MITI DI LEGITTIMAZIONE
Il potere, costituito o costituendo, nel corso della storia, ha risolto in diversi modi il problema di come legittimarsi, ossia di come apparire ed essere accettato dai governati non come semplice potenza di fatto, come imposizione, ma come autorità che va obbedita, giusta. Cioè per come differenziarsi dal mero fatto, divenendo diritto.
I mezzi, o miti, con cui ha ottenuto questo risultato, storicamente, sono i seguenti:
1)Mito teologico: il sovrano è dio, o figlio di dio, o discendente da dio, o nominato da dio (faraoni; mikado; papa; re occidentali); quindi i suoi atti sono legittimi e i suoi comandi vanno eseguiti. L’illuminismo ha eliminato questo mezzo o mito di legittimazione, smascherandolo come superstizione e impostura. Sottoforma aristocratica di questo mezzo di legittimazione è il principio aristocratico: esistono categorie di persone speciali, superiori alle altre per discendenza; ad esse spetta ereditariamente il potere, la ricchezza, un insieme di privilegi.
2)Mito etico: il potere, lo Stato (Stato etico, hegeliano), è legittimo e va obbedito incondizionatamente perché è la sintesi e l’espressione suprema della nazione o della razza o di un ideale indiscutibile (Stati totalitari nazionalisti, nazifascisti, socialisti). Questo mezzo, o mito, di legittimazione del potere è stato confutato da notori eventi storici e dalla considerazione, precisamente formulata da Karl Popper, che lo Stato (la nazione, la razza) non è una persona, un soggetto, ma solo un concetto artefatto, creato come strumento per determinati scopi pratici. Le uniche persone reali sono quelle in carne e ossa.
3)Mito democratico: il potere, lo Stato, è legittimo e va obbedito dal popolo perché esso è espressione della volontà del popolo stesso, che si governa attraverso i rappresentanti che elegge e che creano le leggi, le quali sono scritte, eguali per tutti e vincolanti per il potere. Anche questo mezzo, o mito, di legittimazione è entrato in crisi, perché l’opinione pubblica si accorge che la realtà del potere non corrisponde affatto ai principi di democrazia, eguaglianza, legalità, trasparenza; che il consenso, anche il più ampio, è producibile dall’alto (propaganda, mass media, gestione della scuola); e che il meccanismo della rappresentanza politica non funziona perché gli eletti si costituiscono in casta e rispondono più agli interessi economici-finanziari superiori e concentrati, che a quelli popolari e diffusi..
4)Mito libero-mercatista: gli atti del potere politico, pubblico, statuale (liberalizzazioni, globalizzazione, privatizzazione etc.), indipendentemente dall’attuazione di un effettivo sistema democratico, vanno accettati e sono legittimi, pur se dolorosi e lesivi degli interessi di categorie sociali anche ampie, o di interi popoli, in quanto sono tecnicamente utili alla collettività, ossia in quanto si conformano al libero mercato, che è il sistema in grado di attuare la più ampia ed equa ricchezza globale attraverso l’ottimale allocazione delle risorse. Il libero mercato si esprime e agisce attraverso organismi, soggetti – il sistema bancario, il WTO, la BCE etc. – che non sono democratici, ma sono legittimi e vanno rispettati e lasciati agire liberamente appunto perché emanazioni del libero mercato, quindi giusti in sé. Questo è il mito liberista: il libero mercato legittima gli atti legislativi ed esecutivi che si conformano ad esso in base a un principio di massimizzazione dell’utilità e dell’efficienza. Anche questo mezzo di legittimazione è entrato in crisi poiché si è visto che il libero mercato non esiste, ma esiste un mercato dominato esternamente da grandi monopolisti (della moneta, del credito, dell’energia, delle materie prime, delle tecnologie, dell’informazione, dei trasporti, etc.), i quali lo distorcono a seconda dei loro interessi, perseguono fini di massimizzazione del profitto e del potere propri, non sono trasparenti, gestiscono i partiti politici, quindi si impadroniscono dei poteri e dei controlli pubblici. Il mercato globale che di fatto abbiamo, nel mondo reale, è sostanzialmente l’opposto del mercato libero, e ha effetti opposti a quello che dovrebbe avere il libero mercato: non genera piena occupazione delle risorse e del lavoro, non genera libera concorrenza, non genera trasparenza e controllabilità dal basso, non genera equilibri, ma il contrario di tutto ciò: risorse, mercati, redditi, informazione, forza lobbistica si concentrano in poche grandi mani che creano situazioni di squilibrio, bisogno, crisi, conflitto, scarsità, disoccupazione, inflazione, immigrazione, emigrazione a seconda delle loro convenienze. E che usano l’opacità del mercato da loro gestito e l’asimmetria conoscitiva come strumento per allestire grandi frodi: Parmalat, Enron, Halliburton, derivati finanziari, fino alle false pandemie per il business dei vaccini. Viene quindi meno anche questo mito di legittimazione del potere, e non se ne vede un altro che possa rimpiazzarlo. Pare che non esistano più miti credibili per giustificare, per fare accettare dal consenso popolare, l’esercizio di un potere pubblico che sempre più scopertamente serve grandi interessi privati con sacrificio di quelli generali.
Quali scenari si aprono, allora? Probabilmente, scenari in cui il potere sarà gestito più o meno come già lo gestisce ora una banca centrale o il WTO o l’OMS, ossia nel c.d. isolamento tecnocratico, senza dipendere dal consenso popolare, ma basandosi sugli strumenti e sulle risorse prodotti dalla scienza e dalla tecnica:
-capillare monitoraggio e screening della vita, del lavoro, delle operazioni bancarie, dei dati biosanitari della gente;
-compliance (adeguamento) ottenuta mediante la gestione dell’informazione e il potere condizionante di concedere o togliere l’uso del conto corrente bancario, della carta di credito, della carta dei servizi pubblici;
-ingegneria sociale e manipolazione mentale collettiva, i cui moderni mezzi scientifici ho esposto, assieme al prof. Paolo Cioni, nel recente saggio Neuroschiavi (Macroedizioni, 2009);
-shock and awe doctrine (dottrina dello sgomento), ossia ricorso all’emergenza come mezzo per legittimare atti urgenti e pesanti del potere, del governo, e criminalizzare l’opposizione ad essi, onde poterla reprimere derogando ai principi di libertà e alle garanzie processuali, e poter attuare le misure emergenziale con la conseguente spesa pubblica derogando alle procedure di trasparenza, partecipazione e controllo (spesa militare, spese e appalti senza concorso della Protezione Civile italiana).
Quest’ultimo metodo di legittimazione, a differenza di quelli precedentemente menzionati, non si presenta come legittimazione sistematica, strutturale, di un certo sistema socio-politico; e non si basa sul un progetto evolutivo e di medio-lungo termine; ma si presenta come legittimazione di interventi contingenti, di reazione a un’emergenza del momento, reale o costruita.
Gli esempi sono sempre più numerosi: dalla lotta al terrorismo (legislazione di emergenza, restrizione delle libertà e dei diritti, ampio uso delle intercettazioni, guerra all’Iraq, all’Afghanistan); all’acquisto da Big Pharma di centinaia di milioni di vaccini non testati per la profilassi contro supposte epidemie e pandemie; alla lotta contro le crisi economico-finanziarie (tagli a pensioni, stipendi, spesa sociale; assunzione di vincoli finanziari internazionali che trasferiscono la sovranità economica a FMI, BCE e altri organismi esterni). Tali interventi vengono decisi a tambur battente, calandoli dall’alto sull’onda delle notizie e del panico regolata dalle agenzie di rating e dai mass media, con minimo e breve dibattito politico, scarsa trasparenza, scarsa verificabilità, minima informazione o piuttosto ampia disinformazione dell’opinione pubblica, forte enfasi morale e patriottica, forte business indotto per ristrette cerchie economico-finanziarie. Occorre agire con prontezza e risolutezza, quindi non c’è tempo per procedure democratiche, perché è in pericolo la democrazia, la nazione, o la sicurezza, o l’Euro, o la salute. Viene proposta una figura autorevole di salvatore (Bush, l’Oms, la BCE, il FMI, etc.), che incarna i Valori. Finché il business non è lanciato, opporsi, criticare, è immorale, anche se la maggior parte della popolazione è contraria.
A posteriori, è sovente possibile accertare e spiegare all’opinione pubblica che i fatti presupposti da quell’azione di governo erano inesistenti o costruiti dolosamente ad hoc (legame Iraq-Al Qaida, armi irakene di distruzione di massa, pandemie suina, aviare, etc.), e che gli scopi reali di quegli atti erano assai diversi da quelli dichiarati (profitti per banche, industrie petrolifere, belliche, farmaceutiche; introduzione di strumenti legali per la repressione del dissenso e della libera informazione).
Le misure salvaeuro deliberate dall’Ecofin nella notte tra il 9 e il 10 Maggio scorsi costituiscono un paradigma evoluto di questo metodo di legittimazione: sull’onda dell’emergenza e della paura i grandi tecnici decidono di trasferire sui conti pubblici, a debito quindi dei cittadini e dei consumatori, i danni causati dalle speculazioni e dalle frodi finanziarie compiute dai grandi banchieri. Senza però metter mano ai problemi strutturali dell’Euro e delle divergenti economie dell’Eurozona, né sanzionare e impedire gli abusi delle banche Operano un gigantesco trasferimento di reddito dalla popolazione generale a queste ultime, lasciando operare i fattori che generano le crisi. E mettono sotto protettorato finanziario la Grecia oggi, e domani eventualmente altri paesi deboli.
Al contempo preavvisano che siamo come in un videogame, dove, quando hai sconfitto un mostro, poco dopo ne arriva uno ancora più grosso. In tal modo pre-legittimano ulteriori, futuri interventi nel medesimo senso. Emergenza cronica, ricorrente, sempre dietro l’angolo. Il cittadino deve cedere ai potenti della finanza il frutto del proprio lavoro non per volere di Dio, né per l’autorevolezza dello Stato, né per principio democratico, né per razionalità di mercato, ma per paura della Catastrofe da loro stessi predisposta.
10.05.10 – Marco Della Luna