ARGOMENTI CONTRO GOLPE E DECLINO
ARGOMENTI CONTRO GOLPE E DECLINO
Come denunciato da Paolo Savona, i vincoli europei e l’euro stanno attuando l’idea, già contenuta nel famoso piano Funk, di trasferire alla Germania – cioè al sistema-paese apparentemente più efficiente – le risorse industriali, finanziarie, professionali, quindi anche ogni potere politico, rastrellandole dai meno efficienti paesi periferici, Italia innanzitutto. Così le risorse rastrellate e concentrate nel sistema-paese più efficiente produrranno di più. Ma nell’interesse di chi?
Come dimostra il declino della ripresina dell’anno scorso e come prevedono le proiezioni in fatto di produttività comparata (che mostrano che l’Italia continuerà a perdere competitività rispetto ai paesi OCSE), l’Italia è economicamente e demograficamente spacciata (diventerà un pezzo di Terzo Mondo colonizzato dal Nord Europa) se non si mette a fare massicci investimenti (soprattutto tecnologici e infrastrutturali) mediante spesa pubblica di lungo termine, e se al contempo non rilancia la domanda interna – cose inattuabili sotto la prima premessa.
Ma se il governo prospetta investimenti a deficit e riduzione delle tasse, il sistema europeo reagisce con le minacce, lo spread e il golpe, per il quale dispone di forti appoggi interni, e di diversi precedenti. Il Quirinale appoggia il disegno europeista e delegittima politicamente ogni resistenza nell’interesse nazionale da parte di questo governo – o perlomeno cerca di delegittimarla.
Ciò premesso, segnalo che recentissimi papers dei siti della World Bank e della Bank of England (vedi sotto) facendo seguito ad altri papers accademici e istituzionali nel medesimo senso, hanno spiegato e confermato con assoluta certezza e completa documentazione (cose che io vengo scrivendo dal 2005, ossia) che:
Contrariamente al modello insegnato e creduto, secondo cui le banche di credito sarebbero intermediarie del credito, cioè riceverebbero i depositi dai risparmiatori e poi li presterebbero ai loro clienti mutuatari, e banche di credito in realtà creano i depositi (cioè i fondi, la moneta) mediante lo stesso atto di prestarla o spenderla, ossia mediante la digitazione dell’importo numerico sul conto di disponibilità del cliente.
Ai fini della spesa per investimenti, quanto sopra dimostra la falsità e dannosità del paradigma della scarsità monetaria, del rigore di bilancio, dell’austerità, del dover prima risparmiare (accumulando, o togliendo da spese e investimenti) per poter poi fare investimenti utili. Per fare spesa produttiva lo Stato può quindi sempre creare moneta (in proprio, oppure attraverso banche pubbliche, che sono consentite dai trattati europei).
Nel modo suddetto, le banche di credito (cioè non centrali) creano circa il 90% del money supply; questo vale anche nell’Eurozona, sebbene il TFUE (art. 128, c.1), riservi la creazione dell’euro al Sistema Europeo delle Banche Centrali; secondo i bollettini ufficiali della Banca d’Italia le banche di credito italiane creano mediamente 1.000 miliardi l’anno (Supplemento al Bollettino statistico pubblicato dalla Banca d’Italia, “Moneta e banche” https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/moneta-banche/2017-moneta/suppl_01_17.pdf in particolare Tavola 1.2.a; http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=5/11277&ramo=CAMERA&leg=17
Questa creazione monetaria comporta un pari importo di profitti e un pari aumento dell’attivo patrimoniale delle banche che la fanno.
Questi profitti non vengono esposti nei bilanci e nelle dichiarazioni dei redditi.
La prassi sopra descritta comporta, oltre al generale rovesciamento delle teorie monetarie e finanziarie:
a)un’evasione fiscale di almeno 200 miliardi l’anno in Italia;
b)la costituzione di fondi neri (extrabilancio) per circa 1.000 miliardi l’anno a disposizione dei gestori effettivi delle banche italiane (i quali in buona parte sono società estere);
c)la possibilità con tali fondi di operare in senso speculativo, corruttivo, estorsivo, etc.;
d)la sottrazione alle banche di utili che preverrebbero ogni crisi bancaria.
(Quanto sopra vale anche, mutatis mutandis, per le banche centrali, compresa la BCE).
Segnalo di aver intrapreso una causa civile avanti al Tribunale di Genova in cui richiedo l’accertamento della realizzazione degli utili fuori bilancio nel senso suddetto; la causa (n, 2035/2018 RG) è in fase istruttoria.
La realtà sopra esposta, già col recupero fiscale sui redditi occulti delle banche, consentirebbe al Governo innanzitutto di giustificare e attuare la spesa per investimenti e taglio delle tasse indispensabile per rilanciare il Paese; e in particolare di contestare e denunciare, in tutte le sedi utili:
-come falso e confutato il paradigma economico-finanziario adottato da UE e BCE, basato sul falso presupposto della scarsità e costosità oggettive della moneta, e della necessità di accumularla tagliando e risparmiando prima di poter investire;
– come obiettivamente falsi i bilanci delle banche di credito (e della stessa BCE e BdI), richiedendo l’accertamento degli utili non dichiarati e il pagamento delle tasse su di essi e usando tali utili per risanare a costo zero tutte le banche decotte, pagando tutti i loro creditori e facendo una splendida figura.
I suddetti risultati della ricerca indipendente mia e di altri sono stati a lungo ignorati o liquidati come fantasiosi; ma, come tutte le verità che vengono tenute nascoste e negate per motivi di interesse, ormai ricevono importanti riconoscimenti da istituzioni anche monetarie come la Banca Mondiale e stanno sfondando il muro dogmatico che nasconde e protegge la realtà del banking. La oggettiva falsità dei bilanci delle banche, a cominciare da quelle centrali, in quanto a creazione monetaria, è riconosciuta persino dal sito della Banca Mondiale: http://blogs.worldbank.org/allaboutfinance/node/916: “Issuing legal tender involves transactions whereby money is sold in exchange for other assets … … The proceeds from money sales represent a form of income, specifically a “revenue income.” Issuing legal tender thus generates income to the issuer. Under current accounting practices, this income is (incorrectly) unreported in the income statement of the central bank and instead (incorrectly) set aside under the central bank’s “liabilities.” (Emettere moneta legale implica transazioni in cui la moneta è venduta in cambio di altri cespiti… … I ricavi da vendita di moneta rappresentano una forma di ricavo, specificamente un “ricavo da rendita”. Nelle correnti pratiche contabili, questo ricavo è (scorrettamente) non riportato nella dichiarazione dei redditi della banca centrale e invece è (scorrettamente) messo da parte tra i “debiti” della banca centrale).
Passando alle banche di credito, il blog della Banca Mondiale continua (http://blogs.worldbank.org/allaboutfinance/node/917) riconoscendo che effettivamente le banche di credito creano la moneta che prestano, quindi non hanno bisogno di raccoglierla prima di prestarla. La moneta da loro creata costituisce, una volta ceduta ad altri soggetto, un potenziale debito, nel senso che il titolare di un attivo di conto corrente o di un assegno circolare potrebbe richiedere alla banca di pagarglielo in valuta legale, cioè banconote; ma ciò avviene in misura minima, anche a causa delle restrizioni di legge all’uso della valuta legale, sicché in pratica la valenza debitoria per le banche è trascurabile. Quindi nel bilancio la moneta creata dalle banche di credito dovrebbe essere contabilizzata come rendita, dedotta la quota di cui realisticamente potrebbe essere preteso il pagamento in banconote (http://blogs.worldbank.org/allaboutfinance/node/918).
Anche il sito della Bank of England, il 24.08.18, ha ammesso questa realtà, e che le banche di credito creano i depositi, ossia gli attivi di conto corrente, ossia la moneta, senza bisogno che questa sia in esse depositate da terzi; ne consegue che esse non hanno bisogno di risoluzione mediante bail in e bail out, cioè di essere salvate a spese dei risparmiatori-investitori-correntisti né a spese del contribuente: Banks, money and the zero lower bound – Staff Working Paper No. 752, di Michael Kumhof and Xuan Wang, 24/08/18 (https://www.bankofengland.co.uk/working-paper/2018/banks-money-and-the-zero-lower-bound).
Le banche non intermediano denaro tra risparmiatori e mutuatari, bensì offrono a pagamento l’uso di un loro sistema di pagamenti, un sistema che funziona perché accettato tra le banche, in cui vengono scambiati, come se fossero valuta legale, i saldi attivi dei conti correnti, che altro non sono che promesse di pagamento tra le banche di un sistema bancario.
Nel 2012, in Cimiteuro (pag. 274 s. – e ancor prima in La moneta copernicana, del 2008, a pagg. 110-177; e in Euroschiavi, risalente al 2005, nei capitoli Bilanci falsi per legge e Signoraggio primario e signoraggio secondario), avevo detto, con maggiore ampiezza, la medesima cosa: “Torniamo all’operazione in corso tra Tizio e Caio [in cui Tizio compera un capannone da Caio e lo paga con una assegno circolare, ossia con una promessa di pagamento della sua banca]. Caio accetta l’assegno circolare perché sa che lo accetta la sua banca Beta, la quale in effetti lo riceve e ne accredita l’importo a Caio sul suo conto. + 1.000.000. La banca Beta, a sua volta, accetta l’assegno della banca Alfa, pur sapendo che esso è scoperto, perché sa che anche la banca Alfa, come tutte le altre banche, accetterà gli assegni della stessa banca Beta, pur sapendoli scoperti. È un gioco di sponda. Le banche, nel loro interesse, convengono tra loro di accettare e usare come denaro, nei rapporti tra loro nonché con soggetti non bancari, in un processo di validazione circolare della carta scoperta da esse creata.” Siccome i soggetti non bancari hanno un bisogno rigido e assoluto di servirsi delle banche, essi accettano dome denaro, nei loro rapporti, ciò che le banche reciprocamente si riconoscono come denaro. E il gioco è fatto.
20.09.18 Marco Della Luna
Da: La Moneta Copernicana, Nexus 2008, pag. 110 ss.:
Abbiamo già detto che il totale della liquidità, ossia di ciò che viene usato
come denaro, consiste per l’8% circa di denaro legale (banconote e conio),
e per il restante 92% da denaro contabile, detto anche virtuale o quasi denaro
– ossia da promesse di pagamento (assegni circolari, promissory notes,
accrediti di conto corrente, giriconto, fidejussioni, etc.) create dalle banche
e denominate in valuta legale. Ossia, un assegno circolare di 1.000 euro
della Banca Alfa è una promessa della Banca Alfa di pagare 1.000 euro al
legittimo portatore di quell’assegno. Orbene, balza subito agli occhi che
se il totale della liquidità è 100, e se il denaro vero, ossia legale, è solo 8,
mentre il restante 92 consiste di promesse di pagamento di denaro legale, allora quelle promesse di pagamento – il 92% della liquidità esistente, del denaro in senso lato – è scoperto.
Ovvero: il sistema bancario, come aggregato, emette promesse di pagare 92
in moneta legale, ma la moneta legale è solo 8; e di quest’8, solo una piccola
parte (precisamente uno o due centesimi) è denaro di proprietà delle
banche stesse.
Allora, come funziona il sistema bancario? E come funziona il sistema
dei pagamenti? Perché le promesse di pagamento bancarie, costituenti il
92%, vengono correntemente accettate come se fossero valuta legale, anche
se sono scoperte?
La risposta è molto semplice, anche se lontana dal pensiero dell’uomo
della strada: le promesse di pagamento bancarie vengono accettate dalla
gente e dai mercati, benché scoperte, non solo e non tanto perché quasi
nessuno sa che sono scoperte, ma soprattutto perché le banche se le accettano
e riconoscono reciprocamente: se Tizio vende a Caio un terreno e riceve in pagamento un assegno circolare di € 1.000.000 dalla banca di Caio (la Banca Alfa) e lo porta alla sua banca (la Banca Beta) quest’ultima gli accredita l’importo dell’assegno sul suo conto corrente.
Ossia: le banche si convalidano reciprocamente gli assegni circolari, i bonifici,
le promissory notes, etc., con un gioco di sponda che è, ovviamente,
nell’interesse delle banche stesse, perché consente loro di emettere tutta
la liquidità (il credito) che vogliono, e di prestarla lucrando l’interesse
ma pure il capitale (presto si capirà meglio quest’affermazione), senza bisogno
di avere una copertura in oro o in valuta legale contante, prescindendo
da essi, e senza nemmeno bisogno di avere garanzie patrimoniali,
se non la plausibilità dei loro crediti verso i clienti.
La creazione della moneta-credito è anche indipendente dai depositi dei
clienti presso la banca. La banca non presta il denaro della raccolta – il denaro
depositato presso di essa – quindi non è vincolata a una copertura di depositi
dei clienti, tolta la minima quota di (dubbie) riserve ‘statistiche’ (ossia commisurate a far fronte alla percentuale statistica dei ritiri in contante) presso la banca centrale. Del resto, la gente deposita in banca denaro contante (banconote) solo in piccola parte. Deposita perlopiù assegni e altri strumenti bancari – promesse di pagamento. Per tale ragione, i depositi non possono costituire
una copertura (la copertura deve essere di natura diversa e più pregiata di ciò
che essa copre: l’oro può coprire la valuta legale, e la valuta legale può coprire
la valuta contabile; ma le promesse di pagamento scoperte non possono coprire
altre promesse di pagamento scoperte). Inoltre, anche il denaro contante
che viene depositato in banca, con l’atto di deposito (il versamento sul conto
corrente bancario o sul libretto) diviene di proprietà della banca (deposito
irregolare14 – mentre nel deposito regolare15 la cosa depositata rimane di
proprietà del depositante), ma la banca rimane debitrice verso il cliente della
somma depositata. Quindi, ogni deposito ricevuto costituisce, per la banca,
un debito. E i debiti non si possono prestare, ovviamente. Ne consegue che
il denaro creditizio che le banche “prestano” non deriva e non è coperto dalla
raccolta dei depositi. Diremo presto come esso concretamente ‘nasce’; per
ora, rimarchiamo che quanto testé osservato conferma che esso è accettato
come denaro dal mercato, dalla società, semplicemente perché le banche se lo
accettano tra di loro, lo convalidano come denaro.
Quando la gente comune e gli operatori economici in generale vedono
che il sistema bancario – da cui sempre più dipendono per la vita e l’operatività
quotidiana – nonché lo Stato (il fisco soprattutto) accettano quelle
promesse di pagamento come valide, non possono che accettarle essi stessi.
La massima secondo cui il valore del denaro è dato dalla sua accettazione
da parte della società, è vera, ma va aggiunto che l’accettazione più importante,
l’accettazione-guida, è quella delle banche. Essa induce l’accettazione da
parte del resto del mercato [compreso lo Stato; e così trasforma vuote registrazioni private in moneta come-legale.]