SPOLPARE: IL BUSINESS DI QUESTA FASE
L’Italia è un territorio da cui le attività produttive, soprattutto quelle per il commercio estero, se ne sono andate o se ne stanno andando, assieme alle residue capacità tecnologiche e a molti imprenditori e tecnici e ricercatori. Rimane un apparato amministrativo sempre più elefantiaco, costoso e inefficiente; un sistema infrastrutturale e scolastico sempre più arretrato e carente; due milioni di giovani che né studiano né lavorano; una popolazione sempre più vecchia, improduttiva, bisognosa di sostegni; un debito pubblico sempre più massiccio; una fiducia nelle regole quasi azzerata, come quella nell’etica; una share del 46% per Sanremo.
Però in capo a questa popolazione rimane anche il notevole patrimonio accumulato in epoche precedenti e diverse. Quale può essere il business in una tale situazione? Quali attività economiche incoraggia un paese così? E’ ovvio: l’attività economica che rende di più – e forse l’unica che possa rendere realmente – in un paese come l’Italia, non è produrre nuova ricchezza, non è investire a lungo termine, ma è il sottrarre la ricchezza già esistente a chi la possiede. Produrre nuova ricchezza è economicamente razionale, soprattutto in tempi di globalizzazione, solo dove vi sono le condizioni per farlo, ossia dove vi sono buona amministrazione, buone infrastrutture, tecnici qualificati, alta produttività oraria rispetto al costo del lavoro, bassi oneri fiscali. In tali condizioni, è razionale fare investimenti e programmi di lungo termine. Dove vi è l’opposto di queste condizioni, conviene disinvestire, fare programmi a breve, e … spolpare. Specialmente se si dispone di una classe politico-sindacale e amministrativa corrotta, comperabile, guidabile (dall’interno, o dalla UE, dove l’Italia è passiva nelle mani di Germania e Francia), come quella italiana. E se le autorità di controllo sono anch’esse inefficienti e condizionabili. Queste condizioni rendono particolarmente agevole ed efficace la sottrazione di ricchezza esistente alla popolazione. Ungendo gli ingranaggi giusti, si può ottenere collaborazione o connivenza politica, sindacale e giudiziaria. E’ irrazionale aspettarsi dalla politica qualcosa di divergente dall’assecondamento di tali strategie – aspettarsi uno sforzo per rilanciare il paese. Semplicemente, non è il momento, non è la fase.
Con queste premesse, quali sono i metodi con cui sottrarre ricchezza alla popolazione?
Sul piano internazionale, i pesci grossi – in Europa, la Germania e la Francia; su scala mondiale, gli USA, soprattutto – negli organismi internazionali acquisiscono vantaggi – posizioni di mercato, grandi commesse, normative economiche – a svantaggio dell’Italia.
In ambito interno, innanzitutto, già ci si è accaparrati le parti migliori e i mercati di grandi imprese in crisi chiudendo i rami poco o troppo concorrenziali, trasferendo all’estero le produzioni migliori, etc. Ciò viene fatto anche con le grandi imprese pubbliche, che lo Stato privatizza e vende all’asserito scopo di far fronte alle sue difficoltà finanziarie.
Queste difficoltà, che periodicasmente vengono proposte come emergenze, consentono alla partitocrazia di spremere molte tasse per far fronte alle crisi, ma usa a tal fine solo una parte di queste tasse – il resto se lo mette in tasca.
Sempre sfruttando la debolezza finanziaria dello Stato e lavorando di rating, si possono spremere interessi passivi “premiali” sul debito pubblico. Le truffe finanziarie mediante contratti truccati alle pubbliche amministrazioni da parte di banche anche di primo piano, sono all’ordine del giorno, e quelle banche continuano a detenere le loro quote in Banca d’Italia, mentre seguitano a progettare, con l’aiuto di ingegneri finanziari, obbligazioni strutturate truffaldine, per sottrarre ricchezza agli ignari risparmiatori.
Inserendosi nell’attività appaltistica come quella dei lavoro pubblici e quella della sanità, molto ricca ed estremamente corrotta soprattutto da Roma in giù, si possono realizzare lauti guadagni a spese soprattutto delle finanze regionali, che per l’80% vanno in spese sanitarie, giustificate solo in parte minoritaria dal valore effettivo dei beni e dei servizi comperati, e per il resto costituente margine di profitto economico, seppur formalmente criminale. Profitto che, quindi, attraverso il SSN, è prelevato dai cittadini contribuenti.
Sfruttando le posizioni di monopolio di servizi pubblici essenziali e/o imposti per legge, quindi sfruttando la possibilità di imporre sovrapprezzi monopolistici da un lato e di risparmiare sul servizio dall’altro, grandi quantità di denaro vengono spremute costantemente e stabilmente dalla popolazione: acqua, rifiuti, energia elettrica, etc. Le aziende che forniscono tali servizi sono state costituite con soldi dei contribuenti e poi sono state vendute o svendute a società private o miste, che hanno rapidamente moltiplicato le tariffe, peggiorando il servizio.
La spremitura fiscale è un ulteriore e ovvio metodo per prendere la ricchezza alla gente. L’Italia ha un sistema tributario ampiamente basato su aliquote impossibili, che, se pagate, buttano l’azienda fuori dal mercato, e su presunzioni di reddito. Presunzioni in teoria semplici, ossia superabili mediante prova contraria, ma perlopiù funzionanti come assolute, perché considerate tali dai giudici tributari (nominati, pagati e alloggiati dal Ministero delle Finanze) o perché non sono ammesse le prove per confutarle. D’altronde, pagare le tasse a un sistema destinato al collasso non ha senso economico, soprattutto per il grande capitale, che quindi continuerà a sottrarsi al fisco, costringendo lo Stato a torchiare sempre di più i cittadini e le pmi – il che accelera il collasso stesso.
La spremitura mediante il fisco e mediante i monopoli è sostenuta con metodi terroristici: controlli fiscali fatti da militari della GdF col mitra puntato, multe da fallimento, ganasce fiscali e altri barbarici strumenti di intimidazione. Sovente l’unica via di scampo è corrompere. D’altronde, soprattutto in una competizione globalizzata, una ditta che sta in Italia (e che quindi sopporta alti costi del lavoro, alti costi dei servizi, alti costi dell’energia, alti costi della pubblica amministrazione, alta pressione fiscale, scarsa qualità delle infrastrutture, della giustizia, della formazione), essendo da tutto ciò svantaggiata rispetto alla concorrenza, o evade o fallisce, a meno che disponga di una posizione di nicchia o di monopolio. E in effetti la parte più normale e sana dell’economia italiana è fatta di nicchie. Le quali però sono posizioni labili, contendibili. Mentre i monopoli, assistiti coi pubblici poteri dalla politica corrotta, alzando sempre più le tariffe, sottraggono il reddito dai consumi, quindi alle altre imprese, e deprimono il mercato.
L’estorsione fiscale è accompagnata dalla frode fiscale, compiuta dalla pubblica amministrazione e dai suoi concessionari mediante l’emissione di c.d. cartelle pazze (che spesso pazze non sono, ma pianificate) e da cartelle doppie (per tributi già pagati) al fine di aumentare gli incassi: emettere cartelle indebite, fingendo l’errore, non costa nulla, e una buona parte viene pagata, vuoi per svista, vuoi per paura, vuoi per mancata conservazione delle ricevute (che si deve tenere per 10 anni, ossia fino alla prescrizione), vuoi perché opporsi costa troppo.
Con tutte queste aziende in difficoltà, con tutte queste persone che lottano per salvare la casa da mutui, ipoteche, Equitalia, etc., è possibile realizzare grandi profitti con l’usura: offrire un poco di liquidità per tirare avanti, nella speranza che le cose stiano per cambiare, che arrivi la ripresa sempre annunciata dalla politica… e, siccome fintanto che c’è vita c’è speranza, e fintanto che c’è speranza la gente si tira il collo per lavorare, risparmiare, fregare il prossimo, ipotecare i beni di tutta la famiglia, dar fondo a tutte le riserve, pur di pagare i debiti e salvare la casa o l’azienda, grazie a tutto ciò l’usura bancaria e parabancaria più arricchirsi dello sforzo lavorativo totale di milioni e milioni di persone, senza assumersi alcuna responsabilità sociale verso di loro (libertà assoluta d’impresa). Analogamente, ai lavoratori dipendenti si dettano le condizioni contrattuali che devono accettare se vogliono lavorare e mangiare.
Ulteriori possibilità di saccheggio del patrimonio e del lavoro dei cittadini si possono produrre se e quando il paese entrerà in dissesto, se sarà costretto a tagli brutali di spesa e/o a imposte straordinarie. Allora si potrebbe avviare un fuggi-fuggi di persone e capitali dall’Italia, contrastato da misure governative di emergenza (blocco dei capitali) e si potrebbe speculare vendendo alla gente in panico costosi servizi di trasferimento all’estero dei suoi risparmi, di esterovestizione, di reinvestimento.
Dopo una simile fase terminale di smantellamento socio-economico del paese, ci sarebbero le condizioni per massicci reinvestimenti di rifondazione e di ricostruzione – investimenti concentrati di grandi capitali internazionali, demolizione dell’attuale sistema di produzione di consenso, e strutturazione di un nuovo sistema statuale – o di più stati, per adattarsi alle diversità etniche e storiche. Disponendo di un grande, incontestabile e concentrato potere e libertà di strutturazione economica, politica e sociale, questo capitale potrebbe lanciare e sostenere programmi di sviluppo e piani di investimenti di lungo termine, idonei a incoraggiare le iniziative economiche e gli investimenti dei singoli imprenditori, stranieri e italiani, avviando la fase di ripresa e di fiducia nel futuro. Fino a che non si sia esaurita la presente fase, col drenaggio di tutta la ricchezza drenabile, e lo smantellamento del sistema sociopolitico degli interessi e delle rendite istituzionalizzati e facenti parte del sistema di consenso e potere, e fino a che non sia stata innescata quella nuova fase, la politica e l’economia potranno solo lavorare allo spolpamento e non potranno avere piano di rilancio e risanamento. E così anche oggi vediamo che il pacchetto di stimolo all’economia del governo è pietoso, mentre l’opposizione (faccialmente di sinistra, ma collaterale alla finanza bancaria, al globalismo, alle privatizzazioni), non si differenzia dalla maggioranza, non formula alcun piano di rilancio, e parla essenzialmente di tasse. Sforzarsi di riparare e rilanciare il sistema Italia ora sarebbe come sforzarsi di seminare in Luglio, sotto il sole cocente e prima di aver liberato il campo le messi guastate dai parassiti: si sprecherebbe solo lavoro e semenza. Nessun agricoltore lo farà mai. Così come è sterile ogni sforzo di moralizzare la politica attraverso i tribunali o altro: la politica di una fase così può essere solo così, una politica del brevissimo termine, del mordi e fuggi.
Dopo, forse molto dopo, con la nuova fase, riprenderà il processo di concessione di crediti allo sviluppo e al consumo, i quali produrranno, nel corso del tempo, le future crisi di indebitamento e l’innesco di altre fasi, meno allegre, del ciclo economico.
14.02.11
Marco Della Luna