DISARMONIA E AUTODISTRUZIONE
Per legge cosmica, ciò che è violento e disarmonico genera i fattori della propria distruzione: la hybris ottenebra con la hate chi la perpetra, ed evoca la sua nemesis. La creazione insanamente illimitata di ricchezza contabile-finanziaria sganciata dalla vita reale – ma che con le sue convulse dinamiche condiziona e strapazza la vita reale, l’economia reale, il lavoro, la produzione, i risparmi, le tasse – costituisce una hybris di prima grandezza. Che chiama pari rovina. Sinora, questo insano processo è riuscito a riprendersi, dopo ogni sua crisi, mediante un rilancio, cioè innalzando la posta, creando più ricchezza monetaria nominale avulsa dalla realtà (vedi il Quantitative Easing usato per finanziare la speculazione finanziaria anziché l’economia reale, nonostante la lezione del 2008) e bloccando intorno allo zero i tassi per oltre 10 anni: ulteriore hybris.
La dismorfofilia (il gusto per la bruttezza), l’anomia e l’acosmia che invadono l’arte e la musica contemporanee, come pure i costumi amorosi e familiari, manifestano a mio avviso questa deriva verso il giusto auto-annientamento; e vanno in parallelo col crescendo degli errori commessi dai padroni dei mercati e dei governi nell’Impero del Dollaro: basti pensare all’effetto inverso delle sanzioni alla Russia, che hanno colpito le economie occidentali e dato slancio e concretezza al già avviato processo di dedollarizzazione del mondo. Ossia, oggi più che mai per effetto delle dette sanzioni, la power élite statunitense sta perdendo il magico potere di pagare e comperare ogni cosa nel mondo – dalle materie prime al sostegno politico, dalle guerre agli eserciti – mediante la creazione di Dollari a costo zero. Un potere sinora esercitato grazie al fatto che gli scambi commerciali (soprattutto di petrolio e materie prime) si possono o si potevano fare solo in Dollari, pena l’attacco militare e l’imposizione della democrazia, come avvenuto alla Libia e all’Iraq.
Su questa signoria monetaria si è sempre sostenuta, perlomeno dalla fine del Gold-Dollar Exchange Standard (1971), l’egemonia USA; e la difesa culturale, politica e bellica di tale signoria è stata il fulcro della storia contemporanea, compreso il continuo espansionismo della NATO verso i confini russi, che ha suscitato la reazione di Mosca e la campagna ucraina in corso. Il fulcro che dovrebbe essere al centro dello studio, dell’analisi e della valutazione storiografica, ma che viene quasi sempre sottaciuto, perché imbarazzante.
Siamo in una fase che acutamente John McMurtry chiama, titolando così un suo libro, The Cancer Stage of Capitalism, nella quale la competizione per il profitto non si dirige più verso la conquista di mezzi per acquisire cose utili alla vita e insieme per la selezione di migliori forme di produzione, ma si rivolge contro le condizioni pratiche della vita stessa, fino a sfociare nella manipolazione biologica dell’uomo a fini commerciali e di controllo sociale.
Guardando più da vicino, ma sommariamente, la hybris monetaria, osserviamo che, nel mondo contemporaneo, le decisioni economiche vengono prese confrontando opzioni alternative alla luce di previsioni probabilistiche. Confronti e previsioni si fanno comparando valori numerici esprimenti valori economici, indici statistici, rapporti, etc. I valori economici perlopiù non sono valori di fruizione, di beni reali per la vita reale. Non sono nemmeno valori di scambio, che già costituirebbero un’astrazione. Sono indici di valori di scambio e loro derivati, quadratici e cubici, con valori nominali di oltre 20 volte multipli dei valori di scambio, i quali a loro volta sono generalmente ben superiori ai valori effettivi di fruizione. In conclusione, abbiamo una piramide rovesciata sempre più alta e larga, quindi a crescente rischio statico. Essa si basa su valori speculativi (cioè alimentati dall’attesa di un guadagno dalla variazione in più o in meno delle quotazioni), mobiliari e immobiliari, i quali si sostengono sull’aspettativa di crescita, cioè di rincaro, costante nel tempo a venire: l’aspettativa che genera il c.d. “toro”: io investo in certi titoli o certi immobili, onerandomi del prezzo e degli interessi passivi, perché prevedo che le loro quotazioni continueranno ad ascendere; siccome la generalità degli investitori farà come me, l’attesa salita avverrà: ecco il boom, il gonfiaggio della bolla. Qualora l’aspettativa si inverta, mi affretterò a vendere o svendere, e siccome anche gli altri lo faranno, avremo il dump, l’orso, lo scoppio della bolla, che talvolta ha portato a bruciare anche l’80% della capitalizzazione di borsa.
La stabilità della suddetta piramide capovolta dipende dalla stabilità, reale e percepita, valori dei titoli, quotati e no; e questa a sua volta dipende dalla capacità dei debitori (pubblici e privati) di pagare i debiti sottostanti; e questa capacità a di pagare a sua volta dipende dal reddito dei debitori e dalla liquidità nel sistema.
Quindi, eventi come la recessione, le strette monetarie (rincaro dei tassi, liquidity crunch), i grandi fallimenti, la previsione che tali eventi avvengano, possono innescare il tracollo della piramide, con conseguenze imprevedibili ma sconvolgenti. Conseguentemente i mass media e anche la stampa specializzata spesso nascondono o distorcono la realtà per puntellare i mercati tutelando il sentiment, le aspettative positive o non negative. E inventano falsi teoremi “scientifici” per giustificare scelte di politica economica e monetaria che avvantaggiano le fgrandi concentrazioni di capitale finanziario a danno dell’economia generale e produttiva.
Orbene, nell’attuale scenario economico si configura una costellazione di fattori (alcuni novelli, altri già da tempo presenti) che potrebbe scatenare un tracollo della piramide verso la fine dell’anno. Vediamoli in apicibus:
- Il debito pubblico e privato del mondo, dall’inizio della pandemia, ha raggiunto i 305 trilioni, quasi il triplo del prodotto lordo mondiale, ed è sempre meno sostenibile, anche a causa di quanto segue.
- Da mesi le principali banche centrali attuano crescenti rialzi dei tassi restringendo così la liquidità, con l’effetto di deprimere il reddito e il gettito fiscale, ridurre l’accesso al credito e tagliare la capacità di pagare di debiti, mentre l’economia non aveva ancora recuperato i livelli pre-covid. Ed entro l’anno la BCE dovrà rimborsare una notevole mole di titoli e la Fed dovrà acquistare T-bonds in grande quantità per far fronte al maggior indebitamento del governo federale. Nel complesso, avremo un pesante taglio della liquidità che potrebbe far precipitare la crisi di solvibilità già in atto.
- Gli indici previsionali dell’andamento dell’economia reale sono in forte calo sia in Europa che in America. Quindi avremo calo dell’occupazione, del gettito fiscale, della solvibilità.
- Nella borsa USA si è gonfiata una bolla ad alto rischio: Wall Street on Parade del 6 Luglio presagisce uno scoppio come nel 2000. L’indice è salito molto e continua a crescere, ma quasi solo per effetto dell’abnorme crescita dei sette titoli principali (tra il 120 e il 180% dal 1° Gennaio), del tutto ingiustificata dalla redditività aziendale e in parte dovuta al buy back, ossia al fatto che la corporation compera le sue stesse azioni per farne salire artificialmente il prezzo. Insomma: ci sono ingredienti esplosivi che ricordano la bolla dei titoli informatici nel 2000. Qualora una di queste società (Apple, Meta, Tesla…) salti, può scoppiare la bolla.
- Il governo della Cina si è armato per destabilizzare il Dollaro e i T-bonds anche senza aspettare un siffatto evento, o perlomeno per esercitare un ricatto geostrategico su Washington: da anni non usa più il suo enorme avanzo commerciale per comperare T-bonds da tenere nelle riserve ufficiali presso la sua banca centrale, ma lo accumula come riserve ombra depositate in banche commerciali da esso controllate; l’ammontare è stimato in 3 trilioni di USD (Il Sole 24 Ore del 5/72023).
Abbiamo visto da dove potrebbe iniziare la catastrofe; ma da dove potrebbe invece iniziare la soluzione, o prevenzione?
E’ molto semplice, e altrettanto rivoluzionario: si sarebbe già a buon punto se si correggesse l’attuale, illegittima, prassi di contabilizzazione applicata dai banchieri, per renderla conforme al Codice Civile e alle regole internazionali. Prestate attenzione: premesso che, nei nostri tempi, circa il 90% della liquidità è creato dalle banche non centrali con l’atto di erogare i prestiti (ossia le banche, quando prestano denaro, non lo prendono da proprie riserve ma lo creano contabilmente dal nulla con l’atto di scriverne l’importo sul conto di disponibilità del cliente); e premesso che in tal modo la banca, quando crea e presta denaro, “allunga” il proprio bilancio, cioè aumenta il proprio attivo patrimoniale, realizzando quindi un reddito (da creazione monetaria) – ciò premesso, i gestori della banca dovrebbero contabilizzare in bilancio questo reddito come utile, ma omettono di farlo; il che produce il seguenti effetti:
a)non pagano le tasse su tale reddito da creazione monetaria (la quale, in base ai bollettini semestrali della Banca d’Italia, ammonta in Italia mediamente a 1.000 miliardi l’anno – quindi risparmiano 500 miliardi di IRPEG circa a danno dello Stato e del contribuente);
b)creano per sé pari disponibilità di fondi extrabilancio, con cui compiere operazioni a loro discrezione, attraverso banche site nei paradisi fiscali come la Cayman Islands (presidiate dalla US Navy!);
c)indeboliscono patrimonialmente la banca (se il reddito da creazione monetaria fosse contabilizzato, non si sarebbero avuti i fallimenti bancari, da Lehman Brothers in poi);
d)a livello macroeconomico, facendo sparire una grande componente di attivo, creano un buco nero debitorio mondiale.
Se dunque si rettificasse e mettesse a norma la contabilizzazione degli utili delle banche, si avrebbe per converso il risanamento del debito pubblico, il risanamento delle banche in crisi, il calo delle tasse, ampie disponibilità di fondi per investimenti pubblici e privati, l’eliminazione del buco nero e la stabilizzazione della piramide finanziaria. Ma una tale operazione di rettifica minaccerebbe la stabilità dell’altra piramide, ossia della piramide del potere e del privilegio, che ancora ampiamente si basa e si regge sul privilegio occulto del reddito monetario non dichiarato. Abbiamo però un illustre precedente di applicazione del metodo sopra auspicato: quello delle AM Lire, che l’AMG (Allied Military Government), ossia il governo alleato in Italia, iniziò a creare ed emettere nel 1944, e che l’AFA (Allied Financial Authority) contabilizzava come “receipts”, ossia incassi, nel bilancio di esercizio. A quel tempo, nel bilancio della Banca d’Italia, le AM Lire erano registrate correttamente, ossia tra le attività. Questa prassi corretta fu invertita nel 1952 sotto la presidenza dell’economista Luigi Einaudi, con Alcide De Gasperi premier che dichiarava di non intendersi di economia. Sono probabilmente questi due personaggi i padri del debito pubblico italiano e dello Stato estrattivo, o traslativo, cioè strutturato per togliere ai poveri e dare ai ricchi, ma in modo tale che o non si veda, oppure appaia naturale e giusto.
09.07.23 Marco Della Luna
Io vedo il problema più semplice, ma la soluzione molto più difficile e dolorosa.
Fino alla prima metà del `900 il concetto di prosperità era legato alla libera disponibilità di molti beni e servizi. Era ricco chi aveva tante cose, che sì acquisiva col denaro, ma esso denaro veniva a sua volta dalla produzione e/o commercio di beni e servizi. Anche il banchiere intermediario del denaro, era legato alla disponibilità di beni e servizi poiché chi depositava si procurava i soldi appunto cedendo i beni che acquisiva o mediante un salario da lavoro e chi prendeva a prestito lo faceva per poter a sua volta disporre di beni e servizi per produrne altri o per commerciarli. Anche il credito al consumo era basato sul fatto che il debitore avesse un`attività reale per poter rimborsare. Il denaro dunque era principalmente l`intermediario degli scambi di beni e servizi base del sistema. Le crisi economiche si verificavano quando l`offerta di moneta era fortemente insufficiente o eccessiva rispetto all`offerta di beni nel sistema. E ciò era forte iattura poiché il denaro stesso era allora legato ai metalli preziosi quindi ad una merce che poteva essere troppa o troppo poca. Così si è cominciato a sostituire il denaro metallico con biglietti di stato e/o di banca. Questo ha dato migliore elasticità al sistema, ma sono anche nati i furbi che esageravano con l`emissione di carta che poi non riuscivano più a convertire in metallo. Alla fine si è arrivati al corso forzoso che però presupponeva la necessità di un regolatore indipendente e specializzato il cui scopo istituzionale fosse quello di mantenere in sintonia l`offerta di moneta con l`offerta di beni e servizi per avere la stabilità dei prezzi. Ma come detto quello che faceva premio era l`offerta di beni. Anche il debito pubblico diventava sostenibile in quest`ottica, dovendo però il suo accrescimento e servizio essere commisurato al tasso di crescita del sistema, ovviamente in termini reali. Precisazione: Lord Keynes giustamente diceva che l`immissione di moneta in un sistema può creare nuovi beni reali, cosa verissima, ma con la severa limitazione che il sistema doveva già in sé disporre delle risorse naturali, delle attrezzature e delle persone necessarie per attuare la nuova produzione. Caso del New Deal. Ma se il denaro creato a debito immesso nel sistema é assorbito da consorterie clientelari, intermediari finanzari puramente speculativi, in pratica non succede nulla anzi il sistema si impoverisce. Caso questo della Cassa del Mezzogiorno, e del Quantitative Easing.
Ma qualcuno ha introdotto una complicazione: ovvero l`espansione a livello indefinito della produzione (ancorchè con migliori processi produttivi e nuove fonti di energia) consuma risorse e genera problemi ambientali. Quindi si è deciso di bloccare la crescita in termini reali mediante vari artifici economici politici ed istituzionali. E per rendere più facile il controllo globale si sono inventate strane autorità sovranazionali, dotate di fatto di assoluti poteri, ma non elette, né controllabili dai cittadini. Ma sempre assicurato il rifornimento adeguato di beni ai capi ed ai loro migliori collaboratori, dopo aver esautorato, spremuto ed impoverito la classe media con varie forme di terrorismo economico, fiscale, burocratico e sanitario, restava la necessità di sostenere il sistema economico globale sia pur frenato, come pure di far in modo di mantenere un reddito adeguato ai capi ed ai loro collaboratori necessari e di far vivere le nuove plebi a livello di sussistenza assistenziata per evitare ribellioni. Da qui l`idea geniale di finanziarizzare il sistema trasformando il denaro da intermediario a bene fine a sé stesso. Con però il fatale accorgimento di smaterializzarlo da un lato (rendendo di fatto incontrollabile la sua produzione) e di personalizzarlo dall`altro, rendendo ogni transazione preventivamente tracciabile e quindi immediatamente inibibile senza possibilità di intervento né rimostranza da parte degli interessati. Naturalmente i capi ed i loro amici privilegiati possono sottrarsi a quest`ultimo esiziale vincolo potendo custodire legalmente il proprio denaro e beni preziosi in luoghi dove tale controllo non è effettuato. Quindi è cambiata la figura del regolatore, quello vero, che non è più il banchiere centrale o il governo, autorità pubbliche, ma un ente privato il cui scopo apparente è quello di classificare la bontà dei vari strumenti e delle varie isitituzioni, in base a criteri di fatto segreti e manipolabili a piacere. Oggi per mettere in crisi un governo non servono provvedimenti coercitivi di natura commerciale, militare e politica, basta semplicemente che l`agenzia di rating (ce ne sono solo 3 curiosamente) bocci il debito pubblico di quel paese per ridurlo alla disperazione nel giro di una seduta di borsa.
Quindi il sistema economico è diventato asfittico. Ovvero gli intermediari del credito posso no svolgere la loro attività istituzionale sono con pochi privilegiati interlocutori che possono garantire solvibilità e continuità. Però per poter campare e far utili devono ricorrere alla pura speculazione finanziaria o all`erogazione di crediti che sanno già essere compromessi. Invece le attività industriali, sempre più concentrate, sono limitate alla produzione pilotata di beni ritenuti essenziali, le attività commerciali sono oramai accentrate in grandi gruppi facilmente allineabili. Appunto il consumatore è ridotto a livello zootecnico. L`iniziativa privata è morta. Ma anche per gli operatori non bancari la speculazione finanziaria diventa necessaria per quadrare i bilanci, poiché la trattazione dei loro prodotti non basta a sostenerli ed a remunerare gli azionisti, data l`insufficienza sempre più marcata dei mezzi della clientela. Conseguenza le periodiche crisi dei mercati che impoveriscono sempre di più il sistema. In questo stato di cose non c`è governo che possa porre rimedio reale, essendo il sistema globalmente vincolato da decisioni superiori non trattabili.
Ma il pesantissimo carrozzone ha innanzitutto due soci importantissimi, Cina ed India, che non applicano le punizioni imposte a noi occidentali e di fatto non solo perseguono una politica di piena espansione (salvo gli incerti del mestiere), ma anche approfittano delle nostre autoflagellazioni, imbottendoci con i loro prodotti il cui prezzo competitivo non è dovuto a migliore produzione, ma semplicemente alla non applicazione dei vincoli che penalizzano i nostri produttori. Inoltre usano la loro ricchezza (reale non monetario-cartolare) per colonizzare i paesi in via di sviluppo per acquisire per un tozzo di pane, il controllo delle loro risorse naturali. I nostri capi sono al momento impotenti davanti a queste politiche aggressive, poiché in recente passato per pura avidità e desiderio di neutralizzare la loro classe media produttiva, hanno deindustrializzato ed ora non riescono a rimpiazzare le importazioni cinesi ed indiane con prodotti alternativi a prezzo competitivo. Da qui una prima inflazione da costi.
Inoltre per sostenere il sistema hanno sempre più necessità di manodopera servile e quindi devono accettare l`immigrazione di massa, per adesso contenuta nei paesi sudditi, ma che col tempo diventerà un problema mortale.
Infine per tacitare i sudditi sempre più poveri ed ingannati si è cominciato a ricorrere al terrorismo sanitario ed alle guerre di conquista. Idee queste che, salvo vittorie folgoranti e bottini faraonici, che però al momento non si vedono, al presente costano fortune e destabilizzano ancora di più il sistema. Vedasi la crisi dei rifornimenti di energia, materie prime ed alimentari dalla Russia, che ha aggravato la già strisciante inflazione da costi esistente. Senza contare la solita speculazione pilotata che tuttora ci sta rovinando, mediante meraviglie come la borsa olandese dell`energia.
Conseguenza contabile di quanto sopra è il formarsi di due, non una piramide rovesciata.
Difatti non solo la liquidità in circolazione ha raggiunto cifre astronomiche del tutto avulse dalla reale produzione di beni e servizi, ma sopra questa piramide ne esiste un`altra infinitamente più grande, sbilenca e pesante che è quella delle operazioni derivate. Ovvero delle scommesse, in alcuni casi assolutamente demenziali, che gli operatori fanno con complicatissimi meccanismi per lucrare su ogni tipo di evento. Ma attenzione che col sano gioco d`azzardo, incluso quello della bisca clandestina, esiste una differenza mortale: il gioco d`azzardo è praticato da unami, magari con l`aiuto di macchine, invece la trattazione dei derivati avviene solo mediante macchine programmate con strani algoritmi. Ora basta un evento del tutto casuale e potenzialmente non gravissimo, per innescare meccanismi di vendita (o di acquisto) generalizzati che possono in pochi secondi stravolgere i mercati e sfuggire al controllo di ogni regolatore.
Inoltre sempre più gente, anche addetti ai lavori non del tutto indottrinati, comincia a chiedersi quale siano le riserve reali che dovrebbero sostenere tutta questa massa di carta virtuale. Nel 2007 è bastato che qualcuno finalmente scoprisse l`acqua calda e cioè che gente già indebitata fino alla concorrenza del reddito non poteva sostenere nuovi acquisiti immobiliari con il miraggio di futuri incrementi di reddito o di improbabili aumenti del valore reale del bene acquistato. Da qui la prima catastrofe del sub-prime. Come pure qualcuno si è recentemente accorto che forse i due colossi inamovibili Apple e Microsoft e pochi altri possono sostenere la ricerca e la produzione di nuovi sempre più strani ed inutili gadgets telematici, ma non una miriade di piccole e medie attività, prive di mezzi reali se non di idee. Da qui la serie di fallimenti bancari a catena che molti sospettano essere solo la punta di un iceberg.
Che il sistema imploda alla fine dell`anno io non credo, ma che ci si stia avviando verso una catastrofe finanziaria che poi ne possa generare una anche politica è sempre più possibile.
Ma in quel caso temo che non sarà la tassazione della moneta scritturale creata dalle banche ad aggiustare le cose. Difatti servirà, come saggiamente, ma dopo tempo e fatica, si fece dopo la crisi del `29, una revisione totale del sistema economico finanziario ed il ritorno a quelle semplici leggi che separano il sistema creditizio da quello industriale, che specializzano il credito per durata e debitore e che nettamente separano le banche di affari da quelle commerciali. Ed infine che si ritorni all`evidente concetto che il denaro senza i beni da acquistare a prezzo ragionevole è niente e quello che fa la ricchezza ed anche la sostenibilità è la corretta e concorrenziale produzione di beni e servizi e non certo il monopolio del pensiero unico economico-finanziario.