VOTO O SPUTO?

 

 

Mentre si parlava dello sputo di Francesco Totti, nelle elezioni europee di Giugno, oltre tre quarti degli elettori o hanno disertato le urne o hanno votato contro i partiti al governo nei rispettivi paesi, e questo è un vero e proprio sputo in faccia al Palazzo di Brussel-Strasburgo, a un parlamento che non è un parlamento (perchè non ne ha poteri, non potendo legiferare), e ai suoi parlamentari italiani che pigliano 26.000 Euro al mese anche se si presentano in aula solo una decina di volte all’anno, oltre a 100.000 Euro per la personale campagna elettorale.

Qual è la funzione del c.d. Parlamento Europeo e dei costosissimi europarlamentari? La loro funzione è far apparire democratiche, in virtù della rappresentanza popolare investita nel parlamento, le decisioni delle istituzioni europee che contano, come la Commissione e la Banca Centrale Europea – istituzioni eletti da vertici governativi e bancari, che perciò non sono democratiche né rappresentative, se non di grandi interessi finanziari, industriali privati e partitocratici, in buona parte non legati all’Europa nè ai cittadini europei.

Una funzione di facciata, quindi, di makebelieve, ossia di dare ad intendere. Dare ad intendere che i cittadini partecipino, che le decisioni che contano e pesano nella loro vita siano prese nel loro interesse o per principi ideali elevatissimi, che gli uomini che decidono nelle istituzioni siano scelti da loro, che quindi queste decisioni siano vincolanti per il cittadino-contribuente: vincolanti sia moralmente che in base al principio della rappresentanza democratica.

Per recitare questa parte, e per fare poche altre cose, perlopiù inutili, gli europarlamentari sono pagati profumatamente. Questo lauto e privilegiato trattamento assicura la loro fedeltà alle istituzioni europee e ai poteri (e interessi) che in esse contano. Assicura che non sputino nella greppia che li foraggia – ossia, che siano conniventi. Assicura, insomma, che non facciano gli interessi di chi li ha votati, bensì di chi li ha fatti votare e tiene i cordoni della borsa che li paga. Questi parlamentari, che ci dicono che dobbiamo obbedire in letizia alle istituzioni europee, perchè esse sono legittimate dal sacro principio democratico, sono analoghi ai prelati e alle Chiese, che, in altri tempi, assicuravano i nostri antenati che essi dovevano obbedienza ai loro sovrani, perchè li aveva scelti Dio.

Il recente sputo elettorale che si sono beccati, è la prova che la gente incomincia a capire la falsità, l’inganno delle istituzioni della c.d. Unione Europea.

 

Con riguardo all’Italia, la cui maggioranza è uscita sfiduciata e destabilizzata dal contemporaneo voto regionale, potremmo dire, liquidativamente: “La prima repubblica era quella in cui l’alternanza democratica era impossibile; la seconda repubblica, è quella in cui l’alternanza democratica si rivela inutile.” Ma non è propriamente così.

Sabato 10 Luglio 2004 ascoltavo l’intervento del ministro ‘anista’ Gianni Alemanno in non so quale raduno del suo partito. Affermava, con slancio e passione, che la policy economica del governo deve essere ripensata in base alla realtà e ai risultati; che la Destra può essere solo sociale e nazionale, non liberista (come se il governo in carica fosse liberista), altrimenti non è Destra; che bisogna cambiare sul serio, fare questo e quello, anzichè quest’altro, che faceva Tremonti, e quell’altro, che vorrebbe fare il centro-sinistra; e pure per prevenire il disastro di quel mostruosamente altro, che farebbe Bertinotti, se andasse al governo.

Alemanno parla come se i politici potessero decidere, fare o cambiare. Ma, al contrario, i politici non decidono, non fanno, non cambiano. Non hanno alcun margine di potere, alcuna influenza sulla policy (la lingua inglese distingue: policy indica ciò che si fa realmente, politics è il teatrino della politica). Contano poco o nulla, come i parlamenti e le elezioni. I governi di sinistra, usando parole e argomenti giustificativi di sinistra per mantenere consenso, hanno eseguito una politica conservatrice di destra che ha impoverito le classi più deboli –lavoratori, pensionati, disoccupati, invalidi-: le hanno mandate allo sbaraglio nella competizione internazionale del WTO e del Gatt, dove hanno perso lavoro; le hanno mandate allo sbaraglio nell’inflazione dell’Euro e nella morsa dei criteri di convergenza di Maastricht, dove i redditi più bassi sono stati falcidiati da un rincaro vicino al 100% dei generi alimentari e di molti servizi pubblici e privati, mentre il welfare state veniva ridotto all’osso. E l’elenco potrebbe continuare per pagine.

Nel 2001 gli elettori hanno mandato a casa il centro-sinistra con una sonora bastonata. Che non è contata a nulla. Infatti, il governo di centro-destra, andato al governo con precise promesse di ammodernamento, riforme, rilancio, eccetera, una volta in poltrona, ha sostanzialmente rispettato la policy già rispettata dai governi di centro-sinistra, e la sua principale occupazione è quella di mediare per sopravvivere (oltre a proteggere giudiziariamente il suo capo dagli attacchi di gruppi giudiziari ostili e Mediaset da quelli di Europa 7, legittima titolare delle frequenze occupate da Rete 4, etc.).

Ora gli Italiani si preparano a mandare a casa, con un nuovo sputo, il centro-destra, che già avevano mandato a casa nel 1996, dopo aver mandato a casa il centro-sinistra nel 1994. Forse ancora nell’illusione che si possa cambiare gestione della cosa pubblica cambiando la maggioranza – e sputino pure in faccia a chi vogliono, mandino a casa il governo di turno: tanto ciò che fanno non conta un fico secco, non possono cambiar nulla col loro stupido voto.

Ma forse già molti raggiungono l’intuizione che il potere vero, la plutocrazia, serve sè stesso e non si mette mai in gioco nelle urne o nei parlamenti (il solo pensarlo è ridicolo); mentre il teatrino della politica, anzi, del parlamentarismo, offre solo alternative false: il Polo della Zuppa e il Polo del Pan Bagnato. Infatti, fino agli anni ’90, l’immutabilità del sistema era giustificabile coll’impossibilità dell’alternanza; ma dopo oltre un decennio in cui l’alternanza viene praticata in nome di promessi cambiamenti, e nondimeno niente cambia e tutto si deteriora, è inevitabile che molti aprano gli occhi, sia pur solo per prendere atto e rassegnarsi all’illusorietà della democrazia. E allora si spiega come proprio ora vengano allo scoperto e ritornino in auge, anzichè nell’obbrobrio, diversi sagrestani dalla faccia un po’ ambigua e noti doppiogiochisti, i quali danno collaudata garanzia di saper tenere tutto coperto, come una volta.

 

Che cosa cambierà con Prodi, Rutelli, D’Alema e i sagrestani di nuovo al governo? Poco: probabilmente colpevolizzeranno e attaccheranno con nuove tasse i ceti medi per proteggere gli interessi di quelli più alti offrendo al contempo al proprio elettorato il solito capro espiatorio; in economia e finanza, ci saranno peggioramenti, perchè gli economisti della sinistra, in quel poco che han fatto, si sono rivelati tecnicamente inetti e professionisti del dissesto: proprio questo fu il principale motivo per cui persero le elezioni del 2001. La policy di fondo, soprattutto in economia, resterà immutata, perchè essa non è stata fissata dalla destra, nè dalla sinistra, ma dal ristretto circolo dei proprietari delle grandi banche coi suoi uomini istituzionali, nazionali ed esteri. Ossia il circolo di quelli che hanno i soldi, e il potere di toglierli a qualsiasi stato che si metta a fare gli interessi nazionali in contrasto con i loro, mettendolo in ginocchio. Un potere esercitato molto spesso, specialmente nell’America Latina – la zona del mondo direttamente dominata dagli interessi finanziari dell’Arsenale della Democrazia.

La funzione dei politici e dei mass media è quella di far accettare alla gente queste decisioni, di far obbedire, di procurare compliance e convinzione di legalità democratica. Uomini e partiti politici competono tra di loro nella bravura a procurare all’establishment questo consenso.

Devono quindi -e solo qui, oltre che nell’escogitare modi e sottomodi per arricchire anche sè stessi con la gestione della cosa pubblica,  sta la loro autonomia decisionale- studiare, progettare e promettere spartizioni di denaro e beni pubblici agli imprenditori, per guadagnarsi da essi i finanziamenti elettorali con cui pagare mass media, feste etc., necessari a loro volta per raggiungere la gente comune, imbonirla e ottenerne il voto, ossia la legittimazione democratica. Per far questo, hanno da scegliere tra argomenti, ideali, linguaggi di molti tipi e per tutti i gusti: di destra, di centro, di sinistra nazionalisti, socialisti, mondialisti, religiosi, laici, anticlericali, razzisti, pacifisti, bellicisti, etc. Quali scegliere tra questi, in un dato contesto, è un problema di marketing, di pubblicità. Non vi è nulla di genuino, di onesto, in questa scelta. Perciò abbiamo visto molti dichiarati sostenitori del fascismo diventare, dopo la ‘Liberazione’, o dopo Fiuggi, antifascisti o comunisti; e molti dichiarati stalinisti diventare democratici o addirittura liberali; e molti liberali –interi partiti ‘liberali’, come Forza Italia- diventare clerical-conservatori.

Si tratta di mera convenienza, di tecniche per vendere immagine in cambio di voto. Tra tutti i predetti miti, quelli che in Italia tirano di più, ossia imboniscono meglio (sono più ‘bevuti’), sono quello sociale e quello clericale (baciare la mano al Vaticano); quindi o l’uno o l’altro o entrambi saranno sempre associati al governo di volta in volta in carica; però, al fine di mantenere la maggioranza, ciò non basta: bisogna anche consentire l’evasione/elusione fiscale e contributiva nonchè le frodi iva. In Italia non si vince le elezioni, invece, presentandosi con miti di tipo liberale o nazionalista, che non sono sentiti; nè difendendo realmente l’ordine pubblico o l’ambiente o la salute; e soprattutto non si vince facendo vere riforme.

Che fare, in questa situazione, se non si preferisce emigrare verso sistemi più confacenti alle proprie esigenze?

Poichè il sistema si basa sull’imbonire la gente, attraverso i partiti e le elezioni, per indurla ad accettare il sistema stesso e le sue imposizioni, si potrebbe pensare di restituire le tessere di iscrizione, se iscritti a un partito, e di restituire ai comuni le tessere elettorali. Con una lettera accompagnatoria, mandata per conoscenza alla testata che ospita questo articolo, la quale dica: “Ritiro il consenso e non la bevo più”. Poi, andare in banca e ritirare i propri depositi – in  denaro contante. Ma nessuno lo farà.

Luglio 2004

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Avvocato, autore, scrittore
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