ABANO – CONFERENZA 04.11.22 – HOTEL ALEXANDER PALACE

LA CRISI E’ VOLUTA?

Non si poteva trovare un momento più opportuno per un convegno come sugli errori intenzionali che creano crisi. In verità non sono errori, appunto perché sono intenzionali, ma manovre di ingegneria sociale finalizzate essenzialmente a due obiettivi: primo, estrarre ricchezza della società e concentrarla nelle mani dei decisori e di coloro che questi rappresentano, cioè principalmente la grande finanza globale; secondo, creare le condizioni di allarme e sgomento pubblico (cioè incapacità di capire e reagire) per far passare riforme che assicurino un miglior controllo e sfruttamento della popolazione. Riforme presentate come soluzione alla crisi esistente e prevenzione di crisi future, ma che tali non sono e che, dopo aver operato più o meno lungo sottotraccia, affiorano producendo nuove crisi e consentendo così la prosecuzione della strategia degli ingegneri sociali.

Questa strategia, come ho spiegato nel mio libro Oligarchia per Popoli superflui, del 2010, sta realizzando, passo dopo passo, oltre a una progressiva concentrazione della ricchezza con pari diffusione della povertà, nel lungo termine una gestione zootecnica della società, sostanzialmente quanto preconizzava negli anni 30 il sociologo tedesco Max Horckheimer. Cosa ora resa possibile dalla tecnologia.

Esempi di errore intenzionali, operazioni di ingegneria sociale, sono i seguenti.

L’Euro, che, come blocco degli aggiustamenti fisiologici dei cambi delle monete senza condivisione dei debiti pubblici, produce automaticamente indebitamento estero, deindustrializzazione dei paesi meno efficienti (Italia), fuga di aziende, capitali e cervelli da essi verso i paesi più efficienti – come ampiamente previsto e preannunciato da molti economisti.

Il mercato dell’energia, che è stato progettato per agganciare i prezzi al consumo di imprese e famiglie a una borsa finanziaria speculativa, onde consentire al cartello dei providers, che pagano i politici, di guadagnare spropositatamente ai danni della società.

La riforma bancaria del 1995 con abolizione della divisione tra banche di speculazione e banche di credito e risparmio, fatta per consentire ai banchieri di depredare i risparmiatori e scaricare le perdite sulla società con la crisi del 2008.

L’intervento pubblico su tale crisi: fatto coi soldi del contribuente, ma senza reintrodurre la predetta divisione, in modo da consentire la ripetizione dell’operazione suddetta, che sta avvenendo.

 Ci si stupisce di questa realtà, cioè che lo Stato venga usato per ingannare e defraudare la gente, perché emotivamente si resiste a guardare in faccia l’evidenza: no democrazia, no trasmissione dal basso all’alto, speculatori truffatori che guidano la politica, Stato che viene usato per servirsi della gente anziché per servirla. 

È ora di capire che l’ordinamento socio politico non è una grande famiglia ma un’azienda che sfrutta le risorse, anche quelle umane, per arricchire chi la gestisce a spese di coloro che sono gestiti.

È ora di capire che la partecipazione popolare politica al potere non funziona. Gli eletti del popolo si vendono professionalmente.

Contro questa realtà, la stessa rivoluzione sarebbe inutile: storicamente non avvengono cambiamenti, riforme, la rivoluzione dal basso, per effetto del coordinamento popolare. Nemmeno con le rivoluzione, che sempre hanno peggiorato le condizioni di vita dei popoli, oltre a farne morire buona parte, dalla rivoluzione francese a quella iraniana. Le rivoluzioni popolari ottengono solo di cambiare il padrone. La struttura e i rapporti non cambiano.

I cambiamenti nell’organizzazione socio politica avvengono invece per effetto di due principali fattori: cambiamenti geofisici, climatici e innovazioni tecnologiche, come la stampa, la radio, la bomba atomica. Le recenti innovazioni tecnologiche consentono un capillare controllo sociale in tempo reale quindi la riorganizzazione della società come allevamento informatizzato, con un fortissimo aumento del divario tra base e apice della società.

Sempre con uno sguardo alla storia, faccio presente che via via che la tecnica mette a disposizione del potere nuove e più potenti armi di controllo e sfruttamento della popolazione, il potere subito le pone all’opera; e la tecnica ora gli dà la possibilità di realizzare un controllo zootecnico, cioè anche biologico, anche genetico, sulla gente.

Faccio infine presente che, alla fine del secolo scorso, è avvenuta una rivoluzione socio-politica. Mentre Fino alla metà circa del secolo il potere politico era suddiviso territorialmente tra diversi stati e i meccanismi di potere e ricchezza richiedevano alle elite governanti di ciascuno stato di mantenere un rapporto di solidarietà interessata con il territorio e la popolazione di quello stato, nella seconda metà del secolo scorso l’automazione, l’intelligenza artificiale, la globalizzazione dell’economia e del potere politico hanno prodotto una radicale trasformazione, nel senso che oggi ormai il potere si è geograficamente unificato, per lo meno agli apici, e non ha più bisogno di singoli popoli specifici o di grandi masse di lavoratori, consumatori, combattenti, coloni. I popoli sono diventati intercambiabili, sostituibili, quindi superflui come pure i loro rispettivi territoriali. Era pertanto inevitabile che i popoli, particolarmente i lavoratori, perdessero forza di partecipazione e di contrattazione, quindi anche diritti e quote di reddito in favore del capitale finanziario dominante, che produce la cultura e il paradigma interpretativo unico ormai difficilmente contrastabile, perché chi lo contrasta o critica viene emarginato, oscurato, criminalizzato. 

04.11.22 Marco Della Luna

Pubblicato in GENERALI | Lascia un commento

VACCINAZIONE FORZATA: CONSIGLI AI SANITARI

CONSIGLI AI SANITARI

SU COME RESISTERE ALLA VACCINAZIONE FORZATA

Il consiglio di chiedere una moratoria in attesa che si accerti la tossicità o non tossicità di questo o quell’ingrediente ha senso. Però l’Asst o il Datore di lavoro risponderanno: d’accordo, prenditi tutto il tempo che ritieni opportuno, ma intanto non lavori, ti sospendo.

Molto più valido è esigere una moratoria in base al Trattato di Norimberga e alla Convenzione di Oviedo, art. 5, dicendo che la moratoria è dovuta perché la Convenzione di Oviedo impone di rispettare il diritto all’informazione del soggetto, diritto che non è soddisfattibile prima del compimento della sperimentazione (dicembre 2022 per Moderna, dicembre 2023 per Pfizer), mentre la convenzione di Norimberga proibisce di testare sull’uomo farmaci in fase sperimentale, senza libero consenso; quindi minacciare un lavoratore di privarlo del lavoro per indurlo a fare da cavia è un grave crimine, specialmente in Italia, la cui Costituzione pone il lavoro a fondamento della Repubblica, cioè della stessa legittimità dell’azione politica, anche legislativa. Quindi l’Ordine e il Datore di lavoro sono diffidati a non dar corso alla minaccia.

Però rimane un grave inconveniente: il sanitario è costretto alla posizione difensiva, appare quello che è in torto, che si deve giustificare, che fa l’egoista in quanto antepone il suo diritto-interesse a lavorare non vaccinato all’interesse della salute dei pazienti e del pubblico.

Noi dobbiamo rovesciare questo paradigma, e lo possiamo fare. Dobbiamo contrattaccare accusando le istituzioni, le case farmaceutiche etc., di aver montato col falso dei tamponi PCR, con le false statistiche, con la falsa ‘costruzione’ dei presupposti legali per la fast track dei vaccini, con le false diagnosi e false/tardive terapie che causano la morte di decine di migliaia di pazienti (in presenza di terapie valide, e nascondendo la causa di questo eccidio mediante le cremazioni senza autopsia), etc. etc. – come da mio recente scritto Vaccinopoli (in breve – in questo blog) e dal libro Operazione Corona, etc. Va contestata anche la lesione dell’art. 32 Cost. perché si viene costretti, sotto ricatto lavorativo, a un atto potenzialmente dannoso o letale, in spregio alla recente direttiva del consiglio di Europa.  

Dobbiamo e possiamo dimostrare che è stata una serie di atti criminali preordinata a imporre la vaccinazione nell’interesse delle case farmaceutiche, con contratti segretati anche sui prezzi ed esenzioni dalla responsabilità per danni, e in modo tale che si debba continuare a vaccinare a causa delle mutazioni provocate dai vaccini. Ricordiamo la lunga storia di tangenti tra big pharma e politici. Quindi non è vero che chi non vuole vaccinarsi sia un egoista, è invece vero che un’organizzazione di criminali non si è fermata davanti a nulla pur di arrivare allo scopo del profitto privato, ma fortunatamente è stata scoperta, è stata denunciata e deve essere contrastata.

In quanto ai giudici competenti, cioè a quale giudice rivolgersi per impugnare il provvedimenti di sospensione:

-se si tratta di provvedimento di sospensione disposta dal Datore di lavoro verso il dipendente, il dipendente ricorrerà al giudice del lavoro del tribunale, richiedendo l’annullamento della sanzione previa sua sospensione urgente;

-se si tratta di provvedimento amministrativo di sospensione da parte dell’Asst (non dall’Ordine, che si limita a comunicare all’iscritto l’avvenuta sospensione da parte dell’Asst – v. art. 5 commi 6,7),  è probabilmente  competente il Tribunale ordinario e non il Tar, perché il provvedimento sospensivo incide direttamente sul diritto soggettivo all’esercizio dell’attività professionale, inde per la tutela dello stesso deve sempre essere data la possibilità di adire un giudice e che questo giudice deve essere quello ordinario, giudice generalmente competente in materia di diritti soggettivi, e che ha il potere di disapplicare i provvedimenti amministrativi invalidi. Che sia il Tribunale ordinario o il Tar, si richiederà la fissazione di un’udienza specifica e urgente per la sospensione della sospensione. Prevedibilmente ci vorranno 15-30 giorni per questa udienza.

06.04.21 Avv. Marco Della Luna

Pubblicato in GENERALI | Lascia un commento

Benvenuti!

In questo sito trovate:

* Articoli generali
* Proposte tecniche per rilanciare società ed economia
* Articoli di economia politica
* Articoli in materia sociopsicologica
* Presentazioni di miei libri
* Informazioni su conferenze, presentazioni, convegni, interventi radiotelevisivi
* Links
* Errata corrige di miei libri

Pubblicato in GENERALI | 16 commenti

FARSI LUPI: PER NON MORIRE DA CAVIE

PRESENTAZIONE DI

FARSI LUPI: PER NON MORIRE DA CAVIE, di Marco Della Luna

Farsi Lupi (ordinabile presso casa editrice AURORA BOREALE, Firenze) fa seguito a Gregge e Potere, per preluminare la via a chi non è appagato dalla condizione di pecora nera, e sente la vocazione a farsi Lupo. Per favorire questa metamorfosi, il libro mostra nuovi e più radicali aspetti della realtà – aspetti oscuri, irritanti o inquietanti, della società, dell’uomo, della politica. Il Lupo caccia di notte e sa usare la forza del branco, le zanne e tutte le circostanze nella lotta esistenziale. In circostanze particolari, diventa addirittura Mannaro.

Ecco le circostanze:

La dinamica del liberal capitalismo tecnocratico non si ferma a mercificare le persone come unità intere, bensì mercifica le loro componenti genetiche, i cromosomi, le loro modificazioni ingegneristiche. La mercificazione entra dentro di te e ti scompone.

Lo Stato serve ai bisogni dei cittadini come la stalla serve ai bisogni dei bovini. Il grande capitale finanziario è sempre più aggressivo, predone e omicida. Lo stato è sempre più dipendente dal grande capitale finanziario e sempre meno da noi. Lo stato è sempre più aggressivo, predone e omicida.
Sopravvivere è sempre più un difendersi contro lo stato.
La difesa perciò inizia dal diffidare del suo story telling.
Anche nelle stalle più linde aleggia un presagio di mattatoio.
L’ideale per il potere capitalistico finanziario è non una società, ma una massa amorfa di debitori in cui ciascuno lotta per pagare al capitale finanziario le proprie scadenze debitorie sottraendo risorse al prossimo e senza mai poter estinguere il proprio debito capitale. Ci siamo vicini.

L’operazione “Pandemenza” è stata la prova generale per ridurci a vivere (e morire) come animali di allevamento rinchiusi nelle stalle – lockdown. La lotta politica è oramai sostituita da una lotta materiale e quotidiana di resistenza contro il potere e le istituzioni controllate dalle multinazionali. Per difendere libertà, dignità, DNA, salute. Per restare umani. Una lotta senza esclusione di colpi, come nella giungla. Resistere richiede di farsi Lupi.

 Questa è un’epoca di popolazioni superflue, disoccupate, lobotomizzate, mantenute con sussidi, nutrite con cibo spazzatura, distratte con droghe, video e altre porcherie, minate nella salute e nel sistema immunitario da farmaci tossici più o meno imposti, con una durata di vita che si accorcia e un Q.I. medio che si abbassa anno dopo anno. Una popolazione indebitata, infantilizzata, precarizzata ma resiliente e consenziente, è l’ideale per una oligarchia di usurai. Col Covid, col clima, con l’Ucraina si è fatto un imponente lavoro di propaganda in questo senso.  Un lavoro che questo libro mira a sgretolare – sgretolare tutte le narrazione del potere, dello Stato, dell’UE, della Nato… dalla green transition all’immigrazione di massa, dall’Ucraina alla Palestina, dall’auto elettrica gli insetti alimentari,

«Il logos proprio della psiche accresce se stesso», diceva Eraclito in uno dei suoi aforismi[1]: la mente per sua propria natura amplia se stessa. E gli aforismi sono una forma letteraria idonea a stimolare, incuriosire, irritare, spingere a ricerche e approfondimenti autonomi, per espandere la mente. Hanno da essere densi, irritanti e penetranti, non già esaustivi, non sistematici. Avviano, non arrivano. Fissano un’intuizione, una riflessione, uno scorcio del mondo o di sé. Guai se lasciassero un senso di compiutezza e fissità, di appagamento: sarebbero non aforismi, ma epitaffi.

Ho scelto la forma della raccolta di aforismi perché, nella sua libera componibilità e ricomponibilità, è l’opposto della struttura vincolante e rigida dell’indottrinamento, del pensiero unico che voglio demolire. Inoltre, una raccolta di aforismi ha una densità di concetti e di semi di riflessione almeno quintupla di un normale saggio. Infatti, essa è fondamentalmente una semina. Riproduce, nella sua ampia e rutilante varietà, la varietà del mondo stesso, frammentaria e irripetibile come l’immagine dentro il caleidoscopio – dell’esperienza stessa, come pluralità di cose senza fine perché viva – cose tra loro vicine, interagenti, ma differenti nel significato, seppure orbitanti intorno a centri di interesse ben riconoscibili, come bene disse Renato Laurenti, parlando del libro di aforismi scritto dal grande Eraclito[2].

Ancora, a differenza di un saggio, in cui ogni idea è fissa, collocata in una successione e in uno schema predefiniti dall’autore, una raccolta di aforismi, oltre a poter esser letta in qualsiasi ordine o anche senza ordine, è vivente, molto simile a una grande scatola di Lego o di Meccano, piena di pezzi scintillanti e multiformi, che ispirano l’inventiva e aspettano solo di essere combinati tra loro in molte possibili forme. O anche simile a un mazzo di Tarocchi, che suggerisce la scoperta di cose misteriose, a seconda di come la sorte li dispone sul tavolo. Insomma: la mente del lettore di aforismi ha modo di assemblare creativamente le varie idee contenute nella raccolta, costruendosi con esse una rappresentazione della realtà o di un tema specifico corrispondente al suo animo, alle sue capacità e alle sue attuali vedute – salvo, quando vuole, ripensare il tutto, smontare e ricomporre i pezzi in un nuovo disegno secondo una nuova comprensione.


[1] DK 115

[2] Eraclito, Laterza, 1974

12.11.2023 Marco Della Luna

Pubblicato in GENERALI | Lascia un commento

DECOSTRUIRE PER PACIFICARE

DECOSTRUIRE PER PACIFICARE

La proposta dei due popoli in due stati indipendenti entro la Palestina appare ormai fuori dalla realtà, sostenibile solo da chi vuole la continuazione del conflitto. Soprattutto dopo gli ultimi eventi, non è razionalmente possibile che israeliani e palestinesi coesistano pacificamente gli uni accanto agli altri: presi entrambi dalla psicopatia dell’assediato, continueranno a combattersi ferocemente finché resteranno a contatto, e nessuno dei due potrà eliminare l’altro, stante che gli israeliani sono appoggiati dagli Stati Uniti e da quasi tutto l’occidente, mentre i palestinesi sono appoggiati in generale dai popoli islamici, numerosi e assai prolifici. L’unico modo per far cessare il loro scontro è separarli geograficamente. Israele ci ha provato adesso, richiedendo all’Egitto di prendersi i palestinesi di Gaza, ma l’Egitto ha rifiutato; e in ogni caso, quand’anche accettasse, la lotta per la riconquista della loro terra, strappata col terrorismo e con le guerre dagli ebrei dal 1947 in poi, proseguirebbe, arricchita da nuove valenze epiche.

Non dimentichiamo infatti, come invece i mass media e i governi vogliono farci dimenticare, che lo stato ebraico ha un problema giuridico irrisolto, ossia il fatto che ha conquistato immediatamente il territorio su cui si trova, togliendolo ai suoi legittimi occupanti palestinesi, ma questi non hanno mai riconosciuto e legittimato la conquista con un trattato di resa. Perciò l’esistenza stessa dello stato ebraico in quel territorio non è propriamente legittima, mentre è legittima la lotta palestinese per scacciarlo. Ricordiamo anche che gli acquisti di terreni palestinesi da parte dei coloni ebraici all’inizio della conquista erano acquisti della proprietà privata, civilistica, non della sovranità territoriale. E ricordiamo pure che l’ONU, con le sue risoluzioni, può riconoscere lo stato ebraico, ma non ha il potere di trasferire la sovranità politica o su un territorio da un popolo all’altro, ancor meno tra popoli che non erano nazioni membri dell’ONU. Questi ultimi, attaccando Israele per eliminarlo, stanno quindi esercitando il diritto di riconquista, o meglio di difesa del loro territorio, contro un soggetto politico che vuole esercitare il diritto di conquista. È vero che i palestinesi, o parte di essi, nel condurre questa legittima guerra difensiva compiono azioni illegittime perché terroristiche, ma è altrettanto vero che gli israeliani compiono anch’essi tali azioni terroristiche. E sono obbligati ad agire con la massima fermezza perché altrimenti verrebbero travolti dai musulmani ostili.

Dato che evidentemente nessuno dei due popoli è disposto a cedere né ha la forza per debellare l’avversario, il loro conflitto non può finire, quindi tutto ciò che altri paesi possono fare è cercare di contenere geograficamente quel conflitto in modo che non si espanda ad altre aree.

L’unico modo per porre fine al conflitto senza rinunciare allo stato ebraico, sarebbe, come già detto, separare geograficamente i due popoli. E, siccome il popolo palestinese ha una continuità etnica, religiosa, politica con i paesi arabi circonvicini, trasferire i palestinesi in un’altra regione del mondo, convenientemente distante, non è fattibile. Non resta pertanto che trasferire lo stato ebraico. All’atto pratico, si tratta di persuadere qualche paese latino-americano in grave difficoltà finanziaria a vendere la sovranità politica su un territorio di circa 50.000 chilometri quadrati, dotato di accesso al mare, acqua dolce, terreni coltivabili. I fondi potrebbero venire da Israele, da un pool di paesi arabi ricchi e di paesi occidentali. 

Ma per poter procedere al trasferimento è prima necessario decostruire il mito su cui lo stato ebraico è stato costituito, decostruirlo nelle sue varie articolazioni, per demotivare e delegittimare chi si oppone al trasferimento.

La prima articolazione è ovviamente quella del mito religioso, della Terra promessa, e si può decostruirlo innanzitutto invocando, assieme a buona parte degli ebrei ortodossi, la prescrizione talmudica, secondo cui il popolo di Israele non deve ritornare nella Terra promessa se non dopo l’avvento del suo messia, e farlo prima, soprattutto costituendo uno Stato, è stata una bestemmia contro il loro Dio – bestemmia che Dio ha manifestamente castigato condannandoli a vivere sotto continua aggressione e minaccia da parte dei popoli circostanti, e attirandosi anche l’avversione dei popoli già amici. In conseguenza, accettare di trasferirsi altrove è un atto di obbedienza al Dio e di rinuncia ad offenderlo, un passo necessario per riconciliarsi con lui.

Il secondo mito fondativo da ricostruire è quello securitario, del quale si faceva forte il movimento sionista per indurre gli ebrei di tutto il mondo a trasferirsi in Palestina, nella Terra promessa, perché con la avrebbero potuto fondare un loro stato ed avere una vita sicura e protetta, liberandosi così dalle persecuzioni e discriminazioni che avevano sofferto per secoli nei vari paesi del mondo. A questo fine si potrà far conoscere non solo agli Ebrei israeliani ma a tutto il mondo la realtà storica, oggettiva: il movimento sionista crebbe e operò sotto la guida principalmente dei banchieri Rothschild per conquistare il controllo del sistema bancario e monetario degli Stati Uniti, quindi della politica statunitense, con mezzi discutibili che stanno venendo alla luce, e solo dopo il raggiungimento di tale obiettivo, cioè dopo il 1913 (contemporanea fondazione della Fed e della Anti-Defamation League), si rivolse verso la Palestina. Il primo stato ebraico è gli USA. La famosa dichiarazione del ministro degli esteri britannico Balfour del 1917, con cui si asseriva che il governo di sua maestà, che poi avrebbe assunto il mandato sulla regione comprendente la Palestina, riconosceva il diritto del popolo ebraico a una sede nazionale in quel paese, fu una sorta di acconto che Londra dovette pagare a una Washington ormai in mano ai sionisti per ottenere la sua entrata in guerra nel primo conflitto mondiale.

Successivamente, il movimento bancario sionista avrebbe potuto usare le sue grandi risorse economiche per comperare la sovranità territoriale su parte della Palestina negoziando con i palestinesi, consensualmente, pacificamente, ma preferì usare quei soldi per armare e sostenere le guerre di conquista dei coloni ebraici che aveva attirato laggiù con la promessa della sicurezza dopo tanti anni di persecuzioni. Ovviamente i banchieri sionisti sapevano che, così facendo, gettavano i presupposti per un conflitto interminabile etnico, politico e religioso: ma era ciò che volevano. Storicamente è ormai chiaro lo scopo di questa operazione e di questa scelta della comunità bancaria che animava il movimento sionista: essa voleva dotarsi di un avamposto militare in permanente stato di allerta bellico, e che svolgesse per suo conto la funzione di gendarme d’area in una zona cruciale in quanto contenente i principali giacimenti petroliferi del mondo, e la fondamentale importanza del petrolio, sia come combustibile che come materia prima per la produzione di plastiche e fertilizzanti, era divenuta evidente grazie alle vicende della seconda Guerra mondiale. Quindi questa comunità bancaria attirava i poveri ebrei sprovveduti da tutto il mondo a conquistare la Palestina, illudendoli che così avrebbero finalmente avuto la sicurezza e la pace, mentre li mandava in una guerra perenne nel suo interesse egoistico. 

Insomma, la costituzione dello stato ebraico in Palestina è stata compiuta contro la religione e contro la sicurezza. Ed è stata una trappola in cui sono cascati gli ebrei meno avveduti. Nel loro conflitto, ebrei e palestinesi sono entrambi soggetti passivi, strumenti di disegni altrui.

Infine va osservato che anche la Shoah viene invocata a sproposito per giustificare la costituzione dello stato ebraico in Palestina, sia perché, come già detto, lo stato ebraico in Palestina non è affatto sicuro e protetto ma anzi in esso gli ebrei vivono perennemente sotto tiro, sia perché la Shoah può dare un credito alle sue vittime nei confronti della Germania, ma non glielo dà certo nei confronti dei Palestinesi, che quindi non sono e non erano tenuti a cedere la loro terra. Inoltre quel credito, per il quale la Germania ha già pagato un grosso risarcimento, non può essere eterno e trasmissibile di generazione in generazione: a distanza di 80 anni, vittime e carnefici sono tutti morti o quasi. 

L’uomo dovrebbe guardarsi dal credere nei crediti morali eterni, perché questi possono essere usati per costituire una posizione di privilegio razzista, di legittimazione a fare agli altri ciò per cui si è divenuti i creditori. I crediti morali eterni favoriscono il ripetersi degli abusi.

Proprio in questi giorni notiamo come il credito morale eterno degli ebrei stia sbiadendo presso l’opinione pubblica mondiale e persino presso i mass media, perché l’uccisione sistematica di molti innocenti, di migliaia di bambini, corrode l’immagine di vittime: se fai certe cose, non sei più credibile come vittima.

La costruzione del mito dello stato ebraico che ha sempre ragione qualsiasi cosa faccia perché è legittimato dal credito olocaustico risulta essere in realtà un mito creato a copertura e beneficio del sionismo bancario anglo-americano, non già nell’interesse degli ebrei e particolarmente degli ebrei stabiliti su in Palestina, che esso invece condanna a vivere male, in uno stato di perenne pericolo e bersagliamento. Serve a legittimare non loro, ma il predominio nel mondo della finanza sionista e le sue operazioni, economiche e militari, per quanto devastanti siano ai danni dei vari popoli. La recente affermazione di Joe Biden, che se lo Stato di Israele non esistesse gli Stati Uniti dovrebbero inventarlo, conferma questa ricostruzione storica. Anche John Kennedy jr ha riconosciuto che, senza il gendarme israeliano in quell’area, i pozzi passerebbero sotto il controllo della Russia e dei suoi amici.

Ovviamente per ora una proposta di trasloco dello stato ebraico non sarà accettata né da Washington né da Gerusalemme, ma potrebbe esserlo in un vicino futuro per effetto di tre fattori: primo, la perdita del credito morale di Israele e la riprovazione dell’opinione pubblica mondiale, unite a una crescente lacerazione socio-politica interna; e ancora, la conseguente perdita della sua capacità di azione come gendarme d’aria, quindi della sua utilità per l’elite bancaria sionista anglo-americana, che anzi potrebbe trovarsi in crescente difficoltà a sostenere il partenariato con lo stato ebraico, sì che a un certo punto potrebbe ritenere conveniente il suo trasloco o semplicemente abbandonarlo alla sua sorte. Un tale rischio indurrebbe i leaders israeliani a optare per una nuova sede geografica, prima di fare la fine del topo.

Per favorire questa maturazione dei tempi, cioè per rendere lo stato israeliano non più idoneo a servire gli scopi per i quali è stato fondato, occorre raggiungere l’opinione pubblica con la conoscenza di quanto sopra, e soprattutto che lo stato ebraico è stato fondato attirando i coloni ebrei in una trappola, in un nuovo, grande Lager, per farli combattere incessantemente come guerrieri schiavi di interessi economici lontani, subendo e commettendo le peggiori atrocità, senza via d’uscita. Ci si può spingere fino a divulgare il dato di fatto che la gran parte dei sedicenti ebrei (soprattutto gli ashkenaziti, cioè quelli che comandano nell’area del dollaro) ebrei non sono, appartenendo a un ceppo europeo, i khazari, convertitosi arbitrariamente all’ebraismo nell’alto medioevo, per ragioni politiche; sicché per loro neanche vale il mito del ritorno alla terra degli avi.

11.11.23  Marco Della Luna

Pubblicato in GENERALI | 1 commento

ISRAELE IN PALESTINA: JUS POTIORIS

ISRAELE IN PALESTINA: LO JUS POTIORIS

Gli ebrei israeliani si attaccano alla Terra promessa come a una carta moschicida, nel senso che si condannano a stare per sempre sotto il tiro di un nemico arabo circostante, che essi non possono debellare. Similmente, i palestinesi si attaccano alla striscia moschicida di Gaza, mentre la lotta arabo palestinese contro lo stato israeliano non ha alcuna speranza, dato che quasi tutte le posizioni di potere negli Stati Uniti e nel sistema bancario occidentale sono detenute da sionisti, perciò Israele è invincibile, a meno che gli stessi Stati Uniti siano piegati e il sistema bancario salti, cosa fino a ieri impensabile, e ancora oggi poco più che pensabile.

Secondo l’ortodossia israelitica, per ritornare in Palestina gli israeliti dovevano aspettare l’avvento del loro Messia. Molti non hanno aspettato, e hanno già avuto settantacinque anni di guai. Vivono come in un campo militare sotto costante assedio. Non è una bella vita. L’assetto della Palestina è una perfetta macchina per produrre guerre una dopo l’altra: gli ebrei di Israele assediati dagli arabi musulmani tutto intorno, e i palestinesi di Gaza assediati dagli ebrei di Israele: tutti sono sotto pressione e vivono male e nell’insicurezza, e ciò fomenta continuamente odio e alimenta gli opposti miti religiosi. La Terra Santa si è fatta campo di scontro tra contrapposti fanatismi, o più clinicamente tra contrapporti autismi, militanti e armati. Un tale meccanismo è così perfetto, che pare esser stato congegnato deliberatamente per produrre guerre e tensioni.

Dal 7 Ottobre Israele continua a bombardare Gaza uccidendo anche migliaia di bambini, nel verosimile calcolo di provocare una reazione iraniana che giustifichi una guerra dell’Occidente contro l’Iran, ma gli iraniani non sono stupidi e sono protetti dalla Cina che compera da loro più petrolio che dalla Arabia Saudita. Le bombe israeliane non raggiungono Hamas nelle sue basi sotterranee, mentre rafforzano la causa palestinese nel mondo e la divisione politica nella società israeliana. L’IDS a Gaza deve combattere una guerra sotterranea. I media israeliani, iniziando dal popolare Ha Aretz, ascrivono a Netanyahu e al suo governo precise responsabilità per aver provocato i recenti attacchi di Hamas con i loro frequenti attacchi, poco discriminanti, a Gaza.

Così agendo, ormai Israele sta perdendo simpatie, sta esaurendo i suoi crediti olocaustici, tanto che persino  i nostri giornalisti superconvenzionali lo criticano, e  solo i burattini dei sionisti americani  proclamano ancora sostegno incondizionato al governo Netanyahu e alla sua politica perdente e disperata.

Eppure lo Stato ebraico, al punto in cui si trova (ossia dopo essersi costituito sloggiando con la guerra e senza alcun diritto i palestinesi, e dopo 75 anni di conflitti armati con tutti i vicini), se vuole difendere la propria esistenza nella sua attuale sede territoriale, può fare solo ciò che sta facendo, a oltranza: schiacciare Gaza, tenere a bada i paesi arabi ostili con le armi nucleari proprie e statunitensi, senza mai cedere territorio ai fini di un compromesso, sia perché i compromessi nessuno li ha mai voluti, sia perché il suo territorio è tanto piccolo, che non può cederne nemmeno un lembo, nemmeno quello prescritto dall’ONU, senza compromettere la sua difendibilità militare. Certo, questa strategia difensiva è solo un tirare innanzi finché si può, combattendo ogni tanto una nuova guerra con nuove migliaia di morti, finché gli USA saranno in grado di dare copertura, o finché l’indignata opinione pubblica mondiale non imporrà la cessazione di tale copertura, e finché la stessa popolazione israelita non si spacchi. Non è una grande prospettiva, soprattutto con l’allungarsi della portata dei missili iraniani, che ora sono anche ipersonici. Se io potessi consigliare gli ebrei israeliani, li inviterei ad approfittare della residua forza e simpatia di cui godono, per comperare da qualche Stato sudamericano fallito la sovranità su un idoneo pezzo del suo territorio, e trasferirvi lo Stato ebraico, piuttosto che continuare nell’attuale infelice e cruenta maniera, essendo chiaro che un assetto stabile e pacifico non è realizzabile senza separare geograficamente gli israeliani dagli arabi, e che dei famosi due stati non ha senso nemmeno parlare.

Disonesto, soprattutto da parte dei governi, è dar da credere all’opinione pubblica che si possa porre fine al conflitto in Palestina mediante negoziati, non solo perché quel conflitto è redditizio per i poteri forti, ma anche perché avviene tra due popoli che si contendono il medesimo territorio  con reciproche atrocità durate oramai decenni, si negano reciprocamente il diritto all’esistenza in forma di Stato, si ispirano a due religioni e a due sacre Scritture che incitano l’una a sottomettere o sopprimere gli infedeli in nome di Dio, l’altra a conquistare la Terra promessa sempre in nome di Dio, scacciando o annientando gli altri popoli, come già fatto in passato, almeno secondo la Scrittura stessa. Quindi odio inveterato a tutti i livelli.

L’odio di un popolo per un altro popolo non è la causa delle guerre, bensì lo strumento che chi può attiva e coltiva per indurre i popoli a scannarsi tra loro facendosi guerra, mentre dietro di esso nasconde i propri profitti privati, incolpando l’emotività della massa del massacro delle masse. E così hanno sbattuto la testa del gallo coranico contro la testa del gallo talmudico, poi viceversa; li hanno aizzati a puntino e ora il combattimento è assicurato: già si saltano l’un l’altro alla gola. La furia omicida del governo Netanyahu sta alienando da Israele molta simpatia occidentali e persino quella della televisione italiana, proprio perché nella sua cecità, indiscriminatezza, ferocia, finisce per equivalere nell’immagine a quella del terrorismo islamico. Dall’altro lato, con molti inneggiamenti al jihad e con diverse uccisioni e ferimenti di persone che niente c’entravano, alcuni islamici residenti in Europa hanno iniziato a vendicare le vittime palestinesi dei raid di Netanyahu. Magari oggi o domani ci provano anche con me e con te, dato che la loro convinzione religiosa dice che il musulmano che non può partecipare al jihad principale per distanza geografica, deve ingaggiarlo dove si trova colpendo gli infedeli intorno a lui. A noi paiono idee e azioni assurde, ma nella loro mentalità evidentemente non lo sono e hanno anzi un alto valore morale e religioso. Numerosi islamici residenti tra di noi appoggiano Hamas e il suo terrorismo, quando non lo imitano anche.

Sono queste, le cose che hanno fatto simpatizzare molti occidentali per Israele, nonostante tutto. Non ragioni giuridiche. La paura per popoli con quella mentalità religiosa militante, con quei metodi di lotta, con quella prolificità. Il desiderio di tenerli ben lontani. E non raccontiamoci frottole e non illudiamoci: molti attentatori islamici non sono terroristi infiltrati tra noi, bensì soggetti che prima magari entrano legalmente, si inseriscono socialmente, poi in loro scatta il fattore fanatismo religioso, quando già non sono entrati da fanatici, e uccidono. Molti fanatici sono malati mentali. E quella religione prescrive espressamente la violenza per l’espansione del dominio di Allah. E voi, preferite essere islamofobi o islamorti? Meglio insomma non prendere parti e non simpatizzare con alcuno dei due contendenti. La vittima di prima può diventare il carnefice di dopo. Magari a casa tua.

Quando si parla di diritto dello Stato israeliano all’esistenza e alla difesa, si dà per scontato, o meglio non si problematizza, il necessario presupposto giuridico di tale diritto, ossia che, nel 1947-1948, i coloni ebrei avessero il diritto di costituirlo  prendendo la terra dei popoli indigeni mediante la violenza. Ma non l’avevano. Sul piano del diritto, è questo il problema di fondo, di cui i mass media non vogliono fare menzione. Non l’avevano perché non glielo poteva dare l’Impero Britannico, che aveva solo un mandato internazionale su quei territori, non una sovranità. Certo, si può affermare che Israele abbia acquisito quei territori per diritto di conquista. Il diritto di conquista è riconosciuto dal diritto internazionale. Ma esiste anche il diritto di riconquista da parte dei popoli allora sloggiati con la forza delle armi, e che mai hanno accettato quella conquista. Il loro diritto non viene meno per effetto del riconoscimento internazionale di Israele. Altrettanto indifendibile, sul piano del diritto, è il perdurare dell’occupazione dei territori che Israele doveva sgombrare per disposto della risoluzione dell’ONU del 1967.

In conclusione, noi possiamo dire che, se riconosciamo e sosteniamo il diritto di Israele ad esistere e a difendersi, non lo facciamo per una ragione di diritto, ma perché umanamente preferiamo gli ebrei ai palestinesi, agli arabi e agli islamici in generale (di cui anzi abbiamo paura). Perché sono più civili, colti, raffinati, intelligenti, efficienti, profumati. Più europei, più simili a noi (anche se magari ci sentono un poco inferiori a loro). Jus potioris.

In effetti, se nel tuo quartiere si insedia una comunità ebraica, il valore della tua casa sale, mentre cala se si insediano arabi o africani. Il mercato detta legge. Preferisce i bianchi.

Si credono furbi, gli ebrei israeliani, ma… Dopo la 2a GM, ebrei di tutto il mondo si precipitarono con ingenuo entusiasmo in Palestina, vincendo l’opposizione britannica, e senza considerare che chi li attirava là li attirava, con miti e promesse, a costruire la loro “casa nazionale” in una trappola, su terreno minato e tutto circondato da nemici molto più numerosi di loro e molto più prolifici. Minato appunto perché andavano a conquistare con la forza la terra dei Palestinesi, fratelli in religione dei popoli circonvicini. E chi poteva aver concepito un piano tanto diabolico? Ebbene, se il ricco movimento sionista, guidato da grandi banchieri come i Rothschild, avesse voluto fare le cose per bene, pacificamente, consensualmente, avrebbe prima trattato con i Palestinesi e negoziato l’acquisto della sovranità su un territorio, trattando con loro rappresentanti riconosciuti e democraticamente eletti. Invece usarono i soldi per finanziare e armare la conquista militare, assicurandosi così l’interminabile sequenza delle guerre israelo-palestinesi.

Credo che l’idea dello Stato ebraico in Palestina costituito in modo conflittuale con le popolazioni locali, sia una trovata della élite finanziaria ashkenazita statunitense per relegare gli ebrei non ricchi in un avamposto regionale di controllo sul petrolio locale, un avamposto molto scomodo e pericoloso, mentre essi se ne stavano e  stanno sicuri e padroni in America. E’ in questa logica, che il ministro degli esteri britannico Arthur Balfour indirizzò a Lord Rothschild la sua famosa dichiarazione del 1917. Quella lettera era un acconto sul pagamento, da parte di Londra, dell’intervento USA nella prima Guerra Mondiale. Il movimento sionista aveva dapprima acquisito il controllo finanziario, quindi politico, degli Stati Uniti d’America attraverso la costituzione della Federal Reserve Bank Corporation (1913, anno della costituzione anche della Anti Defamation League); da lì, poscia, si rivolse alla conquista della Palestina, ma per farne un suo utile strumento di controllo strategico soprattutto sul petrolio, non per motivi morali o religiosi né per il bene di chi andava ad occuparla.

Se i sionisti, ossia gli ebrei fautori del ritorno immediato in Palestina, avessero accettato l’originaria proposta britannica di farsi uno stato in Sud America, allora, grazie alle loro superiori capacità, avrebbero  rapidamente egemonizzato quel continente, entrando in conflitto con l’imperialismo USA su di esso e destabilizzando gli equilibri mondiali. Forse era questa la mira di Londra. Invece, la loro collocazione in Palestina, tra popoli e stati ostili e non egemonizzabili, costantemente in pressing, ha contenuto grandemente il loro potenziale e li ha resi dipendenti dall’oligarchia finanziaria USA, quindi suoi ligi collaboratori, anziché competitori. Se, per esempio, si vuole aumentare il profitto sui prodotti petroliferi e sulle armi, lo si può fare agendo da Israele, apertamente o mediante false flag, in modo da alzare la fiamma del conflitto regionale.

In quest’ottica, l’interpretazione “complottistica” dell’attuale conflitto appare sensata, oltre che in parte già confermata da alcune circostanze oggettive.

Sia Biden che Netanyahu avevano urgente bisogno di esso. Biden, visto l’insuccesso in Ucraina, perdeva sicuramente le elezioni; ma se grazie a questa crisi israelo-palestinese, ora riesce a combinare qualcosa di significativo, può ancora vincerle. In quanto a Netanyahu, aveva disperato bisogno di un conflitto esterno per compattare il Paese, che in maggioranza si rivoltava contro il suo governo e la sua riforma intesa a subordinare la Corte Suprema all’esecutivo, oltre a ritenerlo responsabile di numerosi, ingiusti attacchi a Gaza. E anche per tenere a bada, o magari far debellare, l’Iran, che si era dotato di missili capaci di colpire le città israeliane. E infine per sgombrare Gaza e prendersi i vasti giacimenti di gas scoperti al largo delle sue coste.

Sempre da parte dei complottisti, si fa notare che il governo israeliano non poteva non sapere dei 5000 razzi e dei commandos volanti in preparazione a Gaza, anche perché informato dalla CIA; che Netanyahu proibì gli interventi preventivi e poi di soccorrere i kibbutzim  durante l’attacco di Hamas nonostante l’attacco sia durato circa due ore e ci fosse ampiamente il tempo di intervenire; che alcuni filmati di orrori islamici ai danni di inermi ebrei paiono fasulli; e che sembra che lo stesso esercito israeliano abbia tirato missili sui suoi cittadini per gonfiare il casus belli. Si contesta ovviamente altresì che non vi è proporzione tra le centinaia di morti fatti da Hamas e le migliaia di morti fatti da Israele. Più di 10 a 1, finora.

Tornando all’aspetto della legalità, la rappresentazione del conflitto Israelo-palestinese che ci viene data dai mass media è interamente falsa. Non si tratta di una guerra, perché le convenzioni di Ginevra definiscono la guerra come un conflitto armato tra due stati, e la Palestina o Hamas non sono stati. Quindi non si applicano le convenzioni di Ginevra. È pure falso che i palestinesi si distinguano in militari e civili, perché in realtà sono tutti civili abitanti di un territorio occupato. Per essere considerabili come militari, i combattenti dovrebbero portare l’uniforme e le armi apertamente, e non lo fanno. Anche per queste ragioni, non si può esigere che Israele distingua militari da civili. Nelle elezioni del 2006 i palestinesi hanno mandato al potere Hamas, quindi portano la responsabilità politica di ciò che Hamas fa. Dall’altra parte, Israele sta occupando o controllando Gaza illegittimamente, quindi la resistenza palestinese è legittima, finché non viene condotta con mezzi proibiti dallo statuto della Corte penale internazionale, cosa che Hamas fa e che però fa anche il governo israeliano.

Si proclama il diritto di Israele a difendere il proprio territorio – ma allora anche e prima bisogna proclamare il diritto dei palestinesi a difendere il proprio territorio, che i coloni ebrei gli hanno strappato quasi interamente con una serie di guerre, e che i palestinesi vogliono riprendersi, non avendo mai accettato la sconfitta.


          Altra menzogna interessata è che, per essere solidali con il popolo ebraico, o addirittura per non essere antisemiti, dovremmo essere solidali col governo Netanyahu. Quel governo non rappresenta affatto il popolo ebraico, innanzitutto perché ha contro più di metà della popolazione di Israele, e in secondo luogo perché buona parte degli ebrei nel mondo disapprova la costituzione dello stato ebraico in Palestina. Infine, Netanyahu non fa gli interessi di Israele.

Un’altra solenne stupidaggine è l’affermazione del cancelliere Scholz, che, data la Shoah, la Germania avrebbe una eterna obbligazione di sostenere il governo israeliano. Semmai, la avrebbe verso il popolo ebraico, non verso un governo che rappresenta solo una parte di quel popolo. Ma gli odierni tedeschi ed ebrei niente hanno avuto a che fare con la Shoah, quindi non ha senso parlare di obbligazioni. E a suo tempo la Germania pagò un congruo risarcimento. L’obbligazione ad assistere il governo israeliano in ogni circostanza e impresa è stata imposta alla Germania non dall’etica, bensì dagli Stati Uniti col trattato di pace. Ma siccome non si può ammettere questa realtà, la si maschera con la narrazione moralistica e illogica sopra ricordata. Intanto però la Germania ha fatto nel 2011 una nuova Shoah contro i Greci e ora col MES si appresta a farla anche contro gli Italiani, a sostegno delle sue banche piene di titoli tossici USA. Ovvero: in cambio dell’incondizionata obbedienza a Washington, Berlino ha licenza di saccheggiare i paesi eurodeboli e così rimborsarsi. Anticipai questi nuovi olocausti in un mio articolo del 2010 intitolato: Berlino decide: Shoah per gli eurodeboli.(reperibile nel web digitandone il titolo).

In generale, incaponendoci a sovrapporre categorie morali e giuridiche, noi fraintendiamo la realtà, in cui, ben diversamente, la vittoria è la fonte della ragione, il diritto è la sua canonizzazione, e la morale la sua interiorizzazione. Fingere o aspirare a che così non sia, non è nemmeno una posizione etica, perché causa anzi equivoci e danni. Due infatti sono i modi di valutare i conflitti politici e internazionali: Il primo, proprio del pensiero comune, puerile, è quello della morale privata e del diritto civile, che ritiene innanzitutto importante giudicare e si ferma al giudicare, e giudica in termini appunto di morale privata e diritto civile, buono e cattivo, ragione e torto legali. Il secondo, proprio del pensiero oggettivo, adulto, non giudica, ma valuta in termini di rapporti di forze e di interessi, di fattibilità e di non fattibilità di questa o quella soluzione, e rimane non valutativo, secondo il principio weberiano del metodo sociologico. Il primo modo, giudicando e condannando, alimenta i conflitti. Il secondo può, alle volte, terminarli, prevenirli o lenirli.

01.11.2023 Marco Della Luna

Pubblicato in GENERALI | Lascia un commento

AGENDA ONU 2030

AGENDA ONU 2030

Gli anni da qui al 2030 sono caratterizzati da attacchi governativi alla salute, al risparmio, alla casa, al lavoro, al contante, alla libertà dallo spionaggio, alla libertà di circolazione, alla libertà di espressione, alla libertà di alimentazione, alla libertà di terapia. Se il progetto sarà realizzato, la vita sarà un inferno e un’abiezione. Lo scontro col potere è inevitabile e totale.

Hanno potenziato il virus in laboratorio, l’hanno lasciato uscire, hanno ritardato gli interventi di contenimento, hanno imposto terapie controproducenti, hanno ucciso molti milioni di persone, non si parla nemmeno di un processo contro di loro: è chiaro che dietro c’è un interesse quantomeno economico, probabilmente di ingegneria sociale.

L’80% dei dollari ora circolanti è stato creato durante il lockdown per tamponarne gli effetti. L’abnorme massa di liquidità creata durante la cosiddetta pandemia ricrea oggi aggravati i problemi del 2019, perciò l’élite di Davos sta studiando come fare un nuovo lockdown per rallentare la circolazione monetaria. Si ritiene non validamente ripetibile la formula del lockdown pandemico perché troppa gente ha mangiato la foglia. Si ritiene non efficace la formula di un lockdown climatico perché il clima è qualcosa di troppo astratto per la maggioranza della popolazione. Sì studia pertanto di combinare le due cose, ossia di fare un lockdown pandemico motivato col dire che le alterazioni climatiche hanno prodotto varianti di virus o batteri pericolosissime; in alternativa si pensa a qualcosa legato all’acqua, alla sua scarsità o pretestabile contaminazione. Quale che sarà l’opzione, verrà probabilmente lanciata dopo una qualche moria di persone, prodotta per ingenerare terrore quindi consenso.

Come le condizioni per il lockdown sono state create con bioingegneria virale, così possono essere nuovamente create con la geo-ingegneria climatica. Il clima è usato, oltre che per far soldi, anche come un pretesto per introdurre misure restrittive anche delle libertà fondamentali, o volutamente sbagliate, che producano un collasso economico controllato, dalle famiglie alle imprese alle pubbliche amministrazioni, che causi fallimenti e povertà grazie a cui i money givers, la grande finanza, gli investitori istituzionali possano comperare per pochi soldi svalutati tutti i beni di una umanità disperata, promettendo un reddito di sussistenza entro un regime di sorveglianza: questo è l’agenda 2030, questo è il non avrete niente e sarete felici. Fondi sovrani di diversi paesi hanno già preparato migliaia di miliardi per comperare le case che gli italiani non avranno i soldi per adeguare energeticamente, come comandano gli eurocrati amici del grande capitale generoso.


Ricordiamoci sempre che l’agenda 2030 dell’ONU, dell’Unione Europea e dei loro governi fantoccio sta realizzando una società di sorveglianza totale, senza automobili, senza contante, senza casa privata, senza proprietà, senza libertà soprattutto di circolazione, senza spontaneità, senza imprevedibilità, senza trasparenza, senza cibo sano e SENZA DIFESE IMMUNITARIE.

Occorre la collaborazione delle istituzioni, per realizzare questo piano. Occorre corrompere su larga scala. La rete delle criptovalute consente di fare pagamenti segreti a chiunque, dunque permette una corruzione illimitata e sicura. Gente di governo in tutto il mondo si arricchisce con tangenti pagate in questo modo, versate nei loro wallets elettronici. Questa è la fine di ogni residua finzione di legalità e democrazia. Già le istituzioni dipendevano molto più dal grande capitale che dalle leggi e dal voto popolare, ma ora è possibile comperare tutti i funzionari, i magistrati, i parlamentari, i ministri in modo sicuro, invisibile, e ottenere da loro ciò che si vuole. Non si può più credere che un parlamento voti in rappresentanza del popolo e non in rappresentanza delle tangenti. Per esempio, la pioggia di soldi spesa da Big Pharma in favore di medici e ospedali per promuovere la campagna di vaccinazione è solo le briciole di ciò che può essere stato pagato in criptovalute a tutti i personaggi rilevanti. È stata realizzata la plutocrazia pura: i soldi comprano direttamente gli atti dei poteri legislativo, esecutivo, giudiziario. È una rivoluzione epocale. Lo stato è un juke box.

L’importazione di migranti, i quali hanno un tasso di delinquenza decuplo dei nativi italiani, serve a creare una condizione di criminalità e insicurezza diffusa, che faccia accettare al popolo bue l’instaurazione di un regime di tecnosorveglianza, necessario per realizzare il programma prima descritto, Regime di tecno sorveglianza come già lo sperimentano a Trento e Venezia nonché in Svezia e Regno Unito. Ecco perché i governi la facilitano, quando fermarla sarebbe agevole.

08.10.23 Marco Della Luna

Pubblicato in GENERALI | 2 commenti

ULTIMI CANTI DI UN ALIENISTA

E’ uscito IL RITORNO DELLE MUSE – antologia poetica di Ugo Catola – Edizioni Aurora Boreale, 2023, pagg. 126, € 12, con mia prefazione.


Ugo Catola, alienista, psichiatra e criminologo, ha diretto gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari di
Montelupo Fiorentino e di Reggio Emilia, occupandosi dei versanti più tenebrosi e mostruosi della natura umana, compresi spietati matricidi e serial killers come Donato Bilancia e Sergio Cosimini, e altresì delle devianze più ideologiche della “giustizia” e dell’antipsichiatria basagliana applicata ad essi, che spesso, rimettendo in libertà soggetti ad alto rischio, hanno causato molte morti facilmente e doverosamente evitabili – sangue versato in sacrificio ai dogmi della negazione aprioristica della malattia mentale e della sua pericolosità, per i malati e per gli altri.


Nel suo lungo percorso professionale, Ugo Catola ha distillato nei suoi versi visioni e
meditazioni ora critiche, ora consolatorie, ora trascendenti, che ora, nella tarda età, affida alle
stampe in forma di aureo libretto. Le sue poesie, con garbo e stile, socchiudono portali oltre cui ci inoltriamo ora nella innocenza della Natura, ora nelle stanze sacre della Memoria, popolate da nostalgici abitatori, e risaliamo fino là, dove il Tempo riposa. Il richiamo di un dolce riposo finale è infatti il filo di Arianna dal quale la lirica di Catola si lascia percorrere. Una meta in cui un Fato velato e remoto, ma non impassibile, ricongiunge, forse per una rinnovata vita, strade che ora divergono o si sono interrotte.


La raccolta si conclude con un inquietante racconto epico in prosa, Hvareno, rinvenuto dall’Autore negli oscuri recessi del manicomio criminale di Montelupo, e che pare profetare le angosce che rabbuiano i nostri giorni.
Marco Della Luna

Pubblicato in GENERALI | Lascia un commento

CONOSCIAMO IL NEMICO

CONOSCIAMO IL NEMICO

Nell’attuale scenario globale, non è difficile riconoscere i nostri nemici: sono i burattinai dei nostri governanti – governanti italiani, europei, americani. Sono quelli che ci espropriano i risparmi e i redditi per pagare gli interessi di debiti pubblici pretestuosi e costruiti ad arte. Sono quelli che ci avvelenano per poi venderci più farmaci. Sono quelli che mandano al massacro la gioventù ucraina contro le fortificazioni russe per prendersi quell’intero Paese in pagamento dai loro prestiti predatori. mentre lasciano l’UE non meno sconfitta, politicamente ed economicamente, a vantaggio degli USA e della NATO, con la Germania strutturalmente degradata e la Francia spossessata delle sue ‘colonie’ africane, dove però restano le basi USA.

I nemici sono gli autori dell’Agenda 2030 dell’ONU, che surrettiziamente riduce l’uomo alla condizione di animale di allevamento ingabbiato, telesorvegliato. Viene attuata gradualmente dai nostri politici traditori mercenari: diritto del potere di manipolare biologicamente le persone, di confinarle nel proprio quartiere (città dei 15 minuti, già realizzata sperimentalmente ad Oxford), di tracciare gli spostamenti di ciascuno attraverso la SIM card (Venezia) e mediante telecamere dappertutto con microfoni per spiare le conversazioni (Trento), credito sociale di obbedienza (Cina, Emilia Romagna), spionaggio e censura delle comunicazioni (UE, Five Eyes) e delle idee (political correctness), privazione del contante in modo di poter costringere tutti all’obbedienza con la minaccia di togliere l’accesso al conto corrente (Italia), riduzione a vivere in dormitori (sindaco di New York), azzeramento della proprietà e del risparmio (tasse, svalutazione, attacco alla casa), abbattimento dei servizi sociali (vincoli di bilancio), deindustrializzazione, sostituzione etnica eccetera.

Il clima è usato come un pretesto per introdurre misure restrittive anche delle libertà fondamentali, e misure volutamente sbagliate, che producano un collasso economico controllato, dalle famiglie alle imprese alle pubbliche amministrazioni, che causino fallimenti e povertà grazie a cui i money givers, la grande finanza, possa comperare per pochi soldi svalutati tutti i beni di una umanità disperata, promettendo un reddito di sussistenza entro un regime di sorveglianza: questo è l’agenda 2030, questo è il “non avrete niente e sarete felici” di Klaus Schwab. La politica economica europea, della BCE, del Wef, del Fondo monetario Internazionale, fa parte di questo disegno.

E il prestito del PNRR? Doveva far balzare in avanti l’economia, invece, tolto dall’incremento di pil l’incremento del debito, siamo già in recessione, con le proiezioni in peggioramento almeno fino al 2026. E il grosso del prestito è per cose che non aumentano il reddito: green e gender. Quelle del rilancio erano tutte bufale di stato, coprivano il piano di chi pretende di rappresentarci: un piano per produrre recessione più aumento del debito, dei tassi e inflazione, in modo che le multinazionali possano rastrellare tutte le proprietà. Neanche un membro governo ha la decenza di dirlo. Sanno che se parlassero verrebbe imposto un nuovo governo tecnico.

Come ottenere tutta la necessaria collaborazione? Se metti una bella somma su un escrow account con disposizione di bonificare una certa provvigione periodicamente al politico, al ministro, allo scienziato, al giornalista, del medico su un conto cifrato alle Cayman Islands, a condizione che facciano le cose che dici tu, forse non si cureranno della volontà né della salute dei loro elettori o lettori. E dove non arrivano i soldi, arriva il ricatto. È così che si ottengono le leggi e i decreti anche incostituzionali, anche quando è evidente che sono sbagliati e che fanno danno. E’ così che si bloccano le cure salvavita. È così che si costruisce il pensiero unico.

Questo è il potere, altroché parlamento e votazioni. Sapendolo, ti spieghi molte cose che i governi fanno, altrimenti assurde o mostruose. Vediamo se questo metodo funziona anche con i giudici.


01.10.23  Marco Della Luna

Pubblicato in GENERALI | 1 commento

OPERAZIONE MONETARIA SPECIALE

OPERAZIONE MONETARIA SPECIALE

L’Occidente è alle prese con gravi problemi di recessione, inflazione e soprattutto con un debito pubblico e privato enorme, una ancora più gigantesca mole di derivati. Si aggiungono decine di milioni di disoccupati entro pochi anni a seguito dell’introduzione dell’Intelligenza Artificiale e dell’automazione.

Auspico che i Brics, Cina e Russia in testa, invece di minacciare guerre nucleari, invece di mandare i loro giovani a morire in battaglia, invece di spendere le loro ricchezze in campagne militari in cui mettono a repentaglio la loro immagine internazionale, lancino un’Operazione Monetaria Speciale, un’operazione di informazione, proposta e buon esempio nell’interesse di tutte le nazioni. Una campagna di verità. E adesso è il momento migliore per farlo, perché l’Occidente incomincia a soffrire di una tremenda crisi finanziaria, debitoria e socio-economica, dovuta ad alcune precise storture del suo sistema monetario e contabile, che conosciamo benissimo siamo in grado di provare, come ho fatto nei miei saggi Euroschiavi, Cimiteuro, Tecnoschiavi, Traditori al governo e altri, tutti disponibili anche informato e-book.

Il principale principale fattore, facile da spiegare e correggere, è contabile: la mancata contabilizzazione nei bilanci delle banche centrali e non centrali dei ricevi da creazione monetaria. I bilanci bancari sono tutti gravemente falsi.

Se verrà adeguatamente spiegata ai popoli e soprattutto ai ceti produttivi, sorgerà un’ondata di indignazione e protesta che creerà le condizioni politiche per una correzione di questa prassi falsificante. Questa operazione di verità e informazione avrà costi molto modesti, rispetto alle guerre.

I paesi Brics potrebbero adottare immediatamente questa correzione e trarne un immediato beneficio, che tutto il mondo vedrà. Il beneficio sarà che nei bilanci apparirà il vero utile delle banche, le quali quindi saranno più forti, potranno erogare più finanziamenti e pagheranno molte più tasse alle casse pubbliche. Inoltre vi sarà un forte beneficio di immagine: i paesi che adotteranno questa linea appariranno paladini della verità, della giustizia, della difesa dei lavoratori e della produzione. Saranno un riferimento contro le continue crisi del capitalismo finanziario speculativo.

In estrema sintesi, ecco le principali storture:

1)Tutta la moneta (eccetto gli spiccioli) viene creata mediante prestiti a chi la richiede, ossia mediante la contrazione di un debito pari al capitale – cosa non necessaria, perché la moneta si può creare ed emettere senza indebitamento.

2)Poiché quel debito produce interessi, anzi interessi composti, la società è costretta a chiedere al sistema bancario ulteriori prestiti per pagare gli interessi sui debiti, i quali così continuano ad aumentare e a produrre sempre più interessi passivi, quindi assorbono nel tempo una quota crescente del prodotto nazionale, e se, a causa di una recessione, la società ha difficoltà a pagare gli interessi e le quote di rimborso del capitale, va in crisi tutto il sistema finanziario e creditizio.

3)La creazione-emissione di moneta mediante prestito genera un pari credito in favore della banca che la emette, che costituisce un ricavo per la banca medesima, ma che la banca non rileva contabilmente come ricavo; conseguentemente a)evade le tasse; b)crea fondi occulti con cui compie operazioni speculative azzardate (bolle); c)rischia il dissesto come banca; d)determina una situazione globale instabile, in cui manca una parte dell’attivo, necessaria per bilanciare il passivo (totale del debito aggregato).

4)I debiti vengono cartolarizzati e rivenduti come assets di investimento.

5)La creazione di tali assets, sia diretti che derivati, a fini speculativi, è stata spinta a livelli irrealistici e insostenibili; a seguito della crisi del 2008, per rinviare lo scoppio di questa bolla, i banchieri centrali hanno creato enormi quantità di moneta (quindi anche di ulteriore debito); ma l’esplosione di questa massa di titoli spazzatura appare imminente.

6)Il potere di rating finanziario è stato sistematicamente usato (a pagamento) per dare credibilità e collocare sul mercato questi titoli spazzatura.

L’espansionismo della NATO verso la Russia è spinto dalla necessità, per il traballante sistema finanziario occidentale, di puntellare l’enorme massa dei suoi titoli derivati con nuove emissioni di moneta – spese e prestiti di armamenti, di guerra, di ricostruzione. Perciò distruggere cento o mille tanks non risolve questo problema: l’attacco della Nato ricomincerà sempre, i patti saranno sempre stracciati. Il problema si risolve con l’Operazione Monetaria Speciale.

Agli amici Ucraini dovrebbe essere spiegato che, avendo un paese semidistrutto, interamente ipotecato o ceduto a capitali stranieri, e che naviga verso i 1.000 miliardi di debito estero, sono condannati ad essere schiavi dei loro creditori per generazioni e generazioni, anche qualora riescano a riprendere la Crimea e il Donbass (al prezzo di centinaia di migliaia di morti e feriti, mentre il loro presidente fa i miliardi e compera le ville in giro per il mondo). Se vogliono essere liberi, hanno bisogno della riforma bancaria sopra suggerita, che consentirebbe loro di ricostruire la loro economia e di ripagare i debiti in tempi ragionevoli.

Per concludere, alcune importanti osservazioni generali:

Finché il mondo userà la moneta creata a debito gravato da interesse composto, il potere politico reale, la sovranità, sarà sempre in mano di coloro che hanno la potestà di fatto di creare e distribuire questa moneta. Le costituzioni e le votazioni saranno solo una copertura.

La sovranità politica basata sul monopolio della moneta debito ha portato a gestire il mondo in un modo distruttivo, insostenibile, perciò verrà probabilmente presto sostituita da un altro strumento di dominio, che eviti il disastro globale. Vedremo presto se questo nuovo strumento sarà un diverso tipo di moneta, non indebitante e legata all’economia reale, oppure una manipolazione biologica che porti la popolazione e i consumi a livelli sostenibili.

06.09.2023  Marco Della Luna

Pubblicato in GENERALI | Lascia un commento

CREPI BCE!

CREPI BCE!

La BCE è stata impostata, per suo statuto, su alcune precise colonne:

-non dare aiuti agli stati comprando i loro titoli del debito pubblico, 

non farsi condizionare dai governi e non condizionarli, 

-regolare la creazione monetaria, prevenire l’inflazione sopra il 2% annuo.

Ha fatto tutto il contrario, con effetti perniciosi:

– applicando la Financial Stabilty di Mario Draghi e altri, ha creato-moneta debito a go go (Q.E.), debito che ora ci cade addosso; 

– ha comperato circa un terzo dei debiti pubblici, il che costituisce un aiuto agli Stati;

– ha fatto cadere almeno due governi (Papadopoulos, Berlusconi) e ha mandato ad alcuni governi diffide a tenere certe linee di politica economica, pena il non acquisto del loro debito pubblico, il che costituisce ricatto politico; 

– da quando si sono presentate tensioni inflazionistiche dovute non eccesso di domanda ma a carenze di strutture di rifornimento, ha reagito impropriamente impennando i tassi, innescando la recessione e la crisi di insolvenza, e ciononostante non ha fermato l’inflazione. 

Ricordate quando il Financial Times, dipingendolo come un coraggioso innovatore standing tall, esaltava Mario Draghi e il suo whatever it takes, cioè sostenere la bolla dei mercati speculativi creando e immettendo in essi quantità temerarie di moneta senza finanziare l’economia reale? Mario Draghi stava semplicemente applicando la politica dei governi a direzione bancaria che, dopo lo scandalo e il disastro dei mutui subprime e del leveraggio folle, anziché punire i banchieri autori di tali comportamenti e prevenire con opportune riforme il ripetersi di essi, li premiò, scaricò i danni sul contribuente e sui lavoratori, e ricreò, con un enorme e continuata emissione monetaria a tassi zero o negativi, le condizioni per una ripetizione moltiplicata di quelle porcherie distruttive che avevano enormemente arricchito appunto la classe dei banchieri a cui Mario Draghi appartiene e con cui il Financial Times sembra in sintonia. Quella classe, per dirla sempre con Mario Draghi, che comprende le persone in grado di fare le cose, mentre la popolazione generale può solo subirle.

 I medesimi signori non avevano fatto un millesimo di tutto quello per salvare la Grecia da un disastro (causato da altri banchieri) e da un saccheggio che sono costati anche migliaia e migliaia di vite umane. Standing tall! Sì, sui cadaveri degli altri.

Hanno creato il sistema di riciclaggio di debito pubblico, dove dopo il 2008 salvarono le banche a patto che esse comprassero illimitatamente debito pubblico poi usato come collaterale per RePo alla BCE. 

Hanno drenato capitale da investimenti produttivi per finanziare qualsiasi cosa fosse improduttiva e menzognera come titoli di stato, immobiliare speculativo, economia verde. 

Non hanno permesso deficit temporanei per modificare la tassazione in senso piatto. 

Hanno ristretto i parametri di merito di credito, dando a chi già ha, quindi spedendo l’economia in direzione iperciclica, monopolista, od oligopolista nel migliore dei casi. 

Hanno fatto divenire l’euro un asset a sé stante, come un’azione dell’azienda UE, della oniroide narrativa ideologica suprematista europea, e quindi  scarso e deflazionista come l’oro. 

L’economia UE non ha visto infrastrutture né imprenditoria diffusa, ma solo il sogno di essere vicini alla magica fontana del denaro che compra tutto dal mondo senza fare nulla, vendendo appunto azioni del sogno europeo. Ma, a quel punto, conviene ridurre la popolazione, perché quanta meno è la gente con cui si spartisce, tanto più si è ricchi, quindi va bene promuovere trattamenti sanitari controproducenti e relazioni amorose sterili, e cani invece di bambini; fino all’oblio, quando il mondo non accetta più l’azione di un delirio folle e suicida. 

Ricordiamo che la cosiddetta unità europea è un progetto non europeo, ma statunitense, spinto e finanziato dalla CIA, finalizzato a prevenire una integrazione economica con l’URSS. Con la guerra Ucraina, ha annientato l’Unione Europea sul piano politico e l’ha distaccata dalla Russia. Quindi ora Washington non ha più bisogno dell’UE. Perciò ha tagliato le gambe alla Germania sabotando il Nordstream, e le sega ora alla Francia destabilizzando il suo impero coloniale africano e demolendo la sua immagine morale. Ha tagliato le gambe anche all’Euro, facendo crollare la sua quota di uso nel commercio internazionale a beneficio del Dollaro.

06.09.23 Marco Della Luna

1

Pubblicato in GENERALI | Lascia un commento

IL PREZZO DI ADAMO

IL PREZZO DI ADAMO

(quando si parla di mercificazione degli uomini…)

E Javeh vide che tutto quanto aveva creato

era buono e aveva un valore, e disse ad Adamo:

«Da’ un nome a tutte le cose»;

 e poi disse al mercato:

«Da’ un prezzo anche ad Adamo.

E il prezzo prevarrà sul nome

perché su di esso lucrerete l’interesse.»

E così fu.



L’ideale per il potere capitalistico finanziario è non una società, ma una massa babelica di debitori-competitori, in cui ciascuno lotta per pagare al capitale finanziario le proprie scadenze debitorie sottraendo risorse al prossimo e senza mai poter estinguere il proprio debito capitale.


L’ideologia genocida nazista e quella liberista di mercato derivano ambedue dalla teoria darwinista, scientificamente confutata, della selezione automatica del migliore attraverso la competizione. Il nazismo nacque infatti come darwinismo etnico e sociale in ambito anglosassone: Galton, Spencer, Stoddard…

Iniquità e ingiustizia generano le tensioni e i potenziali che tengono unita e attiva la società; le leggi e i tribunali servono a regolare queste dinamiche preservando l’ingiustizia e l’iniquità.

L’oligarchia finanziaria, tra gli anni ‘20 e gli anni ‘80 del secolo scorso, ha distribuito quote di ricchezza nazionale in forma di reddito, welfare e servizi pubblici, alle classi popolari al fine di dissolvere in esse, attraverso il consumismo edonista, la coscienza di classe e la capacità combattiva, nonché di indebitare strutturalmente verso di sé il settore pubblico e il settore privato. Negli anni ‘90 del secolo scorso, avendo raggiunto questi due scopi, ha iniziato a riprendersi quella ricchezza tagliando welfare, servizi e salari, e assoldando i leaders di sinistra per la loro copertura politica e morale. È così che quei signori sono divenuti liberali convinti.



Dalla sequenza di crisi economiche e sociali pianificate non si può uscire, se non a tratti e illusoriamente, perché il potere monetario e creditizio è centralizzato, privatizzato, e da esso dipende ogni attività politica e che comunque richieda grosse somme. Puoi votare come vuoi, niente cambia. Bisognerebbe che fosse schiacciata la testa del serpente.

Molti commentatori dichiarano che fu un errore introdurre una moneta unica, l’Euro, senza dietro un potere politico unitario, come c’è negli Stati Uniti. Fu invece intenzionale: il potere politico unitario c’era già ed era nelle mani dei banchieri centrali, i quali però non volevano apparire, così da potere agire più liberamente ed evitare il rischio di dover pagare il fio. Perciò strutturarono l’Euro in modo da produrre gli effetti socioeconomici (devastanti) di medio lungo termine da loro desiderati, ma senza metterci la faccia, senza assumersi le responsabilità politiche, e facendo apparire che tutto fosse opera del mercato e dei politici, mentre era la loro strategia. La più comoda, e insieme perniciosa, forma di governo non è la tirannia, perché il tiranno si assume la responsabilità politica davanti a tutti sicché  deve moderarsi nel nuocere onde prevenire le rivolte, ma è questa autocrazia occulta, che fa ciò che vuole a spese dei popoli nascondendosi dietro governi e parlamenti burattini, remunerati per prendersi la responsabilità sue – salvo imporre qualcuno di loro (Papademos, Monti, Draghi) quando i burattini non ce la fanno più oppure alzano la testa.



Per trenta anni il mondo anglo-americano, e in parte anche noi, ci siamo deindustrializzati lavorando con la testa dentro un computer i cui componenti essenziali sono fabbricati a Taiwan e costruendo un’economia di carta, perché convinti di poter con essa comperare all’infinito materie prime e prodotti dal resto del mondo. Siccome la pacchia del comprare con carta finisce oggi, quando il resto del mondo incomincia a rifiutarla, dobbiamo rimetterci a produrre le cose, sennonché nel frattempo abbiamo perso le professionalità, le artigianalità necessarie e persino la capacità di insegnarle con valide scuole tecniche, che abbiamo smantellato.

In questo quadro, la contrapposizione di interessi tra l’Unione Europea e i paesi che la comandano da una parte, rispetto all’Italia dall’altra, ha operato e opera in tutti i campi, cominciando con la politica agricola comune che ha distrutto l’agricoltura italiana, e continuando con le regole di bilancio, l’euro, l’immigrazione, le politiche energetiche, le sanzioni alla Russia. Se facciamo un consuntivo della partecipazione dall’Italia all’Unione Europea, il risultato è così rovinoso che la scelta di proseguire appare un tradimento oppure il frutto di un ricatto innominabile. L’Unione Europea è stata costruita come strumento di sopraffazione da parte di Francia e Germania, mentre veniva fatta accettare a noi attraverso una narrazione di solidarietà, cioè l’esatto opposto della realtà. Tutta la classe politica, compresi i presidenti della Repubblica, è corresponsabile. Ci hanno ingannati per cinquanta anni. Tutto l’europeismo è costruito sull’ipocrisia di nascondere la contrapposizione oggettiva di interessi tra paesi dominanti e paesi secondari dentro l’Unione Europea.

Al contrasto con l’UE, si aggiunge il contrasto di interessi con gli USA.
Mediante le sanzioni contro la Russia e il sabotaggio del gasdotto Nordstream, Washington ha contenuto il calo della domanda di dollari per il commercio internazionale a spese della domanda di euro, che è calata nello scorso luglio da circa il 38 a circa il 23%. L’Euro sta perdendo la sua funzione di moneta internazionale, quindi c’è speranza che tolga il disturbo. Al contempo, sempre con le sanzioni, Washington obbliga gli europei a comprare il suo gas a prezzi multipli di quelli che pagava per quello russo. Ne risulta un vantaggio sui costi per le imprese americane e una fuga di capitali e imprese dall’Europa agli USA.

La politica estera, a braccetto con la guerra e l’esportazione della democrazia, gira sempre intorno all’imposizione monetaria e al signoraggio monetario internazionale (costringere i fornitori stranieri a dare beni in cambio di carta, sotto minaccia di interventi militari finanziati con i proventi di tale costrizione): i due fattori che hanno mosso la politica atlantica del secondo dopoguerra.

01.09.23 Marco Della Luna

Pubblicato in GENERALI | 1 commento

QUALE RIFORMA SCOLASTICA?

Premetto l’ovvia osservazione, che un soggetto qualsiasi, e un soggetto politico in particolare, fa le cose in base ai propri interessi e ai mezzi di cui dispone, avendo riguardo al suo orizzonte temporale.

Ciò premesso, e premessa  un’adeguata analisi delle difficoltà e carenze della scuola italiana, le forze politiche al governo ora in Italia non hanno l’interesse né i mezzi per realizzare una riforma capace di risollevare e rilanciare la scuola nel suo complesso. E ciò per le seguenti ragioni:

Prima: non sappiamo che cosa insegnare ai fini di un futuro lavoro, nel senso che non è possibile sapere oggi quali saranno le competenze professionali che l’economia richiederà da qui a quando gli attuali studenti saranno pronti per accedere al mondo del lavoro; sappiamo soltanto che l’intelligenza artificiale eliminerà molti posti di lavoro dei livelli bassi e medi di formazione professionale, sicché in ogni caso avremo bisogno molti di meno lavoratori dotati di competenze di quei livelli, rispetto ad oggi – il che in un certo senso ci libera del problema di dare una valida formazione, mentre nel corso degli anni genererà un crescente problema, non scolastico, di gestione degli inoccupabili.

Seconda: anche qualora una riforma scolastica avesse successo, quindi desse un tornaconto politico, ciò si realizzerebbe tra 20 o 30 anni, perciò ben oltre l’orizzonte operativo di un qualsiasi partito o uomo politico.

Terza: manca il materiale umano, perché complessivamente, la qualità, la competenza e la motivazione del corpo docente è bassa, in gran parte gli insegnanti si sono formati in una scuola già degradata, sono abituati a un regime burocratizzato, di scarso impegno e scarsa remunerazione.

Quarta: una riforma comprensiva ed efficace richiederebbe in ogni caso interventi selettivi e impositivi contrari al gradimento del corpo docente e delle sue organizzazioni sindacali; quindi il governo si metterebbe contro un elevato numero di soggetti.

Quinta: vi è un contesto di fattori ambientali contrari a una efficacie riforma, qual è la generale poca considerazione di cui godono la cultura e la scuola, la prevalenza nei fanciulli di interessi distrattivi di tipo ludico e edonistico, il diffuso e consolidato sentimento di un diritto alla promozione e della illegittimità della selezione meritocratica.

Sesta: bisognerebbe comprendere le cause e risolvere il problema dell’ormai protratto declino dell’indice di Flynn, il quale, se continuerà, imporrà scelte drastiche e oggi neppure nominabili all’opinione pubblica.

Va anche considerato che molte famiglie stanno organizzando scuole private o domestiche per sottrarre la prole all’educazione gender e alle imposizioni vaccinali, manifestando così una profonda sfiducia nelle istituzioni politiche e in alcuni loro indirizzi di fondo – sfiducia che si evolve in comportamenti organizzati e in strutture permanenti.

Va infine considerato che il problema scolastico si pone diversamente per le classi agiate, dato che queste possono permettersi scuole private qualificate e qualificanti.

In conclusione, il governo e le forze socio economiche che rappresenta non hanno interesse né possibilità di intraprendere una valida riforma generale della scuola pubblica. 

Ciò che realisticamente potrebbe fare al presente è:

Primo, mettersi a studiare scientificamente il problema dell’indice di Flynn, avvalendosi delle moderne tecnologie di neuro-imaging e neuro-feedback (QEEG, ERP, SPECT), che potrebbero essere in grado di trattarlo efficacemente, sia individuandone le cause (che andranno rimosse) che in via riabilitativa (neuro-feedback).

Secondo, e in connessione col punto soprastante, allestire un centro di formazione per docenti di eccellenza a cui affidare, in forma di scuola sperimentale, la formazione di alunni dotati, presentando la cosa all’opinione pubblica come un progetto di ricerca per sviluppare scientificamente strumenti didattici che rendano gli allievi della scuola pubblica in grado di competere nel mondo lavorativo dell’intelligenza artificiale.

16.08.2023 Marco Della Luna

Pubblicato in GENERALI | Lascia un commento

IL FATTORE ECONOMICO NELLA SOCIETA’

 
In sociologia, tradizionalmente si controverte se tutti i fatti sociali, o il divenire sociale nel suo complesso, possano essere spiegati col fattore economico, come sostiene il marxismo, oppure siano determinanti anche altri fattori.

Operano invero anche altri fattori, come la religione, la sete di potere, il sesso, la filantropia eccetera. Ma, su tutti, quello economico è prevalente perché solo la ricerca di guadagno mette d’accordo praticamente tutti ed è in grado di coordinare molte persone in modo stabile e complesso; e solo il denaro è frazionabile, trasferibile, conservabile, numerabile, quantificabile. Solo per esso quasi tutti sono pronti a fare o a dare qualsiasi cosa. Una grande organizzazione, come una multinazionale o un governo, mossa dalla avidità, dalla ricerca del profitto, passa sopra tutti gli altri fattori socialmente rilevanti, arriva a sacrificare milioni di vite. Quindi, quand’anche l’avidità fosse derivabile dalla pulsione sessuale come vorrebbe Freud, il fattore economico conserverebbe la sua specificità funzionale, anzi funzionamentale, e resterebbe predominante su tutti.

La fame di denaro non solo aggrega in organizzazioni stabili ed estesissimi i soggetti sociali, ma, essendo queste grandi organizzazioni impersonali, le anestetizza contro l’empatia umana e ogni valore alternativo e contrastante con quello del profitto, compresi quelli ecologici. Cioè le astrae dagli altri fattori socialmente attivi, che eserciterebbero un effetto moderatore.
Le altre passioni umane non possono fare altrettanto in fatto di aggregazione e di anestesia. La passione erotica può dar luogo all’aggregazione di un gruppo di stupro o di orgia, che è piccolo e dura pochissimo. La passione filantropica dà luogo a un volontariato che diventa forte e potente solo se e quando si trasforma in azienda sostanzialmente mirante al profitto o finanziata da imprese miranti al profitto. La passione religiosa può aggregare molte persone anche in una guerra come quelle di conquista islamica nel medioevo, ma nella storia i casi di questo tipo sono rari e in ogni caso anche le guerre religiose dipendono dal fattore denaro sia per i loro costi che per i loro scopi e rendimenti, mentre la ricerca del profitto non dipende da fattori diversi da se stessa e dal denaro.

Nel secondo dopoguerra, la prevalenza del denaro sugli altri fattori sociali si è moltiplicata a dismisura per effetto della centralizzazione del controllo finanziario attraverso l’instaurazione di un controllo centralizzato della creazione monetaria, della allocazione del credito e del rating. La Banca dei Regolamenti Internazionali, la Fed, la BCE, l’IMF, la WB coprano quasi tutto il mondo. Il potere finanziario centralizzato oggi condiziona o prende direttamente le scelte politiche, e dispone di una sua industria culturale che produce mode, morali, desideri, la percezione condivisa della realtà, le nuove ideologie cerca diritti dell’uomo e religione, nonché le “verità” scientifiche che le sono funzionali. Praticamente, ha un ampio controllo di quasi tutti gli altri fattori sociali, ridotti alla quasi impotenza e in ogni caso alla incapacità di esercitare una funzione moderatrice e riequilibratrice sistemica. Hanno parimenti perso prestigio e influenza su tutti i piani. Lo squilibrio unilaterale del sistema che ne risulta è vistoso e irrimediabile dall’interno del sistema stesso.

Se poi andiamo a guardare dentro questo fattore prevalente, vedremo che il valore guida non è semplicemente il profitto, bensì il profitto contabile, speculativo-improduttivo, e di breve o brevissimo termine. Esso imprime all’economia e alla società un’ottica miope, un’ottica dell’uovo oggi e niente gallina domani, cioè che scoraggia l’investimento impegnativo, contrasta il bisogno fisiologico umano di pianificazione e stabilità, e scarica sul futuro i costi del tempo presente.

06.08.23 Marco Della Luna

Pubblicato in GENERALI | Lascia un commento

STRATEGIA E COLLASSO

STRATEGIA E COLLASSO

Parleremo di un fattore strategico che spiega in profondità le crisi e le risposte alle crisi che stiamo vivendo da qualche decennio, e che fa capire quali altri crisi e risposte ci aspettino, e in che senso venga guidato il flusso storico.

Un principio strategico ha visibilmente ispirato, negli ultimi anni, strette creditizie, crisi di borsa, manovre inflative e progetti pandemici dell’élite finanziaria globale, nello sforzo di salvaguardare il privilegio dei privilegi: arricchirsi creando moneta a costo zero e conservare il valore degli assets così acquisiti, senza al contempo scatenare un’iperinflazione o una recessione tali da scuotere le basi sociali dell’ordinamento che hanno costruito e governano. Il privilegio dei grandi banchieri: creare moneta mediante mere registrazioni contabili, ed emetterla usandola per fare acquisti o prestiti a interesse, o manipolazione delle scelte politiche dei governi. Il tutto senza nemmeno dichiarare il profitto così realizzato, e senza pagare quindi le tasse su di esso. E senza che ciò venga a conoscenza dell’opinione pubblica. Ovviamente, ciò che essi tutelano è la stabilità della loro posizione di potere e privilegio, non il progresso, la stabilità, lo sviluppo economico generale.

Per arricchirsi non basta ovviamente creare moneta: bisogna che vi sia una domanda di questa moneta da parte del mercato – bisogna, cioè, che vi siano soggetti disposti a darti qualcosa in cambio di essa. E bisogna che la domanda assorba tutta la moneta che vuoi creare ed emettere, altrimenti la sua offerta supera la domanda ed essa si svaluta.

La continuità della domanda di moneta è assicurata, in primo luogo, dal fatto stesso che la moneta viene emessa come prestito ad interesse composto, sicché tutta la massa monetaria genera interessi passivi, che si capitalizzano, e vanno pagati con moneta ulteriore a quella già emessa, sicché la società continuerà a domandare nuovi prestiti per pagare gli interessi in scadenza.

In secondo luogo, la domanda è alimentata dalla crescita dell’economia, che comporta la domanda di moneta aggiuntiva per gli investimenti e per il pagamento delle crescenti transazioni e dei tributi. I pagamenti internazionali, nel dopoguerra, si sono fatti prevalentemente in dollari, soprattutto quelli per il petrolio e la droga, e questo ha consentito agli USA di comperare gratis, stampando carta. Washington ha condotto pertanto alquante guerre, dirette o per procura, finalizzate a impedire che il petrolio venisse venduto contro altra valuta o contro oro (Iraq, Libia), e a sostenere il narcotraffico (Afghanistan). Ora questo loro privilegio si sta rapidamente riducendo, anche in conseguenza dello scontro sull’Ucraina.

Ma la difesa di questo potere del dollaro, del signoraggio monetario internazionale della Fed, è il principale motore della storia del dopoguerra. Senza averlo presente, si capisce poco di ciò che è avvenuto e sta avvenendo; proprio per questo se ne parla il meno possibile. E’ una specie di conoscenza riservata.

A crescere fino a farsi circa quindici volte più grande dell’economia reale, è stata, però, negli ultimi decenni, soprattutto l’economia finanziaria, improduttiva, assieme al debito pubblico e privato, i cui pagamenti in conto capitale e interesse sono sempre più gravosi e incerti, e una crisi di insolvenza generalizzata travolgerebbe la ricchezza finanziaria accumulata dall’élite, e probabilmente anche le strutture sociopolitiche attraverso cui essa comanda. Pertanto, al fine di prevenire una crisi di solvibilità, essa ha provveduto ad aumentare la massa monetaria con prestiti a tassi quasi nulli attraverso il Quantitative Easing, e ancora prima mediante emissioni occulte di trilioni e trilioni da parte delle banche centrali, come quella scoperta dall’unico, parziale auditing della Fed condotto nel 2016 dal senatore Bernard Sanders.

Nel 2019 il sistema monetario finanziario mondiale era arrivato al limite, come spiega Andrea Cecchi nel suo capitolo Tutto è collegato: il virus giusto al momento giusto nel nostro saggio Operazione Corona (Aurora Boreale Editrice, 2020). Dal 2008 in poi, i monopolisti della produzione di denaro, in primis la Banca dei Regolamenti Internazionali e la Fed, avevano trattato e risolto, beninteso provvisoriamente e indebitando le generazioni future, ogni nuova crisi mediante la massiccia creazione e immissione di moneta. Nel 2008-2009 avevano messo moneta pubblica per risolvere la crisi di liquidità, mantenendo però la struttura incoerente del sistema bancario a beneficio degli speculatori, in modo che potessero bissare abusi e profitti. Successivamente, avevano calmierato i tassi di interesse con nuova immissione di liquidità. Poi, con altre emissioni di liquidità, avevano sostenuto i debiti pubblici, comperando direttamente o indirettamente enormi masse di titoli di stato. In analogo modo avevano anche risolto la crisi dei mutui traballanti.

Così il debito aggregato mondiale aveva raggiunto il milione e duecentomila miliardi di dollari. Ma tutta questa massa monetaria aggiuntiva, generata con pari contrazione ossia appioppamento di debito, era andata quasi interamente nei mercati speculativi e anche la parte finita all’economia reale andava producendo sempre meno output positivo, cioè si arenava in una saturazione del mercato. Inoltre il cavallo non beveva quasi più, nel senso che le imprese idonee a ricevere credito non lo richiedevano perché non vedevano dove investire fruttuosamente; mentre quelle senza merito di credito potevano essere finanziate solamente accettando che fosse a fondo perduto. Le banche resesi insolventi in operazioni di alto azzardo erano state risanate col bail out, ossia con i soldi del contribuente, ma non riformate con la reintroduzione del Glass Steagall Act per tenere separate le banche di credito da quelle di azzardo finanziario.

La titanica immissione di nuova moneta, oltre a produrre un gigantesco debito aggregato e gravante sulle generazioni future, aveva favorito la crescita della popolazione e lo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali e limitate del pianeta. La curva della crescita della popolazione è storicamente parallela a quella della crescita del debito e del consumo dell’ambiente. Però se il credito, ossia la massa monetaria e debitoria, può crescere all’infinito, le risorse del pianeta sono limitate, cosicché inevitabilmente si arriva allo scontro, e in mezzo sta l’eccesso di popolazione.

Simultaneamente, procedeva e accelerava la concentrazione della ricchezza mondiale nelle mani di poche persone con ampia diffusione della povertà o precarietà, anche grazie al fatto che alle agenzie di rating, opportunamente pagate, certificavano falsamente la tripla A a titoli spazzatura. Si era creata una situazione esplosiva per affetto della bolla azionaria, del sotto prezzo delle commodities, dei tassi innaturalmente azzerati o negativi, della crisi valutaria dei paesi emergenti, della bolla demografica, della crisi ecologica e climatica, della tensioni belliche, dell’aumento del costo dei beni della vita con calo del potere d’acquisto dei redditi e dei risparmi, dell’aumento della disoccupazione e del disagio sociale, della bolla dei derivati speculativi ascesa a valori incalcolabili anche e soprattutto perché non visibili. Era atteso a breve un aumento dei tassi di interesse sul debito pubblico che avrebbe svalutato i relativi titoli e prodotto quindi un margin call nel settore dei Repo soprattutto interbancari, il quale a sua volta avrebbe innescato il pan e panic selling, cioè una corsa alla svendita di tutti gli assets, con un automatico crollo dei mercati mobiliare e immobiliare dalle conseguenze incalcolabili ma apocalittiche.

Nel giugno del 2019 il mercato dei Repo, quindi la creazione della liquidità interbancaria, stava già entrando in crisi. Nel settembre del 2019 la Banca dei Regolamenti Internazionali, cioè la banca centrale delle banche centrali, lanciò l’allarme di imminente esplosione del sistema. Il 18 ottobre del 2019 a New York si tenne l’Event 201 in cui i potenti della Terra studiarono una simulazione della crisi in questione e misero a punto, come prevenzione, un piano per salvare capra e cavoli, ossia per continuare e ampliare l’immissione di nuova moneta onde evitare l’imminente crisi di insolvenza generale, e insieme per congelare l’economia, ossia gli investimenti, i commerci, la circolazione monetaria, così da evitare pure di accendere una forte inflazione. Questa operazione iniziava col lancio della pandemia poi nota come Covid-19, che avrebbe appunto da un lato consentito l’iniezione attraverso le banche centrali delle nuove ondate monetarie, e dall’altro lato consentito di bloccare le persone e le merci con il lockdown e le quarantene, scongiurando così l’inflazione, e al contempo tenendo la gente a bada e persuadendola che tutto era dovuto a cause naturali, incolpevoli.

Il 20 gennaio 2020 i medesimi partecipanti si riunirono a New York e ricevettero il palinsesto su come procedere anche in campo sanitario e di public relation. I successivi fatti ci sono abbastanza noti. In Italia si fece molto per amplificare il contagio, aumentare i morti, travisarne le cause.

Ad ogni modo, il sistema bancario ombra, il settore Repo, è stato salvato e con esso i fondi di investimento che sostengono le pensioni. La gente è stata tenuta in casa. L’economia ha avuto una contrazione, poi ha iniziato a riprendersi, ma già nel 2022 è stata colpita da un rincaro dell’energia, delle materie prime e dei trasporti, che la farà flettere. 

Se l’Impero del Dollaro avesse potuto continuare ad espandersi, allora la sua espansione avrebbe risolto il problema, prendendo risorse dai popoli e dalle terre conquistate, come ha fatto finora e come faceva l’Impero Romano – l’ultimo tentativo, in corso, è sull’Ucraina; ma alcuni paesi colonizzati già si ribellano  e, soprattutto, oramai l’espansione dollariana si scontra col blocco commerciale dei Brics, che si evolve in blocco monetario. E con la loro forza militare. Perciò, come a suo tempo il basso Impero Romano, il basso Impero del Dollaro deve prendere risorse da coloro che già sono suoi sudditi, togliendole alla popolazione generale, e iniziando dai paesi periferici, come l’Italia. Lo fa mediante un mix (diversamente modulato da paese a paese) di pressione fiscale, stretta creditizia, restrizione del commercio, degli spostamenti, dei trasporti, innalzamento dei dazi e delle sanzioni, forti rialzi del tasso di interesse, aumento della mortalità (malattie e vaccini) e calo delle nascite. Washington, creando un vantaggio in termini di minore tassazione e minori costi dell’energia, attrae investimenti e imprese dall’Europa.

Come dicevamo, hanno incominciato  col Covid e con le conseguenti restrizioni agli scambi commerciali, ai trasporti di merci e persone, con le quarantene e chiusure di frontiere, col lockdown, col greenpass etc. Questo insieme di cose ha causato una strozzatura delle forniture, quindi un rialzo dei prezzi non inflativo (cioè non derivato da eccesso di liquidità e di domanda sull’offerta), ma che è stato presentato all’opinione pubblica come inflativo per giustificare una serie di aumenti dei tassi di interesse finalizzata a ri-congelare l’economia, come nel 2020 – infatti gli indici preannunciano un forte calo per l’autunno prossimo. Inoltre, Washington, che gode di autosufficienza – anzi di surplus energetico – ha imposto all’Europa occidentale tagli alle importazioni di prodotti energetici russi a buon mercato, e la loro sostituzione col molto più costoso gas americano, così da aumentare la domanda di dollari per pagarlo, oltre a realizzare un profitto, a rendere l’industria europea meno competitiva, e ad incentivarla a trasferire la sua produzione in America.

La produzione di nuova moneta, oltre che a sostenere il debito pubblico e privato nonché i livelli di borsa, viene canalizzata in impieghi inutili ai fini della crescita reale e della produzione di beni e servizi utili e prezzi migliori – impieghi come la falsa green transition e l’eguagliamento di gender (14 miliardi nel nostro PNRR).

Nella strategia rientrano anche le imposizioni della green transition, peraltro inutile perché non tocca i principali inquinatori, ossia Cina e India. Rientra la sostituzione dei bianchi autoctoni, che costano molto, con immigrati semischiavi: i latinos negli USA, gli africani in Europa.

Ora, avendo il T-bond perso la tripla A ed essendoci avvisaglie di una nuova crisi Repo, vi sono condizioni per una nuova operazione analoga alla recente pandemia.

Morale: alla luce del presente conflitto militare, commerciale e finanziario con i paesi Brics, e delle loro iniziative in fatto di una nuova valuta internazionale, non resta che sperare che il sistema monetario sopra descritto, basato sulla moneta debito e sull’illimitato indebitamento del mondo, crolli, travolgendo i suoi manovratori e beneficiari, che sono poche grandi famiglie dinastiche ai vertici delle banche centrali e della BIS. E che sia sostituito da un sistema monetario diverso, basato su una moneta generata senza indebitamento e in modo contabilmente trasparente. Altrimenti, per una via o per l’altra, si tornerà sempre daccapo.

Ma anche qualora questa sostituzione avvenga, e si realizzi nel modo più efficace e benigno, resterà l’esigenza oggettiva di trovare una soluzione al sovraccarico demografico e all’esaurimento delle risorse planetarie. E resterà il fatto che, per effetto della finanziarizzazione dell’economia, della centralizzazione del potere reale, e dell’avvento dell’intelligenza artificiale, le masse sono divenute superflue, oltre che ecologicamente insostenibili. Quindi, se non interverrà un fattore qualitativamente innovativo, in un modo o nell’altro il tristo percorso riprenderà.

06.08.23 Marco Della Luna

Pubblicato in GENERALI | Lascia un commento

SCUOLA E SOPRAVVIVENZA

SCUOLA E SOPRAVVIVENZA

Nel nostro sistema socio economico che, con l’introduzione delle intelligenze artificiali, sta eliminando circa l’80% dei posti di lavoro (persino i cronisti! e di recente Google, Amazon, Meta, Microsoft ed altre abbiano licenziato il 5-6% dei propri ingegneri per sostituirli con programmi di Intelligenza Artificiale), affannosamente ci si chiede che tipo di formazione scolastica dare oggi ai giovani: come possiamo metterli in grado di rendersi utili a cotale sistema, come agganciarsi alla mutevole domanda di competenze e professionalità?

In questa domanda, in questa impostazione, vi è un errore di fondo.

Data la rapidità con cui il sistema si evolve, con cui rende obsolete le competenze oggi note, e con cui sopprime sempre più posti di lavoro umani rimpiazzandoli con i ritrovati tecnologici, semplicemente è impossibile prevedere che cosa esso richiederà da oggi a cinque o dieci anni e nel successivo corso della vita lavorativa degli odierni studenti. E’ impossibile adeguare la scuola, aggiornarla. Con certezza sappiamo soltanto che, in ogni caso, quel sistema richiederà sempre meno lavoratori umani, e che per gli umani ci saranno sempre meno impieghi, quindi sempre più inutilità, esuberi, espulsioni e conseguentemente sempre più bisogno di redditi di cittadinanza o simili. Esso continuerà ovviamente ad aver bisogno di un certo numero di supertecnici, superprofessionisti e scienziati, ma questi resteranno pochi, un’élite intellettuale e intellettiva – pochi punti percentuali. E il resto? Come gestire una disoccupazione o pseudo occupazione del 70% o più? Come dare cibo, casa e servizi a queste masse di superflui in arrivo?

Se consideriamo tutto ciò, ci apparirà evidente che è inutile scervellarsi per prevedere che cosa insegnare oggi ai diplomandi e laureandi del 2029 o 2034 per renderli utili al sistema da qui a dieci o vent’anni. Più esattamente, ci apparirà evidente che un sistema con queste caratteristiche, semplicemente, è ostile, distruttivo,  incompatibile con le esigenze umane, appunto perché non consente agli esseri umani di programmarsi la vita nei loro tempi di studio, formazione, famiglia e lavoro. Non si cura del male che fa alla popolazione.

Ci apparirà, pertanto, evidente che ciò di cui i giovani abbisognano oggi, non è di adeguarsi ai futuri, inconoscibili e mutevoli bisogni del sistema, bensì di apprendere a fare a meno di questo sistema che ormai fa a meno di loro, a boicottarlo e combatterlo se necessario,  a sfuggire e difendersi da esso. Di imparare a produrre o procurarsi in proprio il necessario, dal cibo agli indumenti ai farmaci alla moneta ai mezzi di difesa, materiali e anche psicologici, perché la pressione di un sistema socioeconomico che già li fa, e sempre più li farà,.sentire inutili, superflui, già sta esercitando, e non solo su di loro, effetti patogeni, depressivi, anomicizzanti.

Questo comportamento, questa evoluzione del sistema, conseguono automaticamente dall’economicismo contabile che intrinsecamente e impersonalmente lo guida, ossia dal fatto che, a guidare le sue scelte, sono algoritmi miranti al profitto contabile, numerico, il quale non può vedere altri valori che quelli numerici del denaro e delle statistiche, quelli cioè iscrivibili a bilancio. Esso ovviamente innanzitutto taglia i costi (quindi rimpiazza i lavoratori con l’I.A.). Esso persegue pertanto obiettivi utili solo ai manovratori del grande capitale e divergenti o incuranti delle conseguenze per la collettività. Inoltre, oggi non ha più il fattore moderante del bisogno di aumentare i redditi dei cittadini  affinché comperino i suoi prodotti, perché va a cercarsi i mercati di sfogo in tutto il mondo,  e ancor più perché oggi, grazie appunto al sostanziale monopolio in cui opera gran parte dell’economia (l’industria è controllata da pochi, enormi gruppi di capitate) e alle esigenze ecologiche (reali o strumentali), sta ristrutturando la società per ridurre i consumi e spostarli su beni a basso impatto ambientale e basso assorbimento di materie prime, ossia sui farmaci – obiettivo raggiungibile rendendo la popolazione rigidamente  bisognosa di cure, ad es. vaccinazioni continue e insieme patogene e immunodepressive. Sostanzialmente, il capitalismo in passato si procurava introiti, consensi e legittimazione popolare mettendo a disposizione delle famiglie dei lavoratori grandi quantità di beni di consumo abbordabili; oggi, al contrario, abbisogna di sbarazzarsi di gran parte dei lavoratori umani divenuti inutili, e al contempo si accinge ad abbattere i consumi di materie prime ed energia per rispettare lo “sviluppo sostenibile”.

Non si pensi che il sistema suddetto possa essere corretto da parte della politica con richiami e riforme: al contrario, esso stesso remunera i decisori politici e condiziona l’azione di governi e parlamenti, dato che questi, e tutte le istituzioni pubbliche, come dimostra il prof. Colin Crouch in Postdemocrazia, sono ormai sganciati dal popolo, e sono invece al guinzaglio della grande finanza privata, la quale li sorregge o affonda manovrando il rating e l’acquisto o svendita dei titoli del debito pubblico. Infatti, l’azione politica è sempre apertamente a suo favore e a tutela dei suoi interessi, come prova, tra le altre cose, la continua, progressiva concentrazione della ricchezza con pari diffusione della povertà durante gli ultimi decenni, dovuta anche alle politiche bancarie e al trattamento tributario di assoluto e ingiustificato favore per le grandi corporations.

Come esposi già nel 2010 in Oligarchia per popoli superflui,  i popoli, ci piaccia o no, sono diventati superflui (quindi ininfluenti) nel sistema; ed essere superflui sotto un regime oligarchico-plutocratico globale, oggettivamente, non lascia speranze che quel regime si trasformi per corrispondere ai bisogni della gente. Lo Stato si disinteressa al bene collettivo proprio come il grande capitale che lo manovra, anche perché, come spiegavo nel citato saggio, è venuta meno la solidarietà verticale tra oligarchie territoriali, popoli e territori: per l’oligarchia globalizzata e de territorializzata, ogni popolo è sostituibile e spendibile. Dunque, la gente dovrebbe puntare esplicitamente a difendersi da tale sistema per sopravvivere nel migliore dei modi che le circostanze via via permetteranno, non già ad adattarsi alle sue richieste.

Se un siffatto sistema consentisse alla scuola di riformarsi nell’interesse reale dei giovani, le materie obbligatorie di insegnamento di una scuola adeguata ai tempi, oltre a quelle umanistiche per sviluppare e articolare la psiche, dovrebbero pertanto essere:

1)Autoproduzione alimentare

2)Igiene alimentare, ambientale, mentale

3)Prevenzione e cura delle malattie, pronto soccorso, erboristeria

4)Tecniche di sopravvivenza

5)Elettronica, informatica e hackeraggio

6)Chimica

7)Elementi pratici di diritto

8)Matematica, statistica, calcolo delle probabilità

9)Propaganda e manipolazione mentale.

10)Elementi di sociologia ed economia

11) Coscienza di classe e lotta di classe

12) Autodifesa

13) Attenzione

14) Una branca artigianale a scelta.

Circa la voce “Attenzione” chiarisco: la dipendenza dei giovani odierni, nello studio come nell’entertainment e nella socializzazione, dai monitors e dall’informatica, li abitua a che la loro attenzione venga guidata e sta sensibilmente riducendo la loro padronanza della propria facoltà attentiva, ossia di dirigerla e fissarla dove serve. Tale padronanza va recuperata per recuperare la libertà.

Ciò premesso, la scuola “adeguata ai tempi” potrà avviare i giovani ad auto-occuparsi in comunità di autoconsumo, stanziabili anche in poderi agricoli dismessi (ve ne sono in abbondanza), e che tra loro scambieranno le eccedenze, anche servendosi di un sistema monetario o di compensazione ad hoc. Idealmente, esse potranno formare una rete che sarebbe la Respublica delle persone in alternativa allo Stato ormai controllato dal grande capitale. E proprio per questo è probabile che queste comunità verrebbero molto osteggiate e infiltrate di sabotatori. 

Pochi giovani e pochi genitori saranno pronti a capire e ad accettare quanto sopra – preferiranno andare con la corrente, che li farà sentire più omologati e protetti. Se vogliamo una scuola di questo tipo, dobbiamo pensare a organizzarla fuori dallo Stato, perché è prevedibile che le richieste del sistema spingeranno la scuola pubblica in senso opposto, ossia a formare generazioni sempre meno autonome, critiche e consapevoli, e sempre più passive, resilienti, dipendenti, appiattite, favorendo lo svilupparsi di quelle caratteristiche auto-inibenti della psiche, che, paradossalmente, sono ricercate e premiate dalle grandi organizzazioni pubbliche e private, come descrive il prof. Mats Alvesson nelle sue ricerche sui vantaggi funzionali della stupidità, e come si riscontrano effettivamente nelle verifiche del profitto scolastico e delle variazioni intergenerazionali dell’intelligenza.

Rinvio, per tale campo, all’intervista resa da Giorgio Matteucci, (autore de “Il libro nero della scuola”, Arianna Editrice 2022) a Luigi Tedeschi per Italicum (https://www.centroitalicum.com/il-libro-nero-della-scuola/), dove si riferisce che, su spinta e incentivi della politica nazionale ed europea, nonché di privati come Bill Gates, la didattica informatica è ormai entrata massicciamente nella scuola, e sta permeandola nonché espellendo gradualmente da essa sia le materie umanistiche formative della personalità che i libri, per sostituire questi ultimi con la cultura omogeneizzata e a-critica, tecnicista, dispensata da Hi Tech (cioè da capitalisti privati che si sostituiscono allo Stato nella formulazione dell’istruzione). In parallelo, “le rilevazioni Ocse-Pisa mostrano che negli ultimissimi anni vi è stato un drammatico calo delle prestazioni nella comprensione del testo …. Gli stessi libri di testo scolastici ed universitari, lì dove ancora si usano, sono semplificati, ridotti in dimensione e infarciti di immagini o rimandi a contenuti multimediali. I Dirigenti Scolastici istigano gli insegnati delle proprie scuole a marginalizzare l’uso dei libri, in favore dei nuovi strumenti digitali generosamente finanziati dalle istituzioni nazionali e comunitarie. La Fondazione Gates, il principale finanziatore della scuola pubblica e privata degli Stati Uniti negli ultimi vent’anni, auspica apertamente “l’obsolescenza dei libri”. La transizione dai libri agli strumenti informatici è sospinta dal noto e potente effetto dopaminergico (cioè che dà piacere, rinforzi positivi) di questi ultimi (mentre al contrario studiare un libro richiede sforzo). Al contempo, la scrittura manuale viene soppiantata da quella digitale, e ne risulta un mancato sviluppo-integrazione di circuiti neurali cognitivi e sensomotori. Viviamo “l’incombente totalitarismo tecnocratico imposto alla istruzione… conforme al progetto di pianificazione economica globale teorizzata dal Grande Reset di Davos”, cioè acriticamente neo-liberista.

In parallelo alla informatizzazione privatistica della scuola formalmente pubblica, è stato rilevata l’inversione dell’indice di Flynn, che aveva registrato, fino a dieci anni fa, una crescita media del Q.I. del 3% di generazione in generazione: ora il Q.I. sta calando ancor più rapidamente. La stupidità funzionale desiderata dalle corporations, secondo gli studi di Alvesson e altri, ossia il rimbecillimento artificiale delle nuove generazioni di potenziali lavoratori, si sta inverando.

23,07.2023 Marco Della Luna (avvocato, docente di psicologia politica)

Pubblicato in GENERALI | Lascia un commento

DISARMONIA E AUTODISTRUZIONE

DISARMONIA E AUTODISTRUZIONE

Per legge cosmica, ciò che è violento e disarmonico genera i fattori della propria distruzione: la hybris ottenebra con la hate chi la perpetra, ed evoca la sua nemesis. La creazione insanamente illimitata di ricchezza contabile-finanziaria sganciata dalla vita reale – ma che con le sue convulse dinamiche condiziona e strapazza la vita reale, l’economia reale, il lavoro, la produzione, i risparmi, le tasse – costituisce una hybris di prima grandezza. Che chiama pari rovina. Sinora, questo insano processo è riuscito a riprendersi, dopo ogni sua crisi, mediante un rilancio, cioè innalzando la posta, creando più ricchezza monetaria nominale avulsa dalla realtà (vedi il Quantitative Easing usato per finanziare la speculazione finanziaria anziché l’economia reale, nonostante la lezione del 2008) e bloccando intorno allo zero i tassi per oltre 10 anni: ulteriore hybris.

La dismorfofilia (il gusto per la bruttezza), l’anomia e l’acosmia che invadono l’arte e la musica contemporanee, come pure i costumi amorosi e familiari, manifestano a mio avviso questa deriva verso il giusto auto-annientamento; e vanno in parallelo col crescendo degli errori commessi dai padroni dei mercati e dei governi nell’Impero del Dollaro: basti pensare all’effetto inverso delle sanzioni alla Russia, che hanno colpito le economie occidentali e dato slancio e concretezza al già avviato processo di dedollarizzazione del mondo. Ossia, oggi più che mai per effetto delle dette sanzioni, la power élite statunitense sta perdendo il magico potere di pagare e comperare ogni cosa nel mondo – dalle materie prime al sostegno politico, dalle guerre agli eserciti – mediante la creazione di Dollari a costo zero. Un potere sinora esercitato grazie al fatto che gli scambi commerciali (soprattutto di petrolio e materie prime) si possono o si potevano fare solo in Dollari, pena l’attacco militare e l’imposizione della democrazia, come avvenuto alla Libia e all’Iraq.

Su questa signoria monetaria si è sempre sostenuta, perlomeno dalla fine del Gold-Dollar Exchange Standard (1971), l’egemonia USA; e la difesa culturale, politica e bellica di tale signoria è stata il fulcro della storia  contemporanea, compreso il continuo espansionismo della NATO verso i confini russi, che ha suscitato la reazione di Mosca e la campagna ucraina in corso. Il fulcro che dovrebbe essere al centro dello studio, dell’analisi e della valutazione storiografica, ma che viene quasi sempre sottaciuto, perché imbarazzante.

Siamo in una fase che acutamente John McMurtry chiama, titolando così un suo libro, The Cancer Stage of Capitalism, nella quale la competizione per il profitto non si dirige più verso la conquista di mezzi per acquisire cose utili alla vita e insieme per la selezione di migliori forme di produzione, ma si rivolge contro le condizioni pratiche della vita stessa, fino a sfociare  nella manipolazione biologica dell’uomo a fini commerciali e di controllo sociale.

Guardando più da vicino, ma sommariamente, la hybris monetaria, osserviamo che, nel mondo contemporaneo, le decisioni economiche vengono prese confrontando opzioni alternative alla luce di previsioni probabilistiche. Confronti e previsioni si fanno comparando valori numerici esprimenti valori economici, indici statistici, rapporti, etc. I valori economici perlopiù non sono valori di fruizione, di beni reali per la vita reale. Non sono nemmeno valori di scambio, che già costituirebbero un’astrazione. Sono indici di valori di scambio e loro derivati, quadratici e cubici, con valori nominali di oltre 20 volte multipli dei valori di scambio, i quali a loro volta sono generalmente ben superiori ai valori effettivi di fruizione. In conclusione, abbiamo una piramide rovesciata sempre più alta e larga, quindi a crescente rischio statico. Essa si basa su valori speculativi (cioè alimentati dall’attesa di un guadagno dalla variazione in più o in meno delle quotazioni), mobiliari e immobiliari, i quali si sostengono sull’aspettativa di crescita, cioè di rincaro, costante nel tempo a venire: l’aspettativa che genera il c.d. “toro”: io investo in certi titoli o certi immobili, onerandomi del prezzo e degli interessi passivi, perché prevedo che le loro quotazioni continueranno ad ascendere; siccome la generalità degli investitori farà come me, l’attesa salita avverrà: ecco il boom, il gonfiaggio della bolla. Qualora l’aspettativa si inverta, mi affretterò a vendere o svendere, e siccome anche gli altri lo faranno, avremo il dump, l’orso,  lo scoppio della bolla, che talvolta ha portato a bruciare anche l’80% della capitalizzazione di borsa.

La stabilità della suddetta piramide capovolta dipende dalla stabilità, reale e percepita, valori dei titoli, quotati e no; e questa a sua volta dipende dalla capacità dei debitori (pubblici e privati) di pagare i debiti sottostanti; e questa capacità a di pagare a sua volta dipende dal reddito dei debitori e dalla liquidità nel sistema.

Quindi, eventi come la recessione, le strette monetarie (rincaro dei tassi, liquidity crunch), i grandi fallimenti, la previsione che tali eventi avvengano, possono innescare il tracollo della piramide, con conseguenze imprevedibili ma sconvolgenti. Conseguentemente i mass media e anche la stampa specializzata spesso nascondono o distorcono la realtà per puntellare i mercati tutelando il sentiment, le aspettative positive o non negative. E inventano falsi teoremi “scientifici” per giustificare scelte di politica economica e monetaria che avvantaggiano le fgrandi concentrazioni di capitale finanziario a danno dell’economia generale e produttiva.

Orbene, nell’attuale scenario economico si configura una costellazione di fattori (alcuni novelli, altri già da tempo presenti) che potrebbe scatenare un tracollo della piramide verso la fine dell’anno. Vediamoli in apicibus:

  1. Il debito pubblico e privato del mondo, dall’inizio della pandemia, ha raggiunto i 305 trilioni, quasi il triplo del prodotto lordo mondiale, ed è sempre meno sostenibile, anche a causa di quanto segue.
  • Da mesi le principali banche centrali attuano crescenti rialzi dei tassi restringendo così la liquidità, con l’effetto di deprimere il reddito e il gettito fiscale, ridurre l’accesso al credito e tagliare la capacità di pagare di debiti, mentre l’economia non aveva ancora recuperato i livelli pre-covid. Ed entro l’anno la BCE dovrà rimborsare una notevole mole di titoli e la Fed dovrà acquistare T-bonds in grande quantità per far fronte al maggior indebitamento del governo federale. Nel complesso, avremo un pesante taglio della liquidità che potrebbe far precipitare la crisi di solvibilità già in atto.
  • Gli indici previsionali dell’andamento dell’economia reale sono in forte calo sia in Europa che in America. Quindi avremo calo dell’occupazione, del gettito fiscale, della solvibilità.
  • Nella borsa USA si è gonfiata una bolla ad alto rischio: Wall Street on Parade del 6 Luglio presagisce uno scoppio come nel 2000. L’indice è salito molto e continua a crescere, ma quasi solo per effetto dell’abnorme crescita dei sette titoli principali (tra il 120 e il 180% dal 1° Gennaio), del tutto ingiustificata dalla redditività aziendale e in parte dovuta al buy back, ossia al fatto che la corporation compera le sue stesse azioni per farne salire artificialmente il prezzo. Insomma: ci sono ingredienti esplosivi che ricordano la bolla dei titoli informatici nel 2000. Qualora una di queste società (Apple, Meta, Tesla…) salti, può scoppiare la bolla.
  • Il governo della Cina si è armato per destabilizzare il Dollaro e i T-bonds anche senza aspettare un siffatto evento, o perlomeno per esercitare un ricatto geostrategico su Washington: da anni non usa più il suo enorme avanzo commerciale per comperare T-bonds da tenere nelle riserve ufficiali presso la sua banca centrale, ma lo accumula come riserve ombra depositate in banche commerciali da esso controllate; l’ammontare è stimato  in  3 trilioni di USD  (Il Sole 24 Ore del 5/72023).

Abbiamo visto da dove potrebbe iniziare la catastrofe; ma da dove potrebbe invece iniziare la soluzione, o prevenzione?

         E’ molto semplice, e altrettanto rivoluzionario: si sarebbe già a buon punto se si correggesse l’attuale, illegittima, prassi di contabilizzazione applicata dai banchieri, per renderla conforme al Codice Civile e alle regole internazionali. Prestate attenzione: premesso che, nei nostri tempi, circa il 90% della liquidità è creato dalle banche non centrali con l’atto di erogare i prestiti (ossia le banche, quando prestano denaro, non lo prendono da proprie riserve ma lo creano contabilmente dal nulla con l’atto di scriverne l’importo sul conto di disponibilità del cliente); e premesso che in tal modo la banca, quando crea e presta denaro, “allunga” il proprio bilancio, cioè aumenta il proprio attivo patrimoniale, realizzando quindi un reddito (da creazione monetaria) – ciò premesso, i gestori della banca dovrebbero contabilizzare in bilancio questo reddito come utile, ma omettono di farlo; il che produce il seguenti effetti:

a)non pagano le tasse su tale reddito da creazione monetaria (la quale, in base ai bollettini semestrali della Banca d’Italia, ammonta in Italia mediamente a 1.000 miliardi l’anno – quindi risparmiano 500 miliardi di IRPEG circa a danno dello Stato e del contribuente);

b)creano per sé pari disponibilità di fondi extrabilancio, con cui compiere operazioni a loro discrezione, attraverso banche site nei paradisi fiscali come la Cayman Islands (presidiate dalla US Navy!);

c)indeboliscono patrimonialmente la banca (se il reddito da creazione monetaria fosse contabilizzato, non si sarebbero avuti i fallimenti bancari, da Lehman Brothers in poi);

d)a livello macroeconomico, facendo sparire una grande componente di attivo, creano un buco nero debitorio mondiale.

Se dunque si rettificasse e mettesse a norma la contabilizzazione degli utili delle banche, si avrebbe per converso il risanamento del debito pubblico, il risanamento delle banche in crisi, il calo delle tasse, ampie disponibilità di fondi per investimenti pubblici e privati, l’eliminazione del buco nero e la stabilizzazione della piramide finanziaria. Ma una tale operazione di rettifica minaccerebbe la stabilità dell’altra piramide, ossia della piramide del potere e del privilegio, che ancora ampiamente si basa e si regge sul privilegio occulto del reddito monetario non dichiarato. Abbiamo però un illustre precedente di applicazione del metodo sopra auspicato: quello delle AM Lire, che l’AMG (Allied Military Government), ossia il governo alleato in Italia, iniziò a creare ed emettere nel 1944, e che l’AFA (Allied Financial Authority) contabilizzava come “receipts”, ossia incassi, nel bilancio di esercizio. A quel tempo, nel bilancio della Banca d’Italia, le AM Lire erano registrate correttamente, ossia tra le attività. Questa prassi corretta fu invertita nel 1952 sotto la presidenza dell’economista Luigi Einaudi, con Alcide De Gasperi premier che dichiarava di non intendersi di economia. Sono probabilmente questi due personaggi i padri del debito pubblico italiano e dello Stato estrattivo, o traslativo, cioè strutturato per togliere ai poveri e dare ai ricchi, ma in modo tale che o non si veda, oppure appaia naturale e giusto.

09.07.23 Marco Della Luna

Pubblicato in GENERALI | 1 commento

INTERVISTA SU “GREGGE E POTERE”

LUIGI TEDESCHI DI ITALICUM INTERVISTA MARCO DELLA LUNA SUL SUO ULTIMO LIBRO:

 “GREGGE E POTERE: IL LIBRETTO ROSSO DELLE PECORE NERE”

  1. Un libro di aforismi. Perché? Attraverso l’aforisma forse hai voluto dettare massime di orientamento politico – culturale di resistenza all’invasività totalizzante della post modernità? Oppure hai voluto elaborare una forma di catechismo rivoluzionario richiamandoti a Mao Zedong? Tale idea di un catechismo prescrittivo non ti sembra del tutto obsoleta, dato che lo stesso Bergoglio del catechismo sembra ormai farne volentieri a meno in questa Chiesa liquida e omologata all’incedere della post modernità?

R.: Una raccolta di aforismi è il modo più adeguato di rappresentare la caleidoscopica varietà dell’esperienza, mettendo tra loro in vicinanza, quindi in una rete di relazioni, i suoi elementi. In questo piccolo libro sono concentrati spunti per una dozzina di saggi diversi, dall’economia alla sociologia, dalla storia alla psicologia, dal diritto alla guerra. Attraverso una mitragliata di aforismi, ho innanzitutto inteso frantumare la capsula del catechismo mainstream, del pensiero unico e automatizzato, la cupola dogmatica dei condizionamenti etico-culturali. Gregge e Potere distrugge, non costruisce. Distrugge e libera. E non certo proponendo un massimario di pensiero politico. Dalla raccolta di aforismi del sommo Eraclito in poi, l’effetto attivante e liberante per la mente di questo genere letterario opera fornendo una grande quantità e varietà di stimoli, di spunti, di provocazioni critiche, sparati in rapida successione, su molti e disparati temi nodali, contro i nodi delle reti che vengono calate sulle nostre teste. Il pensiero, dagli aforismi, viene sorpreso, irritato e slanciato in tutte le direzioni. Viene sgranchito, disanchilosato, disancorato dalle abitudini. E’ un lavoro di stretching cognitivo. Ginnastica. Gli aforismi sono lo strumento ideale a questo fine, più della lettura di un saggio con lunghe elaborazioni sistematiche, che esigono un’attenzione fissa per lungo tempo. Invece, un aforisma si legge in dieci secondi, massimo un minuto, e uno tira l’altro, come i salatini. 

  • Codesto libro ha come sottotitolo “Il libretto rosso delle pecore nere”. La pecora nera è una immagine evocativa dello spirito ribellista di colui che rifiuta l’ordine costituito. In passato la pecora nera suscitava fascino, si è sempre identificata col ribelle solitario, col poeta maledetto, con l’anarchico individualista. Oggi sembra invece che siano le masse giovanili della cultura alternativa ad essere divenute militanti delle ideologie della classe dominante quali la transizione green, l’Lgbtq, il gender, il woke, il politically correct, l’animalismo etc…. Ed il loro nemico irriducibile invece è divenuta la residua “pecora nera” ribelle. Quali le cause di questo capovolgimento di prospettiva?

R.: Esatto, oggi la classe tecno-finanziaria dominante ultimamente ha omologato, ha irretito le nuove generazioni nella mappa di verità e valori e paure che le torna utile per pilotarle meglio e prevenire ribellioni e resistenze. Ha precanalizzato le ribellioni in modo che producano un effetto di sostegno al sistema e di delegittimazione o criminalizzazione del dissenso vero. D’altronde, la classe dominante statunitense aveva già fatto negli anni ’20 del secolo scorso una simile operazione, inculcando nelle masse lavoratrici i valori del consumismo, in modo da immunizzarle contro la consapevolezza del conflitto oggettivo di classe. Intendeva così prevenire una loro ribellione in senso anticapitalistico e socialista, sulla suggestione della rivoluzione sovietica. E vi è riuscita. Oggi, la ribellione vera inizia nel farsi pecora nera.

  • Ricorre spesso negli aforismi il tema della fine della civiltà. In effetti l’Occidente sembra pervaso da un impulso di autodistruzione del proprio patrimonio storico – culturale, della propria economia, delle proprie istituzioni. Tutto ciò ci induce a pensare che non siamo coinvolti in un processo di transizione in cui ad una civiltà decadente ne subentri un’altra sorgente, ma nella fine della civiltà stessa. L’Occidente non può succedere a se stesso. Non ti sembra che tale prospettiva sia peculiare della evidente decomposizione della civiltà occidentale, i cui destini da tempo non si identificano più con quelli del mondo? Con l’emergere del mondo multipolare, non si stanno affermando nuovi soggetti geopolitici non certo decadenti, ma animati dalla volontà di riscatto dal dominio occidentale? L’avanzata minacciosa dei paesi del Brics, potrebbe suscitare una rinascita della civiltà occidentale? Ho seri dubbi in proposito.

R.: Condivido i tuoi dubbi. Ma non esiste una civiltà Brics: entro il gruppo dei Brics, unito soprattutto da fattori monetari e interessi commerciali, abbiamo il gigantesco formicaio autoritario e orwelliano cinese accanto alla grande e libertaria varietà indiana nella sua multimillenaria e ininterrotta tradizione spirituale politeista; abbiamo l’anima cristiano-neoplatonica russa, l’esotismo variegato del Brasile, etc. Però io intendo un’altra cosa, quando annuncio la fine della civiltà: intendo che la tecnologia consente oggi a qualsiasi classe dominante di esercitare sui singoli governati un controllo e un condizionamento capillari e irresistibili, una manipolazione biologica e genomica radicalmente riduttiva, e ciò cancella l’individualità, la libertà e la privacy, che sono i presupposti non della sola civiltà occidentale, ma anche di quelle orientali. Questo è il mondo unipolare in via di consolidamento e completamento. Unipolarità orwelliana. Niente mondo multipolare. La power élite occidentale sta trascinandoci nel formicaio cinese.

  • La narrazione mediatica che pervade il nostro tempo è improntata al mito del progresso, alle incessanti innovazioni tecnologiche che prefigurano il nostro futuro. Occorre però costatare l’immobilismo cinquantennale in cui versa la politica e la società italiana. I temi ricorrenti sono rimasti sempre gli stessi: destra/sinistra, fascismo/antifascismo, conservatorismo/progressismo, gli eterni miti sessantottini, corruzione della politica, clientelismo, inefficienza dello Stato, perpetuo ed innocuo malcontento generale. Da tutto ciò non emerge dunque la realtà di un paese ibernato nella propria dimensione astorica e condannato alla irrilevanza geopolitica? Ma, ti chiedo, non esiste nella psicologia collettiva del popolo italiano una inconscia e/o inconfessabile volontà di preservazione di questo status quo, nella vana speranza di sopravvivere mediante un innato spirito di adattamento, in questo limbo post storico che ci renda immuni dinanzi dalle trasformazioni geopolitiche del nostro tempo?

R.: Nel mio saggio Le chiavi del potere (2002, 2003, 2019), affermavo che, a dispetto di tutte le innovazioni politiche, l’Italia non avrebbe potuto fare altro che continuare a marcirsi addosso. E così è stato. E’ l’immobilismo della società signorile di massa, recentemente analizzata da Luca Ricolfi, e che si macera in clichés culturali stantii e sterili. La politica italiana, a seguito di Yalta e della fine dell’impero sovietico, conta zero, meno ancora di quella dell’Unione Europea, che già conta poco, come si è visto quando la NATO la ha fagocitata nella gestione della vicenda ucraina. I leaders italiani sono personaggi pigliavoti creati volta per volta artificialmente per raccogliere voti mediante promesse politiche antisistema, che si rimangiano subito dopo che sono stati eletti e fare tutti l’unica cosa che sia loro consentito fare: obbedire al padrone straniero e servire il sistema. Prendersi le responsabilità per decisioni di soggetti stranieri. In cambio hanno le poltrone e fanno carriera. Giorgia è solo l’ultimo e vivido esempio di ciò. Storia vecchia, mi dirai, citando la “serva Italia di dolori ostello, non donna di provincia ma bordello”.  Veniamo ora al destra-sinistra, fascismo-antifascismo. E al vessillo più stupido di tutti: il riformismo e il progressismo. Parole che sento declamare da quando ero bambino e che coprono una realtà di immobilisti e renditieri. Sono parole che fanno sempre presa. Sono vuote oramai, ma restano efficaci sulla psiche perché condivise e rinforzate nel corso dei decenni dal continuo, martellante uso, che le ha impiantate nei circuiti cerebrali. Funzionano perché sono semplici, sempre le stesse, sempre riconoscibili, anche se falsanti, forvianti e antistoriche. Sono usatissime dalle istituzioni e dall’industria culturale proprio perché rinforzano nelle masse il distacco dalla realtà e la tendenza ad illudersi, a cercare le cause e le soluzioni dove non sono e non possono essere. Berlusconi era tanto ricco da non aver bisogno di vendersi né di rubare, come fa il grosso dei politici di mestiere, quindi poteva essere indipendente: un’anomalia che quindi doveva essere eliminata giudiziariamente. Pur con tutte le sue pecche, che rendono grottesco il tributo del lutto nazionale e dei funerali di stato, credo che avrebbe fatto grandi cose per l’Italia se non fosse stato piegato, mediante gli attacchi giudiziari e il ricatto sui suoi interessi imprenditoriali, a collaborare con gli spogliatori dell’Italia, soprattutto dal golpe del 2011 in poi. Aveva le capacità e i mezzi per bonificare la palude.

  • Nei tuoi aforismi, anche in chiave tragicomica, si evidenzia un’immagine dell’Italia devastante: paese corrotto, opportunista, geneticamente dedito al servilismo, inefficiente, privo di dignità, senza futuro. Ma i mali dell’Italia non mi sembrano troppo diversi da quelli di questa Europa americanizzata. Anzi, mentre i paesi anglosassoni e scandinavi sono stati consensualmente sradicati della propria identità e totalmente assimilati alla anglosfera americana, l’Italia non esprime ancora una propria peculiare vitalità? Nel suo irriducibile individualismo, il popolo italiano non manifesta anche la sua creatività ed un inconscio  ribellismo anarchico ormai estintosi in Occidente?

R.: L’Italia è un protettorato, tale ridotta a Yalta. Gli italiani si distinguono per l’incapacità di agire collettivamente e per l’abilità nell’agire individualisticamente. E per la codardia: si sono lasciati impaurire dalla campagna governativa di pandemenza e, nella paura, in gran parte si sono allineati acriticamente col sistema. Vedremo se questa esperienza li ha vaccinati contro la prossima campagna di terrore, bellica, ecologica o sanitaria che sia, oppure no. Per il resto, concordo che molti mali dell’Italia sono diffusi in Occidente. E sì, i  diversi popoli italiani conservano la fiamma di una loro originalità, individualità e resistenza. Ma questo è vero anche per gli Statunitensi. Anche tra loro, e lo dico per esperienza diretta e aggiornata, sobbolle il ribellismo anarchico. E non manca nemmeno in Germania e in Francia. Magari in forme ingenue, balorde, buffe.

6) La fase pandemica e la guerra hanno accentuato la svolta dirigista – elitaria della società capitalista. La limitazione progressiva delle libertà individuali è ormai conclamata. I social sono divenuti arbitri dell’esercizio della libertà di espressione del pensiero. Allo stesso modo della vaccinazione di massa, non viene inoculata la cultura della post modernità nelle menti di una società che assorbirà gradualmente l’incombente trasformazione antropologica del gender, dell’LGBTQ, il trans umanesimo, l’intelligenza artificiale? La censura, non si è già tramutata paradossalmente in uno strumento di libertà per divenire poi del tutto superflua in una umanità soggetta integralmente ad una governance zootecnica?

Hai detto bene. Aggiungo che limitare e canalizzare la capacità di pensare, prevenire il pensare diversamente, quindi di agire e reagire diversamente, imprevedibilmente, è fattibile e conveniente per la logica della società gestita (Max Horkheimer) e dell’azienda in generale, che deve produrre un rendimento ottimale per il suo padrone, non per i suoi lavoratori. Si sta realizzando al pieno e al peggio la solidarietà organica di Emil Durkheim: la dipendenza dei singoli dal sistema li obbliga ed educa ai comportamenti desiderati dal padrone del sistema – è il condizionamento operante o skinneriano su scala ambientale e permanente, che gradualmente rende superflua la censura, proprio perché questa viene intreriorizzata in guisa di un sistema di auto-restrizioni.

  • Con il Grande Reset ed il Green Reset si verificherà una evoluzione tecnocratica – oligarchica del capitalismo. Con l’avvento dell’intelligenza artificiale incombono prospettive transumanistiche e distopiche sul destino dell’umanità. L’uomo, da soggetto, viene degradato ad oggetto del progresso scientifico. Mi permetto però di contestare la tua ricorrente affermazione secondo cui i popoli siano diventati superflui. L’umanità diverrà infatti materia prima di sperimentazione scientifica e sociale. L’uomo sarà infatti l’oggetto degli incipienti progetti di ingegneria sociale, politica, scientifica, telematica, genetica, ambientale, agro alimentare, farmacologica etc…

R.: E’ il tema che ho sviluppato in Oligarchia per popoli superflui (2010, 2018) e in Tecnoschiavi (2019). Le grandi masse non servono oramai più al potere costituito, perché esso si è concentrato in pochissimi vertici (prima erano molti e territorialmente separati e vincolati). Vertici i quali, grazie appunto alla concentrazione oltreché all’automazione, non hanno più necessità di grandi numeri di combattenti, di lavoratori, di consumatori, di coloni. Avviene come già avvenne a buoi e cavalli con l’avvento dell’automobile e del trattore: sono precipitati di numero rispetto a prima di quelle innovazioni. In questo senso i popoli sono divenuti intercambiabili e superflui. Da quando questa rivoluzione si è realizzata – intendo, quella rispetto alle masse umane, non a quelle di buoi e cavalli – sono state avviate nel mondo varie pratiche di riduzione della fertilità e della riproduzione. In quanto all’utilità della gente per uso di cavie, non servono grandi quantità di cavie, per gli esperimenti. Tranne che per i vaccini. Perciò si inizia dai vaccini: sono quelli che consumano più cavie. Ma anche per gli esperimenti sui vaccini, pochi milioni basteranno. Quindi non v’è utilità a preservare miliardi di umani. E adesso si sperimentano anche agenti mutageni e traccianti radio, inseriti in vari farmaci. E la stimolazione di cellule specifiche mediante radiofrequenze.  Il quadro è quello della riduzione della gente a una condizione di gestione zootecnica, supercontrollata, e di mobilità ridotta (internet delle cose, auto elettriche, città dei 15 minuti, lockdown, green pass globale, etc.). E di spostamento del reddito disponibile dal consumo di beni e servizi ad alto impatto ambientale (automobili etc.), che non è sostenibile, a beni e servizi di basso impatto ambientale e basso assorbimento di materie prime, cioè farmaci e servizi sanitari (quindi sostenibile). Questa è la meta della green transition: in una prima fase di transizione, preservare l’ecosistema e insieme il PIL (un brusco calo di quest’ultimo farebbe saltare il sistema finanziario globale), fino a ridurre la popolazione a condizione di gestione zootecnica; per poi completare l’opera di de popolamento senza scossoni, dato appunto l’acquisito controllo zootecnico.

  • La dignità della natura umana non sta scomparendo con l’estinzione progressiva dello stesso primordiale culto dei morti? L’uomo non verrà ridotto a mera materia organica in questo processo di letamazione della natura umana? O forse, con lo sviluppo degli OGM l’essere umano diverrà anche organicamente superfluo?    

R.: Sì, con l’estinzione del culto dei morti, certo, e dell’intero senso sacrale, metafisico in generale.  Della categorie delle cosa extra commercium. Per ora sono divenute superflue le grandi quantità di persone, come dicevo. Magari in futuro anche la stessa bioforma umana sarà rimpiazzata. Alla riduzione di tutto a materia e merce e alla passivizzazione totale dell’uomo vi è però un limite insuperabile, noto ai filosofi: l’irriducibilità a oggetto della coscienza (consciousness).

  • Ma la coscienza e l’interiorità dell’uomo non sarà oggetto di colonizzazione e pianificazione sociale? Nella società neoliberale la libertà di coscienza sussiste nella misura in cui quest’ultima divenga coscienza collettiva, laicista, progressista, libertaria, conforme cioè all’atomismo individualista di stampo illuminista. In questa dimensione di “libertà obbligatoria” (per dirla con Gaber), il dissenso è un non – senso? Del resto, nel modello sociale prefigurato dal Grande Reset non si realizza una perfetta simbiosi tra neoliberismo e collettivismo?

Un momento: tu ora ti riferisci a un’altra cosa, cioè alla coscienza morale (conscience, Gewissen); io invece parlavo di coscienza (consciousness, Bewusstsein,  autocoscienza), cioè dell’io trascendentale, per ricordare che essa non può divenire oggetto in alcun modo, nemmeno oggetto di conoscenza, quindi è al di là del dualismo oggetto-soggetto, nel senso evidenziato da Giovanni Gentile, superando il residuo naturalismo di George Berkeley: il pensare non è atto compiuto, ma atto in atto. “Atto che non si può assolutamente trascendere, poiché esso è la nostra stessa soggettività, cioè noi stessi; atto che non si può mai e in nessun modo oggettivare. Il nuovo punto di vista infatti a cui conviene collocarsi è questo dell’attualità dell’Io, per cui non è possibile mai che si concepisca l’Io come oggetto di se medesimo”. La coscienza, in questo senso, non è oggetto, dunque non è attaccabile. La coscienza morale, invece, psicologica, che è tutt’altra cosa, è oggettificabile, manipolabile, colonizzabile nel senso che dici tu. Il dissenso rimane allora realizzabile nella misura in cui è, simultaneamente, distacco e rinuncia al mondo, in senso buddhista.

       15.06.2023

Pubblicato in GENERALI | Lascia un commento