre che ci riesca.

    Io sono pessimista sul sistema-Italia.
    LordBB

  4. Edoardo Vinicio Melaragna scrive:

    Schifani non puo’ entrare in un Tempio Cristiano e partecipare con ” imbarazzo ” al saluto di un soldato Italiano che cercava di portare ordine e lottare contro il cancro dei cancri dei NOSTRI TEMPI. Fuori dal Parlamento Italiano le persone che non appartengono per tradizione , cultura e religione ( lo dice la storia della umanita’ e dobbiamo rimettrci , con umilta’ , a cio’ ) a NOI. Vadano nella loro nazione , nel loro governo , con la loro religione. Noi non disturbiamo e non vogliamo essere disturbati : altro che autodeterminazione o altro. Siamo una nazione invasa da metastasi . L’Italia agli Italiani : di fede , di onore e di tradizione . Senza alcun provincialismo, estremismo e giuda.
    Onore ; non ci manca nulla , solo questi accorgimenti antivirus.
    Edoardo V Melaragna

  5. Edoardo Vinicio Melaragna scrive:

    . . . E NON SOLO DEGLI EBREI ! ! !

    Edoardo V Melaragna

  6. LordBB scrive:

    ….Perche’ e’ una cultura con forte capacita’ di educare l’individuo, il singolo all’autodeterminazione. Bisogna aggiungere che per autodeterminarsi, ci deve essere un forte culture famigliare alla autodisciplina e allo studio e all riflessione personale

    …caratteristica proprio degli ebrei…

    LordBB

  7. LordBB scrive:

    “La funzione del cosiddetto diritto di voto non è di consen­tire al popolo di scegliere che lo governerà, ma di farlo sentire vincola­to alle scelte del potere, responsabile di esse, tenuto ad accettarle come legittime e fatte nell’interesse collettivo. Il voto politico è quindi, nella realtà, l’inverso di quello per cui viene gabellato: non diritto, ma catena psicologica, l’accettazione di un meccanismo di indebitamento.”

    La soluzione alla “catena psicologica” e’ l’autodeterminazione.

    Quanto secoli ci vogliono ancora perche’ l’uomo impari ad auto-determinarsi. Se l’uomo si autodetermina (pratica che i ricchi conoscono, fanno ed educono i figli a questa pratica “esoterica”) e’ libero.

    La chiave della liberta’ e’ semplice, basta imparare ed applicare il processo di autodeterminazione. Definirsi il proprio Io, e poi nello stesso tempo sapersi relativizzare. Per scoprire il se’. Se non mi auto-determino, non ho la capacita’ creare la mia corrazza di protezione per il se’ – il nucleo profondo dell’essere umano, da un punto di vista antropologico ed ontologico. L’autodeterminazione, se e’ negata, permette al potere, e a chi lo governa (i ricchi= autodeterminati) di governare le masse, ignare del loro potere (il se’). Ignare perche’ non hanno la capacita’ di scoprire e fare esperienza, perche’ semplicemente non sono autodeterminate.

    Una persona ricca, autodeterminata, il piu’ delle volte ha una intensa vita emotiva, spirituale e mentale. E di conseguenza anche un ricchezza o un benessere finanziario.

    Ma c’e’ anche il rovescio della medaglia: chi ha la capacita di autodeterminarsi si trova in un certo senso solo/a e deve difendersi dalla massa. Oppure coglia il suo potere, la sua risosorsa psicologica e lo sfrutta per averne dei vantaggi personali.

    Il signoraggio, trova la sua radice culturale e storica negli ebrei. Ma lo sapete perche’?

    Perche’ e’ una cultura con forte capacita’ di educare l’individuo, il singolo all’autodeterminazione. Bisogna aggiungere che per autodeterminarsi, ci deve essere un forte culture famigliare alla autodisciplina e allo studio e riflessione personale.

    LordBB

  8. fabio massimo scrive:

    In linea di principio questo “paper” dice cose sacrosante, inspiegabilmente messe da parte dal main stream politico-economico, essendo un interrogativo di principio e quindi alla base delle molteplici diatribe filo-economiche,tale argomentazione dovrebbe essere il cavallo di battaglia delle scienze sociali, in quanto vera e propria “determinante” del processo sociale-evolutivo al quale siamo sottoposti.
    Tuttavia andrebbe ( a mio modesto parere) integrato col peso di variabili economico-sociali all’interno di un ciclo economico,quali inflazione e disoccupazione ( quindi uno sviluppo dei fatti stilizzati lasciato “libero” dall’oligarchia),in breve, emettendo carta moneta senza banca centrale si verificherebbe uno squilibrio dei fondamentali economici a livello internazionale che comprometterebbe lo sviluppo e la crescita di molti paesi, la banca centrale svolge anche importanti compiti di vigilanza ( che poi ci sia dietro un’oligarchia nessuno lo nega),ma il “deficit spending” è una cosa ben diversa dall’emettere denaro a costo 0,poichè senza debito pubblico verrebbe meno uno strumento che funge da “misura di affidabilità” dell’economia di una nazione. Sostanzialmente emettendo denaro “gratis”si perderebbe il controllo della disoccupazione e dell’inflazione e saremmo continuamente preda di bolle informative razionali e non. Per quello che concerne la tassazione come recupero di gettito per pagare i “servizi del debito” non è necessariamente vero che dovrebbe aumentare la pressione fiscale, in quanto ogni nazione ha i suoi “guai” da noi ad esempio si potrebbero recuperare 720 miliardi di euro di evasione fiscale. e rientrare in modo deciso dalla “valanga del debito pubblico”. Basta una riforma fiscale fatta con intelligenza e in base ad adeguati principi di imposizione fiscale. In sostanza il male nn è rappresentato dalla banca centrale in se, ma dai giochi di potere che vorticano intorno ad essa. Un breve excursus contemporaneo: goldman sachs aiuta la grecia a truccare il proprio bilancio pubblico——>default del debito greco——->FMI entra in azione, politiche di taglio alla spesa pubblica (come sono tutte le politiche di rientro dal debito del Fmi =neoliberismo spietato)——> privatizzazioni (che andranno pur a vantaggio di qualcuno no??——–> La BCE da il suo benestare a questi sviluppi economici (l’Euro in questo contesto è uno scudo che obbliga gli stati ad agire in determinati modi)——–>Draghi (ex goldman sachs) viene eletto al “governatorato” della BCE.
    Il cerchio si chiude…..Ormai le guerre non si combattono quasi + con le armi, ma si combattono sui mercati, e sulla pelle dei lavoratori, che sono impotenti di fronte a questi giochi di potere. FMI, BCE e Goldman sachs. IL TRIANGOLO DEL NEOLIBERISMO PIU’ SFRENATO, nessuno si chiede perchè FMI e Goldman sachs debbano avere questo potere?? chi li autorizza? Queste probabilmente sono le domande “da un milione di dollari”dell’era contemporanea. Le privatizzazioni fanno meno scalpore delle armi.

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