I DIOSCURI CI LIBERANO DALL’EURO

I DIOSCURI CI LIBERANO DALL’EURO

Le mosse di politica economica del presente governo appaiono a molti chiaramente e seriamente dannose e destabilizzanti, direi irresponsabili – ma non lo sono, se hanno lo scopo strategico che suggerirò in fondo a questo articolo. Nel qual caso sarebbero, al contrario, sagge, lungimiranti, meritorie, e ben potremmo acclamare i Dioscuri.

Nella campagna elettorale dell’anno scorso e pure in quella attuale, Salvini e Di Maio hanno impiccato se stessi, e insieme a sé tutta l’Italia, a promesse elettorali demagogiche, incompatibili con la condizione del Paese: reddito di cittadinanza, decreto dignità, quota cento, flat tax – misure fattibili solo in uno Stato poco indebitato e in crescita economica, oppure padrone della propria moneta, come USA e Giappone. Da tali promesse i due non possono smarcarsi prima delle elezioni europee, nonostante che emerga sempre più la loro insostenibilità.

Siccome l’Italia è fortemente indebitata, economicamente bolsa, e deve farsi finanziare da investitori esterni in una moneta che non controlla, l’attuale governo ha dovuto rinviare o ridurre di molto le promesse iniziali, e la parte di esse che ha attuato ha già prodotto effetti sfavorevoli sul piano finanziario (aumento di spread e di rendimenti sul debito pubblico, contrazione del credito, uscita di capitali, sfavore di ampi settori produttivi) e pare avrà effetti negativi pure su quello economico, per giunta in una fase recessiva che li amplificherà, soprattutto se si andrà a sbattere contro il muro delle clausole di salvaguardia, col rialzo dell’Iva che il governo smentisce ma lo ha già iscritto nel DEF.

In un’epoca lunga di concentrazione del reddito e di allargamento della povertà, provvedimenti redistributivi come i sullodati sono in sé moralmente giusti, riscuotono consenso, ma producono reazioni di sistema in senso opposto, che pareggiano o superano i loro effetti benefici e riequilibranti, perché ricadono proprio sui ceti deboli che i provvedimenti predetti volevano aiutare: aumento di spread, rendimenti, deficit, tasse, con contrazione di credito, servizi, investimenti. La lezione della storia, mai imparata dai politici volenterosi ma con attitudini culturali inadeguate al loro ruolo, è che lo sforzarsi di ‘correggere’ pettinando contropelo un sistema dinamico, complesso, che non controlli, che reagisce, e che è molto più grosso di te, risulta nei fatti sempre controproducente, e ti fa fare perdere il carisma.

Il controllo di un sistema economico nazionale è cosa complicata, ma per certo incomincia con quello della moneta e con la liberazione dai meccanismi indebitanti. E l’Italia è in una condizione oggettiva che le impedisce persino di incominciare a farlo. Una condizione che la destina a un costante declino. I principali fattori di tale condizione sono i seguenti:

1-La geopolitica globale, dagli anni ’80, si è finanziarizzata, ha definanziato l’economia produttiva e, come metodo di potere, coltiva l’indebitamento irreversibile dei governi e dei privati, la riduzione dei servizi, dei salari, dei diritti dei lavoratori; quindi non vi sarà un rilancio economico generale.

2-L’Italia non è indipendente bensì sottoposta a interessi stranieri e le sue politiche economiche sono asservite ad essi; essa è oggetto di una programmatica sottrazione di risorse attraverso l’UE. In particolare l’Eurosistema bancario-monetario, bloccando gli aggiustamenti fisiologici dei cambi tra le monete nazionali senza mettere in comune i rispettivi debiti pubblici, le fa perdere capitali, industrie e cervelli in favore dei paesi più efficienti, aggravando il suo debito pubblico; e al contempo fa in modo che essa disponga della metà della liquidità pro capite che hanno Francia e Germania; così in Italia manca il denaro per la domanda interna e per pagare i debiti anche tributari, mentre gli stranieri hanno i soldi per rilevare i suoi assets, che essa deve svendere per procurarsi quella liquidità che le viene artatamente negata.

3-Il sistema-paese italiano è storicamente zavorrato da prassi di ruberie e inefficienze, sprechi, parassitismo che abbassano la sua efficienza, nonché da ampie aree di scarsa o nulla produttività, che vengono in parte mantenute attraverso massicci trasferimenti pubblici – e tutto ciò si traduce in un sovraccarico tributario tale, a carico delle aree produttive, che mina la loro efficienza e spinge capitali, imprenditori e tecnici ad emigrare, portando con sé la clientela e le tecnologie, per fare concorrenza dall’estero.

4-Le suddette zavorre non possono venire eliminate perché esse coincidono con gli interessi immediati di buona parte dell’elettorato e della classe politico-burocratica, che prospera grazie ad esse, e che si è formata attraverso una selezione centrata sullo sfruttamento di tali anomalie e non sullo sviluppo di competenze e capacità utili per il sistema-paese. Una classe che oramai risponde più a banche e interessi stranieri, che alla nazione.

Pertanto, qualsiasi leader politico italiano sa che può fare ben poco per il Paese, essendo stretto tra i vincoli suddetti; però sa anche che il popolo non è consapevole di essi e che non rinuncia mai a sperare; perciò sa che può promettere soluzioni impossibili ed essere creduto e votato per qualche tempo, fino a che non sbatterà contro i medesimi vincoli: così hanno fatto Prodi, Berlusconi, Renzi. Ma i nostri Dioscuri, che fanno?

Uscire o farsi estromettere dall’Euro sarebbe, in linea di principio, opportuno e indispensabile per rilanciare l’economia e l’occupazione, evitando il declino totale e la svendita del Paese; però Lega e Stelle, che in passato propugnavano tale uscita, hanno poi smesso di parlarne, visto che non vi sono le condizioni politiche: la gente comune (che non pensa oltre al domani e niente sa di macroeconomia) non capisce la situazione, teme le conseguenze dell’uscita; al contempo, gli interessi stranieri, coi loro fiduciari interni al Paese, sono forti e controllano i media, con cui fanno propaganda pro Euro e pro UE. E così il governo l’anno scorso lanciò all’UE una iniziale sfida (o pseudo-sfida, perché non metteva in discussione l’Euro né i vincoli di bilancio, ma solo millesimi di PIL), quella del 2,4% di deficit sul PIL, ma presto ha dovuto mettere la coda tra le gambe e ripiegare al 2,04 (che poi salirà al 2,7 per effetto della mancata crescita rispetto alle previsioni ufficiali). Questa ingloriosa operazione è costata ai contribuenti diversi miliardi di interessi aggiuntivi sul debito pubblico, e dovrebbe aver insegnato anche ai poveri di spirito che è meglio non lanciare sfide a chi è molto più forte di te: se non hai la volontà e la forza per liberarti dal padrone, ti conviene obbedire e risparmiarti le legnate.

Ecco forse che l’unica strategia realistica e riuscibile per liberarci dall’Euro, o meglio dal Cimiteuro (come intitolai un mio libro del 2012), è proprio quella consapevolmente o inconsapevolmente avviata dal nostro governo: senza dirlo, attraverso misure indebitanti e destabilizzanti come il c.d. reddito di cittadinanza e la quota cento, si porta nei fatti l’Italia a una situazione di squilibrio finanziario tanto grave che, quando arriverà il momento di fare la legge finanziaria, per evitare una stangata tributaria anche patrimoniale (di nuovo la casa) congiunta a tagli dei servizi, non resterà che uscire dall’Euro, magari “temporaneamente”. Una situazione tale, insomma, che il popolo arrivi a percepire il costo del restare nell’Euro e sia portato a volere l’uscita, e lo manifesti in modo tanto energico che Mattarella non ripeta ciò che il suo predecessore fece nel 2011. Si tratta di far sì che il popolo tema molto più la permanenza nell’Euro, che l’uscita da esso. E’ provato che il timore di una perdita di 100 ha una forza motivazionale molto più potente della prospettiva di un guadagno di 100. Oggi la maggioranza del popolo, pur non valutando positivamente l’Euro e la stessa Unione Europea, non vuole uscirne per il timore di una perdita economica: sceglie il male minore. La politica economica del governo legastellato, con la sua apparente goffaggine, può invertire i rapporti e far sì che l’uscita diventi o appaia al popolo come il male minore, creando così le condizioni di consenso popolare per l’uscita.

Certo, poi si tratterà di gestire il processo di transizione, di negoziare, di difendere il Paese dagli interessi contrari. Si facciano ordunque avanti gli adamantini leaders e gli strateghi economici all’altezza di cotanta impresa!

05.05.19 Marco Della Luna

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1 risposta a I DIOSCURI CI LIBERANO DALL’EURO

  1. ahfesa scrive:

    Caro avvocato e stimati lettori,

    Mi piacerebbe molto credere a quanto scritto, ma sfortunatamente mi è impedito da ragioni dirimenti.
    Difatti Berlino, direttamente e tramite I suoi controllati, ha già preso le debite contromisure. Ovvero ai gialloverdi sono lasciate solo due possibilità, per altro entrambe esiziali.
    a) continuare a governare sia pure con le continue giullaresche dispute, ma appecoronandosi strettamente ai disposti di Bruxelles. Ciò implica nel breve il loro suicidio politico, ma garantisce a capi e capetti, Ruspanti (e non certo Dioscuri) inclusi, il manrenimento di poltrone prebende e magari anche di una lauta pensione quando cessati.
    b) Dopo le europee capotta il carrozzone, ed allora il popolo bue voterà finalmente giusto rendendo possibile una coalizione o PD-M5S o Lega-FI. Naturalmente é perfettamente la stessa cosa perchè Lega e M5S, benchè numericamente maggioritari, sarebbero solo i burattini rispettivamente di FI e PD (forniti di « nuove » facce, ma forse neppure quello) e demandati ad eseguire gli ordini di Bruxelles. Situazione questa addirittura migliore per Ruspanti & Sodali, poiché li farebbe sopravvivere politicamente certamente di più, con relative cariche, emolumenti e pensioni.
    Tertium non datur. Il Notabile Siciliano, dopo il potere esecutivo avocato a sé nominando e revocando di fatto ministri indipendentemente dalla prassi costituzionale, oggi esercita anche il legislativo fornendo l`interpretazione « autentica » delle leggi votate dal parlamento, sempre indipendentemente dalla ratio legis voluta dalla maggioranza vigente. Quanto al potere giurisdizionale come la pensa é cosa nota. E poichè nessuno obbietta nulla, é evidente che lo stesso Notabile ha poteri di fatto tali da poter condizionare qualsiasi governo di qualunque colore. Non ultimo farne « motu proprio » uno lui stesso se fosse necessario per salvaguardare gli interessi dei tedeschi. Cosa già fatta dal predecessore del resto, pure rieletto e dimesso unicamente per irreversibile senescenza, senza che sempre nessuno abbia proferito verbo.
    Tranquilli che se pure la Lega prendese il 60% alle correnti elezioni europee (io per altro temo che al contrario « sorprendentemente » avrà molto meno di quanto previsto dagli attuali sondaggi) interverrebero immediatamente « correttivi » tali da assicurare l`obbedienza a Bruxelles.

    Nossignore. La nostra libertà passa unicamente per una delle seguenti due condizioni necessarie ma non sufficienti :
    a) Rivolta palese del popolo bue, il quale « whatever it takes » blocca il paese fino a quando tedeschi, predatori UE/FMI/OCSE ecc. e Don Rodrigo vari, non hanno fatto fagotto, ovviamente lasciando la pecunia.
    b) Cambio di padrone. Ovvero, come nel caso di Napoleone III, compare un potentato terzo che abbia la forza di tacitare i tedeschi ed i loro alleati interni e stranieri ed imporre un nuovo ordine, sperabilmente per noi più umano.
    Ma la prima evenienza é assolutamente fantascientifica, poichè noialtri servi accidiosi, infidi e stupidi abbiamo accettato ogni sorta di padrone senza mai reagire. Anzi normalmente da veri furbastri abbiamo individualmente preso le parti dell`oppressore, nella speranza di carpire le briciole della sua clemenza, magari anche a prezzo di tradire i nostri stessi concittadini.
    Quanto alla seconda anche lì c`é pochissimo da sperare essendo pochi i candidati salvatori :
    a) cinesi e russi : e che Dio ci scampi e liberi, nonostante le prodezze dei nostri nuovi capi in politica estera che si commentano da sole.
    b) Mr. Trump. Ma lo stesso temo sia troppo intelligente per fondare un oneroso ed incertissimo cambiamento epocale sulla capacità dei due Ruspanti giallo verdi. E difatti l`arrivo di Napoleone III presuppose Cavour e la contessa di Castiglione, ma noi siamo fermi al Salvini ed alla Belen….

    Quindi prepariamoci ad un altro giro di legnate in nome di una futurissima cuccagna. E che farà il popolo bue : lungi dal ribellarsi si comporterà come diceva Manzoni : andrà in piazza e batterà le mani tutto contento, magari inneggiando alla caduta dei « fascisti » e dei « sovranisti ». Cosa già fatta del resto, quando Napolitano ci svendette regalandoci il prof. Monti. Il predetto popolo bue andò per strada a tirar monetine a Berlusconi, che pur essendo un emerito furfante, fortemente responsabile della nostra rovina, era il solo che – beninteso per proprio interesse – avrebbe potuto evitarci almeno in parte la catastrofe che ci è arrivata addosso e che tuttora perdura e si aggrava di giorno in giorno.

    NB Però non si deve confondere la merda col cioccolato. Ovviamente parlo del Berlusconi di allora che ingenuamente (mentre invece il suo ministro Tremonti aveva capito e si parava il didietro) prometteva di uscire dall`euro minacciando totale italica bancarotta con conseguente catastrofe comune, se « l`Abbronzato » USA non avesse elargito, i banchieri francesi ed i capi tedeschi non avessero allargato i cordoni della borsa e cambiato regole. Sfortunatamente per noi i « ricattati » hanno avuto la volontà ed i mezzi per far molto diversamente arrivando a quel colpo di stato di palazzo che ci ha definitvamente rovinati. Rovinati noi popolo bue ovviamente perchè il Fantasta di Arcore pare sia risorto e lavato coll`Eurodash. Pronto per altro per essere rivotato pure senescente dai soliti furbastri.
    Adesso come il sig. Giannino ha dunque imparato la dura lezione, si é con deferente umiltà appecoronato ai veri padroni, tanto che si offre europeistissimo e globalista, come « sdoganatore » e « garante » dei leghisti e degli euroscettici, sicuramente da trattare come il Bossi delle paghette e formare il nuovo governo. Naturalmente al fine di tornare a comandare per i suoi interessi, però facendo stavolta prima di tutto gli affari di Berlino ed il tutto a spese e scorno del popolo bue. Quindi occhio al solito trucchetto.

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