LA SEVERITA’ DEI LADRI NON CONVINCE I MERCATI

LA SEVERITA’ DEI LADRI NON CONVINCE I MERCATI

Nonostante i continui aumenti di tasse e tagli, lo spread btp-Bund tende costantemente a salire e divora i risparmi ottenuti con le manovre. I mercati non danno fiducia all’Italia. Come non la dà la Germania, sia a livello politico, che a livello popolare, che a livello tecnico – vedi le recenti dimissioni di Jürgen Stark dalla BCE. Già si parla di ulteriori “manovre”.

Questa sfiducia ha fondamenti obiettivi. Vediamoli.

1)                    I governi italiani stanno facendo manovre per contenere il debito pubblico sin dagli anni ’80, e il risultato è una costante crescita del debito pubblico e, ultimamente, del tasso che esso paga;

2)                    La spesa pubblica cresce costantemente, e cresce nella parte improduttiva, non in quella per ricerca, istruzione, innovazione, infrastrutture;

3)                    La classe dirigente italiana ha regolarmente trascurato le opportunità di risanamento finanziario e di ammodernamento strutturale che si sono offerte; non ha mai compiuto efficaci riforme, nemmeno quando le favorevoli condizioni finanziarie e politiche lo consentivano;

4)                    Da circa 20 anni la struttura produttiva e la competitività internazionale sono in calo;

5)                    Il compito di risanare le finanze pubbliche rimane nelle mani della medesima partitocrazia che ha prodotto il dissesto delle finanze pubbliche sia per incompetenza che, e soprattutto, per corruzione, clientelismo, interessi privati perseguiti a spesa del bene pubblico;

6)                    La detta partitocrazia è ferma e compatta  nel rifiutare ogni taglio dei propri costosi e ipertrofici privilegi, che gravano sulla nazione colpita dai tagli e dalle tasse; in questo, si impone anche alla volontà del governo di ridurre i suoi privilegi per ragioni di decenza; la casta, gli apparati dei partiti – da 400.000 a 1.200.000 persone, a seconda delle stime – necessita di ampia spesa pubblica a spreco per mantenersi e pagarsi le clientele;

7)                    La detta partitocrazia taglia le voci di spesa produttiva ma non quelle improduttive e parassitarie utili al suo affarismo, al mantenimento dei serbatoi elettorali e del supporto dei grandi elettori fruenti di posizioni economiche monopolistiche e di speciali rapporti con le pubbliche commesse;

8)                    La nazione continua ad accettare e votare quella partitocrazia, nonostante veda che essa la sta portando alla rovina; dimostra di non avere alcuna capacità di reazione e di correzione del sistema, e di essere quindi diretta a un declino senza ritorno; questo probabilmente perché gli Italiani in grande maggioranza vedono il politico di riferimento come un complice da sostenere per ottenere, in cambio del sostegno, favori privati a scapito della cosa pubblica (le preferenze elettorali hanno sempre seguito questa legge);

9)                    Le manovre si basano molto sull’aumento della pressione fiscale e pochissimo sulla riduzione delle uscite, mentre non contengono misure di rilancio; avendo quindi un effetto recessivo che si aggiunge alla recessione già in atto da parecchi mesi (industria, consumi), diminuirà il pil, quindi diminuiranno le entrate fiscali e peggiorerà il rapporto pil/deficit, quindi farà sì che si dovranno presto fare ulteriori manovre per compensare tale peggioramento; tali manovre però a loro volta aggraveranno la recessione, in una spirale autodistruttiva; non si vedono fattori correttivi che possano arrestare tale processo;

10)               La scuola superiore e l’università italiana hanno praticamente perso la capacità scientifica e formativa; buona parte della migliore imprenditoria, degli scienziati, dei ricercatori, dei tecnici, sta emigrando all’estero; i capitali stranieri non investono in Italia, se non a fini speculativi o di conquista di mercato; sempre più famiglie mandano i figli a studiare all’estero per dare loro una formazione adeguata e per inserirli in paesi con migliori prospettive;

11)               Il paese è sempre più bipolare, con un Sud che rimane sempre più arretrato, bisognoso di sussidii e dominato dalle mafie;

12)               E’ entropicamente del tutto improbabile che un sistema con un basso livello di ordine, di organizzazione, di osservanza delle regole innalzi questo livello; mentre è assai probabile che lo abbassi, soprattutto in tempi di crisi e di cattive prospettive: nelle situazioni di emergenza le persone si concentrano su obiettivi ristretti e immediati, sulla salvezza personale anche a spese della collettività, e non si impegnano in progetti collettivi e di lungo termine.

 La partitocrazia nasconde queste semplici evidenze con alcune mistificazioni propagandistiche.

La prima è che esista una parte “sana” nel panorama partitico italiano, che, se andasse al potere scacciando la parte cattiva, risanerebbe il sistema paese. Tutti i principali partiti hanno avuto a lungo il potere, tutti hanno promesso di risanare e rilanciare il paese, tutti hanno avuto mandato elettorale a farlo, nessuno lo ha fatto e tutti hanno attuato politiche di pessima gestione della cosa pubblica e disinibito perseguimento dell’interesse privato, proprio e dei loro grandi elettori; i partiti sono una casta unitaria che mangia da una greppia comune, alimentata coi soldi dei contribuenti; le politiche più nocive in campo economico-finanziario, principali cause del dissesto dei conti pubblici, sono state, di gran lunga, quelle delle sinistre, dal “divorzio” della Banca d’Italia dal Tesoro, allo SME, alla “difesa” del cambio della Lira nel ’92 (danno di 70.000 miliardi a beneficio degli speculatori), alle condizioni per l’ingresso nell’Euro, alla privatizzazione delle banche strategiche del Tesoro, alla totale privatizzazione della Banca d’Italia con annessa modificazione statutaria nel 2006 (cessione a privati/stranieri della sovranità monetaria). Ieri alla radio ho udito Massimo D’Alema dire, in sostanza “è qualunquista e paralizzante sostenere che tutta la politica sia casta: la sinistra non lo è, mentre lo è il centro-destra; se andiamo noi al potere, lo dimostreremo”. Ma non c’è bisogno di aspettare questo: la dimostrazione la hanno data fatti come l’inchiesta su Penati, e quella – sinora tacitata dai mass media – sulla Regione Umbria. E poi, ricordate le quote accertate di spartizione della c.d. Prima Repubblica? 40% DC, 40% PCI, 20% PSI. Perché i politici non istituiscono, oltre alla pubblicazione on-line dei redditi dichiarati, anche l’anagrafe reddituale e patrimoniale dei politici, degli amministratori (comprese Asl e public utilities), degli uomini della Guardia di Finanza, della Polizia, dei Carabinieri, dei magistrati (soprattutto dei giudici dei fallimenti e delle esecuzioni) e dei loro coniugi e figli? Perché non  rendono noto quanti debiti questi soggetti hanno contratto con banche e finanziarie, quanto sono rappresentati in crif, e quanto pagano di interessi rispetto ai loro redditi ufficiali? Forse perché temono che crollerebbe ogni credibilità dello stato italiano?

La seconda è che il giro d’affari della corruzione sia di 60 miliardi e che questa somma sarebbe il danno della corruzione. Il danno è enormemente maggiore, ma non è quei 60 miliardi. Se un sindaco prende una tangente di 10 milioni per assegnare un appalto a una certa impresa, e ne tiene 1 per sé usandolo per farsi una villa, mentre ne dà 9 al partito, che li usa per pagare sedi, servizi, personale, pubblicazioni – se succede questo, quei 10 milioni rimangono in circolo e stimolano l’economia: l’impresa edile che fa la villa, i fornitori di servizi del partito, le tipografie. Quei 10 milioni di tangente comporteranno un maggior costo dell’opera appaltata, a carico dell’ente pubblico, quindi dei contribuenti, uno spostamento di reddito da questi al sindaco e al partito e ai loro fornitori – ma non una perdita di reddito per il paese, complessivamente – a meno che finiscano all’estero. E l’indotto dell’appalto farà recuperare in parte ai contribuenti il costo fiscale della tangente. Il danno che il sistema delle tangenti, che, nell’Italia reale, è alla base dei pubblici concorsi, appalti, permessi, della stessa legislazione, etc., è diverso dalla tangente in sé, ed è assai più grave dell’importo della tangente. Esso consiste nel fatto che, per prendere le mazzette, si assegnano appalti di opere inutili, oppure utili ma fatte in modo tale che costino il triplo del dovuto e/o che sono progettate o eseguite in modo tale, che sarà necessario rifarle presto o fare ad esse una manutenzione dal costo decuplo del normale, e in ogni caso funzioneranno male. Le opere pubbliche italiane costano il 30% in più di quelle tedesche. Consiste anche nel fatto che favorisce l’inefficienza delle imprese, impedendone la competitività. E che blocca l’adozione di nuove tecnologie. E che spinge i cervelli ad emigrare. E che aumenta inefficienza sistemica, costi della p.a., pressione fiscale, inducendo ad evadere o emigrare le imprese sane  E che alimenta e istituzionalizza il sistema e la mentalità mafiosi. Mentalità mafiosa e parassitaria che ora agisce trasversalmente in tutta la classe politica e burocratica. Che fa blocco, consociazione. Se l’ammontare annuo delle mazzette in Italia è 60 miliardi, l’ammontare del connesso danno da distorsione e cattivo impiego delle risorse sarà di 300. Ma ancora maggiore è il danno che questa pratica ha prodotto, istituzionalizzando il metodo mafioso di gestione del potere pubblico, e mettendo il paese e la spesa pubblica in mano a una partitocrazia mafiosa, che sa gestire e trattenere il potere, sa spennare stato e contribuente, ma non sa sostenere l’economia e ancor meno progettare per il futuro, come stiamo vedendo con le convulse e contraddittorie manovre di salvataggio finanziario imposte alla partitocrazia italiana da un potere superiore ad essa, esterno al paese che essa domina. La partitocrazia si sforza di far quadrare i conti al mero fine di poter continuare a godere i propri privilegi e a sfruttare il paese. Ma non può risanarlo, non può salvarlo dal declino, perché per farlo dovrebbe eliminare se stessa.

La terza è che i guai sarebbero causati dai 240 miliardi di evasione fiscale che, se si recuperassero, sanerebbe i conti pubblici e consentirebbero di rilanciare l’economia. Niente di più falso. Il fatto che quei 240 miliardi siano presi o trattenuti, da chi li ha prodotti, in violazione delle norme fiscali, non implica che essi siano sottratti all’economia nazionale, che siano ricchezza reale annientata. Fa semplicemente sì che quei soldi, anziché spenderli lo stato ( i partiti), li spenda chi li ha guadagnati. Sottratto alla ricchezza nazionale è per contro il denaro che gli immigrati spediscono all’estero, o che questi, una volta ritornati al loro paese, ricevono come pensione dall’Italia. Se un imprenditore evade 10 milioni tra tributi e contributi, cioè li trattiene, e non li nasconde all’estero ma li usa per investimenti produttivi e/o per pagare il personale e/o per pagare i fornitori  onde non fallire e/o per ridurre i costi onde non finire fuori mercato e chiudere, e/o per costruire una villa o uno yacht in Italia, allora il denaro in parola resta in circolo e stimola l’economia, e  l’impresa sopravvive o si espande: niente viene sottratto al paese.

Quindi si tratta di comparare i benefici per il paese dei due possibili impieghi di quei 10 milioni, ossia di stabilire se quei soldi, al sistema paese, rendano di più se li tiene in mano l’imprenditore che li ha prodotti, e li spende lui, oppure se l’imprenditore li dà al fisco e all’Inps e li spende lo stato, ossia i politici

Inoltre bisognerebbe accertare quante imprese fallirebbero, chiuderebbero o emigrerebbero se non potessero più risparmiare tasse e contributi grazie all’evasione (tasse e contributi sono un costo della produzione).

Analogo discorso va fatto per i lavoratori dipendenti con un secondo lavoro in nero, e per i pensionati che continuano a lavorare in nero, che quindi non pagano imposte sui redditi né contributi. Essi in buona parte perderebbero lavoro e reddito se dovessero essere regolarizzati – perché, se autonomi, subirebbero oneri tali da non starci dentro, e se dipendenti costerebbero circa il doppio e l’impresa non potrebbe sostenere il costo aggiuntivo. Oppure potrebbe, ma scaricandolo sui prezzi, quindi sul pubblico.

Per fare tutti questi accertamenti occorrerebbe un’indagine comparativa, quantitativa e scientifica, che non mi risulta fatta o perlomeno disponibile al pubblico.

Mistificatorio è anche dire che, se tutti quei 240 miliardi sinora evasi venissero invece dati allo stato, lo stato – la partitocrazia – potrebbe abbassare la pressione fiscale: la storia mostra che la partitocrazia italiana tende a prendere e controllare quanto più può del reddito prodotto dalla nazione, al fine di aumentare i propri profitti e il proprio potere di controllo sulla società. Se avesse 240 miliardi in più da spendere, semplicemente creerebbe 240 miliardi in più di spese, perlopiù improduttive o addirittura inutili, per farci le sue creste e le sue clientele. Come ha sempre fatto: pensiamo a tutte le opere pubbliche costruite senza utilità, o a costi moltiplicati, agli aumenti di stipendio che i parlamentari continuano a votarsi all’unanimità anche in questi tempi; pensiamo alle continue assunzioni di personale parassitario in certe regioni meridionali, pensiamo al continuo aumento dei costi sanitari paralleli al peggioramento delle prestazioni erogate e all’aumento del personale non medico, etc.

La quarta è dire che si stia facendo una lotta all’evasione fiscale. In particolare, la c.d. lotta all’evasione è sempre stata e tuttora appare aliena dall’interessarsi alla vera evasione, ai grandi evasori (soggetti perlopiù corporate, che sono anche grandi elettori, quindi protetti dalla politica); essa consiste essenzialmente nell’aumentare le presunzioni di reddito indipendentemente dall’accertamento reale della sua consistenza, e nel mettere gli esattori in grado di prendere subito tutto, senza facoltà per il contribuente di opporsi e di avere un vaglio preventivo del giudice (per quel che conta il giudice speciale tributario, pagato dal fisco e ospitato nei suoi uffici): questo tipo di esazione esasperata e incontrollata è già adesso praticata in forma di saccheggio, di arraffare a più non posso, senza riguardo per alcuna ragione sollevata dal contribuente, e senza curarsi delle conseguenze distruttive per le imprese, perché tali sono le direttive che gli uffici delle entrate ricevano dall’alto: la partitocrazia ordina di portarle tutto il denaro possibile, forse perché si deve creare le sue riserve all’estero, in previsione del tracollo del paese. Alcuni funzionari del fisco raccontano che, nella loro azione, sono costretti, anche contro la loro coscienza e volontà, a distruggere le aziende, a metterle in condizioni di chiudere e licenziare. Se tali prassi si aggraverà, come la partitocrazia la sta aggravando, avremo presto un’ulteriore accelerazione della recessione e del flusso migratorio delle imprese, con conseguente peggioramento del rapporto pil/deficit già nel breve termine.

 14.09.11

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19 risposte a LA SEVERITA’ DEI LADRI NON CONVINCE I MERCATI

  1. cumino scrive:

    Lei ha detto tutte cose condivisibili, ma sa benissimo che il problema principale non è quello. Poi possiamo raccontare la favola di Biancaneve e i sette nani, o del libero mercato, come preferisce. Sono equivalenti. Io conosco oligopoli e oligopsoni, non liberi mercati. Può raccontare la favola delle privatizzazioni, ma io le racconto quella della cantieristica Italiana, chimica Italiana, alimentare Italiano ecc.. Cioè l’interesse Italiano, che è ciò che vota un cittadino, in definitiva. E ora queste aziende in tutto e per tutto risponderanno a interessi, logiche e sviluppo che forse ma solo casualmente saranno Italiani. Ed è solo l’inizio, poi ci sarà le municipalizzate, il territorio, le riserve d’oro ecc…Lei può raccontare la favola del lavoro a maggior valore aggiunto portato da globalizzazione io invece quella della immigrazione e dei governanti non stupidi e incapaci, ma la storia di aver creato un serbatoio di madopera, quando si taglierà di brutto. E il lavoratore dovrà tacere se no c’è l’immigrato pronto. Lei racconterà che dei mercati c’è bisogno. Io dico che non c’è alcun bisogno che la carta straccia la stampi qualcuno che non sia io. Lei giurerà sulle virtù dell’EUR ma ha schiantato la bilancia commerciale Italiana, e poi io lo chiamerei meglio col suo nome vero che è la svalutazione del marco, e per quanto riguarda i tassi un paio di manette messe agli Stati.
    Io alla gente in definitiva gli direi che l’Italia al pari di altri ha perso la sua sovranità da un pezzo, e non da oggi. Semplicemente. E che si deve aspettare molto peggio di ora, perchè non è che ora è accaduto nulla di particolarmente imprevisto. Sta perfettamente in linea. Saranno sempre più impoveriti. Si tolgano dalla testa qualunque altra cosa finchè non ragionano in modo completamente diverso e si riappropriano di quel che gli hanno costantemente arraffato nei secoli stampando carta straccia e trasformandola in beni reali. E che se si aspetta qualcosa da Governi sta chiedendo a degli impiegati di un’elite, al servizio di quella o ricattate da quella, ha sbagliato interlocutore. Se chiede ai giornali e alle TV sta chiedendo a impiegati della stessa elite. Deve chiedere a se stesso e basta, e non farsi più prendere in giro colla favola più grossa di tutte: quella della destra, della sinistra e della democrazia.

  2. rinus scrive:

    Egregio dottor Marco
    moltissimi Suoi argomenti sono azzeccati, però mi sorge il dubbio
    che il disastro Italia e il gazzabuglio della pessima classe politica che ci sovrasta, da sempre, siano nell’insieme ,una finestra rotta nel panorama di un terremoto che da un giorno all’altro colpirà l’America ,la Cina e quindi il castello di carte crollerà .Se l’Italia è conciata male ,gli Usa con il continuo stampare di dollari con cui pagano Cina e Giappone in che classe di lazzaretto li vuole metterli?

  3. mck33it scrive:

    supplemento:
    18 attuare una moratoria sul debito pubblico verso gli investitori esteri tutelare gli italiani
    19 battere moneta da un a banca d’italia nazionalizzata

  4. mck33it scrive:

    salve a tutti
    la mia ricetta per tornare a crescere ed essere competitivi è di tornare ai vecchi tempi:
    1 lira,si svalutera da solo con il passare dei primi gg po si stabilizzerà e rendera l’economia manifatturiera estremamente competitiva.
    2 lasciare in mano degli italiani gli euro alla data del cambio moneta senza convertirli automaticamente in euro.(si perche sono sicuro che pochi gg prima il governo attuerà la piu grossa rapina mai fatta fini ad ora:il sequestro degli euro in possesso degli italiani negli istituti di credito).
    3 uscire da shenghen chiudere frontiere alle merci in entrata
    4 attuare tutte quelle politiche atte a produrre il manifatturiero made in italy e non solo in italia(vedi incentivi e forti dazzi in importazione,tranne che per le materi prime necessarie)
    5 ripristinare una ‘scala mobile’ su i salari con attuazione semestrale
    6 blocco delle esportazioni di capitali con limite di circa 10/15.000 euro
    7 totale liberalizzazione delle professioni e servizi con possibilita ingresso gestori esteri(assicurazioni,telefonia elettricità avvocati geometri notai ecc)
    8 obbligare le industrie,attività commerciali/artigianali straniere in italia ad assumere(in base alla superfice dell’attività o da definire,1 cittadino italiano/100mq,vedi ditte cinesi x esempio)
    9 sanita:mettere a pagamento tutti i servizi/prestazioni per gli immigrati extracomunitari,ed eventualmente scalare una parte del pagato dalle tasse dell’anno dopo.
    10 dimezzare i parlamentari
    11 unificare il trattamento pensionistico dei parlamentari con i comuni cittadini
    12 abolire le province
    13 smantellare la Guardia di Finanza e smembrarla tra le altre forze dell’ordine
    14 affidare la ricerca degli evasori a istituti di vigilanza privati,che avranno una parte del ritrovato.
    15 carcere per gli evasori
    16 obbligo ai professionisti di rilasciare scontrino,pena il carcere
    17 aumentare iva solo sui beni di lusso
    per adesso mi fermo qua se mi viene in mente altro posto poi
    grazie

  5. alessandro.ricchi scrive:

    E’ GIUNTA L’ORA !!!
    (di un serio programma economico)

    Senza un vero programma di politica economica, organico, dettagliato, e incardinato su analisi di sviluppo e obiettivi concreti, non sarà possibile ottenere il più vasto consenso e concretizzare le aspettative della cittadinanza nei confronti dei soggetti politici.

    E’ giunta l’ora di iniziare a scriverlo, e io mi ci butto, sperando nel contributo di tanti, per costruirlo insieme.
    Per fare questo, però, è necessario, in prima istanza, individuare alcuni cardini “assoluti” che dovranno essere assolutamente rispettati, e che chiamerei:

    “OBIETTIVI PRIMARI”

    contenimento del disavanzo dello Stato (preferibilmente riduzione)

    stimolo allo sviluppo economico

    miglioramento dello stato sociale

    Ogni misura adottata dovrà quindi produrre i propri risultati obbedendo, in una maniera razionalmente accertabile, a TUTTI e tre gli obiettivi primari.

    Qualunque proposta trovi uno “scoglio” anche in uno solo degli obiettivi primari, non potrà essere accettata. Inoltre, attraverso la predisposizione di un adeguato “sondaggio” in rete, sarebbe determinabile il relativo gradimento da parte della cittadinanza.
    Questa è la sfida !

    Comincio io, con questa:

    Proposta 1 – RIMODULAZIONE ALIQUOTE IRPEF

    Analisi e descrizione della proposta:

    Il problema di fondo, in questo momento di stagnazione/depressione dell’economia reale, è costitutito dal rallentamento/diminuzione della domanda di beni e servizi,

    che si riflette successivamente in:

    minore attività manifatturiera/commerciale -> minore occupazione -> minore sviluppo -> minore gettito fiscale (entrate statali) -> minore possibilità di risparmio -> minori possibilità di investimenti per il futuro (sia da parte delle imprese, che da parte dello Stato)

    e, come un gatto che si morde la coda, determina inoltre :

    peggioramento del rapporto Debito/Pil ( che impone la necessità di ricorrere a misure di finanza straordinaria = TASSE, per coprire i disavanzi di bilancio -> ulteriore impoverimento -> aggravamento della situazione sociale (che implica ulteriori aumenti di spesa) -> – conflitti sociali.

    L’economia (per lo meno nel modello di sviluppo che stiamo adottando) è come un motore, che gira finchè c’è carburante (ricchezza), e gira sempre più forte in rapporto alla quantità di carburante fornito. Inoltre ( se non altro fino al successivo momento di crisi) è in grado di auto-sostenersi essendo in grado di auto-produrre ulteriore carburante (ricchezza =>domanda => acquisti => produzione di beni => lavoro => profitti => ricchezza).

    Ma perché rallenta la domanda di beni e servizi?
    Perché la gente, in un momento di crisi, o stringe la cinghia (la maggior parte per obiettive necessità dettate dalle condizioni economiche, che si sono ridotte, ma anche per l’incertezza generale del momento che suggerisce maggiore cautela ) o, addirittura non ha più neanche la cinghia da stringere (giovani – disoccupati – gente che ha perso il posto di lavoro ), vedendo azzerata la propria capacità di acquisto.

    La diminuita capacità di acquisto dei soggetti di cui sopra (sostanzialmente le classi meno abbienti) ne è la causa principale.

    E allora come fare per rilanciare la domanda?
    Semplice. Aumentandone la capacità di acquisto.

    E come farlo (senza un aumento degli stipendi che provocherebbe un’escalation dell’inflazione e problemi di competitività alle imprese) ?
    Ancora abbastanza Semplice.
    Ad esempio diminuendo il carico fiscale a carico dei redditi bassi, rimodulando le aliquote Irpef in modo che la parte tolta alle classi più misere venga recuperata da quelle più abbienti.
    Questa operazione consentirebbe, inizialmente a saldi invariati per lo Stato, di aumentare il potere di acquisto generale della popolazione, ributterebbe sul mercato la “benzina” necessaria a riaccendere la spinta propulsiva a favore dell’industria e del commercio, potrebbe portare ad un aumento dell’occupazione, stimolerebbe successivamente le entrate fiscali (riduzione debito/pil) e la propensione all’investimento da parte dell’imprenditoria, contribuirebbe a placare i conflitti sociali latenti anziché inasprirli.
    Rimetterebbe in moto, in sintesi, la macchina dell’economia.

    TUTTI e tre gli obiettivi primari verrebbero salvaguardati. !!

    AVANTI IL PROSSIMO

  6. LordBB scrive:

    @ Durruti

    Non preoccuparti che l’Italia avra’ un futuro non industirale, perche’ nel progetto globale non ha “perso” questo ruolo, vivra’ di turismo di qualita’ per stranieri e di economia agricola per conusmi interni e per esportazione. In ultimo fara’ da piattafroma logiitca per scarico merci per l’area del nord africa, ma in particolare per entrare nel nord Europa per i prodotti asiatici. L’Italia acra’ un futuro ma da subalterno a grandi del pianeta.

    Purtroppo ha perso il suo potere economico-politico, ora Draghi e Tremonti stanno facendo il possibile per tenere duro e paizzare i bot in asia, per cercare di resistere. Speriamo bene.

    Pero’ l’Italia non avra’ nessun peso nel progetto globale. Detto cio’ bisogna capire se gli Italiani e quale partito prenderea’ in mano questo passaggio storico-economico.

    Stiamo a vedere…
    LordBB

  7. Durruti scrive:

    Cioé siccome lo Stato, come istituzione, è marcio, allora buttiamo tutto a mare, acqua sporca con bambino e invece di restituire ai cittadini di quello Stato la possibilità e la capacità di decidere il proprio futuro, diamo tutto in mano alla borghesia capitalistica, che però deve dimostrarsi ‘etica’ e ‘investire in attività produttive’. Peccato che non si capisca in base a cosa il capitalismo dovrebbe cambiare la sua radice genetica, che è quella dello sfuttamento, della generazione di profitto a scapito delle classi subalterne per mezzo soprattutto della corruzione e della speculazione finanziaria.
    Ma fammi il piacere, Della Luna: vai a scrivere queste baggianate sul Sole24Ore, iscriviti a FLI o al partito di Montezemolo e lasciaci in pace.

  8. Roberto Buffagni scrive:

    Gentile Avvocato Della Luna,
    come diceva sant\’Agostino, \"senza giustizia, gli imperi sono soltanto bande di briganti\".
    Il quadro che Lei disegna, e che mi pare più che realistico, prelude a una definitiva trasformazione dell\’Italia in colonia, con la sua \"borghesia compradora,\" etc. Si tratta di vedere chi saranno i colonizzatori, oltre ai soliti americani. Secondo Lei?

  9. Roberto Buffagni scrive:

    Gentile Avvocato Della Luna,
    come diceva sant’Agostino, “senza giustizia, gli imperi sono soltanto bande di briganti”.
    Il quadro che Lei disegna, e che mi pare più che realistico, prelude a una definitiva trasformazione dell’Italia in colonia, con la sua “borghesia compradora,” etc. Si tratta di vedere chi saranno i colonizzatori, oltre ai soliti americani. Secondo Lei?

  10. pippobbaudo scrive:

    Signor Della Luna, ormai l’italia é destinata al fallimento lo sa meglio lei di noi. Perché non scrive un bel articolo secondo lei di cosa succederà il giorno che l’italia avrà fatto bancarotta? Come reagirà la gente che secondo lei continuerà a credere alle panzane dei politicanti? Lei ha scritto il Libro “Basta Italia” ma dai suoi articoli sembra che lei prenda ancora oggi in considerazione che l’italia continuerà ad esistere nei prossimi decenni. Andrà avanti per molto forse ma dubito che possa resistere per altri 150 anni anche perché lei sa meglio di me che il sud ha sempre bisogno di un flusso di denaro che va perso nei suo clientelismo. Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia, Italia.

  11. Robert scrive:

    le cosiderazione sopra sintetizzano dei ragionamenti che ho fatto
    partendo da un libro di marcello de cecco e altri ‘le privatizzazioni dell’industria manifatturiera in italia’

  12. Robert scrive:

    …riferito alle privatizzazioni del ’93:
    si ‘scelto’ di spingere il risparmio privato verso’ l’investimento borsistico(dove in genere il piccolo perde e il grande speculatore di solito americano straguadagna)verso la previdenza privata verso i fondi di investimento privati verso le obbligazioni private …invece che investire nei ‘sicuri’ Bot cct btp che garantiscono(o garantirebbero) la vita della stato e la prosterita’ della nazione…

  13. Robert scrive:

    si non possiamo scegliere se avere mercati e siamo immersi in dinamica di mercato .
    Quello a cui pensavo è la gestione del debito sovrano (italiano in questo caso) per anni è stato sostanzialmente in mano ai piccoli
    risparmiatori italiani e alle banche italiane , poi si è scelto di privatizzare (…’93) l’industra e le infrastutture fino a quel momento pubbliche (e sappiamo chi ci abbia guadagnato…) e di rivolgersi al ‘mercato’ per il finanziamento del debito , questo ebbe dei vantaggi perchè l’euro garantiva bassi tassi (inferiori al periodo precedente) ora si scopre che l’euro non funziona (e finira’ e verra’ modificato) e che un debito sovrano soggetto a speculazione selvaggia (via derivati dswap ecc) da parte del ‘mercato’ crea grande instabilita’ ed è insostenibile data la gestione e le prerogative dell’attuale BcE…
    Ora il giappone pur con bassa crescita e natalita’ in discesa
    gode di un 200%di debito pubblico sul pil ma nessuno pensa
    che il giappone possa fallire (perchè lo stato e l’industria e le banche giapponese fanno sistema)
    Detto brevemente il debito pubblico (e la correlata speculazione
    del mercato a cui è sottoposta) non sarebbe (forse) un problema
    si la parte produttiva le banche e la parte sana del paese facessero come il giappone(?)

  14. LordBB scrive:

    La pubblica amministrazione e la “classe di asilo nido” dei politici italiani e’ inutile, ignorante e parassiti a spese dei cittadini lavoratori che lavorano nelle aziende, a spese degli imprenditori che si alzano ogni mattina per cercare di produrre valore, profitto per creare ricchezza per l’azienda, i dipendenti e il mercato.

    Il sistema e’ fatto di regole, ma il rispetto delle regole richiede una cultura e il rispetto per l’altro. La PA e i politici italiani non hanno rispetto delle regole, ritengono che il cittadino italiano, il popolo italiano sia “stupido”.

    Ma e’ cosi stupido?

  15. Simone scrive:

    Parlando di mafie e di privatizzazione dei servizi pubblici, in questo momento di crisi economica e pressione fiscale, chi avrà la liquidità per accaparrarsi tutte le concessioni? La criminalità organizzata…..e che questo se lo mettano bene in mente i vari liberisti o libertari come amano definirsi…..Saluti.

  16. Elisabetta scrive:

    Caro Marco, permettimi di dissentire sul punto 11: le mafie non sono solo al sud, hanno già colonizzato anche il nord, son dove meno te lo aspetti e sono forti, molto forti. E si stanno adeguando: ci sono sempre i “mafiosi vecchio stampo” ma ora sono aiutati da agguerriti “colletti bianchi” che fan piu’ danni di una carestia e sono molto ma molto piu’ difficili da scovare. Si stanno pure accordando tra loro, per meglio spartirsi i mercati. Per il resto, sono pienamente d’accordo con quello che scrivi, ma questo già lo sai.
    Ciao. Betta

  17. alboino scrive:

    Egr. Avv. Della Luna
    concordo pienamente con tutto quanto scrive in questo articolo.
    In particolare in merito alle commissioni tributarie, ho avuto esperienze dirette che confermano il loro assoluto sbilanciamento verso il fisco. Nel mio caso in ben cinque ricorsi, nessuna commissione ha mai preso in considerazione un mio preciso ed elementare diritto: conoscere il documento sul quale si basavano le gabelle pretese. In pratica si trattava della pubblicazione catastale “collettiva”, che il comune non ha mai dimostrato.
    Le commissioni si sono accontentate di una dichiarazione del Sindaco, che a mio parere molto probabilmente è mendace, perchè a quanto pare, il documento di pubblicazione non è più rinvenibile negli archivi (guarda caso proprio sul più bello).
    Siamo al ridicolo, al gioco delle tre carte.
    E potrei fare esempi diretti anche più gravi.
    Il diritto non esiste più, e se il cittadino è calpestato e vessato in ogni modo, la colpa non è solo della casta politica, ma anche delle altre caste che non fanno nulla per difenderlo, ma al contrario tutto per vessarlo.
    In merito ad Equitalia conosco personalmente i metodi di utilizzo del blocco forzato dell’auto, ed altri metodi da medioevo, come se il contribuente fosse un servo della gleba. Riportano continuamente minacce, compresa l’iscrizione ipotecaria sulla casa, non precisando mai ad esempio, che questo può avvenire solo sopra 8.000 o 20.000 euro, al solo scopo di intimidire il cittadino ed indurlo a pagare.
    Sulla pubblicazione dei redditi e dei patrimoni non solo dei politici, ma di chiunque abbia un’occupazione nel pubblico, ha assolutamente ragione, devono essere loro a dare l’esempio della correttezza, mettendo in piazza tutto quanto posseggono, visto che non hanno nulla da nascondere.
    E’ assolutamente vero che è da almeno 30 anni che i vari governi tentano di ridurre il debito pubblico con manovre, più o meno verosimili, ma è da allora che il debito continua a salire. Ora siamo in una situazione di assoluta difficoltà economica, in particolare c’è una mancanza di liquidità, generalizzata in molti settori produttivi.
    Tuttavia le caste fanno finta di non capire, proseguono sulla loro strada sempre con i soliti metodi, fingendo che tutto vada bene, e sperando che prima o poi verrà la famosa “ripresa”, incuranti dello stato di collasso in cui sta precipitando l’economia reale.
    E’ ormai chiaro che è molto più comodo puntare il dito sui soliti evasori, e distogliere la grande massa dai problemi reali.
    Poi se le cose andranno peggio, la colpa diventerà astrattamente della solita speculazione.

    Cordiali saluti

  18. Robert scrive:

    caro della luna ma non sara’ che di questi ‘mercati’ potremmo dovremmo fare a meno? non sara’ il caso di spiegare , nomi e cognomi chi siano questi ‘mercati’ e cosa ‘facciano’?

    leggevo da fonti non verificabili che l’italia starebbe ‘parlando’ con i cinesi per un futuro probabile default e uscita dall’euro (non immediata ma quasi sicura nei prossimi anni ) voluta a questo punto anche dalla germania…

    • admin scrive:

      A ROBERTO Non è che possiamo scegliere se avere i mercati o farne a meno. Il mercato è ovinque vi sia scambio di beni, quindi è dappertutto. Siamo tutti immersi nel mercato, come singoli e come istituzioni. Tutte le organizzazioni nascono da dinamiche di mercato. Quello che ci si illude di fare è di circoscrivere i mercati a determinati àmbiti, per apparentemente lasciarne fuori la politica, la scienza, la religione, la sanità, la scuola… ma è impossibile.

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