FARSI LUPI: PER NON MORIRE DA CAVIE
PRESENTAZIONE DI
FARSI LUPI: PER NON MORIRE DA CAVIE, di Marco Della Luna
Farsi Lupi (ordinabile presso casa editrice AURORA BOREALE, Firenze) fa seguito a Gregge e Potere, per preluminare la via a chi non è appagato dalla condizione di pecora nera, e sente la vocazione a farsi Lupo. Per favorire questa metamorfosi, il libro mostra nuovi e più radicali aspetti della realtà – aspetti oscuri, irritanti o inquietanti, della società, dell’uomo, della politica. Il Lupo caccia di notte e sa usare la forza del branco, le zanne e tutte le circostanze nella lotta esistenziale. In circostanze particolari, diventa addirittura Mannaro.
Ecco le circostanze:
La dinamica del liberal capitalismo tecnocratico non si ferma a mercificare le persone come unità intere, bensì mercifica le loro componenti genetiche, i cromosomi, le loro modificazioni ingegneristiche. La mercificazione entra dentro di te e ti scompone.
Lo Stato serve ai bisogni dei cittadini come la stalla serve ai bisogni dei bovini. Il grande capitale finanziario è sempre più aggressivo, predone e omicida. Lo stato è sempre più dipendente dal grande capitale finanziario e sempre meno da noi. Lo stato è sempre più aggressivo, predone e omicida.
Sopravvivere è sempre più un difendersi contro lo stato.
La difesa perciò inizia dal diffidare del suo story telling.
Anche nelle stalle più linde aleggia un presagio di mattatoio.
L’ideale per il potere capitalistico finanziario è non una società, ma una massa amorfa di debitori in cui ciascuno lotta per pagare al capitale finanziario le proprie scadenze debitorie sottraendo risorse al prossimo e senza mai poter estinguere il proprio debito capitale. Ci siamo vicini.
L’operazione “Pandemenza” è stata la prova generale per ridurci a vivere (e morire) come animali di allevamento rinchiusi nelle stalle – lockdown. La lotta politica è oramai sostituita da una lotta materiale e quotidiana di resistenza contro il potere e le istituzioni controllate dalle multinazionali. Per difendere libertà, dignità, DNA, salute. Per restare umani. Una lotta senza esclusione di colpi, come nella giungla. Resistere richiede di farsi Lupi.
Questa è un’epoca di popolazioni superflue, disoccupate, lobotomizzate, mantenute con sussidi, nutrite con cibo spazzatura, distratte con droghe, video e altre porcherie, minate nella salute e nel sistema immunitario da farmaci tossici più o meno imposti, con una durata di vita che si accorcia e un Q.I. medio che si abbassa anno dopo anno. Una popolazione indebitata, infantilizzata, precarizzata ma resiliente e consenziente, è l’ideale per una oligarchia di usurai. Col Covid, col clima, con l’Ucraina si è fatto un imponente lavoro di propaganda in questo senso. Un lavoro che questo libro mira a sgretolare – sgretolare tutte le narrazione del potere, dello Stato, dell’UE, della Nato… dalla green transition all’immigrazione di massa, dall’Ucraina alla Palestina, dall’auto elettrica gli insetti alimentari,
«Il logos proprio della psiche accresce se stesso», diceva Eraclito in uno dei suoi aforismi[1]: la mente per sua propria natura amplia se stessa. E gli aforismi sono una forma letteraria idonea a stimolare, incuriosire, irritare, spingere a ricerche e approfondimenti autonomi, per espandere la mente. Hanno da essere densi, irritanti e penetranti, non già esaustivi, non sistematici. Avviano, non arrivano. Fissano un’intuizione, una riflessione, uno scorcio del mondo o di sé. Guai se lasciassero un senso di compiutezza e fissità, di appagamento: sarebbero non aforismi, ma epitaffi.
Ho scelto la forma della raccolta di aforismi perché, nella sua libera componibilità e ricomponibilità, è l’opposto della struttura vincolante e rigida dell’indottrinamento, del pensiero unico che voglio demolire. Inoltre, una raccolta di aforismi ha una densità di concetti e di semi di riflessione almeno quintupla di un normale saggio. Infatti, essa è fondamentalmente una semina. Riproduce, nella sua ampia e rutilante varietà, la varietà del mondo stesso, frammentaria e irripetibile come l’immagine dentro il caleidoscopio – dell’esperienza stessa, come pluralità di cose senza fine perché viva – cose tra loro vicine, interagenti, ma differenti nel significato, seppure orbitanti intorno a centri di interesse ben riconoscibili, come bene disse Renato Laurenti, parlando del libro di aforismi scritto dal grande Eraclito[2].
Ancora, a differenza di un saggio, in cui ogni idea è fissa, collocata in una successione e in uno schema predefiniti dall’autore, una raccolta di aforismi, oltre a poter esser letta in qualsiasi ordine o anche senza ordine, è vivente, molto simile a una grande scatola di Lego o di Meccano, piena di pezzi scintillanti e multiformi, che ispirano l’inventiva e aspettano solo di essere combinati tra loro in molte possibili forme. O anche simile a un mazzo di Tarocchi, che suggerisce la scoperta di cose misteriose, a seconda di come la sorte li dispone sul tavolo. Insomma: la mente del lettore di aforismi ha modo di assemblare creativamente le varie idee contenute nella raccolta, costruendosi con esse una rappresentazione della realtà o di un tema specifico corrispondente al suo animo, alle sue capacità e alle sue attuali vedute – salvo, quando vuole, ripensare il tutto, smontare e ricomporre i pezzi in un nuovo disegno secondo una nuova comprensione.
[1] DK 115
[2] Eraclito, Laterza, 1974
12.11.2023 Marco Della Luna