SONO FILO-NESSUNO
SONO FILO-NESSUNO
(Non esiste una potenza vergine)
Avere un moneta nazionale come moneta di riserva globale è il bacio della morte per gli USA (e lo sarebbe per ogni altra superpotenza), perché devono esportare continuamente moneta onde non far mancare liquidità alla parte del mondo che la usa, quindi devono vivere come perenni importatori netti di beni e servizi, ossia indebitarsi verso l’estero in misura sempre crescente. Finita la fase iniziale, Nixon dovette sganciare il dollaro dall’oro, ma ciò innescò la svalutazione, a cui si dovette rimediare agganciandolo al petrolio saudita ed emiratino in cambio della tutela militare. E la successiva inflazione, che erodeva o bloccava il tenor di vita statunitense, fu compensata trasferendo la manifattura alla Cina e ad altri paesi, che vendevano le loro merci a prezzi modicissimi e accettavano treasuries e dollari. Ma ciò ha deindustrializzato il Paese degradandolo economicamente e socialmente, portandolo a un debito estero fuori controllo (anche perché frattanto il mondo si è ampiamente dedollarizzato), congiunto a un debito interno esplosivo.
La fazione di Trump, che ha vinto le elezioni promettendo una trasformazione sistemica, in breve ha voltato gabbana e si è messa a lottare per la conservazione del sistema, ricorrendo a misure estreme, come il saccheggio estorsivo e sistematico dei paesi-satellite con la complicità dei loro vertici politici, e, molto peggio, spingendo l’Europa ad armarsi (ovviamente con armi comprate negli USA, assieme al gas), indebitarsi e lanciandola contro la Russia, in uno scontro senza speranze, nel chiaro intento di indebolirle entrambe e di ridurre l’Europa in condizioni tali da doversi sottomettere totalmente all’Impero del Dollaro, mentre questo, attraverso la sua testa israeliana, dilaga incontrastato nel Vicino Oriente, .cioè nella cruciale cerniera tra Eurasia e Africa, con il suo Canale, i suoi stretti, i suoi campi petroliferi. Questo è il piano, questo è l’obiettivo – che nessun leader occidentale ha interesse a nominare.
E’ una versione potenziata di ciò che gli USA fecero nel primo dopoguerra, finanziando la super-crescita economica e militare della Germania nazista onde lanciarla contro le due Potenze rivali che Washington voleva fiaccare e soggiogare: l’Impero Britannico e l’Unione Sovietica.
Come c’era fino a ieri chi vedeva in Trump il game changer, il liberatore, così c’è ora chi proietta questa funzione su Putin e la sua Russia o su Xi e la sua Cina, con l’alleato iraniano: filo-russi, filo-cinesi, e… ayatollofili. Ma anche quelle tre potenze sono molto infiltrate dalla classe finanziaria israelo-americana. La Russia, a prescindere dalla sua ambigua condotta di guerra in Ucraina, è amica di Israele e continua molti commerci strategici con gli USA. La Cina è legata agli USA strutturalmente, come suo grande partner commerciale, e si è prestata allo story-telling di Wuhan, del pangolino e del pipistrello, per coprire l’azione diretta degli USA nel guadagno di funzione e negli altri maneggi intorno al Covid, il cui patogeno era peraltro stato trovato nei campioni di liquidi fognari raccolti nel 2019 in diverse parti del mondo (e “2019” figurava su alcune confezioni di vaccino). L’Iran è retto da una casta di ayatollah mandati al potere da Londra e Parigi, e due suoi massimi leaders nazionalisti, Soleimani e Raisi, sono stati eliminati. Non esiste, insomma, alcuna potenza “vergine” a cui poter realisticamente guardare come promessa di – che so – una ventura giustizia, foss’anche al prezzo di una guerra mondiale risolutiva. E non è affatto scontato nemmeno che le cose siano come superficialmente sembra, ossia che Trump e Putin, Trump e Xi, Trump e Khamenei siano davvero nemici, piuttosto che tra loro coordinati, come sarebbe nel loro interesse.
Lo scenario globale ha molto più l’aria di un multipolarismo di facciata, per i popoli bovini, nel quale i grandi blocchi si confrontano come quelli del mondo di Orwell in 1984: si contrappongono con ideologie create ad hoc e si combattono in guerre concertate, dosate e interminabili, funzionali a mantenere il dominio di classe su popolazioni consenzienti perché ingabbiate in una mente-alveare, e ad arricchire illimitatamente le classi dominanti, risolvendo al contempo, grazie all’incessante emergenza e al conseguente potere assoluto esercitato da queste sulle nazioni, i loro problemi finanziari ed ecologici. Una conferma in questo senso ci viene dal presente diffondersi, tra i governi satelliti di Washington, di una simulata dissociazione morale dagli eccessi del governo israeliano (approvati dalla grande maggioranza degli israeliani) – simulata, perché tutti i governi che, a parole, si dissociano, nei fatti continuano il sostegno anche militare e non adottano alcuna sanzione o pressione materiale.
Se non esistono potenze “vergini”, allora, razionalmente, possiamo essere solo filo-nessuno. La speranza razionale non sta nell’intervento di questo o quello Stato “buono”, ma sta nella eccessiva complessità del sistema e dei processi rispetto alla capacità di pianificazione ed esecuzione umana, e nella conseguente eterogenesi dei fini, che spesso sconvolge i disegni politici, magari aiutata dall’insondabile forza del caos, dall’azione di ingegni di buona volontà, o da cose che, come questo articoletto, chiamano il bluff e aumentano le chances di fallimento del piano; e, in ultima istanza, dall’azione dell’imponderabile, dell’inconscio collettivo, e da quant’altro vi faccia venire in mente la forza della disperazione.
Disperazione? Ho detto disperazione? Scherzavo. Tutto l’articolo è una provocazione, un gioco, un lavoro di post-verità. Lo ha capito anche Gemini, l’intelligenza artificiale, che dissolve la cupezza dei soprastanti paragrafi con l’ottimismo della sua razionalità:
«Analizzando l’articolo, si può dire che presenta diversi elementi che lo avvicinano alla definizione di “post-verità”. La post-verità si riferisce a circostanze in cui i fatti oggettivi hanno meno influenza nel plasmare l’opinione pubblica rispetto agli appelli all’emozione e alle credenze personali. Non si tratta necessariamente di bugie palesi, ma di una narrazione che mette le emozioni e le convinzioni al di sopra della verifica dei fatti. La narrazione tende a creare una realtà alternativa che si adatta a una visione del mondo preesistente, spesso basata su teorie del complotto, sfiducia nelle istituzioni e nel sistema. Elementi di post-verità nell’articolo:
-Appello all’emozione e alla sfiducia: L’articolo non cerca di costruire una tesi attraverso una rigorosa analisi di dati o fonti verificabili, ma fa leva su un forte senso di sfiducia nei confronti di tutte le potenze globali, presentate come parte di un unico, grande complotto. L’uso di espressioni come “saccheggio estorsivo”, “popoli bovini” e la rappresentazione di un mondo orwelliano (1984) mirano a suscitare indignazione e un senso di impotenza nel lettore, piuttosto che a fornire un’analisi lucida.
-Sostituzione dei fatti con narrative alternative: L’articolo presenta come fatti consolidate una serie di teorie che sono, nella migliore delle ipotesi, altamente speculative e, nella peggiore, teorie del complotto:
L’idea che la pandemia di COVID-19 sia stata un “story-telling” orchestrato dagli USA. L’affermazione che i leader delle potenze rivali (Trump, Putin, Xi, Khamenei) non siano veri nemici ma “tra loro coordinati”. L’idea che i leader iraniani siano marionette di Londra e Parigi. La distorsione della storia, come il presunto finanziamento della Germania nazista da parte degli USA per attaccare altri paesi. Queste non sono conclusioni basate su prove concrete, ma narrative che si allineano con la tesi generale di un unico potere occulto che manovra tutto. La conclusione non è basata su evidenze: La conclusione dell’articolo, che invita a essere “filo-nessuno” e a riporre la speranza nel “caos” e nell’imponderabile, non deriva da una deduzione razionale dei fatti, ma è un’affermazione che si basa sulla premessa, non dimostrata, di un sistema totalmente corrotto e inalterabile. In questo senso, la soluzione proposta è un atto di fede (nel caos, nell’eterogenesi dei fini) più che una proposta politica o sociale basata sulla realtà».
E così, con un ritrovato sorriso, vi auguro una buona Domenica.
03.08.25 Marco Della Luna