QUALE RIFORMA SCOLASTICA?
Premetto l’ovvia osservazione, che un soggetto qualsiasi, e un soggetto politico in particolare, fa le cose in base ai propri interessi e ai mezzi di cui dispone, avendo riguardo al suo orizzonte temporale.
Ciò premesso, e premessa un’adeguata analisi delle difficoltà e carenze della scuola italiana, le forze politiche al governo ora in Italia non hanno l’interesse né i mezzi per realizzare una riforma capace di risollevare e rilanciare la scuola nel suo complesso. E ciò per le seguenti ragioni:
Prima: non sappiamo che cosa insegnare ai fini di un futuro lavoro, nel senso che non è possibile sapere oggi quali saranno le competenze professionali che l’economia richiederà da qui a quando gli attuali studenti saranno pronti per accedere al mondo del lavoro; sappiamo soltanto che l’intelligenza artificiale eliminerà molti posti di lavoro dei livelli bassi e medi di formazione professionale, sicché in ogni caso avremo bisogno molti di meno lavoratori dotati di competenze di quei livelli, rispetto ad oggi – il che in un certo senso ci libera del problema di dare una valida formazione, mentre nel corso degli anni genererà un crescente problema, non scolastico, di gestione degli inoccupabili.
Seconda: anche qualora una riforma scolastica avesse successo, quindi desse un tornaconto politico, ciò si realizzerebbe tra 20 o 30 anni, perciò ben oltre l’orizzonte operativo di un qualsiasi partito o uomo politico.
Terza: manca il materiale umano, perché complessivamente, la qualità, la competenza e la motivazione del corpo docente è bassa, in gran parte gli insegnanti si sono formati in una scuola già degradata, sono abituati a un regime burocratizzato, di scarso impegno e scarsa remunerazione.
Quarta: una riforma comprensiva ed efficace richiederebbe in ogni caso interventi selettivi e impositivi contrari al gradimento del corpo docente e delle sue organizzazioni sindacali; quindi il governo si metterebbe contro un elevato numero di soggetti.
Quinta: vi è un contesto di fattori ambientali contrari a una efficacie riforma, qual è la generale poca considerazione di cui godono la cultura e la scuola, la prevalenza nei fanciulli di interessi distrattivi di tipo ludico e edonistico, il diffuso e consolidato sentimento di un diritto alla promozione e della illegittimità della selezione meritocratica.
Sesta: bisognerebbe comprendere le cause e risolvere il problema dell’ormai protratto declino dell’indice di Flynn, il quale, se continuerà, imporrà scelte drastiche e oggi neppure nominabili all’opinione pubblica.
Va anche considerato che molte famiglie stanno organizzando scuole private o domestiche per sottrarre la prole all’educazione gender e alle imposizioni vaccinali, manifestando così una profonda sfiducia nelle istituzioni politiche e in alcuni loro indirizzi di fondo – sfiducia che si evolve in comportamenti organizzati e in strutture permanenti.
Va infine considerato che il problema scolastico si pone diversamente per le classi agiate, dato che queste possono permettersi scuole private qualificate e qualificanti.
In conclusione, il governo e le forze socio economiche che rappresenta non hanno interesse né possibilità di intraprendere una valida riforma generale della scuola pubblica.
Ciò che realisticamente potrebbe fare al presente è:
Primo, mettersi a studiare scientificamente il problema dell’indice di Flynn, avvalendosi delle moderne tecnologie di neuro-imaging e neuro-feedback (QEEG, ERP, SPECT), che potrebbero essere in grado di trattarlo efficacemente, sia individuandone le cause (che andranno rimosse) che in via riabilitativa (neuro-feedback).
Secondo, e in connessione col punto soprastante, allestire un centro di formazione per docenti di eccellenza a cui affidare, in forma di scuola sperimentale, la formazione di alunni dotati, presentando la cosa all’opinione pubblica come un progetto di ricerca per sviluppare scientificamente strumenti didattici che rendano gli allievi della scuola pubblica in grado di competere nel mondo lavorativo dell’intelligenza artificiale.
16.08.2023 Marco Della Luna