IL PROBLEMA DELLA VIOLENZA
Il genere umano nel suo complesso è sottoposto, proprio in questi anni, a violenze inaudite, senza precedenti nella storia, nemmeno nelle guerre, per estensione e qualità.
Queste violenze provengono dalla logica impersonale di profitto e potere propria della macchina economica – finanziaria che, soprattutto grazie alla globalizzazione, dirige e domina il mondo, al di là e al di sopra degli organi elettivi, formalmente democratici.
Le manovre finanziarie e monetarie tolgono immense quantità di risorse da certe aree geografiche e le trasferiscono ad altre – lasciando dietro di sé recessione, disoccupazione, miseria.
Il vero problema, il male di fondo di tutte le economie, che genera crescente debito, tasse, insicurezza, disoccupazione, insolvenze, recessione – il vero male sta nel fatto che il sistema bancario, in tutto il mondo, ha imposto che si usi solo denaro creato mediante indebitamento – ossia, che per procurarsi denaro contante (banconote) gli stati debbano dare alle banche, in cambio, titoli di debito (t-bonds) gravati da interesse; e che, per procurarsi denaro creditizio (che costituisce il 92% della liquidità), si debba contrarre un debito col sistema bancario, gravato da interesse.
L’interesse si somma al capitale (ossia al denaro e al credito creati), anno dopo anno, e produce così ulteriore interesse passivo; il debito diventa, per questa ragione, infinito, inestinguibile, dato che c’è sempre più debito che denaro – e questa sproporzione aumenta non linearmente, ma esponenzialmente, nel tempo. Ossia: all’inizio l’aumento si avverte poco, è sostenibile; ma dopo qualche decennio si impenna e diventa insostenibile.
Ne risulta una lotta sempre più affannosa, competitiva, conflittuale di tutti contro tutti, in quanto ciascuno – compreso lo Stato – può far fronte ai propri debiti solo in quanto riesce a ‘saccheggiare’ il prossimo.
Ai paesi in difficoltà, come è avvenuto con l’Argentina, le istituzioni bancarie sopranazionali erogano prestiti in cambio di riforme economiche e daziarie tali da produrre recessione e da impedire lo sviluppo di produzioni industriali concorrenziali nei confronti di quelle delle potenze dominanti (USA, Europa, Giappone innanzitutto), e l’esportazione nelle medesime dei loro prodotti agricoli. In tal modo i prestiti non potranno mai essere estinti.
Il sistema bancario impone, ad altri paesi, riforme socio-economiche che producono una crescente precarizzazione dei posti di lavoro, deindustrializzazione, decapitalizzazione, insicurezza, e di nuovo, attraverso il meccanismo dell’indebitamento, una tendenziale recessione.
Gigantesche truffe, ordite da multinazionali e da banche (Cirio, Parmalat, Halliburton, Enron), defraudano milioni di cittadini dei loro risparmi e spingono al collasso finanziario imprese private ed enti pubblici.
Altre multinazionali, servendosi di atti legislativi ottenuti dai politici complici e di interventi biologici e geo-climatici, impongono in tutto il mondo l’uso delle loro sementi geneticamente alterate, le sementi sterili, da loro prodotte, e che a loro devono essere pagate a caro prezzo. Sementi sovente studiate per alterare l’ambiente e creare dipendenze rigide verso di loro, così da privare i popoli dell’autonomia alimentare. Al contempo ottengono la privatizzazione delle risorse fondamentali, innanzi tutte dell’acqua, per divenirne monopoliste. I mass media danno pochissima informazione su di ciò, essendo proprietà del medesimo capitale. Anche lo sterminio delle api, necessarie per l’impollinazione naturale delle colture, è su questa linea.
Sul fronte della salute pubblica, processi industriali – soprattutto nella lavorazione dei metalli – e di trattamento dei rifiuti ad alte temperature – i c.d. termovalorizzatori, ossia inceneritori – immettono nell’atmosfera crescenti quantità di nanoparticelle, PM 1,5, 1, 01 etc., che, assorbite con la respirazione, penetrano nelle cellule, anche in quelle degli embrioni, ed alterano il DNA, producendo degenerazioni, tumori, malformazioni.
E l’elencazione potrebbe continuare a lungo.
Mai, nella storia dell’umanità, si è assistito a tanta premeditata violenza – a una violenza tanto diffusa, sistematica, insidiosa, coperta dalle istituzioni, verosimilmente diretta a una fortissima riduzione della popolazione umana della Terra come soluzione finale del problema ecologico. Una violenza inco,mparabilmente più grave di ogni forma di terrorismo – con eccezione del terrorismo di stato. Una violenza cui è difficilissimo opporsi, anche democraticamente, perché i suoi autori condizionano la vita politica ed economica in modo diretto e dispongono di efficacissimi strumenti tecnologici di tracciamento, screditamento, sabotaggio e repressione.
Rispetto a questo quadro, quanto mai fosco e tetro – e dinnanzi a queste prospettive, che poco lasciano sperare per il futuro e per i giovani – non parliamo nemmeno di future generazioni – vorrei ribadire quanto già detto e scritto nei miei recenti libri (Euroschiavi, Il Codice di Mâya, Polli da Spennare e Basta (con questa) Italia). Vorrei puntualizzare la filosofia pragmatica che condivido con alcuni amici dell’area della riforma monetaria.
Reagire con la violenza alla violenza e all’ingiustizia sarebbe sbagliato non perché sia immorale, ma perché è controproducente e inconcludente. Può solo peggiorare le cose e conferire una sorta di legittimazione all’oppressione e alla soppressione che si vuole contrastare. Non è pensabile di combattere contro la potenza di cui essi dispongono – una potenza per ora pressoché assoluta, invincibile, che include il potere politico-militare e quello economico. Rivendicare al popolo la piena sovranità monetaria, per esempio, è semplicemente irrealistico – sia perché la cosa è irrealizzabile, stanti gli interessi contrari di chi ha il potere vero; sia perché, anche se realizzata, sarebbe ingestibile e incompatibile con le risorse limitate di cui dispone il pianeta.
La nostra ‘filosofia pragmatica’ è, per queste e altre ragioni, aliena da ogni forma di violenza – tengo a ribadirlo anche in relazione ai quesiti postimi da alcuni lettori di Basta (con questa) Italia!, i quali mi hanno chiesto, in relazione alle ultime due pagine del libro, se io auspichi perlomeno atti individuali di violenza vendicativa e disperata (avendo escluso quella rivoluzionaria – il “non è sbagliata” a pag. 267, riga 20, è chiaramente un refuso, intendendosi “è sbagliata“). La risposta è “no, mi dispiace se qualcuno ha avuto quell’impressione o se è rimasto deluso” (come forma razionale di violenza concepisco solo il suicidio, in quanto sia un mezzo per sottrarsi a una violenza maggiore e insostenibile). La ragione ultima e metafisica di questa mia posizione ho inteso elaborarla ne Il Codice di Mâya.
Peraltro, è pericoloso spingere la gente alla disperazione. Se non vede vie d’uscita, anche il debole può rivoltarsi contro l’aggressore. Chi per il proprio tornaconto crea e diffonde disperazione, deve aspettarsi reazioni disperate e violente di chi non ha più nulla da perdere, o da chi ha perso il bene più grande – ad esempio, da una madre o un padre che hanno perso un figlio perché intossicato già prima della nascita dalle nanoparticelle emesse da termovalorizzatori o fabbriche voluti dalla logica del profitto e autorizzati da politici corrotti.
Ritornando al nostro metodo, non ci proponiamo nemmeno di contrastare, di sventare, in modo diretto, i processi degenerativi dell’economia e della finanza e il rischio di un imminente tracollo: ci rendiamo conto che non è possibile farlo perché non abbiamo e non conosciamo forze in grado di fermare o correggere meccanismi di fondo che spingono questi processi.
Il nostro metodo è diverso: mira a elaborare, divulgare, attuare per quanto ora possibile, modelli alternativi, sostenibili, razionali ed equi, in modo che essi possano essere assimilati dalla mente o dalla cultura collettiva, e possano quindi essere adottati nel momento della crisi del sistema – una crisi matematicamente inevitabile. Assimilazione, non imposizione, è ciò su cui puntiamo. Bonifica della mente collettiva. Non siamo, ovviamente, certi che funzionerà né tantomeno che funzionerà in tempo, ma al presente è il meglio che conosciamo.
Un’importante ed emblematica applicazione di questo nostro approccio è l’introduzione della moneta complementare integrativa (proprio in questi giorni vengono stampati i biglietti), sotto forma di Buoni Locali di Solidarietà. Questa moneta (secondo esperienze già collaudate in molti altri paesi) viene emessa e distribuita, su base contrattuale, a costo pressoché nullo e senza lacuna produzione di indebitamento. Come principali effetti, essa
a)aumenta il potere di acquisto senza stimolare inflazione ma evitando insolvenze, pignoramenti, chiusure di attività;
b)trattiene il denaro sul territorio e sostiene le piccole attività locali;
c)sviluppa nella gente la consapevolezza monetaria e dell’assurdità di indebitarsi con le banche per ottenere denaro, dal momento che il valore del denaro e del credito è dato solo dalla produzione di beni e di servizi, non dalle banche: la società lo può produrre in proprio, in modo autosufficiente.
La moneta complementare esente da debito va integrata con la costruzione di sistemi economici ‘corti’, locali, con contatto umano diretto tra produttori e consumatori, che dia ai primi continuità di ricavi (quindi sicurezza di ammortamento degli investimenti) e ai secondi prezzi modici e qualità controllata.
Questo modello costituisce insieme una protezione nel crollo del sistema presente, e il modello iniziale per un nuovo e migliore sistema socio-economico a venire.
Per ulteriori informazioni: www.centrofondi.it; www.arcipelagomoneta.it
1.4.2008
Marco Della Luna