SANTA ALLEANZA
La politica usa un linguaggio etico o culturale per esprimere interessi economici. Sovente, affermazioni apparentemente ovvie, banali, poco o punto significative, rivelano una profonda significatività se visti nell’altra prospettiva. Il 19.01.11 il pres. Napolitano (PD) ha dichiarato che, in Italia, le contrapposizioni ideologiche sono oramai superate. Affermazione ovvia, anodina in se stessa, ma che i politici avranno tradotto come segue: “Il PD può allearsi con l’ex fascista Fini”, o meglio “Compagni, se fate una coalizione con tutti gli altri partiti non governativi, anche con gli ex fascisti, mi date il pretesto per dare una spallata a Berlusconi, e, se cade, per non sciogliere le camere, ma conferire invece a uno di voi l’incarico di formare il nuovo governo, giustificandomi con l’emergenza nazionale. Poscia, se l’incaricato trova la maggioranza in parlamento, andrete avanti; se non la trova, gestirete voi il periodo elettorale, magari facendo anche una riforma della legge elettorale che scongiuri una nuova vittoria di Berlusconi.”
Prontamente, cogliendo la palla al balzo, Bersani, il 21 Gennaio, a Le Invasioni Barbariche, dichiarava che l’obiettivo è fare una coalizione con tutti, con Casini, Fini, Di Pietro etc., per buttar giù Berlusconi e passare subito, al fine di rilanciare l’economia, a una “seria politica fiscale”, cioè prendendo i soldi da chi li ha. E dopo di ciò, che cosa farà questa coalizione? Nessuna risposta. Che modello economico applicherà questa tanto variegata coalizione? Nessuna risposta. Che chances ha di restare unite e non far le fine di tutte le altre? Nessuna risposta.
Insomma, la proposta politica (rectius: partitocratica) è chiara: “Alleiamoci tutti, ex comunisti ed ex fascisti (le contrapposizioni ideologiche sono superate)” per andare al potere e prendere molto denaro a chi ha ricchezze (ma non abbastanza da difendersi da noi); poi, una volta che abbiamo i soldi, ci accorderemo su come usarli.” Una parte andrà ovviamente per assicurarsi il sostegno alla casta dei gradi superiori della burocrazia, delle forze dell’ordine e delle forze armate – sostegno essenziale in periodi di prevedibile scontento e protesta del popolo dei tassati e di tutte le vittime della cattiva e corrotta gestione del potere e dei soldi pubblici da parte della casta.
Questa proposta può essere idonea a far venir meno la maggioranza parlamentare del governo Berlusconi perché la prospettiva di partecipare alla spartizione di un lauto bottino fiscale eserciterà attrazione su molti parlamentari, soprattutto quelli che hanno dato o noleggiato il loro voto a Berlusconi, salvandolo dall’attacco finiano il 14 Dicembre scorso.
Naturalmente questa classe politica che si appresta a raccogliere nuove tasse – probabilmente una patrimoniale sul risparmio, sul mattone, sui conti correnti – col pretesto di rilanciare il paese, è la stessa medesima classe politica che, con la sua incompetenza e disonestà, ha determinato questa situazione, che ha creato il debito pubblico mangiando e sprecando, che ha sabotato l’industria e la produttività del paese.. E ora, con alte giustificazioni morali, progetta come prenderci altri soldi. E, purtroppo, mettere le mani in tasca ai cittadini è sufficiente, come programma politico, per fare una coalizione di partiti che va dal rosso al nero, passando per il giustizialista. Ai professionisti italiani della politica tutte le cose che vanno oltre questi obiettivi, come appunto il rilancio funzionale e competitivo del sistema-paese, interessano molto relativamente e strumentalmente ai loro interessi, quando va bene. Anche perché non hanno nemmeno le capacità di fare queste cose. Hanno la capacità di fare altre cose. Finché riescono a procurarsi soldi da spendere, essi acquistano consensi, stanno a galla e fanno affari. Questo è ciò che la classe politica italiana sa fare. Il superamento reale delle contrapposizioni ideologiche, menzionato da Napolitano, è avvenuto, e si chiama inciucio – ma prima ancora si chiamava consociativismo.
Va avanti da sempre. Non è affatto una novità: il PCI votava oltre l’80% delle leggi di spesa della DC e già allora i maggiori partiti si spartivano le tangenti da buoni fratelli secondo percentuali ben definite. Annunciare che in Italia le divisioni ideologiche sono oramai superate, dunque, niente direbbe di nuovo. Salvo intendere che quell’annuncio significhi: “Al punto di disastro a cui siamo, voi leaders politici potete smettere di differenziarvi agli occhi dell’elettorato inscenando le solite finte contrapposizioni ideologiche, perché oggi la differenziazione si produce contrapponendosi tra berlusconiani e antiberlusconiani. Quindi alleatevi pure, fascisti e comunisti, confessionali e laicisti, e tassate la gente; basta che siate contro Berlusconi.”
La contrapposizione di interesse tra casta politica e popolo è totale e palese, e sta per esplodere col saccheggio del risparmio dei cittadini. Questi potrebbero salvarsi dalla rapacità distruttiva della partitocrazia solo se insorgessero contro di essa, fino a cacciarla dal paese, come hanno fatto i Tunisini con la loro cricca politica, e come stanno facendo gli Egiziani. Io ritengo che in Italia non vi sarà alcuna insurrezione, perché la popolazione è troppo divisa da divergenti interessi e disomogenee mentalità, troppo incapace di fiducia e di organizzazione per mettere insieme una rivoluzione, troppo abituata a lasciarsi governare in quel modo da mille anni di dominazione straniera o di governanti italiani che si comportano come dominatori stranieri. La popolazione italiana non ha i caratteri di quella tunisina o egiziana. Per frantumazione, rissosità, ladrosità, disorganizzazione, assomiglia assai di più a quella somala.
31.01.11