SOVRANITA’ E SUDDITANZA
Alla fine di questa calda estate [2006], nel silenzio dei telegiornali, è avvenuto un fatto di grande peso politico ed economico: la Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato che non accetterà più, come “collaterale” (garanzia) per emettere i suoi prestiti (ossia, per dare Euro agli Stati aderenti all’Euro), i titoli del debito pubblico emessi da Stati con un rating basso di solidità finanziaria (classificati al disotto di «A-»). Il rating adottato dalla Banca Centrale Europea è quello dell’Agenzia americana Standard & Poor.
Che cosa significa e che cosa comporta quanto sopra?
Significa che l’Italia (rating AA-, in peggioramento), assieme alla Grecia e al Portogallo, rischia che la BCE le rifiuti i finanziamenti necessari per coprire il disavanzo di bilancio e far quadrare i conti – quindi il governo che sarà in carica allora sarà costretto a colpire il Paese con tagli di spesa e maggiori tasse, che però sono un rimedio che funziona solo per l’anno finanziario in corso, mentre per gli anni successivi peggiora i conti pubblici perché deprime la domanda interna, la produzione, quindi il p.i.l.. e il gettito fiscale.
Significa che i titoli del debito pubblico italiani (che sono quasi 1/3 dei titoli trattati nell’Eurozona) saranno molto meno richiesti dal mercato; che per collocarli l’Italia dovrà offrire su di essi tassi di interesse molto più elevati del presente; e che chi ha investito in titoli di Stato italiani resterà fregato – e siccome sono molti, ne deriverebbe un’immensa crisi finanziaria
Significa che un’entità che si qualifica come “Banca Centrale Europea” e che ‘comanda’ le economie di Italia, Francia, Germania etc., per decidere se dare o negare denaro agli stati europei si basa sulle valutazioni di un’agenzia di rating americana e privata, a sua volta espressione della finanza privata americana. E’ questa la gerarchia reale, la catena di comando?
Significa, insomma, che la BCE può decidere di mettere in crisi e far fare il ballo dell’orso ai Paesi che l’hanno costituita e ai loro governi, imponendo misure durissime per la popolazione.
Come è possibile che la Banca Centrale Europea abbia un tale potere unilaterale sugli Stati membri? E’ possibile perché essa è stata concepita e realizzata come un’entità al di sopra degli Stati europei e della UE.
Pochi sanno che Banca Centrale Europea non è un’istituzione dell’Unione Europea, ma è stata costituita, attraverso il Trattato di Maastricht, il suo Statuto e il Protocollo, come un soggetto politicamente indipendente dall’UE e dai Paesi membri. La BCE si configura giuridicamente, pertanto, come un soggetto extraterritoriale. La perdita delle sovranità monetaria e legislativa per gli Stati membri in campo monetario, è stata stabilita dagli artt. 105 e 107 del Trattato di Maastricht. Il Protocollo sul Sistema Europeo delle Banche Centrali, ricalcando l’art.107 del Trattato, stabilisce, all’art.7: “Indipendenza – Conformemente all’articolo 107 del Trattato, nell’esercizio dei poteri e nell’assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dal Trattato e dal presente statuto, né la BCE, né una Banca centrale nazionale, né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai Governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo ”. Il medesimo Protocollo stabilisce anche il diritto di segretezza per i signori della BCE: “10.4. Le riunioni hanno carattere di riservatezza. Il Consiglio direttivo può decidere di rendere pubblico il risultato delle proprie deliberazioni”. L’art. 12 del Protocollo, che si intitola “Responsabilità degli organi decisionali”, in realtà non prevede alcuna responsabilità. L’art. 16 del Protocollo sancisce la perdita di sovranità monetaria degli Stati in favore dei banchieri centrali europei: “Conformemente all’articolo 105 A, paragrafo 1 del Trattato, il Consiglio direttivo ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno della Comunità. La BCE e le Banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla BCE e dalle Banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nella Comunità”.
Questa cessione di sovranità non è legittimata nemmeno dall’art. 11 della Costituzione: l’art. 11 consente limitazioni (non già cessioni) della sovranità nazionale solo in favore di altri stati (e la BCE non è uno stato) a condizioni di parità (mentre l’Italia è in subordinazione alla BCE) ai soli fini di assicurare “la pace e la giustizia tra le Nazioni” (mentre i fini istituzionali della BCE sono diversi, di carattere monetario e antiinlfazionistico).
Il Times dell’8 Agosto scorso pubblicava un articolo di Anatole Kaletsky dal titolo ‘L’Italia si chiede se non sia l’ora di tagliare la corda’, il quale ricordava che, fino al 1997, quando il Governo Prodi portò l’Italia nell’Euro, l’Italia aveva il tasso di crescita più alto tra i principali Paesi europei, mentre dal 1998 è passata dietro quasi tutti gli altri. Secondo Kaletsky, stare sotto la BCE diviene sempre meno sostenibile per l’Italia e da qui alle elezioni di primavera qualcosa dovrà per forza avvenire, anche perché “Le simulazioni… … basate sul Modello di Previsioni Economiche di Oxford, [ma anche dell’OCSE e dellFMI] indicano che, da un allentamento monetario, verrebbero [all’Italia] grandi miglioramenti di p.i.l., occupazione e finanza pubblica”.
Se ieri la BCE ha davvero scelto di non concedere un allentamento finanziario (cioè abbassare il tasso ufficiale di sconto), ma di imporre il suo Diktat restrittivo, l’Italia legittimamente potrebbe, secondo Kaletsky e i giuristi angloamericani da lui citati, uscire da Maastricht e tornare ad emettere una moneta propria, la Lira, convertendo in Lire tutti i suoi titoli di debito pubblico emessi in Euro, anche quelli comprati da investitori esteri – che ne subirebbero un danno enorme. Nessun tribunale americano o britannico, in base alle norme monetarie internazionali vigenti e al principio generale di sovranità degli Stati, potrebbe condannare l’Italia per tale scelta.
Forse, per la campagna elettorale (e per il dopo), nel cappello magico di Berlusconi, c’è almeno la minaccia di compiere questa mossa. Prodi non potrebbe mai permettersela, perché è colui che ci ha portati sotto la BCE. Ma nessuno la farà davvero, prima che sia raggiunto un sufficiente livello di impoverimento ed esasperazione popolari, che crei le condizioni politiche e di consenso per un passo tanto clamoroso.