STRAGE KABOBO: FOLLIA AMOK O SACRIFICIO UMANO?

 

STRAGE KABOBO: FOLLIA AMOK  O SACRIFICIO UMANO?

L’11.05.13 l’immigrato clandestino ghanese Mada Kabobo, già partecipe di un’insurrezione di clandestini in un centro di identificazione ed espulsione, armato di un piccone, correndo lungo una via di Milano, colpisce 5 persone uccidendone 3. Qualche giorno dopo, un altro africano, nel casertano, armato di una spranga, si mette a colpire all’impazzata i passanti. Kabobo ha riferito di aver agito su istigazione di “voci cattive” e molti lo reputano un folle.

L’ipotesi della follia come spiegazione del suo gesto è ovvia, e va verificata.

Però vi è un’altra ipotesi da verificare: la possibilità che si tratti di un sacrificio umano, cioè di un atto magico, rituale – nel qual caso occorrerà ricercare i mandanti.

Azioni come quelle dei due suddetti africani corrispondono al fenomeno noto come corsa amok (dal javanese meng amoak, corsa omicida), descritto per la prima volta dal famoso Cap. Cook, ricorrente in diverse culture tribali, e considerato come una sindrome propria di alcune culture esotiche, soprattutto del Sud-Est asiatico. Il soggetto viene preso da una furia omicida e attacca tutti quelli che incontra, colpendoli con armi di ogni tipo, o col proprio autoveicolo. Alla fine si arresta come spossato e viene colto da amnesie e abbattimento. Talora l’azione è improvvisa, talaltra preparata anche per anni.

La sindrome della corsa amok, analoga al berserk anglosassone, è descritta dai manuali di psicopatologia come una sindrome dissociativa e di perdita del controllo degli impulsi, conseguente a sradicamenti esistenziali (perdita delle famiglia, del lavoro, del contesto sociale – direi, anche a seguito di emigrazione in un contesto del tutto diverso e alieno).

L’impresa di Kabobo potrebbe rientrare in questa sindrome, nel qual caso il Kakobo andrebbe prosciolto (siccome non imputabile per vizio di mente) e sottoposto a misura di sicurezza per qualche anno, poi liberato se la sua pericolosità risulterà cessata.

Nei paesi di immigrazione, la criminologia scientifica ha da molto tempo osservato che la perdita del contesto sociale, culturale, etico, religioso, espone gli immigrati a un elevato rischio di perdita del controllo dei propri impulsi e dei riferimenti morali, del senso del bene e del male. Soprattutto si è visto che a ciò sono esposte le seconde e le terze generazioni, perché le prime generazioni hanno ancora un codice etico acquisito nel paese di origine, mentre i loro figli e nipoti, anche se acquisiscono la cittadinanza mediante lo jus soli, spesso non acquisiscono quel codice etico, non essendo cresciuti in quel contesto, e non acquisiscono nemmeno quello della popolazione in cui vivono, entro cui sono nati, non sentendosi identitariamente parte di essa. Dunque da un lato le impostazioni razziste e discriminazioniste sono ottuse e inutili, e dall’altro ci attendiamo un crescendo di devianza da parte dei “nuovi italiani” nei prossimi decenni, di dimensioni ragguardevoli, sicché non bisogna concedere lo jus soli, altrimenti non potremo più espellere quelli che vanno espulsi, perché con lo jus soli sono cittadini italiani in quanto nati qui.

L’altra possibilità, che è doveroso indagare da parte degli inquirenti, è che Mada Kabobo abbia eseguito un sacrificio umano. I sacrifici umani sono molto presenti nelle tradizioni anche attuali della sua area di provenienza, e in genere dell’Africa nera, sia come sacrifici individuali, che di massa (sacrificio in massa dei prigionieri, o dei carcerati). Molti rapporti riferiscono che essi sono ancora oggi diffusamente praticati. Essi sono talora richiesti per i riti di passaggio, come condizione per essere ammessi a società segrete, come quelle, notissime, dei Mau Mau. Inoltre, uccidere un uomo non è un atto ispirato da malvagità, serve per impadronirsi della sua forza, o per ottenere in cambio del suo sangue un aiuto dagli dei tribali per la prolificità, per il raccolto, per la vittoria. I sacrifici umani si compiono sia su membri della propria tribù, che su stranieri, che su schiavi e detenuti (Dahomey). Vedasi la bibliografia in calce all’articolo.

Bisognerebbe valutare che valore sacrificale specifico abbia, per la cultura di provenienza del Kabobo, l’uccisione di un bianco. Infatti, per non poche culture tribali africane i bianchi non sono propriamente umani, ma dèmoni (come sulla sua pelle ha scoperto più di una bianca che ha sposato un africano ed è andata a vivere nella sua terra). Questo fatto può rendere i bianchi (ma io non lo so) più o meno pregiati come vittime sacrificali, o addirittura può cambiare il senso dell’ucciderli: se sono dèmoni, allora li si uccide non a titolo di sacrificio, ma perché sono malvagi e malefici.

I sacrifici sono sovente commissionati da stregoni che sono, al contempo, capi di sette o di comunità. Come avvocato, ho avuto clienti che facevano i maghi di professione. Clienti italiani. Questi mi segnalavano un’intensa attività di loro colleghi africani, in Italia e in Africa, dediti alla magia nera, comprendente sacrifici animali e umani. Mi dicevano che questi stregoni erano molto obbediti e temuti dagli altri africani, che essi inducevano, con la minaccia di severissimi castighi, a commettere crimini  come spaccio e furti, nonché alla prostituzione – ovviamente a scopo di lucro. A tal fine, minacciavano di colpire i loro familiari mediante i poteri della magia nera e mediante i loro sicari. Anche i miei clienti li temevano molto. Mi dicevano che tali stregoni avevano grande potere e influenza sugli immigrati presenti e futuri, ed erano anche loro a tirare le fila del flusso migratorio in questione, al fine di espandere la loro influenza e le loro fonti di reddito in Europa.

Gli inquirenti indaghino dunque possibili rapporti di Kabobo con organizzazioni criminali e settarie. La sua corsa amok potrebbe essere stata indotta e preordinata da suggestionatori professionali, quali sono maghi e stregoni.

Si sa che molti italiani, e non solo i c.d. negri, credono nella magia nera. Il voodoo nasce in Africa. La potenza del pensiero magico è non solo immensa, ma contagiosa e immortale… è la più grande delle magie. E fa presa sui popoli.

Poi guardiamo le scene del taglio della gola di un soldato britannico a Londra eseguito, al grido “Allà è grande!” da due cittadini britannici di stirpe nero-africana, nati e cresciuti nel Regno Unito, suoi cittadini, come quelli delle bombe nella metropolitana del 2004. Erano integrati? Sì, avremmo detto tutti, finché non han fatto ciò che sappiamo. Non erano integrati, bensì adattati superficialmente e instabilmente (come quell’ingegnere nordafricano che anni fa nel mettere una bomba alla Questura di Milano, se la fece scoppiare in mano, perdendo mani e occhi, o come il maggiore medico psichiatra della base dei marines in Texas che fece strage di commilitoni inneggiando sempre al Dio di Maometto), o come tutti quelli che tagliano la testa alle figlie perché tralignano dai costumi ancestrali: dobbiamo distinguere tra integrazione effettiva e adattamento funzionale al farsi accettare, adattamento suscettibile di dissolversi in deterMinati contesti o dietro determinati stimoli, che vanno studiati.

La matrice psichica dei predetti gesti di sangue ovviamente non è britannica né yankee, ma legata a un fondo ancestrale che permane per una o due generazioni. D’altra parte gesta di quel tipo non sono espressione della pratica islamica, anche se questa può prescriverle in ben determinate circostanze, ma di un fattore psicologico legato a certe aree geo-antropologiche, o allo spaesamento del trapiantato. Fattore che però ora si è messo a combinarsi con certi tratti dell’integralismo islamico, del jihadismo.

Come osserva un mio amico, il kabobismo che si unisce al jihadismo su larga scala tra le decine di milioni di immigrati da quelle aree,  mette davvero i brividi a chi non è pronto ad essere sacrificato.

Come vedete, ci sono molte domande e cose da accertare, in ambito antropologico-culturale, e che hanno importanza pratica per la nostra sicurezza, per la prevenzione di atti criminali dovuti a fattori che non rientrano nel senso comune e non possono essere nemmeno immaginati, finché si resta entro la nostra cultura e non ci si apre allo studio delle altre culture, delle culture dei gruppi etnici che stiamo ricevendo tra di noi in dosi molto massicce e con cui interagiamo sempre più strettamente. Un’apertura che deve avvenire con rispetto non solo del metodo scientifico,quindi evitando le grossolane generalizzazioni di gusto biecamente razzista, ma anche nel rispetto dell’altro, dell’antropologicamente diverso, senza incolparlo per reazioni a vicende che lo colpiscono e lo vedono vittima di flussi migratori imposti da dinamiche oltre il suo controllo, la sua volontà, la sua comprensione.

Dobbiamo soprattutto liberarci dalla pigra e provinciale aspettativa di fondo, che tutte le persone, di qualsiasi cultura e provenienza, condividano o debbano (imparare per legge a) condividere la nostra logica, la nostra sensibilità, la stessa nostra percezione della realtà. Vi sono popoli con mentalità e schemi completamente diversi, portati a reazioni altrettanto diverse. Le variabili culturali sono ampie e ne abbiamo diverse sotto gli occhi: per l’induista è orribile che noi mangiamo la mucca, e per noi è orribile che i cinesi mangino cani e gatti. Per noi l’infibulazione è un crimine e una causa di infiammazioni e infezioni, ma per molte culture è indispensabile per potersi sposare etc.; le stesse bambine la vogliono. E lo stupro? In Uganda è lecito, se praticato su una lesbica al fine di guarirla dall’omosessualità. Si chiama “stupro terapeutico”. E non parliamo della poligamia… come possiamo rifiutarci di riconoscere legalmente il matrimonio con più mogli, ormai? O i matrimoni combinati – noi, che ci estinguiamo perché non facciamo più figli? Il diritto è in chi dà la vita, non in chi la trattiene.

Insomma, dobbiamo pensare multiculturalmente, e perlomeno capire a quali nuovi fattori dovremo adattarci, anche per decidere se restare o emigrare anche noi, visto che resistere è pressoché impossibile, oltreché politically incorrect.

http://bizzarrobazar.com/2011/09/17/il-mercato-dei-feticci/

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/03/piacenza-21-profughi-africani-prendono-in-ostaggio-vigili-e-carabinieri/371526/

http://identità.com/blog/2013/02/19/in-toscana-gli-immigrati-non-pagano-il-ticket-i-malati-di-tumore-si/

http://www.ibs.it/code/9788845925405/naipaul-vidiadhar-s-/maschera-dell-africa.html

http://www.ilgiornale.it/news/interni/quella-nomina-razzista-intrisa-buonismoil-commento-2-912648.html

http://www.repubblica.it/politica/2013/04/30/news/kyenge_zul_insulti_razzisti_sui_siti_della_galassia_nazi-57768619/

http://www.siciliainformazioni.com/sicilia-informazioni/25705/uccise-dal-voodoo-la-magia-nera-in-sicilia

 

04.06.13 Marco Della Luna

 

 

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7 risposte a STRAGE KABOBO: FOLLIA AMOK O SACRIFICIO UMANO?

  1. gold price scrive:

    Si sa che molti italiani, e non solo i c.d. negri, credono nella magia nera. Il voodoo nasce in Africa. La potenza del pensiero magico è non solo immensa, ma contagiosa e immortale… è la più grande delle magie. E fa presa sui popoli.

  2. Silver Price scrive:

    Sabato 30 agosto, a fine serata, Diana e Dodi partono dall’ Hôtel Ritz di Parigi, in Place Vendôme , sulla loro Mercedes S280, seguendo la riva destra della Senna per raggiungere l’appartamento privato di Dodi. Poco dopo mezzanotte imboccano la galleria de l’Alma, seguiti da fotografi e da un cronista.

  3. silver price scrive:

    Temo che questi eventi siano il prologo di una tremenda polarizzazione sociale con conseguenze molto gravi includendo coloro che si permettono di pontificare su possibili soluzioni multiculturali. Scrivere su fatti di tale gravitá come una parte inevitabile del nostro quotidiano spaventa e preoccupa. Lasciamo il sarcasmo o l’ironia per altre tematiche meno rilevanti. Se un tizio marginalizzato attacca ed uccide vostro figlio o una persona molto cara che cazzo fate? Come lo spiegate alle vittime la complessa rete di ragioni antropologiche e socio-economiche che motivano tali atti? Le autoritá dei paesi di immigrazione non agiscono come dovrebbero per motivi machiavellici lasciando marcire la situazione attuale per poi promuovere misure coercitive “antitutto”. Un’infernale calderone nel quale finiremo tutti, economisti o no, stranieri o no, indifferenti o no. In quel momento sará un “si salvi chi puó” generalizzato. Non so niente di voi ma io tengo famiglia e vi posso assicurare che faró tutto il necessario per difenderla, costi quello che costi. Antropologicamente o no.

  4. michele scrive:

    Finalmente Dottore qualcuno della sua cultura che si interessa alla magia nera ed ai rituali di sangue;daltronde anche PAOLO FRANCESCHETTI racconta che con il controllo mentale come il KABOBO han provato a farlo pure su di lui,fortuna sua dice di essere stato mentalmente forte e molto cosciente per evitare il peggio; tuttavia non ha scoperto i mandanti !
    Parla di certi argomenti e fa nomi e cognomi dei soggetti legati a questi rituali.
    Spero che un giorno lei possa scrivere un’opera dedicata solo alla magia nera e d ai rituali e vedra’ che si ritrovera’ a che fare con alcuni GESUITI che conoscono molto bene questo argomento e suggerisco a tutti i lettori di questo blog di vedere i video di LEO ZAGAMI che appunto parla dei rituali della massoneria e dei rituali islamici,e sopratutto pare che il massimo esperto italiano che parla di altre entita’ e’ il prof CORRADO MALANGA ,anche lui tutto vedibile su youtube .

  5. ahfesa scrive:

    Precisazione sullo jus soli.
    Io sulla ministra Kyenge ho delle grosse riserve e con tutto il rispetto per la semplice ragione che ritengo sia imprescindibile dovere di ogni ministro della Repubblica il fare l`interesse di TUTTI gli italiani al meglio delle proprie capacità. Ora, salvo errore, la signora ha manifestato invece scientemente e ripetutamente, l`intenzione di usare i poteri a lei attribuiti dalla carica per fare l`interesse particolare di una parte di soggetti, molti neppure cittadini italiani, come pure di punirne altri. Ciò a mio modesto avviso temo sia in contrasto col ruolo istituzionale di un ministro, e senza assolutamente coinvolgere del colore della pelle, opinioni politiche ed altro.
    Nel merito invece credo che la cittadinanza italiana debba essere attribuita senza spese e complicazioni a qualunque straniero che sia giunto legalmente in Italia, vi abbia vissuto per un congruo periodo di tempo nel rispetto delle leggi vigenti e svolgendo un onesto, trasparente e tassato lavoro e dimostri con l`oggettivo comportamento di uniformarsi alla leggi, come pure non si dichiari, né assuma comportamenti chiaramente in contrasto con la coscienza sociale e le tradizioni nazionali. Nonchè non assuma comportamenti diretti tali da ledere gli interessi della sua patria adottiva.
    Ovvio che tale beneficio si estenda ai figli ovunque essi siano nati.
    Respingo invece ogni attribuzione automatica della cittadinanza, soprattutto se tale beneficio é poi usato dai titolari, contro i concittadini acquisiti a fine di sopraffazione, imposizioni di religioni, precetti ed ideologie particolari o di semplice conquista politica.

  6. ahfesa scrive:

    Caro avvocato,

    stavolta non la seguo. Vedo molti sofismi e ragionamenti contorti. Io sono partitario del semplice principio che tutti gli uomini siano eguali, fino a prova contraria. Il sig. Kabobo é un assassino indipendentemente dal colore della pelle. Se sponte sua si trova in Italia deve rispettarne le leggi e gli usi. Come pure sfidando il politically correct io credo anche che chi si introduca in un paese con la frode e/o la violenza debba andare incontro a delle conseguenze negative, rispetto a chi vi arriva nella legalità. Come pure l`abuso doloso della richiesta di asilo debba essere punita, qualora ne sia verificata l`infondatezza, se non altro facendo risarcire col lavoro i costi della procedura.
    Che poi il personaggio, magari aspettandosi da noi cose che invece non ha ottenuto, oppure subendo anche lui qualche ingiustizia o discriminazione, come del resto ne subiamo sovente anche noi indigeni, per ira o follia abbia deciso di punire i primi disgraziati che ha trovato sul suo cammino, mi sembra un comportamento spiegabile senza scomodare la magia o l`antropologia.
    Certo a nostro demerito va la negligenza di non avere precedentemente considerato la natura violenta del soggetto e non aver preso della minime (ed umane) precauzioni.
    Sempre sfidando l`opinione comune io penso che il comportamento migliore delle nostre istituzioni sia quello di rispedire il sig. Kabobo al suo paese, lasciandolo alla sua giustizia se si degna di occuparsene, ed evitando inutili spese e complicazioni che poi ricadrebbero sul contribuente non avendo il reo nulla da dare per risarcire né vittime, né le istituzioni.
    E per concludere mi pongo due domande: e se invece di accoppare a legnate tre poveracci in un quartiere popolare di Milano, il sig. Kabobo avesse steso altrettanti figli e parenti di potentati esternando la sua ira e/o follia in un quartiere di lusso che sarebbe successo? Oppure come avrebbe reagito la comunità se il luogo del crimine fosse stato Rosarno e non Milano?

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