MONTI, MERKEL, ORWELL

 

 

INTERVISTA DI MARTA MORICONE PER “LA DESTRA ITALIANA” – BOZZA 07.01.12 DA AGGIORNARE IN CORSO DI EDIZIONE

1. Partiamo subito dal suo libro. E’ felice autore di “Oligarchie per popoli superflui” della casa editrice Koinè. In che senso superflui? Almeno detengono qualche minimo potere? R. – Che potere vuole che detengano i popoli, dato che gran parte delle decisioni importanti sono prese a porte chiuse, che gran parte della ricerca scientifica, tecnologica e militare si fa in segreto, che la metà della popolazione non è in grado di capire un articolo di giornale di media difficoltà, che sì e no il 7% della gente legge libri, e forse l’1% si documenta in qualche modo sui fatti economici e geostrategici rilevanti? E che dire dell’Italia, che ha un livello culturale particolarmente basso e una scuola particolarmente degradata? Il potere reale è in mano ai grandi cartelli della moneta, del credito, delle materie prime, dell’informazione, della tecnologia. E’ sociologicamente acquisito, oltreché empiricamente evidente, che non esistono e non sono mai esistiti, nelle società strutturate, sistemi di potere governati dal basso, ossia sostanzialmente (e non solo formalmente) democratici. Negli USA, ad esempio, il potere è in mano a quella che la sociologia definisce power élite, formata dai vertici della finanza, della politica e delle forze armate. In essa si entra soltanto per cooptazione. Gli atti e i programmi di questo potere vengono decisi dietro porte chiuse, non pubblicamente, e sovente nemmeno in forma scritta. Tra il luglio 2003 w il luglio 2007 la Fed ha creato liquidità per 16.000 miliardi di dollari senza nemmeno dirlo (Audit GAO 2011). La BCE non rilascia il dato sui prestiti che concede. Nelle elezioni popolari, solo piccole frazioni di potere reale vengono messe in gioco. Le decisioni di politica economica, i grandi indirizzi, le grandi manovre che interessano la vita della gente, sono stabilite segretamente e portate avanti da organismi non elettivi, non responsabili, non trasparenti, come i direttorii delle banche centrali, i vari G2, G7, G8, G20. O i Gatt e Gats, il FMI, il WTO… Ciò premesso, nel corso dell’ultimo centennio è avvenuto un cambiamento fondamentale nel sistema di potere: oggi, il potere non è più suddiviso tra molte oligarchie nazionali e territoriali, ma concentrato in poche organizzazioni globali, monopolistiche di risorse primarie, come la moneta, il credito, le commodities. Non è più legato a territori specifici o popoli specifici, ma è extraterritoriale, smaterializzato, informatizzato, finanziarizzato. Non ha più bisogno di grandi masse di combattenti, agricoltori, operai, coloni, elettori. In questo senso, i popoli sono divenuti superflui, sostituibili, expendable. Anzi, sono un problema ecologico, in termini di inquinamento ed esaurimento delle risorse, ma anche di instabilità, dovuta ai conflitti per il possesso dell’acqua e di altre risorse sempre più scarse.

2. Crisi di liquidità: Lei dichiara che gli interventi montiani significano fare un salasso a una persona che sta morendo di anemia. Afferma che questa sia prodotta in modo mirato e strategico manovrando le leve del rating etc. Per fare cosa? Quale è il fine?

 R. Effettivamente il sistema-paese sta collassando, economicamente, non per mancanza di fattori di produzione, ma perché gli è stata deliberatamente tolta liquidità attraverso la restrizione dei criteri del credito, la politica riduttiva dei redditi, gli alti tassi di interesse, la pressione degli interessi passivi e delle tasse, che in buona parte pure vanno a pagare il servizio del debito pubblico, e ovviamente i tagli della spesa pubblica. Carenza di liquidità che produce anche carenza di investimenti, quindi di infrastrutturazione e aggiornamenti necessari a mantenere la competitività. Ciò premesso, da più parti si fa notare che la recente manovra del governo va nel senso di aggravare tale situazione di “anemia”, perché drena la poca liquidità residua nel sistema aumentando le tasse, colpendo le pensioni, i consumi, mettendo in fuga i capitali verso l’estero; inoltre colpisce duramente il settore dell’edilizia, che è quello che innesca le fasi di recupero nel ciclo economico, e ha depresso il morale della popolazione e la sua propensione agli acquisti: già a natale abbiamo avuto un crollo. Rispetta invece tutte le rendite parassitarie, i privilegi e gli sprechi di politica e amministrazione, mentre programma grandi acquisti di cacciabombardieri, a vantaggio degli industriali stranieri che li costruiscono. Il recente rifinanziamento delle pericolanti banche italiane, peraltro dovuto più a Draghi che a Monti, non sta apportando credito nell’economia reale, anche perché il governo, nel concedere loro la sua garanzia, non le ha vincolate ad immettere moneta nel sistema. Le misure per il rilancio della fase due appaiono semplicemente derisorie. Insomma, il governo sembra far di tutto per impedire una ripresa economica, limitandosi ad aggiustare i conti sulla carta nel brevissimo termine, ma a spese della possibilità di recupero dell’economia reale, le cui prospettive a 3 anni e oltre sono perciò valutate negativamente dai mercati finanziari (aste 28-29.12.11 e successive), sui quali lo spread del btp rimane altissimo. La storia economica recente ha, del resto, ripetutamente mostrato che le politiche di tagli e tasse, giustificate con l’affermazione di voler risanare i conti, hanno prodotto, nel giro di qualche anno, effetti contrari, con aumento del debito pubblico, recessione, avvitamento fiscale. Così pure sta avvenendo in Grecia, e il FMI ha sostanzialmente ammesso l’errore della ricetta imposta a quel paese. In base a tali osservazioni sorge il legittimo quesito: perché mai Monti fa tutto ciò, dato che non può non sapere che gli effetti di ciò che fa saranno controproducenti, tale da produrre una crisi recessiva, occupazionale, sociale? In che strategia si colloca la sua azione? Persegue forse un fine più ampio, sacrificando ad esso l’economia nazionale, perlomeno nel breve e medio termine? E nell’interesse di chi? Forse dei poteri forti finanziari, di cui Monti nega di essere emissario? In realtà Monti non ha introdotto una variazione di rotta, ma solo un’accelerazione, con in più una tutela specifica per gli interessi delle banche. La sua politica non è una cosa nuova, ma sta semplicemente continuando ciò che i precedenti governi hanno fatto in Italia, e non solo in Italia. Le accuse mosse a Monti e al suo governo di essere emanazioni dei poteri forti che si sono impadroniti, con essi, dello stato, non considerano che Monti, in sostanza, fa quello che han fatto gli altri. Sul piano oggettivo, infatti, la storia italiana, da un trentennio circa, è caratterizzata da un grande ed evidente processo, che avanza su due gambe. La prima è la sistematica cessione (con la giustificazione della riduzione del debito pubblico e della maggiore efficienza della gestione privata) degli assets strategici (grandi mercati, grande industria, industria capace di ricerca e alta formazione, banche strategiche, servizi pubblici con connesse posizioni di monopolio) a potentati finanziari privati, quasi interamente stranieri. La seconda è il trasferimento di poteri politici, delle funzioni sovrane, compresa la sovranità monetaria, comprese le funzioni di bilancio, compresa la politica fiscale), compresi – per finire – i cordoni della borsa, a organismi decisionali tecnocratici, che fanno capo alla BCE e al sistema bancario, quindi sempre ai predetti potentati finanziari privati. La prima gamba viene presentata come processo di liberalizzazione, ma si è risolta sinora in privatizzazioni di posizioni monopolistiche o simili; la seconda come processo di integrazione europea, ovviamente, quegli organismi di europeo hanno solo il nome, essendo essenzialmente “apolidi” e non solidali coi popoli. Giuseppe De Rita, nel suo recentissimo saggio L’eclissi della borghesia, spiega che le privatizzazioni delle industrie di stato sono state controproducenti anche al fine di ridurre il debito pubblico, perché hanno fruttato 147 miliardi che sono stati usati per pagare interessi passivi, e sono costate perdite di posti di lavoro, di centri di ricerca e di formazione sia tecnica che manageriale unici in Italia, quindi un decadimento delle competenze, oltre a un incremento della dipendenza strutturale dal capitale straniero. E’ il modus operandi che seguono le aziende vicine al fallimento, dove si cerca di andare avanti come si può (navigazione a vista cercando di evitare gli scogli, che, nella fattispecie, si identificano con tutte le numerose scadenze del rinnovo dei titoli di stato). Una nuova stagione di tali privatizzazioni, dopo la sospensione durante il periodo berlusconiano, servirebbe solo a completare la riduzione dell’Italia in una condizione di totale asservimento e subordinazione anche culturale e manageriale. Il risultato tendenziale dell’avanzata di queste due gambe, è il superamento dello stato nazionale, la riorganizzazione del sistema di potere reale a livello soprannazionale, tendenzialmente globale, con lo svuotamento dello stato nazionale, sia come organismo politico, sia come sistema-paese, di ogni sua autonomia (monetaria, finanziaria, economica, politica, giuridica), e la sua sottoposizione, quale provincia privata di autonomia e dipendente per tutto, a gestori sovrannazionali. Questi organismi-gestori hanno carattere tecnocratico, autoreferenziale, non trasparente, non “accountable”, non partecipato dal basso, esente da controlli e condizionamenti da parte di organismi rappresentativi della popolazione, non sottoponibili nemmeno al controllo giudiziario. Gli statuti della BCE, della BIS, del MES sono chiarissimi esempi di ciò. Si unificano gli stati, riducendoli a province senza autonomia, e sottoponendoli a un governo centralizzato. Questo processo, che realizza operativamente il primato della finanza speculativa sull’economia reale, e si accompagna all’eliminazione della classe intermedia nonché a una graduale ma profonda attenuazione dei diritti partecipativi, politici e civici, compresi quelli afferenti alla privacy e alla condizione di lavoratori, di contribuenti, di utenti dei pubblici servizi. Il progetto in esame, avviato negli anni ’80, col programma di privatizzazione della sovranità monetaria e di finanziarizzazione dei debiti pubblici, è in fase avanzata di realizzazione. Maastricht, la BCE, Lisbona ne sono state ulteriori tappe importanti. Per far accettare ai vari popoli, sindacati, partiti politici, i vari passaggi, sempre più dolorosi e compressivi, di questa via crucis – la perdita di indipendenza, di diritti, di sicurezze, di reddito, di dignità – sembra che si stia ricorrendo a una serie incalzante e incessante di crisi, shock, allarmi, creati ad hoc, che rendono i popoli stessi più arrendevoli e malleabili, come spiegato da Monti stesso nella famosa intervista alla Luiss, visionabile su youtube http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=1b190309063811a , dove afferma che abbiamo bisogno delle crisi per far progredire il processo di integrazione – ovviamente, un progetto generato e deciso dall’alto, non dal basso, democraticamente. Anzi, neanche reso noto al popolo su cui esso si compie. Ecco allora che anche la crisi, l’emergenza, verso cui le politiche lacrime e sangue, tagli e tassi, portano non solo l’Italia ma anche altri paesi, possono avere questa funzione: vincere le resistenze. Questa può essere una spiegazione del perché mai si fanno manovre che avranno, con virtuale certezza, un effetto recessivo sull’economia, e che quindi produrranno crisi, allarme, emergenza. Si tratta di applicazione del metodo shock-and-awe, che trovate analizzato nel saggio mio e di Paolo Cioni sulla manipolazione mentale, Neuroschiavi. La gente non ci pensa, i mass media non lo mettono in evidenza, ma proprio adesso si sta procedendo alla sottrazione ai singoli paesi dei poteri di bilancio, di politica economica, di imposizione tributaria e al loro conferimento ad organismi autocratici, non eletti, non responsabili – quindi con caratteri contrari alla civilizzazione europea, e tipici piuttosto delle autocrazie asiatiche. Organismi che fanno gli interessi dei soggetti più forti, a spese degli altri. Tra questi organismi spicca il MES, o Meccanismo Europeo di Stabilità (controllare per credere il sito: http://consilium.europa.eu/media/1216793/esm%20treaty%20en.pdf), in corso di approvazione dai vari parlamenti, nel totale silenzio dei media – silenzio quanto mai opportuno, perché il MES costa moltissimo: l’Italia dovrà sborsare circa 130 miliardi, che verranno prelevati con prossime manovre, e poi sarà il MES a fare le manovre fiscali, dal prossimo Marzo. Vi è un altro aspetto, concernente quella che ho definito “la prima gamba”: il decreto “Salvitalia”, come ha giustamente detto Piergiorgio Odifreddi il 28.12, intervistato da RaiNews 24 a Cortina Incontra, porterà l’Italia in condizioni di dover vendere o svendere, per far cassa e ottenere aiuti ottemperando a “condizionalità”, il patrimonio pubblico e i servizi pubblici al capitale privato di quella grande finanza – nel che qualcuno potrebbe ravvisare conflitti di interessi del governo dei banchieri, del tipo di quelle che si rimproveravano a Berlusconi in relazione alle sue aziende. Non fraintendetemi, però: che certe privatizzazioni producano disoccupazioni è ovvio, ma bisogna vedere se quelle occupazioni erano domandate dal mercato. In tutti i casi (ATTENZIONE!!!) l’occupazione non è mai nei piani del liberismo, ma è solo un effetto del lasciare operare il mercato. Le critiche al liberismo, in merito alle crisi che ci sono state e che ci saranno ancora, vanno indirizzate meglio. Le crisi sono dovute al malfunzionamento delle Pubbliche Amministrazioni, ma non al mercato. Vedasi il caso subprime e le leggi del credito facile, senza garanzie, voluto dal partito democratico USA, mentre le crisi economiche occidentali dei paesi PIIGS sono dovute alle politiche espansive della spesa pubblica di matrice pseudo-socialista.

3. Ma la classe politica italiana, che può fare, in questo contesto?

R. I partiti politici possono esigere che il governo “tecnico” , in cambio del loro voto che gli dà la necessaria copertura “democratica”, non tocchi le loro clientele, le loro poltrone e prebende (compreso il finanziamento pubblico), che non faccia la spending review e non introduca le best practices, ma che riempia la loro mangiatoia di soldi spremuti con le nuove tasse. La Chiesa può esigere che, in cambio dei voti che controlla, e del controllo delle coscienze che le rimane, il governo non tocchi i suoi privilegi fiscali, l’otto per mille, i sussidii. Le mafie possono esigere che il governo non metta in vendita i 25 miliardi di beni confiscati loro dallo Stato, e che non disturbi troppo i loro traffici con droga, immigrazione e appalti. Berlusconi può esigere che il governo, in cambio del suo sostegno, mantenga i privilegi di Mediaset. I parlamentari nominati possono dirgli: “Noi ti diamo il voto, se tu non tocchi i nostri stipendi di 16.000 Euro al mese anche se la gente protesta.”I banchieri possono semplicemente dire: “Bravo, continua così!”. Insomma, si può realizzare un’alleanza degli interessi delle caste nazionali e di quelli del grande capitale internazionale, a spese del paese.

4. Monti-Napolitano. Lei ci ha visto un asse…

R. Si potrebbe dire, per battuta, che Napolitano collabora a quel piano di superamento dello stato nazionale italiano proprio mentre tanto vigorosamente ne esalta il centocinquantenario della nascita. Ma non dobbiamo vedere le scelte politiche di questo o quel governo o capo di stato come frutto di iniziative di Napolitano od Obama o Berlusconi o Sarkozy o Draghi o, in generale, di persone specifiche. Non vi sono iniziative e responsabilità personali, o di una maggioranza di governo, perché non vi è libertà di scelta politica di fondo, nell’area del Dollaro e del FMI. Né, ancor prima, di modello macroeconomico di riferimento. Oramai la politica economica, quindi la politica tout court, è unificata, dettata dal cartello mondiale monopolista della moneta, e guidata dal medesimo modello mondializzato, quello della grande finanza, del Bilderberg, della Trilateral, della Goldman Sachs. Nella costituzione reale dell’Italia, che non è ovviamente quella formale e dichiarata, ma che regola innanzitutto il ruolo e gli obblighi dell’Italia come paese vinto e tributario, sottomesso al vincitore, quindi a sovranità limitata, con oltre 130 basi americane – in questa costituzione reale, il capo della stato può avere la funzione di assicurare (usando i suoi fortissimi poteri di pressione, legittimazione, delegittimazione) che il governo e il parlamento italiani ottemperino alle richieste della potenza dominante, persino partecipando alle sue guerre, problematicamente rispetto all’art. 11 della Costituzione. La potenza dominante, vincitrice dell’ultima guerra mondiale, è il cartello finanziario angloamericano, quello che ha imposto Bretton Woods, il Gatt, il Gats e molte altre cose, in primis il modello interpretativo generale dell’economia, quello della Scuola di Chicago (non si tratta del liberismo di Smith, Von Hayek, Von Mises). Però il superstato europeo è così radicalmente non-europeo, proprio perché autocratico, simile alle autocrazie orientali di cui l’Europa ha sempre avuto un profondo orrore e disprezzo, che non è nemmeno detto che riesca a imporsi o che resista. La sua minaccia, ormai percepita, può risvegliare proprio quello spirito di lotta per la libertà, tipicamente europeo, che ripetutamente ha vinto contro forze immensamente superiori: lo spirito che ritroviamo nelle Guerre Persiane narrate da Erodoto, nell’impresa di Leonida cantata da Simonide, nella morte di Socrate, Zenone, Seneca, o recentemente in quella di Ian Palak; nella lenta resurrezione del pensiero critico, filosofico, scientifico dai secoli di repressione dogmatica da parte di un’istituzione religiosa pure profondamente asiatica per origini e ordinamento. E ancora nella lotta degli empiristi e dei Lumi contro l’assolutismo, nella rivoluzione francese, nella resistenza liberale ai tre totalitarismi del secolo scorso. Il risveglio di questo spirito coraggioso e libertario sarà vieppiù probabile, se il superstato europeo sarà percepito come un Quarto Reich germanico.

5. Quali le differenze tra Berlusconi e Monti e tra il governo Berlusconi e il governo Monti?

R. Poche, oggettivamente. Prodi, Monti, Tremonti, Berlusconi, Merkel, Sarkozy e molti altri – praticamente tutto il mondo che sta nel sistema del Dollaro, come ho già detto – hanno il medesimo modello macroeconomico di riferimento, neomonetarista, neoliberista, finanzia rizzante: quello della scuola di Chicago. Quindi anche ricette simili (Berlusconi però non ha fatto quasi nulla, essendosi concentrato sulla sua difesa da settori della magistratura). Che non hanno affatto prodotto i vantaggi promessi, ossia l’ottimale distribuzione delle risorse e dei redditi assieme alla prevenzione o al rapido riequilibrio delle crisi, bensì hanno prodotto fortissimi vantaggi per una ristretta élite, impoverimento e insicurezza per gli altri. In quanto alle manovre, come già detto, si sono rivelate recessive, distruttive per le capacità industriali, peggiorative per i conti pubblici, per il rating, per la borsa, e foriere di avvitamento fiscale. Ciò che è cambiato nel passaggio da Berlusconi a Monti e al suo governo di banchieri, è che adesso il cartello bancario sta mettendo la faccia nel governo del paese, ossia assume direttamente, attraverso i suoi uomini, il governo del paese. Così anche in Grecia, col passaggio da Papandreou a Papademos. E che sta accelerando il collasso del paese.

6. Si può pensare di uscire dall’euro? O è meglio resistere?

R. Per restare nell’Euro, da quest’anno siamo tenuti, secondo le norme “europee”, a ridurre lo stock di debito pubblico di 45 miliardi ogni anno – cosa non fattibile, che comporterebbe una recessione mortale. Pensate invece a un’Italia che poteva essere, e a cui si è rinunciato. A un’Italia pre-1983, pre-divorzio tra lo stato e Bankitalia. Libera da Maastricht, con un debito pubblico non finanziarizzato, quindi non ricattabile. Il debito pubblico italiano esplose dopo quel divorzio e proprio per effetto della finanziarizzazione, che ci rende ricattabili sia dai baroni-predoni della finanza internazionale che da modesti politici borniert e bornés, elettoralmente perdenti. Potevamo continuare col mix del successo italiano (compresi deficit vantaggiosamente finanziato da Bankitalia e ampia evasione fiscale che manteneva il frutto del lavoro nel circuito produttivo anziché in quello sterile dello stato), aggiornandolo con più ricerca e innovazione tecnologica. Vi immaginate quante imprese avremmo attirato, di quelle che dall’Europa occidentale sono emigrate a Est e a Sud? E quante imprese italiane sarebbero ancora vive e in Italia? Oggi potremmo entrare nell’eurosistema dettando le condizioni, anziché subirle e finire in una posizione di subordinazione e sfruttamento. Era il vecchio sistema, che consentiva allo stato di farsi propulsore e protagonista dell’economia, quindi permetteva all’Italia di crescere e di vivere bene, pur avendo un meridione e un apparato statale molto inefficienti e costosi. Dopo la finanziarizzazione del debito pubblico, la globalizzazione, le privatizzazioni, i vincoli di bilancio, la cessione della moneta e della sovranità, non è più possibile perseguire lo sviluppo. I settori produttivi non riescono più a sostenere il resto del paese. Si può solo prelevare con le tasse la ricchezza accumulata e usarla per far quadrare i conti ancora per un anno o due, fino ad esaurimento, senza prospettive. Si diceva che i vincoli di bilancio e la moneta unica avrebbero costretto l’Italia ad adeguarsi all’efficienza e alla correttezza europee, ponendo fine agli sprechi e alla corruzione. Così non è stato e non poteva essere, perché il clientelismo, il parassitismo, è una mentalità, un’abitudine sociale inveterata, che non si cambia se non con condizioni favorevoli e nel corso di generazioni oppure attraverso sconvolgimenti radicali. I governi italiani hanno approfittato dei primi anni dell’Euro, in cui si pagavano bassissimi interessi sul debito pubblico e non vi era l’attacco speculativo, non per ridurre lo stock di debito pubblico e fare investimenti, ma per alimentare la spesa clientelare e a spreco, perché è da essa che i partiti traggono consenso, potere e profitti. Dopo questo fallimento, come si può credere che un paese efficiente come la Germania, capace di integrare la DDR, capace di crescere nella crisi mondiale, rispettoso delle regole, accetti di integrarsi con un paese come l’Italia, da quasi vent’anni in declino, retto da una partitocrazia incompetente e corrotta, permanentemente incapace di correggere le proprie storture, di cui un’ampia parte sopravvive grazie a sussidii e non è nemmeno in grado di smaltire i rifiuti solidi urbani? Fare sacrifici per integrarsi con la Germania è assurdo: quell’integrazione non avverrà mai. La Germania punta a neutralizzare l’Italia come concorrente sui mercati internazionali, anche deindustrializzandola, privandola di competenze, e a liberarsi dal debito pubblico italiano. Leggete Sommella a pag. 3 di MF del 3 Gennaio:lo spiega benissimo. Monti è l’uomo che la Merkel ha voluto a questo scopo, dopo che le banche tedesche avevano provocato l’impennata dello spread vendendo massicciamente i btp. Le istituzioni europee sono una trappola tedesca: la Germania ci ha piazzato l’85% dei funzionari, quindi le dirige a propria convenienza, riuscendo persino a far sottacere, scaricandolo sui partners deboli, il suo enorme debito previdenziale che, se conteggiato, la porterebbe in default. Nella spietata piramide del potere finanziario mondiale, Berlino vuole ritagliarsi una posizione intermedia, decente, sulla pelle di paesi come l’Italia. E’ la storia che si ripete: un sistema-popolo non abbastanza forte per  l’egemonia mondiale ma molto più efficiente di quelli che lo circondano, e che si comporta di conseguenza: tenerli sotto e sfruttarli fino ad esaurimento – o finché arriva qualcuno più grosso da fuori, gli dà una lezione e gli toglie il boccone. “Seid umschlungen, Millionen: Arbeit macht frei”, ossia: “Abbracciatevi, o Milioni: il lavoro rende liberi”: le parole dell’Ode alla Gioia di Schiller, che risuonano nell’Inno Europeo, sono una falsa etichetta come quelle scritte sull’ingresso di Auschwitz. Non sente come suonano bene insieme?.

Uscire dai trattati istitutivi dell’eurosistema è giuridicamente possibile, e secondo me è meglio uscire sia da esso che dall’UE, che continuare su questa strada, per diverse ragioni, e non solo per il fatto che i benefici  il prezzo che dobbiamo pagare, per restarci, e sempre più alto, sia in termini economici, sia di perdita di libertà rispetto al sistema bancario e alle sue emanazioni politiche come le c.d. istituzioni europee e i governi commissariali. Sempre più alto, e non si vede limite al suo innalzamento, che sembra prodotto artatamente, per prenderci tutto, emergenza dopo emergenza, senza nulla dare, se non boccate d’aria per proseguire su quel cammino di assoggettamento. Ulteriori ragioni per uscire dall’eurosistema sono che la BCE non è una banca centrale, perché non è autorizzata ad assicurare l’acquisto dei titoli del debito pubblico dei paesi aderenti in modo idoneo a sottrarli all’aggiotaggio dei grandi predoni finanziari. Se avessimo una vera banca centrale, questa potrebbe farlo, come fa la Fed, la banca centrale nipponica, quella britannica. E come  faceva la Banca d’Italia prima del 1981! Lo dice anche Paul Krugman: l’Italia si è assurdamente messa nelle condizioni di un paese del Terzo Mondo, che deve finanziarsi in una moneta straniera. Se la massa monetaria dell’euro deve essere coperta da titoli americani, dollar-backed, allora la BCE è come uno switch-board sottoposto alla Fed, non una banca centrale di emissione al servizio dell’Europa, bensì un qualcosa di imposto imperialisticamente per impedire che gli europei abbiano una banca centrale effettiva propria, in modo che l’euro dipenda dal dollaro e non gli contenda il ruolo di moneta internazionale. Inoltre, l’euro non è una moneta, ma un insieme di cambi fissi, analogo al già fallito SME, tra monete nazionali che sostanzialmente ancora esistono in relazione ai rispettivi e separati debiti sovrani. Aree che hanno livelli di produttività-competitività molto diversi, hanno quindi bisogno di monete diverse, di cambi diversi, per poter esportare, attrarre investimenti e turismo, crescere e infrastrutturarsi, mentre confini nazionali e monetari dovrebbero circoscrivere aree simili per produttività ed efficienza. Altrimenti si ha che le aree più forti approfittano del loro dominio sul comune sistema monetario per usarlo a proprio vantaggio e a danno dei paesi più deboli, come la classe dirigente della Germania fece con lo SME e come sta facendo ora con l’euro, in modo imperialistico e violento, e in minor misura lo fa la Francia. Per esempio: le banche tedesche e francesi prendono denaro al 2% grazie al loro rating, e lo usano per comperare btp italiani che rendono il 6-7%. In questo modo, vampirizzano l’Italia, in quanto da un lato si procurano liquidità per finanziare le loro economie, dall’altro sottraggono liquidità dall’economia italiana, cioè sottraggono i mezzi sia per gli investimenti che per i pagamenti, e spingono in su i tassi dei prestiti bancari. Quale capo della BCE, Mario Draghi si è messo a finanziare, con la BCE, le banche italiane affinché comperino il debito pubblico italiano, togliendo il boccone a quelle francesi e tedesche – che quindi ora rischiano il downgrading, e le economie francese e tedesca avranno meno facilità a finanziarsi. Ma la BCE presta alle banche all’1% il denaro che queste usano per comperare btp al 7%! Perché allora la BCE non compera il btp al 2% alle aste anziché al 7 sul mercato secondario? Per fare gli interessi delle banche private, che lucrano il 5% dalle tasche dei contribuenti? O perché la Fed non permette che, nella sua area, vi sia una banca centrale concorrente? Come che sia, da quanto sopra dovremmo imparare che i nostri vicini europei e i nostri liberatori USA non sono amici, ma perlopiù avversari controinteressati e sfruttatori, e che non c’è nulla di più stupido che trasferire i poteri politici, soprattutto in materia finanziaria, ad organismi dominati da loro, perché li usano per sfruttarci, approfittando del fatto di essere assai più forti. La Fed ha erogato migliaia di miliardi di prestiti a tasso quasi zero e senza limiti di tempo alle banche che la controllano, e che con quei soldi possono fare incetta a costo zero di asset europei, quindi si prendono anche gli interessi sul debito pubblico pagati con le tasse dei contribuenti. La piramide del potere mondiale corrisponde alla scala dei costi di finanziamento. In cima sta chi si finanzia a costo zero, quindi compera a costo zero la ricchezza reale prodotta dagli altri. Verso il fondo sta chi paga il denaro al 7%, come lo stato italiano, Molto meglio stanno i banchieri privati che, con Monti, lo pagano l’1-2%. Se la comunità bancaria si autofinanzia a costo zero o quasi, mentre lo stato deve finanziarsi a un costo molto superiore o multiplo, si finisce automaticamente che la comunità bancaria diviene proprietaria dello stato, dei suoi beni, dei redditi dei suoi cittadini.

 

7.In relazione alla decisione di Draghi che ha menzionato ora, ritiene che la situazione potrebbe cambiare, che la BCE potrebbe iniziare ad agire nell’interesse dell’Europa, dell’Italia?

R. Qualche importante segno in tal senso si vede, ma accompagnato da elementi che ne limitano o escludono il significato positivo. Come dicevo, Mario Draghi ha deciso che la BCE finanzi pressoché illimitatamente le banche europee all’1% annuo di interesse; quelle italiane hanno già approfittato per oltre 112 miliardi. Questo prestito, congiunto alla garanzia fornita loro dallo Stato italiano pure all’1% annuo, consentirà loro di acquistare btp in massa, e in tal modo la BCE indirettamente sostiene il deficit pubblico, aggirando il divieto statutario. Il detto prestito, inoltre, faciliterà la ricapitalizzazione delle banche imposta dell’Eba, soprattutto se quest’ultima rimuoverà alcuni inutili limiti da essa posti. Il prestito in parola, però, non farà ritornare le banche italiane ad erogare credito, almeno per un certo tempo – e su questo punto il Monti già manca alle sue promesse di aiuto alla ripresa, mentre il governatore Visco, nell’intervista al Sole del 24.12, appare disconnesso dalla realtà o preda di un raptus consolatorio – perché le banche dovranno usarlo innanzitutto per salvare se stesse, ossia per coprire le proprie sofferenze non dichiarate, i crediti che dichiarano in bilancio dopo averli ceduti, la liquidità che pure dichiarano in bilancio e che però liquidità non è ma solo sconto di portafoglio senza valore. Oggi la gran parte delle banche italiane fallirebbe se non presentasse bilanci sostanzialmente falsi. E infatti ai funzionari prescrive, anche per il 2012, di concentrarsi sulla raccolta e di scordarsi di aprire nuove linee di credito. Finora, infatti, non comperano titoli né erogano prestiti, ma tengono i soldi presi a prestito dalla BCE in conti-deposito presso la BCE stessa, che paga loro lo 0,25% di interesse. Preferiscono perdere, pur di restare liquide, perché temono di non riuscire a far fronte alle scadenze delle loro obbligazioni nel 2012 – alla faccia di coloro che dichiarano che il sistema bancario italiano sarebbe solido. E se le banche concedono crediti, applicano uno spread usurario sul 2% che il denaro ora costa loro grazie all’intervento pubblico, cioè prestano dall’8% in su. Infatti, il governo dei banchieri le rifinanzia senza imporre loro di erogare crediti e di moderare gli interessi, appunto perché è un governo dei banchieri, che fa gli interessi dei banchieri. Faccio presente che il metodo Draghi-Monti di salvataggio del sistema bancario italiano e (forse) del debito sovrano italiano ricalca in essenza quello già con successo applicato dall’Irlanda, con la differenza che alle banche irlandesi non è stato imposto il termine di tre anni per rimborsare il prestito, e che, anche grazie a ciò, Dublino ha evitato il massiccio take over di capitali stranieri (americani) sugli asset strategici nazionali – take over che invece è già in corso da parte delle banche e corporations finanziarie americane ai danni dell’Italia e di altri paesi continentali, per 3.000 miliardi di dollari dichiarati (New York Times del 26.12.11). E quando le banche americane rastrellano asset pregiati e svenduti, i paranoici pensano sempre al fatto che sia Monti che Draghi sono stati e forse ancora sono, essenzialmente, cittadini di quel mondo, molto prima che italiani ed europei. Per le suddette ragioni, il piano Monti non porterà affatto al risanamento delle finanze pubbliche, ma alla svendita forzata degli asset pubblici a capitali stranieri. Qui sta la differenza tra Irlanda e Italia: i governanti irlandesi governano sotto il controllo di un’opinione pubblica attenta e, all’occorrenza, aggressiva, a tutela dell’interesse nazionale. Da quando Ludovico il Moro chiamò i francesi in Italia, gli stranieri sono venuti sovente nel Belpaese, ma non a dare e aiutare, bensì a prendere e sottomettere, con mezzi prima militari, poi sempre più finanziari. E hanno sempre appoggiato i politici italiani che facevano i loro interessi.

8. Destra contro sinistra è una vecchia storia. La nuova politica potremmo pensarla così: mondialisti contro nazionalisti, ultraliberisti contro sociali. E’ d’accordo?

R. Le etichette “destra” e “sinistra” fanno ancora presa sulla mente popolare, quindi si usano nella propaganda. Le etichette si usano perché funzionano, non perché veridiche. Molti oggettivi conflitti tra classi, culture, interessi persistono come in passato, ma è divenuto primario il conflitto di interessi tra, da un lato, l’oligarchia globale, che dispone di strumenti, reti, monopoli globali, e soprattutto dispone del monopolio della moneta e del credito, quindi del potere politico e militare; e, dall’altro lato, la società che produce la ricchezza reale (lavoratori autonomi, dipendenti, imprenditori), le popolazioni nazionali, regionali, locali, che dipendono sempre più da questi strumenti, reti, monopoli, e che quindi sono sempre più dominate, sfruttate, schiacciate, violentate – anche attraverso l’imposizione di emigrare in massa o di accettare immigrazioni di massa tali da alterare la composizione e gli equilibri dei corpi sociali. Il conflitto di classe, oggettivamente, non è tra imprenditore e prestatore d’opera, i quali entrambi sono esposti alla concorrenza e producono ricchezza reale; ma tra essi e il monopolista della moneta e del credito, e lo speculatore finanziario, i quali si prendono ricchezza dalla società senza produrne e darne in cambio, anzi arrecandole molti danni e togliendole libertà e sicurezza. In Italia, i partiti della sinistra c.d. moderata si sono alleati con gli interessi della grande finanza e apportano all’agenda politica di questa il consenso del loro elettorato, in danno di questo stesso. Vi è però anche una sinistra vera, quella di un Paolo Ferrero e di un Marco Ferrando, che cerca di diffondere la consapevolezza del vero conflitto di classe.

9.Ricapitalizzare le banche e pagare il debito pubblico…. Cosa ne pensa?

R. La decapitalizzazione delle banche, l’indebitamento pubblico e il liquidity crunch sono conseguenze automatiche e matematiche del fatto che si contabilizza l’emissione di moneta e di credito con criteri non corrispondenti al tipo di moneta e di credito che si usano oggi, ossia alla fiat currency e alla moneta contabile. Le banche di credito non sono intermediarie del credito, non prestano la raccolta, ma creano la liquidità: il 92% del money supply è credito bancario, emesso prestando sul prestato, mediante il moltiplicatore bancario – e questo fatto è ignorato dai criteri contabili. Come spiego nel saggio Euroschiavi, la creazione dei mezzi monetari (moneta legale e moneta creditizia), oggi, diversamente dal passato, avviene senza costi per gli emittenti, perché senza copertura aurea e senza convertibilità aurea, ma ciononostante, difformemente da questa realtà, la si continua a trattare contabilmente come se il produrla comportasse un costo pari al suo valore nominale. Inoltre le banche centrali continuano a mettere al passivo patrimoniale il circolante, sebbene questo non sia più, in alcun senso economico e giuridico, una passività per esse, perché non è convertibile. Si creano così passività, sia nel conto economico che nello stato patrimoniale, che non hanno ragion d’essere, e che crescono in modo esponenziale, cagionando sempre più frequentemente crisi di sovraindebitamento, decapitalizzazione e rarefazione monetaria. Se contabilizzassimo secondo la realtà economica, le banche – di credito e centrali – “scoprirebbero” di avere molti più utili, lo stato incasserebbe molte più tasse e tutto andrebbe in equilibrio. Ma equilibrio comporterebbe meno crisi, quindi meno opportunità di speculare su di esse, e di usarle per costringere la gente ad accettare le riforme a cui le si vuole guidare.

10. Proviamo ad immaginare di uscire dall’euro, rompere la dittatura della Bce, della speculazione finanziaria, del capitalismo multinazionale e abitare nella nostra casa da liberi. E’ possibile?

R. I poteri forti non lo permetterebbero, perché toglierebbe un essenziale strumento di dominazione e sfruttamento, quindi renderebbe il genere umano meno governabile. Economicamente però funzionerebbe, come ho ampiamente spiegato in Euroschiavi e La Moneta Copernicana. Immaginiamo un modello: ciascuno stato si dota di una moneta propria, che esso, a seconda delle esigenze stabilite da una authority monetaria, emette direttamente, senza contrarre debito pubblico, riducendo drasticamente così il bisogno di tasse, e assicurando che vi sia sempre liquidità sufficiente alla piena attivazione dei fattori produttivi, e che nessuno possa speculare sull’erogazione e sul ritiro di credito e moneta. I singoli stati o le singole regioni producono internamente quanto è razionalmente producibile internamente (merce a chilometri zero, taglio dei costi e dell’inquinamento per trasporto, controllabilità diretta della qualità della produzione da parte dei consumatori). Commerciano tra di loro le eccedenze, usando per i pagamenti internazionali non la moneta interna della potenza egemone, ma un centro di compensazione multilaterale e un’unità di conto come il Bancor, secondo lo schema proposto da Keynes a Bretton Woods.

11. Ci descriva un possibile scenario nazionale, politico ed economico, tra 10 anni, se si continuerà lungo questa strada…

R. Previsioni a dieci anni non sono possibili perché il divenire storico è legato a fattori impredicibili, come le innovazioni tecnologiche, che hanno ripercussioni molto vaste e profonde, come potrebbe averne il raggiungimento dei limiti fisici dello sviluppo (esaurimento delle risorse, squilibri ecologici). Ipotizzando che i fattori non cambino, mi aspetto che l’Italia, tra un decennio, sia una provincia impoverita di uno stato mondiale orwelliano, con qualche autonomia politica di facciata, ma strettamente diretta da organismi sovrannazionali autocratici. Priva o quasi di una classe dirigente e tecnico-scientifica qualificata, è gestita prevalentemente da managers stranieri per capitali stranieri. La gente è incalzata dalle esigenze pratiche quotidiane. partecipa pochissimo alla vita politica. Lavora per le necessità primarie (compresi i servizi pubblici) e per pagare gli interessi sul debito pubblico e privato accumulato dalle precedenti generazioni, e lo trova normale, perché ha introiettato questo compito come scontato, e perché la controinformazione è repressa come crimine di sedizione. Il cittadino-consumatore-lavoratore-contribuente-utente non ha quasi più possibilità di negoziare con le sue controparti: deve accettare salari, tariffe, tasse come gli sono fissati. Il metodo contributivo viene esteso alla sanità pubblica: ti curano fino all’esaurimento dei tuoi versamenti per la salute. Gli strumenti informatici consentono alla classe dirigente parassitaria di conoscere e aggredire capillarmente i redditi e i risparmi dei cittadini col prelievo fiscale.

07.01.12 Marco Della Luna

 

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22 risposte a MONTI, MERKEL, ORWELL

  1. toni scrive:

    Ragazzi,
    O adoriamo Dio, o Mammona tramite la quale stiamo adorando una elite spregiudicata.
    Il prof. Della Luna è chiarissimo sulla differenza.
    Dio ci ordina, tramite la nostra intelligenza, i nostri sensi, e la Storia, di trovare la “misura giusta”.
    Creare i soldi con oro, argento e rame, non fu la misura giusta dato che scatenò guerre e saccheggi tra tutti i popoli del mondo per derubare l’oro e conquistare le miniere fin dai tempi dei faraoni.
    Permettere soltanto alle Banche Centrali private di creare i soldi dal nulla ed emetterli in circolazione in forma di DEBITO, non è la misura giusta, dato che crea allo stesso tempo:
    1) USURA, che da vantaggio a pochi individui e svantaggio a molti.
    2) INTERESSI sul debito, che devono essere aggiunti ai costi di produzione di beni.
    3) INFLAZIONE, che sbilancia sia la produzione e sia il potere d’acquisto in rapporto ai salari.
    4) RECESSIONE, che riduce la produzione di beni generando disoccupazione e rivolte.
    5) TASSE, che creano le caste, la burocrazia, i monopoli industriali, il degrado sociale di oggi.
    6) SPECULAZIONE, che tramite le Borse private crea uno strato crescente di parassiti.
    7) INGIUSTIZIA, che vara leggi a doppio taglio per battere cassa, e a vantaggio dell’elite.
    8) CORRUZIONE, evidente in tutti i ceti, in tutte le istituzioni, in tutti i monopoli industriali.
    9) SOVRANITÁ delle Banche Centrali private sui Governi legittimamente eletti dai popoli.
    Il prof. Della Luna ha spiegato eloquentemente ogni effetto che scaturisce dalla pratica del DEBITO forzato (riserva frazionaria bancaria) esortando persino la Chiesa ad opporsi, con quel poco che rimane del la sua autorità, a tale pratica, ma sembra che anche la chiesa sia costretta ad elemosinare per soldi.
    Questa crisi finanziaria di oggi deve essere la più grande truffa virtuale mai inventata dall’uomo, come uno di quei NINTENDO giochi elettronici che si fanno al computer o sugli schermi televisivi e che sono diventati così realistici da sembrar veri, e che purtroppo la truffa sta avendo effetti veri.
    George Orwell, oltre a scrivere “1984” dove descrive il potere del Grande Fratello (il dio Banchiere) che vede e controlla tutti, scrisse pure Animal Farm (la fattoria degli animali) dove alla fine del libro i “porci” presero controllo sul resto degli animali nella fattoria varando leggi che davano vantaggi e privilegi ai “porci” e non al resto degli animali, alludendo al fatto che “La Legge NON è uguale per tutti”, per cui “alcuni animali sono più uguali degli altri”.

    Ci sono individui che hanno dovuto sacrificare lunghi anni della loro vita ricercando nella Storia e seguendo giorno per giorno il disegno di questi “animali” totalmente incoscienti del nesso tra causa-effetto, tra azione-reazione e che in completa segretezza e con intrighi hanno usato il credito e la valuta innanzi tutto per i loro vantaggi personali.
    Di fatto, il meccanismo finanziario può essere paragonato ad un automobile che obbedisce soltanto i comandi del guidatore e non dei passeggeri. Ecco perché cresce il divarico tra ricchi e poveri.
    La Storia, quella scritta dall’archeologia e non dagli uomini, ci insegna ripetutamente che i guidatori del passato, investendosi del VICARIATO di un dio o dell’altro per celare le dinamiche insite nel denaro, hanno sempre portato qualsiasi ordinamento governativo alla totale rovina, esigendo sempre più tasse dai loro popoli. Gli imperatori del passato si dichiaravano “figli di dio” e persino “divini”, imponendo tasse sui loro popoli e scatenando guerre tra imperi , massacrando o assoggettando intere popolazioni alla schiavitù. Crollato questo ordinamento imperiale in frammenti, i governatori delle province dell’impero romano si dichiararono vicari di dio e per “Dei Gratia Rex” o per “Dei Gratia Regina” formarono l’ordinamento monarchico-aristocratico imponendo ancora tasse sui loro sudditi (altra parola per -schiavi) e scatenando guerre tra reami. Lo stesso accadde quando diversi reami si sbriciolarono in “città-stato” durante il periodo feudale e le famiglie signorili presero controllo del denaro imponendo tasse ai loro sudditi, istituendo questo sistema bancario.
    Poi ci furono le grandi rivoluzioni, francese, americana, sovietica e cinese, finanziate dagli stessi banchieri che crearono il concetto di “Stato”, VICARIO del popolo, massacrando centinaia di migliaia di gente in Francia e Stati Uniti. Oggi si riconosce ufficialmente che 50 milioni di persone furono massacrate in Russia, e 20 milioni in Cina. Susseguirono poi le guerre numerate, Prima e Seconda Guerra Mondiale, di nuovo coordinate e finanziate dagli stessi banchieri, dove furono massacrate ufficialmente23 milioni di persone nella prima, e 55 milioni nella seconda. Queste due guerre mondiali servirono principalmente per stabilire, concentrare e consolidare il presente sistema monetario mondiale nelle mani di una dozzina di famiglie apolidi ed internazionali, imponendo sui popoli l’intero costo per il mantenimento dei LORO Stati, non dei NOSTRI Stati, e logicamente l’intero costo per il mantenimento di questo sistema bancario imponendo sempre più tasse e più usura.
    A questo fatto si citano le parole del generale americano George Patton:
    “Abbiamo combattuto la guerra del 1776 per l’indipendenza. Abbiamo combattuto la guerra civile per abolire la schiavitù e per la libertà. Abbiamo combattuto la guerra del 15 – 18 per rendere il mondo sicuro nella democrazia. Abbiamo combattuto questa guerra per perdere tutto ciò che avevamo guadagnato nelle altre tre”.

    Seguirono poi altre guerre in Corea, Vietnam, Afganistan, Iraq, … tra le più durature, accompagnate, ogni anno, da una trentina di conflitti minori intorno al mondo, tutti disegnati per il solo proposito di destabilizzare interi paesi, vendere loro armamenti, distruggere le loro proprietà, affondarli quindi nel debito bancario, impossessarsi delle loro risorse naturali a vantaggio di monopoli industriali internazionali legati direttamente al sistema monetario, ed istituire governi servili a questo sistema bancario.
    L’Iraq è l’ultimo esempio di tale tattica ormai usata ripetutamente da secoli in tutti i conflitti.
    Ė inutile protestare per abbassare le tasse, bisogna eliminarle completamente.
    Pareggiare il bilancio o ripagare il debito pubblico o lottare contro l’evasione sono lavaggi del cervello.
    Liberalizzare le licenze, che sono un’altra forma di tassa, serve solo a batter cassa per il loro Stato e per le loro banche e non per creare più occupazione.
    Dobbiamo tutti capire che sono le TASSE e l’USURA ad alimentare matematicamente queste caste di ricchi e super ricchi, e finché ci sarà un solo CENTESIMO di tassa e di usura, si ripeterà lo stesso ciclo distruttivo che si è ripetuto in tutti gli ordinamenti governativi del passato e di oggi.
    Il prof. Giacinto Auriti capì perfettamente che il denaro può SOLTANTO essere creato ed emesso tramite i lavori e servizi pubblici, cioè tramite la vera “RES PUBLICA” che non abbiamo mai istituito in nessun paese del mondo.
    Solo questa è LA MISURA GIUSTA voluta dal vero Dio e non da Mammona.
    Il prof. Della Luna ci descrive tutte le decisioni prese in segreto e che affliggono i popoli; il nostro vocabolario della lingua italiana definisce questo procedimento con una parola: CONGIURA.
    Sono secoli che il denaro viene usato come arma di distruzione di masse ed è ora di esporre all’aperto questi congiuratori e le loro organizzazioni e processarli per crimini contro l’umanità in un tribunale speciale composto da magistrati eletti dal popolo.
    Tale processo deve includere tutti i traditori che firmarono trattati deleteri al popolo, e tutte le media che continuano a celare volutamente la GRANDE TRUFFA nel presente sistema monetario.

    Ė ora di chiamare a convegno tutte le altre associazioni consapevoli e contrarie al presente caos politico-sociale per bloccare questo scempio, costi quel che costi.
    Accettare passivamente questo sistema monetario è uguale al suicidio, come predisse il prof. Auriti e come dettagliatamente descritto dal prof. Della Luna, e che sta già accadendo per l’ennesima volta nella STORIA.
    Cordiali Saluti

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  4. Brumik scrive:

    Il doppione del mio ultimo intervento (che prego admin di togliere) e` dovuto alla illeggibilita del Security Code per via del quale, dopo il primo invio, mi e` stata richiesta una nuova introduzione.
    Non bastebbe il solo Codice CAPTCHA?
    Mah!

    — Michele

  5. Brumik scrive:

    Questo suo articolo di non facile lettura, ma di profonda analisi sociologica del mondo occidentale dominato dalle oligarchie “ombra”, rispecchia la lucidità di una mente speculativa che caparbiamente si rifiuta di trascinare la propria esistenza nell’anonimo gregge dei pusillanimi.

    Vorrei però sottolineare alcune di quelle che io ritengo siano delle contraddizioni che, dopo un’attenta lettura, possono emergere da queste pagine.

    Lei, gentile MDR, con riferimento al suo libro “Oligarchie per popoli superflui” scrive che “la metà della popolazione non è in grado di capire un articolo di giornale di media difficoltà, che sì e no il 7% della gente legge libri, e forse l’1% si documenta in qualche modo sui fatti economici e geostrategici rilevanti”.

    Bene, tutto vero e verificabile.

    Però, più avanti, denuncia il fatto che “Maastricht, la BCE, Lisbona […] sono state ulteriori tappe importanti, per far accettare ai vari popoli, sindacati, partiti politici, i vari passaggi, sempre più dolorosi e compressivi, di questa via crucis – la perdita di indipendenza, di diritti, di sicurezze, di reddito, di dignità – […] ricorrendo a una serie incalzante e incessante di crisi, shock, allarmi, creati ad hoc, che rendono i popoli stessi più arrendevoli e malleabili.”

    Allora io mi domando se una popolazione di gente ignorante ed illetterata (e che tale intende restare), sia veramente meritevole di diritti, sicurezze e dignità.

    In un altro passaggio lei scrive che “la recente manovra del governo […] drena la poca liquidità residua nel sistema aumentando le tasse, colpendo le pensioni, i consumi” e “colpisce duramente il settore dell’edilizia, che è quello che innesca le fasi di recupero nel ciclo economico”.

    A proposito del settore dell’edilizia (quella delle lobby del “cemento” e del “tondino”) io non so se lei ne auspica un rilancio per far partire l’economia, oppure ne descrive solo l’importanza che nel passato ha avuto per uscire da una depressione, però senza condividerne i principi che stanno alla base.

    Mi pare logico qui rilevare che se ancora una volta dovessimo mai lasciare in mano a questa potentissima cosca la direzione dei lavori di cementificazione per risolvere le crisi economiche, le future generazioni dovranno fronteggiare un disastro ambientale di inaudite proporzioni.

    Lei parla delle mafie coi loro “traffici con droga, immigrazione e appalti” e di “immigrazioni di massa tali da alterare la composizione e gli equilibri dei corpi sociali”. Ebbene tutto questo è indissolubilmente legato ai loschi affari dei clan dell’edilizia. Se la popolazione non aumenta col ritmo vertiginoso delle ondate migratorie, ma con il tasso attuale tendente a zero, perché e per chi mai si dovrebbero costruire sempre più dei nuovi alveari umani chiamati condomini?

    La Scuola Austriaca di Economia di cui lei in questo suo articolo cita en passant due dei sui maggiori esponenti, Friedrich August von Hayek e Ludwig von Mises, insegna che la miglior cura per uscire da una crisi economica è la… “crisi economica”. (Tra l’altro tale scuola da più di un secolo ci insegna, inascoltata, come evitarla).

    Per cui la salvezza nostra e delle future generazioni non sta nella ripresa dell’edilizia ma nella presa di coscienza che questo tipo di sviluppo alla “occidentale” è giunto al suo capolinea.

    Con i miei migliori auspici,

    — Michele

  6. Brumik scrive:

    @ LordBB

    felice del tuo interessamento alla divulgazione. Mi conforta il fatto di non averlo scritto invano.
    Ho messo nei miei bookmarks il tuo blog.

    Ad maiora!

    — Michele

  7. LordBB scrive:

    @ Brumik

    ho pubblicato il tuo meritevole post sul mio blog per diffonderlo.

    http://lordbusinessbooks.blogspot.com/2012/01/sacrifici-inutili-ovvero-il-debito-che.html

    Il tuo post e’ semplice e diretto!
    Saluti
    LordBB

  8. Brumik scrive:

    Sacrifici inutili (ovvero il Debito che non pagheremo mai)

    Non è necessario, bensì deleterio, subire supinamente le opprimenti misure fiscali perpetrate dagli attuali sedicenti soloni dell’economia, quelli che si sono insediati tirannicamente al governo.

    Basta un minimo di conoscenza di base della matematica finanziaria e un pizzico di spirito critico per dimostrare quanto siano inutili i sacrifici che ci stanno imponendo questi dispensatori di tasse e di privazioni.

    Avvalendosi di un foglio Excel programmato con le semplici regole del piano d’ammortamento di un mutuo “alla francese”, ogni cittadino di buona volontà può constatare da solo che non riusciremo mai a pagare il Grande Debito Pubblico (GDP) che i politici di tutte le risme hanno accumulato negli anni sulle nostre spalle.

    Se poniamo il GDP da ammortizzare pari a 2.000 miliardi di euro (2.000.000.000.000, ovvero 2*10^12, cioè 4*10^15 Lire!) e un tasso d’interesse del 7% (tasso estremamente ottimistico e molto agevolato, quello che ora viene applicato ai BTP decennali) possiamo toglierci lo sfizio di vedere quale potrebbe essere la “rata annua” che dovremmo sborsare per ammortizzarlo, ipotizzando alcuni periodi di tempo tra i più plausibili.

    Qui di seguito vi anticipo i risultati ottenuti dopo aver posto la durata del “mutuo” in “numero di generazioni future”, dove per “generazione” viene inteso convenzionalmente un intervallo di 25 anni.

    Per risparmiare carta, inchiostro e… mal di testa l’unità di calcolo è stata posta in “miliardi di euro”.

    Ecco gli esiti del calcolo:

    1 generazione (25 anni ) – Rata annua: 172 mld. (Esborso totale: 4.290 mld)
    2 generazioni (50 anni) – Rata annua: 145 mld. (Esborso totale: 7.246 mld)
    6 generazioni (150 anni) – Rata annua: 140 mld. (Esborso totale: 21.000 mld)

    Questi risultati sconcertanti ci fanno capire subito che né noi, né i nostri pronipoti, non riusciremo mai ad estinguere un debito pubblico di queste dimensioni. Le rate annue sono molto, ma molto al di sopra di quanto è umanamente possibile sopportare, anche ipotizzando la piena occupazione, la presenza in fabbrica fino ai 70 anni suonati con giornate da 10 ore lavorative.
    Dunque noi, intesi come Nazione italica, non saremo solo dei semplici “debitori a vita”, ma dei debitori “eterni”!

    Anche l’uomo della strada, quello che non insegna macro-economia nelle famose università americane, ma possiede quella dote sempre più rara ch’è il buon senso, sa che, se proprio dobbiamo fare dei sacrifici, almeno finalizziamoli alla ricostruzione di un’economia più sana e più vicina all’uomo piuttosto che ai banchieri, tramite l’immediata dichiarazione di “default”.
    Per chi in questo sciagurato paese conservasse ancora un minimo di dignità, il ripudio del debito significherebbe dover subire una delle più disdicevoli umiliazioni, ben sapendo che la nostra affidabilità internazionale, per quel poco che ancora rimane, sarà compromessa per un lungo periodo di tempo.

    Però una trentina d’anni di deliberata autarchia, accompagnata da una profonda revisione del nostro modo di vivere, servirebbe non solo da lezione per noi “cicale” che da sempre abbiamo eletto dei governanti abominevoli, ma anche come liberazione dalla schiavitù del debito della nostra futura progenie.

    E forse un giorno potremo nuovamente guardarci allo specchio senza provare il ripugnante disgusto tipico di chi deliberatamente si è rassegnato alla più totale servitù.

    — Michele

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  10. marco scrive:

    non mi risulta che l’avvocato della luna nel suo libro euroschiavi abbia omesso il fatto che la germania nazista avesse eliminato il signoraggio per dare nuova linfa alla propria economia!

  11. Alfio200 scrive:

    “Vi è però anche una sinistra vera, quella di un Paolo Ferrero e di un Marco Ferrando, che cerca di diffondere la consapevolezza del vero conflitto di classe.”

    Ancora una volta, come è successo per la Lega Nord in ambito diverso, Lei sbaglia Dott. Della Luna.

    L’attacco al potere finaziario fu (ed è) una caratteristica del fascismo e non certo del comunismo che si concentrò invece contro il capitalismo di tipo industriale produttivo con risultati catastrofici come chiunque può constatare.

    Ora anche i comunisti hanno capito (parzialmente) chi è il vero nemico dei popoli e cercano di scimmiottare in maniera confusa le idee e i progetti del fascismo, ma restano comunisti e il loro vero obiettivo è la diffusione dell’odio sociale per instaurare la dittatura del proletariato. Un comunista resta sempre e solo un comunista.

    Lei d’altronde sa BENISSIMO che l’unico Stato ad abolire il signoraggio e a ristabilire la sovranità della moneta fu la Germania nazista, anche se nel suo libro Euroschiavi ommette di dirlo (e questo è grave).

    Se il risultato dei suoi studi la porta a essere comunista, allora c’è sicuramente qualcosa che deve rivedere.

    • admin scrive:

      AD ALFIO: Stia tranquillo, non sono affatto approdato al comunismo. Piuttosto, legga più attentamente: io ho detto che vi è iuna sinistra vera, che evidenzia il conflitto di cl<asse in termini abbastanza realistici, di contro a una sinistra falsa, ancillare agli interessi della grande finanza, tradidtrice e imbonitrice delle categorie che dichiara di voler tutelare.

  12. marco scrive:

    domanda ingenua,e se andiamo a ritirare i nostri soldi(che non ci sono)in banca e torniamo al medioevo?

  13. Libero scrive:

    Grande Marco, un testo che esprime, come io non saprei fare, quello che penso sull\’argomento.
    Che \"qualcuno\" ce la mandi buona.

    Buon anno e consoliamoci con un \"finchè c\’è vita, c\’è speranza\" come diceva mio padre

  14. Libero scrive:

    Grande Marco, un testo che esprime, come io non saprei fare, quello che penso sull’argomento.
    Che “qualcuno” ce la mandi buona.

    Buon anno e consoliamoci con un “finchè c’è vita, c’è speranza” come diceva mio padre

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  16. toni scrive:

    NON SOLO L;UNGHERIA MA
    ANCHE L;AUSTRIA VUOLE USCIRE DALL;UNIONE EUROPEA

    http://www.eu-austritt-oesterreich.at/

  17. michele scrive:

    Dr.Della Luna buongiorno!!!
    Per certi versi la penso come lei !!!
    A quanto pare da ciò che afferma BENJAMIN FULFORD nel suo blog e nei suoi video su you tube, c’e’ una guerra tra 2 fazioni, e cioe’ quella del nuovo ordine mondiale (illuminati)e da un altra (il drago bianco o come dice lui la maggioranza dei paesi) che ne e’ contro;infatti afferma che il Ministro delle finanze giapponese e’ stato arrestato e il dittatore nord koreano non e’ morto di certo per cause naturali.
    Pare che all’interno degli U.S.A. non pochi vertici conoscano questa situazione ,ed afferma che crollato il dollaro americano e l’Europa ,avremmo parecchi personaggi di spicco sbattuti in galera oppure per cause non naturali scomparsi!!! Il futuro che a quanto scrive vogliono costruire e’ un sistema finanziario e monetario senza interessi sulla moneta o simile alla finanza islamica che la Dr.ssa Loretta Napoleoni descrive nei suoi libri !!!
    Mi auguro che cio’ si possa realizzare nel rispetto di tutte le culture e nazioni anche se penso che ci sara’ parecchia sofferenza e parecchi morti !!!

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