POTERI FISSI, POTERI MOBILI

 

 Sia pure con differenziazioni tra loro, i sociologi della scuola italiana (Vilfredo Pareto, Gaetano Mosca, Roberto Michels) ravvisano una costante, ossia una legge empirica, nella strutturazione sociale: ogni società è dominata da una élite od oligarchia e non si governa da sé. Essi considerano quindi irrealistica e irrealizzabile la c.d. divisione dei poteri. ciò essi affermano per ragioni tali, da escludere che mai una società possa essere strutturata diversamente, come invece sostengono sia il marxismo che il liberismo. Le rivoluzioni non portano mai al potere il popolo, anche se di esso si servono, promettendogli di fare il suo interesse e di rappresentarlo; ma sostituiscono (c.d. circolazione delle élites) una élite obsoleta con una élite emergente, più efficiente (ad es., la borghesia produttiva sostituì l’aristocrazia parassitaria attraverso la rivoluzione francese; e le rivoluzioni socialiste hanno portato a nuove oligarchie) e/o sostituiscono una facciata screditata del regime con una nuova e moralmente credibile, capace di recuperare consenso; così mani pulite per qualche tempo, attraverso una c.d. rivoluzione giudiziaria, facendo credere a un reale processo di risanamento, ha ridato credibilità (quindi legittimazione a pretendere le tasse e i sacrifici per entrare nell’euro e svendere il paese al capitale straniero) allo Stato italiano, ribattezzato come “Seconda repubblica”). vi è in ogni caso un bipolarismo, in ogni società organizzata, tra élites (quella in carica e quella che le contende il potere) e popolazione generale. come meglio apparirà nei capitoli sul sistema bancario, modernamente l’élite in carica è la comunità bancaria, rispetto alla società produttiva, e questa è la vera e irriducibile contrapposizione di classe – non quella, cui ancora molti sono disposti a credere, tra operai e industriali, dipendenti e datori di lavoro, categorie entrambe produttive e non parassitarie. Senza discostarmi da Pareto, ma ad integrazione del suo concetto, osservo che negli ultimi tre secoli circa, in occidente, non si è mai avuta una sostituzione di questa élite, ma solo la sostituzione di livelli inferiori ad essa, di caste intermedie, come l’aristocrazia francese o russa ai tempi della rivoluzione. Il ricambio non interessa, per fare qualche nome, i Rothschild o i Rockefeller o i Windsor. La vera élite si preserva scaricando le tensioni, i conflitti, le responsabilità sui rappresentanti politici, e restando defilata. L’alternanza “democratica” di maggioranze politiche attraverso il voto popolare, è una formalizzazione, un’istituzionalizzazione di questo principio: le caste sub-elitarie sono sostituibili (anche se poi si riciclano o ritornano) attraverso anche il voto popolare o le rivoluzioni o le campagne giudiziarie come Mani Pulite. esse fungono da ammortizzatori politici, da “bronzine” o valvole di sfogo a protezione della vera élite, ma pure da schermatura per i veri detentori del potere, che non si espongono mai, non arrischiano in prima persona, non “ci mettono la faccia” e ovviamente non si sottopongono al voto popolare, né i tribunali osano sottoporli a giudizio. Le ragioni del successo, in termini di stabilità nel potere, dell’élite bancaria, stanno essenzialmente nel fatto che chi ha il potere (monopolistico) di creare il denaro (e anche su questo torneremo), ha eo ipso il potere di creare il motivatore universale: il denaro ha infatti la proprietà di “comperare i comportamenti” di collaborazione della gente, compresi i politici, i legislatori, i mass media; ossia col denaro si può ottenere quasi tutto da quasi tutti. tutto ciò che serve a restare al potere e ad esercitarlo. perciò si ha automatica e inevitabile coincidenza tra vertici del potere e vertici del sistema monetario.

Insomma, nella realtà sono non le élites, o la élite, bensì le sub-élites, a ruotare, a circolare, via via che una si logora e un’altra si crea o una vecchia si ripara e riabilita. In tal modo esse schermano e proteggono le élites vere e proprie.

Nell’ordinamento di molti stati, contemporanei e non, si ha qualcosa di analogo: una parte del regime si espone, si mette in gioco, si logora, e viene quindi sostituita; mentre un’altra parte del medesimo potere costituito si scherma dietro di essa e si mantiene fissa.

Ad esempio, nelle monarchie contemporanee e in molte monarchie passate il re non governa (direttamente), ma nomina un primo ministro, il quale forma il suo gabinetto, e con esso governa, si prende le responsabilità politiche, si espone al confronto con la realtà, con gli insuccessi, col malcontento popolare; e può quindi venir licenziato, sfiduciato, cacciato, anche con biasimo, senza che sia intaccata la figura del monarca. La corona è sempre salva. Esistono persino norme che puniscono penalmente chi attribuisca al monarca la responsabilità politica di atti del governo. Ciò sebbene il monarca sovente scelga il primo ministro e indirizzi l’azione del governo mediante vari strumenti, a cominciare dai discorsi pubblici, dalla moral suasion, e passando attraverso i servizi segreti e la sua partecipazione al sistema bancario centrale. La ragione di questa tutela è ovvia: il re, la corona, la dinastia costituisce la radice della legittimazione del potere dello stato sui cittadini, quindi non ci si può permettere che sia esposta al fallimento, alla delegittimazione, altrimenti quel potere, il principio stesso della sua legalità, potrebbe andare in crisi.

Nell’ordinamento italiano repubblicano vi sono residui più o meno forti di questa dualità dello e nello stato, tra istituzioni e poteri fissi, e istituzioni e poteri mobili, logorabili. Le istituzioni protette sono principalmente, il Capo dello Stato, i magistrati, il sistema bancario; non più il parlamento (che è composto perlopiù da nominati delle segreterie partitiche, privi di reale e autonomo potere, aventi funzione sostanzialmente di ratificatori e di figuranti). Capo dello Stato e potere giudiziario sono detti “poteri neutri”, anche se palesemente non sono neutri né neutrali. Le istituzioni esposte al logorio, al biasimo, alle responsabilità, all’insuccesso, alla verifica dell’efficacia/inefficacia del loro operato, sono invece quelle politiche: il  parlamento e, soprattutto, il governo.

Il Presidente della Repubblica, Capo dello Stato, nell’ordinamento italiano ha ed esercita poteri anche di indirizzo governativo e legislativo, ma non è esposto a logorio, a delegittimazione, a biasimo, anche quando interviene su chi è esposto. Fino al 2006, esisteva l’ art. 279 del Codice Penale, che puniva la “Lesa prerogativa della irresponsabilità del Presidente della Repubblica.”: Chiunque pubblicamente, fa risalire al Presidente della Repubblica il biasimo o la responsabilità degli atti del Governo, è punito con la reclusione fino ad un anno e con la multa da euro 103 a euro 1.032. Una norma che si spiega con la necessità di mantenere al riparo da fatti delegittimanti il Capo dello Stato, in quanto questi, oltre a rappresentare l’unità della nazione, ha una funzione di garanzia di continuità della legittimazione, soprattutto in quanto nomina il capo del governo e guida le crisi parlamentari e lo scioglimento dlele camere.

Il Presidente della Repubblica non ha mai torto, è sempre saggio. Tutti elogiano le sue affermazioni, manifestando ammirazione e consenso per esse, anche quando sono banali o di parte. Chi si oppone e le critica, appare come un estremista. Il Presidente non ha un passato rimproverabile, o lo ha ma non se ne deve parlare. I mass media lo rispettano. E’ un potere palesemente temuto, dotato di efficaci e poco regolamentati strumenti per delegittimare e mettere in crisi l’azione sia dei poteri politici che degli organi giudiziari. Strumenti per sostenere o attaccare e per bloccare attacchi e indagini. Dispone di un numeroso personale (oltre 800 persone) e di molto denaro, che usa senza specificare per che cosa. Tutti, quindi, si guardano dal criticare il Presidente della Repubblica. Al più si può fingere che le sue parole abbiano significati e implicazioni che non hanno, per tirare la sua autorevolezza dalla propria parte, o per fare apparire le sue esternazioni come meno critiche di quello che in realtà intendono essere.

I magistrati e la magistratura godono di analoghe prerogative. I magistrati sono pressoché esenti dalla responsabilità civile per propri errori, abusi, negligenze, soprattutto quando si accaniscono contro qualcuno o chiudono un occhio per qualcun altro. Il CSM non li condanna praticamente mai, nemmeno di fronte a colpe palesi e scandalose. I loro stipendi sono agganciati a quelli dei parlamentari e hanno meccanismi di galleggiamento che li fanno costantemente lievitare. La loro carriera è pressoché automatica. Costituiscono un potere politico molto forte, sia pure non previsto dalla Costituzione. Molto forte è anche la gerarchia interne: la magistratura sarà indipendente, ma i singoli magistrati dipendono molto dai loro poteri interni di categoria o corporazione,  Magistrati che hanno compiuto gravissimi abusi, rovinando la vita di persone innocenti, hanno fatto egualmente carriera (v. il caso Tortora). Godono di altissimo prestigio, come categoria vengono identificati con la giustizia tout court, e talora la loro funzione, ossia la giurisdizione, viene addirittura chiamata “la giustizia”, e molti si aspettano da tale “giustizia” niente di meno che il risanamento morale e legale del paese. Ciò sebbene, oggettivamente, il servizio giudiziario italiano sia pessimo, a livello di Africa nera, e tale da allontanare molti investimenti, stranieri e nazionali. In un sistema-paese in cui la politica e i grandi affari si fanno perlopiù con mezzi e fini penalmente illeciti, trasversalmente, il potere giudiziario ha essenzialmente la funzione di regolare tali pratiche e di decidere chi può farle e fino a che punto, non di tutelare il cittadino e la legalità. Che, in effetti, statisticamente, non sono tutelati.

Più forti sono le prerogative del potere monetario, o bancario. Così forti, che non se ne parla quasi mai, anche se sono bene enunciate e codificate. Il governatore della Banca d’Italia (banca di proprietà privata al 95%) era, fino a poco tempo fa, nominato a vita. Le banche italiane godono del fatto di essere socie della Banca d’Italia, la quale ha la funzione di controllo disciplinare su di esse, ed esercita tale funzione in modo segreto, non trasparente – nel che sta una palese ingiustizia, un’incompatibilità tra la posizione di controllato e la funzione di controllore. Assai più intense sono le prerogative della BCE e della BIS (Bank of International settlements – una sorta di banca centrale delle banche centrali): queste hanno una sorta di immunità diplomatica, un’esenzione da ogni controllo politico, democratico e persino giudiziario; l’esenzione da ogni responsabilità per le loro azioni (ricordiamo che esse decidono le politiche monetaria, quindi le scelte di fondo dell’economia politica). Inoltre hanno il diritto alla segretezza e alla criptazione delle loro discussioni e comunicazione. E ancora hanno licenza di compiere qualsiasi operazione finanziaria, anche per conto terzi – ossia di eseguire operazioni come investimenti, vendite, trasferimenti, pagamenti, per sé o per terzi, che sarebbero proibiti agli altri soggetti (pensiamo all’aggiotaggio, al narcotraffico, al commercio di armi, alla corruzione, al finanziamento di forze politiche e militari). Il potere  di BCE e BIS è sovrano perché esercita la sovranità monetaria da un lato, e dall’altro è sottratto, nella sua direzione della politica degli stati come pure nel suo affarismo finanziario, sia al controllo del potere politico che al sindacato di quello giudiziario. Analoghe prerogative ha il WTO, magister della globalizzazione.

Ebbene, i poteri bancari, la BCE soprattutto, e la Fed, hanno compiuto, anche in tempi recenti, scelte disastrose di politica monetaria e di tolleranza verso la finanza predatrice. Queste scelte hanno gonfiato bolle e prodotto rarefazione monetaria e crolli di borsa, distruzione di risparmi, di redditi, di posti di lavoro. La BCE ha continuato ad alzare il costo del denaro, e la BIS ad innalzare i requisiti per il credito, col pretesto dell’inflazione, sino all’estate del 2008, sino a far precipitare le borse e poi le economie per carenza di liquidità (liquidity crunch, credit crunch). Di tutto ciò ha fatto senza apparirne responsabili. Responsabili sono apparsi, invece, i governi e i parlamenti, sebbene oramai privati degli strumenti di base della politica economica in favore del sistema bancario. Il biasimo per gli effetti delle strategie speculative e di indirizzo economico, assieme all’onere di gestire le conseguenze di tali effetti, ricade sui governi, sui parlamenti, sulla politica, ossia su organi rappresentativi del popolo elettore. Popolo che quindi si trova in una condizione di passività e impotenza, oltre che di strutturale precarietà e incertezza, in quanto ai diritti di lavoratore, di risparmiatore, di consumatore, di malato, di pensionato, di studente. Mentre i suddetti poteri fissi, sovrani, procedono nell’opera di svutamento dei diritti politici, sociali e civili, di svalorizzazione e precarizzazione non solo del lavoro, a favore del capitale e delmonopolio (che sottraggono quote crescenti di reddito al lavoro e al risparmio), ma dello stesso essere umano: precarizzazione antropologica.

 11.03.11

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11 risposte a POTERI FISSI, POTERI MOBILI

  1. Edoardo V Melaragna scrive:

    Non bisogna andar via dall’Italia. E’ il paese piu’ bello del Mondo. Non bisogna combattere nulla. Basta sapere che vi e’ una Unica Nazione terrestre che ospita nel suo perimetro altri 3 ( tre ) stati . Uno ha Sovranita’ Mondiale, l’altro ha Sovranita’ occulta , ed il terzo e’ simpatico e Marino. Con questi riferimenti , il viaggio nel labirinto , sara’ spassoso e decurtiano. Questo E’ ! ! !
    Volens , Nolens . . . Verum Est.

    Edoardo V Melaragna

  2. Luca Paolo scrive:

    Per admin:
    e dove dovremmo andare? Pensa che le forze superiori che governano i meccanismi in Italia, che del resto sono transazionali e globali per loro stessa natura, risparmino altri paesi?
    UK, USA? Cina? Francia? Non credo che gli altri stiano meglio, forse giusto quei pochissimi paesi che sono riuscito a restare -relativamente- ai margini del circuito globalista e globalizzante (penso alla Norvegia, agli accenni di una comunità sudamericana, ecc.), ma per quanto ancora saranno davvero al riparo da tali leggi superiori?
    Credo che solo restando qui, e iniziando a lavorare dal basso, ad aggregare su progetti davvero nuovi e davvero olistici, si possa realisticamente proporre un modello per il cambiamento strutturale, ma ripeto, partendo dal basso per poi giungere sempre più in alto.
    I tempi sono stretti, e l’azione necessariamente lunga .. ma non vedo alternative.

  3. Riccardo scrive:

    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa L’Avv. Della Luna a proposito della c.d. trilaterale e delle think tanks di cui parla Paolo Barnard in diversi interessanti interventi su you tube.

  4. Simone scrive:

    In questo momento sta per iniziare la fase finale della svendita dell’Italia. Entro pochi anni, o mesi, capiremo quanto più del 70% degli italiani sarà diventato povero, ogni volta che per necessità sanitaria o hai l’assicurazione o la carta di credito con almeno 1000 euro sopra……CHI è responsabile di questo? Chi non fa NULLA per combattere il cambiamento, anzi ne è protagonista?
    Chi è il miglior alleato della finanza criminale, da decenni? Berlusconi è un omino di passaggio, anche appenderlo per i piedi in qualche piazza non migliorerebbe di un millimetro la situazione. Le escort sono un affare trasversale, se ne parla solo contro chi deve essere eliminato politicamente, se vogliono hanno un dossier su tutti, Rosi Bindi compresa….Le zoccole ministre e in Parlamento sono solo la punta appariscente di un iceberg di mer..a….per lo meno fa capire agli italiani che cosa si può “fare” con la democrazia.
    Ripeto i problemi e i protagonisti sono altri.

  5. Francesco scrive:

    Certo, rispetto al massone “comunista” (comunista? In illo tempore gliene dicevano di tutti i colori i suoi compagni di partito per il suo scarso “comunismo”), molto meglio il brianzolo piduista, riciclatore di soldi mafiosi, boss di cricche e cricchette, spargitore a piene mani di barzellette da taverna, promesse mirabolanti e pacche nel sedere alle donzelle, tenutario di bordelli nei palazzi istituzionali, pigmalione munifico e interessato di zoccole collocate poi nei parlamenti e in qualsiasi altro posto a carico della collettività per meriti di passera. Sicuramente meglio lui, soprattutto per tutto quello che ha fatto finora (una valanga di leggi pro cazzi sua) e per quello che promette di fare in futuro: zero per migliorare le condizioni del “popolo” di cui tanto si riempie la bocca e 1000 per lui e per gli amici del muretto. Se questo è il nuovo che avanza, il nemico dei poteri costituiti, colui che spariglia le carte alla millenaria spectre dei privilegiati , mi tengo la magistratura e me la tengo stretta e mi tengo pure il massone comunista e la Corte costituzionale bolscevica. Svegliatevi, a prescindere se siate di destra o di sx: il nano non è nè di dx, nè di sx . E cazzomeista e basta, molto più del più cazzomeista dei normali politici italiani di tutti i tempi. Ed è un sublime rincoglionitore delle facoltà mentali dei singoli e della collettività.

  6. Simone scrive:

    La magistratura è già asservita….a se stessa, e al potere finanziario. E’ marcia come il resto, e te ne accorgi OGNI VOLTA che ne hai bisogno….La difesa dei valori istituzionali per me è rappresentata dalla qualità e consapevolezza del popolo (che infatti stanno demolendo da almeno 30 anni), non certo dalla Presidenza e da un vecchio massone, comunista che mette le parole “Ordine Mondiale” in ogni discorso che fa.
    Non si cambiano le leggi per un quasi ottantenne brianzolo.
    Quando e se il PD (spa) arriverà al potere le nuove leggi rimarranno…….

  7. Francesco scrive:

    Vada per l’attacco ai poteri finanziari e, in parte, a quello sui “privilegi” della magistratura (ma pur concordando che la magistratura italiana qualche orpello dovrebbe perderlo, nello scontro tra Al Tappone e la magistratura sto con la magistratura, senza se e senza ma: se riesce ad asservire pure la magistratura, è la fine…). Vada, ripeto, per l’attacco a questi due santurari o presunti tali, ma l’attacco ad una istituzione come la Presidenza no, non mi trova d’accordo. Mi dispiace. Sarà pur vero che ha una struttura pletorica, ma rimane l’unico baluardo a difesa di valori e istituzioni di cui un certo signore brianzolo vorrebbe far strame.

  8. rinus scrive:

    Tutto vero.Chi possiede l’oro fa girare il mondo come vuole.A loro non interessa comandare di persona,non si sporcano le mani,lasciano gli altri fare il lavoro sporco per conto loro.Ogni tanto cambiare,come per le scene teatrali. Se poi nasce un personaggio fuori dagli schemi preordinati ,allora si corre ai ripari. Tutti si ricordano di Hitler,nessuno di Gregor Strasser.Chi era Gregor Strasser? L’uomo che fondò il “Deutscher Sozialismus”,la cui sostanza politica venne riassunta con queste frasi: Dalla destra prenderemo il nazionalismo,che per disgrazia ha sposato il capitalismo.Dalla sinistra prenderemo il socialismo,la cui unione con l’internazionalismo è disastrosa. Cosi formeremo questo socialismo nazionale,forza motrice di una nuova Germania e di una nuova Europa.
    Sappiamo tutti come è finita. Hitler aiutato dai grossi industriali tedeschi e dal capitale dei banchieri Warburg-Oppenheimer ecc etc.prese il sopravvento e fece fuori i fratelli Strasser e le loro milizie. Meglio un nemico che poi si abbatte,piuttosto che avere da fare con idealisti sociali. Nulla si cambia ,tutto rimane immutato da tempi remoti.

  9. ws scrive:

    descrizione perfetta dei tre livelli “clericali ” del potere ” religioso” oscuro ed indiscutibile che ci gestisce dietro lo schermo della cosidetta ” democrazia” .
    Ma chi riesce realmente a vederlo ? Solo pochi sfigati abbastanza intelligenti per farsi delle domande sul sistema in cui si trovano a vere ma anche troppo onesti ( o ingenui ) per cercare di entrarci in posizioni di guadagno personale .

    Tutti gli altri ,il cosidetto ” popolo ,” resteranno per sempre e volontariamente prigionieri della ” matrice ” .
    Perche’ capire significa patire,meglio illudersi .

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