QUESTIONARIO MONTI: PROMESSE E REALTA’
QUESTIONARIO MONTI
PREGO RESTITUIRE CON LE RISPOSTE ALLE DOMANDE
1-Monti è sempre stato sostenitore del modello neoliberista dell’economia, della privatizzazione, della finanziarizzazione, della libertà per le banche; questo modello ha portato a determinati sviluppi, rovinosi e pericolosissimi. Ha dichiarato di essersi ravveduto, dopo le negative esperienze degli ultimi anni, e di aver cambiato il proprio modello economico.
Vero o falso?
2-E’ razionale l’incaricare di risolvere la crisi un economista che si è speso, sia come studioso che come operativo, per il modello neoliberista e per la grande finanza?
Sì/No
3-Monti è stato, come Draghi e Prodi e Papademos e Vincenzo Visco e Gianni Letta, alto funzionario di Goldman Sachs, indicata da molti come principale responsabile e profittatrice delle speculazioni e delle scorrettezze contabili che hanno prodotto l’attuale disastro; è membro del Bilderberg e della Trilateral.
Vero o falso?
4-Monti nega di essere affiliato ai poteri forti.
Mente o non mente?
5-Si può rendere efficiente la spesa pubblica e risanare i conti dello stato senza eliminare il sistema di clientele e di privilegi dei partiti politici?
Sì/No
6-Si può eliminare il sistema di clientele e di privilegi dei partiti politici e al contempo ottenere la loro fiducia in parlamento e il loro dichiarato appoggio a tutti i livelli?
Sì/No
7-Tutti i partiti parlamentari, tranne la Lega, hanno dichiarato di aver fiducia nel governo Monti, senza nemmeno che questi avesse esposto un piano di azione. Lo hanno fatto perché Monti li ha persuasi di avere strumenti idonei a risolvere le difficoltà del paese, diversamente dai suoi predecessori, oppure perché li ha persuasi che riempirà la mangiatoia partitocratica della spesa pubblica con nuove tasse spremute dai cittadini?
Primo/Secondo
8-Questo parlamento, costituito prevalentemente da nominati non scelti dal popolo, e in cui le maggioranze elette cambiano o si reggono sul consenso comperato di parlamentari della minoranza, rappresenta o non rappresenta il popolo, ed è qualificato per legittimare un governo non uscito dalle urne ma nominato dal capo dello stato su pressione di altri stati e dei mercati?
Sì/No
9-La presenza di molti sottosegretari di area dei partiti che sostengono Monti in parlamento, è indice che Monti si sia impegnato a preservare la partitocrazia, o a eliminare il suo sistema di clientele e privilegi?
Primo/Secondo
10-Le prime misure adottate dal governo Monti, ossia le misure per Roma capitale, per l’innalzamento dell’età pensionabile, per il ritardo della pensione di anzianità e per la reintroduzione dell’Ici erano le più urgenti?
Sì/No
11-Colpiscono i grandi patrimoni?
Sì/No
12-Sono riforme strutturali idonee a rilanciare la produzione e i consumi?
Sì/No
13-Sono misure idonee a far sì che il sistema bancario riprenda ad erogare credito?
Sì/No
14-Sono misure di tipo nuovo, o continuazione di politiche già adottate in passato?
Primo/Secondo
15-Sono misure idonee a risolvere i problemi di fondo, o a far cassa per tirare avanti qualche tempo?
Primo/Secondo
16-Se Monti mancherà gli obiettivi per cui è stato messo su dal Quirinale, Monti dovrebbe dimettersi?
Sì/No
17-In caso positivo, con lui dovrebbe andarsene anche Napolitano, dato che si è assunto la responsabilità politica di nominare un premier diverso da quello scelto dagli elettori in forza della vigente legge elettorale?
Sì/No
18-Le esenzioni fiscali per le attività commerciali e le proprietà commerciali degli enti ecclesiastici costano allo stato tra i 6 e gli 8 miliardi l’anno, e Monti non ha parlato di toglierle, mentre inasprisce le tasse per i contribuenti non privilegiati. Ciò indica che egli dipende ed è condizionato dal voto dei partiti clericali?
Sì/No
19-Visto che il rischio di tracollo dell’Euro è ritenuto elevato da molte banche e molti governi, che si preparano per questo evento, il governo dovrebbe avere un piano B, per il caso che si debba uscire dall’Euro, o che l’Eurozona si spezzi?
Sì/No
20- La scelta di Monti e di Napolitano di non parlare al popolo di questa possibilità, delle sue eventuali conseguenze, delle contromisure opportune, è rispettosa del popolo e delle regole democratiche?
Sì/No
21-Il grosso dell’evasione fiscale passa per i pagamenti in contanti oppure attraverso canali bancari internazionali come Euroclear e Clearstream?
Primo/Secondo
22-La proibizione di pagamenti in contante sopra i 300 Euro ha il fine di combattere l’evasione fiscale o di far guadagnare di più le banche attraverso le commissioni sui pagamenti e di mantenere più alta la i depositi, quindi loro liquidità, disincentivando l’uso del contante?
Primo/Secondo
23-E’ questa l’unica misura del governo Monti per sanare la grave situazione di illiquidità e incapacità ad erogare credito in cui versa complessivamente il sistema bancario italiano?
Sì/No
24-Nella grave e minacciosa condizione in cui si trova la gente, è preferibile che la gente affidi denaro al governo, attraverso tasse più alte, sperando che serva a restare nell’Euro e a equilibrare la finanza pubblica, oppure è preferibile che ogni famiglia trattenga quello che ha per cercare di far fronte alla crisi come meglio ritiene?
Primo/Secondo
25-La Grecia mesi fa ha già fatto il tipo di manovra che Monti si accinge a fare in Italia; si è risanata, ha rilanciato l’economia, ha stabilizzato la propria posizione nell’Euro?
Sì/No
26-Dagli anni ’90, l’Italia ha fatto manovre di risanamento (tasse e tagli) parecchie volte e per centinaia e centinaia di miliardi; questa manovre hanno prodotto risanamento e rilancio?
Sì/No
27-Dagli anni ’50 l’Italia ha fatto investimenti per migliaia di miliardi per far sviluppare il Meridione; questi investimenti hanno fatto sviluppare il Meridione?
Sì/No
28-La storia, dalla Repubblica di Weimar in poi, mostra che le politiche di risanamento di tipo restrittivo producono non risanamento ma recessione. Lo scopo reale di Monti è quindi la recessione.
Sì/No
29-La storia economica mostra che le fasi di crescita sono avviate dalla ripresa dell’edilizia, e quelle di recessione dal calo dell’edilizia; attualmente l’edilizia è in forte calo e il mercato immobiliare è molto basso e in peggioramento. Ciò premesso, una tassazione (Ici, patrimoniale) sugli immobili favorirà la ripresa o la recessione?
Ripresa/Recessione
30-E’ credibile Monti quando afferma che le misure che intende adottare siano capaci di rilanciare il paese?
Sì/No
31-In conclusione, complessivamente, ritenete che l’azione del governo Monti sia diretta alla ripresa dell’Italia, o alla sua recessione?
Ripresa/Recessione
32-Ritenete che, in caso di rottura dell’Euro, le nuove tasse imposte per restare nell’Euro vadano pagate?
Sì/No
33-Ritenete che, in caso di rottura dell’Euro, l’Italia dovrebbe dotarsi di una moneta propria e di una propria banca centrale, controllata dal parlamento nazionale, e tenuta a finanziare la Repubblica a un tasso sostenibile e idoneo a consentire la crescita e l’occupazione?
Sì/No
December 1, 2011
Killing the Euro
By PAUL KRUGMAN
Can the euro be saved? Not long ago we were told that the worst possible outcome was a Greek default. Now a much wider disaster seems all too likely.
True, market pressure lifted a bit on Wednesday after central banks made a splashy announcement about expanded credit lines (which will, in fact, make hardly any real difference). But even optimists now see Europe as headed for recession, while pessimists warn that the euro may become the epicenter of another global financial crisis.
How did things go so wrong? The answer you hear all the time is that the euro crisis was caused by fiscal irresponsibility. Turn on your TV and you’re very likely to find some pundit declaring that if America doesn’t slash spending we’ll end up like Greece. Greeeeeece!
But the truth is nearly the opposite. Although Europe’s leaders continue to insist that the problem is too much spending in debtor nations, the real problem is too little spending in Europe as a whole. And their efforts to fix matters by demanding ever harsher austerity have played a major role in making the situation worse.
The story so far: In the years leading up to the 2008 crisis, Europe, like America, had a runaway banking system and a rapid buildup of debt. In Europe’s case, however, much of the lending was across borders, as funds from Germany flowed into southern Europe. This lending was perceived as low risk. Hey, the recipients were all on the euro, so what could go wrong?
For the most part, by the way, this lending went to the private sector, not to governments. Only Greece ran large budget deficits during the good years; Spain actually had a surplus on the eve of the crisis.
Then the bubble burst. Private spending in the debtor nations fell sharply. And the question European leaders should have been asking was how to keep those spending cuts from causing a Europe-wide downturn.
Instead, however, they responded to the inevitable, recession-driven rise in deficits by demanding that all governments — not just those of the debtor nations — slash spending and raise taxes. Warnings that this would deepen the slump were waved away. “The idea that austerity measures could trigger stagnation is incorrect,” declared Jean-Claude Trichet, then the president of the European Central Bank. Why? Because “confidence-inspiring policies will foster and not hamper economic recovery.”
But the confidence fairy was a no-show.
Wait, there’s more. During the years of easy money, wages and prices in southern Europe rose substantially faster than in northern Europe. This divergence now needs to be reversed, either through falling prices in the south or through rising prices in the north. And it matters which: If southern Europe is forced to deflate its way to competitiveness, it will both pay a heavy price in employment and worsen its debt problems. The chances of success would be much greater if the gap were closed via rising prices in the north.
But to close the gap through rising prices in the north, policy makers would have to accept temporarily higher inflation for the euro area as a whole. And they’ve made it clear that they won’t. Last April, in fact, the European Central Bank began raising interest rates, even though it was obvious to most observers that underlying inflation was, if anything, too low.
And it’s probably no coincidence that April was also when the euro crisis entered its new, dire phase. Never mind Greece, whose economy is to Europe roughly as greater Miami is to the United States. At this point, markets have lost faith in the euro as a whole, driving up interest rates even for countries like Austria and Finland, hardly known for profligacy. And it’s not hard to see why. The combination of austerity-for-all and a central bank morbidly obsessed with inflation makes it essentially impossible for indebted countries to escape from their debt trap and is, therefore, a recipe for widespread debt defaults, bank runs and general financial collapse.
I hope, for our sake as well as theirs, that the Europeans will change course before it’s too late. But, to be honest, I don’t believe they will. In fact, what’s much more likely is that we will follow them down the path to ruin.
For in America, as in Europe, the economy is being dragged down by troubled debtors — in our case, mainly homeowners. And here, too, we desperately need expansionary fiscal and monetary policies to support the economy as these debtors struggle back to financial health. Yet, as in Europe, public discourse is dominated by deficit scolds and inflation obsessives.
So the next time you hear someone claiming that if we don’t slash spending we’ll turn into Greece, your answer should be that if we do slash spending while the economy is still in a depression, we’ll turn into Europe. In fact, we’re well on our way.